Discorso del Santo Padre
Traduzione in lingua inglese
Alle ore 11.00 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti al Simposio per i Dirigenti delle principali Imprese del settore petrolifero, del gas naturale e di altre attività imprenditoriali collegate all’energia, promosso dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e dall’Università di Notre Dame - Mendoza College of Business, in Notre Dame, Indiana (U.SA.). Il Simposio si svolge presso la Casina Pio IV in Vaticano, dall’8 al 9 giugno 2018, sul tema Energy Transition and Care for our Common Home - Transizione energetica e della cura della Casa Comune.
Pubblichiamo il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti nel corso dell’incontro:
Discorso del Santo Padre
Signor Cardinale,
Signori Amministratori, Investitori ed Esperti,
Signori e Signore,
vi do il mio cordiale benvenuto al termine del Simposio dedicato ai temi della transizione energetica e della cura della casa comune, che si è tenuto qui in Vaticano.
È molto positivo che quanti rivestono un ruolo importante nell’orientare scelte, iniziative e investimenti nel settore energetico abbiano l’opportunità di un proficuo scambio di opinioni e di conoscenze. Vi ringrazio per la vostra qualificata presenza e mi auguro che, nel reciproco ascolto, abbiate potuto fare una verifica approfondita e considerare nuove prospettive.
I progressi tecnico-scientifici rendono ogni tipo di comunicazione sempre più rapida. Una notizia vera o falsa che sia, un’idea, buona o cattiva che sia, un metodo, efficace o fuorviante che sia, una volta lanciati si diffondono in pochi secondi. Anche le persone possono incontrarsi e le merci scambiarsi con un ritmo, una velocità e un’intensità prima inimmaginabili, superando rapidamente oceani e continenti. Le nostre società sono sempre più interconnesse.
Questo intenso movimento di masse di informazioni, di persone e di cose ha bisogno di tanta energia, un bisogno superiore ad ogni epoca trascorsa. Gran parte degli ambiti della nostra vita sono condizionati dall’energia, e purtroppo dobbiamo constatare come siano ancora troppi coloro che non hanno accesso all’elettricità: si parla addirittura di più di un miliardo di persone.
Da qui nasce la sfida di riuscire a garantire l’enorme quantità di energia necessaria per tutti, con modalità di sfruttamento delle risorse che evitino di produrre squilibri ambientali tali da causare un processo di degrado e inquinamento, da cui l’intera umanità di oggi e di domani resterebbe gravemente ferita.
La qualità dell’aria, il livello dei mari, la consistenza delle riserve d’acqua dolce, il clima e l’equilibrio di delicati ecosistemi, non possono non risentire delle modalità con cui gli esseri umani colmano la loro “sete” di energia, purtroppo con pesanti diseguaglianze.
Per saziare tale “sete” non è lecito aumentare la vera sete di acqua, o la povertà o l’esclusione sociale. La necessità di avere a disposizione quantità crescenti di energia per il funzionamento delle macchine non può essere soddisfatta al prezzo di avvelenare l’aria che respiriamo. Il bisogno di occupare spazi per le attività umane non può realizzarsi in modo da mettere in serio pericolo l’esistenza della nostra e delle altre specie di esseri viventi sulla Terra.
È un «falso presupposto che esista una quantità illimitata di energia e di mezzi utilizzabili, che la loro immediata rigenerazione sia possibile e che gli effetti negativi delle manipolazioni della natura possano essere facilmente assorbiti» (Lett. enc. Laudato si’, 106).
La questione energetica è diventata perciò una delle principali sfide, teoriche e pratiche, per la comunità internazionale. Da come verrà gestita dipenderà la qualità della vita e se i conflitti presenti in diverse aree del pianeta troveranno più facile soluzione, oppure se essi, a causa dei profondi squilibri ambientali e della penuria di energia, troveranno nuovo combustibile per alimentarsi, bruciando stabilità sociale e vite umane.
Occorre perciò individuare una strategia globale di lungo termine, che offra sicurezza energetica e favorisca in tal modo la stabilità economica, protegga la salute e l’ambiente e promuova lo sviluppo umano integrale, stabilendo impegni precisi per affrontare il problema dei cambiamenti climatici.
Nell’Enciclica Laudato si’ ho fatto appello a tutte le persone di buona volontà (cfr nn. 3; 62-64) per la cura della casa comune, e precisamente per una «transizione energetica» (n. 165) per scongiurare disastrosi cambiamenti climatici che potrebbero compromettere il benessere e il futuro della famiglia umana e della sua casa comune. In questo quadro, è importante che con serietà d’impegno si proceda verso una transizione che faccia costantemente crescere l’impiego di energie ad alta efficienza e a basso tasso di inquinamento.
Si tratta di una sfida epocale, ma anche di una grande opportunità, nella quale avere particolarmente a cuore gli sforzi per un migliore accesso all’energia dei Paesi più vulnerabili, soprattutto nelle zone rurali, e per una diversificazione delle fonti di energia, accelerando anche lo sviluppo sostenibile di energie rinnovabili.
Siamo consapevoli che le sfide da affrontare sono interconnesse. Infatti, se vogliamo eliminare la povertà e la fame come richiesto dagli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, il miliardo e più di persone che non dispone oggi di elettricità deve poterla avere in maniera accessibile. Ma nello stesso tempo è bene che tale energia sia pulita, contenendo l’uso sistematico di combustibili fossili. L’auspicabile prospettiva di una energia per tutti non può portare a una non auspicabile spirale di sempre più gravi cambiamenti climatici, mediante un temibile rialzo delle temperature nel globo, più dure condizioni ambientali e l’aumento dei livelli di povertà.
Come sapete, nel dicembre del 2015, 196 Nazioni hanno negoziato e adottato l’Accordo di Parigi con la ferma intenzione di limitare la crescita del riscaldamento globale sotto i 2°C rispetto ai livelli pre-industriali e, se possibile, sotto 1,5°C. Due anni e mezzo dopo, le emissioni di CO2 e le concentrazioni atmosferiche dovute ai gas-serra sono sempre molto alte. Questo è piuttosto inquietante e preoccupante.
Destano preoccupazione anche le continue esplorazioni per nuove riserve di combustibile fossile, allorquando l’Accordo di Parigi consiglia chiaramente di mantenere nel sottosuolo la maggior parte del carburante fossile. Ecco perché c’è bisogno di discutere insieme – industriali, investitori, ricercatori e utenti – riguardo alla transizione e alla ricerca di alternative. La civiltà richiede energia, ma l’uso dell’energia non deve distruggere la civiltà!
L’individuazione di un adeguato mix energetico è fondamentale per combattere l’inquinamento, sradicare la povertà e promuovere l’equità sociale. Questi aspetti spesso si rafforzano a vicenda, dal momento che la cooperazione in campo energetico è destinata ad incidere sull’alleviamento della povertà, sulla promozione dell’inclusione sociale e sulla tutela ambientale. Si tratta di obiettivi per il cui conseguimento è necessario assumere la prospettiva dei diritti dei popoli e delle culture (cfr Laudato si’, 144).
Gli strumenti fiscali ed economici, il trasferimento di capacità tecnologiche e in genere la cooperazione regionale e internazionale, come l’accesso all’informazione, dovrebbero essere congruenti con tali obiettivi, che non vanno considerati frutto di una particolare ideologia, ma obiettivi di civiltà, che promuovono anche la crescita economica e l’ordine sociale.
Uno sfruttamento ambientale che invece non consideri le questioni di lungo periodo potrebbe solo tentare di favorire una crescita economica a breve termine, ma con un sicuro impatto negativo in un arco temporale più ampio, incidendo sull’equità intergenerazionale così come sul processo di sviluppo.
È sempre necessaria una oculata valutazione dell’impatto ambientale delle decisioni di natura economica, per considerare bene i costi umani e ambientali a lungo termine, coinvolgendo il più possibile nei processi decisionali le istituzioni e le comunità locali.
Attraverso i vostri sforzi sono stati compiuti dei progressi. Le compagnie petrolifere e del gas stanno sviluppando approcci più approfonditi per valutare il rischio climatico e modificare di conseguenza i loro piani imprenditoriali. Questo è degno di lode. Gli investitori globali stanno rivedendo le loro strategie d’investimento per tenere conto delle considerazioni di natura ambientale. Iniziano ad emergere nuovi approcci alla “finanza verde”.
Certamente si sono fatti dei progressi. Ma è sufficiente? Abbiamo svoltato in tempo? Nessuno può rispondere con certezza a questa domanda, ma ogni mese che passa la sfida della transizione energetica diventa sempre più pressante.
Tanto le decisioni politiche quanto la responsabilità sociale delle imprese e i criteri di investimento devono avere ben presente il perseguimento del bene comune a lungo termine, perché vi sia concreta solidarietà tra le generazioni, evitando opportunismi e cinismi volti ad ottenere nel breve periodo piccoli risultati parziali, ma che scaricherebbero sul futuro costi altissimi e danni altrettanto rilevanti.
Vi sono inoltre anche alcune motivazioni etiche profonde per incamminarci verso una transizione energetica globale con un senso di urgenza. Come sappiamo, siamo colpiti dalle crisi climatiche. Tuttavia, gli effetti del cambiamento climatico non sono distribuiti in modo uniforme. Sono i poveri a soffrire maggiormente delle devastazioni del riscaldamento globale, con le crescenti perturbazioni in campo agricolo, l’insicurezza della disponibilità d’acqua e l’esposizione a gravi eventi meteorologici. Molti di quanti possono a malapena permetterselo sono già costretti ad abbandonare le loro case e a migrare in altri luoghi, senza sapere come verranno accolti. Molti di più dovranno farlo in futuro. La transizione verso l’energia accessibile e pulita è una responsabilità che abbiamo verso milioni di nostri fratelli e sorelle nel mondo, verso i Paesi poveri e verso le generazioni che verranno.
Non si potrà procedere con decisione su questa strada senza un’accresciuta consapevolezza di essere tutti parte di un’unica famiglia umana legata da vincoli di fraternità e solidarietà. Solo pensando e agendo con la costante attenzione a questa fondamentale unità che supera tutte le differenze, solo coltivando un sentimento di solidarietà universale e intergenerazionale si potrà davvero procedere con risolutezza sulla strada indicata.
Un mondo interdipendente obbliga a pensare e a portare avanti un progetto comune di lungo termine che investa oggi per costruire il domani. L’aria e l’acqua non seguono leggi diverse a seconda dei Paesi che attraversano; le sostanze inquinanti non adottano comportamenti differenti a seconda delle latitudini, ma hanno regole univoche. I problemi ambientali ed energetici hanno ormai un impatto e una dimensione globale. Per questo richiedono risposte globali, cercate con pazienza e dialogo e perseguite con razionalità e costanza.
Una fede assoluta nei mercati e nella tecnologia ha portato molti a credere che i cambiamenti nei sistemi economici o tecnologici saranno sufficienti a porre rimedio agli attuali squilibri ecologici e sociali. Tuttavia, dobbiamo riconoscere che la domanda di una continua crescita economica ha comportato gravi conseguenze ecologiche e sociali, visto che il nostro attuale sistema economico prospera sempre più sull’aumento delle estrazioni, sul consumo e sullo spreco.
«Il problema è che non disponiamo ancora della cultura necessaria per affrontare questa crisi e c’è bisogno di costruire leadership che indichino strade, cercando di rispondere alle necessità delle generazioni attuali includendo tutti, senza compromettere le generazioni future» (Laudato si’, 53).
La riflessione su questi temi culturali più profondi e basilari ci porta a riconsiderare lo scopo fondamentale della vita. «Non ci sarà una nuova relazione con la natura senza un essere umano nuovo» (ibid., 118). Un tale rinnovamento richiede una nuova forma di leadership, e tali leader richiedono una profonda e acuta comprensione del fatto che la Terra costituisce un unico sistema e che l’umanità, ugualmente, è un unico insieme. Papa Benedetto XVI ha affermato che «il libro della natura è uno e indivisibile, sul versante dell’ambiente come sul versante della vita, della sessualità, del matrimonio, della famiglia, delle relazioni sociali, in una parola dello sviluppo umano integrale. I doveri che abbiamo verso l’ambiente si collegano con i doveri che abbiamo verso la persona considerata in sé stessa e in relazione con gli altri. Non si possono esigere gli uni e conculcare gli altri. Questa è una grave antinomia della mentalità e della prassi odierna, che avvilisce la persona, sconvolge l’ambiente e danneggia la società» (Lett. enc. Caritas in veritate, 51).
Cari fratelli e sorelle, mi rivolgo in particolare a voi, che avete ricevuto tanto in capacità ed esperienza. Vorrei esortarvi affinché coloro che hanno dimostrato la loro attitudine all’innovazione e a migliorare la qualità della vita di molti col proprio ingegno e la propria competenza professionale, possano contribuirvi ulteriormente ponendo le proprie capacità al servizio di due grandi fragilità del mondo odierno: i poveri e l’ambiente. Vi invito a essere il nucleo di un gruppo di leader che immagina la transizione energetica globale in un modo che tenga conto di tutti i popoli della Terra, come delle future generazioni, e di tutte le specie e gli ecosistemi. Che ciò sia visto come la più grande opportunità di una leadership per incidere in modo duraturo a favore della famiglia umana, un’opportunità che fa appello alla vostra più audace immaginazione. Non è qualcosa che possa essere fatto da voi soli o soltanto dalle vostre singole imprese. Tuttavia, insieme, e collaborando con altri, c’è almeno la possibilità di un nuovo approccio che non è stato messo in evidenza prima d’ora.
Accogliere questo appello comporta una grande responsabilità, che richiede la benedizione e la grazia di Dio, e la buona volontà di uomini e donne di ogni latitudine.
Non c’è tempo da perdere: abbiamo ricevuto la Terra dal Creatore come una casa-giardino, non trasmettiamola alle future generazioni come un luogo selvatico (cfr Laudato si’, 160).
Con riconoscenza vi benedico e prego che Dio Onnipotente conceda a ciascuno di voi grande determinazione e coraggio per servire la casa comune in una rinnovata forma di cooperazione.
[00924-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua inglese
Your Eminence,
Distinguished Executives, Investors and Experts,
Ladies and Gentlemen,
I offer you a warm welcome at the conclusion of your Conference on “Energy Transition and Care for our Common Home” held here in the Vatican.
It is a very positive sign that you, as men and women in a position to influence decisions, initiatives and investments in the field of energy, have engaged in a fruitful sharing of views and areas of expertise. I thank you for taking part in this important meeting and I trust that, in listening to one another, you have been able to re-examine old assumptions and gain new perspectives.
The rapid pace of progress in science and technology is accompanied by increased speed of communication. A news item, whether true or false, an idea, whether good or bad, a new way of doing things, whether productive or unproductive, can be broadcast in a matter of seconds. People can meet and goods be traded with previously inconceivable speed and efficiency, instantly spanning oceans and continents. Our societies are daily growing more and more interconnected.
This massive movement of information, persons and things requires an immense supply of energy. Today, more than ever before, vast areas of our life depend on energy. Regrettably, it is a fact that a great number of people in our world – by some estimates, more than a billion – lack access to electricity.
Clearly, we are challenged to find ways of ensuring the immense supply of energy required to meet the needs of all, while at the same time developing means of using natural resources that avoid creating environmental imbalances resulting in deterioration and pollution gravely harmful to our human family, both now and in the future.
Air quality, sea levels, adequate fresh water reserves, climate control and the balance of delicate ecosystems – all are necessarily affected by the ways that human beings satisfy their “thirst” for energy, often, sad to say, with grave disparities.
It is not right to sate that “thirst” by adding to other people’s physical thirst for water, their poverty or their social exclusion. The need for greater and more readily available supplies of energy to operate machinery cannot be met at the cost of polluting the air we breathe. The need to expand spaces for human activities cannot be met in ways that would seriously endanger our own existence or that of other living species on earth.
It is a “false notion that an infinite quantity of energy and resources are available, that it is possible to renew them quickly, and that the negative effects of the exploitation of the natural order can be easily absorbed” (Laudato Si’, 106).
The energy question has become one of the principal challenges, in theory and in practice, facing the international community. The way we meet this challenge will determine our overall quality of life and the real possibility either of resolving conflicts in different areas of our world or, on account of grave environmental imbalances and lack of access to energy, providing them with new fuel to destroy social stability and human lives.
Hence the need to devise a long-term global strategy able to provide energy security and, by laying down precise commitments to meet the problem of climate change, to encourage economic stability, public health, the protection of the environment and integral human development.
In my Encyclical Laudato Si’, I appealed to all persons of good will (cf. Nos. 3; 62-64) for the care of our common home, and specifically for an “energy transition” (No. 165) aimed at averting disastrous climate changes that could compromise the well-being and future of the human family and our common home. In this regard, it is important that serious efforts be made to transition to a greater use of energy sources that are highly efficient while producing low levels of pollution.
This is a challenge of epochal proportions. At the same time, it is an immense opportunity to encourage efforts to ensure fuller access to energy by less developed countries, especially in outlying areas, as well as to diversify energy sources and promote the sustainable development of renewable forms of energy.
We know that the challenges facing us are interconnected. If we are to eliminate poverty and hunger, as called for by the United Nations Sustainable Development Goals, the more than one billion people without electricity today need to gain access to it. But that energy should also be clean, by a reduction in the systematic use of fossil fuels. Our desire to ensure energy for all must not lead to the undesired effect of a spiral of extreme climate changes due to a catastrophic rise in global temperatures, harsher environments and increased levels of poverty.
As you know, in December 2015, 196 Nations negotiated and adopted the Paris Agreement, with a firm resolve to limit the growth in global warming to below 2° centigrade, based on preindustrial levels, and, if possible, to below 1.5° centigrade. Some two-and-a-half years later, carbon dioxide emissions and atmospheric concentrations of greenhouse gases remain very high. This is disturbing and a cause for real concern.
Yet even more worrying is the continued search for new fossil fuel reserves, whereas the Paris Agreement clearly urged keeping most fossil fuels underground. This is why we need to talk together – industry, investors, researchers and consumers – about transition and the search for alternatives. Civilization requires energy, but energy use must not destroy civilization!
Coming up with an adequate energy “mix” is essential for combating pollution, eliminating poverty and promoting social equality. These aspects are often mutually reinforcing, since cooperation in the energy field affects the relief of poverty, the promotion of social inclusion and the protection of the environment. These are goals that, if they are to be attained, demand respect for the rights of peoples and of cultures (cf. Laudato Si’, 144).
Fiscal and economic measures, the transfer of technological capacities and, more generally, regional and international cooperation in areas such as access to information, should be consistent with these goals. The latter should not be viewed as the product of a particular ideology, but rather as goals of a civilized society that contribute to economic growth and social order.
Any exploitation of the environment that would refuse to consider these long-term issues could only attempt to stimulate a short-term economic growth, but in the long run would certainly have a negative impact, affecting intergenerational equality and the process of development.
A critical evaluation of the environmental impact of economic decisions will always be needed, in order to take into proper account their long-term human and environmental costs. To the extent possible, such an evaluation should involve local institutions and communities in decision-making processes.
As a result of your efforts, progress has been made. Oil and gas companies are developing more careful approaches to the assessment of climate risk and adjusting their business practices accordingly. This is commendable. Global investors are refining their investment strategies to take into account environmental and sustainability questions. New approaches to “green finance” are beginning to emerge.
Progress has indeed been made. But is it enough? Will we turn the corner in time? No one can answer that with certainty, but with each month that passes, the challenge of energy transition becomes more pressing.
Political decisions, social responsibility on the part of the business community and criteria governing investments – all these must be guided by the pursuit of the long-term common good and concrete solidarity between generations. There should be no room for opportunistic and cynical efforts to gain small partial results in the short run, while shifting equally significant costs and damages to future generations.
There are also ethical reasons for moving towards global energy transition with a sense of urgency. As we know, everyone is affected by the climate crisis. Yet the effects of climate change are not evenly distributed. It is the poor who suffer most from the ravages of global warming, with increasing disruption in the agricultural sector, water insecurity, and exposure to severe weather events. Many of those who can least afford it are already being forced to leave their homes and migrate to other places that may or may not prove welcoming. Many more will need to do so in the future. The transition to accessible and clean energy is a duty that we owe towards millions of our brothers and sisters around the world, poorer countries and generations yet to come.
Decisive progress on this path cannot be made without an increased awareness that all of us are part of one human family, united by bonds of fraternity and solidarity. Only by thinking and acting with constant concern for this underlying unity that overrides all differences, only by cultivating a sense of universal intergenerational solidarity, can we set out really and resolutely on the road ahead.
An interdependent world is calling us to devise and implement a long-term common project that invests today in order to build for tomorrow. Air and water do not obey different laws according to the countries they traverse; pollutants do not act differently depending on geographical locations: they follow the same rules everywhere. Environmental and energy problems now have a global impact and extent. Consequently, they call for global responses, to be sought with patience and dialogue and to be pursued rationally and perseveringly.
Unlimited faith in markets and technology has led many people to believe that shifts in economic or technological systems will be sufficient to remedy the current ecological and social imbalances. Yet we must acknowledge that the demand for continuous economic growth has led to severe ecological and social consequences, since our current economic system thrives on ever-increasing extraction, consumption and waste.
“The problem is that we still lack the culture needed to confront this crisis. We lack leadership capable of striking out on new paths in meeting the needs of the present with concern for all and without prejudice towards coming generations” (Laudato Si’, 53).
Reflecting on these deeper underlying cultural issues leads us to think anew about the very purpose of life. “There can be no renewal of our relationship with nature without a renewal of humanity itself” (Laudato Si’, 118). Such renewal calls for a new form of leadership, and such leaders must have a clear and profound realization that the earth is a single system and that humanity, likewise, is a single whole. Pope Benedict has reminded us that “the book of nature is one and indivisible; it embraces not only the environment but also life, sexuality, marriage, the family, social relations: in a word, integral human development. Our duties towards the environment are linked to our duties towards the human person, considered in himself and in relation to others. It would be wrong to uphold one set of duties while trampling on the other. Herein lies a grave contradiction in our mentality and practice today: one which demeans the person, disrupts the environment and damages society” (Caritas in Veritate, 51).
Dear brothers and sisters, I appeal in a particular way to you, as men and women so greatly blessed in terms of talent and experience. It is my hope that, having demonstrated your aptitude for innovation and for improving the lives of many people by your creativeness and professional expertise, you will use those skills in the service of two great needs in today’s world: the care of the poor and the environment. I invite you to be the core of a group of leaders who envision the global energy transition in a way that will take into account all the peoples of the earth, as well as future generations and all species and ecosystems. Let this be seen as the greatest leadership opportunity of all, one that can make a lasting difference for the human family, and one that can appeal to your boldest dreams and ideas. This is not something that can be accomplished by you as individuals or by your enterprises alone. Still, at least by working together with one another, there can be a chance for a new approach that has not been in evidence hitherto.
Embracing this challenge will entail immense responsibility, and require for God’s gracious blessing and the good will of men and women everywhere.
There is no time to lose: We received the earth as a garden-home from the Creator; let us not pass it on to future generations as a wilderness (cf. Laudato Si’, 160).
With gratitude, I give you my blessing and I pray that Almighty God may grant each of you great resolve and the courage to work together to serve our common home.
[00924-EN.01] [Original text: Italian]
[B0425-XX.02]