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Santa Messa celebrata dal Santo Padre Francesco in occasione della I Giornata della Parola di Dio, 26.01.2020


Omelia del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Alle ore 10 di oggi, III Domenica del Tempo Ordinario, il Santo Padre Francesco ha celebrato la Santa Messa nella Basilica Vaticana in occasione della I Giornata della Parola di Dio.

Pubblichiamo di seguito l’omelia che Papa Francesco ha pronunciato nel corso della Celebrazione Eucaristica, dopo la proclamazione del Vangelo:

Omelia del Santo Padre

«Gesù cominciò a predicare» (Mt 4,17). Così l’evangelista Matteo ha introdotto il ministero di Gesù. Egli, che è la Parola di Dio, è venuto per parlarci, con le sue parole e con la sua vita. In questa prima Domenica della Parola di Dio andiamo alle origini della sua predicazione, alle sorgenti della Parola di vita. Ci aiuta il Vangelo odierno (Mt 4,12-23), che ci dice come, dove e a chi Gesù incominciò a predicare.

1. Come iniziò? Con una frase molto semplice: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino» (v. 17). Questa è la base di tutti i suoi discorsi: dirci che il regno dei cieli è vicino. Che cosa significa? Per regno dei cieli si intende il regno di Dio, ovvero il suo modo di regnare, di porsi nei nostri confronti. Ora, Gesù ci dice che il regno dei cieli è vicino, che Dio è vicino. Ecco la novità, il primo messaggio: Dio non è lontano, Colui che abita i cieli è sceso in terra, si è fatto uomo. Ha tolto le barriere, ha azzerato le distanze. Non ce lo siamo meritato noi: Egli è disceso, ci è venuto incontro. E questa vicinanza di Dio al suo popolo è un’abitudine sua, dall’inizio, anche dall’Antico Testamento. Diceva Lui al popolo: “Pensa: quale popolo ha i suoi dei così vicini, come io sono vicino a te?” (cfr Dt 4,7). E questa vicinanza si è fatta carne in Gesù.

È un messaggio di gioia: Dio è venuto a visitarci di persona, facendosi uomo. Non ha preso la nostra condizione umana per senso di responsabilità, no, ma per amore. Per amore ha preso la nostra umanità, perché si prende quello che si ama. E Dio ha preso la nostra umanità perché ci ama e gratuitamente ci vuole dare quella salvezza che da soli non possiamo darci. Egli desidera stare con noi, donarci la bellezza di vivere, la pace del cuore, la gioia di essere perdonati e di sentirci amati.

Allora capiamo l’invito diretto di Gesù: “Convertitevi”, ovvero “cambiate vita”. Cambiate vita perché è iniziato un modo nuovo di vivere: è finito il tempo di vivere per sé stessi, è cominciato il tempo di vivere con Dio e per Dio, con gli altri e per gli altri, con amore e per amore. Gesù ripete oggi anche a te: “Coraggio, ti sono vicino, fammi posto e la tua vita cambierà!”. Gesù bussa alla porta. Per questo il Signore ti dona la sua Parola, perché tu l’accolga come la lettera d’amore che ha scritto per te, per farti sentire che Egli ti è accanto. La sua Parola ci consola e incoraggia. Allo stesso tempo provoca la conversione, ci scuote, ci libera dalla paralisi dell’egoismo. Perché la sua Parola ha questo potere: di cambiare la vita, di far passare dall’oscurità alla luce. Questa è la forza della sua Parola.

2. Se vediamo dove Gesù cominciò a predicare, scopriamo che iniziò proprio dalle regioni allora ritenute “oscure”. La prima Lettura e il Vangelo ci parlano infatti di coloro che stavano «in regione e ombra di morte»: sono gli abitanti della «terra di Zabulon e di Neftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti» (Mt 4,15-16; cfr Is 8,23-9,1). Galilea delle genti: la regione dove Gesù iniziò a predicare veniva chiamata così perché era abitata da genti diverse e risultava un vero e proprio miscuglio di popoli, lingue e culture. Vi era infatti la Via del mare, che rappresentava un crocevia. Lì vivevano pescatori, commercianti e stranieri: non era certo il luogo dove si trovava la purezza religiosa del popolo eletto. Eppure Gesù cominciò da lì: non dall’atrio del tempio di Gerusalemme, ma dalla parte opposta del Paese, dalla Galilea delle genti, da un luogo di confine. Cominciò da una periferia.

Possiamo cogliervi un messaggio: la Parola che salva non va in cerca di luoghi preservati, sterilizzati, sicuri. Viene nelle nostre complessità, nelle nostre oscurità. Oggi come allora Dio desidera visitare quei luoghi dove pensiamo che Egli non arrivi. Quante volte siamo invece noi a chiudere la porta, preferendo tener nascoste le nostre confusioni, le nostre opacità e doppiezze. Le sigilliamo dentro di noi, mentre andiamo dal Signore con qualche preghiera formale, stando attenti che la sua verità non ci scuota dentro. E questa è un’ipocrisia nascosta. Ma Gesù, dice oggi il Vangelo, «percorreva tutta la Galilea […] annunciando il vangelo e guarendo ogni sorta di infermità» (v. 23): attraversava tutta quella regione multiforme e complessa. Allo stesso modo non ha paura di esplorare i nostri cuori, i nostri luoghi più aspri e difficili. Egli sa che solo il suo perdono ci guarisce, solo la sua presenza ci trasforma, solo la sua Parola ci rinnova. A Lui che ha percorso la Via del mare, apriamo le nostre vie più tortuose – quelle che noi abbiamo dentro e che non vogliamo vedere o nascondiamo –, lasciamo entrare in noi la sua Parola, che è «viva, efficace, […] e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore» (Eb 4,12).

3. Infine, a chi cominciò a parlare Gesù? Il Vangelo dice che «mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli […] che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: “Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini”» (Mt 4,18-19). I primi destinatari della chiamata furono dei pescatori: non persone accuratamente selezionate in base alle capacità o uomini pii che stavano nel tempio a pregare, ma gente comune che lavorava.

Notiamo quello che Gesù disse loro: vi farò pescatori di uomini. Parla a dei pescatori e usa un linguaggio loro comprensibile. Li attira a partire dalla loro vita: li chiama lì dove sono e come sono, per coinvolgerli nella sua stessa missione. «Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono» (v. 20). Perché subito? Semplicemente perché si sentirono attratti. Non furono veloci e pronti perché avevano ricevuto un ordine, ma perché erano stati attirati dall’amore. Per seguire Gesù non bastano i buoni impegni, occorre ascoltare ogni giorno la sua chiamata. Solo Lui, che ci conosce e ci ama fino in fondo, ci fa prendere il largo nel mare della vita. Come fece con quei discepoli che lo ascoltarono.

Perciò abbiamo bisogno della sua Parola: di ascoltare, in mezzo alle migliaia di parole di ogni giorno, quella sola Parola che non ci parla di cose, ma ci parla di vita.

Cari fratelli e sorelle, facciamo spazio dentro di noi alla Parola di Dio! Leggiamo quotidianamente qualche versetto della Bibbia. Cominciamo dal Vangelo: teniamolo aperto sul comodino di casa, portiamolo in tasca con noi o nella borsa, visualizziamolo sul cellulare, lasciamo che ogni giorno ci ispiri. Scopriremo che Dio ci è vicino, che illumina le nostre tenebre, e che con amore conduce al largo la nostra vita.

[00121-IT.02] [Testo originale italiano]

Traduzione in lingua francese

« Jésus commença à proclamer». (Mt 4,17). C’est ainsi que l’évangéliste Matthieu introduit le ministère de Jésus. Lui, la Parole de Dieu, il est venu pour nous parler avec ses paroles et avec sa vie. En ce premier Dimanche de la Parole de Dieu, rendons-nous aux origines de sa prédication, aux sources de la Parole de vie. L’Evangile de ce jour nous y aide (Mt 4, 12-23), il nous dit comment, et à qui Jésus a commencé à prêcher.

1. Comment a-t-il commencé? Avec une phrase très simple: «Convertissez-vous, car le royaume des Cieux est tout proche» (v.17). Cette phrase est à la base de tous ses discours: nous dire que le règne des cieux est proche. Qu’est-ce que cela signifie? Par règne des cieux, on entend le règne de Dieu, autrement dit, sa manière de régner, de se présenter face à nous. Maintenant, Jésus nous dit que le règne des cieux est proche, que Dieu est proche. Voilà la nouveauté, le premier message: Dieu n’est pas loin, celui qui habite les cieux est descendu sur la terre, il s’est fait homme. Il a ôté les barrières, il a supprimé les distances. Nous ne l’avons pas mérité: il est descendu, il est venu à notre rencontre. Et cette proximité de Dieu à son peuple est son habitude, depuis le début, déjà dans l’Ancien Testament. Il disait au peuple: “pense: quel peuple a ses dieux aussi proches que je suis proche de toi?” (cf. Dt 4, 7). Et cette proximité s’est faite chair en Jésus.

C’est un message de joie: Dieu est venu nous visiter, en personne, en se faisant homme. Il n’a pas pris notre condition humaine par sens de responsabilité, non, mais par amour. Par amour il a pris notre humanité, parce qu’on prend ce qu’on aime. Dieu a pris notre humanité parce qu’il nous aime et il veut nous donner gratuitement le salut que, seuls, nous ne pouvons pas obtenir. Il désire demeurer avec nous, nous donner la beauté de vivre, la paix du cœur, la joie d’être pardonnés et de nous sentir aimés.

Alors, nous comprenons l’invitation directe de Jésus: "Convertissez-vous", c’est-à-dire "change de vie". Changez de vie parce qu’une nouvelle manière de vivre a commencé: le temps de vivre pour soi est fini, le temps de vivre avec Dieu et pour Dieu, avec les autres et pour les autres, avec amour et par amour, a commencé. Aujourd’hui, Jésus te répète à toi aussi: "Courage, je suis près de toi, donne-moi de la place et ta vie changera!". Jésus frappe à la porte. C’est pourquoi le Seigneur te donne sa Parole, pour que tu l’accueilles comme la lettre d’amour qu’il a rédigée pour toi, pour te faire sentir qu’il est proche de toi. Sa Parole nous console et nous encourage. En même temps, elle provoque la conversion, elle nous secoue, nous libère de la paralysie de l’égoïsme. Parce que sa Parole a ce pouvoir: changer la vie, faire passer de l’obscurité à la lumière. Voilà la force de sa Parole.

2. Si nous voyons le lieu Jésus a commencé à prêcher, nous découvrons qu’il a commencé dans les régions considérées alors comme "ténébreuses". La première lecture et l’Evangile nous parlent en effet, de ceux qui se trouvaient «dans le pays et l’ombre de la mort»: ce sont les habitants du «pays de Zabulon et pays de Nephtali, route de la mer et pays au-delà du Jourdain, Galilée des nations» (Mt 4, 15-16; cf. Is8,23-9,1). Galilée des nations: la région où Jésus a commencé à prêcher était appelée ainsi parce qu’elle était habitée par divers peuples, elle était un vrai mélange de peuples, de langues et de cultures. La Route de la mer, qui était un carrefour, en effet, passait par là. Y vivaient des pécheurs, des commerçants et des étrangers: ce n’était évidemment pas le lieu de la pureté religieuse du peuple élu. Et pourtant, Jésus a commencé par-là: non pas à l’entrée du temple de Jérusalem, mais dans la partie opposée du pays, dans la Galilée des nations, dans un lieu frontière. Il a commencé par une périphérie.

Nous pouvons en recueillir un message: la Parole qui nous sauve ne va pas à la recherche de lieux préservés, stérilisés, sûrs. Elle va dans nos complexités, dans nos ténèbres. Aujourd’hui comme hier, Dieu désire visiter ces lieux où nous pensons qu’il ne va pas. Que de fois c’est nous, au contraire, qui fermons la porte, préférant tenir cachées nos confusions, nos opacités et nos duplicités. Nous les scellons en nous, pendant que nous allons vers le Seigneur avec quelque prière formelle, en faisant attention que sa vérité ne nous secoue pas à l’intérieur. Et cela, c’est une hypocrisie cachée. Mais Jésus, nous dit l’Evangile d’aujourd’hui, «parcourait toute la Galilée; il enseignait dans leurs synagogues, proclamait l’Évangile du Royaume, guérissait toute maladie » (v. 23): à travers toute cette région multiforme et complexe. De la même façon, il n’a pas peur d’explorer nos cœurs, nos lieux les plus rudes et les plus difficiles. Il sait que seul son pardon nous guérit, que seule sa présence nous transforme, que seule sa Parole nous renouvelle. A lui qui a parcouru la Route de la mer, ouvrons-lui nos routes les plus tortueuses – celles que nous avons en nous, et que nous ne voulons pas voir ou que nous cachons -, laissons entrer en nous sa Parole, qui est «vivante, énergique et plus coupante qu’une épée à deux tranchants; elle va jusqu’au point de partage de l’âme et de l’esprit, des jointures et des moelles; elle juge des intentions et des pensées du cœur» (He 4, 12).

3. Enfin, à qui Jésus a-t-il commencé à parler? L’Evangile dit: «Comme il marchait le long de la mer de Galilée, il vit deux frères qui jetaient leurs filets dans la mer; car c’étaient des pêcheurs. Jésus leur dit: "Venez à ma suite, et je vous ferai pêcheurs d’hommes"» (Mt 4, 18-19). Les premiers destinataires de l’appel ont été des pêcheurs: non pas des personnes soigneusement choisies selon leurs capacités ou des hommes pieux qui étaient dans le temple en train de prier, mais des gens ordinaires qui travaillaient.

Notons ce que Jésus leur dit: je vous ferai pêcheurs d’hommes. Il parle aux pêcheurs et utilise un langage qui leur est compréhensible. Il les attire à partir de leur vie: il les appelle là où ils sont et comme ils sont, pour les entrainer dans sa mission. «Aussitôt, laissant leurs filets, ils le suivirent» (v. 20). Pourquoi aussitôt ? Simplement parce qu’ils se sont sentis attirés. Ils n’ont pas été rapides et prêts parce qu’ils avaient reçu un ordre, mais parce qu’ils étaient attirés par l’amour. Pour suivre Jésus les bonnes résolutions ne suffisent pas, mais il faut écouter chaque jour son appel. Lui seul, qui nous connaît et nous aime profondément, nous fait prendre le large dans la mer de la vie. Comme il l’a fait avec ces disciples qui l’ont écouté.

Pour cela nous avons besoin de sa Parole: écouter, au milieu des milliers de paroles de chaque jour, cette seule Parole qui ne nous parle pas des choses, mais qui nous parle de la vie.

Chers frères et sœurs, faisons place en nous à la Parole de Dieu! Lisons quotidiennement quelques versets de la Bible. Commençons par l’Evangile: tenons-le ouvert sur la table à la maison, portons-le avec nous dans la poche ou dans le sac, lisons-le sur le téléphone portable, laissons-le nous inspirer chaque jour. Nous découvrirons que Dieu est proche, qu’il illumine nos ténèbres, et qu’avec amour il conduit au large notre vie.

[00121-FR.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

“Jesus began to preach” (Mt 4:17). With these words, the evangelist Matthew introduces the ministry of Jesus. The One who is the Word of God has come to speak with us, in his own words and by his own life. On this first Sunday of the Word of God, let us go to the roots of his preaching, to the very source of the word of life. Today’s Gospel (Mt 4:12-23) helps us to know how, where and to whom Jesus began to preach.

1. How did he begin? With a very simple phrase: “Repent, for the kingdom of heaven is at hand” (v. 17). This is the main message of all Jesus’ sermons: to tell us that the kingdom of heaven is at hand. What does this mean? The kingdom of heaven means the reign of God, that is, the way in which God reigns through his relationship with us. Jesus tells us that the kingdom of heaven is at hand, that God is near. Here is the novelty, the first message: God is not far from us. The One who dwells in heaven has come down to earth; he became man. He has torn down walls and shortened distances. We ourselves did not deserve this: he came down to meet us. Now this nearness of God to his people is one of the ways he has done things since the beginning, even of the Old Testament. He said to his people: “Imagine: what nation has its gods so near to it as I am near to you?” (cf. Dt 4:7). And this nearness became flesh in Jesus.

This is a joyful message: God came to visit us in person, by becoming man. He did not embrace our human condition out of duty, no, but out of love. For love, he took on our human nature, for one embraces what one loves. God took our human nature because he loves us and desires freely to give us the salvation that, alone and unaided, we cannot hope to attain. He wants to stay with us and give us the beauty of life, peace of heart, the joy of being forgiven and feeling loved.

We can now understand the direct demand that Jesus makes: “Repent”, in other words, “Change your life”. Change your life, for a new way of living has begun. The time when you lived for yourself is over; now is the time for living with and for God, with and for others, with and for love. Today Jesus speaks those same words to you: “Take heart, I am here with you, allow me to enter and your life will change”. Jesus knocks at the door. That is why the Lord gives you his word, so that you can receive it like a love letter he has written to you, to help you realize that he is at your side. His word consoles and encourages us. At the same time it challenges us, frees us from the bondage of our selfishness and summons us to conversion. Because his word has the power to change our lives and to lead us out of darkness into the light. This is the power of his word.

2. If we consider where Jesus started his preaching, we see that he began from the very places that were then thought to be “in darkness”. Both the first reading and the Gospel speak to us of people who “sat in the region and shadow of death”. They are the inhabitants of “the land of Zebulun and Naphtali, on the road by the sea, the land beyond the Jordan, Galilee of the nations” (Mt 4:15-16; cf. Is 8:23-9:1). Galilee of the nations, this region where Jesus began his preaching ministry, had been given this name because it was made up of people of different races and was home to a variety of peoples, languages and cultures. It was truly “on the road by the sea”, a crossroads. Fishermen, businessmen and foreigners all dwelt there. It was definitely not the place to find the religious purity of the chosen people. Yet Jesus started from there: not from the forecourt of the temple of Jerusalem, but from the opposite side of the country, from Galilee of the nations, from the border region. He started from a periphery.

Here there is a message for us: the word of salvation does not go looking for untouched, clean and safe places. Instead, it enters the complex and obscure places in our lives. Now, as then, God wants to visit the very places we think he will never go. Yet how often we are the ones who close the door, preferring to keep our confusion, our dark side and our duplicity hidden. We keep it locked up within, approaching the Lord with some rote prayers, wary lest his truth stir our hearts. And this is concealed hypocrisy. But as today’s Gospel tells us: “Jesus went about all Galilee preaching the gospel of the kingdom and healing every disease and every infirmity” (v. 23). He passed through all of that varied and complex region. In the same way, he is not afraid to explore the terrain of our hearts and to enter the roughest and most difficult corners of our lives. He knows that his mercy alone can heal us, his presence alone can transform us and his word alone can renew us. So let us open the winding paths of our hearts – those paths we have inside us that we do not wish to see or that we hide – to him, who walked “the road by the sea”; let us welcome into our hearts his word, which is “living and active, sharper than any two-edged sword… and able to judge the thoughts and intentions of the heart” (Heb 4:12).

3. Finally, to whom did Jesus begin to speak? The Gospel says that, “as he walked by the Sea of Galilee, he saw two brothers, Simon who is called Peter and Andrew his brother, casting a net into the sea; for they were fishermen. And he said to them, ‘Follow me, and I will make you fishers of men’” (Mt 4:18-19). The first people to be called were fishermen: not people carefully chosen for their abilities or devout people at prayer in the temple, but ordinary working people.

Let us think about what Jesus said to them: I will make you fishers of men. He was speaking to fishermen, using the language they understood. Their lives changed on the spot. He called them where they were and as they were, in order to make them sharers in his mission. “Immediately they left their nets and followed him” (v. 20). Why immediately? Simply because they felt drawn. They did not hurry off because they had received an order, but because they were drawn by love. To follow Jesus, mere good works are not enough; we have to listen daily to his call. He, who alone knows us and who loves us fully, leads us to put out into the deep of life. Just as he did with the disciples who heard him.

That is why we need his word: so that we can hear, amid the thousands of other words in our daily lives, that one word that speaks to us not about things, but about life.

Dear brothers and sisters, let us make room inside ourselves for the word of God! Each day, let us read a verse or two of the Bible. Let us begin with the Gospel: let us keep it open on our table, carry it in our pocket or bag, read it on our cell phones, and allow it to inspire us daily. We will discover that God is close to us, that he dispels our darkness and, with great love, leads our lives into deep waters.

[00121-EN.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

»Von da an begann Jesus zu verkünden« (Mt 4,17). Mit diesen Worten leitete der Evangelist Matthäus das Wirken Jesu ein. Er ist das Wort Gottes und ist gekommen, um durch seine Worte und sein Leben zu uns zu sprechen. An diesem ersten Sonntag des Wortes Gottes gehen wir zu den Ursprüngen seiner Verkündigung, zu den Quellen des Wortes des Lebens. Dabei hilft uns das heutige Evangelium (Mt 4,12-23), das uns sagt, wie, wo und wem Jesus zu verkünden begann.

1. Wie begann er? Mit einem sehr einfachen Satz: »Kehrt um! Denn das Himmelreich ist nahe« (V. 17). Das ist das Fundament all seiner Reden: uns zu sagen, dass das Himmelreich nahe ist. Was bedeutet das? Unter Himmelreich versteht man das Reich Gottes, das heißt seine Art und Weise zu herrschen, uns gegenüber in Beziehung zu treten. Nun sagt uns Jesus, dass das Himmelreich nahe ist, dass Gott nahe ist. Das ist die Neuheit, die erste Botschaft: Gott ist nicht fern; der in den Himmeln wohnt, ist auf die Erde herabgestiegen, ist Mensch geworden. Er hat die Schranken weggenommen, die Kluft beseitigt. Nicht wir haben uns das verdient – er ist herabgestiegen, er ist uns entgegengekommen. Und diese Nähe Gottes zu seinem Volk ist seine Gewohnheit von Anfang an, auch im Alten Testament. Er sagte zu seinem Volk: Denk doch, welches Volk hat Götter, die ihm so nah sind, wie ich dir nahe bin? (vgl. Dtn 4,7). Und diese Nähe Gottes hat in Jesus Fleisch angenommen.

Es ist eine Botschaft der Freude: Gott ist gekommen, um uns persönlich zu besuchen, indem er Mensch wurde. Er hat unser Menschsein nicht aus Verantwortungsbewusstsein angenommen, nein, sondern aus Liebe. Aus Liebe hat er unsere Menschheit angenommen, weil man das nimmt, was man liebt. Und Gott hat unsere Menschheit angenommen, weil er uns liebt und weil er uns unentgeltlich das Heil schenken will, das wir uns allein nicht geben können. Er möchte bei uns sein, uns die Schönheit des Lebens schenken, den Frieden des Herzens, die Freude darüber, dass uns vergeben wurde und wir uns geliebt fühlen.

Dann verstehen wir die direkte Einladung Jesu: „Kehrt um!“, das heißt „Ändert euer Leben!“ Ändert euer Leben, weil eine neue Art und Weise zu leben begonnen hat: Die Zeit, für sich selbst zu leben, ist zu Ende; die Zeit, mit Gott und für Gott, mit den anderen und für die anderen, in Liebe und für die Liebe zu leben, hat begonnen. Jesus sagt heute auch zu dir: „Hab Mut, ich bin dir nahe, gib mir Raum und dein Leben wird sich ändern!“ Jesus klopft an die Tür. Deswegen schenkt dir der Herr sein Wort, damit du es wie einen Liebesbrief aufnimmst, den er für dich geschrieben hat, um dich spüren zu lassen, dass er an deiner Seite ist. Sein Wort schenkt uns Trost und Mut. Zugleich weckt es Umkehr, rüttelt uns auf, befreit uns von der Lähmung des Egoismus. Denn sein Wort besitzt diese Macht: das Leben zu verändern, vom Dunkel ins Licht zu führen. Das ist die Kraft seines Wortes.

2. Wenn wir schauen, wo Jesus zu verkünden begann, dann entdecken wir, dass er genau in den Gegenden anfing, die damals für „dunkel“ gehalten wurde: Die erste Lesung und das Evangelium erzählen uns in der Tat von denen, die »im Dunkel« und »im Schattenreich des Todes wohnten«. Es sind die Bewohner im »Land Sebulon und [im] Land Naftali, die Straße am Meer, das Gebiet jenseits des Jordan, das heidnische Galiläa« (Mt 4,15-16; vgl. Jes 8,23-9,1). Das heidnische Galiläa: Das Gebiet, wo Jesus zu verkünden begann, wurde so genannt, weil es von verschiedenen Nationen bewohnt wurde und ein Gemisch von Völkern, Sprachen und Kulturen darstellte. Es gab hier nämlich die Via Maris (Meeresstraße), die ein Kreuzungspunkt war. Dort lebten Fischer, Händler und Fremde; es war gewiss nicht der Ort, wo die religiöse Reinheit des auserwählten Volkes anzutreffen war. Und doch begann Jesus von dort aus zu verkünden – nicht vom Hof des Tempels in Jerusalem, sondern vom entgegengesetzten Teil des Landes aus, vom heidnischen Galiläa, von einem Ort an der Grenze. Er begann von einem Randgebiet aus.

Wir können dem eine Botschaft entnehmen: Das heilbringende Wort geht nicht an geschützten, sterilen, sicheren Orten auf Suche. Es kommt in unsere komplexe Wirklichkeit, in unser Dunkel. Heute wie damals möchte Gott die Orte aufsuchen, von denen wir meinen, dass er nicht hinkommt. Wie oft sind es hingegen wir, die wir die Tür schließen und lieber unser Durcheinander, unsere Undurchsichtigkeit und Falschheit verborgen halten. Wir verschließen sie in uns, während wir mit manchem förmlichen Gebet zum Herrn gehen und dabei aufpassen, dass uns seine Wahrheit nicht innerlich aufrüttelt. Und das ist eine versteckte Heuchelei. Jesus aber, so sagt heute das Evangelium, »zog in ganz Galiläa umher, […] verkündete das Evangelium vom Reich und heilte im Volk alle Krankheiten und Leiden« (V. 23): er durchzog die ganze Gegend in ihrer komplexen Vielfalt. Ebenso hat er keine Angst, unsere Herzen, unsere rauesten und schwierigsten Orte zu erforschen. Er weiß, dass uns nur seine Vergebung heilt, dass uns nur seine Gegenwart verwandelt, nur sein Wort uns erneuert. Ihm, der über die Via Maris zog, öffnen wir unsere zutiefst verschlungenen Wege – die Wege, die wir in uns haben und die wir nicht sehen wollen oder verbergen: Lassen wir sein Wort in uns eindringen, denn »lebendig ist das Wort Gottes, wirksam […]; es richtet über die Regungen und Gedanken des Herzens« (Hebr 4,12).

3. Wem schließlich galt die erste Verkündigung Jesu? Im Evangelium heißt es: »Als Jesus am See von Galiläa entlangging, sah er zwei Brüder […] sie warfen gerade ihr Netz in den See, denn sie waren Fischer. Da sagte er zu ihnen: Kommt her, mir nach! Ich werde euch zu Menschenfischern machen« (Mt 4,18-19). Die ersten Adressaten des Rufes waren Fischer; nicht Personen, die aufgrund ihrer Fähigkeiten sorgfältig ausgesucht wurden, oder fromme Menschen, die im Tempel beteten, sondern gewöhnliche Leute, die arbeiteten.

Halten wir fest, was Jesus zu ihnen sagte: Ich werde euch zu Menschenfischern machen. Er spricht zu Fischern und verwendet eine für sie verständliche Sprache. Er zieht sie in Anknüpfung an ihr Leben an: Er ruft sie dort, wo sie sind und wie sie sind, um sie an seiner eigenen Sendung zu beteiligen. »Sofort ließen sie ihre Netze liegen und folgten ihm nach« (V. 20). Warum sofort? Einfach weil sie sich angezogen fühlten. Sie waren nicht deswegen schnell bereit, weil sie einen Befehl erhielten, sondern weil sie von der Liebe angezogen wurden. Um Jesus nachzufolgen, reichen nicht die guten Einsätze; vielmehr muss man jeden Tag auf seinen Ruf hören. Nur er, der uns kennt und bis zum Äußersten liebt, lässt uns auf die offene See des Lebens hinausfahren. So wie er es mit diesen Jüngern gemacht hat, die auf ihn gehört haben.

Daher brauchen wir sein Wort: Unter den Tausenden von Wörtern jeden Tages müssen wir auf dieses eine Wort hören, das uns nicht von Dingen spricht, sondern vom Leben.

Liebe Brüder und Schwestern, geben wir dem Wort Gottes in uns Raum! Lesen wir täglich einige Verse der Bibel. Beginnen wir beim Evangelium: Lassen wir es offen auf dem Nachttisch liegen, tragen wir es in der Tasche oder in der Handtasche mit uns, öffnen wir es auf dem Handy, lassen wir zu, dass es uns jeden Tag inspiriert. So werden wir entdecken, dass Gott uns nahe ist, dass er unser Dunkel hell macht und dass er in Liebe unser Leben hinaus ins Weite führt.

[00121-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

«Jesús comenzó a predicar» (Mt 4,17). Así, el evangelista Mateo introdujo el ministerio de Jesús: Él, que es la Palabra de Dios, vino a hablarnos con sus palabras y con su vida. En este primer domingo de la Palabra de Dios vamos a los orígenes de su predicación, a las fuentes de la Palabra de vida. Hoy nos ayuda el Evangelio (Mt 4, 12-23), que nos dice cómo, dónde y a quién Jesús comenzó a predicar.

1. ¿Cómo comenzó? Con una frase muy simple: «Convertíos, porque está cerca el reino de los cielos» (v. 17). Esta es la base de todos sus discursos: Nos dice que el reino de los cielos está cerca. ¿Qué significa? Por reino de los cielos se entiende el reino de Dios, es decir su forma de reinar, de estar ante nosotros. Ahora, Jesús nos dice que el reino de los cielos está cerca, que Dios está cerca. Aquí está la novedad, el primer mensaje: Dios no está lejos, el que habita los cielos descendió a la tierra, se hizo hombre. Eliminó las barreras, canceló las distancias. No lo merecíamos: Él vino a nosotros, vino a nuestro encuentro. Y esta cercanía de Dios con su pueblo es una costumbre suya, desde el principio, incluso desde el Antiguo Testamento. Le dijo al pueblo: “Piensa: ¿Dónde hay una nación tan grande que tenga unos dioses tan cercanos como yo lo estoy contigo?” (cf. Dt 4,7). Y esta cercanía se hizo carne en Jesús.

Es un mensaje de alegría: Dios vino a visitarnos en persona, haciéndose hombre. No tomó nuestra condición humana por un sentido de responsabilidad, no, sino por amor. Por amor asumió nuestra humanidad, porque se asume lo que se ama. Y Dios asumió nuestra humanidad porque nos ama y libremente quiere darnos esa salvación que nosotros solos no podemos darnos. Él desea estar con nosotros, darnos la belleza de vivir, la paz del corazón, la alegría de ser perdonados y de sentirnos amados.

Entonces entendemos la invitación directa de Jesús: “Convertíos”, es decir, “cambia tu vida”. Cambia tu vida porque ha comenzado una nueva forma de vivir: ha terminado el tiempo de vivir para ti mismo; ha comenzado el tiempo de vivir con Dios y para Dios, con los demás y para los demás, con amor y por amor. Jesús también te repite hoy: “¡Ánimo, estoy cerca de ti, hazme espacio y tu vida cambiará!”. Jesús llama a la puerta. Es por eso que el Señor te da su Palabra, para que puedas aceptarla como la carta de amor que escribió para ti, para hacerte sentir que está a tu lado. Su Palabra nos consuela y nos anima. Al mismo tiempo, provoca la conversión, nos sacude, nos libera de la parálisis del egoísmo. Porque su Palabra tiene este poder: cambia la vida, hace pasar de la oscuridad a la luz. Esta es la fuerza de su Palabra.

2. Si vemos dónde Jesús comenzó a predicar, descubrimos que comenzó precisamente en las regiones que entonces se consideraban “oscuras”. La primera lectura y el Evangelio, de hecho, nos hablan de aquellos que estaban «en tierra y sombras de muerte»: son los habitantes del «territorio de Zabulón y Neftalí, camino del mar, al otro lado del Jordán, Galilea de los gentiles» (Mt 4,15-16; cf. Is 8,23-9,1). Galilea de los gentiles: la región donde Jesús inició a predicar se llamaba así porque estaba habitada por diferentes personas y era una verdadera mezcla de pueblos, idiomas y culturas. De hecho, estaba la vía del mar, que representaba una encrucijada. Allí vivían pescadores, comerciantes y extranjeros: ciertamente no era el lugar donde se encontraba la pureza religiosa del pueblo elegido. Sin embargo, Jesús comenzó desde allí: no desde el atrio del templo en Jerusalén, sino desde el lado opuesto del país, desde la Galilea de los gentiles, desde un lugar fronterizo. Comenzó desde una periferia.

De esto podemos sacar un mensaje: la Palabra que salva no va en busca de lugares preservados, esterilizados y seguros. Viene en nuestras complejidades, en nuestra oscuridad. Hoy, como entonces, Dios desea visitar aquellos lugares donde creemos que no llega. Cuántas veces preferimos cerrar la puerta, ocultando nuestras confusiones, nuestras opacidades y dobleces. Las sellamos dentro de nosotros mientras vamos al Señor con algunas oraciones formales, teniendo cuidado de que su verdad no nos sacuda por dentro. Y esta es una hipocresía escondida. Pero Jesús —dice el Evangelio hoy— «recorría toda Galilea […], proclamando el Evangelio del reino y curando toda enfermedad» (v. 23). Atravesó toda aquella región multifacética y compleja. Del mismo modo, no tiene miedo de explorar nuestros corazones, nuestros lugares más ásperos y difíciles. Él sabe que sólo su perdón nos cura, sólo su presencia nos transforma, sólo su Palabra nos renueva. A Él, que ha recorrido la vía del mar, abramos nuestros caminos más tortuosos —aquellos que tenemos dentro y que no deseamos ver, o escondemos—; dejemos que su Palabra entre en nosotros, que es «viva y eficaz, tajante […] y juzga los deseos e intenciones del corazón» (Hb 4,12).

3. Finalmente, ¿a quién comenzó Jesús a hablar? El Evangelio dice que «paseando junto al mar de Galilea vio a dos hermanos […] que estaban echando la red en el mar, pues eran pescadores. Les dijo: “Venid en pos de mí y os haré pescadores de hombres”» (Mt 4,18-19). Los primeros destinatarios de la llamada fueron pescadores; no personas cuidadosamente seleccionadas en base a sus habilidades, ni hombres piadosos que estaban en el templo rezando, sino personas comunes y corrientes que trabajaban.

Evidenciamos lo que Jesús les dijo: os haré pescadores de hombres. Habla a los pescadores y usa un lenguaje comprensible para ellos. Los atrae a partir de su propia vida. Los llama donde están y como son, para involucrarlos en su misma misión. «Inmediatamente dejaron las redes y lo siguieron» (v. 20). ¿Por qué inmediatamente? Sencillamente porque se sintieron atraídos. No fueron rápidos y dispuestos porque habían recibido una orden, sino porque habían sido atraídos por el amor. Los buenos compromisos no son suficientes para seguir a Jesús, sino que es necesario escuchar su llamada todos los días. Sólo Él, que nos conoce y nos ama hasta el final, nos hace salir al mar de la vida. Como lo hizo con aquellos discípulos que lo escucharon.

Por eso necesitamos su Palabra: en medio de tantas palabras diarias, necesitamos escuchar esa Palabra que no nos habla de cosas, sino nos habla de vida.

Queridos hermanos y hermanas: Hagamos espacio dentro de nosotros a la Palabra de Dios. Leamos algún versículo de la Biblia cada día. Comencemos por el Evangelio; mantengámoslo abierto en casa, en la mesita de noche, llevémoslo en nuestro bolsillo o en el bolso, veámoslo en la pantalla del teléfono, dejemos que nos inspire diariamente. Descubriremos que Dios está cerca de nosotros, que ilumina nuestra oscuridad y que nos guía con amor a lo largo de nuestra vida.

[00121-ES.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

«Jesus começou a pregar» (Mt 4, 17): assim o evangelista Mateus introduz o ministério de Jesus. Ele, que é a Palavra de Deus, veio para nos falar, com as suas palavras e a sua vida. Neste primeiro «Domingo da Palavra de Deus», vamos até às origens da sua pregação, até às fontes da Palavra de vida. Ajuda-nos o Evangelho de hoje (Mt 4, 12-23), que nos diz como, onde e a quem começou Jesus a pregar.

1. Como iniciou? Com uma frase muito simples: «Convertei-vos, porque está próximo o Reino do Céu» (4, 17). Esta é a base de todos os seus discursos: dizer-nos que o Reino do Céu está próximo. E que significa isto? Por Reino do Céu, entende-se o reino de Deus, ou o seu modo de reinar, de situar-se relativamente a nós. Ora Jesus diz-nos que o Reino do Céu está próximo, que Deus está próximo. Aqui está a novidade, a primeira mensagem: Deus não está longe, Aquele que habita nos céus desceu à terra, fez-Se homem. Removeu as barreiras, eliminou as distâncias. Não é mérito nosso: Ele desceu, veio ao nosso encontro. E esta proximidade do seu povo é um hábito de Deus, desde o princípio, mesmo do Antigo Testamento. Dizia Ele ao povo: «Pensa bem! Qual povo tem os seus deuses tão próximos de si, como Eu estou próximo de ti?» (cf. Dt 4, 7). E esta proximidade fez-se carne em Jesus.

É uma mensagem de alegria: Deus veio pessoalmente visitar-nos, fazendo-Se homem. Não tomou a nossa condição humana por um sentido de dever, mas por amor. Amorosamente tomou a nossa humanidade, porque toma-se aquilo que se ama. E Deus tomou a nossa humanidade, porque nos ama e, gratuitamente, quer-nos dar a salvação que, sozinhos, não poderíamos obter. Deseja estar connosco, dar-nos o encanto de viver, a paz do coração, a alegria de ser perdoados e nos sentirmos amados.

Deste modo compreendemos o convite que nos dirigiu Jesus: «convertei-vos», isto é, «mudai de vida». Mudai de vida, porque começou um modo novo de viver: acabou o tempo de viver para si mesmo, começou o tempo de viver com Deus e para Deus, com os outros e para os outros, com amor e por amor. Hoje Jesus repete o mesmo a ti: «Coragem, estou próximo de ti, dá-Me espaço e a tua vida mudará!» Jesus bate à porta. É para isto que o Senhor te dá a sua Palavra: para que a recebas como a carta de amor que escreveu para ti, para fazer-te sentir que Ele está junto de ti. A sua Palavra consola-nos e encoraja-nos; ao mesmo tempo provoca a conversão, abana connosco, liberta-nos da paralisia do egoísmo. Pois a sua Palavra tem este poder: o poder de mudar a vida, de fazer passar da escuridão à luz. Esta é a força da sua Palavra.

2. Se observarmos onde Jesus começou a pregar, descobrimos que o fez precisamente a partir das regiões então consideradas «tenebrosas». De facto, a primeira Leitura e o Evangelho falam-nos daqueles que jaziam «na sombria região da morte»: são os habitantes da «terra de Zabulão e Neftali, caminho do mar, região de além do Jordão, Galileia dos gentios» (Mt 4, 15-16; cf. Is 8, 23 - 9, 1). Galileia dos gentios: assim se chamava a região onde Jesus começou a pregar, porque estava habitada por pessoas muito diferentes entre si formando uma verdadeira amálgama de povos, línguas e culturas. De facto, era o caminho do mar, que constituía uma encruzilhada. Lá viviam pescadores, comerciantes e estrangeiros: não era de certeza o lugar onde se encontrava o povo eleito na sua pureza religiosa melhor. E, no entanto, Jesus começou de lá: não do átrio do templo de Jerusalém, mas do lado oposto do país, da Galileia dos gentios, dum local de fronteira. Começou duma periferia.

Disto mesmo podemos tirar uma lição: a Palavra que salva não procura lugares refinados, esterilizados, seguros. Vem à complicação dos nossos dias, às nossas obscuridades. Hoje, como então, Deus deseja visitar aqueles lugares, onde se pensa que lá Ele não vai. Quantas vezes, porém, somos nós que fechamos a porta, preferindo manter escondidas as nossas confusões, opacidades e duplicidades. Ocultamo-las dentro de nós, enquanto vamos encontrar o Senhor com qualquer oração formal, tendo cuidado para que a sua verdade não nos abale intimamente. Isto, porém, é uma hipocrisia velada. Mas Jesus – como diz o Evangelho de hoje – «começou a percorrer toda a Galileia, (…) proclamando o Evangelho do Reino e curando entre o povo todas as doenças e enfermidades» (4, 23): atravessava toda aquela região multiforme e complexa. De igual modo, não tem medo de explorar os nossos corações, os nossos lugares mais rudes e difíceis. Jesus sabe que apenas o seu perdão nos cura, apenas a sua presença nos transforma, apenas a sua Palavra nos renova. A Ele que percorreu o caminho do mar, abramos os nossos caminhos mais tortuosos, aqueles que temos dentro e não queremos ver ou ocultamos: deixemos entrar em nós a sua Palavra, que é «viva, eficaz e mais afiada que uma espada de dois gumes; (…) discerne os sentimentos e intenções do coração» (Heb 4, 12).

3. Por fim, a quem começou Jesus a falar? Narra o Evangelho que Ele, «caminhando ao longo do mar da Galileia, viu dois irmãos (…) que lançavam as redes ao mar, pois eram pescadores. Disse-lhes: “Vinde comigo e Eu farei de vós pescadores de homens”» (Mt 4, 18-19). Os primeiros destinatários da chamada foram pescadores: não pessoas atentamente selecionadas com base nas suas capacidades, nem homens piedosos que estavam no templo a rezar, mas gente comum que trabalhava.

Notemos o que lhes diz Jesus: farei de vós pescadores de homens. Fala a pescadores e usa uma linguagem que eles compreendem. Atrai-os a partir da sua vida: chama-os onde estão e como são, para os envolver na própria missão d’Ele. «E eles deixaram as redes imediatamente e seguiram-No» (4, 20). Porquê imediatamente? Simplesmente porque se sentiram atraídos. Não aparecem despachados e prontos por ter recebido uma ordem, mas porque foram atraídos pelo amor. Para seguir a Jesus, não bastam os bons propósitos; é preciso ouvir dia a dia a sua chamada. Só Ele, que nos conhece e ama profundamente, leva a fazer-nos ao largo no mar da vida, como fez com os discípulos que O escutaram.

Por isso, precisamos da sua Palavra: precisamos de escutar, no meio das infindas palavras de cada dia, a única Palavra que não nos fala de coisas, mas fala-nos de vida.

Queridos irmãos e irmãs, demos espaço dentro de nós à Palavra de Deus! Leiamos diariamente qualquer versículo da Bíblia. Comecemos pelo Evangelho: mantenhamo-lo aberto na cómoda de casa, tragamo-lo connosco no bolso ou na bolsa, visualizemo-lo no telemóvel, deixemos que nos inspire todos os dias. Descobriremos que Deus está perto de nós, ilumina as nossas trevas e amorosamente impele para o largo a nossa vida.

[00121-PO.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

„Począł Jezus nauczać” (Mt 4, 17). W ten sposób ewangelista Mateusz wprowadził posługę Jezusa. On, który jest Słowem Boga, przybył, aby nam mówić swoimi słowami i swoim życiem. W tę pierwszą Niedzielę Słowa Bożego udajemy się do źródeł Jego przepowiadania, do źródeł Słowa życia. Pomaga nam dzisiejsza Ewangelia (Mt 4, 12-23), która mówi nam jak, gdzie i komu Jezus zaczął przepowiadać.

1. Jak rozpoczął? Bardzo prostym sformułowaniem: „Nawracajcie się, albowiem bliskie jest królestwo niebieskie" (w. 17). To jest podstawa wszystkich jego mów: powiedzieć nam, że bliskie jest królestwo niebieskie. Co to oznacza? Przez królestwo niebieskie rozumiemy królestwo Boga, czyli Jego sposób panowania, Jego sposób stawania wobec nas. Teraz Jezus mówi nam, że królestwo niebieskie jest blisko, że Bóg jest blisko. Oto nowość, pierwsze przesłanie: Bóg nie jest daleko, On, który mieszka w niebie, zstąpił na ziemię, stał się człowiekiem. Usunął przeszkody, zniwelował dystanse. Nie zasłużyliśmy na to. On zstąpił, wyszedł nam na spotkanie. A ta bliskość Boga z Jego ludem Jego zwyczajem, od początku, również w Starym Testamencie. Mówił do swego ludu: „Pomyśl, który naród ma bogów tak bliskich, jak ja jestem bliski tobie?” (por. Pwt 4, 7). I ta bliskość stała się ciałem w Jezusie.

Jest to przesłanie radości: Bóg przyszedł osobiście, aby nas nawiedzić, stając się człowiekiem. Nie przyjął naszej ludzkiej kondycji z poczucia odpowiedzialności, ale z miłości. Z miłości przyjął nasze człowieczeństwo, bo przyjmuje się to, co się miłuje. A Bóg przyjął nasze człowieczeństwo, ponieważ nas miłuje i pragnie darmo dać nam to zbawienie, którego samodzielnie nie możemy sobie dać. Chce być z nami, dać nam piękno życia, pokój serca, radość z otrzymanego przebaczenia i poczucia się miłowanymi.

Wówczas rozumiemy proste zaproszenie Jezusa: „nawracajcie się”, to znaczy „zmieńcie swoje życie”. Trzeba zmienić życie, ponieważ rozpoczął się nowy sposób życia: skończył się czas życia dla siebie samego, rozpoczął się czas życia z Bogiem i dla Boga, z innymi i dla innych, z miłością i dla miłości. Dzisiaj Jezus powtarza także tobie: „Odwagi, jestem blisko ciebie, zrób dla mnie miejsce, a twoje życie się zmieni!”. Jezus puka do drzwi. Dlatego Pan daje ci swoje Słowo, abyś je przyjął jak list miłosny, który napisał dla ciebie, abyś poczuł, że On jest obok ciebie. Jego Słowo nas pociesza i dodaje otuchy. Jednocześnie prowokuje do nawrócenia, wstrząsa nami, uwalnia nas od paraliżu egoizmu. Jego Słowo ma bowiem tę moc: zmienić nasze życie, sprawić, że przejdziemy z ciemności do światła. To jest moc Jego Słowa.

2. Jeśli spojrzymy, gdzie Jezus zaczął przepowiadać, to odkryjemy, że zaczął właśnie od regionów, które uważano wówczas za „mroczne”. Pierwsze czytanie i Ewangelia mówią nam istotnie o tych, którzy przebywali w „cienistej krainie śmierci”: są to mieszkańcy „Ziemi Zabulona i ziemi Neftalego, na drodze ku morzu, Zajordania, Galilei pogan!" (Mt 4, 15-16; por. Iz 8, 23-9, 1). Galilea Pogan - region, w którym Jezus zaczął przepowiadać, był tak nazywany, ponieważ zamieszkiwały go różne ludy i był prawdziwą mieszanką narodów, języków i kultur. Była tam istotnie droga prowadząca w stronę morza, będąca miejscem spotkania. Żyli tam rybacy, kupcy i cudzoziemcy: z pewnością nie było to miejsce, gdzie można było znaleźć czystość religijną narodu wybranego. Ale Jezus zaczął od tego miejsca: nie od przedsionka świątyni jerozolimskiej, ale z drugiej strony kraju, od Galilei pogan, z miejsca przygranicznego. Zaczął od peryferii.

Możemy tam pojąć pewne przesłanie: Słowo zbawcze nie idzie szukać miejsc chronionych, wysterylizowanych, bezpiecznych. Wchodzi w nasze zawiłości, w nasze ciemności. Dzisiaj, tak jak wówczas, Bóg pragnie nawiedzić te miejsca, gdzie jak sądzimy, On nie dociera. Natomiast ileż razy to my zamykamy drzwi, wolimy trzymać w ukryciu nasze poczucie zakłopotania, naszą nieprzejrzystość i dwulicowość. Zamykamy je w naszym wnętrzu, idąc zarazem do Pana z jakąś modlitwą formalną, zważając, by Jego prawda nie wstrząsnęła naszym wnętrzem. A to jest ukryta hipokryzja. Ale Jezus, jak mówi dzisiejsza Ewangelia, „obchodził całą Galileę, nauczając w tamtejszych synagogach, głosząc Ewangelię o królestwie i lecząc wszelkie choroby” (w. 23): przemierzał cały ten wielopostaciowy i złożony region. Podobnie nie boi się zgłębiać naszych serc, naszych najgorszych i najtrudniejszych miejsc. On wie, że tylko Jego przebaczenie nas uzdrawia, tylko Jego obecność nas przemienia, tylko Jego Słowo nas odnawia. Temu, który przeszedł drogę morską, otwórzmy nasze najbardziej zawiłe drogi – te, które mamy we wnętrzu i nie chcemy ich zobaczyć, albo ukrywamy je – pozwólmy, aby weszło w nas Jego Słowo, które jest „żywe, skuteczne, ostre... zdolne osądzić pragnienia i myśli serca" (por. Hbr 4, 12).

3. Wreszcie, do kogo zaczął Jezus mówić? Ewangelia powiada, że „przechodząc obok Jeziora Galilejskiego, Jezus ujrzał dwóch braci […], jak zarzucali sieć w jezioro; byli bowiem rybakami. I rzekł do nich: «Pójdźcie za Mną, a uczynię was rybakami ludzi»” (Mt 4, 18-19). Pierwszymi adresatami powołania byli rybacy: nie ludzie starannie dobrani na podstawie ich zdolności, czy ludzie pobożni, przebywający w świątyni na modlitwie, ale zwykli ludzie pracujący.

Zwróćmy uwagę na to, co powiedział im Jezus: uczynię was rybakami ludzi. Mówi do rybaków i używa języka dla nich zrozumiałego. Pociąga ich wychodząc z ich życia: powołuje ich tam, gdzie są i jakimi są, aby ich zaangażować do swojej misji. „Oni natychmiast, zostawiwszy sieci, poszli za Nim” (w. 20). Dlaczego natychmiast? Po prostu dlatego, że poczuli się pociągnięci. Nie byli szybcy i ochotni, bo otrzymali rozkaz, ale dlatego, że pociągała ich miłość. Aby iść za Jezusem, nie wystarczają dobre zaangażowania, trzeba codziennie słuchać Jego wezwania. Tylko On, który nas zna i miłuje aż do końca, sprawia, że wypływamy na głębię na morzu życia. Tak, jak uczynił to z tymi uczniami, którzy Go słuchali.

Dlatego potrzebujemy Jego Słowa: słuchania, pośród tysięcy słów każdego dnia, tego jednego Słowa, które mówi nam nie o rzeczach, ale mówi nam o życiu.

Drodzy bracia i siostry, uczyńmy w nas miejsce dla Słowa Bożego! Czytajmy codziennie kilka wersetów z Biblii. Zacznijmy od Ewangelii: trzymajmy ją otwartą na stoliku nocnym w domu, nośmy ją ze sobą w kieszeni albo w torebce, wyświetlajmy na telefonach komórkowych, pozwólmy, by inspirowała nas każdego dnia. Odkryjemy, że Bóg jest blisko nas, że rozświetla nasze ciemności i że z miłością prowadzi nasze życie na głębię.

[00121-PL.02] [Testo originale: Italiano]

[B0054-XX.02]