Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


Messaggio del Santo Padre per la XXVIII Giornata Mondiale del Malato (11 febbraio 2020), 03.01.2020


Messaggio del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

Pubblichiamo di seguito il Messaggio del Santo Padre Francesco in occasione della XXVIII Giornata Mondiale del Malato, che come di consueto ricorre l’11 febbraio, memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes:

Messaggio del Santo Padre

«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi,
e io vi darò ristoro» (Mt 11, 28)

Cari fratelli e sorelle,

1. Le parole che Gesù pronuncia: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (Mt 11,28) indicano il misterioso cammino della grazia che si rivela ai semplici e che offre ristoro agli affaticati e agli stanchi. Queste parole esprimono la solidarietà del Figlio dell’uomo, Gesù Cristo, di fronte ad una umanità afflitta e sofferente. Quante persone soffrono nel corpo e nello spirito! Egli chiama tutti ad andare da Lui, «venite a me», e promette loro sollievo e ristoro. «Quando Gesù dice questo, ha davanti agli occhi le persone che incontra ogni giorno per le strade di Galilea: tanta gente semplice, poveri, malati, peccatori, emarginati dal peso della legge e dal sistema sociale oppressivo... Questa gente lo ha sempre rincorso per ascoltare la sua parola – una parola che dava speranza» (Angelus, 6 luglio 2014).

Nella XXVIII Giornata Mondiale del Malato, Gesù rivolge l’invito agli ammalati e agli oppressi, ai poveri che sanno di dipendere interamente da Dio e che, feriti dal peso della prova, hanno bisogno di guarigione. Gesù Cristo, a chi vive l’angoscia per la propria situazione di fragilità, dolore e debolezza, non impone leggi, ma offre la sua misericordia, cioè la sua persona ristoratrice. Gesù guarda l’umanità ferita. Egli ha occhi che vedono, che si accorgono, perché guardano in profondità, non corrono indifferenti, ma si fermano e accolgono tutto l’uomo, ogni uomo nella sua condizione di salute, senza scartare nessuno, invitando ciascuno ad entrare nella sua vita per fare esperienza di tenerezza.

2. Perché Gesù Cristo nutre questi sentimenti? Perché Egli stesso si è fatto debole, sperimentando l’umana sofferenza e ricevendo a sua volta ristoro dal Padre. Infatti, solo chi fa, in prima persona, questa esperienza saprà essere di conforto per l’altro. Diverse sono le forme gravi di sofferenza: malattie inguaribili e croniche, patologie psichiche, quelle che necessitano di riabilitazione o di cure palliative, le varie disabilità, le malattie dell’infanzia e della vecchiaia… In queste circostanze si avverte a volte una carenza di umanità e risulta perciò necessario personalizzare l’approccio al malato, aggiungendo al curare il prendersi cura, per una guarigione umana integrale. Nella malattia la persona sente compromessa non solo la propria integrità fisica, ma anche le dimensioni relazionale, intellettiva, affettiva, spirituale; e attende perciò, oltre alle terapie, sostegno, sollecitudine, attenzione… insomma, amore. Inoltre, accanto al malato c’è una famiglia che soffre e chiede anch’essa conforto e vicinanza.

3. Cari fratelli e sorelle infermi, la malattia vi pone in modo particolare tra quanti, “stanchi e oppressi”, attirano lo sguardo e il cuore di Gesù. Da lì viene la luce per i vostri momenti di buio, la speranza per il vostro sconforto. Egli vi invita ad andare a Lui: «Venite». In Lui, infatti, le inquietudini e gli interrogativi che, in questa “notte” del corpo e dello spirito, sorgono in voi troveranno forza per essere attraversate. Sì, Cristo non ci ha dato ricette, ma con la sua passione, morte e risurrezione ci libera dall’oppressione del male.

In questa condizione avete certamente bisogno di un luogo per ristorarvi. La Chiesa vuole essere sempre più e sempre meglio la “locanda” del Buon Samaritano che è Cristo (cfr Lc 10,34), cioè la casa dove potete trovare la sua grazia che si esprime nella familiarità, nell’accoglienza, nel sollievo. In questa casa potrete incontrare persone che, guarite dalla misericordia di Dio nella loro fragilità, sapranno aiutarvi a portare la croce facendo delle proprie ferite delle feritoie, attraverso le quali guardare l’orizzonte al di là della malattia e ricevere luce e aria per la vostra vita.

In tale opera di ristoro verso i fratelli infermi si colloca il servizio degli operatori sanitari, medici, infermieri, personale sanitario e amministrativo, ausiliari, volontari che con competenza agiscono facendo sentire la presenza di Cristo, che offre consolazione e si fa carico della persona malata curandone le ferite. Ma anche loro sono uomini e donne con le loro fragilità e pure le loro malattie. Per loro in modo particolare vale che, «una volta ricevuto il ristoro e il conforto di Cristo, siamo chiamati a nostra volta a diventare ristoro e conforto per i fratelli, con atteggiamento mite e umile, ad imitazione del Maestro» (Angelus, 6 luglio 2014).

4. Cari operatori sanitari, ogni intervento diagnostico, preventivo, terapeutico, di ricerca, cura e riabilitazione è rivolto alla persona malata, dove il sostantivo “persona”, viene sempre prima dell’aggettivo “malata”. Pertanto, il vostro agire sia costantemente proteso alla dignità e alla vita della persona, senza alcun cedimento ad atti di natura eutanasica, di suicidio assistito o soppressione della vita, nemmeno quando lo stato della malattia è irreversibile.

Nell’esperienza del limite e del possibile fallimento anche della scienza medica di fronte a casi clinici sempre più problematici e a diagnosi infauste, siete chiamati ad aprirvi alla dimensione trascendente, che può offrirvi il senso pieno della vostra professione. Ricordiamo che la vita è sacra e appartiene a Dio, pertanto è inviolabile e indisponibile (cfr Istr. Donum vitae, 5; Enc. Evangelium vitae, 29-53). La vita va accolta, tutelata, rispettata e servita dal suo nascere al suo morire: lo richiedono contemporaneamente sia la ragione sia la fede in Dio autore della vita. In certi casi, l’obiezione di coscienza è per voi la scelta necessaria per rimanere coerenti a questo “sì” alla vita e alla persona. In ogni caso, la vostra professionalità, animata dalla carità cristiana, sarà il migliore servizio al vero diritto umano, quello alla vita. Quando non potrete guarire, potrete sempre curare con gesti e procedure che diano ristoro e sollievo al malato.

Purtroppo, in alcuni contesti di guerra e di conflitto violento sono presi di mira il personale sanitario e le strutture che si occupano dell’accoglienza e assistenza dei malati. In alcune zone anche il potere politico pretende di manipolare l’assistenza medica a proprio favore, limitando la giusta autonomia della professione sanitaria. In realtà, attaccare coloro che sono dedicati al servizio delle membra sofferenti del corpo sociale non giova a nessuno.

5. In questa XXVIII Giornata Mondiale del Malato, penso ai tanti fratelli e sorelle che, nel mondo intero, non hanno la possibilità di accedere alle cure, perché vivono in povertà. Mi rivolgo, pertanto, alle istituzioni sanitarie e ai Governi di tutti i Paesi del mondo, affinché, per considerare l’aspetto economico, non trascurino la giustizia sociale. Auspico che, coniugando i principi di solidarietà e sussidiarietà, si cooperi perché tutti abbiano accesso a cure adeguate per la salvaguardia e il recupero della salute. Ringrazio di cuore i volontari che si pongono al servizio dei malati, andando in non pochi casi a supplire a carenze strutturali e riflettendo, con gesti di tenerezza e di vicinanza, l’immagine di Cristo Buon Samaritano.

Alla Vergine Maria, Salute dei malati, affido tutte le persone che stanno portando il peso della malattia, insieme ai loro familiari, come pure tutti gli operatori sanitari. A tutti con affetto assicuro la mia vicinanza nella preghiera e invio di cuore la Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 3 gennaio 2020,
Memoria del SS. Nome di Gesù

FRANCESCO

[00005-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

« Venez à moi, vous tous qui peinez et ployez sous le fardeau,
et moi je vous soulagerai » (Mt 11, 28)

Chers frères et sœurs,

1. Les paroles que Jésus prononce : « Venez à moi, vous tous qui peinez et ployez sous le fardeau, et moi je vous soulagerai » (Mt 11, 28) indiquent le mystérieux chemin de la grâce qui se révèle aux simples et qui offre un soulagement à ceux qui peinent et qui sont fatigués. Ces mots expriment la solidarité du Fils de l’homme, Jésus-Christ, face à une humanité affligée et souffrante. Que de personnes souffrent dans leur corps et dans leur esprit ! Il appelle tous les hommes à aller vers lui, « venez à moi », et il leur promet soulagement et repos. « Quand Jésus dit cela, il a face à lui les personnes qu’il rencontre chaque jour sur les routes de Galilée : tant de gens simples, pauvres, malades, pécheurs, exclus par le poids de la loi et du système social oppressif... Ces personnes l’ont sans cesse poursuivi pour écouter sa parole – une parole qui donnait l’espérance » (Angélus, 6 juillet 2014).

En cette XXVIIIème Journée Mondiale du Malade, Jésus adresse son invitation aux malades et aux opprimés, aux pauvres qui savent bien qu’ils dépendent entièrement de Dieu et qui, blessés par le poids des épreuves, ont besoin de guérison. Jésus-Christ, n’impose pas de lois à ceux qui vivent l’angoisse de leur propre situation de fragilité, de douleur et de faiblesse, mais il offre sa miséricorde, c’est-à-dire sa personne qui les réconforte. Jésus regarde l’humanité blessée. Lui, il a des yeux qui voient, qui s’aperçoivent, car ils regardent en profondeur. Il ne s’agit pas d’un regard rapide et indifférent, mais qui s’attarde et accueille tout l’homme, tout homme, dans sa condition de santé, sans écarter personne, mais en invitant chacun à entrer dans sa vie pour faire une expérience de tendresse.

2. Pourquoi Jésus-Christ nourrit-il ces sentiments? Parce qu’il s’est fait faible lui-même, faisant ainsi l’expérience de la souffrance humaine et recevant à son tour le réconfort du Père. De fait, seul celui qui fait personnellement cette expérience saura être un réconfort pour l’autre. Il existe diverses formes graves de souffrance: les maladies incurables et chroniques, les pathologies psychiques, celles qui nécessitent de la rééducation ou des soins palliatifs, les divers handicaps, les maladies de l’enfance et de la vieillesse… Dans ces circonstances, on ressent parfois un manque d’humanité et il apparaît alors nécessaire de personnaliser l’approche à l’égard du malade, non plus seulement en soignant mais aussi en prenant soin, pour une guérison humaine intégrale. Lorsqu’elle est malade, la personne ressent que, non seulement son intégrité physique est compromise, mais aussi ses dimensions relationnelle, intellectuelle, affective et spirituelle. Elle attend donc, en plus des thérapies, un soutien, une sollicitude, une attention… en somme, de l’amour. En outre, aux côtés du malade, il y a une famille qui souffre et qui demande, elle aussi, réconfort et proximité.

3. Chers frères et sœurs malades, la maladie vous place d’une façon toute particulière parmi ceux qui sont «fatigués et opprimés», ceux qui attirent le regard et le cœur de Jésus. C’est de là que vient la lumière pour vos moments d’obscurité, l’espérance pour votre réconfort. Il vous invite à aller à lui : « Venez ». En lui, en effet, les inquiétudes et les interrogations qui surgissent en vous, dans cette “ nuit ” du corps et de l’esprit, trouveront de la force pour être traversées. Certes, le Christ ne nous a pas donné de recettes, mais, par sa passion, sa mort et sa résurrection, il nous libère de l’oppression du mal.

Dans votre condition, vous avez certainement besoin d’un lieu pour vous réconforter. L’Église veut être toujours davantage et toujours mieux l’“ auberge ” du bon Samaritain qu’est le Christ (cf. Lc 10, 34), à savoir la maison où vous pouvez trouver sa grâce, qui s’exprime par la familiarité, l’accueil, le soulagement. Dans cette maison, vous pourrez rencontrer des personnes qui, guéries par la miséricorde de Dieu dans leur fragilité, sauront vous aider à porter la croix en faisant de leurs propres blessures des ouvertures par lesquelles regarder l’horizon au-delà de la maladie et recevoir la lumière et l’air pour votre vie.

C’est dans cette œuvre de réconfort envers les frères malades que se situe le service du personnel de santé, médecin, infirmiers, agents sanitaires et administratifs, aides-soignants et volontaires qui, par leur compétence, agissent en faisant sentir la présence du Christ, qui offre sa consolation et se charge de la personne malade en soignant ses blessures. Mais, eux aussi, sont des hommes et des femmes, avec leurs fragilités et leurs maladies. Pour eux, en particulier, s’applique ce propos selon lequel « une fois que nous avons reçu le repos et le réconfort du Christ, nous sommes appelés à notre tour à devenir repos et réconfort pour nos frères, avec une attitude douce et humble, à l’imitation du Maître » (Angélus, 6 juillet 2014).

4. Chers agents du monde de la santé, toute intervention diagnostique, préventive, thérapeutique, de recherche, de soin et de rééducation, s’adresse à la personne malade, où le substantif “ personne ” prime toujours sur l’adjectif “ malade ”. Par conséquent, votre action doit tendre constamment à la dignité et à la vie de la personne, sans jamais céder à des actes de nature euthanasiste, de suicide assisté ou de suppression de la vie, pas même quand le stade de la maladie est irréversible.

Dans l’expérience de la limite et même de l’échec possible de la science médicale face à des cas cliniques toujours plus problématiques et à des diagnostics funestes, vous êtes appelés à vous ouvrir à la dimension transcendante, qui peut vous offrir le sens plénier de votre profession. Rappelons que la vie est sacrée, qu’elle appartient à Dieu et, par conséquent, qu’elle est inviolable et qu’on ne peut en disposer (cf. Instr. Donum vitae, n. 5 ; Enc. Evangelium vitae, n. 29-53). La vie doit être accueillie, protégée, respectée et servie, de la naissance à la mort : c’est à la fois une exigence tant de la raison que de la foi en Dieu auteur de la vie. Dans certains cas, l’objection de conscience est pour vous le choix nécessaire pour rester cohérents au “ oui ” à la vie et à la personne. En tout cas, votre professionnalisme, animé par la charité chrétienne, sera le meilleur service rendu au vrai droit humain: le droit à la vie. Quand vous ne pouvez pas guérir, vous pouvez toujours soigner grâce à des gestes et à des procédures qui apportent soulagement et réconfort au malade.

Hélas, dans certains contextes de guerre et de conflit violent, le personnel de santé et les structures qui s’occupent de l’accueil et de l’assistance des malades sont pris pour cibles. Dans certaines zones, le pouvoir politique aussi prétend manipuler l’assistance médicale en sa faveur, limitant la juste autonomie de la profession sanitaire. En réalité, attaquer ceux qui se consacrent au service des membres souffrants du corps social ne profite à personne.

5. En cette XXVIIIème Journée Mondiale du Malade, je pense aux nombreux frères et sœurs qui, dans le monde entier, n’ont pas la possibilité d’accéder aux soins, parce qu’ils vivent dans la pauvreté. Je m’adresse donc aux institutions sanitaires et aux Gouvernants de tous les pays du monde, afin qu’ils ne négligent pas la justice sociale au profit de l’aspect économique. Je souhaite qu’en conjuguant les principes de solidarité et de subsidiarité, il soit possible de coopérer pour que tous aient accès aux soins appropriés pour sauvegarder et retrouver la santé. Je remercie de tout cœur les volontaires qui se mettent au service des malades, en allant souvent suppléer les carences structurelles et en reflétant, par des gestes de tendresse et de proximité, l’image du Christ bon Samaritain.

Je confie à la Vierge Marie, Santé des malades, toutes les personnes qui portent le poids de la maladie, avec leurs familles, ainsi que tous les personnels de santé. Je vous assure que je suis proche de vous tous dans la prière et je vous envoie de grand cœur la Bénédiction apostolique.

Du Vatican, le 3 janvier 2020,
Mémoire du Saint Nom de Jésus

FRANÇOIS

[00005-FR.01] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

“Come to me, all you who labour and are burdened,
and I will give you rest” (
Mt 11:28)

Dear brothers and sisters,

1. Jesus’ words, “Come to me, all you who labour and are burdened, and I will give you rest” (Mt 11:28) point to the mysterious path of grace that is revealed to the simple and gives new strength to those who are weary and tired. These words of Christ express the solidarity of the Son of Man with all those who are hurt and afflicted. How many people suffer in both body and soul! Jesus urges everyone to draw near to him – “Come to me!” – and he promises them comfort and repose. “When Jesus says this, he has before him the people he meets every day on the streets of Galilee: very many simple people, the poor, the sick, sinners, those who are marginalized by the burden of the law and the oppressive social system... These people always followed him to hear his word, a word that gave hope! Jesus’ words always give hope!” (Angelus, 6 July 2014).

On this XXVIII World Day of the Sick, Jesus repeats these words to the sick, the oppressed, and the poor. For they realize that they depend entirely on God and, beneath the burden of their trials, stand in need of his healing. Jesus does not make demands of those who endure situations of frailty, suffering and weakness, but offers his mercy and his comforting presence. He looks upon a wounded humanity with eyes that gaze into the heart of each person. That gaze is not one of indifference; rather, it embraces people in their entirety, each person in his or her health condition, discarding no one, but rather inviting everyone to share in his life and to experience his tender love.

2. Why does Jesus have these feelings? Because he himself became frail, endured human suffering and received comfort from his Father. Indeed, only those who personally experience suffering are then able to comfort others. There are so many kinds of grave suffering: incurable and chronic diseases, psychological diseases, situations calling for rehabilitation or palliative care, numerous forms of disability, children’s or geriatric diseases… At times human warmth is lacking in our approach to these. What is needed is a personalized approach to the sick, not just of curing but also of caring, in view of an integral human healing. In experiencing illness, individuals not only feel threatened in their physical integrity, but also in the relational, intellectual, affective and spiritual dimensions of their lives. For this reason, in addition to therapy and support, they expect care and attention. In a word, love. At the side of every sick person, there is also a family, which itself suffers and is in need of support and comfort.

3. Dear brothers and sisters who are ill, your sickness makes you in a particular way one of those “who labour and are burdened”, and thus attract the eyes and heart of Jesus. In him, you will find light to brighten your darkest moments and hope to soothe your distress. He urges you: “Come to me”. In him, you will find strength to face all the worries and questions that assail you during this “dark night” of body and soul. Christ did not give us prescriptions, but through his passion, death and resurrection he frees us from the grip of evil.

In your experience of illness, you certainly need a place to find rest. The Church desires to become more and more the “inn” of the Good Samaritan who is Christ (cf. Lk 10:34), that is, a home where you can encounter his grace, which finds expression in closeness, acceptance and relief. In this home, you can meet people who, healed in their frailty by God’s mercy, will help you bear your cross and enable your suffering to give you a new perspective. You will be able to look beyond your illness to a greater horizon of new light and fresh strength for your lives.

A key role in this effort to offer rest and renewal to our sick brothers and sisters is played by healthcare workers: physicians, nurses, medical and administrative professionals, assistants and volunteers. Thanks to their expertise, they can make patients feel the presence of Christ who consoles and cares for the sick, and heals every hurt. Yet they too are men and women with their own frailties and even illnesses. They show how true it is that “once Christ’s comfort and rest is received, we are called in turn to become rest and comfort for our brothers and sisters, with a docile and humble attitude in imitation of the Teacher” (Angelus, 6 July 2014).

4. Dear healthcare professionals, let us always remember that diagnostic, preventive and therapeutic treatments, research, care and rehabilitation are always in the service of the sick person; indeed the noun “person” takes priority over the adjective “sick”. In your work, may you always strive to promote the dignity and life of each person, and reject any compromise in the direction of euthanasia, assisted suicide or suppression of life, even in the case of terminal illness.

When confronted with the limitations and even failures of medical science before increasingly problematic clinical cases and bleak diagnoses, you are called to be open to the transcendent dimension of your profession that reveals its ultimate meaning. Let us remember that life is sacred and belongs to God; hence it is inviolable and no one can claim the right to dispose of it freely (cf. Donum Vitae, 5; Evangelium Vitae, 29-53). Life must be welcomed, protected, respected and served from its beginning to its end: both human reason and faith in God, the author of life, require this. In some cases, conscientious objection becomes a necessary decision if you are to be consistent with your “yes” to life and to the human person. Your professionalism, sustained by Christian charity, will be the best service you can offer for the safeguarding of the truest human right, the right to life. When you can no longer provide a cure, you will still be able to provide care and healing, through gestures and procedures that give comfort and relief to the sick.

Tragically, in some contexts of war and violent conflict, healthcare professionals and the facilities that receive and assist the sick are attacked. In some areas, too, political authorities attempt to manipulate medical care for their own advantage, thus restricting the medical profession’s legitimate autonomy. Yet attacking those who devote themselves to the service of the suffering members of society does not serve the interests of anyone.

5. On this XXVIII World Day of the Sick, I think of our many brothers and sisters throughout the world who have no access to medical care because they live in poverty. For this reason, I urge healthcare institutions and government leaders throughout the world not to neglect social justice out of a preoccupation for financial concerns. It is my hope that, by joining the principles of solidarity and subsidiarity, efforts will be made to cooperate in ensuring that everyone has access to suitable treatments for preserving and restoring their health. I offer heartfelt thanks to all those volunteers who serve the sick, often compensating for structural shortcomings, while reflecting the image of Christ, the Good Samaritan, by their acts of tender love and closeness.

To the Blessed Virgin Mary, Health of the Sick, I entrust all those who bear the burden of illness, along with their families and all healthcare workers. With the assurance of a remembrance in my prayers, I cordially impart my Apostolic Blessing.

From the Vatican, 3 January 2020,
Memorial of the Most Holy Name of Jesus

FRANCIS

[00005-EN.01] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

»Kommt alle zu mir, die ihr mühselig und beladen seid!
Ich will euch erquicken« (Mt 11,28)

Liebe Brüder und Schwestern,

1. Die Worte Jesu »Kommt alle zu mir, die ihr mühselig und beladen seid! Ich will euch erquicken« (Mt 11,28) zeigen den geheimnisvollen Weg der Gnade, der sich den Einfachen offenbart und den Erschöpften und Müden Erquickung schenkt. Diese Worte drücken die Solidarität des Menschensohnes Jesus Christus gegenüber einer bedrängten und leidenden Menschheit aus. Wie viele Menschen tragen ein körperliches oder ein geistiges Leid! Jesus ruft alle, zu ihm zu gehen – »kommt zu mir« –, und er verspricht ihnen Erleichterung und Erquickung. »Als Jesus das sagt, hat er die Menschen vor Augen, denen er jeden Tag auf den Straßen Galiläas begegnet: viele einfache Leute, Arme, Kranke, Sünder, Ausgegrenzte… Diese Leute sind ihm immer nachgelaufen, um sein Wort zu hören – ein Wort, das Hoffnung schenkte!« (Angelus, 6. Juli 2014).

Diese Einladung Jesu ergeht am XXVIII. Welttag der Kranken an die Menschen, die erkrankt und bedrückt sind, an die Armen, die wissen, dass sie ganz von Gott abhängig sind, und die, von der Last der Prüfung verletzt, Heilung brauchen. Jesus Christus erlegt denen, die aufgrund ihrer Situation der Zerbrechlichkeit, des Schmerzes und der Schwäche in Angst leben, keine Gesetze auf, sondern schenkt ihnen seine Barmherzigkeit, d.h. seinen persönlichen Beistand. Jesus schaut auf die verwundete Menschheit. Er hat Augen, die sehen und wahrnehmen, weil sie in die Tiefe schauen; sein Blick ist nicht gleichgültig, sondern ruht auf dem ganzen Menschen und nimmt ihn an, jeden Menschen in seinem Gesundheitszustand, niemand wird abgewiesen, jeder ist eingeladen, in sein Leben einzutreten, um Zärtlichkeit zu erfahren.

2. Warum hegt Jesus Christus diese Gefühle? Weil er selbst den Weg der Schwachheit gewählt und menschliches Leid erfahren hat und auch selbst vom Vater Stärkung erfuhr. Tatsächlich werden nur diejenigen, die diese Erfahrung selbst durchmachen, wissen, wie man den anderen Trost spendet. Es gibt verschiedene schwere Formen des Leids: unheilbare und chronische Krankheiten, psychische Erkrankungen und solche die eine Rehabilitation oder eine Palliativbehandlung nötig machen, verschiedene Behinderungen, die Krankheiten der Kindheit und des Alters ... In solchen Situationen ist manchmal ein Mangel an Menschlichkeit festzustellen und daher ist es für eine ganzheitliche Heilung des Menschen notwendig, einen personalen Zugang zum Kranken zu finden, indem die medizinische Versorgung um eine persönliche Fürsorge ergänzt wird. Im Krankheitsfall fühlt sich der Mensch nicht nur in seiner körperlichen Unversehrtheit gefährdet, sondern auch auf der Ebene seiner Beziehungen, in seiner intellektuellen, affektiven und spirituellen Dimension. Daher erwartet er eine über die Therapien hinausgehende Unterstützung, Fürsorge, Aufmerksamkeit ... kurz gesagt, Liebe. Außerdem hat der Kranke auch eine Familie, die leidet und ebenfalls Beistand und Nähe braucht.

3. Liebe kranke Brüder und Schwestern, die Krankheit lässt euch in besonderer Weise zu diesen „Mühseligen und Beladenen“ gehören, die den Blick und das Herz Jesu anziehen. Von dort kommt Licht in eure Momente der Dunkelheit und Hoffnung in eure Verzagtheit. Er lädt euch ein, zu ihm zu gehen: „Kommt“. In ihm werdet ihr die Kraft finden, die Ängste und Fragen zu bewältigen, die in dieser „Nacht“ für Körper und Geist in euch auftauchen. Ja, Christus hat uns keine Rezepte gegeben, aber mit seinem Leiden, seinem Tod und seiner Auferstehung befreit er uns von der Übermacht aller Übel.

In dieser Situation braucht ihr gewiss einen Platz, um Ruhe zu finden. Die Kirche will immer mehr und immer besser das „Gasthaus“ des barmherzigen Samariters sein, der Christus ist (vgl. Lk 10,34), d.h. das Haus, in dem ihr seine Gnade findet, die in einer familiären, gastfreundlichen und entspannten Atmosphäre erfahrbar wird. In diesem Haus könnt ihr Menschen begegnen, die, durch Gottes Barmherzigkeit von ihrer Gebrechlichkeit geheilt, euch helfen können, das Kreuz zu tragen, indem sie ihre eigenen Wunden zu Luken machen, durch die ihr über den Horizont der Krankheit hinausblicken könnt und durch die ihr Licht und Luft für euer Leben empfangt.

Zu diesem aufbauenden Wirken für unsere kranken Brüder und Schwestern gehört auch der Dienst der Mitarbeiter im Gesundheitswesen, von Ärzten, Krankenschwestern und Pflegern, Gesundheits- und Verwaltungspersonal, Hilfskräften und Freiwilligen, die kompetent handeln, um die Gegenwart Christi spürbar zu machen, der Trost spendet und sich der Kranken annimmt, indem er ihre Wunden versorgt. Aber auch sie sind Männer und Frauen mit ihren Schwächen und Krankheiten. Für sie gilt in besonderer Weise, dass wir, wenn »wir einmal die Ruhe und den Trost Christi empfangen haben«, unsererseits berufen sind, »in der Nachfolge des Meisters mit gütigen und demütigen Haltungen zu Ruhe und Trost für die Brüder und Schwestern zu werden« (Angelus, 6. Juli 2014).

4. Liebe Brüder und Schwestern, die ihr im Gesundheitswesen tätig seid, jede diagnostische, präventive, therapeutische Maßnahme, jede Tätigkeit in Forschung, Pflege und Rehabilitation ist auf die kranke Person bezogen, wobei das Substantiv „Person“ immer Vorrang hat vor dem Adjektiv „krank“. Deshalb soll euer Handeln immer auf die Würde und das Leben der Person ausgerichtet sein, ohne Zugeständnisse an wie auch immer geartete Formen der Euthanasie, des assistierten Selbstmordes oder der Beendigung des Lebens, selbst wenn keine Aussicht auf Heilung der Krankheit besteht.

Bezüglich der Erfahrung der Grenzen und des möglichen Scheiterns selbst der medizinischen Wissenschaft angesichts immer problematischer werdender klinischer Fälle und infauster Diagnosen seid ihr aufgerufen, euch der transzendenten Dimension zu öffnen, die euch die volle Bedeutung eures Berufs erschließen kann. Denken wir daran, dass das Leben heilig ist und Gott gehört und daher unantastbar und unverfügbar ist (vgl. Instruktion Donum vitae, 5; Enzyklika Evangelium vitae, 29-53). Das Leben muss von seinem Geborenwerden bis zu seinem Sterben angenommen, geschützt, geachtet und unterstützt werden: das verlangen sowohl die Vernunft als auch der Glaube an Gott, den Urheber des Lebens. In bestimmten Fällen ist für euch eine Weigerung aus Gewissensgründen notwendig, um bei diesem „Ja“ zum Leben und zum Menschen zu bleiben. Auf jeden Fall wird eure von christlicher Nächstenliebe beseelte Professionalität dem wahren Menschenrecht, dem Recht auf Leben, am meisten dienlich sein. Wenn ihr nicht heilen könnt, könnt ihr die Kranken dennoch immer mit Gesten und Verfahren Fürsorge leisten, die ihnen Erquickung und Linderung bringen.

Leider geraten im Zusammenhang von Krieg und gewaltsamen Konflikten sowohl das Gesundheitspersonal als auch die Strukturen, die mit der Betreuung und Versorgung von Kranken befasst sind, immer wieder ins Visier. Mancherorts maßt sich die Politik sogar an, die medizinische Versorgung zu ihren eigenen Gunsten zu manipulieren und so die rechtmäßige Eigenständigkeit des Gesundheitswesens einzuschränken. In Wirklichkeit nützt ein Angriff auf diejenigen, die sich dem Dienst an den leidenden Mitgliedern der Gesellschaft widmen, niemandem.

5. An diesem XXVIII. Welttag der Kranken denke ich an die vielen Brüder und Schwestern auf der ganzen Welt, die keinen Zugang zu medizinischer Versorgung haben, weil sie in Armut leben. Deshalb appelliere ich an die Gesundheitsbehörden und Regierungen aller Länder der Welt, die soziale Gerechtigkeit nicht aus wirtschaftlichen Erwägungen zu vernachlässigen. Ich hoffe, dass es durch die Verbindung der beiden Prinzipien der Solidarität und Subsidiarität zu einem gemeinsamen Engagement kommt, damit alle Zugang zu einer angemessenen Versorgung zum Schutz und zur Wiedererlangung der Gesundheit haben. Herzlich danke ich den Freiwilligen, die sich in den Dienst der Kranken stellen, in etlichen Fällen strukturelle Mängel ausgleichen und mit Gesten der Zärtlichkeit und Nähe das Bild von Christus dem Barmherzigen Samariter widerspiegeln.

Alle Menschen, die schwer an ihrer Krankheit tragen, ihre Familienangehörigen wie auch das Gesundheitspersonal vertraue ich der Jungfrau und Gottesmutter Maria, dem Heil der Kranken, an. In Liebe versichere euch alle meiner Nähe im Gebet und erteile euch von Herzen den Apostolischen Segen.

Aus dem Vatikan, am 3. Januar 2020,
dem Gedenktag des Heiligsten Namens Jesu

FRANZISKUS

[00005-DE.01] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

«Venid a mí todos los que estáis cansados y agobiados,
y yo os aliviaré» (Mt 11,28)

Queridos hermanos y hermanas:

1. Las palabras que pronuncia Jesús: «Venid a mí todos los que estáis cansados y agobiados, y yo os aliviaré» (Mt 11,28) indican el camino misterioso de la gracia que se revela a los sencillos y que ofrece alivio a quienes están cansados y fatigados. Estas palabras expresan la solidaridad del Hijo del hombre, Jesucristo, ante una humanidad afligida y que sufre. ¡Cuántas personas padecen en el cuerpo y en el espíritu! Jesús dice a todos que acudan a Él, «venid a mí», y les promete alivio y consuelo. «Cuando Jesús dice esto, tiene ante sus ojos a las personas que encuentra todos los días por los caminos de Galilea: mucha gente sencilla, pobres, enfermos, pecadores, marginados... del peso de la ley del sistema social opresivo... Esta gente lo ha seguido siempre para escuchar su palabra, ¡una palabra que daba esperanza!» (Ángelus, 6 julio 2014).

En la XXVIII Jornada Mundial del Enfermo, Jesús dirige una invitación a los enfermos y a los oprimidos, a los pobres que saben que dependen completamente de Dios y que, heridos por el peso de la prueba, necesitan ser curados. Jesucristo, a quien siente angustia por su propia situación de fragilidad, dolor y debilidad, no impone leyes, sino que ofrece su misericordia, es decir, su persona salvadora. Jesús mira la humanidad herida. Tiene ojos que ven, que se dan cuenta, porque miran profundamente, no corren indiferentes, sino que se detienen y abrazan a todo el hombre, a cada hombre en su condición de salud, sin descartar a nadie, e invita a cada uno a entrar en su vida para experimentar la ternura.

2. ¿Por qué Jesucristo nutre estos sentimientos? Porque él mismo se hizo débil, vivió la experiencia humana del sufrimiento y recibió a su vez consuelo del Padre. Efectivamente, sólo quien vive en primera persona esta experiencia sabrá ser consuelo para otros. Las formas graves de sufrimiento son varias: enfermedades incurables y crónicas, patologías psíquicas, las que necesitan rehabilitación o cuidados paliativos, las diversas discapacidades, las enfermedades de la infancia y de la vejez… En estas circunstancias, a veces se percibe una carencia de humanidad y, por eso, resulta necesario personalizar el modo de acercarse al enfermo, añadiendo al curar el cuidar, para una recuperación humana integral. Durante la enfermedad, la persona siente que está comprometida no sólo su integridad física, sino también sus dimensiones relacionales, intelectiva, afectiva y espiritual; por eso, además de los tratamientos espera recibir apoyo, solicitud, atención… en definitiva, amor. Por otra parte, junto al enfermo hay una familia que sufre, y a su vez pide consuelo y cercanía.

3. Queridos hermanos y hermanas enfermos: A causa de la enfermedad, estáis de modo particular entre quienes, “cansados y agobiados”, atraen la mirada y el corazón de Jesús. De ahí viene la luz para vuestros momentos de oscuridad, la esperanza para vuestro desconsuelo. Jesús os invita a acudir a Él: «Venid». En Él, efectivamente, encontraréis la fuerza para afrontar las inquietudes y las preguntas que surgen en vosotros, en esta “noche” del cuerpo y del espíritu. Sí, Cristo no nos ha dado recetas, sino que con su pasión, muerte y resurrección nos libera de la opresión del mal.

En esta condición, ciertamente, necesitáis un lugar para restableceros. La Iglesia desea ser cada vez más —y lo mejor que pueda— la “posada” del Buen Samaritano que es Cristo (cf. Lc 10,34), es decir, la casa en la que podéis encontrar su gracia, que se expresa en la familiaridad, en la acogida y en el consuelo. En esta casa, podréis encontrar personas que, curadas por la misericordia de Dios en su fragilidad, sabrán ayudaros a llevar la cruz haciendo de las propias heridas claraboyas a través de las cuales se pueda mirar el horizonte más allá de la enfermedad, y recibir luz y aire puro para vuestra vida.

En esta tarea de procurar alivio a los hermanos enfermos se sitúa el servicio de los agentes sanitarios, médicos, enfermeros, personal sanitario y administrativo, auxiliares y voluntarios que actúan con competencia haciendo sentir la presencia de Cristo, que ofrece consuelo y se hace cargo de la persona enferma curando sus heridas. Sin embargo, ellos son también hombres y mujeres con sus fragilidades y sus enfermedades. Para ellos valen especialmente estas palabras: «Una vez recibido el alivio y el consuelo de Cristo, estamos llamados a su vez a convertirnos en descanso y consuelo para los hermanos, con actitud mansa y humilde, a imitación del Maestro» (Ángelus, 6 julio 2014).

4. Queridos agentes sanitarios: Cada intervención de diagnóstico, preventiva, terapéutica, de investigación, cada tratamiento o rehabilitación se dirige a la persona enferma, donde el sustantivo “persona” siempre está antes del adjetivo “enferma”. Por lo tanto, que vuestra acción tenga constantemente presente la dignidad y la vida de la persona, sin ceder a actos que lleven a la eutanasia, al suicidio asistido o a poner fin a la vida, ni siquiera cuando el estado de la enfermedad sea irreversible.

En la experiencia del límite y del posible fracaso de la ciencia médica frente a casos clínicos cada vez más problemáticos y a diagnósticos infaustos, estáis llamados a abriros a la dimensión trascendente, que puede daros el sentido pleno de vuestra profesión. Recordemos que la vida es sagrada y pertenece a Dios, por lo tanto, es inviolable y no se puede disponer de ella (cf. Instr. Donum vitae, 5; Carta enc. Evangelium vitae, 29-53). La vida debe ser acogida, tutelada, respetada y servida desde que surge hasta que termina: lo requieren simultáneamente tanto la razón como la fe en Dios, autor de la vida. En ciertos casos, la objeción de conciencia es para vosotros una elección necesaria para ser coherentes con este “sí” a la vida y a la persona. En cualquier caso, vuestra profesionalidad, animada por la caridad cristiana, será el mejor servicio al verdadero derecho humano, el derecho a la vida. Aunque a veces no podáis curar al enfermo, sí que podéis siempre cuidar de él con gestos y procedimientos que le den alivio y consuelo.

Lamentablemente, en algunos contextos de guerra y de conflicto violento, el personal sanitario y los centros que se ocupan de dar acogida y asistencia a los enfermos están en el punto de mira. En algunas zonas, el poder político también pretende manipular la asistencia médica a su favor, limitando la justa autonomía de la profesión sanitaria. En realidad, atacar a aquellos que se dedican al servicio de los miembros del cuerpo social que sufren no beneficia a nadie.

5. En esta XXVIII Jornada Mundial del Enfermo, pienso en los numerosos hermanos y hermanas que, en todo el mundo, no tienen la posibilidad de acceder a los tratamientos, porque viven en la pobreza. Me dirijo, por lo tanto, a las instituciones sanitarias y a los Gobiernos de todos los países del mundo, a fin de que no desatiendan la justicia social, considerando solamente el aspecto económico. Deseo que, aunando los principios de solidaridad y subsidiariedad, se coopere para que todos tengan acceso a los cuidados adecuados para la salvaguardia y la recuperación de la salud. Agradezco de corazón a los voluntarios que se ponen al servicio de los enfermos, que suplen en muchos casos carencias estructurales y reflejan, con gestos de ternura y de cercanía, la imagen de Cristo Buen Samaritano.

Encomiendo a la Virgen María, Salud de los enfermos, a todas las personas que están llevando el peso de la enfermedad, así como a sus familias y a los agentes sanitarios. A todos, con afecto, les aseguro mi cercanía en la oración y les imparto de corazón la Bendición Apostólica.

Vaticano, 3 de enero de 2020,
Memoria del Santísimo Nombre de Jesús

FRANCISCO

[00005-ES.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

«Vinde a Mim, todos os que estais cansados e oprimidos,
que Eu hei de aliviar-vos» (
Mt 11, 28)

Queridos irmãos e irmãs!

1. Estas palavras ditas por Jesus – «vinde a Mim, todos os que estais cansados e oprimidos, que Eu hei de aliviar-vos» (Mt 11, 28) – indicam o caminho misterioso da graça, que se revela aos simples e revigora os cansados e exaustos. Tais palavras exprimem a solidariedade do Filho do Homem, Jesus Cristo, com a humanidade aflita e sofredora. Há tantas pessoas que sofrem no corpo e no espírito! A todas, convida a ir ter com Ele – «vinde a Mim» –, prometendo-lhes alívio e recuperação. «Quando Jesus pronuncia estas palavras, tem diante dos seus olhos as pessoas que encontra todos os dias pelas estradas da Galileia: muita gente simples, pobres, doentes, pecadores, marginalizados pelo ditame da lei e pelo opressivo sistema social. Este povo sempre acorreu a Ele para ouvir a sua palavra, uma palavra que incutia esperança» (Angelus, 6 de julho de 2014).

No XXVIII Dia Mundial do Doente, Jesus dirige este convite aos doentes e oprimidos, aos pobres cientes de dependerem inteiramente de Deus para a cura de que necessitam sob o peso da provação que os atingiu. A quem vive na angústia devido à sua situação de fragilidade, sofrimento e fraqueza, Jesus Cristo não impõe leis, mas, na sua misericórdia, oferece-Se a Si mesmo, isto é, a sua pessoa que dá alívio. A humanidade ferida é contemplada por Jesus com olhos que veem e observam, porque penetram em profundidade: não correm indiferentes, mas param e acolhem o homem todo e todo o homem segundo a respetiva condição de saúde, sem descartar ninguém, convidando cada um a fazer experiência de ternura entrando na vida d’Ele.

2. Porque tem Jesus Cristo estes sentimentos? Porque Ele próprio Se tornou frágil, experimentando o sofrimento humano e recebendo, por sua vez, alívio do Pai. Na verdade, só quem passa pessoalmente por esta experiência poderá ser de conforto para o outro. Várias são as formas graves de sofrimento: doenças incuráveis e crónicas, patologias psíquicas, aquelas que necessitam de reabilitação ou cuidados paliativos, as diferentes formas de deficiência, as doenças próprias da infância e da velhice, etc. Nestas circunstâncias, nota-se por vezes carência de humanidade, pelo que se revela necessário, para uma cura humana integral, personalizar o contacto com a pessoa doente acrescentando a solicitude ao tratamento. Na doença, a pessoa sente comprometidas não só a sua integridade física, mas também as várias dimensões da sua vida relacional, intelectiva, afetiva, espiritual; e por isso, além das terapias, espera amparo, solicitude, atenção, em suma, amor. Além disso, junto do doente, há uma família que sofre e pede, também ela, conforto e proximidade.

3. Queridos irmãos e irmãs enfermos, a doença coloca-vos de modo particular entre os «cansados e oprimidos» que atraem o olhar e o coração de Jesus. Daqui vem a luz para os vossos momentos de escuridão, a esperança para o vosso desalento. Convida-vos a ir ter com Ele: «Vinde». Com efeito, n’Ele encontrareis força para ultrapassar as inquietações e interrogativos que vos surgem nesta «noite» do corpo e do espírito. É verdade que Cristo não nos deixou receitas, mas, com a sua paixão, morte e ressurreição, liberta-nos da opressão do mal.

Nesta condição, precisais certamente dum lugar para vos restabelecerdes. A Igreja quer ser, cada vez mais e melhor, a «estalagem» do Bom Samaritano que é Cristo (cf. Lc 10, 34), isto é, a casa onde podeis encontrar a sua graça, que se expressa na familiaridade, no acolhimento, no alívio. Nesta casa, podereis encontrar pessoas que, tendo sido curadas pela misericórdia de Deus na sua fragilidade, saberão ajudar-vos a levar a cruz, fazendo, das próprias feridas, frestas através das quais divisar o horizonte para além da doença e receber luz e ar para a vossa vida.

Nesta obra de restabelecimento dos irmãos enfermos, insere-se o serviço dos profissionais da saúde – médicos, enfermeiros, pessoal sanitário, administrativo e auxiliar, voluntários –, pondo em ação as respetivas competências e fazendo sentir a presença de Cristo, que proporciona consolação e cuida da pessoa doente tratando das suas feridas. Mas, também eles são homens e mulheres com as suas fragilidades e até com as suas doenças. Neles se cumpre de modo particular esta verdade: «Quando recebemos o alívio e a consolação de Cristo, por nossa vez somos chamados a tornar-nos alívio e consolação para os irmãos, com atitude mansa e humilde, à imitação do Mestre» (Angelus, 6 de julho de 2014).

4. Queridos profissionais da saúde, qualquer intervenção diagnóstica, preventiva, terapêutica, de pesquisa, tratamento e reabilitação há de ter por objetivo a pessoa doente, onde o substantivo «pessoa» venha sempre antes do adjetivo «doente». Por isso, a vossa ação tenha em vista constantemente a dignidade e a vida da pessoa, sem qualquer cedência a atos de natureza eutanásica, de suicídio assistido ou supressão da vida, nem mesmo se for irreversível o estado da doença.

Quando vos defrontais com os limites e possível fracasso da própria ciência médica perante casos clínicos cada vez mais problemáticos e diagnósticos funestos, sois chamados a abrir-vos à dimensão transcendente, que vos pode oferecer o sentido pleno da vossa profissão. Lembremo-nos de que a vida é sacra e pertence a Deus, sendo por conseguinte inviolável e indisponível (cf. Instr. Donum vitae, 5; Enc. Evangelium vitae, 29-53). A vida há de ser acolhida, tutelada, respeitada e servida desde o seu início até à morte: exigem-no simultaneamente tanto a razão como a fé em Deus, autor da vida. Em certos casos, a objeção de consciência deverá tornar-se a vossa opção necessária, para permanecerdes coerentes com este «sim» à vida e à pessoa. Em todo o caso, o vosso profissionalismo, animado pela caridade cristã, será o melhor serviço ao verdadeiro direito humano: o direito à vida. Quando não puderdes curar, podereis sempre cuidar com gestos e procedimentos que proporcionem amparo e alívio ao doente.

Infelizmente, nalguns contextos de guerra e conflitos violentos, são atacados o pessoal sanitário e as estruturas que se ocupam da receção e assistência dos doentes. Nalgumas áreas, o próprio poder político pretende manipular a seu favor a assistência médica, limitando a justa autonomia da profissão sanitária. Na realidade, atacar aqueles que se dedicam ao serviço dos membros sofredores do corpo social não beneficia a ninguém.

5. Neste XXVIII Dia Mundial do Doente, penso em tantos irmãos e irmãs de todo o mundo sem possibilidades de acesso aos cuidados médicos, porque vivem na pobreza. Por isso, dirijo-me às instituições sanitárias e aos governos de todos os países do mundo, pedindo-lhes que não sobreponham o aspeto económico ao da justiça social. Faço votos de que, conciliando os princípios de solidariedade e subsidiariedade, se coopere para que todos tenham acesso a cuidados médicos adequados para salvaguardar e restabelecer a saúde. De coração agradeço aos voluntários que se colocam ao serviço dos doentes, procurando em não poucos casos suprir carências estruturais e refletindo, com gestos de ternura e proximidade, a imagem de Cristo Bom Samaritano.

À Virgem Maria, Saúde dos Enfermos, confio todas as pessoas que carregam o fardo da doença, juntamente com os seus familiares, bem como todos os profissionais da saúde. Com cordial afeto, asseguro a todos a minha proximidade na oração e envio a Bênção Apostólica.

Vaticano, Memória do SS. Nome de Jesus, 3 de janeiro de 2020

FRANCISCO

[00005-PO.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

«Przyjdźcie do Mnie wszyscy, którzy utrudzeni i obciążeni jesteście,
a Ja was pokrzepię» (Mt 11, 28)

Drodzy braci i siostry,

1. Słowa Jezusa: «Przyjdźcie do Mnie wszyscy, którzy utrudzeni i obciążeni jesteście, a Ja was pokrzepię» (Mt 11,28) wskazują na tajemniczy kierunek łaski, która objawia się ludziom prostym i daje wytchnienie utrudzonym i zmęczonym. Słowa te są wyrazem solidarności Syna Człowieczego wobec ludzkości dotkniętej smutkiem i cierpieniem. Jakże wiele osób cierpi w ciele i na duchu! Jezus Chrystus wzywa wszystkich, aby pójść do Niego: «przyjdźcie do mnie» i obiecuje ulgę i wytchnienie. «Kiedy Jezus to mówi, ma przed oczyma ludzi, których spotyka każdego dnia na drogach Galilei: wielu ludzi prostych, ubogich, chorych, grzeszników, znajdujących się na marginesie społeczeństwa z powodu ciężaru prawa i opresyjnego systemu społecznego... Ludzie ci zawsze uganiali się za Nim, aby słuchać Jego słowa — słowa, które dawało nadzieję!» (Anioł Pański, 6 lipca 2014).

W XXVIII Światowy Dzień Chorego, Jezus kieruje zaproszenie do chorych, uciśnionych i biednych, którzy wiedzą, że zależą całkowicie od Boga i, dotknięci ciężarem próby, potrzebują uzdrowienia. Osobom przeżywającym przygnębienie z powodu swojej sytuacji słabości i bólu Jezus Chrystus nie narzuca przepisów prawa, ale oferuje swoje miłosierdzie czyli samego siebie jako odnawiającą moc. Jezus patrzy na poranione człowieczeństwo. On ma oczy, które widzą i które zauważają, gdyż patrzą głęboko, nie rozglądają się obojętnie, lecz zatrzymują się i akceptują całego człowieka, każdego z jego stanem zdrowia, nie odrzucając nikogo, zapraszając każdego do wejścia w Jego życie, aby doświadczyć łagodności.

2. Dlaczego Jezus Chrystus żywi te uczucia? Ponieważ On sam uczynił się słabym, doświadczając ludzkiego cierpienia i otrzymując następnie pokrzepienie od Ojca. Faktycznie tylko ten, kto osobiście przeżywa to doświadczenie, będzie potrafił pocieszyć drugiego. Istnieje kilka poważnych form cierpienia: choroby nieuleczalne i przewlekłe, choroby psychiczne, schorzenia wymagające rehabilitacji lub opieki paliatywnej, różne niepełnosprawności, choroby wieku dziecięcego i podeszłego… Wobec nich czasami brakuje człowieczeństwa, dlatego konieczne jest spersonalizowanie podejścia do pacjenta, dodając do leczenia także opiekę w celu integralnego uzdrowienia człowieka. W chorobie czuje on bowiem, że zagrożona jest nie tylko jego integralność fizyczna, ale także wymiar relacyjny, intelektualny, uczuciowy i duchowy; i dlatego oprócz terapii oczekuje wsparcia, troskliwości, uwagi... jednym słowem miłości. Ponadto obok człowieka chorego jest jego rodzina, która cierpi i również potrzebuje pociechy i bliskości.

3. Drodzy chorzy bracia i siostry, wasza choroba stawia was w szczególny sposób pośród owych, “utrudzonych i obciążonych”, którzy przyciągają wzrok i serce Jezusa. Stąd wychodzi światło, które oświeca wasze chwile ciemności i nadzieja wobec waszego zniechęcenia. Jezus zaprasza was, abyście przyszli do Niego: «Przyjdźcie». W Nim bowiem niepokoje i pytania, które rodzą się w tej waszej “nocy” ciała i ducha, znajdą siłę do ich pokonania. Tak, Chrystus nie dał nam recept, ale swoją męką, śmiercią i zmartwychwstaniem uwalnia nas od ucisku zła.

W tym stanie na pewno potrzebujecie miejsca, aby się pokrzepić. Kościół chce być coraz bardziej i lepiej “gospodą“ Dobrego Samarytanina, którym jest Chrystus (por. Łk 10, 34), to znaczy domem, w którym można znaleźć Jego łaskę, wyrażającą się w gościnności, w akceptacji, w podniesieniu na duchu. W tym domu będziecie mogli spotkać ludzi, którzy, uzdrowieni miłosierdziem Bożym ze swojej słabości, będą umieli pomóc wam nieść krzyż, tworząc z własnych ran szczeliny, poprzez które ponad swoją chorobą można dostrzec horyzont i otrzymać światło i powietrze dla waszego życia.

W to dzieło przynoszenia ulgi chorym braciom wpisuje się działalność pracowników służby zdrowia: lekarzy, pielęgniarek, personelu pomocniczego, administracji placówek sanitarnych, wolontariuszy, którzy, wykonując swoje zadania zgodnie z kompetencjami, pozwalają odczuć obecność Chrystusa, który ofiaruje pociechę i troszczy się o chorą osobę, opatrując jej rany. Jednakże również oni są mężczyznami i kobietami nie pozbawionymi własnych słabości czy chorób. W odniesieniu do nich mają szczególne znaczenie słowa, że «otrzymawszy pokrzepienie i pocieszenie Chrystusa, jesteśmy z kolei wezwani, aby stać się pokrzepieniem i pocieszeniem dla naszych braci, poprzez postawę łagodności i pokory na wzór Mistrza» (Anioł Pański, 6 lipca 2014).

4. Drodzy pracownicy służby zdrowia, każda interwencja diagnostyczna, prewencyjna, terapeutyczna, badawcza, lecznicza i rehabilitacyjna skierowana jest do osoby chorego, gdzie rzeczownik “osoba” zawsze pojawia się przed przymiotnikiem “chory”. Dlatego wasze działanie niech będzie stale nakierowane na godność i życie człowieka, bez jakiejkolwiek zgody na działania o charakterze eutanazji, wspomaganego samobójstwa, zaprzestania podtrzymywania życia, nawet wtedy, gdy stan choroby jest nieodwracalny.

W obliczu sytuacji krytycznych i możliwej porażki nauk medycznych wobec przypadków klinicznych coraz bardziej problematycznych i wobec niekorzystnych diagnoz, jesteście wezwani do otwarcia się na wymiar transcendentny, który może ukazać najgłębszy sens waszej profesji. Pamiętamy, że życie jest święte i należy do Boga, dlatego jest nienaruszalne i nietykalne (por. Instr. Donum vitae, 5; Enc. Evangelium vitae, 29-53). Życie ma być przyjmowane, chronione, szanowane i trzeba mu służyć od jego zaistnienia aż do śmierci: domagają się tego zarówno rozum, jak i wiara w Boga autora życia. W niektórych przypadkach sprzeciw sumienia pozostaje dla was koniecznym wyborem, aby pozostać wiernymi waszemu „tak” dla życia i osoby. W każdym razie wasz profesjonalizm ożywiany chrześcijańską miłością, będzie najlepszą formą służby wobec podstawowego prawa człowieka, jakim jest prawo do życia. Nawet wówczas, kiedy nie będziecie w stanie wyleczyć, zawsze będziecie mogli otoczyć opieką za pomocą gestów i procedur, które przynoszą ulgę i wytchnienie pacjentowi.

Niestety, w niektórych kontekstach wojny czy konfliktu zbrojnego atakuje się personel medyczny i placówki, które zajmują się przyjmowaniem i leczeniem chorych. W niektórych miejscach również władza polityczna próbuje manipulować pomocą medyczną na swoją korzyść, ograniczając autonomię prawną przysługującą profesji medycznej. W rzeczywistości, atakowanie tych, którzy poświęcają się służbie cierpiącym członkom społeczeństwa, nikomu nie przynosi pożytku.

5. W tym XXVIII Światowym Dniu Chorych myślę o wielu braciach i siostrach, którzy na całym świecie nie mają dostępu do leczenia, ponieważ żyją w biedzie. Zwracam się zatem do instytucji opieki zdrowotnej i rządów wszystkich krajów świata, aby mając na uwadze aspekt ekonomiczny, nie zaniedbywały sprawiedliwości społecznej. Ufam, że łącząc zasady solidarności i pomocniczości, zostanie podjęta współpraca dla zapewniania wszystkim dostępu do odpowiedniej opieki medycznej w celu ochrony i odzyskiwania zdrowia. Z serca dziękuję wolontariuszom, którzy oddają się służbie chorym, uzupełniając w wielu przypadkach braki strukturalne i odzwierciedlając poprzez gesty czułości i bliskości obraz Chrystusa Dobrego Samarytanina.

Najświętszej Maryi Pannie, Uzdrowieniu Chorych, zawierzam wszystkich, którzy dźwigają ciężar choroby wraz z ich rodzinami, a także wszystkich pracowników służby zdrowia. Wszystkich z czułością zapewniam o bliskości w modlitwie i z serca udzielam Apostolskiego Błogosławieństwa.

Watykan, 3 stycznia 2020 r.,
we wspomnienie Najświętszego Imienia Jezus

FRANCISZEK

[00005-PL.01] [Testo originale: Italiano]

 

Traduzione in lingua araba

اليوم العالمي الثامن والعشرون للمريض

"تعالَوا إِليَّ جَميعاً أَيُّها المُرهَقونَ المُثقَلون، وأَنا أُريحُكم" (متى 11، 28)

أيها الإخوة والأخوات الأعزاء،

1. كلمات يسوع: "تعالَوا إِليَّ جَميعًا أَيُّها المُرهَقونَ المُثقَلون، وأَنا أُريحُكم" (متى 11، 28) تدلّ على مسيرة النعمة الخفيّة التي يكشفها الله للبسطاء وتَمنح راحة للمرهقين والمتعبين. تُعبِّر هذه الكلمات عن تضامن يسوع المسيح، ابن الإنسان، مع إنسانية مصابة بالشدائد ومتألّمة. كم من الناس يعانون في الجسد والروح! يدعو يسوع الجميع للذهاب إليه، "تعالَوا إِليَّ"، ويعدهم بالراحة والعافية. "عندما قال يسوع هذا كان يرى أمام عينيه الأشخاص الذين كان يلتقيهم يوميًّا على طرق الجليل: العديد من الأشخاص البسطاء، والفقراء، والمرضى، والخطأة، والمهمّشين بسبب ثقل الشريعة والنظام الاجتماعي الجائر... هؤلاء الأشخاص كانوا دائمًا يتبعونه ليصغوا إلى كلمته –كلمة تمنح الرجاء" (صلاة التبشير الملائكي، 6 تموز / يوليو 2014).

في اليوم العالمي الثامن والعشرين للمريض، يوجّه يسوع الدعوة إلى المرضى والمثقلين، والفقراء الذين يعرفون أنهم يعتمدون كلّيًّا على الله، وقد ثقلت عليهم المحن وهم بحاجة إلى شفاء. فيسوع لا يفرض القوانين على الذين يعيشون في قلق دائم بسبب وضعهم الخاص المليء بالهشاشة والألم والضعف، بل يقدّم لهم رحمته، أي شخصه الذي يشفي ويعافي. إن يسوع يرى البشرية الجريحة. له عيون تبصر، وتنتبه، لأنها تنظر في العمق، ولا تتنقل هنا وهناك من غير مبالاة، لكنها تتوقّف وترحّب بالإنسان كلّه، وبكلّ إنسان مهما كانت حالته الصحية، ولا يترك أحدًا جانبًا، بل يدعو كلّ واحد إلى الدخول في حياته ليختبر الحنان.

2. لماذا يحمل يسوع المسيح هذه المشاعر؟ لأنه هو نفسه صار ضعيفًا، واختبر معاناة البشرية وتلقّى السند والراحة من الآب. في الواقع، وحدَه مَن يعيش هذه الخبرة، يعرف أن يكون سندًا وراحة لغيره. أشكال المعاناة الخطيرة كثيرة: الأمراض المستعصية والمزمنة، والأمراض النفسية، والأمراض التي تحتاج إلى إعادة تأهيل أو علاجًا مسكِّنًا، والإعاقات المختلفة، والأمراض في الطفولة وفي الشيخوخة... في هذه الظروف يظهر في بعض الأحيان أن هناك نقصٌ في الإنسانيّة، ولهذا من الضروريّ أن يكون التعامل مع المريض وفقًا لحالته، ويجب أن يرافق العلاجَ الاهتمامُ الشخصيّ بالمريض، لتحقيق شفاء انساني متكامل. في حالة المرض، لا يشعر الشخص بالضعف في جسده وحسب، بل أيضًا في علاقاته مع الناس، وفي فكره وعاطفته وحياته الروحية؛ ولذلك فهو ينتظر، بالإضافة إلى العلاجات، الدعم، والاهتمام والانتباه... باختصار هو ينتظر المحبّة. بالإضافة إلى ذلك، إلى جانب المريض هناك عائلة تعاني، وتطلب هي أيضًا سندًا ومن يقف بالقرب منها.

3. أيها الإخوة والأخوات المرضى الأعزّاء، إن المرض يضعكم بصورة خاصّة بين هؤلاء "المرهقين والمثقلين"، الذين لفتوا نظر يسوع وقلبه. من هنا تستمدّون النورَ في لحظاتكم المظلمة، والرجاءَ في يأسكم. إنه يدعوكم للذهاب إليه، قال لكم: "تعالَوا". في الواقع، إن القلق والأسئلة التي تُثار فيكم في "عتمة" الجسد أو الروح هذه، تجد في يسوع القوّة لكي تتجاوزوها. نعم، المسيح لم يعطِنا وصفات علاج، لكنه حرّرنا من ظلم الشرّ بقوّة آلامه وبموته وقيامته من بين الأموات.

في هذه الحالة، أنتم بالتأكيد بحاجة إلى مكان تستردّون فيه عافيتكم. وتريد الكنيسة أن تكون لكم أكثر وأفضل من أيّ وقت مضى "فندق" السامري الرحيم الذي هو المسيح (را. لو 10، 34)، أي البيت الذي يمكنكم أن تجدوا فيه نعمته التي تظهر في الألفة، وفي الترحيب وتقديم العزاء لكم. في هذا البيت، ستلتقون أشخاصًا شفاهم الله برحمته من ضعفهم. وسيساعدونكم على حمل الصليب فيجعلون من جراحكم الخاصّة منافذ نور، تنظرون من خلالها إلى الأفق، إلى ما وراء المرض، وتتلقّون النور والهواء من أجل حياتكم.

إن خدمة العاملين في مجال الصحّة، الأطبّاء والممرّضون والموظّفون والإداريون والمساعدون والمتطوّعون تكمن في إعادة العافية والراحة للإخوة المرضى. وكلّهم يعملون بكفاءة ويجعلون المسيح حاضرًا، والمسيح يقدّم العزاء ويعتني بالشخص المريض ويعالج جراحه. ولكنهم أيضًا رجال ونساء لهم ضعفهم وحتى أمراضهم. وينطبق عليهم ما قلته مرّة: "بعد أن استعدنا عافيتنا ونلنا الراحة من المسيح، صرنا مدعوّين بدورنا لنصبح راحة وعزاءً لإخوتنا، بوداعة وتواضع، على مثال المعلّم" (صلاة التبشير الملائكي، 6 تموز / يوليو 2014).

4. أعزّائي العاملين في مجال الصحّة: إن كلّ إجراء تشخيص، أو وقاية، أو علاج، أو بحث، أو عناية أو إعادة تأهيل هو موجّه للمريض، الذي هو أوّلًا ودائمًا "الشخص"، الإنسان، قبل أن يكون "المريض". لذلك، فليحمل عملكم دائمًا توقًا إلى كرامة الشخص وحياته، فلا تنساقون لأيّ عمل ينتسب إلى الموت الرحيم، أو المساعدة على الانتحار أو قتل الحياة، حتى عندما تكون حالة المرض ميؤوسًا منها.

إزاء محدوديّة العلوم الطبّية، بل أمام عجزها في بعض الحالات المرضيّة التي تزداد تعقيدًا أو الأمراض المستعصية، أنتم مدعوّون إلى الانفتاح على البعد السامي، الذي يستطيع أن يقدّم لكم المعنى الكامل لمهنتكم. إننا نُذكِّر أن الحياة مقدّسة وتنتمي لله وحده، وبالتالي هي غير قابلة للتصرّف ولا يجوز الاعتداء عليها. (را. الإرشاد الحياة هبة الله، 5؛ الرسالة العامة إنجيل الحياة، 29-53). يجب قبول الحياة، وحمايتها واحترامها وخدمتها منذ بزوغها وحتى نهايتها: هذا ما يقتضيه في الوقت نفسه العقل والإيمان بالله، ربِّ الحياة. وعليكم أن تختاروا اعتراض الضمير في بعض الحالات، حتى تبقوا أمناء لقول "نعم" للحياة والانسان. في أيّ حال، مسؤوليّتكم المهنية، التي تحييها المحبّة المسيحية، هي أفضل خدمة تقدّمونها للحقّ الإنساني الحقيقي، أي الحقّ في الحياة. عندما لا تستطيعون أن تحقّقوا الشفاء، يمكنكم دائمًا أن تقدّموا علاجًا آخر بأعمال ووسائل توفِّر الراحة وتخفّف عن المريض.

للأسف، في بعض الأماكن التي تشهد الحروب والصراعات العنيفة، يتمّ استهداف العاملين في المجال الصحّي والمَرافق التي تستضيف المرضى وتعتني بهم. وفي بعض المناطق، تسمح القوّة السياسية لنفسها بتسخير المساعدة الطبية لصالحها، مما يحدّ من الاستقلال الذاتي الصحيح لمهنة الرعاية الصحّية. في الواقع، إن مهاجمة الذين يكرّسون أنفسهم لخدمة الأعضاء المتألّمين في الجسم الاجتماعي لا يفيد أحدًا.

 

5. في اليوم العالمي الثامن والعشرين للمريض، أفكّر في العديد من الإخوة والأخوات، في العالم بأسره، الذين ليس لديهم إمكانية الحصول على العلاج، لأنهم يعيشون في الفقر. وأتوجّه بالتالي إلى المؤسّسات الصحّية والحكومات في جميع بلدان العالم، حتى لا يهملوا العدالة الاجتماعية، بسبب اعتبارات اقتصادية. آمل أن تجمع بين مبدأي التضامن والمؤازرة، فتتعاون من أجل ضمان حصول الجميع على الرعاية المناسبة كي يحافظوا على صحّتهم ويستعيدونها. وأتوجّه بالشكر الجزيل للمتطوّعين الذين يضعون أنفسهم في خدمة المرضى، فيعوضون في كثير من الحالات عن النقص المؤسّساتي، ويعكسون، عبر لمسات من الحنان والقرب، صورة المسيح السامري الرحيم.

إلى مريم العذراء، شفاء المرضى، أعهد جميع الأشخاص الذين يتحمّلون عبء المرض، وعائلاتهم، وكذلك جميع العاملين في مجال الصحّة. وبكل مودة أؤكّد للجميع قربي في الصلاة، وأمنحكم من كلّ قلبي البركة الرسوليّة.

حاضرة الفاتيكان، في 3 يناير / كانون الثاني 2020، عيد اسم يسوع الكلي القداسة

فرنسيس

[00005-AR.01] [Testo originale: Italiano]

[B0005-XX.01]