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Viaggio Apostolico di Sua Santità Francesco in Irlanda in occasione dell’Incontro Mondiale delle Famiglie a Dublino (25-26 agosto 2018) – Festa delle Famiglie, 25.08.2018


Festa delle Famiglie nel Croke Park Stadium di Dublino

Discorso del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Alle ore 19.15 locali (20.15 ora di Roma), dalla Nunziatura Apostolica, il Santo Padre Francesco si è trasferito al Croke Park Stadium per la Festa delle Famiglie.

Al suo arrivo, Papa Francesco è stato accolto dall’Arcivescovo di Dublino e Primate d’Irlanda, S.E. Mons. Diarmuid Martin, il quale lo ha accompagnato su una golf cart all’interno dello stadio.

Dopo un giro tra i fedeli, alle ore 19.45 locali (20.45 ora di Roma) con le parole di benvenuto e la preghiera dell’Em.mo Card. Kevin Joseph Farrell, Prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, ha avuto inizio la Festa delle Famiglie. Sono poi seguite danze, canti, l’intervento di una signora irlandese e le testimonianze di 5 famiglie provenienti dall’India, dal Canada, dall’Iraq, dall’Irlanda e dal Burkina Faso.

Quindi il Santo Padre ha rivolto un Discorso ai presenti e al termine, prima della benedizione, ha recitato la preghiera ufficiale per il IX Incontro Mondiale delle Famiglie.

Subito dopo il Papa è rientrato in Nunziatura.

Pubblichiamo di seguito il Discorso che il Papa ha pronunciato nel corso della celebrazione con le famiglie:

Discorso del Santo Padre

Dia dhaoibh! [“Buonasera” in gaelico]

Cari fratelli e sorelle, buonasera!

Vi ringrazio per il vostro caloroso benvenuto. È bello essere qui! È bello celebrare, perché ci rende più umani e più cristiani. Ci aiuta anche a condividere la gioia di sapere che Gesù ci ama, ci accompagna nel viaggio della vita e ogni giorno ci attira più vicini a sé.

In ogni celebrazione familiare, si avverte la presenza di tutti: padri, madri, nonni, nipoti, zii e zie, cugini, chi non è potuto venire e chi vive troppo lontano, tutti. Oggi a Dublino siamo riuniti per una celebrazione familiare di ringraziamento a Dio per quello che siamo: una sola famiglia in Cristo, diffusa su tutta la terra. La Chiesa è la famiglia dei figli di Dio. Una famiglia in cui si gioisce con quelli che sono nella gioia e si piange con quelli che sono nel dolore o si sentono buttati a terra dalla vita. Una famiglia in cui si ha cura di ciascuno, perché Dio nostro Padre ci ha resi tutti suoi figli nel Battesimo. Ecco perché continuo a incoraggiare i genitori a far battezzare i figli appena possibile, perché diventino parte della grande famiglia di Dio. C’è bisogno di invitare ciascuno alla festa, anche il bambino piccolo! E per questo va battezzato presto. E c’è un’altra cosa: se il bambino da piccolo è battezzato, entra nel suo cuore lo Spirito Santo. Facciamo una comparazione: un bambino senza Battesimo, perché i genitori dicono: “No, quando sarà grande”, e un bambino con il Battesimo, con lo Spirito Santo dentro: questo è più forte, perché ha la forza di Dio dentro!

Voi, care famiglie, siete la grande maggioranza del Popolo di Dio. Che aspetto avrebbe la Chiesa senza di voi? Una Chiesa di statue, una Chiesa di persone sole… È per aiutarci a riconoscere la bellezza e l’importanza della famiglia, con le sue luci e le sue ombre, che è stata scritta nell’Esortazione Amoris laetitia sulla gioia dell’amore, e ho voluto che il tema di questo Incontro Mondiale delle Famiglie fosse “Il Vangelo della famiglia, gioia per il mondo”. Dio desidera che ogni famiglia sia un faro che irradia la gioia del suo amore nel mondo. Che cosa significa? Significa che noi, dopo aver incontrato l’amore di Dio che salva, proviamo, con o senza parole, a manifestarlo attraverso piccoli gesti di bontà nella routine quotidiana e nei momenti più semplici della giornata.

E questo come si chiama? Questo si chiama santità. Mi piace parlare dei santi “della porta accanto”, di tutte quelle persone comuni che riflettono la presenza di Dio nella vita e nella storia del mondo (cfr Esort. ap. Gaudete et exsultate, 6-7). La vocazione all’amore e alla santità non è qualcosa di riservato a pochi privilegiati, no. Anche ora, se abbiamo occhi per vedere, possiamo scorgerla attorno a noi. È silenziosamente presente nel cuore di tutte quelle famiglie che offrono amore, perdono, misericordia quando vedono che ce n’è bisogno, e lo fanno tranquillamente, senza squilli di trombe. Il Vangelo della famiglia è veramente gioia per il mondo, dal momento che lì, nelle nostre famiglie, Gesù può sempre essere trovato; lì dimora in semplicità e povertà, come fece nella casa della Santa Famiglia di Nazaret.

Il matrimonio cristiano e la vita familiare vengono compresi in tutta la loro bellezza e attrattiva se sono ancorati all’amore di Dio, che ci ha creato a sua immagine, così che noi potessimo dargli gloria come icone del suo amore e della sua santità nel mondo. Papà e mamme, nonni e nonne, figli e nipoti: tutti, tutti chiamati a trovare, nella famiglia, il compimento dell’amore. La grazia di Dio aiuta ogni giorno a vivere con un cuore solo e un’anima sola. Anche le suocere e le nuore! Nessuno dice che sia facile, voi lo sapete meglio di me. È come preparare un tè: è facile far bollire l’acqua, ma una buona tazza di tè richiede tempo e pazienza; c’è bisogno di lasciare in infusione! Così giorno dopo giorno Gesù ci riscalda col suo amore facendo in modo che penetri tutto il nostro essere. Dal tesoro del suo Sacro Cuore, riversa su di noi la grazia che ci occorre per guarire le nostre infermità e aprire la mente e il cuore ad ascoltarci, capirci e perdonarci gli uni gli altri.

Abbiamo appena ascoltato le testimonianze di Felicité, Isaac e Ghislain, che vengono dal Burkina Faso. Ci hanno raccontato una storia commovente di perdono in famiglia. Il poeta diceva che «errare è umano, perdonare è divino». Ed è vero: il perdono è un dono speciale di Dio che guarisce le nostre ferite e ci avvicina agli altri e a lui. Piccoli e semplici gesti di perdono, rinnovati ogni giorno, sono il fondamento sul quale si costruisce una solida vita familiare cristiana. Ci obbligano a superare l’orgoglio, il distacco e l’imbarazzo a fare pace. Tante volte siamo arrabbiati tra di noi e vogliamo fare la pace, ma non sappiamo come. È un imbarazzo a fare la pace, ma vogliamo farla! Non è difficoltoso. È facile. Fai una carezza, e così è fatta la pace! È vero, mi piace dire che nelle famiglie abbiamo bisogno di imparare tre parole – tu [Ghislain] le hai dette – tre parole: “scusa”, “per favore” e “grazie”. Tre parole. Come erano le tre parole? Tutti: [Sorry, please, thank you] Another time: [Sorry, please, thank you] Non sento… [Sorry, please, thank you] Thank you very much! Quando litighi a casa, assicurati, prima di andare a letto, di aver chiesto scusa e di aver detto che ti dispiace. Prima che finisca la giornata, fare la pace. E sapete perché è necessario fare la pace prima di finire la giornata? Perché se non fai la pace, il giorno dopo, la “guerra fredda” è molto pericolosa! State attenti alla guerra fredda nella famiglia! Ma forse a volte tu sei arrabbiato e sei tentato di andare a dormire in un’altra stanza, solo e appartato; se ti senti così, semplicemente bussa alla porta e di’: “Per favore, posso entrare?”. Quel che serve è uno sguardo, un bacio, una parola dolce e tutto ritorna come prima! Dico questo perché, quando le famiglie lo fanno, sopravvivono. Non esiste una famiglia perfetta; senza l’abitudine al perdono, la famiglia cresce malata e gradualmente crolla.

Perdonare vuol dire donare qualcosa di sé. Gesù ci perdona sempre. Con la forza del suo perdono, anche noi possiamo perdonare gli altri, se davvero lo vogliamo. Non è quello per cui preghiamo, quando diciamo il Padre nostro? I figli imparano a perdonare quando vedono che i genitori si perdonano tra loro. Se capiamo questo, possiamo apprezzare la grandezza dell’insegnamento di Gesù circa la fedeltà nel matrimonio. Lungi dall’essere un freddo obbligo legale, si tratta soprattutto di una potente promessa della fedeltà di Dio stesso alla sua parola e alla sua grazia senza limiti. Cristo è morto per noi perché noi a nostra volta possiamo perdonarci e riconciliarci gli uni gli altri. In questo modo, come persone e come famiglie, impariamo a comprendere la verità di quelle parole di San Paolo: mentre tutto passa, «la carità non avrà mai fine» (1 Cor 13,8).

Grazie Nisha e Ted per le vostre testimonianze dall’India, dove state insegnando ai vostri figli a essere una vera famiglia. Ci avete anche aiutato a capire che i social media non sono necessariamente un problema per le famiglie, ma possono contribuire a costruire una “rete” di amicizie, solidarietà e mutuo sostegno. Le famiglie possono connettersi attraverso internet e trarne beneficio. I social media possono essere benefici se usati con moderazione e prudenza. Ad esempio, voi, che partecipate a questo Incontro Mondiale delle Famiglie, formate una “rete” spirituale, una trama di amicizia; e i social media possono aiutarvi a mantenere questo legame e allargarlo ad altre famiglie in tante parti del mondo. È importante, tuttavia, che questi mezzi non diventino mai una minaccia alla vera rete di relazioni di carne e sangue, imprigionandoci in una realtà virtuale e isolandoci dai rapporti concreti che ci stimolano a dare il meglio di noi stessi in comunione con gli altri. Forse la storia di Ted e Nisha può aiutare tutte le famiglie a interrogarsi sul bisogno di ridurre il tempo che spendono per questi mezzi tecnologici, e di spendere più tempo di qualità tra di loro e con Dio. Ma quando tu usi troppo i social media, tu “entri in orbita”. Quando, a tavola, invece di parlare in famiglia ognuno ha il telefonino e si connette fuori, è “in orbita”. Ma questo è pericoloso. Perché? Perché ti toglie dal concreto della famiglia e ti porta a una vita “gassosa”, senza consistenza. State attenti a questo. Ricordate la storia di Ted e Nisha, che ci insegnano a usare bene i social media.

Abbiamo sentito da Enass e Sarmaad come l’amore e la fede in famiglia possano essere sorgenti di forza e di pace persino in mezzo alla violenza e alla distruzione, causate da guerra e persecuzione. La loro storia ci riporta alle tragiche situazioni che quotidianamente patiscono tante famiglie costrette ad abbandonare le loro case in cerca di sicurezza e di pace. Ma Enass e Sarmaad ci hanno indicato anche come, a partire dalla famiglia e grazie alla solidarietà mostrata da molte altre famiglie, la vita può essere ricostruita e la speranza può rinascere. Abbiamo visto questo supporto nel video di Rammy e suo fratello Meelad, in cui Rammy ha espresso profonda gratitudine per l'incoraggiamento e per l’aiuto che la loro famiglia ha ricevuto da tante altre famiglie cristiane di tutto il mondo, che hanno reso loro possibile di ritornare nei loro villaggi. In ogni società le famiglie generano pace, perché insegnano l’amore, l’accoglienza, il perdono, i migliori antidoti contro l’odio, il pregiudizio e la vendetta che avvelenano la vita di persone e di comunità.

Come un bravo prete irlandese ha insegnato, «la famiglia che prega insieme rimane insieme», e irradia pace. Una tale famiglia può essere un sostegno speciale per altre famiglie che non vivono in pace. Dopo la morte di Padre Ganni, Enass, Sarmaad e le loro famiglie hanno scelto il perdono e la riconciliazione piuttosto che l’odio e il rancore. Hanno visto, alla luce della Croce, che il male si può contrastare solo col bene e l’odio superare solo col perdono. In modo quasi incredibile, sono stati capaci di trovare pace nell’amore di Cristo, un amore che fa nuove tutte le cose. E questa sera condividono questa pace con noi. Hanno pregato. La preghiera, pregare insieme. Mentre ascoltavo il coro, ho visto lì una mamma che insegnava al figlio a fare il segno della croce. Vi domando: voi insegnate ai bambini a fare il segno della croce? Sì o no? [Yes] O insegnate a fare qualcosa così [fa un gesto veloce], che non si capisce cosa sia? È molto importante che i bambini da piccolini imparino a fare bene il segno della croce: è il primo Credo che imparano, il Credo nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. Questa sera, prima di andare a letto, voi genitori domandatevi: insegno ai miei figli a fare bene il segno della croce? Pensateci, è cosa vostra!

L’amore di Cristo che rinnova ogni cosa è ciò che rende possibile il matrimonio e un amore coniugale contraddistinto da fedeltà, indissolubilità, unità e apertura alla vita. È quanto si vede nel quarto capitolo di Amoris laetitia. Abbiamo visto questo amore in Mary e Damian e nella loro famiglia con dieci figli. Vi domando [rivolto a Mary e Damian]: vi fanno arrabbiare, i figli? Eh, la vita è così! Ma è bello avere dieci figli. Thank you. Grazie per le vostre parole e per la vostra testimonianza di amore e di fede! Voi avete sperimentato la capacità dell’amore di Dio di trasformare completamente la vostra vita e di benedirvi con la gioia di una bella famiglia. Ci avete detto che la chiave della vostra vita familiare è la sincerità. Capiamo dal vostro racconto quant’è importante continuare ad andare a quella fonte della verità e dell’amore che può trasformare la nostra vita. Chi è? Gesù, che inaugurò il suo ministero pubblico proprio a una festa di nozze. Lì, a Cana, cambiò l’acqua in un nuovo e buon vino che consentì di proseguire magnificamente la gioiosa celebrazione. Ma, avete pensato voi, cosa sarebbe successo se Gesù non avesse fatto questo? Avete pensato come è brutto finire una festa di nozze con l’acqua soltanto? È brutto! La Madonna ha capito e ha detto al Figlio: “Non hanno vino”. E Gesù ha capito che la festa sarebbe finita male solo con l’acqua. Così è con l’amore coniugale. Il vino nuovo comincia a fermentare durante il tempo del fidanzamento, necessario ma passeggero, e matura lungo la vita matrimoniale in un mutuo dono di sé, che rende gli sposi capaci di diventare, da due, “una sola carne”. E anche di aprire a loro volta i cuori a chi ha bisogno di amore, specialmente a chi è solo, abbandonato, debole e, in quanto vulnerabile, spesso accantonato dalla cultura dello scarto. Questa cultura che viviamo oggi, che scarta tutto: scarta tutto quello che non serve, scarta i bambini perché danno fastidio, scarta i vecchi perché non servono… Soltanto l’amore ci salva da questa cultura dello scarto.

Le famiglie sono ovunque chiamate a continuare a crescere e andare avanti, pur in mezzo a difficoltà e limiti, proprio come hanno fatto le generazioni passate. Tutti siamo parte di una grande catena di famiglie, che risale all’inizio dei tempi. Le nostre famiglie sono tesori viventi di memoria, con i figli che a loro volta diventano genitori e poi nonni. Da loro riceviamo l’identità, i valori e la fede. Lo abbiamo visto in Aldo e Marissa, sposi da più di cinquant’anni. Il loro matrimonio è un monumento all’amore e alla fedeltà! I loro nipotini li mantengono giovani; la loro casa è piena di allegria, di felicità e di balli. Era bello vedere [nel video] la nonna insegnare a ballare alle nipotine! Il loro amore vicendevole è un dono di Dio, un dono che stanno trasmettendo con gioia ai loro figli e nipoti.

Una società – ascoltate bene questo! – una società che non valorizza i nonni è una società senza futuro. Una Chiesa che non ha a cuore l’alleanza tra generazioni finirà per mancare di ciò che veramente conta, l’amore. I nostri nonni ci insegnano il significato dell’amore coniugale e genitoriale. Loro stessi sono cresciuti in una famiglia e hanno sperimentato l’affetto di figli e figlie, di fratelli e sorelle. Per questo costituiscono un tesoro di esperienza, un tesoro di sapienza per le nuove generazioni. È un grande errore non domandare agli anziani le loro esperienze o pensare che parlare con loro sia una perdita di tempo. A questo riguardo vorrei ringraziare Missy per la sua testimonianza. Lei ci ha detto che, tra i nomadi, la famiglia è sempre stata una fonte di forza e di solidarietà. La sua testimonianza ci ricorda che, nella casa di Dio, c’è un posto alla mensa per tutti. Nessuno dev’essere escluso; il nostro amore e la nostra attenzione devono estendersi a tutti.

È tardi e siete stanchi! Anch’io! Ma lasciate che vi dica un’ultima cosa. Voi, famiglie, siete la speranza della Chiesa e del mondo! Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, ha creato l’umanità a sua immagine e somiglianza per farla partecipe del suo amore, perché fosse una famiglia di famiglie e godesse quella pace che Lui solo può dare. Con la vostra testimonianza al Vangelo, potete aiutare Dio a realizzare il suo sogno. Potete contribuire a far riavvicinare tutti i figli di Dio, perché crescano nell’unità e imparino cosa significa per il mondo intero vivere in pace come una grande famiglia. Per questo motivo, ho desiderato consegnare a ciascuno di voi una copia di Amoris laetitia, preparata nei due Sinodi sulla famiglia e scritta perché fosse una sorta di guida per vivere con gioia il Vangelo della famiglia. Maria nostra Madre, Regina della famiglia e della pace, sostenga tutti voi nel viaggio della vita, dell’amore e della felicità!

E ora, a conclusione della nostra serata, reciteremo la preghiera di questo Incontro delle Famiglie. Tutti insieme recitiamo la preghiera ufficiale dell’Incontro delle Famiglie: [grandi applausi]

Preghiera e Benedizione (in inglese)

Buonanotte, dormite bene! E a domani!

[01264-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Dia dhaoibh! [Bonsoir en gaélique]

Cher frères et sœurs, bonsoir!

Je vous remercie de votre accueil chaleureux. C’est bon d’être ici! C’est bon de célébrer, parce que cela nous rend plus humains et plus chrétiens. Cela nous aide aussi à partager la joie de savoir que Jésus nous aime, nous accompagne dans le voyage de la vie et nous attire chaque jour plus près de lui.

Dans chaque célébration familiale, nous sentons la présence de tous: pères, mères, grands-parents, neveux, oncles et tantes, cousins, de ceux qui n’ont pas pu venir et qui vivent trop loin; tous. Aujourd’hui, à Dublin nous sommes rassemblés pour une célébration familiale d’action de grâce à Dieu pour ce que nous sommes: une seule famille en Christ, répandue sur toute la terre. L’Église est la famille des enfants de Dieu. Une famille dans laquelle on se réjouit avec ceux qui sont dans la joie et dans laquelle on pleure avec ceux qui sont dans la souffrance ou qui se sentent jetés à terre par la vie. Une famille dans laquelle on prend soin de chacun, parce que Dieu notre Père a fait de nous tous ses enfants dans le Baptême. C’est pourquoi je continue à encourager les parents à faire baptiser les enfants dès que possible, pour qu’ils fassent partie de la grande famille de Dieu. Il est nécessaire d’inviter chacun à la fête, même le petit enfant! Et c’est pourquoi il doit être baptisé rapidement. Et il y a autre chose: si l’enfant est baptisé petit, l’Esprit Saint entre dans son cœur. Faisons une comparaison: un enfant sans le Baptême, parce que les parents disent: «Non, quand il sera grand»; et un enfant avec le Baptême, avec l’Esprit Saint en lui: celui-là est plus fort parce qu’il a en lui la force de Dieu!

Vous, chères familles, vous êtes la grande majorité du Peuple de Dieu. A quoi ressemblerait l’Église sans vous? Une Eglise de statues, une Eglise de personnes seules… C’est pour nous aider à reconnaître la beauté et l’importance de la famille, avec ses lumières et ses ombres, que l’Exhortation Amoris laetitia sur la joie de l’amour a été écrite, et que j’ai voulu que le thème de cette Rencontre Mondiale des Familles soit "l’Évangile de la famille, joie pour le monde". Dieu désire que chaque famille soit un phare qui rayonne la joie de son amour dans le monde. Qu’est-ce que cela signifie? Cela signifie qu’après avoir rencontré l’amour de Dieu qui sauve, nous essayons, avec ou sans parole, de le manifester à travers des petits gestes de bonté dans la routine du quotidien et dans les moments plus simples de la journée.

Et comment cela s’appelle-t-il? Cela s’appelle sainteté. J’aime parler des saints "de la porte d’à côté", de toutes ces personnes ordinaires qui reflètent la présence de Dieu dans la vie et dans le monde (Cf. Ex. Ap. Gaudete et exsultate, nn.6-7). La vocation à l’amour et à la sainteté n’est pas quelque chose de réservé à quelques privilégiés, non. Même maintenant, si nous avons des yeux pour voir, nous pouvons l’apercevoir autour de nous. Elle est silencieusement présente dans les cœurs de toutes ces familles qui offrent l’amour, le pardon et la miséricorde quand elles voient qu’il y en a besoin, et qui le font tranquillement, sans sonneries de trompettes. L’Évangile de la famille est vraiment joie pour le monde, du moment que là, dans nos familles, Jésus peut toujours être trouvé; là il demeure dans la simplicité et la pauvreté, comme il l’a fait dans la maison de la Sainte Famille de Nazareth.

Le mariage chrétien et la vie familiale sont compris dans toute leur beauté et leur attrait, s’ils sont ancrés à l’amour de Dieu qui nous a créés à son image, pour que nous puissions lui rendre gloire comme icônes de son amour et de sa sainteté dans le monde. Papas et mamans, grands-pères et grands-mères, enfants et petits-enfants: tous, tous appelés à trouver, dans la famille, l’accomplissement de l’amour. La grâce de Dieu aide chaque jour à vivre avec un seul cœur et une seule âme. Même les belles-mères et les belles-filles! Personne ne dit que c’est facile, vous le savez mieux que moi. C’est comme pour préparer un thé: c’est facile de faire bouillir l’eau, mais une bonne tasse de thé demande du temps et de la patience; il faut laisser infuser! Ainsi jour après jour, Jésus nous réchauffe avec son amour en faisant en sorte qu’il pénètre tout notre être. Du trésor de son Sacré Cœur, il répand sur nous la grâce dont nous avons besoin pour guérir nos infirmités et ouvrir notre esprit et notre cœur pour nous écouter, nous comprendre et nous pardonner les uns aux autres.

Nous avons écouté à l’instant les témoignages de Félicité, d’Isaac et de Ghislain qui viennent du Burkina Faso. Ils nous ont raconté une histoire émouvante de pardon en famille. Le poète disait que "se tromper est humain, pardonner est divin". Et c’est vrai: le pardon est un don spécial de Dieu qui guérit nos blessures et nous rapproche des autres et de lui. Des petits et simples gestes de pardon, renouvelés chaque jour, sont le fondement sur lequel se construit une solide vie familiale chrétienne. Ils nous obligent à dépasser l’orgueil, la distance et la gêne et à faire la paix. Nous sommes souvent fâchés entre nous, et nous voulons faire la paix, mais nous ne savons pas comment. C’est gênant de faire la paix, mais nous voulons la faire. Ce n’est pas difficile, C’est facile. Fais une caresse, et comme ça, la paix est faite! C’est vrai, j’aime dire que dans les familles nous avons besoin d’apprendre trois mots – toi [Ghislain] tu les as dits – trois mots: "pardon", "s’il te plaît" et "merci". Trois mots. Quelles sont les trois mots? Tous: [sorry, please, thank you]. Encore: [sorry, please, thank you]. Je n’entends pas… [sorry, please, thank you]. Thank you very much! Quand tu te disputes à la maison, assure-toi, avant d’aller au lit, d’avoir demandé pardon et d’avoir dit que tu es désolé. Faire la paix avant la fin de la journée. Et vous savez pourquoi il est nécessaire de faire la paix avant la fin de la journée? Parce que si tu ne fais pas la paix, le lendemain, la “guerre froide” est très dangereuse! Faites attention à la guerre froide en famille! Mais, peut-être, tu es parfois fâché, et tu es tenté d’aller dormir dans une autre chambre, seul et à l’écart. Si tu te sens comme ça, frappe simplement à la porte et dis:"s’il te plaît, puis-je entrer?". Ce qu’il faut, c’est un regard, un baiser, une parole douce… Et tout revient comme avant! Je dis cela parce que, quand les familles le font, elles résistent. Il n’existe pas une famille parfaite; sans l’habitude du pardon, la famille grandit malade et s’écroule graduellement.

Pardonner signifie donner quelque chose de soi. Jésus nous pardonne toujours. Avec la force de son pardon, nous aussi nous pouvons pardonner aux autres, si nous le voulons vraiment. N’est-ce pas ce pour quoi nous prions, quand nous disons le Notre Père? Les enfants apprennent à pardonner quand ils voient que les parents se pardonnent entre eux. Si nous comprenons cela, nous pouvons apprécier la grandeur de l’enseignement de Jésus à propos de la fidélité dans le mariage. Loin d’être une obligation juridique froide, il s’agit surtout d’une promesse puissante de la fidélité de Dieu lui-même à sa parole et à sa grâce sans limites. Le Christ est mort pour nous, pour que nous puissions, à notre tour, nous pardonner et nous réconcilier les uns les autres. De cette façon, comme personnes et comme familles, nous apprenons à comprendre la vérité de ces paroles de Saint Paul: alors que tout passe, «l’amour ne passera jamais» (1 Co 13,8).

Merci Nisha et Ted pour votre témoignage venu de l’Inde, où vous enseignez à vos enfants à être une vraie famille. Vous nous avez aidés aussi à comprendre que les médias sociaux ne sont pas nécessairement un problème pour les familles, mais qu’ils peuvent contribuer à construire un "réseau" d’amitié, de solidarité et de soutien mutuel. Les familles peuvent se connecter par internet et en tirer avantage. Les médias sociaux peuvent être bénéfiques s’ils sont utilisés avec modération et prudence. Par exemple, vous qui participez à cette Rencontre Mondiale des Familles, vous formez un "réseau" spirituel et d’amitié, et les médias sociaux peuvent vous aider à maintenir ce lien et à l’élargir à d’autres familles dans de nombreuses parties du monde. Il est important, toutefois, que ces moyens ne deviennent jamais une menace pour les vrais réseaux de relations de chair et de sang, en nous emprisonnant dans une réalité virtuelle et en nous isolant des relations concrètes qui nous stimulent à donner le meilleur de nous-mêmes en communion avec les autres. Peut-être que l’histoire de Ted et Nisha peut aider toutes les familles à s’interroger sur la nécessité de réduire le temps qu’elles dépensent pour ces moyens technologiques, et de dépenser plus de temps de qualité entre elles et avec Dieu. Mais quand tu utilises trop les social media, tu “entres en orbite”. Quand, à table, au lieu de parler en famille, chacun a le téléphone portable et se connecte avec l’extérieur, il est “en orbite”. Mais ça c’est dangereux. Pourquoi? Parce que cela te coupe du concret de la famille, et te porte à une vie “vaporeuse”, sans consistance. Faites attention à ça. Rappelez-vous l’histoire de Ted et Nisha qui nous apprennent à bien utiliser les social media.

Nous avons entendu de la part d’Enass et de Sarmaad comment l’amour et la foi dans la famille peuvent être sources de force et de paix, même au milieu de la violence et de la destruction, causées par la guerre et la persécution. Leur histoire nous ramène aux situations tragiques que subissent quotidiennement tant de familles obligées d’abandonner leurs maisons, à la recherche de sécurité et de paix. Mais Enass et Sarmaad nous ont montré comment, à partir de la famille et grâce à la solidarité manifestée par beaucoup d’autres familles, la vie peut être reconstruite et l’espérance renaître. Nous avons vu ce soutien dans la vidéo de Rammy et de son frère Meelad, dans laquelle Rammy a exprimé sa profonde reconnaissance pour l’encouragement et pour l’aide que leur famille a reçue de la part de tant d’autres familles chrétiennes du monde entier, qui leur ont rendu possible de retourner dans leurs villages. Dans chaque société, les familles engendrent la paix, parce qu’elles enseignent l’amour, l’accueil, le pardon, les meilleurs antidotes contre la haine, le préjugé et la vengeance qui empoisonnent la vie des personnes et des communautés.

Comme un bon prêtre irlandais l’a enseigné, "la famille qui prie ensemble reste ensemble", et irradie la paix. Une telle famille peut être un soutien particulier pour d’autres familles qui ne vivent pas en paix. Après la mort du Père Ganni, Enass, Sarmaad et leur famille ont choisi le pardon et la réconciliation plutôt que la haine et la rancune. Ils ont vu, à la lumière de la Croix, que l’on peut combattre le mal seulement par le bien et surmonter la haine seulement par le pardon. De manière presqu’incroyable, ils ont été capables de trouver la paix dans l’amour du Christ, un amour qui fait toutes choses nouvelles. Et ce soir, ils ont partagé cette paix avec nous. Ils ont prié. La prière, prier ensemble. Pendant que j’écoutais le chœur, j’ai vu, là-bas, une maman qui apprenait à son enfant à faire le signe de la croix. Je vous pose la question: est-ce que vous apprenez à vos enfants à faire le signe de la croix? Oui ou non? [yes] Ou bien est-ce que vous leur apprenez à faire une chose comme ça [il fait un geste rapide], dont on ne comprend pas ce que c’est? Il est très important que les petits enfants, apprennent, très petits, à bien faire le signe de la croix: c’est le premier Credo qu’ils apprennent, le Credo dans le Père, dans le Fils et dans le Saint Esprit. Ce soir, avant de vous coucher, vous les parents, demandez-vous: est-ce que j’apprends à mes enfants à bien faire le signe de la croix? Pensez-y, c’est à vous!

L’amour du Christ qui renouvelle toute chose est ce qui rend possible le mariage et un amour conjugal caractérisé par la fidélité, l’indissolubilité, l’unité et l’ouverture à la vie. C’est ce qu’on voit dans le quatrième chapitre d’Amoris laetitia. Nous avons vu cet amour chez Mary et Damian et dans leur famille avec dix enfants. Je vous pose la question [s’adressant à Mary et à Damian]: les enfants vous mettent-ils en colère? La vie est ainsi faite ! Mais c’est beau d’avoir dix enfants. Thank you. Merci pour vos paroles et pour votre témoignage d’amour et de foi! Vous avez fait l’expérience de la capacité de l’amour de Dieu à transformer complètement votre vie et à vous bénir avec la joie d’une belle famille. Vous nous avez dit que la clef de votre vie familiale est la sincérité. Nous comprenons de votre récit combien il est important de continuer à aller à cette source de la vérité et de l’amour qui peut transformer notre vie. Qui est-elle?: Jésus, qui a inauguré son ministère public justement dans une fête de noces. Là, à Cana, il a changé l’eau en un nouveau et bon vin qui a permis de poursuivre merveilleusement la joyeuse célébration. Mais avez-vous pensez à ce qui serait arrivé si Jésus n’avait pas fait cela? Avez-vous pensé comme c’est dur de finir une fête avec seulement de l’eau? C’est dur! La Vierge a compris et elle a dit à son Fils: «Ils n’ont pas de vin». Et Jésus a compris que la fête aurait mal fini avec seulement de l’eau. Il en est ainsi avec l’amour conjugal. Le vin nouveau commence à fermenter durant le temps des fiançailles, nécessaire mais passager, et il mûrit tout au long de la vie matrimoniale dans un mutuel don de soi, qui rend les époux capables de devenir, de deux, "une seule chair". Et aussi d’ouvrir à leur tour leurs cœurs à celui qui a besoin d’amour, en particulier à celui qui est seul, abandonné, faible et, en tant que vulnérable, souvent mis de côté par la culture du déchet. Cette culture que nous vivons aujourd’hui, qui jette tout: qui jette tout ce qui ne sert pas, qui jette les enfants parce qu’ils dérangent, qui jette les personnes âgées parce qu’elles ne servent pas. Seul l’amour nous sauve de cette culture du déchet.

Les familles sont partout appelées à continuer à grandir et à aller de l’avant, même au milieu des difficultés et des limites, tout comme l’ont fait les générations passées. Nous faisons tous partie d’une grande chaîne de familles, qui remonte au commencement des temps. Nos familles sont des trésors vivants de mémoire, avec les enfants qui, à leur tour, deviennent parents, puis grands-parents. D’eux nous recevons l’identité, les valeurs et la foi. Nous l’avons vu chez Aldo et Marissa, mariés depuis plus de cinquante ans. Leur mariage est un mémorial à l’amour et à la fidélité! Leurs petits-enfants les maintiennent jeunes; leur maison est pleine de gaieté, de bonheur et de danse. C’était beau de voir [dans la vidéo] la grand-mère apprendre à danser à ses petites-filles. Leur amour mutuel est un don de Dieu, un don qu’ils transmettent avec joie à leurs enfants et petits-enfants.

Une société – écoutez bien ça – une société qui ne met pas en valeur les grands-parents est une société sans avenir. Une Église qui n’a pas à cœur l’alliance entre les générations finira par manquer de ce qui compte vraiment, l’amour. Nos grands-parents nous enseignent le sens de l’amour conjugal et parental. Eux-mêmes ils ont grandi dans une famille et ils ont connu l’affection de fils et de filles, de frères et de sœurs. Pour cela ils constituent un trésor d’expérience, un trésor de sagesse pour les nouvelles générations. C’est une grave erreur de ne pas demander aux anciens leur expérience ou de penser que parler avec eux est une perte de temps. A cet égard, je voudrais remercier Missy pour son témoignage. Elle nous a dit que, parmi les nomades, la famille a toujours été une source de force et de solidarité. Son témoignage nous rappelle que, dans la maison de Dieu, il y a une place à table pour tous. Personne ne doit être exclus; notre amour et notre attention doivent s’étendre à tous.

Il est tard et vous êtes fatigués! Moi aussi! Mais laissez-moi vous dire une dernière chose. Vous, familles, vous êtes l’espérance de l’Église et du monde! Dieu, Père, Fils et Saint Esprit, a créé l’humanité à son image et à sa ressemblance pour la faire participer à son amour, pour qu’elle soit une famille des familles et jouisse de cette paix que lui seul peut donner. Avec votre témoignage de l’Évangile, vous pouvez aider Dieu à réaliser son rêve. Vous pouvez contribuer à faire se rapprocher tous les enfants de Dieu, pour qu’ils grandissent dans l’unité et apprennent ce que signifie pour le monde entier vivre en paix comme une grande famille. Pour cette raison, j’ai désiré remettre à chacun de vous un exemplaire d’Amoris laetitia, préparée par les deux Synodes sur la famille et écrite pour qu’elle soit une sorte de guide pour vivre avec joie l’Évangile de la famille. Que Marie notre Mère, Reine de la famille et de la paix, vous soutienne tous dans le voyage de la vie, de l’amour et du bonheur!

Et maintenant, en conclusion de notre soirée, nous allons réciter la prière de cette Rencontre des Familles. Tous ensemble, récitons la prière officielle de la Rencontre des Familles [applaudissements]:

Prière et bénédiction

Bonne nuit, dormez bien! Et à demain!

[01264-FR.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

Dia dhaoibh (Irish for “Good evening!”)

Dear Brothers and Sisters, good evening!

I am grateful to all of you for your warm welcome. It is good to be here! It is good to celebrate, for celebration makes us more human and more Christian. It also helps us to share the joy of knowing that Jesus loves us, he accompanies us on our journey of life, and each day he draws us closer to himself.

In any family celebration, everyone’s presence is felt: fathers, mothers, grandparents, grandchildren, uncles and aunts, cousins, those who cannot come and those who live too far away, everyone. Today in Dublin we are gathered for a family celebration of thanksgiving to God for who we are: one family in Christ, spread throughout the world. The Church is the family of God’s children. A family in which we rejoice with those who are rejoicing, and weep with those who grieve or feel knocked down by life. A family in which we care for everyone, for God our Father has made all of us his children in Baptism. That is one reason why I keep encouraging parents to baptize their children as soon as possible, so that they can become part of this great family of God. We need to invite everyone to the party, even the smallest child! That is why children should be baptized soon after birth. There is something else: if a child is baptized as a baby, the Holy Spirit enters that child’s heart. Let’s make a comparison [between] a child who is unbaptized, because the parents say: “No, wait till he or she grows up”, and a baby who is baptized and has the Holy Spirit within. That child is stronger, because he or she has the strength of God within!

You, dear families, are the vast majority of the People of God. What would the Church look like without you? A Church of statues, a Church of lone individuals… It was to help us recognize the beauty and importance of the family, with its lights and shadows, that the Exhortation Amoris Laetitia on the joy of love was written, and that I wanted the theme of this World Meeting of Families to be “The Gospel of the Family, Joy for the World”. God wants every family to be a beacon of the joy of his love in our world. What does this mean? It means that we, who have encountered God’s saving love, try, with or without words, to express it in little acts of kindness in our daily routine and in the most hidden moments of our day.

And what is this called? It is called holiness. I like to speak of the saints “next door”, all those ordinary people who reflect God’s presence in the life and history of our world (cf. Gaudete et Exsultate, 6-7). The vocation to love and to holiness is not something reserved for a privileged few. No. Even now, if we have eyes to see, we can see it being lived out all around us. It is silently present in the heart of all those families that offer love, forgiveness and mercy when they see the need, and do so quietly, without great fanfare. The Gospel of the family is truly joy for the world, since there, in our families, Jesus can always be found, dwelling in simplicity and poverty as he did in the home of the Holy Family of Nazareth.

Christian marriage and family life are only seen in all their beauty and attractiveness if they are anchored in the love of God, who created us in his own image, so that we might give him glory as icons of his love and holiness in the world. Fathers and mothers, grandfathers and grandmothers, children and grandchildren: each and every one of us. All of us are called to find, in the family, our fulfilment in love. God’s grace helps us daily to live as one in mind and heart. Even daughters-in-law and mothers-in-law! No one said this would be easy. You know that better than I. It is like making tea: it is easy to bring the water to a boil, but a good cup of tea takes time and patience; it needs to brew! So it is that each day Jesus warms us with his love and lets it penetrate our whole being. From the treasury of his Sacred Heart, he offers us the grace we need to heal our infirmities and to open our minds and hearts to hear, understand and forgive one another.

We just heard the testimonies of Felicité, Isaac and Ghislain, who are from Burkina Faso. They told us a moving story of forgiveness in the family. The poet says that “to err is human, to forgive divine”. And that is true: forgiveness is a special gift from God that heals our brokenness and draws us closer to one another and to him. Small and simple acts of forgiveness, renewed each day, are the foundation upon which a solid Christian family life is built. They force us to overcome our pride, our aloofness and embarrassment, and to make peace. How many times do we get angry at one another and then want to make up, but we don’t know how! It is embarrassing to make peace, but we still want to do it. It isn’t hard. It’s easy. Give a caress, and peace is made!

It is true that I like to say that in our families we need to learn three words. Ghislain, you spoke those three words. They are “sorry”, “please” and “thank you”. Three words. What were they? Everyone! [all: “sorry, please, thank you!”] Another time! [“sorry, please, thank you!”]. I can’t hear you! [“sorry, please, thank you!”] Thank you very much! When you quarrel at home, be sure that before going to bed you apologize and say you are sorry. Before the day is done, make peace. Do you want to know why it is necessary to make peace before ending the day? Because if you don’t make peace, the next day you have a “cold war” and that is very dangerous! Watch out for cold wars in the family! Maybe you get mad sometimes and are tempted to sleep in another room, all by yourself. If you feel that way, just knock on the door and say: “Please, can I come in?” All it takes is a look, a kiss, a soft word and everything is back to the way it was! I say this because when families do this, they survive. There is no such thing as a perfect family; without the practice of forgiveness, families can grow sick and gradually collapse.

To “forgive” means to “give” something of yourself. Jesus always forgives us. By the power of his forgiveness, we too can forgive others, if we really want to. Isn’t that what we pray for, when we say the Our Father? Children learn to forgive when they see their parents forgiving one another. If we understand this, we can appreciate the grandeur of Jesus’ teaching about fidelity in marriage. Far from a cold legal obligation, it is above all a powerful promise of God’s own fidelity to his word and his unfailing grace. Christ died for us so that we, in turn, might forgive and be reconciled with one another. In this way, as individuals and as families, we can know the truth of Saint Paul’s words that, when all else passes away, “love never ends” (1 Cor 13:8).

Thank you Nisha and Ted, for your testimony from India, where you are teaching your children how to be a true family. You have helped us to understand that social media are not necessarily a problem for families, but can also serve to build a “web” of friendships, solidarity and mutual support. Families can connect through the internet and draw nourishment from it. Social media can be beneficial if used with moderation and prudence. For example, all of you gathered for this World Meeting of Families have formed a spiritual network, a web of friendship; social media can help you to maintain this connection and expand it to even more families throughout the world. It is important, though, that these media never become a threat to the real web of flesh and blood relationships by imprisoning us in a virtual reality and isolating us from the concrete relationships that challenge us to grow to our full potential in communion with others.

Perhaps Ted and Nisha’s story will help all families to question whether they need to cut down on the time they spend with technology, and to spend more quality time with one another and with God. When you use the social media too much, you “spin into orbit”. When at table, instead of talking to one another as a family, everyone starts playing with his or her cell phone, they “spin into orbit”. This is dangerous. Why? Because it takes you away from the concrete reality of the family and into a life of distraction and unreality. Be careful about this. Remember Ted and Nisha’s story; they teach us to make good use of the social media.

We have heard from Enass and Sarmaad how a family’s love and faith can be a source of strength and peace even amid the violence and destruction caused by war and persecution. Their story reminds us of the tragic situations endured daily by so many families forced to flee their homes in search of security and peace. But they also show us how, starting from the family, and thanks to the solidarity shown by so many other families, lives can be rebuilt and hope born anew. We saw this support in the video of Rammy and his brother Meelad, where Rammy expressed his deep gratitude for the encouragement and help their family received from so many other Christian families worldwide, who made it possible for them to return to their village. In every society, families generate peace, because they teach the virtues of love, acceptance and forgiveness that are the best antidote to the hatred, prejudice and vengeance that can poison the life of individuals and communities.

As a good Irish priest taught us, “the family that prays together, stays together” and radiates peace. In a special way, such a family can be a support for other families that do not live in peace. Following the death of Father Ganni, Enass, Sarmaad and their family chose forgiveness and reconciliation over hatred and resentment. They saw, in the light of the cross, that evil can only be fought by good, and hatred overcome only by forgiveness. Almost incredibly, they were able to find peace in the love of Christ, a love that makes all things new. This evening they share that peace with us. They prayed. Prayer. Praying together. While I was listening to the choir, I saw a mother teaching her child to make the sign of the cross. Let me ask you, do you teach your children to make the sign of the cross? Yes or no? [all: yes!] Or do you teach them to make some quick wave of the hand [he gestures] that they don’t even understand? It is very important that children learn as early as possible to make the sign of the cross well. It is the first “creed” that they learn, a way of saying “I believe” in the Father, the Son and the Holy Spirit. This evening, before going to bed, ask yourselves, as parents: do I teach my children to make a good sign of the cross? Think about it, it is up to you!

The love of Christ that renews all things is what makes possible marriage and a conjugal love marked by fidelity, indissolubility, unity and openness to life. It is what we see in the fourth chapter of Amoris Laetitia. We saw this love in Mary and Damian and their family of ten children. Let me ask you [he turns to Mary and Damian], do your children ever make you grow angry? Ah, that is life! But it is beautiful to have ten children. Thank you for your testimony and for your witness of love and faith! You experienced the power of God’s love to change your lives completely and to bless you with the joy of a beautiful family. You told us that the key to your family life is truthfulness. From your story, we see how important it is to keep going back to the source of the truth and the love that can change our lives. Who is it? Jesus, who began his public ministry precisely at a wedding feast. There, in Cana, he changed water into a good new wine that kept the joyful celebration going strong.

Did you ever think of what would have happened if Jesus did not perform that miracle? Did you ever think how terrible it would be to finish a wedding feast by drinking just water? It would be awful! Our Lady understood that, and so she told her Son: “They have no wine”. And Jesus realized that the party would not have ended happily with people just drinking water. Conjugal love is like that. The new wine begins to ferment during the time of engagement, which is necessary but fleeting, and matures throughout marriage in a mutual self-giving that enables spouses to become, from two, “one flesh”. And also to open their hearts, in turn, to all those in need of love, especially the lonely, the abandoned, the weak and vulnerable so often discarded by our throw-away culture. The culture we are living in today discards everything, everything that is not useful. It discards babies because they are troublesome; it discards the elderly because they aren’t useful… Only love saves us from this throw-away culture.

Families everywhere are challenged to keep growing, to keep moving forward, even amid difficulties and limitations, just as past generations did. All of us are part of a great chain of families stretching back to the beginning of time. Our families are a treasury of living memory, as children become parents and grandparents in turn. From them we receive our identity, our values and our faith. We see this in Aldo and Marissa, who have been married for over fifty years. Their marriage is a monument to love and fidelity! Their grandchildren keep them young; their house is filled with laughter, happiness and dancing. It was delightful to see [in the video] the grandmother teaching her granddaughters how to dance! Their love for one another is a gift from God, and it is a gift that they are joyfully passing on to their children and grandchildren.

A society – listen carefully to this! – a society that does not value grandparents is a society that has no future. A Church that is not mindful of the covenant between generations will end up lacking the thing that really matters, which is love. Our grandparents teach us the meaning of conjugal and parental love. They themselves grew up in a family and experienced the love of sons and daughters, brothers and sisters. So they are a treasury of experience, a treasury of wisdom for the new generation. It is a big mistake not to ask the elderly about their experience, or to think that talking to them is a waste of time. Here I would like to thank Missy for her words of witness. She told us that, among travellers, the family has always been a source of strength and solidarity. Her witness reminds us that, in God’s house, there is a place at table for everyone. No one is to be excluded; our love and care must extend to all.

I know it is late and you are tired! So am I! But let me say one last thing to all of you. As families, you are the hope of the Church and of the world! God, Father, Son and Holy Spirit, created mankind in his image and likeness to share in his love, to be a family of families, and to enjoy the peace that he alone can give. By your witness to the Gospel, you can help God’s dream to come true. You can help to draw all God’s children closer together, so that they can grow in unity and learn what it is for the entire world to live in peace as one great family. For this reason, I wanted to give each of you a copy of Amoris Laetitia, prepared in the two Synods on the family and written as a kind of roadmap for living joyfully the Gospel of the family. May Mary our Mother, Queen of the Family and Queen of Peace, sustain all of you in your journey of life, love and happiness!

And now, at the conclusion of our evening together, we will recite the prayer for this World Meeting of Families. Let us all recite together the official prayer for the Meeting of Families:

Recitation of the prayer and blessing

Good night and rest well! See you tomorrow!

[01264-EN.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Dia dhaoibh! [“Guten Abend” auf Gälisch]

Liebe Brüder und Schwestern, guten Abend!

Ich danke euch für euren herzlichen Empfang. Es ist schön, hier zu sein! Es ist schön zu feiern, denn es macht uns menschlicher und christlicher. Es hilft uns auch, die Freude zu teilen, die aus dem Wissen kommt, dass Jesus uns liebt, uns auf dem Lebensweg begleitet und jeden Tag näher an sich zieht.

Bei jeder Familienfeier spürt man die Gegenwart aller: Väter, Mütter, Großeltern, Enkel, Onkel und Tanten, Vettern und Cousinen und diejenigen, die nicht kommen konnten und zu weit weg leben, alle. Heute sind wir in Dublin zu einer Familienfeier versammelt, in der wir Gott danken für das, was wir sind: eine einzige Familie in Christus, die über die ganze Erde verbreitet ist. Die Kirche ist die Familie der Kinder Gottes. Eine Familie, in der man sich mit denen freut, die eine Freude erleben, und in der man mit denen weint, die im Schmerz leben oder sich vom Leben zu Boden geworfen fühlen. Eine Familie, in der man auf jeden Acht gibt, weil Gott unser Vater uns alle in der Taufe zu seinen Kindern gemacht hat. Deshalb ermutige ich die Eltern weiter, ihre Kinder sobald wie möglich taufen zu lassen, damit sie Teil der großen Familie Gottes werden. Man muss jeden zum Fest einladen, auch das kleine Kind! Deshalb ist es früh zu taufen. Und da gibt es eine andere Sache: Wenn ein Kind als Säugling getauft wird, tritt sogleich der Heilige Geist in sein Herz ein. Vergleichen wir einmal ein ungetauftes Kind – weil die Eltern sagen: „Nein, wenn es groß ist“ – mit einem getauften Kind, wo der Heilige Geist schon „drinnen“ ist: Das zweite ist stärker, weil es die Kraft Gottes in sich hat!

Ihr, liebe Familien, macht die große Mehrheit des Volkes Gottes aus. Was für ein Bild würde die Kirche ohne euch abgeben? Eine Kirche aus Statuen, eine Kirche von Einzelpersonen … Um euch zu helfen, die Schönheit und die Bedeutung der Familie, mit ihren Licht- und Schattenseiten zu erkennen, wurde im Apostolischen Schreiben Amoris laetitiae von der Freude der Liebe geschrieben. Und ich habe gewollt, dass das Thema dieses Weltfamilientreffens „Das Evangelium der Familie: Freude für die Welt“ laute. Gott wünscht, dass jede Familie ein Leuchtturm sei, der die Freude seiner Liebe in die Welt ausstrahlt. Was bedeutet das? Es bedeutet, dass wir, nachdem wir der rettenden Liebe Gottes begegnet sind, sie mit oder ohne Worte durch kleine Gesten der Güte in der täglichen Routine und in den einfachsten Momenten im Alltag zum Ausdruck zu bringen versuchen.

Und wie nennt man das? Das nennt man Heiligkeit. Gerne rede ich von den Heiligen „von nebenan“, von all den einfachen Menschen, die die Gegenwart Gottes im Leben und in der Weltgeschichte widerspiegeln (vgl. Apostolisches Schreiben Gaudete et exsultate, 6-7). Die Berufung zur Liebe und zur Heiligkeit ist nicht etwas, das nur wenigen Bevorzugten vorbehalten wäre, nein. Auch jetzt können wir sie, wenn wir Augen zum Sehen haben, um uns herum wahrnehmen. Sie ist still im Herzen all jener Familien gegenwärtig, die Liebe, Vergebung, Barmherzigkeit schenken, wenn sie sehen, dass dafür ein Bedürfnis besteht. Und sie machen es ganz ruhig, ohne Fanfarenstöße. Das Evangelium der Familie ist in der Tat Freude für die Welt, da man dort, in unseren Familien Jesus immer finden kann. Dort wohnt er in Einfachheit und Armut, wie er es im Haus der Heiligen Familie zu Nazaret getan hat.

Die christliche Ehe und das Familienleben werden in ihrer ganzen Schönheit und Anziehungskraft erfasst, wenn sie in der Liebe Gottes verankert sind, der uns nach seinem Bild geschaffen hat, so dass wir in der Lage sind, ihm als Ikonen seiner Liebe und Heiligkeit in der Welt die Ehre zu erweisen. Väter und Mütter, Großväter und Großmütter, Kinder und Enkel: Alle, alle sind sie aufgerufen, in der Familie die Erfüllung der Liebe zu finden. Die Gnade Gottes hilft jeden Tag, wie ein Herz und eine Seele zu leben. Auch die Schwiegermütter und die Schwiegertöchter! Keiner sagt, dass das einfach ist, das wisst ihr besser als ich. Es ist so, wie wenn man einen Tee zubereitet: Es ist leicht, das Wasser zu kochen, aber eine gute Tasse Tee braucht Zeit und Geduld; man muss den Tee ziehen lassen. So erwärmt uns Jesus Tag für Tag mit seiner Liebe, in einer Weise, dass sie unser ganzes Sein durchdringt. Vom Schatz seines Heiligsten Herzens gießt er über uns die Gnade aus, die wir brauchen, um unsere Krankheit zu heilen und Verstand und Herz zu öffnen, um einander zuzuhören, zu verstehen und zu vergeben.

Wir haben gerade die Zeugnisse von Felicité, Isaac und Ghislain gehört, die aus Burkina Faso kommen. Sie haben uns eine bewegende Geschichte über die Vergebung in der Familie erzählt. Der Dichter sagte, dass „Irren menschlich und Vergeben göttlich ist“. Und es ist wahr: Die Vergebung ist eine besondere Gabe Gottes, die unsere Wunden heilt und uns einander und Gott näher bringt. Schlichte und einfache Gesten der Vergebung, die jeden Tag erneuert werden, sind das Fundament, auf dem ein solides christliches Familienleben aufbaut. Sie verpflichten uns dazu, den Stolz, die Abwendung und die Hemmung, Frieden zu schließen, zu überwinden. Oftmals ärgern wir uns übereinander und wollen Frieden schließen, wissen aber nicht, wie. Es gibt eine Hemmung, Frieden zu schließen, aber wir wollen es tun. Es ist nicht schwer. Es ist leicht. Mache eine Geste der Zärtlichkeit, und schon ist der Friede eingekehrt! Es ist wahr, ich sage gerne, dass die Familien drei Wörter auswendig lernen sollten – du [Ghislain] hast sie genannt: „Entschuldigung“, „Bitte“ und „Danke“. Drei Wörter: Wie waren die drei Wörter noch? Alle: [Sorry, please, thank you.] Noch einmal: [Sorry, please, thank you.] Ich höre es nicht … [Sorry, please, thank you.] Vielen Dank! Wenn du dich zu Hause einmal streitest, stelle sicher, dass du, bevor du zu Bett gehst, um Verzeihung gebeten und gesagt hast, dass es dir leid tut. Bevor der Tag endet, gilt es Frieden zu schließen. Wisst ihr, warum es nötig ist, vor dem Ende des Tages Frieden zu schließen? Weil wenn du nicht Frieden schließt, am Tag darauf der „kalte Krieg“ sehr gefährlich ist. Nehmt euch in Acht vor dem kalten Krieg in den Familien! Aber vielleicht bist du wütend und im Begriff, in ein anderes Zimmer zum Schlafen zu gehen, wo du allein und abgesondert bist; wenn du dich so fühlst, klopfe einfach an die Tür und sage: „Bitte, kann ich mal hereinkommen?“ Was hilft, ist ein Blick, ein Kuss, ein sanftes Wort … und alles wird, wie zuvor! Ich sage das, weil die Familien überleben, wenn sie es so machen.. Es gibt keine perfekte Familie; ohne die Gewohnheit der Vergebung, wird die Familie krank und bricht nach und nach zusammen.

Vergeben heißt etwas von sich geben. Jesus vergibt uns immer. Mit der Kraft seiner Vergebung können auch wir den anderen vergeben, wenn wir das wirklich wollen. Beten wir nicht gerade darum, wenn wir das Vaterunser sprechen? Die Kinder lernen zu vergeben, wenn sie sehen, dass die Eltern sich gegenseitig vergeben. Wenn wir das verstehen, können wir die großartige Unterweisung Jesu über die Treue in der Ehe wertschätzen. Weit davon entfernt, eine kalte Gesetzespflicht zu sein, handelt es sich vielmehr um eine machtvolle Zusage der Treue Gottes selbst zu seinem Wort und zu seiner grenzenlosen Gnade. Christus ist für uns gestorben, damit wir unsererseits vergeben und uns miteinander versöhnen können. Auf diese Weise lernen wir als Individuen und als Familien, die Wahrheit jener Worte des heiligen Paulus zu begreifen: Wenn auch alles vergeht, „die Liebe hört niemals auf“ (1 Kor 13,8).

Danke, Nisha und Ted, für euer Zeugnis aus Indien, wo ihr eure Kinder anleitet, eine richtige Familie zu sein. Ihr habt uns auch geholfen zu verstehen, dass die sozialen Medien nicht unbedingt ein Problem für die Familien sein müssen, sondern vielmehr dazu beitragen können, ein „Netz“ von Freundschaften, Solidarität und gegenseitiger Unterstützung aufzubauen. Die Familien können durch das Internet vernetzt sein und daraus Vorteil ziehen. Die sozialen Medien können Gutes bewirken, wenn sie mit Maß und Klugheit benutzt werden. Zum Beispiel ihr, die ihr an diesem Weltfamilientreffen teilnehmt, bildet ein geistiges „Netz“, ein Freundschafts-„Netz“, und die sozialen Medien können euch helfen, diese Verbindung aufrechtzuerhalten und es auf andere Familien in vielen Teilen der Welt auszuweiten. Es ist jedoch wichtig, dass diese Mittel nie eine Bedrohung des wahren Netzes von Beziehungen aus Fleisch und Blut werden, die uns in einer virtuellen Welt gefangen nehmen und uns von den konkreten Beziehungen fernhalten, die uns anregen, unser Bestes in Gemeinschaft mit den anderen zu geben. Vielleicht kann die Geschichte von Ted und Nisha allen Familien helfen, sich zu fragen, ob es notwendig ist, die für diese technischen Mittel verwendete Zeit einzuschränken und mehr Qualitätszeit untereinander und mit Gott zu verbringen. Aber wenn du zu sehr die sozialen Medien benutzt, trittst du „in den Orbit“ ein. Wenn bei Tisch die Familie nicht redet und jeder sein Handy hat und sich mit der Welt draußen verbindet, heißt das, „im Orbit“ zu sein. Aber das ist gefährlich. Warum? Weil es dich vom Konkreten der Familie wegholt und dich in ein „gasförmiges“ Leben versetzt, ohne Konsistenz. Nehmt euch davor in Acht. Bedenkt die Geschichte von Ted und Nisha. Sie lehren uns, die sozialen Medien in rechter Weise zu benutzen.

Wir haben von Enass und Sarmaad gehört, wie die Liebe und der Glaube in der Familie Quellen der Kraft und des Friedens sogar inmitten von Gewalt und Zerstörung sein können, die durch Krieg und Verfolgung verursacht werden. Ihre Geschichte bringt uns die tragischen Situationen zu Bewusstsein, die jeden Tag viele Familien erleiden, wenn sie gezwungen werden, ihre Häuser auf der Suche nach Sicherheit und Frieden zu verlassen. Enass und Sarmaad haben uns aber auch geschildert, wie das Leben ausgehend von der Familie und dank der Solidarität vieler anderer Familien wieder aufgebaut und die Hoffnung neu geboren werden kann. Eine solche Hilfestellung wurde uns im Video von Rammy und seinem Bruder Meelad vorgeführt. Dort hat Rammy seine tiefe Dankbarkeit zum Ausdruck gebracht für die Ermutigung und die Hilfe, die ihre Familie in dieser schwierigen Situation von so vielen anderen christlichen Familien aus der ganzen Welt erfahren hat, die es ihnen ermöglicht haben, in ihre Dörfer zurückzukehren. In jeder Gesellschaft schaffen die Familien Frieden, weil sie Liebe, Aufnahme und Vergebung lehren, die besten Heilmittel gegen den Hass, das Vorurteil und die Rachsucht, die das Leben der Menschen und der Gemeinschaft vergiften.

Ein guter irischer Priester hat gesagt: »Die Familie, die betet, bleibt zusammen« und strahlt Frieden aus. Eine solche Familie kann eine besondere Stütze für andere Familien sein, die nicht in Frieden leben. Nach dem Tod von Father Ganni haben Enass, Sarmaad und ihre Familien Vergebung und Versöhnung anstatt von Hass und Groll gewählt. Sie haben im Licht des Kreuzes erkannt, dass man dem Bösen nur mit dem Guten entgegentreten und den Hass nur mit der Vergebung überwinden kann. Auf schier unglaubliche Weise waren sie in der Lage, Frieden in der Liebe Christi zu finden, einer Liebe, die alle Dinge neu macht. Und an diesem Abend teilen sie diesen Frieden mit uns. Sie haben gebetet. Das Gebet, das gemeinsame Beten. Während ich dem Chor zuhörte, habe ich dort eine Mutter gesehen, die ihrem Sohn beibrachte, das Kreuzzeichen zu machen. Ich frage euch: Bringt ihr den Kindern bei, das Kreuzzeichen zu machen? Ja oder nein? [Yes] Oder bringt ihr ihnen bei, so etwas zu machen [macht eine flüchtige Geste], von dem man nicht weiß, was es sein soll? Es ist sehr wichtig, dass die Kinder von klein auf lernen, das Kreuzzeichen richtig zu machen: Das ist das erste Glaubensbekenntnis, das sie lernen, das Glaubensbekenntnis an den Vater, an den Sohn und an den Heiligen Geist. An diesem Abend vor dem Schlafengehen fragt euch als Eltern, ob ihr euren Kindern beibringt, das Kreuzzeichen richtig zu machen. Denkt darüber nach, es liegt an euch!

Die Liebe Christi, die alles erneuert, macht die Ehe und eine eheliche Liebe möglich, die sich durch Treue, Unauflöslichkeit, Einheit und Offenheit für das Leben auszeichnet. Das sieht man im vierten Kapitel von Amoris laetitiae. Wir haben diese Liebe bei Mary und Damian und ihrer Familie mit zehn Kindern gesehen. Ich frage euch [an Mary und Damian gerichtet]: Bringen euch die Kinder manchmal in Rage? Ja, so ist das Leben! Aber es ist schön, zehn Kinder zu haben. Thank you. Danke für eure Worte und für euer Zeugnis von Liebe und von Glauben! Ihr habt die Wirksamkeit von Gottes Liebe erfahren, euer Leben ganz zu verwandeln und euch mit der Freude einer wundervollen Familie zu beschenken. Ihr habt uns gesagt, dass der Schlüssel eures Familienlebens die Aufrichtigkeit ist. Aus eurer Schilderung entnehmen wir, wie wichtig es ist, immer wieder zu jener Quelle der Wahrheit und der Liebe zu gehen, die unser Leben verwandeln kann. Wer ist es? Jesus, der sein eigenes öffentliches Wirken bei einem Hochzeitsfest begonnen hat. Dort in Kana hat er das Wasser in neuen guten Wein verwandelt, der es erlaubte, die fröhliche Feier großartig fortzusetzen. Aber habt ihr mal darüber nachgedacht, was geschehen wäre, wenn Jesus das nicht getan hätte? Habt mal daran gedacht, wie schlimm es ist, eine Hochzeitsfeier nur mit Wasser zu beenden? Es ist schlimm! Maria hat das verstanden und hat zu ihrem Sohn gesagt: „Sie haben keinen Wein mehr“. Und Jesus hat verstanden, dass das Fest nur mit Wasser schlecht ausgegangen wäre. Genauso ist es mit der ehelichen Liebe. Der neue Wein beginnt während der Verlobungszeit zu gären, die notwendig, aber vorübergehend ist, und reift dann im Laufe des Ehelebens in einem gegenseitigen Schenken seiner Selbst. Das macht die Eheleute fähig, zu zweit „ein Fleisch“ zu werden und auch ihrerseits das Herz all jenen zu öffnen, die Liebe brauchen, besonders die Einsamen, die Verlassenen und die Schwachen; alle die, die als Verletzliche durch die Wegwerfkultur ausgesondert werden. Diese Kultur, in der wir heute leben, wirft alles weg: Sie wirft alles weg, was man nicht braucht; sie wirft die Kinder weg, weil sie Ärger machen; sie wirft die Alten weg, weil sie nicht dienlich sind … Nur die Liebe rettet uns vor dieser Wegwerfkultur.

Die Familien sind überall aufgerufen, weiter zu wachsen und auch inmitten von Schwierigkeiten und Einschränkungen voranzuschreiten, genauso wie es die vergangenen Generationen gemacht haben. Wir alle sind Teil einer großen Kette von Familien, die auf den Anfang der Zeiten zurückgeht. Unsere Familien sind lebende Schätze der Erinnerung, mit Kindern, die selbst wieder Eltern und dann Großeltern werden. Von ihnen erhalten wir unsere Identität, die Werte und den Glauben. Das haben wir bei Aldo und Marissa gesehen, die seit mehr als fünfzig Jahren verheiratet sind. Ihre Ehe ist ein Denkmal für die Liebe und die Treue! Ihre Enkel halten sie jung. Ihr Haus ist von Fröhlichkeit, von Glück und von Tänzen erfüllt. Es war schön [im Video] zu sehen, wie die Großmutter ihren Enkelinnen das Tanzen beibringt. Ihre Liebe zueinander ist ein Geschenk Gottes, eine Gabe, die sie nun mit Freude an ihre Kinder und Enkelkinder weitergeben.

Eine Gesellschaft – hört genau hin – eine Gesellschaft, die die Großeltern nicht wertschätzt, ist eine Gesellschaft ohne Zukunft. Eine Kirche, der das Band zwischen den Generationen nicht am Herzen liegt, wird damit enden, das zu verlieren, was wahrhaft zählt, nämlich die Liebe. Unsere Großeltern lehren uns die Bedeutung der ehelichen und der elterlichen Liebe. Sie selbst sind in einer Familie aufgewachsen und haben die Zuneigung von Söhnen und Töchtern, von Brüdern und Schwestern erfahren. Deshalb bilden sie einen Schatz von Erfahrung und ein Schatz an Weisheit für die jungen Generationen. Es ist ein großer Irrtum, die älteren Menschen nicht nach ihren Erfahrungen zu befragen oder zu meinen, dass die Unterhaltung mit ihnen eine Zeitverschwendung ist. In diesem Zusammenhang möchte ich Missy für ihr Zeugnis danken. Sie hat uns erzählt, dass unter den Nomaden die Familie immer eine Quelle der Kraft und der Solidarität gewesen ist. Ihr Zeugnis erinnert uns daran, dass es im Haus Gottes für alle einen Platz am Tisch gibt. Keiner darf ausgeschlossen werden, unsere Liebe und unsere Aufmerksamkeit sollen sich auf alle richten.

Es ist spät, und ihr seid müde! Ich auch! Doch lasst mich noch ein letztes sagen. Ihr Familien seid die Hoffnung der Kirche und der Welt! Gott – Vater, Sohn und Heiliger Geist – hat die Menschheit nach seinem Bild ihm ähnlich geschaffen, um sie an seiner Liebe teilhaben zu lassen. Sie sollte eine Familie von Familien sein und jenen Frieden genießen, den er allein geben kann. Mit eurem Zeugnis für das Evangelium könnt ihr Gott dabei unterstützen, seinen Traum zu erfüllen. Ihr könnt dazu beitragen, alle Kinder Gottes einander näherzubringen, damit sie in der Einheit wachsen und lernen, was es für die ganze Welt heißt, in Frieden wie eine große Familie zu leben. Aus diesem Grund habe ich jedem von euch eine Ausgabe von Amoris laetitia überreichen wollen, das von zwei Familiensynoden vorbereitet und geschrieben wurde, damit es eine Art Leitfaden sei, mit Freude das Evangelium der Familie zu leben. Maria, unsere Mutter, die Königin der Familien und des Friedens, stehe euch allen auf eurer Reise des Lebens, der Liebe und des Glücks bei!

Zum Abschluss unseres Abends wollen wir nun das Gebet dieses Familientreffens beten. Rezitieren wir gemeinsam das offizielle Gebet des Familientreffens. [großer Applaus]

Gebet und Segen (auf Englisch)

Gute Nacht, schlaft gut! Und bis morgen!

[01264-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Dia dhaoibh [“buenas tardes”, en gaélico]

Queridos hermanos y hermanas, ¡buenas tardes!

Gracias por vuestra cálida bienvenida. Qué bien se está aquí. Es hermoso celebrar, porque nos hace más humanos y más cristianos. También nos ayuda a compartir la alegría de saber que Jesús nos ama, nos acompaña en el camino de la vida y nos atrae cada día más a él.

En cualquier celebración familiar se siente la presencia de todos: padres, madres, abuelos, nietos, tíos, primos, de quien no pudo venir, y de quien vive demasiado lejos, todos. Hoy en Dublín nos reunimos para una celebración familiar de acción de gracias a Dios por lo que somos: una sola familia en Cristo, extendida por toda la tierra. La Iglesia es la familia de los hijos de Dios. Una familia en la que nos alegramos con los que están alegres y lloramos con los que sufren o se sienten abatidos por la vida. Una familia en la que cuidamos de cada uno, porque Dios nuestro Padre nos ha hecho a todos hijos suyos en el bautismo. Por eso sigo alentando a los padres a que bauticen a sus hijos lo antes posible, para que puedan formar parte de la gran familia de Dios. Es necesario invitar a todos a la fiesta, incluso al niño pequeño. Y es por esto que debe ser bautizado pronto. Y hay otra cosa: si el niño es bautizado, el Espíritu Santo entra en su corazón. Hagamos una comparación: un niño sin bautizar, porque los padres dicen: “No, cuando sea mayor”, y un niño bautizado, con el Espíritu Santo en su interior: esto es más grande, porque tiene la fuerza de Dios dentro de él.

Vosotras, queridas familias, sois la gran mayoría del Pueblo de Dios. ¿Qué aspecto tendría la Iglesia sin vosotras? Una Iglesia de estatuas, una Iglesia de personas solas... Escribí la Exhortación Amoris laetitia sobre la alegría del amor para ayudarnos a reconocer la belleza y la importancia de la familia, con sus luces y sus sombras, y he querido que el tema de este Encuentro Mundial de las Familias fuera «El Evangelio de la familia, alegría para el mundo». Dios quiere que cada familia sea un faro que irradie la alegría de su amor en el mundo. ¿Qué significa esto? Significa que, después de haber encontrado el amor de Dios que salva, intentemos, con palabras o sin ellas, manifestarlo a través de pequeños gestos de bondad en la rutina cotidiana y en los momentos más sencillos del día.

Y esto ¿cómo se llama? Esto se llama santidad. Me gusta hablar de los santos «de la puerta de al lado», de todas esas personas comunes que reflejan la presencia de Dios en la vida y en la historia del mundo (cf. Exhort. ap. Gaudete et exsultate, 6-7). La vocación al amor y a la santidad no es algo reservado a unos pocos privilegiados. Incluso ahora, si tenemos ojos para ver, podemos vislumbrarla a nuestro alrededor. Está silenciosamente presente en los corazones de todas aquellas familias que ofrecen amor, perdón, misericordia cuando ven que es necesario, y lo hacen en silencio, sin tocar la trompeta. El Evangelio de la familia es verdaderamente alegría para el mundo, ya que allí, en nuestras familias, siempre se puede encontrar a Jesús; él vive allí, en simplicidad y pobreza, como lo hizo en la casa de la Sagrada Familia de Nazaret.

El matrimonio cristiano y la vida familiar manifiestan toda su belleza y atractivo si están anclados en el amor de Dios, que nos creó a su imagen, para que podamos darle gloria como iconos de su amor y de su santidad en el mundo. Padres y madres, abuelos y abuelas, hijos y nietos: todos, todos llamados a encontrar la plenitud del amor en la familia. La gracia de Dios nos ayuda todos los días a vivir con un solo corazón y una sola alma. ¡También las suegras y las nueras! Nadie dice que sea fácil, lo sabéis mejor que yo. Es como preparar un té: es fácil hervir el agua, pero una buena taza de té requiere tiempo y paciencia; hay que dejarlo reposar. Así, día tras día, Jesús nos envuelve con su amor, asegurándose de que penetre todo nuestro ser. Del tesoro de su sagrado Corazón, derrama sobre nosotros la gracia que necesitamos para sanar nuestras enfermedades y abrir nuestra mente y corazón para escucharnos, entendernos y perdonarnos mutuamente.

Acabamos de escuchar el testimonio de Felicité, Isaac y Ghislain, que vienen de Burkina Faso. Nos han contado una conmovedora historia de perdón en familia. El poeta decía que «errar es humano, perdonar es divino». Y es verdad: el perdón es un regalo especial de Dios que cura nuestras heridas y nos acerca a los demás y a él. Gestos pequeños y sencillos de perdón, renovados cada día, son la base sobre la que se construye una sólida vida familiar cristiana. Nos obligan a superar el orgullo, el desapego y la vergüenza, y a hacer las paces. Muchas veces estamos enojados entre nosotros y queremos hacer las paces, pero no sabemos cómo. Da vergüenza hacer las paces, pero lo deseamos. No es difícil. Es fácil. Da una caricia; así se hacen las paces. Es cierto, me gusta decir que en las familias necesitamos aprender tres palabras —tú [Ghislain] las dijiste— tres palabras: “perdón”, “por favor” y “gracias”. Tres palabras. ¿Qué palabras son? Todos: [perdón, por favor, gracias]; otra vez: [perdón, por favor, gracias]; no escucho… [perdón, por favor, gracias]. Muchas gracias. Cuando discutas en casa, asegúrate de pedir disculpas y decir que lo sientes antes de irte a la cama. Antes de que termine el día, haced las paces. ¿Y sabéis por qué es necesario hacer las paces antes de terminar el día? Porque si no haces las paces, al día siguiente, la “guerra fría” es muy peligrosa. Cuidado con la guerra fría en la familia. Pero a veces, quizás, estás enojado y tienes la tentación de irte a dormir a otra habitación, solo y aislado; si te sientes así, simplemente llama a la puerta y di: “Por favor, ¿puedo pasar?”. Lo que se necesita es una mirada, un beso, una palabra afectuosa... y todo vuelve a ser como antes. Digo esto porque, cuando las familias lo hacen, sobreviven. No hay familia perfecta. Sin el hábito de perdonar, la familia se enferma y se desmorona gradualmente.

Perdonar significa dar algo de sí mismo. Jesús nos perdona siempre. Con la fuerza de su perdón, también nosotros podemos perdonar a los demás, si realmente lo queremos. ¿No es lo que pedimos cuando rezamos el Padrenuestro? Los niños aprenden a perdonar cuando ven que sus padres se perdonan recíprocamente. Si entendemos esto, podemos apreciar la grandeza de la enseñanza de Jesús sobre la fidelidad en el matrimonio. En lugar de ser una fría obligación legal, es sobre todo una poderosa promesa de la fidelidad de Dios mismo a su palabra y a su gracia sin límites. Cristo murió por nosotros para que nosotros, a su vez, podamos perdonarnos y reconciliarnos unos con otros. De esta manera, como personas y como familias, empezamos a comprender la verdad de las palabras de san Pablo: mientras todo pasa, «el amor no pasa nunca» (1 Co 13,8).

Gracias, Nisha y Ted, por vuestro testimonio de la India, donde estáis enseñando a vuestros hijos a ser una verdadera familia. Nos habéis ayudado también a comprender que las redes sociales no son necesariamente un problema para las familias, sino que pueden ayudar a construir una «red» de amistades, solidaridad y apoyo mutuo. Las familias pueden conectarse a través de Internet y beneficiarse de ello. Las redes sociales pueden ser beneficiosas si se usan con moderación y prudencia. Por ejemplo, vosotros, que participáis en este Encuentro Mundial de las Familias, formáis una “red” espiritual y de amistad, y las redes sociales os pueden ayudar a mantener este vínculo y extenderlo a otras familias en muchas partes del mundo. Es importante, sin embargo, que estos medios no se conviertan en una amenaza para la verdadera red de relaciones de carne y hueso, aprisionándonos en una realidad virtual y aislándonos de las relaciones concretas que nos estimulan a dar lo mejor de nosotros mismos en comunión con los demás. Quizás la historia de Ted y Nisha puede ayudar a todas las familias a que se pregunten sobre la necesidad de reducir el tiempo que se dedica a estos medios tecnológicos, y de pasar más tiempo de calidad entre ellos y con Dios. Pero cuando tú usas demasiado las redes sociales, tú “entras en órbita”. Cuando en la mesa, en lugar de hablar con la familia, todos tienen un teléfono celular y se conectan con el exterior, están “en órbita”. Pero esto es peligroso. ¿Por qué? Porque te saca de lo concreto de la familia y te lleva a una vida “gaseosa”, sin consistencia. Cuidado con esto. Recuerda la historia de Ted y Nisha; ellos nos enseñan cómo usar bien las redes sociales.

Hemos escuchado de Enass y Sarmaad cómo el amor y la fe en la familia pueden ser fuentes de fortaleza y paz incluso en medio de la violencia y la destrucción causada por la guerra y la persecución. Su historia nos lleva a las trágicas situaciones que muchas familias sufren a diario, obligadas a abandonar sus hogares en busca de seguridad y paz. Pero Enass y Sarmaad también nos han mostrado cómo, a partir de la familia y gracias a la solidaridad manifestada por muchas otras familias, la vida se puede reconstruir y renace la esperanza. Hemos visto este apoyo en el vídeo de Rammy y su hermano Meelad, en el que Rammy ha manifestado profunda gratitud por el ánimo y por la ayuda que su familia ha recibido de otras familias cristianas de todo el mundo, que han hecho posible de regresar a sus pueblos. En toda sociedad, las familias generan paz, porque enseñan el amor, la aceptación y el perdón, que son los mejores antídotos contra el odio, los prejuicios y la venganza que envenenan la vida de las personas y de las comunidades.

Como enseñaba un buen sacerdote irlandés, «la familia que reza unida permanece unida» e irradia paz. Una familia así puede ser un apoyo especial para otras familias que no viven en paz. Después de la muerte del padre Ganni, Enass, Sarmaad y sus familias prefirieron el perdón y la reconciliación en lugar del odio y el resentimiento. Vieron, a la luz de la Cruz, que el mal solo se puede vencer con el bien, y que el odio solo puede superarse con el perdón. De manera casi increíble, han podido encontrar la paz en el amor de Cristo, un amor que hace nuevas todas las cosas. Y esta noche comparten con nosotros esta paz. Ellos rezaron. Oración, rezar juntos. Cuando escuchaba el coro, vi allí a una madre que enseñaba a su hijo a santiguarse. Os pregunto: ¿Enseñáis a los niños a hacer la señal de la cruz? ¿Sí o no? [Sí] ¿O enseñáis a hacer algo como esto [hace un gesto rápido], que no se entiende lo que es? Es muy importante que los niños pequeños aprendan a hacer bien la señal de la cruz: es el primer Credo que aprenden; credo en el Padre, en el Hijo y en el Espíritu Santo. Antes de ir a la cama esta noche, preguntaos vosotros, padres: ¿Enseño a mis hijos a hacer bien la señal de la cruz? Piénsalo, es vuestra responsabilidad.

El amor de Cristo, que renueva todo, es lo que hace posible el matrimonio y un amor conyugal caracterizado por la fidelidad, la indisolubilidad, la unidad y la apertura a la vida. Esto es lo que quería resaltar en el cuarto capítulo de Amoris laetitia. Hemos visto este amor en Mary y Damián, y en su familia con diez hijos. Os pregunto [a Mary y a Damián]: ¿Os hacen enojar los hijos? ¡Eh, la vida es así! Pero es hermoso tener diez hijos. Gracias. ¡Gracias por vuestras palabras y por vuestro testimonio de amor y de fe! Vosotros habéis experimentado la capacidad del amor de Dios que ha transformado completamente vuestra vida y que os bendice con la alegría de una hermosa familia. Nos habéis indicado que la clave de vuestra vida familiar es la sinceridad. Entendemos por vuestro testimonio lo importante que es continuar yendo a esa fuente de la verdad y del amor que puede transformar nuestra vida. ¿Quién es? Jesús, que inauguró su ministerio público precisamente en una fiesta de bodas. Allí, en Caná, cambió el agua en un buen vino nuevo y que permitió continuar magníficamente con la alegre celebración. Pero, habéis pensado, ¿qué hubiera pasado si Jesús no hubiera hecho eso? ¿Habéis pensado en lo feo que es terminar una fiesta de bodas solo con agua? ¡Es feo! La Virgen entendió, y le dijo al Hijo: “No tienen vino”. Y Jesús comprendió que la fiesta terminaría mal solo con agua. Lo mismo sucede con el amor conyugal. El vino nuevo comienza a fermentar durante el tiempo del noviazgo, necesario aunque transitorio, y madura a lo largo de la vida matrimonial en una entrega mutua, que hace a los esposos capaces de convertirse, aun siendo dos, en «una sola carne». Y también, a su vez, de abrir sus corazones al que necesita amor, especialmente al que está solo, abandonado, débil y, en cuanto vulnerable, frecuentemente marginado por la cultura del descarte. Esta cultura que vivimos hoy, que descarta todo: descarta todo lo que no es necesario, descarta a los niños porque molestan, descarta a los ancianos porque no sirven... Solo el amor nos salva de esta cultura del descarte.

Las familias están llamadas a continuar creciendo y avanzando en todos los sitios, aun en medio de dificultades y limitaciones, tal como lo han hecho las generaciones pasadas. Todos formamos parte de una gran cadena de familias, que viene desde el inicio de los tiempos. Nuestras familias son tesoros vivos de memoria, con los hijos que a su vez se convierten en padres y luego en abuelos. De ellos recibimos la identidad, los valores y la fe. Lo hemos visto en Aldo y Marisa, casados desde hace más de cincuenta años. Su matrimonio es un monumento al amor y a la fidelidad. Sus nietos los mantienen jóvenes; su casa está llena de alegría de felicidad y de bailes. ¡Fue bonito ver a la abuela que enseñaba a bailar a sus nietas! Su amor recíproco es un don de Dios, un regalo que están transmitiendo con alegría a sus hijos y nietos.

Una sociedad —escuchad bien esto—, una sociedad que no valora a los abuelos es una sociedad sin futuro. Una Iglesia que no se preocupa por la alianza entre generaciones terminará careciendo de lo que realmente importa, el amor. Nuestros abuelos nos enseñan el significado del amor conyugal y parental. Ellos mismos crecieron en una familia y experimentaron el afecto de hijos e hijas, de hermanos y hermanas. Por eso son un tesoro de experiencia, un tesoro de sabiduría para las nuevas generaciones. Es un gran error no preguntarles a los ancianos sobre sus experiencias o pensar que hablar con ellos sea una pérdida de tiempo. En este sentido, quisiera agradecerle a Missy su testimonio. Ella nos ha dicho que la familia ha sido siempre una fuente de fuerza y de solidaridad entre los nómadas. Su testimonio nos recuerda que, en la casa de Dios, hay un lugar para todos. Nadie debe ser excluido; nuestro amor y nuestra atención deben extenderse a todos.

Ya es tarde y estáis cansados. También yo. Pero permitidme que os diga una última cosa. Vosotras, familias, sois la esperanza de la Iglesia y del mundo. Dios, Padre, Hijo y Espíritu Santo, crearon a la humanidad a su imagen y semejanza para hacerla partícipe de su amor, para que fuera una familia de familias y gozara de esa paz que solo él puede dar. Con vuestro testimonio del Evangelio podéis ayudar a Dios a realizar su sueño, podéis contribuir a acercar a todos los hijos de Dios, para que crezcan en la unidad y aprendan qué significa para el mundo entero vivir en paz como una gran familia. Por eso, he querido daros a cada uno de vosotros una copia de Amoris laetitia, preparada con ocasión de los dos Sínodos sobre la familia y escrita para que fuera una especie de guía para vivir con alegría el evangelio de la familia. Que nuestra Madre, Reina de la familia y de la paz, os sostenga en el camino de la vida, del amor y de la felicidad.

Y ahora, al final de nuestra reunión, diremos la oración de este Encuentro de las Familias. Recitemos juntos la oración oficial del Encuentro de las Familias: [un gran aplauso]

Oración y bendición

Buenas noches, y que descanséis. Y hasta mañana.

[01264-ES.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Dia dhaoibh! [“Boa noite” em gaélico]

Queridos irmãos e irmãs, boa noite!

Obrigado pelas vossas calorosas boas-vindas. É bom estar aqui! É bom celebrar, porque nos torna mais humanos e mais cristãos. Também nos ajuda a partilhar a alegria de saber que Jesus nos ama, acompanha no percurso da vida e, cada dia, nos atrai para mais perto de Si.

Em cada celebração familiar, sente-se a presença de todos: pais, mães, avós, netos, tios e tias, primos, quem não pôde vir e quem vive demasiado longe, todos. Hoje, em Dublin, reunimo-nos para uma celebração familiar de ação de graças a Deus pelo que somos: uma única família em Cristo, espalhada por toda a terra. A Igreja é a família dos filhos de Deus; uma família, onde se regozija com aqueles que estão na alegria e se chora com aqueles que estão na tribulação ou se sentem desanimados com a vida. Uma família onde se cuida de cada um, porque Deus nosso Pai nos fez, a todos, seus filhos no Batismo. Por isso mesmo, continuo a encorajar os pais a levar ao Batismo os filhos logo que possível, para que se tornem parte da grande família de Deus. É preciso convidar cada um para a festa, também a criança pequena! E por isso deve ser batizada o quanto antes. E tem outra coisa: se a criança desde pequena é batizada, o Espírito Santo entra no seu coração. Façamos uma comparação: uma criança sem Batismo - pois os pais dizem: «Não, quando for maior» - e uma criança com o Batismo, com o Espírito Santo dentro de si: ela é mais forte, porque tem dentro a força de Deus!

Vós, queridas famílias, sois a grande maioria do povo de Deus. Que fisionomia teria a Igreja sem vós? Uma Igreja de estátuas, uma Igreja de pessoas solitárias... Foi para nos ajudar a reconhecer a beleza e a importância da família, com as suas luzes e sombras, que foi escrita a Exortação Amoris laetitia sobre a alegria do amor, e quis que o tema deste Encontro Mundial das Famílias fosse «O Evangelho da família, alegria para o mundo». Deus quer que cada família seja um farol que irradia a alegria do seu amor pelo mundo. Que significa isto? Significa que nós, depois de ter encontrado o amor de Deus que salva, procuramos, com palavras ou sem elas, manifestá-lo através de pequenos gestos de bondade na vida rotineira de cada dia e nos momentos mais simples da jornada.

E isto como se chama? Isto se chama santidade. Gosto de falar dos santos «ao pé da porta», de todas aquelas pessoas comuns que refletem a presença de Deus na vida e na história do mundo (cf. Exort. ap. Gaudete et exsultate, 6-7). A vocação ao amor e à santidade não é algo reservado para poucos privilegiados. Não. Mesmo agora, se tivermos olhos para ver, podemos vislumbrá-la ao nosso redor. Está silenciosamente presente no coração de todas as famílias que oferecem amor, perdão, e misericórdia, quando veem que há necessidade, e fazem-no tranquilamente, sem tocar a tromba. O Evangelho da família é, verdadeiramente, alegria para o mundo, visto que lá, nas nossas famílias, sempre se pode encontrar Jesus; lá habita, em simplicidade e pobreza, como fez na casa da Sagrada Família de Nazaré.

O matrimónio cristão e a vida familiar são compreendidos em toda a sua beleza e fascínio, se estiverem ancorados no amor de Deus, que nos criou à sua imagem para podermos dar-Lhe glória como ícones do seu amor e da sua santidade no mundo. Pais e mães, avôs e avós, filhos e netos são todos chamados a encontrar, na família, a realização do amor. A graça de Deus ajuda dia a dia a viver com um só coração e uma só alma. Mesmo as sogras e as noras! Ninguém diz que seja fácil, sabeis melhor do que eu. É como preparar um chá: é fácil ferver a água, mas uma boa taça de chá requer tempo e paciência; é preciso deixar em infusão! Então, dia após dia, Jesus aquece-nos com o seu amor, fazendo de modo que penetre todo o nosso ser. Do tesouro do seu Sagrado Coração, derrama sobre nós a graça que precisamos para curar as nossas enfermidades e abrir a mente e o coração para nos escutarmos, compreendermos e perdoarmos uns aos outros.

Acabamos de ouvir os testemunhos de Felicité, Isaac e Ghislain, que vêm do Burkina Faso. Contaram-nos uma história comovente de perdão em família. O poeta dizia que «errar é humano, perdoar é divino». É verdade! O perdão é um dom especial de Deus, que cura as nossas feridas e nos aproxima dos outros e d’Ele. Gestos humildes e simples de perdão, renovados dia a dia, são o fundamento sobre o qual se constrói uma vida familiar cristã sólida. Obrigam-nos a superar o orgulho, o isolamento e o embaraço, e a fazer paz. Muitas vezes, ficamos com raiva entre nós e queremos fazer a paz, mas não sabemos como. É um embaraço fazer a paz, mas queremos fazê-la! Não é difícil. É fácil. Faze uma carícia e assim faz-se a paz! É verdade! Gosto de dizer que, nas famílias, precisamos de aprender três palavras – Tu [Ghislain] o disseste – três palavras: «desculpa», «por favor» e «obrigado». Três palavras. Como eram as palavras? Todos [Sorry, please, thank you]. Another time: [Sorry, please, thank you]. Não escuto... [Sorry, please, thank you]. Thank you very much! Quando tiveres discutido em casa, certifica-te, antes de ir dormir, que pediste desculpa dizendo que sentes pesar pelo sucedido. Antes que termine o dia, fazei a paz. E sabeis por que é necessário fazer a paz antes de terminar o dia? Porque se não se faz a paz, no dia seguinte, a “guerra fria” é muito perigosa! Estai atentos com a guerra fria na família! Mas talvez tu às vezes ficaste com raiva e te sentes tentado a ir dormir noutro quarto, sozinho e isolado; se te sentes assim, bate simplesmente à porta e diz: «Por favor, posso entrar?» Basta um olhar, um beijo, uma palavra doce... e tudo volta a estar como antes! Digo isto porque as famílias, quando o fazem, sobrevivem. Não existe uma família perfeita; sem o hábito do perdão, a família cresce doente e gradualmente desmorona-se.

Perdoar significa doar algo de si mesmo. Jesus perdoa-nos sempre. Com a força do seu perdão, também nós podemos perdoar aos outros, se o quisermos de verdade. Não é isso que pedimos, quando rezamos o Pai Nosso? Os filhos aprendem a perdoar quando veem que seus pais se perdoam entre si. Se compreendermos isto, poderemos apreciar a grandeza da doutrina de Jesus sobre a fidelidade no matrimónio. Longe de ser uma fria obrigação legal, trata-se sobretudo duma promessa poderosa da fidelidade do próprio Deus à sua palavra e à sua graça sem limites. Cristo morreu por nós para que, por nossa vez, possamos perdoar-nos e reconciliar-nos uns com os outros. Deste modo, como pessoas e como famílias, aprendemos a compreender a verdade daquelas palavras de São Paulo: tudo passa, mas «o amor jamais passará» (1 Cor 13, 8).

Obrigado, Nisha e Ted, pelos vossos testemunhos da Índia, onde estais a ensinar aos vossos filhos a serem uma verdadeira família. Ajudastes-nos também a compreender que os meios de comunicação social não são necessariamente um problema para as famílias, mas podem contribuir para a construção duma «rede» de amizade, solidariedade e apoio mútuo. As famílias podem conectar-se através da internet e beneficiar disso. Os meios de comunicação social podem ser benéficos, se forem usados com moderação e prudência. Vós, por exemplo, que participais neste Encontro Mundial das Famílias, formais uma «rede» espiritual e de amizade, e os meios de comunicação social podem ajudar-vos a manter esta ligação e alargá-la a outras famílias em muitas partes do mundo. Contudo, importante que estes meios nunca se tornem uma ameaça para a verdadeira rede de relações de carne e sangue, prendendo-nos numa realidade virtual e isolando-nos das relações concretas que nos estimulam a dar o melhor de nós mesmos em comunhão com os outros. Talvez a história de Ted e Nisha possa ajudar às famílias a interrogar-se sobre a obrigação de reduzir o tempo que gastam com esses meios tecnológicos, e de passar um tempo de qualidade entre eles e com Deus. Mas quando usas demasiado as redes sociais, “entras em órbita”. Quando, à mesa, ao invés de conversar em família, cada um tem um telefone e se conecta fora, fica “em órbita”. Mas isso é perigoso. Por que? Porque te arranca do concreto da família e te leva para uma “vida gasosa”, sem consistência. Estai atentos a isso. Lembrai da história de Ted e Nisha, que nos ensinam a usar bem as redes sociais.

Ouvimos, de Enass e Sarmaad, como o amor e a fé em família podem ser fontes de força e paz, mesmo no meio da violência e da destruição, causadas pela guerra e a perseguição. A sua história recorda-nos as trágicas situações que sofrem quotidianamente muitas famílias, forçadas a abandonar as suas casas à procura de segurança e de paz. Mas Enass e Sarmaad indicaram-nos também como, a partir da família e graças à solidariedade manifestada por muitas outras famílias, a vida pode ser reconstruída e renascer a esperança. Vimos este apoio no vídeo de Rammy e seu irmão Meelad, onde Rammy expressou profunda gratidão pelo incentivo e a ajuda que a sua família recebeu de muitas outras famílias cristãs do mundo inteiro, fazendo com que fosse possível que eles voltassem para o seu vilarejo. Em cada sociedade, as famílias geram paz, porque ensinam o amor, o acolhimento, e o perdão, que são os melhores antídotos contra o ódio, o preconceito e a vingança que envenenam a vida de pessoas e de comunidades.

Como ensinou um bom padre irlandês, «a família que reza unida permanece unida» e irradia paz. Tal família pode ser um apoio especial para outras famílias que não vivem em paz. Depois da morte do padre Ganni, Enass, Sarmaad e as suas famílias optaram pelo perdão e a reconciliação, em vez do ódio e do rancor. À luz da Cruz, viram que o mal só se pode contrastar com o bem, e o ódio só se pode superar com o perdão. De forma quase incrível foram capazes de encontrar paz no amor de Cristo, um amor que faz novas todas as coisas. E nesta noite partilham esta paz connosco. Rezaram. A oração, rezar juntos. Enquanto escutava o coral, vi uma mãe que ensinava o filho a fazer o sinal da cruz. Pergunto-vos: ensinais às crianças a fazer o sinal da cruz? Sim ou não? [Yes]. Ou ensinais a fazer algo assim [NT: faz um gesto rápido], que não se entende bem o que é? É muito importante que as crianças desde pequenas aprendam a fazer bem o sinal da cruz: é o primeiro Credo que aprendem, o Credo no Pai, no Filho e no Espírito Santo. Esta noite, antes de ir para a cama, vós pais pergunteis a si mesmos: ensino os meus filhos a fazer bem o sinal da cruz? Pensai, é algo para vós!

O amor de Cristo, que tudo renova, é o que torna possível o matrimónio e um amor conjugal caraterizado por fidelidade, indissolubilidade, unidade e abertura à vida. É o que se evidencia no quarto capítulo de Amoris laetitia. Vimos este amor em Mary e Damian e na sua família com dez filhos. Pergunto-vos [NT: dirigindo-se a Mary e Damian]: vossos filhos vos deixam com raiva? Pois, a vida é assim! Mas é belo ter dez filhos. Thank you. Obrigado pelas vossas palavras e o vosso testemunho de amor e de fé! Experimentastes a capacidade que o amor de Deus tem de transformar completamente a vossa vida e de vos abençoar com a alegria de uma linda família. Dissestes-nos que a chave da vossa vida familiar é a sinceridade. Pela vossa história, compreendemos como é importante continuar a ir àquela fonte da verdade e do amor que pode transformar a nossa vida. Quem é? Jesus, que inaugurou o seu ministério público justamente numa festa de núpcias. Lá, em Caná, mudou a água num vinho novo e bom que permitiu continuar magnificamente a jubilosa celebração. Mas, pensastes o que teria acontecido se Jesus não tivesse feito isso? Pensastes como é feio terminar uma festa de núpcias somente com água? É feio! Nossa Senhora o entendeu e disse ao Filho: «Eles não têm mais vinho». E Jesus entendeu que a festa teria terminado mal só com água. O mesmo se passa com o amor conjugal. O vinho novo começa a ferver durante o tempo do noivado, necessário mas passageiro, e matura ao longo da vida matrimonial num mútuo dom de si mesmo que torna os esposos capazes de se fazerem, de dois, «uma só carne». E também de abrir, por sua vez, os corações a quem tem necessidade de amor, especialmente quem está sozinho, abandonado, fraco e, enquanto vulnerável, muitas vezes posto de lado pela cultura do descarte. Essa cultura em que vivemos hoje, que descarta tudo: descarta tudo aquilo que não serve, descarta as crianças, porque incomodam. Descarta os velhos, porque não servem... Só o amor nos salva desta cultura do descarte.

Por toda a parte, as famílias são chamadas a continuar a crescer e seguir em frente, mesmo no meio de dificuldades e limites, precisamente como fizeram as gerações passadas. Todos somos parte duma grande cadeia de famílias, que remonta ao início dos tempos. As nossas famílias são tesouros vivos de memória, com os filhos que, por sua vez, se tornam pais e, depois, avós. Deles recebemos a identidade, os valores e a fé. Vimo-lo em Aldo e Marissa, casados há mais de cinquenta anos. O seu matrimónio é um monumento ao amor e à fidelidade! Os seus netos os mantêm jovens; a sua casa está repleta de alegria, de felicidade e de danças. Era bonito ver [no vídeo] a avó ensinar as netinhas a dançarem! O seu amor mútuo é um dom de Deus, um dom que estão a transmitir com alegria aos seus filhos e netos.

Uma sociedade -escutai bem isso – uma sociedade que não valorize os avós é uma sociedade sem futuro. Uma Igreja que não tenha a peito a aliança entre gerações acabará sem o que conta verdadeiramente, o amor. Os nossos avós ensinam-nos o significado do amor conjugal e paternal. Eles próprios cresceram numa família e experimentaram o afeto de filhos e filhas, de irmãos e irmãs. Por isso, constituem um tesouro de experiência, um tesouro de sabedoria para as novas gerações. É um grande erro não interpelar os idosos sobre as suas experiências ou pensar que seja uma perda de tempo conversar com eles. A propósito, quero agradecer a Missy o seu testemunho. A senhora nos disse que, entre os nómades, a família sempre foi uma fonte de força e de solidariedade. O seu testemunho nos lembra que, na casa de Deus, há um lugar à mesa para todos. Ninguém deve ser excluído; o nosso amor e a nossa atenção devem estender-se a todos.

É tarde e estais cansados! Eu também! Mas deixai que vos diga uma última coisa. Vós, famílias, sois a esperança da Igreja e do mundo! Deus, Pai, Filho e Espírito Santo, criou a humanidade à sua imagem e semelhança para fazê-la participante do seu amor, para que fosse uma família de famílias e gozasse daquela paz que só Ele pode dar. Com o vosso testemunho do Evangelho, podeis ajudar Deus a realizar o seu sonho. Podeis contribuir para aproximar todos os filhos de Deus, para que cresçam na unidade e aprendam o que significa, para o mundo inteiro, viver em paz como uma grande família. Por este motivo, desejei entregar a cada um de vós uma cópia de Amoris laetitia, preparada nos dois Sínodos sobre a família e escrita para ser uma espécie de guia a fim de se viver com alegria o Evangelho da família. Que Maria nossa Mãe, Rainha da família e da paz, sustente a todos vós no percurso da vida, do amor e da felicidade!

E agora, no final do nosso serão, rezaremos a oração deste Encontro das Famílias. Todos juntos rezaremos a oração oficial do Encontro das Famílias: [grande aplauso]

Oração e Bênção

Boa noite. Dormi bem; E até amanhã.

[01264-PO.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Dia dhaoibh! [“dobry wieczór po irlandzku]

Drodzy bracia i siostry!

Dziękuję za wasze serdeczne powitanie. Dobrze tu być! Pięknie jest świętować, ponieważ czyni nas to bardziej ludzkimi i bardziej chrześcijańskimi. Pomaga nam także dzielić radość świadomości, że Jezus nas kocha, towarzyszy nam w podróży życia i codziennie przyciąga nas bliżej ku sobie.

W każdej uroczystości rodzinnej dostrzegamy obecność wszystkich: ojców, matek, dziadków, wnuków, wujków i ciotek, kuzynów tych, którzy nie mogli przybyć i tych, którzy żyją zbyt daleko - wszystkich. Dzisiaj w Dublinie gromadzimy się na rodzinnej uroczystości dziękczynienia Bogu za to, kim jesteśmy: jedną rodziną w Chrystusie, rozproszoną po całej ziemi. Kościół jest rodziną dzieci Bożych. Rodziną, w której radujemy się z tymi, którzy się radują i płaczemy z tymi, którzy cierpią lub czują się powaleni przez życie na ziemię. Rodziną, w której wszystkich otacza się opieką, ponieważ w chrzcie Bóg, nasz Ojciec, uczynił nas wszystkich swoimi dziećmi. Dlatego właśnie stale zachęcam rodziców, aby jak najszybciej ochrzcili swoje dzieci, aby stały się częścią wielkiej rodziny Bożej. Wszystkich trzeba zaprosić na święto, także malutkie dziecko. Dlatego powinno być szybko ochrzczone. Jest jeszcze coś innego: jeśli dziecko jako małe jest ochrzczone, to do wnętrza jego serca wkracza Duch Święty. Porównajmy dziecko nieochrzczone, którego rodzice mówią, ochrzcimy później, niech wybierze, jak będzie dorosłe z dzieckiem, w którego sercu jest Duch Święty - jest ono silniejsze, bo w jego wnętrzu jest Boża moc.

Wy, drogie rodziny, jesteście ogromną większością Ludu Bożego. Jak Kościół wyglądałby bez was? Byłby to Kościół posągów, zimny. Aby pomóc nam rozpoznać piękno i znaczenie rodziny, z jej światłami i cieniami, została napisana adhortacja Amoris laetitia o radości miłości i chciałem, aby tematem tego Światowego Spotkania Rodzin były słowa „Ewangelia rodziny, radość dla świata”. Bóg chce, aby każda rodzina była reflektorem, który promieniuje radością swej miłości w świecie. Co to znaczy? Że rodzina powinna być reflektorem, który promieniuje radością a cały świat. Oznacza to, że spotkawszy miłość zbawiającego Boga, staramy się słowami, albo bez nich, ukazać ją w codziennym życiu oraz w najprostszych wydarzeniach dnia. A jak się to nazywa?

A jak się to nazywa? To nazywa się świętość. Lubię mówić o świętych „z sąsiedztwa”, o wszystkich tych zwykłych ludziach, którzy są odblaskiem obecności Boga w życiu i historii świata (por. Adhort. ap. Gaudete et exsultate, 6-7). Powołanie do miłości i do świętości nie jest czymś zarezerwowanym dla nielicznych uprzywilejowanych. Także teraz, jeśli mamy oczy otwarte, możemy to dostrzec wokół nas. Jest ona milcząco obecna w sercach tych wszystkich rodzin, które oferują miłość, przebaczenie i miłosierdzie, gdy widzą, że jest to potrzebne, i czynią to cicho, bez fanfar. Ewangelia rodziny jest prawdziwie radością dla świata, ponieważ tam, w naszych rodzinach, zawsze można znaleźć Jezusa; przebywa tam w prostocie i ubóstwie, tak jak to czynił w domu Świętej Rodziny z Nazaretu.

Małżeństwo chrześcijańskie i życie rodzinne będą pojmowane w całym ich pięknie i atrakcyjności, jeśli będą zakotwiczone w miłości Boga, który nas stworzył na swój obraz, abyśmy mogli oddać Mu chwałę jako ikony Jego miłości i Jego świętości w świecie. Ojcowie i matki, dziadkowie i babcie, dzieci i wnuki: wszyscy są powołani do znalezienia w rodzinie spełnienia miłości. Łaska Boga pomaga każdego dnia żyć jednym sercem i jedną duszą. Także teściowym i synowym! Nikt nie mówi, że jest to łatwe. Wiecie to lepiej ode mnie. To jak robić herbatę: łatwo zagotować wodę, ale dobra filiżanka herbaty wymaga czasu i cierpliwości; trzeba odstawić ją, żeby się zaparzyła! Tak więc, dzień po dniu, Jezus rozpala nas swoją miłością, sprawiając, aby przeniknęła całą naszą istotę. Ze skarbca Jego Najświętszego Serca wylewa na nas łaskę, której potrzebujemy, aby uleczyć nasze słabości i otworzyć nasze umysły i serca, byśmy się wysłuchiwali, rozumieli i przebaczali sobie nawzajem.

Właśnie usłyszeliśmy świadectwo Felicité, Izaaka i Ghislaina, którzy przybyli z Burkina Faso. Opowiedzieli nam poruszającą historię przebaczenia w rodzinie. Poeta powiedział, że „błądzić to rzecz ludzka, przebaczać – boska”. I jest to prawda: przebaczenie jest szczególnym darem Boga, który leczy nasze rany i przybliża nas do siebie nawzajem i do Niego. Małe i proste gesty przebaczenia, ponawiane każdego dnia, są fundamentem, na którym zbudowane jest solidne chrześcijańskie życie rodzinne. Zmuszają nas do przezwyciężenia pychy, dystansu i zażenowania oraz do pogodzenia się. Ale wiele razy jesteśmy rozzłoszczeni jedni na drugich i chcemy się pogodzić, ale nie wiemy jak? Pogodzenie się wiąże się z zakłopotaniem, ale chcemy go dokonać. Jednak nie jest to wcale takie trudne. To łatwe. Wystarczy czuły gest i wszystko gotowe. To prawda, lubię mówić, że w rodzinach musimy nauczyć się trzech słów: „przepraszam”, „proszę” i „dziękuję”. Trzy słowa „przepraszam”, „proszę” i „dziękuję”. Jak one brzmią – niech wszyscy je wypowiedzą [powtarzają: „przepraszam”, „proszę” i „dziękuję”]. Thank you very much! [dziękuję bardzo!]. Kiedy kłócisz się w domu, upewnij się przed pójściem spać, że przeprosiłeś i powiedziałeś, że żałujesz. Trzeba się pogodzić zanim zakończy się dzień. A wiecie dlaczego trzeba się pogodzić zanim zakończy się dzień? Bo jeśli się nie pogodzisz, to następnego dnia zimna wojna staje się bardzo niebezpieczna. Uważajcie na zimną wojnę w rodzinie. Wiele razy jesteś wściekły i masz pokusę, żeby zasnąć w innym pokoju, samotnie i w odosobnieniu, po prostu zapukaj do drzwi i powiedz: „Przepraszam, czy mogę wejść?”. Potrzebne jest spojrzenie, pocałunek, dobre słowo... i wszystko powraca, jak było przedtem! Mówię to, ponieważ, kiedy rodziny tak czynią, przetrwają. Nie ma idealnej rodziny; bez nawyku przebaczenia rodzina rozwija się wadliwie i stopniowo się załamuje.

Przebaczenie oznacza dawanie czegoś z siebie. Jezus zawsze nam przebacza. Dzięki sile Jego przebaczenia również my, jeśli naprawdę tego chcemy, możemy wybaczyć innym. Czyż nie o to się modlimy, kiedy odmawiamy Ojcze nasz? Dzieci uczą się wybaczać, gdy widzą, że rodzice przebaczają sobie nawzajem. Jeśli to zrozumiemy, to możemy docenić wspaniałość nauczania Jezusa o wierności w małżeństwie. Nie chodzi tu wcale o zimne zobowiązanie prawne, ale o pełną mocy obietnicę samego Boga – obietnicę wierności swemu słowu i swej nieograniczonej łasce. Chrystus umarł za nas, abyśmy my z kolei mogli sobie przebaczać i pojednać się ze sobą nawzajem. W ten sposób, jako jednostki i jako rodziny, uczymy się rozumieć prawdę następujących słów św. Pawła: chociaż wszystko przemija, „miłość nigdy nie ustaje” (1 Kor 13,8).

Dziękuję Nisha i Ted za wasze świadectwa z Indii, gdzie uczycie waszych dzieci jak być prawdziwą rodziną. Pomogliście nam także zrozumieć, że media społecznościowe nie muszą koniecznie stanowić problemu dla rodzin, ale mogą dopomóc zbudować „sieć” przyjaźni, solidarności i wzajemnego wsparcia. Rodziny mogą się łączyć się poprzez internet, i z niego korzystać. Media społecznościowe mogą być pożyteczne, jeśli są używane umiarkowanie i roztropnie. Na przykład, wy uczestniczący w tym Światowym Spotkaniu Rodzin tworzycie duchową „sieć” przyjaźni, a media społecznościowe mogą wam pomóc utrzymywać tę więź i poszerzyć ją na inne rodziny w wielu częściach świata. Ważne jest jednak, aby te środki nigdy nie stały się zagrożeniem dla prawdziwej sieci relacji z krwi i ciała, zniewalając nas w wirtualnej rzeczywistości i odizolowując od autentycznych relacji, które pobudzają nas do tego, aby dawać z siebie to, co najlepsze w komunii z innymi. Być może historia Teda i Nishy pomoże rodzinom w zastanowieniu się, czy nie należałoby ograniczyć czasu poświęcanego tym środkom technicznym, a spędzać więcej wartościowego czasu ze sobą nawzajem i z Bogiem. Ale kiedy nazbyt używasz mediów społecznościowych jesteś „na orbicie”. Kiedy przy stole, zamiast rozmawiać w rodzinie, każdy ma telefon komórkowy, to jest „na orbicie”. To niebezpieczne, bo wyrywa ciebie z konkretnego życia rodziny i porywa ku życiu odlotowemu, bez konsystencji. Uważajcie na to! Pamiętajcie historię Teda i Nishy, uczących nas dobrego wykorzystania mediów społecznościowych.

Słyszeliśmy od Enassy i Sarmaada, żemiłość i wiara w rodzinie mogą być źródłem siły i pokoju nawet pośród przemocy i zniszczenia, spowodowanych wojną i prześladowaniami. Ich historia przypomina nam o tragicznych sytuacjach, jakie codziennie przeżywa wiele rodzin zmuszonych do opuszczenia swoich domów w poszukiwaniu bezpieczeństwa i pokoju. Ale Enassa i Sarmaad pokazali nam również, że wychodząc od rodziny i dzięki solidarności wielu innych rodzin, życie może być odbudowane i nadzieja może się odrodzić. Widzieliśmy to wsparcie w wideo Rammy i jej brata Meelada, gdzie Rammy wyraziła głęboką wdzięczność za wsparcie i pomoc, jakie ich rodzina otrzymała od innych rodzin chrześcijańskich z całego świata, które umożliwiły im powrót do ich wiosek. W każdym społeczeństwie rodziny rodzą pokój, ponieważ uczą miłości, akceptacji i przebaczenia, będących najlepszym antidotum na nienawiść, uprzedzenia i zemstę, które zatruwają życie osób i wspólnot.

Jak uczył dobry irlandzki ksiądz, „rodzina, która razem się modli, trwa razem” i promieniuje pokojem. Taka rodzina może być szczególnym wsparciem dla innych rodzin, które nie żyją w pokoju. Po śmierci ojca Ganniego Enass, Sarmaad i ich rodziny obrali raczej przebaczenie i pojednanie niż nienawiść i urazę. Dostrzegali w świetle krzyża, żezło można zwalczać jedynie dobrem, a nienawiść można pokonać jedynie poprzez przebaczenie. W niemal niewiarygodny sposób udało im się znaleźć pokój w miłości Chrystusa, miłości, która czyni wszystko nowym. Dziś wieczorem dzielą ten pokój z nami. Modlili się. Modlitwa. Modlili się razem. A kiedy słuchałem chóru, widziałem po prawej stronie pewną mamę, która uczyła dziecko czynienia znaku krzyża. Pytam was: czy uczycie dzieci czynienia znaku krzyża? Tak, czy nie? Czy uczycie czynienia czegoś, co nie wiadomo czym jest? Bardzo ważne, aby dzieci od pierwszych lat życia nauczyły się właściwie czynić znak krzyża. To pierwsze wyznanie wiary, jakiego się uczą, wiary w Ojca, Syna i Ducha Świętego. Dziś wieczorem, zanim położycie się spać wy rodzice zadajcie sobie pytanie: czy uczę moich dzieci właściwego czynienia znaku krzyża? Pomyślcie, to wasza sprawa.

Miłość Chrystusa odnawiająca wszystko jest tym, co czyni możliwym małżeństwo i miłość małżeńską, naznaczoną wiernością, nierozerwalnością, jednością oraz otwartością na życie. To właśnie widać w czwartym rozdziale Amoris laetitia. Widzieliśmy tę miłość w Mary i Damianie w ich rodzinie z dziesięciorgiem dzieci. Pytam, czy dzieci was denerwują? Takie jest życie, ale to pięknie mieć dziesięcioro dzieci! Dziękuję za wasze słowa i za wasze świadectwo miłości i wiary! Doświadczyliście, że miłość Boga zdolna jest całkowicie przekształcić wasze życie i błogosławić radością pięknej rodziny. Powiedzieliście nam, że kluczem waszego życia rodzinnego jest szczerość. Z waszej relacji rozumiemy, jak ważne jest nieustanne udawanie się do tego źródła prawdy i miłości, które może przemieniać nasze życie: Jezusa, który rozpoczął swoją misję publiczną na weselu. Tam, w Kanie, zamienił wodę w nowe i słodkie wino, które pozwoliło na wspaniałe kontynuowanie radosnego świętowania. Czy myśleliście co by się stało w Kanie, gdyby Jezus nie uczynił cudu? Czy pomyśleliście jak paskudnie kończyć wesele o samej wodzie? Matka Boża to zrozumiała i powiedziała do Syna: wina nie mają, a Jezus zrozumiał, że smutny były koniec wesela tylko o wodzie. Tak się dzieje z miłością małżeńską. Nowe wino zaczyna fermentować w okresie narzeczeństwa, koniecznym, ale przelotnym i dojrzewa wraz z życiem małżeńskim we wzajemnym darze z siebie, czyniącym małżonków zdolnymi, by stać się z dwojga „jednym ciałem”. A także do otworzenia serca osobom potrzebującym miłości, szczególnie tym, którzy są sami, opuszczeni, słabi, a będąc bezbronnymi, często zepchnięci na dalszy plan przez kulturę odrzucenia- tę kulturę, jaką dziś przeżywamy, odrzucającą wszystko. Wszystko, co jest nieprzydatne, odrzuca dzieci, bo irytują, odrzuca starym bo są niepotrzebni. Tylko miłość ocala nas od tej kultury odrzucenia.

Rodziny wszędzie są powołane, by nadal wzrastać i iść naprzód, pomimo trudności i ograniczeń, tak właśnie jak to uczyniły poprzednie pokolenia. Wszyscy jesteśmy częścią wielkiego łańcucha rodzin, sięgającego początków czasu. Nasze rodziny to żywe skarby pamięci, z dziećmi, które z kolei stają się rodzicami, a następnie dziadkami. Od nich otrzymujemy tożsamość, wartości i wiarę. Widzieliśmy to w Aldo i Marissie, małżonkach od ponad pięćdziesięciu lat. Ich małżeństwo jest pomnikiem miłości i wierności! Ich wnuki podtrzymują ich młodość; ich do jest pełen radości, szczęścia i tańca. Wspaniale, gdy babcia uczy wnuków tańca! Ich wzajemna miłość jest darem Boga, darem, który z radością przekazują swoim dzieciom i wnukom.

Społeczeństwo – słuchajcie tego uważnie! - społeczeństwo, które nie docenia dziadków, jest społeczeństwem bez przyszłości. Kościołowi, który nie dba o przymierze między pokoleniami, zabraknie w końcu tego, co naprawdę ważne - miłości. Nasi dziadkowie uczą nas znaczenia miłości małżeńskiej i rodzicielskiej. Sami dorastali w rodzinie i doświadczyli miłości synów i córek, braci i sióstr. Dlatego stanowią skarbiec doświadczenia i mądrości dla nowych pokoleń. Wielkim błędem jest nie pytanie starszych o ich doświadczenia lub myślenie, że rozmowa z nimi to strata czasu. W tym kontekście chciałbym podziękować Missy za jej świadectwo. Powiedziała nam, że między nomadami rodzina zawsze była źródłem siły i solidarności. Jej świadectwo przypomina nam, że w domu Bożym jest miejsce przy stole dla wszystkich. Nikt nie może być wyłączony; nasza miłość i nasza uwaga muszą rozciągać się na wszystkich.

Jest późno i jesteście zmęczeni! Jak także. Ale pozwólcie, że powiem wam jeszcze jedną rzecz. Wy, rodziny, jesteście nadzieją Kościoła i świata! Bóg, Ojciec, Syn i Duch Święty stworzył ludzkość na swój obraz, aby miała ona udział w Jego miłości, aby była rodziną rodzin i cieszyła się tym pokojem, który tylko On może dać. Swoim świadectwem o Ewangelii możecie pomóc Bogu w zrealizowaniu Jego marzenia. Możecie pomóc w zbliżeniu wszystkich dzieci Bożych, aby wzrastały w jedności i nauczyły się, co znaczy dla całego świata żyć w pokoju, jak wielka rodzina. Z tego powodu chciałem przekazać każdemu z was kopię Amoris laetitia, przygotowanej podczas dwóch synodów o rodzinie i napisana, aby była swego rodzaju przewodnikiem, by z radością żyć Ewangelią rodziny. Niech nasza Matka, Królowa rodziny i pokoju, wspiera was wszystkich w podróży życia, miłości i szczęścia!

A teraz, pod koniec naszego wieczoru, odmówimy modlitwę tego Spotkania Rodzin. Wszyscy razem odmówimy modlitwę oficjalną Spotkania Rodzin.

Modlitwa i błogosławieństwo

Dobranoc, śpijcie dobrze! Do zobaczenia jutro!

[01264-PL.02] [Testo originale: Italiano]

[B0590-XX.02]