Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


Viaggio Apostolico di Papa Francesco in Romania (31 maggio – 2 giugno 2019) – Incontro con la Comunità Rom di Blaj, 02.06.2019


Incontro con la Comunità Rom di Blaj

Saluto del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

Nel pomeriggio, il Santo Padre Francesco ha lasciato il Palazzo della Curia e si è trasferito in papamobile al quartiere Barbu Lăutaru di Blaj dove alle ore 15.30 (14.30 ora di Roma) ha incontrato la Comunità Rom della città nella nuova chiesa dedicata a S. Andrea Apostolo e al Beato Ioan Suciu.

Al Suo arrivo il Papa è stato accolto dal Vescovo della Curia Arcivescovile Maggiore, da una famiglia e da alcuni bambini che gli hanno offerto un omaggio floreale che Egli ha deposto davanti all’icona della Madonna. Prima di entrare in chiesa, all’interno della quale si trovano circa 60 persone, il Vescovo ha porto a Papa Francesco una croce e l’acqua santa per l’aspersione. Quindi, dopo la testimonianza di un sacerdote greco cattolico di etnia Rom e un canto eseguito dai bambini, il Santo Padre ha pronunciato il Suo saluto. Al termine dell’incontro, dopo la recita del Padre Nostro e la benedizione finale, il Santo Padre ha lasciato Blaj alla volta di Sibiu per il congedo dalla Romania.

Pubblichiamo di seguito le parole di saluto che il Santo Padre ha rivolto alla Comunità Rom nel corso dell’incontro:

Saluto del Santo Padre

Cari fratelli e sorelle, buon pomeriggio!

Sono contento di incontrarvi e vi ringrazio per la vostra accoglienza. Tu, Don Ioan, non ti sbagli nell’affermare quella certezza tanto sicura quanto a volte dimenticata: nella Chiesa di Cristo c’è posto per tutti. Se non fosse così non sarebbe la Chiesa di Cristo. La Chiesa è luogo di incontro, e abbiamo bisogno di ricordarlo non come un bello slogan ma come parte della carta d’identità del nostro essere cristiani. Ce lo hai ricordato portando come esempio il Vescovo martire Ioan Suciu, che ha saputo plasmare con gesti concreti il desiderio di Dio Padre di incontrarsi con ogni persona nell’amicizia e nella condivisione. Il Vangelo della gioia si trasmette nella gioia di incontrarsi e di sapere che abbiamo un Padre che ci ama. Guardati da Lui, capiamo come guardarci tra di noi. Con questo spirito ho desiderato stringere le vostre mani, mettere i miei occhi nei vostri, farvi entrare nel cuore, nella preghiera, con la fiducia di entrare anch’io nella vostra preghiera e nel vostro cuore.

Nel cuore porto però un peso. È il peso delle discriminazioni, delle segregazioni e dei maltrattamenti subiti dalle vostre comunità. La storia ci dice che anche i cristiani, anche i cattolici non sono estranei a tanto male. Vorrei chiedere perdono per questo. Chiedo perdono – in nome della Chiesa al Signore e a voi – per quando, nel corso della storia, vi abbiamo discriminato, maltrattato o guardato in maniera sbagliata, con lo sguardo di Caino invece che con quello di Abele, e non siamo stati capaci di riconoscervi, apprezzarvi e difendervi nella vostra peculiarità. A Caino non importa il fratello. È nell’indifferenza che si alimentano pregiudizi e si fomentano rancori. Quante volte giudichiamo in modo avventato, con parole che feriscono, con atteggiamenti che seminano odio e creano distanze! Quando qualcuno viene lasciato indietro, la famiglia umana non cammina. Non siamo fino in fondo cristiani, e nemmeno umani, se non sappiamo vedere la persona prima delle sue azioni, prima dei nostri giudizi e pregiudizi.

Sempre, nella storia dell’umanità, ci sono Abele e Caino. C’è la mano tesa e la mano che percuote. C’è l’apertura dell’incontro e la chiusura dello scontro. C’è l’accoglienza e c’è lo scarto. C’è chi vede nell’altro un fratello e chi un ostacolo sul proprio cammino. C’è la civiltà dell’amore e c’è quella dell’odio. Ogni giorno c’è da scegliere tra Abele e Caino. Come davanti a un bivio, si pone tante volte di fronte a noi una scelta decisiva: percorrere la via della riconciliazione o quella della vendetta. Scegliamo la via di Gesù. È una via che costa fatica, ma è la via che conduce alla pace. E passa attraverso il perdono. Non lasciamoci trascinare dai livori che ci covano dentro: niente rancori. Perché nessun male sistema un altro male, nessuna vendetta soddisfa un’ingiustizia, nessun risentimento fa bene al cuore, nessuna chiusura avvicina.

Cari fratelli e sorelle, voi come popolo avete un ruolo da protagonista da assumere e non dovete avere paura di condividere e offrire quelle specifiche caratteristiche che vi costituiscono e che segnano il vostro cammino, e delle quali abbiamo tanto bisogno: il valore della vita e della famiglia in senso allargato (cugini, zii, …); la solidarietà, l’ospitalità, l’aiuto, il sostegno e la difesa dei più deboli all’interno della loro comunità; la valorizzazione e il rispetto degli anziani – questo è un grande valore che voi avete –; il senso religioso della vita, la spontaneità e la gioia di vivere. Non private le società in cui vi trovate di questi doni e disponetevi anche a ricevere tutte le cose buone che gli altri vi possano offrire e apportare. Perciò desidero invitarvi a camminare insieme, lì dove siete, nella costruzione di un mondo più umano andando oltre le paure e i sospetti, lasciando cadere le barriere che ci separano dagli altri alimentando la fiducia reciproca nella paziente e mai vana ricerca di fraternità. Impegnarsi per camminare insieme, con la dignità: la dignità della famiglia, la dignità di guadagnarsi il pane di ogni giorno – è questo, sì, che ti fa andare avanti – e la dignità della preghiera. Sempre guardando avanti (cfr Incontro di preghiera con il popolo Rom e Sinti, 9 maggio 2019).

Questo incontro è l’ultimo della mia visita in Romania. Sono venuto in questo Paese bello e accogliente, sono venuto come pellegrino e fratello, per incontrare. Ho incontrato voi, ho incontrato tanta gente, per fare un ponte tra il mio cuore e il vostro. E ora torno a casa, torno arricchito, portando con me luoghi e momenti, ma soprattutto portando con me i vostri volti. I vostri volti coloreranno i miei ricordi e popoleranno la mia preghiera. Vi ringrazio, vi porto con me. E ora vi benedico, ma prima vi chiedo un grande favore: di pregare per me. Grazie!

[Padre Nostro in romeno]

Adesso vi darò una benedizione. E vorrei benedire tutta la vostra famiglia, tutti i vostri amici, tutta la gente che voi conoscete.

[Benedizione]

A presto!

[00960-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Chers frères et sœurs, bon après-midi !

Je suis heureux de vous rencontrer et je vous remercie pour votre accueil. Toi, Don Ioan, tu n’as pas tort d’affirmer cette conviction aussi certaine qu’elle est parfois oubliée : dans l’Église du Christ, il y a de la place pour tous. Si ce n’était pas le cas, elle ne serait pas l’Église du Christ. L’Église est un lieu de rencontre et nous avons besoin de le rappeler non pas comme un beau slogan mais comme un élément de la carte d’identité de notre être chrétien. Tu nous l’as rappelé en donnant l’exemple de l’évêque martyr Ioan Suciu, qui a su traduire par des gestes concrets le désir de Dieu le Père de rencontrer chaque personne dans l’amitié et dans le partage. L’Évangile de la joie se transmet dans la joie de se rencontrer et de savoir que nous avons un Père qui nous aime. Regardés par Lui, nous comprenons comment nous regarder les uns les autres. Dans cet esprit, j’ai voulu serrer vos mains, mettre mes yeux dans les vôtres, vous faire entrer dans mon cœur, dans ma prière, avec la confiance d’entrer, moi aussi, dans votre prière et dans votre cœur.

Mais dans mon cœur, je porte un poids. C’est le poids des discriminations, des ségrégations et des mauvais traitements subis par votre communauté. L’histoire nous dit que même les chrétiens, même les catholiques, ne sont pas étrangers à tant de mal. Je voudrais demander pardon pour cela. Je demande pardon – au nom de l’Église, au Seigneur et à vous – pour les fois où, au cours de l’histoire, nous vous avons discriminés, maltraités ou regardés de travers, avec le regard de Caïn et non pas celui d’Abel, et où nous n’avons pas été capables de vous reconnaître, de vous valoriser, et de vous défendre dans votre singularité. Pour Caïn, son frère n’a pas d’importance. C’est dans l’indifférence que se nourrissent les préjugés et que s’attisent les rancœurs. Combien de fois jugeons-nous de manière irréfléchie, par des paroles qui blessent, par des attitudes qui sèment la haine et créent des distances ! Quand quelqu’un est abandonné, la famille humaine ne marche pas. Nous ne sommes pas chrétiens jusqu’au bout, ni même humains, si nous ne savons pas voir la personne avant ses actions, avant nos jugements et nos préjugés.

Dans l’histoire de l’humanité, il y a toujours Abel et Caïn. Il y a la main tendue et la main qui frappe. Il y a l’ouverture de la rencontre et la fermeture de l’affrontement. Il y a l’accueil et il y a la mise au rebut. Il y a celui qui voit en l’autre un frère et celui qui voit en lui un obstacle sur son propre chemin. Il y a la civilisation de l’amour et il y a celle de la haine. Chaque jour, il y a à choisir entre Abel et Caïn. Comme à la croisée des chemins, un choix décisif se pose tant de fois face à nous : suivre le chemin de la réconciliation ou celui de la vengeance. Choisissons le chemin de Jésus. C’est un chemin qui coûte de la peine, mais c’est le chemin qui conduit à la paix. Et il passe par le pardon. Ne nous laissons pas emporter par les passions qui couvent à l’intérieur de nous: pas de rancune. Parce qu’aucun mal ne répare un autre mal, aucune vengeance ne répond à une injustice, aucun ressentiment ne fait de bien au cœur, aucune fermeture ne rapproche.

Chers frères et sœurs, vous avez, en tant que peuple, un rôle prépondérant à assumer, et vous ne devez pas avoir peur de partager et d’offrir ces notes particulières qui vous constituent et qui marquent votre chemin et dont nous avons tant besoin: la valeur de la vie et de la famille au sens large (cousins, oncles, tantes…); la solidarité, l’hospitalité, l’aide, le soutien et la défense des plus fragiles au sein de leur communauté; la valorisation et le respect des anciens – c’est une grande valeur que vous avez - ; le sens religieux de la vie, la spontanéité et la joie de vivre. Ne privez pas de ces dons les sociétés où vous vous trouvez et encouragez-vous aussi à recevoir tout le bien que les autres peuvent vous offrir et vous apporter. C’est pourquoi je veux vous inviter à marcher ensemble, là où vous êtes, dans la construction d’un monde plus humain, en allant au-delà des peurs et des soupçons, en faisant tomber les barrières qui nous séparent des autres, en nourrissant la confiance réciproque dans la recherche patiente et jamais vaine de la fraternité. S’engager à marcher ensemble dans la dignité : la dignité de la famille, la dignité de gagner le pain de chaque jour – c’est cela même qui te fait avancer – et la dignité de la prière. Toujours en regardant en avant (cf. Rencontre de prière avec le peuple Rom et Sinti, 9 mai 2019).

Cette rencontre est la dernière de ma visite en Roumanie. Je suis venu dans ce pays beau et accueillant, je suis venu comme un pèlerin et un frère, pour rencontrer. Je vous ai rencontrés vous, j’ai rencontré beaucoup de gens, pour créer un pont entre mon cœur et le vôtre. Et maintenant, je rentre enrichi, emportant avec moi des lieux et des moments, emportant avec moi vos visages. Vos visages coloreront mes souvenirs et peupleront ma prière. Je vous remercie et je vous emporte avec moi. Et maintenant, je vous bénis, mais avant je vous demande une grande faveur : de prier pour moi. Merci !

[Notre Père en roumain].

À présent, je vous donnerai la bénédiction. Et je voudrais bénir toute votre famille, tous vos amis, toutes les personnes que vous connaissez.

[Bénédiction].

À bientôt!

[00960-FR.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters, Good afternoon!

I am happy to meet you, and I thank you for your welcome. You, Father Ioan, are quite right when you point to a truth as certain as it is often forgotten: in Christ’s Church, there is room for everyone. If it was not like this, it would not be Christ’s Church. The Church is a place of encounter. We need to keep this in mind, not as a pretty slogan but rather as part of our identity card as Christians. You reminded us of this by recalling the example of the bishop and martyr Ioan Suciu, who gave concrete expression to the desire of God our Father to encounter every person in friendship and in sharing. The Gospel of joy is communicated in the happiness of encounter and the knowledge that we have a Father who loves us. Knowing that he watches out for us, we learn how to watch out for one another. In this spirit, I have wanted to shake hands with you, to look you in the eye and to open my heart to you, in prayer and in the hope of becoming part of your own prayers and entering into your hearts.

My heart, however, is heavy. It is weighed down by the many experiences of discrimination, segregation and mistreatment experienced by your communities. History tells us that Christians too, including Catholics, are not strangers to such evil. I would like to ask your forgiveness for this. I ask forgiveness – in the name of the Church and of the Lord – and I ask forgiveness of you. For all those times in history when we have discriminated, mistreated or looked askance at you, with the look of Cain rather than that of Abel, and were unable to acknowledge you, to value you and to defend you in your uniqueness. Cain was not concerned about his brother. Indifference breeds prejudices and fosters anger and resentment. How many times do we judge rashly, with words that sting, with attitudes that sow hatred and division! Whenever anyone is left behind, the human family cannot move forward. Deep down, we are not Christians, and not even good human beings, unless we are able to see the person before his or her actions, before our own judgments and prejudices.

The history of humanity is never without Abel and Cain. There is the hand held out and the hand raised to strike. There is the open door of encounter and the closed door of conflict. There is acceptance and there is rejection. There are those who see in others a brother or a sister, and those who see instead an obstacle standing in their way. There is the civilization of love and the civilization of hate. Each day we have to choose between Abel and Cain. Like a person standing at a crossroads, we are faced with a decisive choice: to go the way of reconciliation or the way of vengeance. Let us choose the way of Jesus. It is a way that demands effort, but the way that brings peace. And it passes through forgiveness. May we not let ourselves be dragged along by the hurts we nurse within us; let there be no room for anger. For one evil never corrects another evil, no vendetta ever satisfies an injustice, no resentment is ever good for the heart and no rejection will ever bring us closer to others.

Dear brothers and sisters, as a people, you have a great role to play. Do not be afraid to share and offer the distinctive gifts you possess and that have marked your history. We need those gifts: respect for the value of life and of the extended family, solidarity, hospitality, helpfulness, support and concern for the vulnerable within your community, respect and appreciation for the elderly – this is a great value that you have – and for the religious meaning of life, spontaneity and joie de vivre. Wherever you find yourselves, share those gifts and try to accept all the good that others can offer to you. For this reason, I would encourage you to journey together, wherever you are, in helping to build a more humane world, overcoming fear and suspicion, breaking down the barriers that separate us from others, and encouraging mutual trust in the patient and never fruitless search for fraternity. Keep trying to journey together with dignity: the dignity of the family, the dignity of earning your daily bread – yes, this is what helps you to go forward – and the dignity of prayer. Keep looking to the future (cf. Prayer Meeting with Roma and Sinti People, 9 May 2019).

Our meeting is the last of my visit to Romania. I came to this beautiful and welcoming country, I came as a pilgrim and a brother, in order to meet all its people. I have met you, I have met so many people, in order to build a bridge between my heart and yours. Now I am returning home, I am returning enriched by the experience of different places and special moments, but above all carrying with me your faces. Your faces will colour my memories and populate my prayers. I thank you and I bring you with me. And now, before I bless you, I ask you a great favour: please pray for me. Thank you!

[Our Father in Romanian]

And now I will give you my blessing. And I would like my blessing to go to your whole family, all your friends, all the people you know.

[Blessing]

See you soon!

[00960-EN.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern, schönen Nachmittag!

Ich freue mich, euch zu treffen, und danke euch für eure freundliche Aufnahme. Du, Pater Ioan, du irrst nicht, wenn du diese feste Überzeugung bekundest – auch wenn sie manchmal vergessen wird: in der Kirche Christi ist Platz für alle. Wenn dem nicht so wäre, wäre es nicht die Kirche Christi. Die Kirche ist ein Ort der Begegnung. Wir müssen das in Erinnerung behalten, nicht als wäre es ein schöner Slogan, sondern weil es zum Personalausweis unseres Christseins gehört. Daran hast du uns erinnert, als du als Beispiel den Märtyrerbischof Ioan Suciu genannt hast. Er hat in konkreten Gesten den Wunsch Gottes des Vaters sichtbar gemacht, jeden Menschen in der Freundschaft und im Teilen der Güter zu begegnen. Die Frohbotschaft wird durch die Freude vermittelt, einander zu begegnen und zu wissen, dass wir einen Vater haben, der uns liebt. Wenn wir uns von ihm anschauen lassen, verstehen wir, wie wir uns untereinander ansehen müssen. Mit dieser Geisteshaltung wollte ich eure Hände schütteln, euch in die Augen blicken, euch in mein Herz, in mein Gebet lassen im Vertrauen darauf, dass auch ich in eure Gebete und eure Herzen Einlass finde.

Ich trage aber in meinem Herzen eine Last. Es ist die Last der Diskriminierungen, der Absonderungen und der Misshandlungen, die eure Gemeinschaft erlitten hat. Die Geschichte sagt uns, dass auch Christen, Katholiken an diesem großen Leid nicht unbeteiligt sind. Dafür will ich um Vergebung bitten. Im Namen der Kirche bitte ich den Herrn und euch um Vergebung dafür, wenn wir euch im Laufe der Geschichte diskriminiert, misshandelt oder falsch angeschaut haben, mit dem Blick Kains statt Abels, und wenn wir unfähig waren, eure Besonderheit zu erkennen, wertzuschätzen und zu verteidigen. Kain geht es nicht um seinen Bruder. Die Gleichgültigkeit züchtet Vorurteile und Hass. Wie oft urteilen wir voreilig, mit verletzenden Worten, mit Haltungen, die Hass säen und Distanz fördern! Wenn jemand zurückgelassen wird, kann die Menschheitsfamilie nicht vorwärtsschreiten. Wir sind weder wirklich Christen noch Menschen, wenn wir nicht fähig sind, vor ihren Handlungen, vor unseren Urteilen und Vorurteilen die Person zu sehen.

In der Menschheitsgeschichte gibt es immer Kain und Abel. Es gibt immer eine ausgesteckte Hand und eine, die zuschlägt. Es gibt Offenheit für die Begegnung und Verschlossenheit des Konfliktes. Es gibt Annahme und Aussonderung. Mancher sieht im Nächsten einen Bruder und mancher ein Hindernis auf seinem eigenen Weg. Es gibt die Kultur der Liebe und die des Hasses. Jeden Tag muss man wählen zwischen Kain und Abel. Wie vor einem Scheideweg tut sich vor uns oft eine entscheidende Wahlmöglichkeit auf: den Weg der Wiederversöhnung nehmen oder den der Vergeltung. Wählen wir den Weg Jesu. Das ist ein mühsamer Weg, aber der Weg, der zum Frieden führt. Und er geht über die Vergebung. Lassen wir uns nicht von dem Groll in uns mitziehen: seien wir nicht nachtragend. Denn kein Übel bringt eine anderes Übel in Ordnung, keine Rache macht eine Ungerechtigkeit wieder gut, keine Verbitterung tut dem Herzen gut, keine Verschlossenheit bringt uns dem anderen näher.

Liebe Brüder und Schwester, ihr als Volk habt eine Hauptrolle auszufüllen. Ihr müsst keine Angst davor haben, eure besonderen Merkmale, die eure Identität ausmachen und euren Weg prägen und die wir alle so nötig haben, mit uns zu teilen: den Wert des Lebens und der Großfamilie (Vettern und Cousinen, Onkel und Tanten …); die Solidarität, die Gastfreundschaft, die Hilfe, Unterstützung und Verteidigung des Schwächsten innerhalb ihrer Gemeinschaften; die Wertschätzung und den Respekt gegenüber den Älteren – das ist ein wichtiger Wert, den es bei euch gibt –; die religiöse Bedeutung des Lebens, die Spontaneität und die Lebensfreude. Versagt der Gesellschaft, in der ihr lebt, nicht diese Gaben und seid auch bereit, all die guten Dinge anzunehmen, die euch andere anbieten und bringen können. Deshalb möchte ich euch einladen, dort wo ihr euch befindet, zusammen voranzugehen auf dem Weg zum Aufbau einer menschlicheren Welt. Lasst die Ängste und Verdächtigungen hinter euch, lasst die Barrieren, die uns von den anderen trennen, fallen und nährt das gegenseitige Vertrauen auf dem Weg der geduldigen, nie vergeblichen Suche nach Brüderlichkeit. Setzen wir uns dafür ein, gemeinsam voranzugehen mit Würde: mit der Würde der Familie, der Würde, sich jeden Tag das Brot zu verdienen – ja, das treibt dich an, weiterzumachen – und der Würde des Gebets. Immer mit dem Blick nach vorne gerichtet (vgl. Gebetstreffen mit dem Volk der Sinti und Roma, 9. Mai 2019).

Dieses Treffen ist das letzte auf meinem Besuch in Rumänien. Ich bin in dieses schöne und gastfreundliche Land gekommen, ich bin als Pilger und Bruder gekommen, um Menschen zu begegnen. Ich habe euch getroffen, ich bin vielen Menschen begegnet, um zwischen meinem und eurem Herzen eine Brücke zu bauen. Jetzt kehre ich nach Hause zurück, kehre reich beschenkt zurück und nehme die Orte und Momente mit, vor allem aber nehme ich eure Gesichter mit. Eure Gesichter werden meine Erinnerungen bereichern und in meinen Gebeten präsent sein. Ich danke euch; ich nehme euch in meinem Herzen mit. Und jetzt segne ich euch, aber vorher bitte ich euch um einen großen Gefallen: Betet für mich. Danke!

[Vaterunser auf Rumänisch]

Nun werde ich euch den Segen erteilen. Und ich möchte eure ganze Familie, all eure Freunde und alle Menschen, die ihr kennt, segnen.

[Segen]

Bis bald!

[00960-DE.01] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas: buenas tardes.

Me alegra encontraros y os doy las gracias por vuestra acogida. Tú, Don Ioan, no te equivocas en afirmar esa certeza tan evidente como a veces olvidada: en la Iglesia de Cristo hay un lugar para todos. Si no fuese así no sería la Iglesia de Cristo. La Iglesia es lugar de encuentro y tenemos necesidad de recordarlo no como un bello slogan, sino como parte del carnet de identidad de nuestro ser cristianos. Nos lo has recordado al poner como ejemplo al obispo mártir Ioan Suciu que supo plasmar con gestos concretos el deseo del Padre Dios de encontrarse con cada persona en la amistad y en el compartir. El Evangelio de la alegría se transmite en la alegría del encuentro y de saber que tenemos un Padre que nos ama. Mirados por él, entendemos cómo hemos de mirarnos entre nosotros. Con este espíritu he deseado estrechar vuestras manos, poner mis ojos en los vuestros, haceros entrar en el corazón, en la oración, con la confianza de entrar yo también en vuestra oración, en vuestro corazón.

Sin embargo, llevo un peso en el corazón. Es el peso de las discriminaciones, de las segregaciones y de los maltratos que han sufrido vuestras comunidades. La historia nos dice que también los cristianos, también los católicos, no son ajenos a tanto mal. Quisiera pedir perdón por esto. Pido perdón —en nombre de la Iglesia al Señor y a vosotros— por todo lo que a lo largo de la historia, os hemos discriminado, maltratado o mirado de forma equivocada, con la mirada de Caín y no con la de Abel, y no fuimos capaces de reconoceros, valoraros y defenderos en vuestra singularidad. A Caín no le importa su hermano. La indiferencia es la que alimenta los prejuicios y fomenta los rencores. ¡Cuántas veces juzgamos de modo temerario, con palabras que hieren, con actitudes que siembran odio y crean distancias! Cuando alguno viene postergado, la familia humana no camina. No somos en el fondo cristianos, ni siquiera humanos, si no sabemos ver a la persona antes que sus acciones, antes que nuestros juicios y prejuicios.

Siempre, están Abel y Caín en la historia de la humanidad. Está la mano extendida y la mano que golpea. Está la apertura del encuentro y el cierre del enfrentamiento. Hay acogida y hay descarte. Está quien ve en el otro a un hermano y quien lo considera un obstáculo en su camino. Está la civilización del amor y está la del odio. Cada día hay que elegir entre Abel y Caín. Como ante una encrucijada, a menudo se pone ante nosotros una elección decisiva: recorrer la vía de la reconciliación o la de la venganza. Elijamos la vía de Jesús. Es una vía que comporta fatiga, pero es la vía que conduce a la paz; y pasa a través del perdón. No nos dejemos llevar por el odio que brota dentro de nosotros: nada de rencor. Porque ningún mal resuelve otro mal, ninguna venganza arregla una injusticia, ningún resentimiento es bueno para el corazón, ninguna clausura acerca.

Queridos hermanos y hermanas: Vosotros como pueblo tenéis un rol principal que tomar y no debéis tener miedo a compartir y ofrecer esas notas particulares que os constituyen y que señalan vuestro caminar, y de las que tenemos tanta necesidad: el valor de la vida y de la familia en sentido amplio —primos, tíos…—; la solidaridad, la hospitalidad, la ayuda, el apoyo y la defensa de los más débiles dentro de su comunidad; la valorización y el respeto a los ancianos —este es un gran valor que tenéis—; el sentido religioso de la vida, la espontaneidad y la alegría de vivir. No privéis a las sociedades donde os encontréis de estos dones y animaos también a recibir todo lo bueno que los demás os puedan brindar y aportar. Por eso os quiero invitar a caminar juntos, allí donde estéis en la construcción de un mundo más humano, superando los miedos y sospechas, dejando caer las barreras que nos separan de los demás, y favoreciendo la confianza recíproca en la paciente y siempre útil búsqueda de la fraternidad. Luchar para caminar juntos, «con dignidad: la dignidad de la familia, la dignidad del trabajo, la dignidad de ganarse el pan de cada día —sí, esto es lo que te hace avanzar— y la dignidad de la oración. Siempre mirando hacia adelante» (Encuentro de oración con el pueblo gitano, 9 mayo 2019).

Este encuentro es el último de mi visita en Rumanía. He venido a este país bello y acogedor, he venido como peregrino y hermano, para encontrar. Os he encontrado a vosotros, he encontrado a tanta gente, para construir un puente entre mi corazón y el vuestro. Y ahora regreso a casa, vuelvo enriquecido, llevando conmigo lugares y momentos, pero sobre todo llevando conmigo vuestros rostros. Vuestros rostros colorearán mis recuerdos y poblarán mi oración. Os doy las gracias os llevo conmigo. Y ahora os bendigo, pero antes os pido un gran favor: rezad por mí. Gracias.

[Padrenuestro en rumano]

Ahora os daré una bendición. Y quisiera bendecir toda vuestra familia, todos vuestros amigos, toda la gente que conocéis.

[Bendición]

Hasta pronto.

[00960-ES.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs, boa tarde!

Estou feliz por vos encontrar e agradecido pela vossa receção. Padre Ioan, não te enganas, quando afirmas estar certo desta verdade, segura mas às vezes esquecida: na Igreja de Cristo, há espaço para todos. Se não fosse assim, não seria a Igreja de Cristo. A Igreja é lugar de encontro, e precisamos de o lembrar, não como um belo slogan, mas como parte do nosso cartão de identidade de cristãos. Tu no-lo recordaste, dando como exemplo o bispo mártir Ioan Suciu, que soube plasmar em gestos concretos este desejo de Deus Pai: encontrar-se com cada pessoa na amizade e na partilha. O Evangelho transmite-se na alegria de encontrar-se e saber que temos um Pai que nos ama. Sob o olhar d’Ele, compreendemos como olhar-nos entre nós. Com este espírito, quis cumprimentar-vos, fixar os meus olhos nos vossos, fazer-vos entrar no coração, na oração, com a confiança de entrar, também eu, na vossa oração e no vosso coração.

No coração, porém, trago um peso. É o peso das discriminações, segregações e maus-tratos sofridos pelas vossas comunidades. A história diz-nos que os próprios cristãos, os próprios católicos não são alheios a tanto mal. Quero pedir perdão por isso. Em nome da Igreja, peço perdão, ao Senhor e a vós, por todas as vezes que, ao longo da história, vos discriminamos, maltratamos ou consideramos de forma errada, com o olhar de Caim em vez do de Abel, e não fomos capazes de vos reconhecer, apreciar e defender na vossa peculiaridade. A Caim, não importa o irmão. É na indiferença que se alimentam preconceitos e fomentam rancores. Quantas vezes julgamos, imprudentemente, com palavras que doem, com atitudes que semeiam ódio e criam distâncias! Quando se deixa alguém para trás, a família humana não avança. Não somos completamente cristãos, nem sequer humanos, se não soubermos ver a pessoa antes das suas ações, antes dos nossos juízos e preconceitos.

Sempre houve, na história da humanidade, Abel e Caim. Há a mão estendida e a mão que fere. Há a abertura do encontro e o fechamento do desencontro. Há a hospitalidade e há o descarte. Há quem veja no outro um irmão e quem nele veja um obstáculo no próprio caminho. Há a civilização do amor e há a do ódio. Cada dia, há que escolher entre Abel e Caim. Como sucede perante uma encruzilhada, frequentemente impõe-se-nos fazer uma escolha decisiva: seguir o caminho da reconciliação ou o da vingança. Escolhamos o caminho de Jesus; trata-se dum caminho que exige esforço, mas é o caminho que conduz à paz. E passa através do perdão. Não nos deixemos arrastar pelos ressentimentos que incubamos dentro de nós: não demos qualquer espaço ao rancor. Porque nenhum mal resolve outro mal, nenhuma vingança satisfaz uma injustiça, nenhum ressentimento faz bem ao coração, nenhum fechamento aproxima.

Como povo, queridos irmãos e irmãs, tendes um papel de protagonista a assumir e não deveis ter medo de partilhar e oferecer as caraterísticas específicas que vos moldam e marcam o vosso caminho e de que tanto precisamos: o valor da vida e da família em sentido alargado (primos, tios...); a solidariedade, a hospitalidade, a ajuda, o apoio e a defesa dos mais frágeis no seio da sua comunidade; o respeito e valorização dos idosos (este é um grande valor que vós tendes); o sentido religioso da vida, a espontaneidade e a alegria de viver. Não priveis destes dons as sociedades onde vos encontrardes, e disponde-vos também a receber todas as coisas boas que os outros vos possam oferecer. Por isso, desejo convidar-vos a caminhar juntos, lá onde estiverdes, na construção dum mundo mais humano, ultrapassando medos e suspeitas, deixando cair as barreiras que nos separam uns dos outros, alimentando a confiança mútua na busca, paciente e nunca vã, da fraternidade. Esforçar-se por caminhar juntos com dignidade: a dignidade da família, a dignidade de ganhar o pão de cada dia – sim, é isto que te faz continuar – e a dignidade da oração. Sempre olhando para diante (cf. Encontro de oração com o povo Rom e Sinti, 9 de maio de 2019).

Este encontro é o último de minha visita à Roménia. Vim a este país lindo e acolhedor, vim como peregrino e irmão para encontrar o seu povo. Encontrei-vos a vós, encontrei tanta gente, para fazer uma ponte entre o meu coração e o vosso. E agora volto para casa, volto enriquecido, levando comigo recordações de lugares e momentos, mas sobretudo levando comigo os vossos rostos. Os vossos rostos vão colorir as minhas recordações e povoarão a minha oração. Agradeço-vos, levo-vos comigo. E agora abençoo-vos, mas antes peço-vos um grande favor: rezai por mim. Obrigado!

[Pai-Nosso, em romeno]

Dou-vos agora a bênção, com a intenção de abençoar toda a vossa família, todos os vossos amigos, toda a gente que conheceis.

[Bênção…]

Até breve!

[00960-PO.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Drodzy bracia i siostry, dobrego popołudnia!

Cieszę się, że mogę się z wami spotkać. Dziękuję, że mnie ugościliście i daliście mi tę możliwość. Księże Ioanie nie mylisz się, potwierdzając to niezbite przekonanie, które jest równie pewne, jak niekiedy zapomniane: w Kościele Chrystusowym jest miejsce dla wszystkich. Gdyby tak nie było, to nie byłby to Kościół Chrystusa. Kościół jest miejscem spotkania i musimy o tym przypominać nie jako o pięknym haśle, ale jako o części dowodu tożsamości naszego bycia chrześcijanami. Przypomnieliście o tym dając jako przykład biskupa męczennika Jana Suciu, który potrafił poprzez konkretne gesty urzeczywistniać pragnienie Boga Ojca, aby spotkać się z każdą osobą w przyjaźni i dzieleniu się. Ewangelię radości przekazuje się w radości spotkania i świadomości, że mamy Ojca, który nas miłuje. Postrzegani przez Niego rozumiemy, jak postrzegać siebie nawzajem. W tym duchu chciałem uścisnąć wasze ręce, spojrzeć w wasze oczy, wpuścić was do mego serca, do modlitwy, z ufnością, że i ja wejdę w waszą modlitwę i do waszego serca.

Ale w moim sercu noszę ciężar. Jest to ciężar dyskryminacji, izolacji i znęcania się, jakich doznały wasze wspólnoty. Historia mówi nam, że także chrześcijanom, nawet katolikom, nie jest obce tak wielkie zło. Chciałbym prosić za to o przebaczenie. Proszę w imieniu Kościoła o przebaczenie Pana i wasze, za to że na przestrzeni dziejów was dyskryminowaliśmy, znęcaliśmy się lub patrzyliśmy na was źle, oczami Kaina a nie Abla, i nie potrafiliśmy was uznać, docenić i bronić w waszej specyfice. Kainowi nie zależy na bracie. W atmosferze obojętności podsycane są uprzedzenia i wzbudzana jest niechęć. Ileż razy osądzamy pochopnie, używając słów, które ranią, postaw, które sieją nienawiść i tworzą dystanse! Gdy ktoś zostaje z tyłu, ludzka rodzina nie idzie naprzód. Nie jesteśmy w pełni chrześcijanami, ani nawet ludźmi, jeśli nie potrafimy widzieć osoby przed jej działaniami, przed naszymi osądami i uprzedzeniami.

Zawsze w historii ludzkości są Abel i Kain. Jest wyciągnięta ręka i ręka, która bije. Jest otwartość spotkania i zamknięcie konfliktu. Jest gościnność i odrzucenie. Są ludzie, którzy widzą w drugim brata i tacy, którzy widzą w nim przeszkodę na swej drodze. Istnieje cywilizacja miłości i cywilizacja nienawiści. Każdego dnia trzeba wybierać między Ablem a Kainem. Podobnie jak na rozdrożu, często staje przed nami decydujący wybór: czy pójść drogą pojednania czy też zemsty. Wybierajmy drogę Jezusa. Jest to droga, która wymaga trudu, ale jest drogą, która prowadzi do pokoju. I wiedzie przez przebaczenie. Nie dajmy się ponieść wrogości, która cofa nas wstecz: żadnych urazów. Ponieważ żadne zło nie naprawi innego zła, żadna zemsta nie ugasi niesprawiedliwości, wszelka niechęć nie jest dobra dla serca, żadne zamknięcie nie przybliża.

Drodzy bracia i siostry, wy jako lud macie do odegrania czynną rolę w społeczeństwie i nie powinniście się lękać dzielenia się i oferowania pewnych szczególnych cech, które was stanowią i naznaczają waszą drogę, a których tak bardzo potrzebujemy: wartości życia i rodziny poszerzonej (kuzyni, wujkowie...); solidarności, gościnności, pomocy, wsparcia i obrony najsłabszych w obrębie ich wspólnoty; docenienia i szacunku dla osób starszych – to wielka wartość, jaką macie –; religijnego sensu życia, spontaniczności i radości życia. Nie pozbawiajcie społeczeństw, w których jesteście, tych darów, a także bądźcie gotowi do przyjmowania wszystkich dobrych rzeczy, które inni mogą wam zaoferować i wnieść. Dlatego pragnę zachęcić was do podążania razem, tam gdzie jesteście, budując świat bardziej ludzki, wychodząc poza lęki i podejrzenia, porzucając bariery, które oddzielają nas od innych, podsycając wzajemne zaufanie w cierpliwym, a nigdy próżnym, dążeniu do braterstwa. Trzeba poświęcić się wspólnemu pielgrzymowaniu: „z godnością: godnością rodziny, godnością zarabiania na chleb powszedni – tak, to sprawia, że się rozwijasz - i godnością modlitwy. Zawsze patrząc w przyszłość” (Incontro di preghiera con il popolo Rom e Sinti, 9 maggio 2019).

To spotkanie jest ostatnim podczas mojej wizyty w Rumunii. Przybyłem do tego pięknego i przyjaznego kraju, przybyłem jako pielgrzym i brat, aby się spotkać. Spotkałem was, spotkałem wielu ludzi, aby zbudować most pomiędzy moim i waszym sercem. A teraz wracam do domu, wracam ubogacony, zabierając ze sobą miejsca i wydarzenia, ale przede wszystkim zabierając ze sobą wasze twarze. Wasze twarze zabarwią moje wspomnienia i wypełnią moją modlitwę. Dziękuję wam i zabieram was ze sobą. A teraz was pobłogosławię, ale najpierw proszę was o wielką przysługę: módlcie się za mnie. Dziękuję!

[00960-PL.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

الزيارة الرّسولية إلى رومانيا

تحيّة قداسة البابا فرنسيس

إلى جماعة الغجر

حيّ لاوتارو- بلاج

الأحد 2 يونيو / حزيران 2019

أيّها الإخوة والأخوات الأعزّاء، مساء الخير!

أنا سعيد بلقائكم وأشكركم على استقبالكم. أنت، أيها الأب يوان، لست مخطئًا حين تشدّد على ذاك اليقين الأكيد بالتمام الذي يُنسى أحيانًا: بأن هناك متّسع للجميع في كنيسة المسيح. وإن لم تكن هكذا، لما كانت كنيسة المسيح. الكنيسة هي مكان للقاء، ونحن بحاجة لأن نذكّر به، لا كشعار جميل ولكن كجزء من هويّتنا كمسيحيّين. وقد ذكّرتنا به مستشهدًا بمثال الشهيد الأسقف يوان سوتشيو، الذي عرف كيف يجسّد، بأعمالٍ ملموسة، رغبة الله الآب في لقاء كلّ شخص، بالصداقة والمشاركة. إن إنجيل الفرح يُنقَل عبر فرح اللقاء ومعرفة أنه لدينا أب يحبّنا. مِن نظرته إلينا، نفهم كيف ننظر إلى بعضنا البعض. وقد أردتُ بهذا الروح، أن أصافحكم، وأن يلاقي نظري نظركم، وأُدخِلَكم في القلب، وفي الصلاة، واثقٌ أنا أيضًا بالدخول في صلاتكم وفي قلبكم.

لكنّي أحمل عبئًا في قلبي. إنه عبء التمييز، والعزل، وسوء المعاملة، الذي تعاني منه جماعاتكم. يُخبرنا التاريخ أنه حتى المسيحيّين، حتى الكاثوليك، ليسوا غرباء عن الشرّ. وأودّ أن أسأل المغفرة عن هذا. أسأل المغفرة -باسم الكنيسة، من الربّ ومنكم- عن كلّ ما اقترفناه ضدّكم، عبر التاريخ، من تمييزٍ أو سوء معاملة أو نظرة خاطئة، بنظرة قايين بدلاً من نظرة هابيل، ولم نتمكّن من التعرّف عليكم، وتقديركم والدفاع عنكم في خصوصيّتكم. قايين لا يهتمّ لأمر أخيه. فالأحكام المطلقة والأحقاد تتغذّى من اللامبالاة. كم من مرّة نُصدر أحكامًا بتهوّر، وبكلمات مؤذية، ومواقف تزرع الكراهية وتخلق مسافات! وعندما نستبعد أحدًا، الأسرة البشرية لا تسير. لا نكون مسيحيّين بالتمام، أو حتى بشر، إذا كنّا لا نعرف كيف نرى الشخص قبل أفعاله، قبل انتقاداتنا، وأحكامنا المسبقة.

هناك دومًا، في تاريخ البشرية، أمثال هابيل وقايين. هناك اليد الممدودة واليد التي تضرب. هناك انفتاح اللقاء وانغلاق المواجهة. هناك الضيافة وهناك الاستبعاد. هناك مَن يرى في الآخر أخًا، ومَن عقبةً في طريقه. هناك حضارة المحبّة وهناك حضارة الكراهية. علينا أن نختار كلّ يوم بين هابيل وقايين. وغالبًا ما نجد أنفسنا أمام خيار حاسم يجب اتّخاذه، كما أمام مفترق طرق: اتّباع طريق المصالحة أو طريق الانتقام. لنختر طريق يسوع. هو طريق يكلّف جهدًا، لكنه الطريق الذي يؤدّي إلى السلام. ويمرّ عبر الغفران. لا نسمحنّ للحقد الرابض بداخلنا أن يجرّنا: لا للضغينة. لأنه ما من شرّ يصلح شرًّا آخر، وما من انتقام يصحّح الظلم، وما من استياء يفيد القلب وما من انغلاق يقرّب الآخرين.

أيها الإخوة والأخوات الأعزّاء، أنتم كشعب، عليكم أن تلعبوا دورًا قياديًّا ولا يجب أن تخافوا من مشاركة وتقديم تلك الميزات الخاصّة التي تشكلّكم وتميّز مسيرتكم والتي نحتاجها للغاية: قيمة الحياة والعائلة بمعناها الواسع (أبناء العم، والأعمام، ...)؛ التضامن، وكرم الضيافة والمساعدة، والدعم، والدفاع عن الأضعف داخل الجماعات؛ تعزيز واحترام المسنّين –وهذه قيمة عظيمة تملكونها-؛ المعنى الديني للحياة، العفويّة، وفرح العيش. لا تحرموا المجتمعات التي تعيشون فيها من هذه الهبات، وكونوا أيضًا على استعداد لقبول كلّ الأشياء الجيّدة التي يمكن أن يقدّمها لكم الآخرون. لذا أودّ أن أدعوكم إلى السير معًا، حيثما وُجدتم، في بناء عالم أكثر إنسانيّة، متجاوزين المخاوف والشكوك، ومُسقطين الحواجز التي تفصلنا عن الآخرين، ومُغذّين الثقة المتبادلة في بحثٍ صبور عن الإخاء. نلتزم بالسير معًا "بكرامة: كرامة الأسرة، وكرامة كسب الخبز اليومي -وهذا ما يدفع بكم إلى الأمام، أجل- وكرامة الصلاة. متطلّعين دومًا إلى الأمام" (را. لقاء صلاة مع الغجر والسينتي، 9 مايو/أيار 2019).

إن هذا اللقاء هو الأخير في زيارتي إلى رومانيا. لقد جئت إلى هذا البلد الجميل والمضياف، جئت كحاجّ وكأخ كي أقابلكم. لقد قابلتكم، وقابلت الكثير من الأشخاص، كي أقيم جسرًا بين قلبي وقلبكم. والآن أعود إلى المنزل، أعود وقد اغتنيت، حاملًا معي أماكن ولحظات، وقبل كلّ شيء، أحمل معي وجوهكم. سوف تلوّن وجوهكم ذكرياتي، وتملأ صلاتي. أشكركم وآخذكم معي. والآن أبارككم، لكن أوّلًا أطلب منكم خدمة عظيمة: صلّوا من أجلي. شكرًا!

[صلاة الأبانا باللغة الرومانية]

والآن أمنحكم البركة. وأودّ أن أبارك عائلتكم بأسرها، وجميع أصدقائكم، وكلّ الأشخاص الذين تعرفونهم.

[البركة]

أراكم قريبًا!

[00960-AR.02] [Original text: Italian]

[B0474-XX.02]