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Udienza ai partecipanti al Capitolo Generale dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio (Fatebenefratelli), 01.02.2019


Discorso del Santo Padre

Traduzione in lingua spagnola

Alle ore 11.15 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti al 69° Capitolo Generale dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio (Fatebenefratelli) sul tema “Costruendo il futuro dell’Ospitalità”, in corso a Roma dal 14 gennaio al 6 febbraio 2019.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti nel corso dell’incontro:

Discorso del Santo Padre

Cari fratelli,

Con gioia vi accolgo mentre state celebrando il 69° Capitolo Generale dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio. Desidero ringraziarvi per quello che siete e che fate nelle diverse espressioni del vostro carisma. Ringrazio il Superiore Generale per le parole con cui ha introdotto il nostro incontro. E vorrei invitarvi a porre la nostra attenzione su tre temi: Discernimento, vicinanza-ospitalità e missione condivisa.

Discernimento. Si tratta di un atteggiamento fondamentale nella vita della Chiesa e nella vita consacrata. Fare memoria riconoscente del passato - come nella Liturgia di oggi la Parola di Dio ci invita a fare - vivere il presente con passione e abbracciare il futuro con speranza – i tre obbiettivi segnalati per l’Anno della Vita Consacrata – sarebbe impossibile senza un adeguato discernimento. Guardando al passato, il discernimento conduce alla purificazione della nostra storia e del nostro carisma, a separare il grano dalla paglia, a fissare la nostra attenzione su ciò che è importante. Guardando al passato, arriviamo anche all’incontro con il primo amore. Guardando al presente, il discernimento spinge a vivere il momento attuale con la passione che deve caratterizzare la vita consacrata, allontana dalla routine e dalla mediocrità e trasforma la passione per Cristo in compassione, che sta al passo con i dolori e le necessità dell’umanità. Guardando al futuro, il discernimento vi permetterà di continuare a rendere fecondo il carisma dell’ospitalità e della cura, affrontando le nuove sfide che vi si presentano. Il discernimento si radica in una dimensione storica.

Auspico che questo Capitolo rimanga nel cuore e nella memoria della vostra Congregazione come un’esperienza di dialogo e di discernimento, nell’ascolto dello Spirito e dei fratelli e collaboratori, senza cedere alla tentazione dell’autoreferenzialità, che vi porterebbe a chiudervi in voi stessi. Per favore, non fate dell’Ordine Ospedaliero un esercito chiuso, una riserva chiusa. Dialogate, dibattete e progettate insieme, a partire dalle vostre radici, il presente e il futuro della vostra vita e missione, ascoltando sempre la voce di tanti malati e delle persone che hanno bisogno di voi, come fece San Giovanni di Dio: un uomo appassionato di Dio e compassionevole verso il malato e il povero.

Secondo atteggiamento: Vicinanza-ospitalità. Passione e compassione sono energie dello Spirito che daranno senso alla vostra missione ospedaliera, che animeranno la vostra spiritualità e daranno qualità alla vostra vita fraterna in comunità. In un consacrato, e in ogni battezzato, non vi può essere autentica compassione per gli altri se non vi è passione d’amore per Gesù. La passione per Cristo ci spinge alla profezia della compassione. Che risuoni in voi la causa dell’umano come causa di Dio. E così, sentendovi una famiglia, potrete porvi in ogni momento al servizio del mondo ferito e malato.

In mezzo a tanti segni di morte, pensate alla figura evangelica del samaritano (Lc 10,15-37). Non sembra disporre di molti mezzi, non appartiene ad alcun centro di potere che lo appoggi, non possiede che la sua bisaccia, ma ha lo sguardo attento e lì, nel più profondo del suo essere, il suo cuore ha vibrato al ritmo dell’altro. L’urgenza di tendere la mano a chi ne ha bisogno lo porta a mettere da parte i suoi progetti e a interrompere il suo cammino. La preoccupazione per la vita minacciata dell’altro fa emergere il meglio della sua umanità, e gli fa versare con tenerezza olio e vino sulle ferite di quell’uomo mezzo morto.

In questo gesto di puro altruismo e di grande umanità si nasconde il segreto della vostra identità come ospedalieri. Nel lasciarvi coinvolgere dall’altro e nel gesto del samaritano di versare olio e vino sulle ferite di colui che era caduto nelle mani dei banditi scoprirete il marchio della vostra stessa identità. Un marchio che vi porterà a mantenere viva nel tempo la presenza misericordiosa di Gesù che si identifica con i poveri, i malati e i bisognosi, e si dedica al loro servizio. In questo modo potete compiere la vostra missione di annunciare e realizzare il Regno tra i poveri e gli infermi. Con la vostra testimonianza e le vostre opere apostoliche assicurate assistenza ai malati e ai bisognosi, con preferenza per i più poveri (cfr Costituzioni generali, art. 5), e promuovete la pastorale della salute.

Il samaritano si prese cura del ferito. L’espressione “prendersi cura” ha una dimensione umana e spirituale. Gesù vuole che tocchiamo la miseria umana, che tocchiamo la sua carne nella carne di coloro che soffrono nel corpo o nello spirito. Toccare, per lasciarci toccare. Ci farebbe tanto bene! E allora la vostra vita si trasformerà in icona delle viscere di misericordia di Dio, configurandosi finalmente a Cristo compassionevole e misericordioso, che passò nel mondo facendo del bene a tutti (cfr At 10,38) e sanando ogni sorta di malattie e di infermità (cfr Mt 4,23).

In questo contesto vi chiedo un sereno discernimento sulle strutture. Le vostre strutture devono essere “locande” – come quella della parabola del Samaritano – al servizio della vita, spazi in cui specialmente i malati e i poveri si sentano accolti. E vi farà bene domandarvi spesso come conservare la memoria di tali strutture che sono nate come espressione del vostro carisma, perché rimangano sempre al servizio della tenerezza e dell’attenzione che dobbiamo alle vittime dello scarto della società. Vi chiedo di creare reti “samaritane” a favore dei più deboli, con particolare attenzione ai malati poveri, e che le vostre case siano sempre comunità aperte e accoglienti per globalizzare una solidarietà compassionevole.

Terza parola: Missione condivisa. Questa è una vera urgenza, e non solo perché si attraversano momenti di scarsità di vocazioni, ma perché i nostri carismi sono doni per tutta la Chiesa e per il mondo. Al di là del numero e dell’età, lo Spirito suscita sempre una rinnovata fecondità che passa attraverso un discernimento adeguato e incrementa la formazione congiunta, in modo tale che religiosi e laici abbiano un cuore missionario che esulta di gioia nello sperimentare la salvezza di Cristo e la condivide come consolazione e compassione, correndo il rischio di sporcarsi nel fango della strada (cfr Evangelii gaudium, 45).

Vi incoraggio a curare la vostra formazione, senza tralasciare di formare i laici nel carisma, nella spiritualità e nella missione dell’ospitalità cristiana, affinché anch’essi abbiano un buon senso di appartenenza e nelle loro opere non manchi mai la testimonianza della spiritualità che alimentò la vita di San Giovanni di Dio.

Cari fratelli, portate la compassione e la misericordia di Gesù ai malati e ai più bisognosi. Uscite da voi stessi, dai vostri limiti, dai vostri problemi e difficoltà, per unirvi agli altri in una carovana di solidarietà. Che i vostri giovani profetizzino e i vostri anziani non cessino di sognare (cfr Gl 3,1). Vi accompagno con la mia benedizione; e, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie.

[00167-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua spagnola

Queridos hermanos:

Con gozo los recibo en este momento en que celebran el 69 Capítulo general de la Orden Hospitalaria de San Juan de Dios. Deseo agradecerles lo que son y lo que hacen en las distintas expresiones de su carisma. Agradezco al Superior General por las palabras con que introdujo nuestro encuentro. Y quisiera invitarlos a centrar nuestra atención en tres temas: discernimiento, cercanía-hospitalidad y misión compartida.

Discernimiento. Se trata de una actitud fundamental en la vida de la Iglesia y en la vida consagrada. Hacer memoria agradecida del pasado,-como nos invita a hacer la Palabra de Dios en la Liturgia de hoy- vivir el presente con pasión y abrazar el futuro con esperanza –los tres objetivos señalados para el Año de la Vida Consagrada– sería imposible sin un adecuado discernimiento. Mirando al pasado, el discernimiento lleva a la purificación de nuestra historia y de nuestro carisma, a separar el grano de la paja, a fijar nuestra atención en lo que es importante. Mirando al pasado, llegamos también al encuentro con el primer amor. Mirando al presente, el discernimiento impulsa a vivir el momento actual con la pasión que debe caracterizar la vida consagrada, ahuyenta la rutina y la mediocridad, y transforma la pasión por Cristo en compasión que sale al paso de los dolores y necesidades de la humanidad. Mirando al futuro, el discernimiento les permitirá seguir haciendo fecundo el carisma de la hospitalidad y del cuidado, enfrentando los nuevos desafíos que se les presentan. El discernimiento radica en una dimensión histórica.

Deseo que este Capítulo quede en el corazón y en la memoria de su Congregación como una experiencia de diálogo y de discernimiento, en la escucha del Espíritu y de los hermanos y colaboradores, sin ceder a la tentación de la autorreferencialidad, que los llevaría a cerrarse en ustedes mismos. Por favor, no hagan de la Orden Hospitalaria un ejército cerrado, un coto cerrado. Dialoguen, debatan y proyecten juntos, desde sus raíces, el presente y el futuro de su vida y misión, escuchando siempre la voz de tantos enfermos y personas que los necesitan, como lo hizo san Juan de Dios: un hombre apasionado por Dios y compadecido del enfermo y del pobre.

Segunda actitud: Cercanía-hospitalidad. Pasión y compasión son energías del Espíritu que darán sentido a su misión hospitalaria, que animarán su espiritualidad y darán calidad a su vida fraterna en comunidad. En un consagrado, y en todo bautizado, no puede haber verdadera compasión por los demás si no hay pasión de amor por Jesús. La pasión por Cristo nos lanza a la profecía de la compasión. Que resuene en ustedes la causa de lo humano como causa de Dios. Y así, sintiéndose una familia, podrán ponerse en todo momento al servicio del mundo herido y enfermo.

En medio de tantos signos de muerte, piensen en la figura evangélica del samaritano (cf. Lc 10,15-37). No parece tener muchos recursos, no pertenece a ningún centro de poder que lo respalde, no tiene más que su alforja, pero tiene la mirada atenta y allá, en lo más profundo de su ser, su corazón ha vibrado al ritmo de otro. La urgencia de tender la mano al que lo necesita le lleva a posponer sus proyectos y a interrumpir su camino. La inquietud por la vida amenazada del otro hace que emerja lo mejor de su humanidad, derramando con ternura aceite y vino sobre las heridas de ese hombre medio muerto.

En este gesto de pura alteridad y de gran humanidad se encierra el secreto de vuestra identidad hospitalaria. Al dejarse afectar por el otro, y en el gesto del samaritano de derramar aceite y vino sobre las heridas del caído en manos de los bandidos descubrirán la marca de vuestra propia identidad. Una marca que los llevará a mantener viva en el tiempo la presencia misericordiosa de Jesús que se identifica con los pobres, los enfermos y necesitados, y se dedica a su servicio. De este modo pueden llevar a cabo su misión de anunciar y realizar el Reino entre los pobres y enfermos. Con su testimonio y sus obras apostólicas aseguran asistencia a los enfermos y necesitados, con preferencia por los más pobres (cfr. Constituciones generales, art. 5), y promueven la pastoral de la salud.

El samaritano cuidó del herido. El verbo “cuidar” tiene dimensión humana y espiritual. Jesús quiere que toquemos la miseria humana, que toquemos su carne en la carne de los que sufren en el cuerpo o en el espíritu. Tocar, para dejarnos tocar. ¡Nos haría tanto bien! Y entonces sus vidas se transformarán en icono de las entrañas de misericordia de Dios, configurándose finalmente con Cristo compasivo y misericordioso, que pasó por el mundo haciendo el bien a todos (cf. Hch 10,38) y curando toda clase de enfermedades y dolencias (cf. Mt 4,23).

En este contexto les pido un sereno discernimiento sobre las estructuras. Sus estructuras han de ser “posadas” –como la de la parábola del Samaritano– al servicio de la vida, espacios en los que particularmente los enfermos y los pobres se sientan acogidos. Y les hará bien preguntarse una y otra vez cómo mantener la memoria de esas estructuras que nacieron como expresión de su carisma, para que permanezcan siempre al servicio de esa ternura y cuidado que debemos a las víctimas del descarte de la sociedad. Les pido que creen redes “samaritanas” en favor de los más débiles, con atención particular a los enfermos pobres, y que sus casas sean siempre comunidades abiertas y acogedoras para globalizar una solidaridad compasiva.

Tercera palabra: Misión compartida. Esto es una verdadera urgencia, y no solo porque se atraviesan momentos de escasez de vocaciones, sino porque nuestros carismas son dones para toda la Iglesia y para el mundo. Más allá del número y de la edad, el Espíritu suscita siempre una renovada fecundidad que pasa por un adecuado discernimiento e incrementa la formación conjunta, de tal forma que religiosos y laicos tengan un corazón misionero que salta de gozo al experimentar la salvación de Cristo, y la comparte como consuelo y compasión, corriendo el riesgo de ensuciarse en el lodo del camino (cf. Evangelii gaudium, 45).

Os animo a cuidar su propia formación, y a no dejar de formar a los laicos en el carisma, la espiritualidad y la misión de la hospitalidad cristiana, para que también ellos tengan un cálido sentido de pertenencia y en sus obras nunca falte el testimonio de la espiritualidad que alimentó la vida de san Juan de Dios.

Queridos hermanos: Lleven la compasión y misericordia de Jesús a los enfermos y a los más necesitados. Salgan de ustedes mismos, de sus limitaciones, de sus problemas y dificultades, para unirse a los demás en una caravana de solidaridad. Que sus jóvenes profeticen y sus ancianos no dejen de soñar (cf. Jl 3,1). Los acompaño con mi bendición; y, por favor, no se olviden de rezar por mí. Gracias.

[00167-ES.02] [Texto original: Italiano]

 

[B0084-XX.01]