Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


Messaggio del Santo Padre al Prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, 01.06.2018


Riportiamo di seguito il Messaggio che il Santo Padre Francesco ha inviato all’Em.mo Card. Kevin Farrell, Prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, in occasione della pubblicazione del nuovo documento del Dicastero “Dare il meglio di sé. Sulla prospettiva cristiana dello sport e della persona umana”:

Testo in lingua italiana

Testo in lingua inglese

Testo in lingua spagnola

Testo in lingua italiana

Al Venerato Fratello
Signor Cardinale Kevin Farrell
Prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita

Con gioia ho ricevuto la notizia della pubblicazione del documento «Dare il meglio di sé», sulla prospettiva cristiana dello sport e della persona umana, che il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita ha preparato con l’obiettivo di evidenziare il ruolo della Chiesa nel mondo dello sport e come lo sport può essere uno strumento di incontro, di formazione, di missione e santificazione.

Lo sport è un luogo di incontro dove persone di ogni livello e condizione sociale si uniscono per ottenere un risultato comune. In una cultura dominata dall’individualismo e dallo scarto delle giovani generazioni e di quella degli anziani, lo sport è un ambito privilegiato intorno al quale le persone si incontrano senza distinzioni di razza, sesso, religione o ideologia e dove possiamo sperimentare la gioia di competere per raggiungere una meta insieme, partecipando a una squadra in cui il successo o la sconfitta si condivide e si supera; questo ci aiuta a respingere l’idea di conquistare un obiettivo centrandosi soltanto su sé stessi. La necessità dell’altro comprende non solo i compagni di squadra ma anche i dirigenti, l’allenatore, i sostenitori, la famiglia, insomma tutte quelle persone che con impegno e dedizione rendono possibile di arrivare a “dare il meglio di sé”. Tutto ciò fa dello sport un catalizzatore di esperienze di comunità, di famiglia umana. Quando un papà gioca con suo figlio, quando i bambini giocano insieme nel parco o a scuola, quando lo sportivo festeggia la vittoria con i suoi sostenitori, in tutti questi ambienti si può vedere il valore dello sport come luogo di unione e di incontro tra le persone. I grandi risultati, nello sport come nella vita, li otteniamo insieme, in squadra!

Lo sport è anche un veicolo di formazione. Forse oggi più che mai dobbiamo fissare lo sguardo sui giovani, dal momento che, quanto prima si inizia il processo di formazione, tanto più facile risulterà lo sviluppo integrale della persona attraverso lo sport. Sappiamo come le nuove generazioni guardano e si ispirano agli sportivi! Perciò è necessaria la partecipazione di tutti gli sportivi, di qualsiasi età e livello, perché quanti fanno parte del mondo dello sport siano un esempio di virtù come la generosità, l’umiltà, il sacrificio, la costanza e l’allegria. Allo stesso modo, dovrebbero dare il loro contributo per ciò che riguarda lo spirito di gruppo, il rispetto, un sano agonismo e la solidarietà con gli altri. È essenziale che tutti siamo consapevoli dell’importanza che ha l’esempio nella pratica sportiva, poiché è un buon aratro in terra fertile che favorisce il raccolto, sempre che si coltivi e si lavori adeguatamente.

Infine, vorrei sottolineare il ruolo dello sport come mezzo di missione e santificazione. La Chiesa è chiamata ad essere segno di Gesù Cristo nel mondo, anche mediante lo sport praticato negli oratori, nelle parrocchie e nelle scuole, nelle associazioni… Ogni occasione è buona per portare il messaggio di Cristo, «al momento opportuno e non opportuno» (2 Tm 4,2). È importante portare, comunicare questa gioia trasmessa dallo sport, che non è altro che scoprire le potenzialità della persona, che ci chiamano a svelare la bellezza del creato e dell’essere umano stesso in quanto fatto a immagine e somiglianza di Dio. Lo sport può aprire la strada verso Cristo in quei luoghi o ambienti dove per vari motivi non è possibile annunciarlo in maniera diretta; e le persone, con la loro testimonianza di gioia, praticando lo sport in forma comunitaria possono essere messaggere della Buona Notizia.

Dare il meglio di sé nello sport è anche una chiamata ad aspirare alla santità. Durante il recente incontro con i giovani in preparazione al Sinodo dei Vescovi, ho manifestato la convinzione che tutti i giovani lì presenti fisicamente o mediante le reti sociali avevano il desiderio e la speranza di dare il meglio di sé. Ho utilizzato la stessa espressione nella recente Esortazione apostolica ricordando che il Signore ha un modo unico e specifico di chiamare alla santità per ognuno di noi: «Quello che conta è che ciascun credente discerna la propria strada e faccia emergere il meglio di sé, quanto di così personale Dio ha posto in lui» (Gaudete et exsultate, 11).

Occorre approfondire la stretta relazione che esiste tra lo sport e la vita, che possano illuminarsi a vicenda, affinché lo sforzo di superarsi in una disciplina atletica serva anche da stimolo per migliorare sempre come persona in tutti gli aspetti della vita. Tale ricerca ci mette sulla strada che, con l’aiuto della grazia di Dio, ci può condurre a quella pienezza di vita che noi chiamiamo santità. Lo sport è una ricchissima fonte di valori e virtù che ci aiutano a migliorare come persone. Come l’atleta durante l’allenamento, la pratica sportiva ci aiuta a dare il meglio di noi stessi, a scoprire senza paura i nostri limiti, e a lottare per migliorare ogni giorno. In questo modo, «ogni cristiano, nella misura in cui si santifica, diventa più fecondo per il mondo» (ibid., 33). Per lo sportivo cristiano, la santità sarà dunque vivere lo sport come un mezzo di incontro, di formazione della personalità, di testimonianza e di annuncio della gioia di essere cristiano con quelli che lo circondano.

Prego il Signore, per intercessione della Vergine Santissima, affinché tale documento produca frutti abbondanti sia nell’impegno ecclesiale per la pastorale dello sport, sia al di là dell’ambito della Chiesa. A tutti gli sportivi e gli operatori pastorali che si riconoscono nella grande “squadra” del Signore Gesù chiedo per favore di pregare per me e invio di cuore la mia benedizione.

Dal Vaticano, 1° giugno 2018
Memoria di San Giustino martire

FRANCISCUS

[00857-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Testo in lingua inglese

To My Venerable Brother
H.E. Kevin Cardinal Farrell
Prefect of the Dicastery for the Laity, Family and Life

With joy I received the news of the publication of the document “Dare il meglio di sé” (“Giving the best of yourself”) on the Christian perspective of sports and the human person, which the Dicastery for the Laity, Family and Life has prepared with the aim of highlighting the role of the Church in the sports world and how sports can be an instrument of encounter, formation, mission, and sanctification.

Sports is a meeting place where people of all levels and social conditions come together to reach a common aim. In a culture dominated by individualism and the gap between the younger generations and the elderly, sports is a privileged area around which people meet without any distinction of race, sex, religion, or ideology, and where we can experience the joy of competing to reach a goal together, participating in a team, where success or defeat is shared and overcome; this helps us to reject the idea of conquering an objective by focusing only on ourselves. The need for others includes not only teammates but also managers, coaches, supporters, the family; in short, all those people who, with commitment and dedication, make it possible to “give the best of oneself.” All this makes sports a catalyst for experiences of community, of the human family. When a father plays with his son, when children play together in the park or at school, when an athlete celebrates the victory with his or her supporters, in all these environments we can see the value of sports as a place of unity and encounter between people. We reach great results, in sports as in life, together, as a team!

Sports is also a formative vehicle. Perhaps today more than ever, we must fix our gaze on the young, because the earlier the process of formation begins, the easier the person’s integral development through sports will be. We know how the new generations look at sportsmen and are inspired by them! The participation of all athletes of every age and level is, therefore, necessary; because those who are part of the sports world exemplify virtues such as generosity, humility, sacrifice, constancy, and cheerfulness. Likewise, they should make their contribution to the group spirit, to respect, healthy competition, and solidarity with others. It is essential for all of us to be aware of the importance of examples in the practice of sports, because a good plow on fertile land favors the harvest, provided that it is cultivated and the work is done properly.

Finally, I would like to emphasize the role of sports as a means for the mission and sanctification. The Church is called to be a sign of Jesus Christ in the world, also through the sports practiced in oratories, parishes, schools, and associations... Every occasion is good for announcing Christ’s message, “whether the time is favorable or unfavorable” (2 Tm 4:2). It is important to bring, to communicate this joy transmitted by sports, which is none other than the discovery of the human potentials that incite us to unveil the beauty of creation and of the human being, made in the image and likeness of God. Sports can open the way to Christ in those places or environments where, for different reasons, it is not possible to announce Him directly; and people, with their witness of joy, practicing a sport as a community, can be messengers of the Good News.

To give the best of oneself in sports is also a call to aspire to holiness. At the recent meeting with the young in view of the Synod of Bishops, I expressed the conviction that all the young people present there, physically or through social networks, had the desire and the hope of giving the best of themselves. I used the same expression in the recent Apostolic Exhortation, recalling that the Lord has a unique and specific way of inviting each of us to holiness: “The important thing is that each believer discern his or her own path, that they bring out the very best of themselves, the most personal gifts that God has placed in their hearts” (Gaudete et exsultate, 11).

We need to deepen the close connection that exists between sport and life, which can enlighten one another, so that the effort to surpass oneself in an athletic discipline also serves as a stimulus to always improve as a person, in all of life’s aspects. This pursuit puts us on the path that, with the help of God’s grace, can lead us to the fullness of life that we call holiness. Sport is a very rich source of values and virtues that help us to become better people. Like the athlete during training, practicing sport helps us to give our best, to discover our limits without fear, and to struggle daily to improve. In this way, “to the extent that each Christian grows in holiness, he or she will bear greater fruit for our world” (ibid., 33). For the Christian athlete, holiness will, therefore, consist in living sports as a means of encounter, personality formation, witnessing, and proclaiming the joy of being Christian with the people around oneself.

I pray the Lord, through the intercession of the Blessed Virgin, that this document may produce abundant fruit, both in the ecclesial commitment to the pastoral ministry of sports and beyond the sphere of the Church. I ask all athletes and pastoral workers who recognize themselves in the great “team” of the Lord Jesus to please pray for me, and I send them my heartfelt blessing.

Vatican City, June 1, 2018
Memorial of Saint Justin, Martyr

FRANCISCUS

[00857-EN.01] [Original text: English]

Testo in lingua spagnola

Al venerado hermano
Señor Cardenal Kevin Farrell
Prefecto del Dicasterio para los Laicos, la Familia y la Vida

Con alegría recibí la noticia de la publicación del documento “Dar lo mejor de uno mismo”, sobre la perspectiva cristiana del deporte y la persona humana, que el Dicasterio para los Laicos, la Familia y la Vida ha preparado con el objetivo de resaltar el papel de la Iglesia en el mundo del deporte y de cómo el deporte puede ser un instrumento de encuentro, de formación, de misión y santificación.

El deporte es un lugar de encuentro donde personas de todo nivel y condición social se unen para lograr un objetivo común. En una cultura dominada por el individualismo y el descarte de las generaciones más jóvenes y de los más mayores, el deporte es un ámbito privilegiado en torno al cual las personas se encuentran sin distinción de raza, sexo, religión o ideología y donde podemos experimentar la alegría de competir por alcanzar una meta juntos, formando parte de un equipo en el que el éxito o la derrota se comparte y se supera; esto nos ayuda a desechar la idea de conquistar un objetivo centrándonos solo en uno mismo. La necesidad del otro abarca no solo a los compañeros de equipo sino también al entrenador, los aficionados, la familia, en definitiva, todas aquellas personas que con su entrega y dedicación hacen posible llegar a “dar lo mejor de uno mismo”. Todo esto hace del deporte un catalizador de experiencias de comunidad, de familia humana. Cuando un padre juega con su hijo, cuando los chicos juegan juntos en el parque o en la escuela, cuando el deportista celebra la victoria con los aficionados, en todos esos ambientes se puede ver el valor del deporte como lugar de unión y encuentro entre las personas. ¡Los grandes objetivos, en el deporte como en la vida, los logramos juntos, en equipo!

El deporte es también un vehículo de formación. Quizás hoy más que nunca debemos fijar la mirada en los jóvenes, puesto que, cuanto antes se inicie el proceso de formación, más fácil resultará el desarrollo integral de la persona a través del deporte. ¡Sabemos cómo las nuevas generaciones miran y se inspiran en los deportistas! Por eso, es necesaria la participación de todos los deportistas, de cualquier edad y nivel, para que los que forman parte del mundo del deporte sean un ejemplo en virtudes como la generosidad, la humildad, el sacrificio, la constancia y la alegría. Del mismo modo, deberían dar su aportación en lo que se refiere al espíritu de equipo, el respeto, la competitividad y la solidaridad con los demás. Es esencial que todos seamos conscientes de la importancia que tiene el ejemplo en la práctica deportiva, ya que es buen arado en tierra fértil que facilitará la cosecha siempre que se cuide y se trabaje adecuadamente.

Por último, quisiera resaltar el papel del deporte como medio de misión y santificación. La Iglesia está llamada a ser un signo de Jesús en medio del mundo, también a través del deporte en los “oratorios”, en las parroquias y en las escuelas, en las asociaciones, etc. Siempre es ocasión de llevar el mensaje de Cristo, “a tiempo y a destiempo” (2 Tim 4,2). Es importante llevar, comunicar esta alegría que transmite el deporte, que no es otra que descubrir las potencialidades de la persona, que nos llaman a desvelar la belleza de la creación y del propio ser humano puesto que está hecho a imagen y semejanza de Dios. El deporte puede abrir el camino a Cristo en aquellos lugares o ambientes donde por diferentes motivos no es posible anunciarlo de manera directa. Y las personas con su testimonio de alegría, con la práctica deportiva en comunidad, pueden ser mensajeras de la Buena Noticia.

Dar lo mejor de uno mismo en el deporte, es también una llamada a aspirar a la santidad. Durante el reciente encuentro con los jóvenes en preparación al Sínodo de los Obispos manifesté la convicción de que todos los jóvenes allí presentes físicamente o a través de las redes sociales, tenían el deseo y la esperanza de dar lo mejor de uno mismo. He utilizado la misma expresión en la reciente exhortación apostólica, recordando que el Señor tiene una forma única y específica de llamada a la santidad para todos nosotros: “Lo que interesa es que cada creyente discierna su propio camino y saque a la luz lo mejor de sí, aquello tan personal que Dios ha puesto en él” (Gaudete et Exsultate, 11).

Es necesario profundizar en la estrecha relación que existe entre el deporte y la vida, para que puedan iluminarse recíprocamente, para que el afán de superación en una disciplina atlética sirva también de inspiración para mejorar siempre como persona en todos los aspectos de la vida. Tal búsqueda, con la ayuda de la gracia de Dios, nos encamina a aquella plenitud de vida que nosotros llamamos santidad. El deporte es una riquísima fuente de valores y virtudes que nos ayudan a mejorar como personas. Como el atleta durante el entrenamiento, la práctica deportiva nos ayuda a dar lo mejor de nosotros mismos, a descubrir sin miedo nuestros propios límites, y a luchar por mejorar cada día. De esta forma, “en la medida en que se santifica, cada cristiano se vuelve más fecundo para el mundo” (ibidem, 33). Para el deportista cristiano, la santidad será entonces vivir el deporte como un medio de encuentro, de formación de la personalidad, de testimonio y de anuncio de la alegría de ser cristiano con los que le rodean.

Ruego al Señor, por intercesión de la Santísima Virgen, para que este documento produzca frutos abundantes tanto en el compromiso eclesial con la pastoral del deporte, como más allá de las fronteras de la Iglesia. A todos los deportistas y los agentes de pastoral que se reconocen en el gran “equipo” del Señor Jesús les pido por favor que recen por mí y envío de corazón mi bendición.

Vaticano, 1 de junio de 2018.
Fiesta de San Justino, mártir.

FRANCISCUS

[00857-ES.01] [Texto original: Español]