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Udienza ai membri dell’“International Catholic Migration Commission”, 08.03.2018


Discorso del Santo Padre

Traduzione in lingua inglese

Alle ore 10 di questa mattina, nella Sala Clementina, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i Membri dell’International Catholic Migration Commission (ICMC), in occasione del Consiglio Plenario, che si svolge a Roma dal 6 all’8 marzo 2018.

Dopo le parole di saluto dell’Em.mo Card. John Njue, Arcivescovo di Nairobi, Presidente della ICMC, il Papa ha rivolto ai presenti il discorso che riportiamo di seguito:

Discorso del Santo Padre

Cari fratelli e sorelle,

vi do il benvenuto in occasione del Consiglio Plenario della Commissione Internazionale Cattolica per le Migrazioni. Ringrazio cordialmente il Presidente, Cardinale Njue – che ha un grande senso dell’umorismo –, per le sue parole di saluto e per la breve sintesi dei vostri lavori.

Come già fece san Giovanni Paolo II, riecheggiando parole del beato Giovanni Battista Montini, voglio ribadire che la causa di questo organismo di cui fate parte è la causa di Cristo stesso (cfr Discorso ai Membri della CICM, 12 novembre 2001: Insegnamenti XXIV, 2 [2001], 712). Questa realtà non è cambiata con il tempo, anzi, l’impegno si è rafforzato in considerazione delle condizioni disumane in cui versano milioni di fratelli e sorelle migranti e rifugiati in diverse parti del mondo. Così come accadde al tempo del popolo di Israele schiavo in Egitto, il Signore ascolta il loro grido e conosce le loro sofferenze (cfr Es 3,7). La liberazione dei miseri, degli oppressi e dei perseguitati è parte integrante, oggi come ieri, della missione che Dio ha affidato alla Chiesa. E il lavoro della vostra Commissione rappresenta un’espressione tangibile di tale impegno missionario. Sono cambiate molte cose dal 1951, data della sua fondazione: i bisogni sono diventati sempre più complessi; gli strumenti per rispondervi si sono resi più sofisticati; il servizio è andato facendosi via via più professionale. Nessuno di questi cambiamenti, però, è riuscito – grazie a Dio – a scalfire la fedeltà della Commissione alla sua missione. Grazie.

Il Signore mandò Mosè in mezzo al suo popolo oppresso per asciugare le lacrime e ridare speranza (cfr Es 3,16-17). In oltre 65 anni di attività, la Commissione si è distinta nella realizzazione, in nome della Chiesa, di un’opera poliedrica di assistenza ai migranti e ai rifugiati nelle più varie situazioni di vulnerabilità. Le molteplici iniziative avviate nei cinque continenti rappresentano declinazioni esemplari dei 4 verbi – accogliere, proteggere, promuovere e integrare – con i quali ho voluto esplicitare la risposta pastorale della Chiesa di fronte alle migrazioni (cfr Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2018, 15 agosto 2017).

Auspico che quest’opera continui, animando le Chiese locali a prodigarsi per le persone che sono state costrette a lasciare la propria patria e che diventano troppo spesso vittime di inganni, violenze e abusi di ogni genere. Grazie all’esperienza inestimabile, accumulata in tanti anni di lavoro, la Commissione può offrire un’assistenza qualificata alle Conferenze episcopali e alle Diocesi che stanno ancora cercando di organizzarsi per meglio rispondere a questa sfida epocale.

«Perciò va’! Io ti mando dal faraone. Fa’ uscire dall’Egitto il mio popolo, gli Israeliti!» (Es 3,10). Così il Signore inviò Mosè dal Faraone per convincerlo a liberare il suo popolo. Per liberare gli oppressi, gli scartati e gli schiavi di oggi, è essenziale promuovere un dialogo aperto, e sincero con i governanti, un dialogo che fa tesoro dell’esperienza vissuta, delle sofferenze e delle aspirazioni del popolo, per richiamare ciascuno alle proprie responsabilità. I processi avviati dalla comunità internazionale verso un patto globale sui rifugiati e un altro per una migrazione sicura, ordinata e regolare rappresentano uno spazio privilegiato per realizzare tale dialogo. Anche in questo la Commissione si è impegnata in prima linea offrendo un contributo valido e competente in ordine a trovare quelle nuove vie auspicate dalla comunità internazionale per rispondere con accortezza a questi fenomeni che caratterizzano la nostra epoca.

E mi rallegro che molte delle Conferenze episcopali qui rappresentate stanno camminando in questa direzione, in una comunione di intenti che testimonia al mondo intero la sollecitudine pastorale della Chiesa verso i nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati.

Il lavoro non è concluso. Insieme dobbiamo incoraggiare gli Stati a concordare risposte più adeguate ed efficaci alle sfide poste dai fenomeni migratori; e possiamo farlo sulla base dei principi fondamentali della dottrina sociale della Chiesa. Dobbiamo altresì impegnarci per assicurare che alle parole – codificate nei due Patti citati – seguano impegni concreti nel segno di una responsabilità globale e condivisa. Ma l’impegno della Commissione va oltre. Chiedo allo Spirito Santo di continuare a illuminare la vostra importante missione, manifestando l’amore misericordioso di Dio ai nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati. Vi assicuro la mia vicinanza e la mia preghiera; e voi, mi raccomando, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie.

[Benedizione]

[00375-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

I offer you a warm welcome you on the occasion of this Plenary Council of the International Catholic Migration Commission. I thank your President, Cardinal Njue, who has a good sense of humour, for his greeting and his brief overview of your work.

Following Saint John Paul II, who himself echoed the words of Blessed Paul VI, I would like to reaffirm that the cause of this organization of which you are part is the cause of Christ himself (cf. Address to Members of the ICMC, 12 November 2001: Insegnamenti XXIV, 2 [2001], 712). This fact has not changed over time; on the contrary, your commitment has deepened in response to the inhumane living conditions experienced by millions of our migrant and refugee brothers and sisters in various parts of the world. Just as he did at the time of Israel’s enslavement in Egypt, so too the Lord hears their cry and sees their sufferings (cf. Ex 3:7). Today as in the past, liberating the poor, the oppressed and the persecuted is an integral part of the mission entrusted by God to the Church. The work of your Commission represents a tangible expression of this important missionary commitment. Much has changed since your establishment in 1951. Needs have grown ever more complex, tools for responding ever more sophisticated, and your service increasingly professional. Thanks be to God, none of these changes has lessened the Commission’s fidelity to its mission. Thank you.

The Lord sent Moses into the midst of his oppressed people, to dry their tears and restore their hope (cf. Ex 3:16-17). In its more than sixty-five years of work, the Commission has distinguished itself in carrying out in the Church’s name a multifaceted work of assistance to migrants and refugees in a variety of situations of great need. The multiple projects initiated on five continents represent exemplary instances of the four verbs – welcome, defend, promote and integrate – by which I wished to characterize the Church’s pastoral response in the face of migration (cf. Message for the 2018 World Day of Migrants and Refugees, 15 August 2017).

It is my hope that this work will continue to inspire local Churches to do all they can for persons forced to leave their home countries and who, all too often, become victims of dishonesty, violence and abuse of every sort. Thanks to the invaluable experience accumulated over many years of work, the Commission is able to offer expert assistance to Bishops’ Conferences and Dioceses that seek to respond more effectively to this epochal challenge.

“Come, I will send you to Pharaoh that you may bring forth my people, the sons of Israel, out of Egypt” (Ex 3:10). With these words, the Lord sent Moses to Pharaoh, to convince him to set his people free. In order to set free those who today are oppressed, rejected and enslaved, it is essential to promote open and sincere dialogue with government leaders, a dialogue that takes into account people’s actual experiences, sufferings and aspirations, in order to remind everyone once more of his or her responsibilities. The processes set in motion by the international community for a global agreement on refugees, and another for safe, orderly and regulated migration, represent a privileged forum for implementing such dialogue. Here too the Commission has been in the forefront, offering a valued and competent contribution to the development of much-needed new ways for the international community to respond with foresight to these phenomena typical our time.

I am pleased that the many Episcopal Conferences represented here are moving in this direction, with a common intent that bears witness before the entire world to the Church’s pastoral concern for our migrant and refugee brothers and sisters.

The work is not over. Together we must encourage countries to coordinate more suitable and effective responses to the challenges posed by issues of migration; and we can do this on the basis of the essential principles of the Church’s social teaching. We must likewise commit ourselves to ensuring that, as a sign of shared global responsibility, concrete engagement follows from the words already codified in the aforementioned two agreements. Yet the Commission’s commitment goes even further. I ask the Holy Spirit to continue to enlighten all of you, as you carry out your vital mission of showing forth God’s merciful love to our migrant brothers and sisters. I assure you of my closeness and my prayers; and I ask you, please, not to forget to pray for me.

[Blessing]

[00375-EN.02] [Original text: Italian]

[B0177-XX.02]