Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


#ViaggioApostolico di Sua Santità Francesco in Thailandia e Giappone (19-26 novembre 2019) – Visita al Patriarca Supremo dei Buddisti nel Wat Ratchabophit Sathit Maha Simaram Temple, 21.11.2019


Visita al Patriarca Supremo dei Buddisti nel Wat Ratchabophit Sathit Maha Simaram Temple

Saluto del Santo Padre

Traduzione in lingua italiana

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

Questa mattina, alle ore 10.00 locali (4.00 ora di Roma), il Santo Padre Francesco si è recato in visita al Patriarca Supremo dei Buddisti, Somdet Phra Ariyavongsagatanana IX, nel Wat Ratchabophit Sathit Maha Simaram Temple.

Al Suo arrivo, il Papa è stato accolto all’ingresso del complesso dal Segretario del Patriarca e insieme si sono recati al Tempio.

Dopo il discorso di benvenuto del Patriarca Supremo, il Santo Padre ha pronunciato il Suo saluto. Quindi, dopo lo scambio dei doni, ha avuto luogo un breve colloquio privato, durante il quale è stato ribadito il valore della fraternità tra le due religioni, per favorire la pace. Al termine, prima del saluto delle due delegazioni, il Santo Padre e il Patriarca Supremo dei Buddisti si sono scambiati reciproche benedizioni. Infine, dopo la firma del Libro d’Onore e la foto ufficiale, il Papa si è congedato dal Patriarca Supremo e prima di lasciare la struttura, nel cortile centrale, ha posato per una foto di gruppo con 35 Monaci del Monastero Wat Pho. Quindi si è trasferito in auto al St. Louis Hospital per l’incontro con il personale medico.

Pubblichiamo di seguito il saluto del Santo Padre al Patriarca Supremo:

Saluto del Santo Padre

Su Santidad:

Le agradezco sus amables palabras de bienvenida. Al comienzo de mi visita a esta nación, me alegra visitar este Templo Real, símbolo de los valores y las enseñanzas que caracterizan a este amado pueblo. En las fuentes del budismo la mayoría de los tailandeses han nutrido y permeado su manera de reverenciar la vida y a sus ancianos, de llevar adelante un estilo de vida sobrio basado en la contemplación, el desapego, el trabajo duro y la disciplina (cf. S. Juan Pablo II, Exhort. ap. postsin. Ecclesia in Asia, 6); características que nutren ese distintivo tan especial vuestro: ser considerados como el pueblo de la sonrisa.

Nuestro encuentro se inscribe dentro de ese camino de valoración y reconocimiento mutuo comenzado por nuestros predecesores. Sobre sus huellas quisiera inscribir esta visita, para acrecentar no sólo el respeto sino la amistad entre nuestras comunidades. Han pasado casi cincuenta años desde que el decimoséptimo Patriarca Supremo, Somdej Phra Wanarat (Pun Punnasiri), junto con un grupo de importantes monjes budistas, visitó al Papa Pablo VI en el Vaticano, lo cual representó un hito muy importante en el desarrollo del diálogo entre nuestras dos tradiciones religiosas; diálogo cultivado que permitió realizar, posteriormente, al Papa Juan Pablo II una visita en este Templo al Patriarca Supremo, Su Santidad Somdej Phra Ariyavongsagatanana (Vasana Vasano). Posteriormente tuve el honor de recibir recientemente a una delegación de monjes del templo de Wat Pho, con su obsequio de una traducción de un antiguo manuscrito budista escrito en lengua pali, conservado ahora en la Biblioteca Vaticana. Son pequeños pasos que ayudan a testimoniar no sólo en nuestras comunidades sino en nuestro mundo, tan impulsado a generar y propagar divisiones y exclusiones, testimoniar que la cultura del encuentro es posible. Cuando tenemos la oportunidad de reconocernos y valorarnos, incluso desde nuestras diferencias (cf. Exhort. ap. Evangelii gaudium, 250), ofrecemos al mundo una palabra de esperanza capaz de animar y sostener a los que resultan siempre más perjudicados por la división. Posibilidades como estas nos recuerdan lo importante que es el que las religiones se manifiesten cada vez más como faros de esperanza, en cuanto promotoras y garantes de fraternidad.

En este sentido, doy las gracias a este pueblo porque, desde la llegada del cristianismo a Tailandia, hace unos cuatro siglos y medio, los católicos, aun siendo un grupo minoritario, han disfrutado de la libertad en la práctica religiosa y durante muchos años han vivido en armonía con sus hermanos y hermanas budistas.

En este camino de la mutua confianza y fraternidad, deseo reiterar mi personal compromiso y el de toda la Iglesia por el fortalecimiento del diálogo abierto y respetuoso al servicio de la paz y del bienestar en este pueblo. Gracias a los intercambios académicos, que permiten una mayor comprensión mutua, como asimismo al ejercicio de la contemplación, la misericordia y el discernimiento —tan comunes a nuestras tradiciones—, podremos creer en el ejercicio de buena “vecindad” y crecer en él. Podremos impulsar entre los fieles de nuestras religiones el desarrollo de nuevas imaginaciones de la caridad, que sean capaces de generar y aumentar iniciativas concretas en el camino de la fraternidad, especialmente con los más pobres, y en referencia a nuestra tan maltratada casa común. De esta manera contribuiremos a la construcción de una cultura de compasión, fraternidad y encuentro tanto aquí como en otras partes del mundo (cf. ibíd.). Estoy seguro Santidad que este camino seguirá dando frutos y en abundancia.

Una vez más, agradezco a Su Santidad este encuentro. Pido que sea colmado de todas las bendiciones divinas para su salud y bienestar personal, y por su alta responsabilidad de guiar a los creyentes budistas en los caminos de la paz y la concordia.

¡Gracias!

[01847-ES.02] [Texto original: Español]

Traduzione in lingua italiana

Vostra Santità:

La ringrazio per le Sue amabili parole di benvenuto. All’inizio della mia visita in questa Nazione, sono lieto di recarmi in questo Tempio Reale, simbolo dei valori e degli insegnamenti che caratterizzano questo amato popolo. Alle fonti del buddismo la maggioranza dei tailandesi si sono abbeverati e hanno permeato la loro maniera di venerare la vita e i propri anziani, di condurre uno stile di vita sobrio, basato sulla contemplazione, sul distacco, sul lavoro duro e sulla disciplina (cfr. Esort. ap. postsin. Ecclesia in Asia, 6); caratteristiche che alimentano quel vostro tratto distintivo così peculiare: essere considerati come il popolo del sorriso.

Il nostro incontro si inscrive entro il cammino di stima e di mutuo riconoscimento iniziato dai nostri predecessori. Sulle loro orme vorrei porre questa visita, per accrescere non solo il rispetto ma anche l’amicizia tra le nostre comunità. Sono passati quasi cinquant’anni da quando il 17° Patriarca Supremo, Somdej Phra Wanarat (Pun Punnasiri), insieme ad un gruppo di importanti monaci buddisti, fece visita al Papa Paolo VI in Vaticano, ciò che rappresentò una svolta assai rilevante nello sviluppo del dialogo tra le nostre tradizioni religiose; dialogo coltivato che, successivamente, permise al Papa Giovanni Paolo II di realizzare una visita in questo Tempio al Patriarca Supremo Sua Santità Somdej Phra Ariyavongsagatanana (Vasana Vasano). In seguito ho avuto l’onore di accogliere di recente una delegazione di monaci del tempio di Wat Pho, con il dono di una traduzione di un antico manoscritto buddista in lingua pali, ora conservato nella Biblioteca Vaticana. Sono piccoli passi che aiutano a testimoniare non solo nelle nostre comunità, ma anche nel nostro mondo, tanto sollecitato a propagare e generare divisioni e esclusioni, testimoniare che la cultura dell’incontro è possibile. Quando abbiamo l’opportunità di riconoscerci e di apprezzarci, anche nelle nostre differenze (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 250), offriamo al mondo una parola di speranza capace di incoraggiare e sostenere quanti si trovano sempre maggiormente danneggiati dalla divisione. Possibilità come queste ci ricordano quanto sia importante che le religioni si manifestino sempre più quali fari di speranza, in quanto promotrici e garanti di fraternità.

In tal senso ringrazio questo popolo, perché, fin dall’arrivo del Cristianesimo in Tailandia, circa quattro secoli e mezzo fa, i cattolici, pur essendo un gruppo minoritario, hanno goduto della libertà nella pratica religiosa e per molti anni hanno vissuto in armonia con i loro fratelli e sorelle buddisti.

Su questa strada di reciproca fiducia e fraternità, desidero ribadire il mio personale impegno e quello di tutta la Chiesa per il rafforzamento di un dialogo aperto e rispettoso al servizio della pace e del benessere di questo popolo. Grazie agli scambi accademici, che permettono una maggiore comprensione reciproca, come pure all’esercizio della contemplazione, della misericordia e del discernimento – tanto comuni alle nostre tradizioni –, potremo credere in uno stile di buona “vicinanza” e crescere in esso. Potremo promuovere tra i fedeli delle nostre religioni lo sviluppo di nuovi progetti di carità, capaci di generare e incrementare iniziative concrete sulla via della fraternità, specialmente con i più poveri, e riguardo alla nostra tanto maltrattata casa comune. In questo modo contribuiremo alla formazione di una cultura di compassione, di fraternità e di incontro, tanto qui come in altre parti del mondo (cfr ibid.). Sono certo, Santità, che questo cammino continuerà a dare frutti e in abbondanza.

Ancora una volta ringrazio Vostra Santità per questo incontro. Prego perché Ella sia colmato di ogni benedizione divina per la Sua salute e il Suo benessere personale, e per la Sua alta responsabilità di guidare i fedeli buddisti sulle strade della pace e della concordia. Grazie.

[01847-IT.02] [Testo originale: Spagnolo]

Traduzione in lingua francese

Sainteté,

            Je vous remercie pour vos aimables paroles de bienvenue. Au début de ma visite dans ce pays, je suis heureux de me rendre dans ce Temple Royal, symbole des valeurs et des enseignements qui caractérisent ce peuple bien-aimé. C’est aux sources du bouddhisme que la majorité des thaïlandais puise et imprègne sa manière de vénérer la vie et les ancêtres, de cultiver un style de vie sobre, basé sur la contemplation, le détachement, le travail dur et la discipline (cf. Ecclesia in Asia, n 6) ; ce sont des caractéristiques qui nourrissent ce trait distinctif si particulier qu’est le vôtre : vous êtes considérés comme le peuple du sourire.

            Notre rencontre s’inscrit dans ce cheminement de valorisation et de reconnaissance mutuelles, commencé par nos prédécesseurs. Je voudrais placer cette visite dans leur sillage pour faire grandir, non seulement le respect, mais aussi l’amitié entre nos communautés. Presque cinquante ans sont écoulés depuis que le 17ème Patriarche Suprême, Somdej Phra Wanaret (Pun Punnasiri), avec un groupe de moines bouddhistes importants, a rendu visite au Pape Paul VI au Vatican, ce qui a constitué un jalon très important dans le processus du dialogue entre nos deux traditions religieuses ; dialogue entretenu qui a permis ultérieurement au Pape Jean-Paul II de rendre visite, dans ce Temple, au Patriarche Suprême, Sa Sainteté Somjed Phra Ariyavongsagatanana (Vasana Vasano). J’ai eu récemment l’honneur de recevoir personnellement une délégation de moines du Temple de Wat Pho, qui m’a fait don de la traduction d’un vieux manuscrit bouddhiste, écrit en langue pali, conservé aujourd’hui à la Bibliothèque Vaticane. De petits pas qui aident à témoigner, non seulement dans nos communautés mais aussi dans notre monde si enclin à générer et à propager des divisions et des exclusions, que la culture de la rencontre est possible. Quand nous avons l’occasion de nous reconnaître et de nous apprécier, y compris à partir de nos différences (cf. Exhort. ap. Evangelii gaudium, n. 250), nous offrons au monde une parole d’espérance capable de nourrir et de soutenir ceux qui sont toujours les plus affectés par les divisions. Des occasions comme celle-ci nous rappellent l’importance des religions du fait qu’elles peuvent devenir toujours davantage des phares d’espérance, des ferments et des garants de fraternité.

            Dans cette perspective, je rends hommage à ce peuple car, depuis l’arrivée du christianisme en Thaïlande, voici quatre siècles et demi, les catholiques, bien que minoritaires, ont joui de la liberté dans leur pratique religieuse et ont vécu de nombreuses années en harmonie avec leurs frères et sœurs bouddhistes.

            Sur ce chemin de confiance mutuelle et de fraternité, je désire renouveler mon engagement personnel, et celui de toute l’Eglise, pour le renforcement d’un dialogue ouvert et respectueux au service de la paix et du bien-être de ce peuple. Grace aux échanges académiques qui permettent une compréhension mutuelle croissante et à l’exercice de la contemplation, de la miséricorde et du discernement – si communs à nos traditions –, nous pourrons grandir dans la pratique du “bon voisinage”. Nous pouvons stimuler entre les fidèles de nos religions l’élaboration de nouvelles initiatives de charité, capables de générer et de multiplier des projets concrets sur le chemin de la fraternité, spécialement envers les plus pauvres, et pour notre maison commune si maltraitée. Nous contribuerons ainsi à la construction d’une culture de la compassion, de la fraternité et de la rencontre, ici comme ailleurs dans le monde (cf. Ibid., n. 250). Je suis sûr que ce processus se poursuivra en portant des fruits en abondance.

            Je remercie de nouveau Sa Sainteté pour cette rencontre. Je prie pour que vous soyez rempli de toutes les bénédictions divines, pour votre santé et votre bien-être personnel, et pour votre haute responsabilité de guide des croyants bouddhistes sur les chemins de la paix et de la concorde. 

            Merci.

[01847-FR.02] [Texte original: Espagnol]

Traduzione in lingua inglese

Your Holiness,

I thank you for your gracious words of welcome. At the beginning of my visit to this nation, I am pleased to come to this Royal Temple, a symbol of the values and teachings that characterize this beloved people. The majority of Thais have drunk deeply from the sources of Buddhism, which have imbued their way of venerating life and their ancestors, and leading a sober lifestyle based on contemplation, detachment, hard work and discipline (cf. Ecclesia in Asia, 6). These traits nurture your distinctive characteristic as a “smiling people”.

Our meeting takes place as part of the journey of esteem and mutual recognition initiated by our predecessors. I would like this visit to follow in their footsteps, in order to increase respect but also friendship between our communities. Almost fifty years have passed since the seventeenth Supreme Patriarch, Somdej Phra Wanarat (Pun Punnasiri), together with a group of distinguished Buddhist monks, visited Pope Paul VI in the Vatican. This represented a very significant turning point in the development of the dialogue between our religious traditions, which subsequently enabled Pope John Paul II to visit this Temple and the Supreme Patriarch, His Holiness Somdej Phra Ariyavongsagatanana (Vasana Vasano).

I myself recently had the honour of welcoming a delegation of monks from the Wat Pho temple, who presented me with a translation of an ancient Buddhist manuscript in the Pali language kept in the Vatican Library. These are small steps which help testify that the culture of encounter is possible, not only within our communities but also in our world, so prone to creating and spreading conflict and exclusion. When we have the opportunity to appreciate and esteem one another in spite of our differences (cf. Evangelii Gaudium, 250), we offer a word of hope to the world, which can encourage and support those who increasingly suffer the harmful effects of conflict. Occasions like this remind us how important it is for religions to become more and more beacons of hope, as promoters and guarantors of fraternity.

In this regard, I am grateful to the people of this land, because, since the arrival of Christianity in Thailand some four and a half centuries ago, Catholics have enjoyed freedom in religious practice, despite their being in a minority, and for many years have lived in harmony with their Buddhist brothers and sisters.

On this path of mutual trust and fraternity, I wish to reiterate my personal commitment, and that of the whole Church, to furthering an open and respectful dialogue in the service of the peace and well-being of this people. Thanks to scholarly exchanges, which lead to greater mutual understanding, as well as the exercise of contemplation, mercy and discernment – common to both our traditions – we can grow and live together as good “neighbors”. We will likewise be able to promote among the followers of our religions the development of new charitable projects, capable of generating and multiplying practical initiatives on the path of fraternity, especially with regard to the poor and our much-abused common home. In this way, we will contribute to the formation of a culture of compassion, fraternity and encounter, both here and in other parts of the world (cf. ibid.). I am sure, Your Holiness, that this journey will continue to bear fruit in abundance.

Once again, I thank Your Holiness for this meeting. I pray that you may be granted every divine blessing for your own health and well-being, and for your high responsibility of guiding the followers of Buddhism in the ways of peace and concord.

Thank you!

[01847-EN.02] [Original text: Spanish]

Traduzione in lingua tedesca

Heiligkeit,

ich danke Ihnen für Ihre liebevollen Begrüßungsworte. Zu Beginn meines Besuchs in diesem Land freue ich mich, in diesem Königlichen Tempel zu weilen, der ein Symbol für die Werte und Lehren darstellt, die dieses geschätzte Volk auszeichnen. Die meisten Thailänder haben aus den Quellen des Buddhismus geschöpft, was ihre Art der Verehrung des Lebens und ihrer Ältesten geprägt hat wie auch die Führung eines nüchternen Lebensstils, der auf Kontemplation, Loslösung, harter Arbeit und Disziplin basiert (vgl. Nachsynodales Apostolisches Schreiben Ecclesia in Asia, 6); dies sind Eigenschaften, aus denen sich euer ganz besonderes Kennzeichen ergibt: ihr werdet als das „lächelnde Volk“ angesehen.

Unsere Begegnung möchte ein weiterer Schritt auf dem Weg gegenseitiger Wertschätzung und Anerkennung sein, der von unseren Vorgängern begonnen wurde. Ihren Spuren möchte ich mit diesem Besuch folgen, um nicht nur die Achtung, sondern auch die Freundschaft zwischen unseren Gemeinschaften weiter wachsen zu lassen. Fast fünfzig Jahre sind vergangen, seit der siebzehnte Oberste Patriarch Somdej Phra Wanarat (Pun Punnasiri) zusammen mit einer Gruppe bedeutender buddhistischer Mönche Papst Paul VI. im Vatikan besuchte, was einen sehr wichtigen Meilenstein in der Entwicklung des Dialogs zwischen unseren beiden religiösen Traditionen darstellte; dieser sorgsam gepflegte Dialog ermöglichte Papst Johannes Paul II. später den Besuch in diesem Tempel beim Obersten Patriarchen, Seiner Heiligkeit Somdej Phra Ariyavongsagatanana (Vasana Vasano). Dann hatte ich die Ehre, vor kurzem eine Delegation von Mönchen aus dem Tempel Wat Pho zu empfangen, die mir als Geschenk eine Übersetzung einer alten buddhistischen Handschrift überreichten, das in der Sprache Pali geschrieben ist und nun in der Vatikanischen Bibliothek aufbewahrt wird. Solche kleinen Schritte helfen zu bezeugen, dass eine Kultur der Begegnung möglich ist, nicht nur in unseren Gemeinschaften, sondern auch in unserer Welt mit ihrer starken Tendenz, Spaltung und Ausgrenzung hervorzubringen und zu propagieren. Wenn wir die Möglichkeit haben, uns auch in unseren Unterschieden gegenseitig kennen und schätzen zu lernen (vgl. Apostolisches Schreiben Evangelii gaudium, 250), schenken wir der Welt ein Wort der Hoffnung, das in der Lage ist, denjenigen Mut und Halt zu geben, die immer stärker unter den Konflikten leiden. Möglichkeiten wie diese erinnern uns daran, wie wichtig es ist, dass die Religionen, insofern sie Förderer und Garanten der Brüderlichkeit sind, sich immer mehr als Leuchttürme der Hoffnung erweisen.

Deshalb danke ich diesem Volk, denn seit der Ankunft des Christentums in Thailand vor etwa viereinhalb Jahrhunderten haben die Katholiken, obwohl sie eine Minderheit sind, die Freiheit der Religionsausübung genossen und über viele Jahre in Harmonie mit ihren buddhistischen Brüdern und Schwestern gelebt.

Auf diesem Weg des gegenseitigen Vertrauens und der Brüderlichkeit möchte ich mein persönliches Engagement und das der ganzen Kirche zur Stärkung eines offenen und respektvollen Dialogs im Dienste des Friedens und des Wohlergehens dieses Volkes bekräftigen. Dank des akademischen Austausches, der ein größeres gegenseitiges Verständnis ermöglicht, sowie der Ausübung von Kontemplation, Barmherzigkeit und Unterscheidung – die unseren Traditionen weitgehend gemeinsam sind – können wir einen Stil guter „Nachbarschaft” entwickeln und darin wachsen. Wir können unter den Gläubigen unserer Religionen die Entwicklung neuer karitativer Projekte fördern, die dazu in der Lage sind, konkrete Initiativen auf dem Weg der Brüderlichkeit zu entwickeln und zu verstärken, besonders zugunsten der Ärmsten und im Hinblick auf unser vielfach so schlecht behandeltes gemeinsames Haus. Auf diese Weise werden wir hier und in anderen Teilen der Welt zum Aufbau einer Kultur des Mitgefühls, der Brüderlichkeit und der Begegnung beitragen (vgl. ebd.). Ich bin sicher, Heiligkeit, dass dieser Weg auch in Zukunft überreiche Frucht bringen wird.

Noch einmal danke ich Seiner Heiligkeit für diese Begegnung. Ich bitte um allen göttlichen Segen für Ihre Gesundheit und Ihr persönliches Wohlergehen sowie für Ihre hohe Verantwortung, die buddhistischen Gläubigen auf Wegen des Friedens und der Eintracht zu führen.

Danke!

[01847-DE.02] [Originalsprache: Spanisch]

Traduzione in lingua portoghese

Santidade!

Agradeço as suas amáveis palavras de boas-vindas. Sinto-me feliz por vir, no princípio da minha Visita a esta nação, a este Templo Real, símbolo dos valores e ensinamentos que caraterizam este povo amado. Foi nas fontes do budismo que a maioria dos tailandeses bebeu e modelou a sua maneira de venerar a vida e os seus idosos, realizar um estilo de vida sóbrio baseado na contemplação, desapego, trabalho duro e disciplina (cf. São João Paulo II, Ecclesia in Asia, 6/XI/1999, 6); caraterísticas que alimentam o vosso traço distintivo tão peculiar: o povo do sorriso.

O nosso encontro insere-se no caminho de estima e mútuo reconhecimento iniciado pelos nossos antecessores. Na esteira dos seus passos, quero colocar esta visita para aumentar não só o respeito, mas também a amizade entre as nossas comunidades. Já se passaram quase cinquenta anos desde que o décimo sétimo Patriarca Supremo, Somdej Phra Wanarat (Pun Punnasiri), acompanhado por um grupo de importantes monges budistas, visitou o Papa Paulo VI no Vaticano, o que representou um marco muito importante no desenvolvimento do diálogo entre as nossas tradições religiosas; o cultivo deste diálogo permitiria sucessivamente ao Papa João Paulo II efetuar uma visita neste Templo ao Patriarca Supremo, Sua Santidade Somdej Phra Ariyavongsagatanana (Vasana Vasano). Pessoalmente, tive a honra de receber recentemente uma delegação de monges do templo de Wat Pho, que me obsequiou com a tradução dum antigo manuscrito budista escrito em língua pali, guardado agora na Biblioteca Vaticana. São pequenos passos que ajudam a testemunhar, não só nas nossas comunidades mas também neste nosso mundo tão instigado a gerar e propagar divisões e exclusões, que a cultura do encontro é possível. Sempre que temos oportunidade de nos reconhecer e apreciar, mesmo nas nossas diferenças (cf. Evangelii gaudium, 250), oferecemos ao mundo uma palavra de esperança, capaz de encorajar e sustentar aqueles que acabam por ser sempre os mais prejudicados pela divisão. Tais possibilidades lembram-nos quão importante é que as religiões se manifestem cada vez mais como faróis de esperança, enquanto promotoras e garantes de fraternidade.

Neste sentido, agradeço a este povo que, desde a chegada do cristianismo à Tailândia há cerca de quatro séculos e meio, permitiu aos católicos, mesmo sendo um grupo minoritário, desfrutar de liberdade na prática religiosa, vivendo desde há muitos anos em harmonia com os seus irmãos e irmãs budistas.

Neste caminho de mútua confiança e fraternidade, desejo reiterar o meu empenho pessoal e o de toda a Igreja no fortalecimento de um diálogo aberto e respeitoso ao serviço da paz e do bem-estar deste povo. Graças aos intercâmbios académicos, que permitem uma maior compreensão mútua, e também ao exercício da contemplação, da misericórdia e do discernimento – tão comuns às nossas tradições –, poderemos crescer num estilo de boa «vizinhança». Poderemos promover entre os fiéis das nossas religiões o desenvolvimento de novos projetos de caridade, capazes de gerar e incrementar iniciativas concretas no caminho da fraternidade, especialmente com os mais pobres, e em referência à nossa casa comum tão maltratada. Desta forma, contribuiremos para a formação duma cultura de compaixão, fraternidade e encontro, tanto aqui como noutras partes do mundo (cf. ibid., 250). Estou certo, Santidade, de que este caminho continuará a dar frutos em abundância.

Mais uma vez, agradeço a Vossa Santidade por este encontro. Rezo para que seja cumulado das bênçãos divinas na sua saúde e bem-estar pessoal e também na sua alta responsabilidade de guiar os crentes budistas nos caminhos da paz e da concórdia.

Obrigado!

[01847-PO.02] [Texto original: Espanhol]

Traduzione in lingua polacca

Wasza Świątobliwość:

Dziękuję za miłe słowa powitania. Na początku mojej wizyty w tym państwie z radością udaję się do tej Królewskiej Świątyni, będącej symbolem wartości i nauczania, charakteryzujących ten umiłowany naród. Większość Tajów zaczerpnęła ze źródeł buddyzmu i przepoiła nim swój sposób oddawania czci życiu i swoim przodkom, prowadzenia wstrzemięźliwego stylu życia opartego na kontemplacji, oderwaniu od świata, ciężkiej pracy i dyscypliny (por. Adhort. apost. Ecclesia in Asia, 6); cechach, które rozwijają wasz, jakże szczególny, znak rozpoznawczy: jesteście uważani za ludzi uśmiechu.

Nasze spotkanie wpisuje się w proces wzajemnego szacunku i uznania, zapoczątkowany przez naszych poprzedników. Chciałbym umieścić tę wizytę na wytyczonej przez nich drodze, by wzrósł nie tylko szacunek, ale także i przyjaźń między naszymi wspólnotami. Minęło niemal pięćdziesiąt lat od chwili, kiedy siedemnasty Najwyższy Patriarcha Somdej Phra Wanarat (Pun Punnasiri) wraz z grupą ważnych mnichów buddyjskich odwiedził papieża Pawła VI w Watykanie, co stanowiło bardzo istotny przełom w rozwoju dialogu między naszymi dwoma tradycjami religijnymi. Dialog ten był pielęgnowany, co pozwoliło papieżowi Janowi Pawłowi II odwiedzić w tej świątyni Najwyższego Patriarchę, Jego Świątobliwość Somdej Phra Ariyavongsagatanana (Vasana Vasano). Niedawno miałem zaszczyt przyjąć osobiście delegację mnichów ze świątyni Wat Pho, która przekazała mi w darze  tłumaczenie starożytnego rękopisu buddyjskiego napisanego w języku pali, który jest obecnie przechowywany w Bibliotece Watykańskiej. Są to małe kroki, które pomagają świadczyć nie tylko w naszych wspólnotach, ale także w naszym świecie, tak bardzo pobudzającym do propagowania i generowania podziałów i wykluczeń, że możliwa jest kultura spotkania. Kiedy mamy sposobność okazać wdzięczność i docenić siebie, pomimo istniejących różnic (por. Adhort. apost. Evangelii guadium, 250), dajemy światu słowo nadziei, zdolne, by dodawać otuchy i wspierać tych, którzy są coraz bardziej zniszczeni podziałem. Szanse, takie jak te, przypominają nam, jak bardzo jest ważne, aby religie ukazywały się coraz bardziej jako światło nadziei, będąc promotorami i gwarantami braterstwa.

Dlatego dziękuję temu ludowi, ponieważ od przybycia chrześcijaństwa do Tajlandii, około cztery i pół wieku temu, katolicy, pomimo, iż byli grupą mniejszościową, korzystali z  wolności w praktykach religijnych i przez wiele lat żyli w zgodzie ze swoimi buddyjskimi braćmi i siostrami.

Na tej drodze wzajemnego zaufania i braterstwa pragnę podkreślić moje osobiste zaangażowanie, a także całego Kościoła, na rzecz umocnienia otwartego i nacechowanego szacunkiem dialogu w służbie pokoju i dobrobytu tego narodu. Dzięki wymianom akademickim, które pozwalają na lepsze wzajemne zrozumienie, a także podejmowaniu kontemplacji, miłosierdzia i rozeznania - tak wspólnym naszym tradycjom - możemy wierzyć w styl dobrego „sąsiedztwa” i wzrastać w nim.  Będziemy mogli promować wśród wiernych naszych religii rozwój nowych projektów miłosierdzia, zdolnych do generowania i umacniania konkretnych inicjatyw na drodze braterstwa, zwłaszcza wobec najuboższych, oraz w odniesieniu do naszego tak źle traktowanego wspólnego domu. W ten sposób przyczyniamy się do budowania kultury współczucia, braterstwa i spotkania zarówno tutaj, jak i w innych częściach świata (por. tamże). Wasza Świątobliwość, jestem pewien, że ta droga będzie nadal wydawała owoce i to w obfitości.

Jeszcze raz dziękuję Waszej Świątobliwości za to spotkanie. Modlę się, aby Wasza Świątobliwość był pełen wszelkiego Bożego błogosławieństwa, o zdrowie i dobre samopoczucie osobiste a także w intencji wzniosłej odpowiedzialności Waszej Świątobliwości za prowadzenie wierzących buddyjskich drogami pokoju i zgody. Dziękuję!

[01847-PL.02] [Testo originale: Spagnolo]

Traduzione in lingua araba

الزيارة الرسولية إلى تايلاند

تحيّة قداسة البابا فرنسيس

إلى البطريرك البوذي الأعلى

في معبد وات راتشابوفيت ساتيت مها سيمارام

بانكوك، 21 نوفمبر/تشرين الثاني 2019

صاحب القداسة،

أشكركم على كلمات الترحيب اللطيفة. ويسرني، في بداية زيارتي لهذه الأمّة، أن أزور هذا المعبد الملكي، رمز القيم والتعاليم التي تميّز هذا الشعب الحبيب. لقد تغذّى معظم التايلانديين من المصادر البوذية، وصاغوا منها طريقهم في إكرام الحياة والمسنّين، وفي الاستمرار بأسلوب حياة رصين يعتمد على التأمّل، والتجرّد، والعمل المجهد والانضباط (را. الارشاد الرسولي ما بعد السينودس، الكنيسة في آسيا، 6)؛ وهي خصائص تغذّي ميزتكم الخاصة: بأن تُعتَبَروا شعبَ الابتسامة.

إن لقاءنا يندمج ضمن مسيرة التقدير والاعتراف المتبادلَين اللذين بدأهما أسلافنا. أودّ على أثرهم أن أحقّق هذه الزيارة من أجل تنمية ليس فقط الاحترام بل الصداقة بين مجتمعاتنا. لقد مرّ ما يقارب الخمسين عامًا على زيارة البطريرك الأعلى السابع عشر، سومدي فرا وانارات (بون بوناسيري)، برفقة مجموعة من الرهبان البوذيّين المهمّين، للبابا بولس السادس في الفاتيكان. وقد مثّلت هذه الزيارة نقطة تحول مهمة للغاية في تطوّر الحوار بين تقاليدنا الدينية؛ حوار مثمر سمح للبابا يوحنا بولس الثاني بزيارة البطريرك الأعلى الأخير، صاحب القداسة سومديج فرا أريافونغساغاتانانا (فاسانا فاسانو). لقد تشرّفت فيما بعد باستقبال وفدٍ من الرهبان مؤخّرًا من معبد وات فو، وقد قدموا لي ترجمة مخطوطة بوذيّة قديمة مكتوبة باللغة الباليّة وهي محفوظة الآن في مكتبة الفاتيكان. إنها خطوات صغيرة تساعدنا على أن نشهد، ليس فقط في مجتمعاتنا ولكن في عالمنا المدفوع بشدّة لتوليد ونشر الانقسامات والإقصاءات، أن ثقافة اللقاء ممكنة. عندما تتاح لنا الفرصة لتقدير وللاعتراف ببعضنا البعض، حتى من خلال اختلافاتنا (را. الارشاد الرسولي، فرح الإنجيل، 250)، فإننا نقدّم للعالم كلمة رجاء قادرة على تشجيع ومساندة الذين يتضرّرون على الدوام بفعل الانقسام. إن فرص كهذه تذكّرنا بمدى أهمّية أن تظهر الأديان، أكثر فأكثر، كمنارات رجاء عبر تعزيزها للأخوّة وتعهّدها بها.

في هذا الصدد، أشكر هذا الشعب لأنه، منذ وصول المسيحية إلى تايلاند منذ حوالي أربعة قرون ونصف، تمتّع الكاثوليك، بالرغم من كونهم أقلّية، بالحرّية في ممارسة شعائرهم الدينية وعاشوا في وئام لسنوات عديدة، مع إخوتهم وأخواتهم البوذيّين.

في مسيرة الثقة والإخاء المتبادَلَين هذه، أودّ أن أؤكّد مجدّدًا التزامي الشخصي والتزام الكنيسة بأجمعها بتعزيز الحوار المفتوح والمحترم في خدمة سلام وازدهار هذا الشعب. بفضل التبادلات الأكاديمية، التي تسمح بمزيد من التفاهم المتبادل، وبفضل ممارسة التأمّل وأعمال الرحمة والتمييز –وهي أمور شائعة جدًا في تقاليدنا- يمكننا أن نؤمن بممارسة حسن "الجوار" وننمو فيها. ويمكننا أن ننشر بين مؤمني أدياننا تنمية مشاريع جديدة للمحبّة، قادرة على توليد وزيادة مبادرات ملموسة في مسيرة الأخوّة، ولاسيما مع الأشدّ فقرًا، وتجاه بيتنا المشترك الذي تُساء معاملته للغاية. وبهذه الطريقة، سنساهم في بناء ثقافة التعاطف والأخوّة واللقاء، هنا وفي أجزاء أخرى من العالم (را. نفس المرجع). أنا متأكد، صاحب القداسة، من أن هذه المسيرة سوف تستمرّ في إعطاء ثمارها وبوفرة.

أشكركم مجدّدًا صاحب القداسة على هذا اللقاء. أتمنّى لكم ملء النعم الإلهيّة من أجل صحّتكم وخيركم، ومن أجل مسؤوليتكم الكبيرة في توجيه المؤمنين البوذيّين على سبل السلام والوئام.

شكرًا!

[01847-AR.01] [Testo originale: Spagnolo]

[B0902-XX.02]