Incontro con i Vescovi nel Convento delle Suore Domenicane a Dublino
Discorso del Santo Padre
Traduzione in lingua francese
Traduzione in lingua inglese
Traduzione in lingua tedesca
Traduzione in lingua spagnola
Traduzione in lingua portoghese
Traduzione in lingua polacca
Al termine della Santa Messa celebrata al Phoenix Park, il Santo Padre Francesco si è trasferito al Convento delle Suore Domenicane per l’Incontro con i Vescovi.
Al Suo arrivo, il Papa è stato accolto da S.E. Mons. Eamon Martin, Arcivescovo di Armagh, Primate di tutta l’Irlanda e Presidente della Conferenza Episcopale Irlandese.
Dopo l’indirizzo di saluto di S.E. Mons. Martin, il Santo Padre ha rivolto il Suo discorso ai Vescovi presenti.
Prima di congedarsi dai Vescovi presenti, Papa Francesco ha posato per una foto di gruppo con le religiose domenicane nel cortile antistante la Chiesa.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Santo Padre ha rivolto nel corso dell’Incontro:
Discorso del Santo Padre
Cari fratelli Vescovi,
Mentre la mia visita in Irlanda sta per concludersi, sono grato per questa opportunità di trascorrere alcuni momenti con voi. Ringrazio l’Arcivescovo Eamon Martin per le sue cortesi parole di introduzione e vi saluto tutti con affetto nel Signore.
Il nostro incontro questa sera riprende la fraterna discussione avuta a Roma lo scorso anno durante la vostra visita ad limina Apostolorum. In questi brevi spunti, vorrei riassumere la nostra precedente conversazione, nello spirito dell’Incontro Mondiale delle Famiglie che abbiamo appena celebrato. Tutti noi, come Vescovi, siamo consapevoli della nostra responsabilità di essere padri per il santo popolo fedele di Dio. Come buoni padri, intendiamo incoraggiare ed ispirare, riconciliare e unire, e soprattutto preservare tutto il bene tramandato di generazione in generazione in questa grande famiglia che è la Chiesa in Irlanda. È vero, la Chiesa in Irlanda rimane forte, è vero.
Perciò questa sera la mia parola per voi è quella dell’incoraggiamento – in continuità con l’omelia – per i vostri sforzi, in questi momenti di sfida, per perseverare nel vostro ministero di araldi del Vangelo e di pastori del gregge di Cristo. In modo particolare, sono grato per la sollecitudine che mostrate verso i poveri, gli esclusi e i bisognosi di aiuto, come ha testimoniato recentemente la vostra lettera pastorale sui senzatetto e sulle dipendenze. Sono grato anche per l’aiuto che offrite ai vostri sacerdoti, la cui pena e il cui scoraggiamento a causa dei recenti scandali sono spesso ignorati. Siate vicini ai sacerdoti! Sono il prossimo più prossimo che avete, come vescovi.
Un tema ricorrente della mia visita, naturalmente, è stato quello della necessità per la Chiesa di riconoscere e rimediare con onestà evangelica e coraggio agli errori passati – peccati gravi – circa la protezione dei bambini e degli adulti vulnerabili. Fra questi, le donne maltrattate. Negli anni recenti voi, come corpo episcopale, avete risolutamente proceduto, non solo ad intraprendere percorsi di purificazione e riconciliazione con le vittime, le vittime e i sopravvissuti degli abusi, ma anche, con l’aiuto del National Board per la tutela dei bambini nella Chiesa in Irlanda, avete proceduto a fissare un insieme rigoroso di norme volto a garantire la sicurezza dei giovani. In questi anni, tutti noi abbiamo dovuto aprire gli occhi – è doloroso – sulla gravità e l’estensione dell’abuso di potere, di coscienza e sessuale in diversi contesti sociali. In Irlanda, come altrove, l’onestà e l’integrità con cui la Chiesa decide di affrontare questo capitolo doloroso della sua storia può offrire un esempio e un richiamo all’intera società. Continuate così. Le umiliazioni sono dolorose, ma siamo stati salvati dall’umiliazione del Figlio di Dio, e questo ci dà coraggio. Le piaghe di Cristo ci danno coraggio. Vi chiedo, per favore, vicinanza – questa è la parola, vicinanza – al Signore e al popolo di Dio. Prossimità. Non ripetere atteggiamenti di lontananza e clericalismo che alcune volte, nella vostra storia, hanno dato l’immagine reale di una Chiesa autoritaria, dura e autocratica.
Come abbiamo menzionato nella nostra conversazione a Roma, la trasmissione della fede nella sua integrità e bellezza rappresenta una sfida significativa nel contesto della rapida evoluzione della società. L’Incontro Mondiale delle Famiglie ci ha dato grande speranza e incoraggiamento circa il fatto che le famiglie stanno diventando sempre più consapevoli del loro insostituibile ruolo nel trasmettere la fede. La trasmissione della fede, fondamentalmente, si fa in famiglia; la fede va trasmessa “in dialetto”, il dialetto della famiglia. Nel medesimo tempo, le scuole cattoliche e i programmi di istruzione religiosa continuano a svolgere una funzione indispensabile nel creare una cultura di fede e un senso di discepolato missionario. So che questo è motivo di cura pastorale per tutti voi. La genuina formazione religiosa richiede insegnanti fedeli e gioiosi, capaci di formare non solo le menti ma anche i cuori all’amore di Cristo e alla pratica della preghiera. A volte pensiamo che formare nella fede significhi dare concetti religiosi, e non pensiamo a formare il cuore, a formare gli atteggiamenti. Ieri il presidente della Nazione mi diceva che aveva scritto un poema su Descartes e diceva così, più o meno: “La freddezza del pensiero ha ucciso la musica del cuore”. Formare la mente, sì, ma anche il cuore. E insegnare a pregare: insegnare a pregare ai bambini; dall’inizio, la preghiera. La preparazione di tali insegnanti e la diffusione di programmi per la formazione permanente sono essenziali per il futuro della comunità cristiana, nella quale un laicato impegnato sarà maggiormente chiamato a portare la saggezza e i valori della sua fede all’interno dell’impegno nei diversi settori della vita sociale, culturale e politica del Paese.
Gli sconvolgimenti degli ultimi anni hanno messo alla prova la fede tradizionalmente forte del popolo irlandese. Tuttavia hanno anche offerto l’opportunità di un rinnovamento interiore della Chiesa in questo Paese e indicato nuovi modi per immaginare la sua vita e la sua missione. «Dio è sempre novità» e «ci spinge continuamente a ripartire e a cambiare posto per andare oltre il conosciuto» (Esort. ap. Gaudete et exsultate, 135). Con umiltà e fiducia nella sua grazia, possiate discernere e intraprendere nuove strade per questi nuovi tempi. Siate coraggiosi e creativi. Certamente, il forte senso missionario radicato nell’anima del vostro popolo vi ispirerà le vie creative per dare testimonianza alla verità del Vangelo e far crescere la comunità dei credenti nell’amore di Cristo e nello zelo per la crescita del suo Regno.
Nei vostri sforzi quotidiani per essere padri e pastori della famiglia di Dio in questo Paese – padri, per favore, non patrigni –, possiate sempre essere sostenuti dalla speranza che si fonda sulla verità delle parole di Cristo e sulla certezza delle sue promesse. In ogni tempo e luogo, quella verità rende liberi (cfr Gv 8,32); essa ha un suo intrinseco potere per convincere le menti e condurre i cuori a sé. Ogni volta che voi e il vostro popolo sentite di essere un piccolo gregge esposto a sfide e difficoltà, non scoraggiatevi. Come San Giovanni della Croce ci insegna, è nella notte oscura che la luce della fede brilla più pura nei nostri cuori. E quella luce mostrerà la via per il rinnovamento della vita cristiana in Irlanda negli anni a venire.
Infine, nello spirito della comunione ecclesiale, vi chiedo di continuare a promuovere unità e fraternità tra di voi, è molto importante; e anche, insieme con i leader di altre comunità cristiane, di lavorare e pregare con fervore per la riconciliazione e la pace tra tutti i membri della famiglia irlandese. Oggi a pranzo c’ero io, poi [le Autorità di] Dublino, dell’Irlanda del Nord… Uniti, tutti. E una cosa che sempre dico, ma si deve ripetere: qual è il primo compito del vescovo? Lo dico a tutti: la preghiera. Quando i cristiani ellenistici sono andati a lamentarsi perché non ci si prendeva cura delle loro vedove [cfr Atti degli Apostoli, 6,1] Pietro e gli apostoli inventarono i diaconi. Poi, quando Pietro spiega come dovrà essere la cosa, finisce così: “E a noi [apostoli], spetterà la preghiera e l’annuncio della parola”. Io butto lì una domanda, ognuno risponde a casa propria: quante ora al giorno prega ognuno di voi?
Con questi pensieri, cari fratelli, vi assicuro le mie preghiere per le vostre intenzioni, e vi chiedo di ricordarvi di me nelle vostre. A tutti voi e ai fedeli affidati alla vostra cura pastorale imparto la mia Benedizione, pegno di gioia e di forza nel Signore Gesù Cristo.
Vi sono vicino: andate avanti, coraggio! Il Signore è tanto buono. E la Madonna ci custodisce. E quando le cose sono un po’ difficili, pregare Sub tuum praesidium, perché dicevano i mistici russi che nei momenti di turbolenza spirituale, dobbiamo andare sotto il manto della Santa Madre di Dio, sub tuum praesidium. Grazie tante! E adesso vi darò la benedizione.
Preghiamo insieme l’Ave Maria.
May God bless you all, the Father, the Son and the Holy Spirit.
Thank you very much.
[01269-IT.02] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua francese
Chers frères Évêques,
Alors que ma visite en Irlande va se conclure, je suis reconnaissant pour cette opportunité de passer quelques moments avec vous. Je remercie l’Archevêque Eamon Martin pour ses courtoises paroles d’introduction et je vous salue tous avec affection dans le Seigneur.
Notre rencontre ce soir reprend la discussion fraternelle que nous avons eue à Rome l’année dernière durant votre visite ad limina Apostolorum. Par ces brefs points, je voudrais reprendre notre précédente conversation, dans l’esprit de la Rencontre mondiale des Familles que nous venons de célébrer. Nous tous, comme évêques, nous sommes conscients de notre responsabilité d’être des pères pour le saint peuple fidèle de Dieu. Comme de bons pères, nous entendons encourager et inspirer, réconcilier et unir et surtout préserver tout le bien transmis de génération en génération dans cette grande famille qu’est l’Eglise en Irlande. C’est vrai, l’Eglise en Irlande reste forte, c’est vrai.
C’est pourquoi ce soir ma parole pour vous est celle de l’encouragement – en continuité avec l’homélie - pour vos efforts, en ces moments de défi, pour persévérer dans votre ministère de hérauts de l’Évangile et de pasteurs du troupeau du Christ. Je suis particulièrement reconnaissant pour la sollicitude que vous montrez envers les pauvres, les exclus, les personnes dans le besoin, comme en a témoigné récemment votre lettre pastorale sur les sans-abris et sur les personnes dépendantes. Je suis reconnaissant aussi pour l’aide que vous offrez à vos prêtres, dont la peine et le découragement à cause des récents scandales sont souvent ignorés. Soyez proches des prêtres! Ils sont le prochain le plus proche que vous ayez comme évêques.
Un thème récurrent de ma visite, naturellement, a été celui de la nécessité pour l’Eglise de reconnaître et de corriger avec honnêteté évangélique et courage les erreurs passées – des péchés graves - en ce qui concerne la protection des enfants et des adultes vulnérables; parmi eux, les femmes maltraitées. Au cours des années récentes vous, comme corps épiscopal, vous avez résolument procédé, non seulement à entreprendre des parcours de purification et de réconciliation avec les victimes, les victimes et les survivants des abus, mais aussi, avec l’aide du National Board pour la protection des enfants dans l’Eglise en Irlande, vous avez entrepris de fixer un ensemble rigoureux de normes destiné à garantir la sécurité des jeunes. Au cours de ces années, tous nous avons dû ouvrir les yeux – c’est douloureux - sur la gravité et l’étendue de l’abus de pouvoir, de conscience et sexuel en divers contextes sociaux. En Irlande, comme ailleurs, l’honnêteté et l’intégrité avec lesquelles l’Eglise a décidé d’affronter ce chapitre douloureux de son histoire peut offrir un exemple et un appel à la société toute entière. Continuez ainsi. Les humiliations sont douloureuses, mais nous avons été sauvés par l’humiliation du Fils de Dieu, et cela nous donne courage. Les plaies du Christ nous donnent courage. Je vous demande, s’il vous plait, de la proximité – voilà le mot, proximité – envers le Seigneur et le peuple de Dieu. Proximité. Ne reproduisez pas des attitudes de distance et de cléricalisme qui parfois, dans votre histoire, ont donné l’image d’une Eglise autoritaire, dure et autocratique.
Comme nous l’avons mentionné dans notre conversation à Rome, la transmission de la foi dans son intégrité et sa beauté représente un défi significatif dans le contexte de la rapide évolution de la société. La Rencontre mondiale des Familles nous a donné une grande espérance et un encouragement en ce qui concerne le fait que les familles deviennent toujours plus conscientes de leur rôle irremplaçable dans la transmission de la foi. La transmission de la foi se fait, fondamentalement, en famille; la foi doit être transmise dans le “dialecte”, le dialecte de la famille. En même temps, les écoles catholiques et les programmes d’instruction religieuse continuent à développer une fonction indispensable pour créer une culture de foi et un sens de disciple missionnaire. Je sais que c’est un sujet de soin pastoral pour vous tous. L’authentique formation religieuse demande des enseignants fidèles et joyeux, capables de former non seulement les esprits, mais aussi les cœurs à l’amour du Christ et à la pratique de la prière. Parfois nous pensons que former dans la foi signifie donner des concepts religieux, et nous ne pensons pas à former le cœur, à former les attitudes. Hier, le Président de la Nation me disait qu’il avait écrit un poème sur Descartes et il disait ainsi, plus ou moins: “La froideur de la pensée a tué la musique du cœur”. Former l’esprit, oui, mais aussi le cœur. Et apprendre à prier: apprendre aux enfants à prier. Dès le début, la prière. La préparation de tels enseignants et la diffusion de programmes pour la formation permanente sont essentiels pour l’avenir de la communauté chrétienne, dans laquelle un laïcat engagé sera davantage appelé à porter la sagesse et les valeurs de sa foi à l’intérieur de l’engagement dans les divers secteurs de la vie sociale, culturelle et politique du pays.
Les bouleversements des dernières années ont mis à l’épreuve la foi traditionnellement forte du peuple irlandais. Toutefois ils ont aussi offert l’opportunité d’un renouveau intérieur de l’Eglise dans ce pays et indiqué de nouvelles façons d’imaginer sa vie et sa mission. «Dieu est toujours une nouveauté» et «il nous pousse à partir sans relâche et à nous déplacer pour aller au-delà de ce qui est connu» (Exort. Ap. Gaudete et exsultate, n. 135). Avec humilité et confiance dans sa grâce, puissiez-vous discerner et entreprendre de nouvelles routes pour ces temps nouveaux. Soyez courageux et créatifs. Certainement, le fort sens missionnaire enraciné dans l’âme de votre peuple vous inspirera les chemins créatifs pour rendre témoignage à la vérité de l’Evangile et faire grandir la communauté des croyants dans l’amour du Christ et dans le zèle pour la croissance de son Règne.
Dans vos efforts quotidiens pour être pères et pasteurs de la famille de Dieu dans ce pays – pères, s’il vous plait, et non pas beaux-pères - , puissiez-vous être toujours soutenus par l’espérance qui se fonde sur la vérité des paroles du Christ et sur la certitude de ses promesses. En tout temps et en tout lieu, cette vérité rend libres (cf. Jn 8, 32); elle a un pouvoir intrinsèque pour convaincre les esprits et conduire les cœurs à elle. Chaque fois que vous et votre peuple, vous ressentez être un petit troupeau exposé à des défis et à des difficultés, ne vous découragez pas. Comme saint Jean de la Croix nous l’enseigne, c’est dans la nuit obscure que la lumière de la foi brille plus pure dans nos cœurs. Et cette lumière montrera le chemin pour le renouveau de la vie chrétienne en Irlande dans les années à venir.
Enfin, dans l’esprit de la communion ecclésiale, je vous demande de continuer à promouvoir l’unité et la fraternité entre vous, c’est très important, et aussi avec les responsables des autres communautés chrétiennes, de travailler et prier avec ferveur pour la réconciliation et la paix entre tous les membres de la famille irlandaise. Aujourd’hui au déjeuner, il y avait moi, [les Autorités] de Dublin, de l’Irlande du Nord… Tous unis. Et, une chose que je dis toujours, mais qui doit être répétée: quel est le premier devoir de l’évêque? Je le dis à tous: la prière. Quand les chrétiens helléniques sont allés se plaindre parce qu’on ne prenait pas soin de leurs veuves [cf. Ac 6, 1], Pierre et les Apôtres ont inventé les diacres. Puis, quand Pierre explique comment devra se faire la chose, il termine ainsi: “Et à nous [les Apôtres] reviennent la prière et l’annonce de la parole”. Je pose ici une question, chacun répond pour soi: combien de temps prie, par jour, chacun de vous?
Avec ces pensées, chers frères, je vous assure de mes prières à vos intentions, et je vous demande de vous souvenir de moi dans les vôtres. A vous tous et aux fidèles confiés à votre soin pastoral j’adresse ma Bénédiction, gage de joie et de force dans le Seigneur Jésus Christ.
Je vous suis proche: allez de l’avant, courage! Le Seigneur est si bon. Et la Vierge nous garde. Et quand les choses sont un peu difficiles, prier le Sub tuum praesidium, car les mystiques russes disaient que, dans les moments de tempête spirituelle, nous devons nous mettre sous le manteau de la Sainte Mère de Dieu, Sub tuum praesidium. Merci beaucoup! Et maintenant je vous donne la Bénédiction.
Prions ensemble l’Ave Maria.
May God bless you all, the Father, the Son and the Holy Spirit.
Thank you very much.
[01269-FR.02] [Texte original: Italien]
Traduzione in lingua inglese
Dear Brother Bishops,
As my visit to Ireland comes to a close, I am grateful for this chance to spend a few moments with you. I thank Archbishop Eamon Martin for his gracious words of introduction and I greet all of you with affection in the Lord.
Our meeting tonight takes up the fraternal discussion we shared in Rome last year during your visit ad Limina Apostolorum. In these brief remarks, I would like to resume our earlier conversation, in the spirit of the World Meeting of Families we have just celebrated. All of us, as bishops, are conscious of our responsibility to be fathers to God’s holy and faithful people. As good fathers, we want to encourage and inspire, to reconcile and unify, and above all, to preserve all the good handed down from generation to generation in this great family which is the Church in Ireland. It is true, the Church in Ireland remains strong; it is true.
So, my word to you this evening is one of encouragement – in line with my homily – for your efforts, in these challenging times, to persevere in your ministry as heralds of the Gospel and shepherds of Christ’s flock. In a particular way, I am grateful for the concern you continue to show for the poor, the excluded and those in need of a helping hand, as witnessed most recently by your pastoral letters on the homeless and on substance misuse. I am also grateful for the support you give to your priests, whose hurt and discouragement in the face of recent scandals are often ignored or underestimated. Be close to your priests! For you, as bisops, they are the closest of your neighbours.
A recurrent theme of my visit, of course, has been the Church’s need to acknowledge and remedy, with evangelical honesty and courage, past failures – grave sins – with regard to the protection of children and vulnerable adults. Among these, women who were mistreated. In recent years, you as a body have resolutely moved forward, not only by undertaking paths of purification and reconciliation with victims and survivors of abuse, but also, with the help of the National Board for Safeguarding Children in the Church in Ireland, you have set in place a stringent set of norms aimed at ensuring the safety of young persons. In these years, all of us have had our eyes opened – painfully – to the gravity and extent of sexual abuse and the abuse of power and conscience in various social settings. In Ireland, as elsewhere, the honesty and integrity with which the Church chooses to confront this painful chapter of her history can offer an example and a warning to society as a whole. Continue on this path. Humiliation is painful, but we have been saved by the humiliation of the Son of God and this gives us courage. The wounds of Christ give us courage. I ask you, please, to be close – this is the word, “closeness” – to the Lord and to God’s people. Closeness. Do not repeat the attitudes of aloofness and clericalism that at times in your history have given the real image of an authoritarian, harsh and autocratic Church.
As we mentioned in our conversation in Rome, the transmission of the faith in its integrity and beauty represents a significant challenge in the context of Ireland’s rapidly evolving society. The World Meeting of Families has given us great hope and encouragement that families are growing more and more conscious of their own irreplaceable role in passing on the faith. Passing on the faith essentially takes place in the family; the faith is passed on in everyday speech, the language of the family. At the same time, Catholic schools and programmes of religious instruction continue to play an indispensable role in creating a culture of faith and a sense of missionary discipleship. I know that this is a source of pastoral concern for all of you. Genuine religious formation calls for faithful and joyful teachers who are able to shape not only minds but also hearts in the love of Christ and in the practice of prayer.
Sometimes we can think that faith formation means teaching religious concepts, and we don’t think of forming the heart, shaping attitudes. Yesterday the President of the nation told me that he had written a poem about Descartes and said, more or less: “The coldness of thought has killed the music of the heart”. Forming the mind, yes, but also the heart. And teaching how to pray: teaching children how to pray from the very start. Prayer. The training of such teachers and the expansion of programmes of adult education are essential for the future of the Christian community, in which a committed laity will be increasingly called to bring the wisdom and values of their faith to their engagement in the varied sectors of the country’s social, cultural and political life.
The upheavals of recent years have tested the traditionally strong faith of the Irish people. Yet they have also offered the opportunity for an interior renewal of the Church in this country and pointed to new ways of envisioning its life and mission. “God is eternal newness” and he impels us “constantly to set out anew, to pass beyond what is familiar, to the fringes and beyond” (Gaudete et Exsultate, 135). With humility and trust in his grace, may you discern and set out on new paths for these new times. Be courageous and creative. Surely, the strong missionary sense rooted in the soul of your people will inspire creative ways of bearing witness to the truth of the Gospel and building up the community of believers in the love of Christ and zeal for the growth of his kingdom.
In your daily efforts to be fathers and shepherds to God’s family in this country – fathers, please, and not stepfathers! – may you always be sustained by the hope that trusts in the truth of Christ’s words and the certainty of his promises. In every time and place, that truth “sets free” (Jn 8:32); it has a power all its own to convince minds and draw hearts to itself. Whenever you and your people feel that you are a “little flock” facing challenges and difficulties, do not grow discouraged. As Saint John of the Cross teaches us, it is in the dark night that the light of faith shines purest in our hearts. And that light will show the way to the renewal of the Christian life in Ireland in the years ahead.
Finally, in the spirit of ecclesial communion, I ask you to continue to foster unity and fraternity among yourselves – this is very important – and, together with the leaders of other Christian communities, to work and pray fervently for reconciliation and peace among all the members of the Irish family. Today, at lunch we were seated, myself, then [the bishops from] Dublin and Northern Ireland… all together, everyone. There is another thing that I always say, but it bears repeating. What is the first duty of the bishop? I say it to everyone: it is prayer. When the Greek-speaking Christians complained that their widows were being neglected (cf. Acts 6:1), Peter and the apostles created deacons. Then when Peter explained the matter, he concluded by saying: “We [apostles] will devote ourselves to prayer and to serving the word”. So I throw out a question and each of you can answer it at home: how many hours a day does each of you devote to prayer?
With these thoughts, dear brothers, I assure you of my prayers for your intentions, and I ask you to keep me in your own. To all of you, and to the faithful entrusted to your pastoral care, I impart my blessing as a pledge of joy and strength in our Lord Jesus Christ.
I am close to you: keep moving ahead with courage! The Lord is very good, and Our Lady is watching over you. When things get a little difficult, pray the Sub tuum praesidium, because the Russian mystics say that at moments of spiritual turmoil, we should go under the mantle of the Holy Mother of God, sub tuum praesidium. Thank you very much! Now I will give you my blessing.
Together let us pray the Hail Mary.
May God bless you all, the Father, the Son and the Holy Spirit.
Thank you very much.
[01269-EN.02] [Original text: Italian]
Traduzione in lingua tedesca
Liebe Brüder im Bischofsamt,
während sich mein Besuch in Irland dem Ende zuneigt, bin ich für diese Gelegenheit dankbar, einige Augenblicke mit euch gemeinsam zu verbringen. Ich danke Erzbischof Eamon Martin für seine freundlichen Worte der Einführung und ich grüße euch herzlich im Herrn.
Unsere Begegnung heute Abend greift die brüderliche Gesprächsrunde auf, die wir letztes Jahr während eures Besuchs ad limina Apostolorum geführt haben. Mit einigen kurzen Gedanken möchte ich jetzt unser damaliges Gespräch im Geist des soeben begangenen Weltfamilientreffens zusammenfassen. Wir alle sind uns als Bischöfe unserer Verantwortung bewusst, Väter für das heilige gläubige Volk Gottes zu sein. Als gute Väter wollen wir ermutigen und anregen, versöhnen und vereinen und vor allem all das Gute bewahren, das in dieser großen Familie der Kirche in Irland von Generation zu Generation weitergegeben wurde. Es ist wahr. Die Kirche in Irland bleibt stark, das ist wahr.
Deshalb soll mein Wort an euch heute Abend – in Weiterführung der Predigt – eine Ermutigung für eure Bemühungen in diesen Augenblicken der Herausforderung sein, um in eurem Dienst als Boten des Evangeliums und als Hirten der Herde Christi standhaft zu sein. Insbesondere bin ich für die Sorge dankbar, die ihr gegenüber den Armen, den Ausgegrenzten und Hilfsbedürftigen aufbringt, wie euer Hirtenschreiben über die Obdachlosen und die Süchte es bezeugt. Ich bin auch für die Hilfe dankbar, die ihr euren Priestern anbietet, deren Kummer und Entmutigung aufgrund der jüngsten Skandale oftmals nicht beachtet werden. Seid den Priestern nahe! So bin ich der am nächsten Nächste, den ihr als Bischöfe habt.
Ein während meines Besuchs wiederkehrendes Thema war natürlich, dass es für die Kirche notwendig ist, mit einer dem Evangelium gemäßen Aufrichtigkeit und mutig die früheren Fehler – die schweren Sünden – im Zusammenhang mit dem Schutz der Kinder und der verwundbaren Erwachsenen anzuerkennen und wiedergutzumachen. Unter ihnen die misshandelten Frauen. In den vergangenen Jahren seid ihr als Bischöfe entschieden vorgegangen, nicht nur um Wege der Reinigung und Versöhnung mit den Opfern – den Opfern und Überlebenden der Missbräuche – einzuschlagen, sondern auch um mit der Unterstützung des National Board für den Schutz der Kinder in der Kirche in Irland heranzugehen, ein strenges Regelwerk aufzustellen, das die Gewährleistung der Sicherheit der jungen Menschen zum Ziel hat. In diesen Jahren mussten wir alle für die Schwere und das Ausmaß des Macht-, Gewissens- und sexuellen Missbrauchs in verschiedenen sozialen Umfeldern die Augen öffnen, und das ist schmerzhaft. In Irland wie auch anderswo können die Aufrichtigkeit und die Rechtschaffenheit, mit der die Kirche sich diesem schmerzhaften Kapitel ihrer Geschichte stellen will, ein Vorbild und einen Erinnerungsruf an die gesamte Gesellschaft darstellen. Fahrt mit diesen Bemühungen fort! Die Demütigungen sind schmerzhaft. Doch wir sind durch die Demütigung des Sohnes Gottes gerettet worden, und das gibt uns Mut. Die Wunden Christi ermutigen uns. Ich bitte euch um Nähe – Nähe, das ist das Wort – zum Herrn und zum Volk Gottes. Unmittelbare Nähe. Wiederholt nicht die Haltung der Distanz und des Klerikalismus, die in eurer Geschichte manchmal das reale Bild einer autoritären, steifen und autokratischen Kirche abgegeben haben.
Wie wir in unserem Gespräch in Rom erwähnt haben, stellt die Weitergabe des Glaubens in seiner Vollständigkeit und Schönheit eine bedeutende Herausforderung im Zusammenhang mit der rapiden Entwicklung der Gesellschaft dar. Das Weltfamilientreffen hat uns große Hoffnung und Mut hinsichtlich der Tatsache verliehen, dass die Familien sich immer mehr ihrer unersetzlichen Rolle in der Weitergabe des Glaubens bewusst werden. Die Weitergabe des Glaubens geschieht grundsätzlich in der Familie; der Glauben wird „im Dialekt“ weitergegeben, dem „Dialekt“ der Familie. Zugleich üben die katholischen Schulen und die Programme zur religiösen Unterweisung weiterhin eine unverzichtbare Aufgabe bei der Schaffung einer Kultur des Glaubens und eines Sinns der missionarischen Jüngerschaft aus. Ich weiß, dass dies für euch alle ein Grund der pastoralen Sorge ist. Die authentische religiöse Bildung erfordert gläubige und freudige Lehrer, die fähig sind, nicht nur den Geist, sondern auch das Herz in der Liebe Christi und der Übung des Gebets zu formen. Manchmal meinen wir, dass Glaubensunterweisung die Weitergabe von religiösen Konzepten bedeute, und wir denken nicht daran, das Herz zu formen, die Einstellungen zu formen. Gestern erzählte mir der Präsident von Irland, dass er ein Gedicht über Descartes geschrieben habe, in dem es ungefähr so heißt: „Die Kühle des Gedankens tötete die Musik des Herzens“. Man muss den Verstand formen, aber auch das Herz. Und im Beten unterweisen; den Kindern das Beten beibringen; von Anfang an das Gebet. Die Vorbereitung dieser Lehrer und die Verbreitung von Programmen zur Weiterbildung sind wesentlich für die Zukunft der christlichen Gemeinschaft, in der die engagierten Laien immer mehr gerufen sein werden, die Weisheit und die Werte ihres Glaubens zum inneren Bestandteil ihres Einsatzes in den verschiedenen Bereichen des gesellschaftlichen, kulturellen und politischen Lebens zu machen.
Die Erschütterungen der vergangenen Jahre haben den traditionell starken Glauben des irischen Volkes auf die Probe gestellt. Dennoch haben sie auch die Gelegenheit zu einer inneren Erneuerung der Kirche in diesem Land geboten und neue Arten aufgezeigt, um ihr Leben und ihre Sendung neu zu bedenken. „Gott ist immer Neuheit“ und er treibt uns an „ein ums andere Mal aufzubrechen und uns an neue Orte zu begeben, um über das Bekannte hinauszugehen“ (Apostolisches Schreiben Gaudete et exsultate, 135). Mit Demut und Vertrauen auf seine Gnade möget ihr neue Wege für diese neuen Zeiten erkennen und beschreiten. Seid mutig und schöpferisch! Gewiss wird der starke missionarische Sinn, der in der Seele eures Volkes verwurzelt ist, euch die kreativen Wege erschließen, um die Wahrheit des Evangeliums zu bezeugen und die Gemeinschaft der Glaubenden in der Liebe Christi und dem Eifer für die Verbreitung seines Reiches wachsen zu lassen.
In euren täglichen Mühen darum, Väter und Hirten der Familie Gottes – Väter bitte, nicht Stiefväter – in diesem Land zu sein, möget ihr euch immer von der Hoffnung tragen lassen, die auf der Wahrheit der Worte Christi und der Gewissheit seiner Verheißungen gründet. Zu jeder Zeit und an jedem Ort macht diese Wahrheit frei (vgl. Joh 8,32); sie hat eine ihr innewohnende Macht, um den Geist und das Herz von ihr zu überzeugen. Jedes Mal, wenn ihr und euer Volk den Eindruck habt, eine kleine Herde zu sein, die Herausforderungen und Schwierigkeiten ausgesetzt ist, lasst euch nicht entmutigen. Wie uns der heilige Johannes vom Kreuz lehrt, strahlt gerade in der dunklen Nacht das Licht des Glaubens umso reiner in unseren Herzen auf. Und dieses Licht wird den Weg der Erneuerung des christlichen Lebens in Irland in den kommenden Jahren aufzeigen.
Schließlich bitte ich euch im Geist der kirchlichen Gemeinschaft, weiter die Einheit und die Brüderlichkeit unter euch – das ist sehr wichtig – und auch zusammen mit den Verantwortlichen der anderen christlichen Gemeinschaften zu fördern und inbrünstig für die Versöhnung und den Frieden unter allen Gliedern der irischen Familie zu arbeiten und zu beten. Heute, beim Mittagessen, war neben mir ein freier Platz, dann kamen Dublin und Nordirland … es gab keinen Brexit, nein, nicht das … es waren alle vereint. Und eine Sache, die ich immer sage, aber man muss sie auch wiederholen: Was ist die erste Aufgabe des Bischofs? Ich sage es an alle: das Gebet. Als die hellenistischen Christen aufbegehrten, weil ihre Witwen nicht versorgt wurden (vgl. Apg 6,1), erfanden Petrus und die Apostel die Diakone. Als dann Petrus erklärt, wie die Sache sein muss, schließt er mit den Worten: „Wir [Apostel] aber wollen beim Gebet und beim Dienst am Wort bleiben“. Ich werfe hier eine Frage auf, und jeder möge sie für sich beantworten: Wie viele Stunden betet jeder von uns?
Mit diesen Gedanken, liebe Brüder, versichere ich euch meiner Gebete in euren Anliegen und ich bitte euch, in euren Gebeten meiner zu gedenken. Euch allen und den eurer pastoralen Sorge anvertrauten Gläubigen erteile ich als Unterpfand der Freude und Stärke im Herrn Jesus Christus meinen Segen.
Ich bin euch nahe: Schreitet voran! Habt Mut! Der Herr ist so gut. Und Maria behütet uns. Und wenn die Dinge ein wenig schwierig sind, betet Sub tuum praesidium; denn die russischen Mystiker sagten, dass man im Augenblick einer geistlichen Turbulenz unter den Mantel der heiligen Gottesmutter gehen müsse, sub tuum praesiduum. Vielen Dank! Und jetzt gebe ich euch den Segen.
Beten wir gemeinsam ein Gegrüßet seist Du Maria.
May God bless you all, the Father, the Son and the Holy Spirit.
Thank you very much.
[01269-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]
Traduzione in lingua spagnola
Queridos hermanos obispos:
A punto de concluir mi visita a Irlanda, doy gracias por esta oportunidad de compartir unos momentos con vosotros. Agradezco al arzobispo Eamon Martin sus amables palabras de introducción y os saludo a todos con afecto en el Señor.
Nuestro encuentro de esta noche retoma el diálogo fraterno que tuvimos el año pasado en Roma durante vuestra visita ad limina Apostolorum. En estas breves reflexiones, quisiera resumir nuestra conversación anterior, en el espíritu del Encuentro Mundial de las Familias que acabamos de celebrar. Todos nosotros, como obispos, somos conscientes de nuestra responsabilidad como padres del santo Pueblo fiel de Dios. Como buenos padres, tratamos de alentar e inspirar, reconciliar y unir, y sobre todo de preservar todo el bien transmitido de generación en generación en esta gran familia que es la Iglesia en Irlanda. Es verdad, la Iglesia en Irlanda sigue siendo fuerte, es verdad.
Por ello, esta noche mi palabra para vosotros es de aliento en vuestros esfuerzos —como continuación de la homilía—, en estos momentos de desafío, para perseverar en vuestro ministerio de heraldos del Evangelio y pastores del rebaño de Cristo. De manera especial, estoy agradecido por la atención que mostráis hacia los pobres, los excluidos y los necesitados, como recientemente lo ha atestiguado vuestra carta pastoral sobre las personas sin hogar y sobre las dependencias. También estoy agradecido por la ayuda que brindáis a vuestros sacerdotes, cuya pena y desánimo causados por los recientes escándalos son a menudo ignorados. Sed cercanos a los sacerdotes. Como obispos, son los más cercanos que tenéis.
Un tema recurrente de mi visita ha sido, por supuesto, la necesidad de que la Iglesia reconozca y remedie con honestidad evangélica y valentía los errores del pasado —pecados graves— con respecto a la protección de los niños y los adultos vulnerables. Entre estos, las mujeres maltratadas. En los últimos años, como cuerpo episcopal, habéis procedido resueltamente, no solo a poner en marcha caminos de purificación y reconciliación con las víctimas, las víctimas y los sobrevivientes de los abusos, sino también, con la ayuda del National Board para la protección de los niños en la Iglesia en Irlanda, habéis procedido a establecer un conjunto detallado de reglas destinadas a garantizar la seguridad de los jóvenes. En estos años todos hemos tenido que abrir nuestros ojos —es doloroso— ante la gravedad y el alcance de los abusos de poder, de conciencia y sexuales en diferentes contextos sociales. En Irlanda, como también en otros lugares, la honestidad y la integridad con que la Iglesia decide abordar este capítulo doloroso de su historia puede ofrecer a toda la sociedad un ejemplo y una llamada. Seguid así. Las humillaciones son dolorosas, pero hemos sido salvados de la humillación del Hijo de Dios, y esto nos da valor. Las heridas de Cristo nos dan fuerza. Os pido, por favor, cercanía: esta es la palabra, cercanía al Señor y al pueblo de Dios. Proximidad. No repitáis actitudes de distancia y clericalismo que algunas veces, en vuestra historia, dieron una imagen real de una Iglesia autoritaria, dura y autocrática.
Como mencionamos en nuestra conversación en Roma, la transmisión de la fe en su integridad y belleza representa un desafío significativo en el contexto de la rápida evolución de la sociedad. El Encuentro Mundial de las Familias nos ha dado gran esperanza y nos ha estimulado sobre el hecho de que las familias son cada vez más conscientes de su papel irremplazable en la transmisión de la fe. La transmisión de la fe se realiza principalmente en la familia; la fe se va transmitiendo “en dialecto”, el dialecto de la familia. Al mismo tiempo, las escuelas católicas y los programas de educación religiosa continúan desempeñando una función indispensable en la creación de una cultura de la fe y de un sentido de discipulado misionero. Sé que esto es un motivo de cuidado pastoral para todos vosotros. La genuina formación religiosa requiere maestros fieles y alegres, capaces de formar no solo las mentes sino también los corazones en el amor de Cristo y en la práctica de la oración. A veces pensamos que formar en la fe significa dar conceptos religiosos, y no pensamos en formar el corazón, en formar actitudes. Ayer el presidente de la nación me dijo que había escrito un poema sobre Descartes y lo dijo, más o menos: “La frialdad del pensamiento ha matado la música del corazón”. Formar la mente, sí, pero también el corazón. Y enseñar a rezar: enseñar a los niños a rezar; desde el principio, oración. La preparación de tales maestros y la difusión de programas para la formación permanente son esenciales para el futuro de la comunidad cristiana, en la que un laicado comprometido está particularmente llamado a llevar la sabiduría y los valores de su fe como parte de su compromiso con los diferentes sectores de la vida social, cultural y política del país.
La conmoción de los últimos años ha puesto a prueba la fe tradicionalmente fuerte de los irlandeses. No obstante, ha constituido también una oportunidad para una renovación interior de la Iglesia en este país y ha indicado modos nuevos de concebir su vida y su misión. «Dios siempre es novedad» y «nos empuja a partir una y otra vez y a desplazarnos para ir más allá de lo conocido» (Exhort. ap. Gaudete et exsultate, 135). Que con humildad y confianza en su gracia, podáis discernir y emprender caminos nuevos para estos tiempos nuevos. Sed valientes y creativos. Ciertamente, el fuerte sentido misionero arraigado en el alma de vuestro pueblo os inspirará las formas creativas para dar testimonio de la verdad del Evangelio y hacer crecer la comunidad de los creyentes en el amor de Cristo y en el celo por el crecimiento de su Reino.
Que en vuestros esfuerzos diarios por ser padres y pastores de la familia de Dios en este país —padres, por favor, no padrastros—, seáis sostenidos siempre por la esperanza que se fundamenta en la verdad de las palabras de Cristo y en la seguridad de sus promesas. En todo tiempo y lugar, esta verdad nos hace libres (cf. Jn 8,32), posee su propio poder intrínseco para convencer a las mentes y conducir los corazones hacia sí. No os desaniméis cada vez que vosotros y vuestro pueblo os sintáis un pequeño rebaño expuesto a desafíos y dificultades. Como nos enseña san Juan de la Cruz, en la noche oscura es donde la luz de la fe brilla más pura en nuestros corazones. Y esta luz mostrará el camino para la renovación de la vida cristiana en Irlanda en los próximos años.
Por último, en espíritu de comunión eclesial, os pido que continuéis promoviendo la unidad y la fraternidad entre vosotros, es muy importante; y también, junto con los líderes de otras comunidades cristianas, trabajéis y oréis fervientemente por la reconciliación y la paz entre todos los miembros de la familia irlandesa. Hoy, en el almuerzo, estaba yo, luego [las autoridades de] Dublín, Irlanda del Norte... Unidos, todos. Y una cosa que siempre digo, pero que se debe repetir: ¿Cuál es la primera tarea del obispo? Digo esto a todos: oración. Cuando los cristianos helenistas fueron a quejarse porque no cuidaron de sus viudas [cf. Hch 6,1] Pedro y los apóstoles inventaron a los diáconos. Entonces, cuando Pedro explica cómo debería ser, termina así: «Y a nosotros [apóstoles], nos corresponde la oración y el anuncio de la palabra». Lanzo una pregunta aquí, y que cada uno responda en su interior: ¿Cuántas horas al día rezáis cada uno de vosotros?
Con estas ideas, queridos hermanos, os aseguro mi oración por vuestras intenciones, y os pido que me recordéis en la vuestra. A todos vosotros y a los fieles confiados a vuestro cuidado pastoral, os imparto la Bendición, como prenda de alegría y fortaleza en el Señor Jesucristo.
Estoy cerca de vosotros: ¡adelante, fuerza! El Señor es muy bueno. Y la Virgen nos protege. Y cuando las cosas son un poco difíciles, rezad Sub tuum praesidium, porque los místicos rusos solían decir: en los momentos de turbulencia espiritual, debemos pasar bajo el manto de la Santa Madre de Dios, sub tuum praesidium. ¡Muchas gracias! Y ahora os daré la Bendición.
Recemos juntos el Ave María.
May God bless you all, the Father, the Son and the Holy Spirit.
Thank you very much.
[01269-ES.02] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua portoghese
Queridos Irmãos Bispos!
Com a minha visita à Irlanda prestes a terminar, dou graças por esta oportunidade de passar alguns momentos convosco. Agradeço ao Arcebispo Eamon Martin pelas suas amáveis palavras de apresentação e saúdo-vos a todos com afeto no Senhor.
O nosso encontro desta tarde retoma o fraterno debate que tivemos em Roma no ano passado, durante a vossa visita ad limina Apostolorum. Nestas breves ideias, gostaria de retomar o nosso colóquio anterior, no espírito do Encontro Mundial das Famílias que acabamos de celebrar. Todos nós, como Bispos, estamos cientes da nossa responsabilidade de ser pais para o santo povo fiel de Deus. Como bons pais, pretendemos encorajar e inspirar, reconciliar e unir, e sobretudo preservar todo o bem transmitido de geração em geração nesta grande família que é a Igreja na Irlanda. É verdade que a Igreja na Irlanda continua forte, é verdade.
Por isso, nesta tarde, a palavra que vos dirijo é de encorajamento – em continuidade com a homilia - nos vossos esforços, em momentos tão desafiadores, de perseverar no vosso ministério de arautos do Evangelho e pastores do rebanho de Cristo. De modo particular, agradeço a solicitude que demonstrais para com os pobres, os excluídos e os necessitados de ajuda, como testemunha a vossa recente carta pastoral sobre os sem-teto e sobre as dependências. Agradeço também pela ajuda que prestais aos vossos sacerdotes, cuja tristeza e desânimo por causa dos recentes escândalos são muitas vezes ignorados. Permanecei próximos aos sacerdotes! São o próximo mais próximo que tendes, como bispos.
Naturalmente um tema presente na minha visita foi o da necessidade que tem a Igreja de reconhecer e remediar, com honestidade evangélica e coragem, os erros do passado –pecados graves - relativos à proteção das crianças e adultos vulneráveis. Entre esses, as mulheres maltratadas. Nos últimos anos vós, como corpo episcopal, procedestes resolutamente não só empreendendo percursos de purificação e reconciliação com as vítimas, as vítimas e os sobreviventes dos abusos, mas também fixando, com a ajuda do National Board para a tutela das crianças na Igreja na Irlanda, um conjunto rigoroso de normas tendentes a garantir a segurança dos jovens. Nestes anos, todos nós tivemos de abrir os olhos - é doloroso - para a gravidade e a extensão do abuso de poder, de consciência e sexual em diferentes contextos sociais. Na Irlanda, como noutros lugares, a honestidade e a integridade com que a Igreja decide enfrentar este capítulo doloroso da sua história pode oferecer um exemplo e um apelo a toda a sociedade. Continuai assim. As humilhações são dolorosas, mas fomos salvos pela humilhação do Filho de Deus, e isso nos dá coragem. As chagas de Cristo nos dão coragem. Peço-vos, por favor, proximidade – esta é a palavra: proximidade – ao Senhor e ao povo de Deus. Proximidade. Não repitais posturas de distanciamento e clericalismo que algumas vezes, na vossa história, criaram a imagem real de uma Igreja autoritária, dura e autocrática.
Como mencionamos no nosso colóquio em Roma, a transmissão da fé na sua integridade e beleza representa um significativo desafio no contexto da rápida evolução da sociedade. O Encontro Mundial das Famílias deu-nos grande esperança e encorajamento sobre o facto de que as famílias se vão tornando cada vez mais conscientes do seu papel insubstituível na transmissão da fé. A transmissão da fé, fundamentalmente, se faz em família; a fé é transmitida “em dialeto”, no dialeto da família. Ao mesmo tempo, as escolas católicas e os programas de instrução religiosa continuam a desempenhar uma função indispensável para se criar uma cultura de fé e um sentido de discipulado missionário. Sei que isto representa motivo de cuidado pastoral para todos vós. A formação religiosa genuína requer professores fiéis e alegres, capazes de formar não só as mentes, mas também os corações para o amor de Cristo e a prática da oração. Às vezes pensamos que formar na fé signifique dar conceitos religiosos, e não pensamos na formação do coração, formar atitudes. Ontem, o presidente da Nação me dizia que tinha escrito um poema sobre Descartes e dizia mais ou menos assim: «A frieza no pensamento matou a música do coração». Formar a mente, sim, mas também o coração. E ensinar a rezar: ensinar as crianças a rezarem; desde o começo, a oração. A preparação de tais professores e a divulgação de programas da formação permanente são essenciais para o futuro da comunidade cristã, na qual um laicado comprometido se sinta cada vez mais chamado a levar a sabedoria e os valores da sua fé aos diversos setores do seu empenho na vida social, cultural e política do país.
Os transtornos dos últimos anos puseram à prova a fé tradicionalmente forte do povo irlandês. Mas proporcionaram também a oportunidade para uma renovação interior da Igreja neste país e indicaram novas formas de imaginar a sua vida e missão. «Deus é sempre novidade» e «impele-nos a partir sem cessar e a mover-nos para ir mais além do conhecido» (Exort. ap. Gaudete et exsultate, 135). Possais vós, com humildade e confiança na sua graça, discernir e empreender novos caminhos para estes tempos novos. Sede corajosos e criativos. Certamente, o forte sentido missionário enraizado na alma do vosso povo inspirar-vos-á as sendas criativas para testemunhar a verdade do Evangelho e fazer crescer a comunidade dos crentes no amor de Cristo e no zelo pelo crescimento do seu Reino.
Possais, nos vossos esforços diários por ser pais e pastores da família de Deus neste país – pais, por favor, não padrastos -, ser sempre sustentados pela esperança que se baseia na verdade das palavras de Cristo e na certeza das suas promessas. Em todo o tempo e lugar, esta verdade torna-nos livres (cf. Jo 8, 32); possui um poder intrínseco próprio para convencer as mentes e atrair a ela os corações. Sempre que, vós e o vosso povo, vos sentirdes um pequeno rebanho exposto à desafios e dificuldades, não desanimeis. Como São João da Cruz nos ensina, é na noite escura que a luz da fé brilha mais pura nos nossos corações. E essa luz mostrará o caminho para a renovação da vida cristã na Irlanda nos anos futuros.
Por fim, no espírito da comunhão eclesial, peço-vos que continueis a fomentar unidade e fraternidade entre vós, é muito importante; e também juntamente com os líderes doutras comunidades cristãs, a trabalhar e rezar fervorosamente pela reconciliação e a paz entre todos os membros da família irlandesa. Hoje no almoço, estava eu e [as autoridades] de Dublin e da Irlanda do Norte… unidos, todos. E uma coisa que digo sempre, mas deve-se repetir: qual é a primeira tarefa do bispo? Digo-o a todos: a oração. Quando os cristãos helenistas foram lamentar-se porque não se estava cuidando das suas viúvas [cf. Atos dos Apóstolos 6,1], Pedro e os apóstolos inventaram os diáconos. Depois, quando Pedro explica como se deverá proceder, conclui assim: «E a nós [apóstolos], corresponderá a oração e o anúncio da palavra». Eu lanço ali a pergunta, cada um responde na “própria casa”: quantas horas por dia cada um de vocês reza?
Com estes pensamentos, queridos irmãos, asseguro-vos as minhas orações pelas vossas intenções e peço que vos lembreis de mim nas vossas. A todos vós e aos fiéis confiados à vossa solicitude pastoral, concedo a minha Bênção, penhor de alegria e força no Senhor Jesus Cristo.
Estou próximo de vós: continuai avançando, coragem! O Senhor é muito bom. E Nossa Senhora nos protege. E quando as coisas estão um pouco difíceis, rezai Sub tuum praesidium, pois os místicos russos diziam que nos momentos de turbulência espiritual, devemos caminhar sob o manto da Santa Mãe de Deus, sub tuum praesidium. Muito obrigado! E agora vos darei a bênção.
Rezemos junto a Ave Maria.
May God bless you all, the Father, the Son and the Holy Spirit.
Thank you very much.
[01269-PO.02] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua polacca
Drodzy Bracia Biskupi,
W chwili kiedy moja wizyta w Irlandii dobiega końca, jestem wdzięczny za tę możliwość spędzenia czasu z wami. Dziękuję arcybiskupowi Eamonowi Martinowi za jego uprzejme słowa wprowadzenia i pozdrawiam was wszystkich z miłością w Panu.
Nasze spotkanie dzisiejszego wieczoru podejmuje braterską dyskusję, którą odbyliśmy w Rzymie w ubiegłym roku, podczas waszej wizyty ad limina Apostolorum. W tych krótkich punktach chciałbym podsumować naszą poprzednią rozmowę w duchu Światowego Spotkania Rodzin, które właśnie obchodziliśmy. Wszyscy jako biskupi jesteśmy świadomi naszej odpowiedzialności wynikającej z bycia ojcami świętego wiernego ludu Bożego. Jako dobrze ojcowie chcemy wspierać i inspirować, jednać i jednoczyć, a zwłaszcza ocalić całe dobro przekazywane z pokolenia na pokolenie w tej wielkiej rodzinie, jaką jest Kościół w Irlandii. To prawda, Kościół w Irlandii nadal jest silny, to prawda.
Zatem moje słowo do was dzisiejszego wieczoru – będąc kontynuacją homilii – jest wsparciem dla waszych wysiłków w tych czasach wyzwania, abyście trwali w waszej posłudze jako głosiciele Ewangelii i pasterze owczarni Chrystusa. Jestem szczególnie wdzięczny za troskę, jaką okazujecie wobec ubogich, wykluczonych i potrzebujących pomocy, jak o tym świadczył wasz niedawny list pasterski na temat bezdomności i uzależnień. Jestem również wdzięczny za pomoc, jaką oferujecie waszym kapłanom, których ból i zniechęcenie z powodu niedawnych skandali są często ignorowane. Bądźcie bliscy względem waszych kapłanów! Są najbliższymi bliźnimi, jakich macie jako biskupi.
Podczas mojej wizyty powracał, rzecz jasna, temat konieczności uznania i naprawienia przez Kościół z ewangeliczną odwagą i szczerością błędów przeszłości, - grzechów ciężkich - związanych z ochroną dzieci i niepełnosprawnych osób dorosłych. W tym skrzywdzone kobiety. W minionych latach, jako episkopat podjęliście zdecydowane działania nie tylko, by podjąć drogę oczyszczenia i pojednania z ofiarami nadużyć, ofiarami i osobami, które doświadczyły nadużyć, ale również przy pomocy Krajowej Rady Ochrony Dzieci w Kościele w Irlandii, zaczęliście wyznaczyć rygorystyczny zestaw norm mających na celu zagwarantowanie młodzieży bezpieczeństwa. W minionych latach wszyscy musieliśmy otworzyć oczy – to bolesne- na powagę i zakres nadużywania władzy, sumienia i seksualnego w różnych kontekstach społecznych. W Irlandii, podobnie, jak wszędzie indziej, uczciwość i wiarygodność, z jaką Kościół postanawia podjąć ten bolesny rozdział swojej historii, może stanowić wzór i zachętę dla całego społeczeństwa. Czyńcie tak dalej. Upokorzenia są bolesne, ale zostaliśmy zbawieni upokorzeniem Syna Bożego, a to nam daje odwagę. Rany Chrystusa dodają nam odwagi. Proszę was o bliskość - to jest właściwe słowo, bliskość - wobec Pana i wobec ludu Bożego. Bliskość. Nie powtarzajcie postawy dystansu i klerykalizmu, które czasami w waszej historii dały rzeczywisty obraz Kościoła autorytarnego, surowego i autokratycznego.
Jak wspomnieliśmy podczas naszej rozmowy w Rzymie, przekazywanie wiary w jej integralności i pięknie stanowi poważne wyzwanie w kontekście szybkiej ewolucji społeczeństwa. Światowe Spotkanie Rodzin dało nam wielką nadzieję i zachętę co do tego, że rodziny stają się coraz bardziej świadome swojej niezastąpionej roli w przekazywaniu wiary. Przekazu wiary zasadniczo dokonuje się w rodzinie: wiara powinna być przekazywana „w dialekcie”,. W dialekcie rodziny. Jednocześnie szkoły katolickie i programy wychowania religijnego nadal odgrywają niezbędną rolę w tworzeniu kultury wiary i poczucia uczniostwa misyjnego. Wiem, że jest to dla was wszystkich motywem troski duszpasterskiej. Autentyczna formacja religijna wymaga nauczycieli wiernych i radosnych, zdolnych kształtować nie tylko umysły, ale także serca do miłości Chrystusa i praktykowania modlitwy. Czasami myślimy, że kształtowanie w wierze oznacza dawanie koncepcji religijnych, a nie myślimy o formowaniu serca, o kształtowaniu postaw. Wczoraj prezydent Irlandii powiedział mi, że napisał poemat o Kartezjuszu i powiedział mniej więcej tak: „Chłód myśli zabił muzykę serca”. To prawda trzeba kształtować umysł, tak, ale także serce. I uczyć modlitwy: uczyć dzieci się modlić; od początku, modlitwa. Przygotowanie takich nauczycieli i upowszechnianie programów na rzecz kształcenia ustawicznego są niezbędne dla przyszłości wspólnoty chrześcijańskiej, w której zaangażowani świeccy będą w większym stopniu powołani do wnoszenia mądrości i wartości swej wiary w ramach zaangażowania w różne dziedziny życia społecznego, kulturalnego i politycznego kraju.
Wstrząsy minionych lat poddały próbie tradycyjnie silną wiarę Irlandczyków. Jednakże stworzyły także szansę wewnętrznej odnowy Kościoła w tym kraju i wskazały nowe sposoby wyobrażania sobie jego życia i misji. „Bóg jest zawsze nowością”, i „nieustannie pobudza nas do wyruszania na nowo oraz do zmiany miejsca, aby wyjść poza to, co znane” (Adhort. ap. Gaudete et exsultate, 135). Obyście umieli z pokorą i ufnością w Jego łaskę odkrywać nowe ścieżki i podejmować nowe drogi dla tych nowych czasów. Bądźcie odważni i twórczy. Z pewnością silne poczucie misyjne zakorzenione w duszy waszego ludu natchnie was twórczymi drogami, by dawać świadectwo o prawdzie Ewangelii i sprawiać rozwój wspólnoty wiernych w miłości Chrystusa i w gorliwości na rzecz wzrostu Jego królestwa.
Obyście w waszych codziennych wysiłkach bycia ojcami i pasterzami rodziny Bożej w tym kraju – ojcami a nie ojczymami- zawsze byli podtrzymywani nadzieją, która opiera się na prawdzie słów Chrystusa i pewności Jego obietnic. Ta prawda wyzwala nas w każdym czasie i miejscu (zob. J 8, 32); ma ona właściwą sobie moc, aby przekonać umysły i doprowadzić serca do siebie. Ilekroć wy i wasz lud czujecie, że jesteście małą trzodą wystawioną na wyzwania i trudności nie zniechęcajcie się. Jak uczy nas św. Jan od Krzyża, to właśnie w najciemniejszej nocy światło wiary staje się czystsze w naszych sercach. To światło wskaże drogę do odnowienia chrześcijańskiego życia w Irlandii w nadchodzących latach.
Wreszcie, w duchu komunii kościelnej, proszę was, abyście w dalszym ciągu krzewili jedność i braterstwo między wami – to bardzo ważne, a także byście wraz z przywódcami innych wspólnot chrześcijańskich działali i żarliwie modlili się o pojednanie i pokój między wszystkimi członkami rodziny irlandzkiej. Dzisiaj na obiedzie byłem z przedstawicielami [władze] w Dublinie, w Irlandii Północnej ... zjednoczeni, wszyscy zjednoczeni. I jedno, co zawsze mówię, ale trzeba powtarzać: jakie jest pierwsze zadanie biskupa? Mówię to każdemu: modlitwa. Kiedy chrześcijanie helleniści poszli się skarżyć, ponieważ zaniedbywano ich wdowy [por. Dzieje Apostolskie, 6,1], Piotr i apostołowie wymyślili diakonów. Następnie, kiedy Piotr wyjaśnia, jak to powinno być, kończy w następujący sposób: „My zaś [apostołowie] oddamy się wyłącznie modlitwie i posłudze słowa”. Wrzucam pytanie, niech każdy odpowie u siebie: ile godzin dziennie każdy z was się modli?
Z tymi myślami, drodzy bracia, zapewniam was o moich modlitwach w waszych intencjach i proszę was, abyście pamiętali o moich w waszych modlitwach. Wam wszystkim oraz wiernym powierzonym waszej trosce duszpasterskiej udzielam błogosławieństwa jako zadatek radości i mocy w Panu Jezusie Chrystusie.
Jestem blisko was: idźcie naprzód, odwagi! Pan jest bardzo dobry. A Matka Boża nas strzeże. A gdy sprawy są trochę trudne, trzeba się modlić Sub tuum praesidium [Pod Twoją obronę], ponieważ mistycy rosyjscy zwykli mówić, że w chwilach duchowej zawieruchy musimy schronić się pod płaszczem Świętej Matki Boga, sub tuum praesidium. Dziękuję bardzo! A teraz udzielę wam błogosławieństwa.
Odmówmy wspólnie Zdrowaś Maryjo.
May God bless you all, the Father, the Son and the Holy Spirit.
Thank you very much.
[01269-PL.02] [Testo originale: Italiano]
[B0594-XX.02]