Messaggio del Santo Padre
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Il 22 aprile 2018, IV Domenica di Pasqua, si celebra la 55.ma Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni sul tema: Ascoltare, discernere, vivere la chiamata del Signore.
Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Santo Padre Francesco invia per l’occasione ai Vescovi, ai sacerdoti, ai consacrati ed ai fedeli di tutto il mondo:
Messaggio del Santo Padre
Ascoltare, discernere, vivere la chiamata del Signore
Cari fratelli e sorelle,
nell’ottobre prossimo si svolgerà la XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che sarà dedicata ai giovani, in particolare al rapporto tra giovani, fede e vocazione. In quell’occasione avremo modo di approfondire come, al centro della nostra vita, ci sia la chiamata alla gioia che Dio ci rivolge e come questo sia «il progetto di Dio per gli uomini e le donne di ogni tempo» (Sinodo dei Vescovi, XV Assemblea Generale Ordinaria, I giovani, la fede e il discernimento vocazionale, Introduzione).
Si tratta di una buona notizia che ci viene riannunciata con forza dalla 55ª Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni: non siamo immersi nel caso, né trascinati da una serie di eventi disordinati, ma, al contrario, la nostra vita e la nostra presenza nel mondo sono frutto di una vocazione divina!
Anche in questi nostri tempi inquieti, il Mistero dell’Incarnazione ci ricorda che Dio sempre ci viene incontro ed è il Dio-con-noi, che passa lungo le strade talvolta polverose della nostra vita e, cogliendo la nostra struggente nostalgia di amore e di felicità, ci chiama alla gioia. Nella diversità e nella specificità di ogni vocazione, personale ed ecclesiale, si tratta di ascoltare, discernere e vivere questa Parola che ci chiama dall’alto e che, mentre ci permette di far fruttare i nostri talenti, ci rende anche strumenti di salvezza nel mondo e ci orienta alla pienezza della felicità.
Questi tre aspetti – ascolto, discernimento e vita – fanno anche da cornice all’inizio della missione di Gesù, il quale, dopo i giorni di preghiera e di lotta nel deserto, visita la sua sinagoga di Nazareth, e qui si mette in ascolto della Parola, discerne il contenuto della missione affidatagli dal Padre e annuncia di essere venuto a realizzarla “oggi” (cfr Lc 4,16-21).
Ascoltare
La chiamata del Signore – va detto subito – non ha l’evidenza di una delle tante cose che possiamo sentire, vedere o toccare nella nostra esperienza quotidiana. Dio viene in modo silenzioso e discreto, senza imporsi alla nostra libertà. Così può capitare che la sua voce rimanga soffocata dalle molte preoccupazioni e sollecitazioni che occupano la nostra mente e il nostro cuore.
Occorre allora predisporsi a un ascolto profondo della sua Parola e della vita, prestare attenzione anche ai dettagli della nostra quotidianità, imparare a leggere gli eventi con gli occhi della fede, e mantenersi aperti alle sorprese dello Spirito.
Non potremo scoprire la chiamata speciale e personale che Dio ha pensato per noi, se restiamo chiusi in noi stessi, nelle nostre abitudini e nell’apatia di chi spreca la propria vita nel cerchio ristretto del proprio io, perdendo l’opportunità di sognare in grande e di diventare protagonista di quella storia unica e originale, che Dio vuole scrivere con noi.
Anche Gesù è stato chiamato e mandato; per questo ha avuto bisogno di raccogliersi nel silenzio, ha ascoltato e letto la Parola nella Sinagoga e, con la luce e la forza dello Spirito Santo, ne ha svelato in pienezza il significato, riferito alla sua stessa persona e alla storia del popolo di Israele.
Quest’attitudine oggi diventa sempre più difficile, immersi come siamo in una società rumorosa, nella frenesia dell’abbondanza di stimoli e di informazioni che affollano le nostre giornate. Al chiasso esteriore, che talvolta domina le nostre città e i nostri quartieri, corrisponde spesso una dispersione e confusione interiore, che non ci permette di fermarci, di assaporare il gusto della contemplazione, di riflettere con serenità sugli eventi della nostra vita e di operare, fiduciosi nel premuroso disegno di Dio per noi, di operare un fecondo discernimento.
Ma, come sappiamo, il Regno di Dio viene senza fare rumore e senza attirare l’attenzione (cfr Lc 17,21), ed è possibile coglierne i germi solo quando, come il profeta Elia, sappiamo entrare nelle profondità del nostro spirito, lasciando che esso si apra all’impercettibile soffio della brezza divina (cfr 1 Re 19,11-13).
Discernere
Leggendo, nella sinagoga di Nazareth, il passo del profeta Isaia, Gesù discerne il contenuto della missione per cui è stato inviato e lo presenta a coloro che attendevano il Messia: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore» (Lc 4,18-19).
Allo stesso modo, ognuno di noi può scoprire la propria vocazione solo attraverso il discernimento spirituale, un «processo con cui la persona arriva a compiere, in dialogo con il Signore e in ascolto della voce dello Spirito, le scelte fondamentali, a partire da quella sullo stato di vita» (Sinodo dei Vescovi, XV Assemblea Generale Ordinaria, I giovani, la fede e il discernimento vocazionale, II, 2).
Scopriamo, in particolare, che la vocazione cristiana ha sempre una dimensione profetica. Come ci testimonia la Scrittura, i profeti sono inviati al popolo in situazioni di grande precarietà materiale e di crisi spirituale e morale, per rivolgere a nome di Dio parole di conversione, di speranza e di consolazione. Come un vento che solleva la polvere, il profeta disturba la falsa tranquillità della coscienza che ha dimenticato la Parola del Signore, discerne gli eventi alla luce della promessa di Dio e aiuta il popolo a scorgere segnali di aurora nelle tenebre della storia.
Anche oggi abbiamo tanto bisogno del discernimento e della profezia; di superare le tentazioni dell’ideologia e del fatalismo e di scoprire, nella relazione con il Signore, i luoghi, gli strumenti e le situazioni attraverso cui Egli ci chiama. Ogni cristiano dovrebbe poter sviluppare la capacità di “leggere dentro” la vita e di cogliere dove e a che cosa il Signore lo sta chiamando per essere continuatore della sua missione.
Vivere
Infine, Gesù annuncia la novità dell’ora presente, che entusiasmerà molti e irrigidirà altri: il tempo è compiuto ed è Lui il Messia annunciato da Isaia, unto per liberare i prigionieri, ridare la vista ai ciechi e proclamare l’amore misericordioso di Dio ad ogni creatura. Proprio «oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato» (Lc 4,20), afferma Gesù.
La gioia del Vangelo, che ci apre all’incontro con Dio e con i fratelli, non può attendere le nostre lentezze e pigrizie; non ci tocca se restiamo affacciati alla finestra, con la scusa di aspettare sempre un tempo propizio; né si compie per noi se non ci assumiamo oggi stesso il rischio di una scelta. La vocazione è oggi! La missione cristiana è per il presente! E ciascuno di noi è chiamato – alla vita laicale nel matrimonio, a quella sacerdotale nel ministero ordinato, o a quella di speciale consacrazione – per diventare testimone del Signore, qui e ora.
Questo “oggi” proclamato da Gesù, infatti, ci assicura che Dio continua a “scendere” per salvare questa nostra umanità e farci partecipi della sua missione. Il Signore chiama ancora a vivere con Lui e andare dietro a Lui in una relazione di speciale vicinanza, al suo diretto servizio. E se ci fa capire che ci chiama a consacrarci totalmente al suo Regno, non dobbiamo avere paura! È bello – ed è una grande grazia – essere interamente e per sempre consacrati a Dio e al servizio dei fratelli.
Il Signore continua oggi a chiamare a seguirlo. Non dobbiamo aspettare di essere perfetti per rispondere il nostro generoso “eccomi”, né spaventarci dei nostri limiti e dei nostri peccati, ma accogliere con cuore aperto la voce del Signore. Ascoltarla, discernere la nostra missione personale nella Chiesa e nel mondo, e infine viverla nell’oggi che Dio ci dona.
Maria Santissima, la giovane fanciulla di periferia, che ha ascoltato, accolto e vissuto la Parola di Dio fatta carne, ci custodisca e ci accompagni sempre nel nostro cammino.
Dal Vaticano, 3 dicembre 2017
Prima Domenica di Avvento
FRANCESCO
[01850-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua francese
Ecouter, discerner, vivre l’appel du Seigneur
Chers frères et sœurs,
En octobre prochain, se déroulera la XVème Assemblée Générale ordinaire du Synode des Evêques, qui sera consacrée aux jeunes, en particulier au rapport entre jeunes, foi et vocation. A cette occasion, nous aurons la possibilité d’approfondir comment, au centre de notre vie, il y a l’appel à la joie que Dieu nous adresse et comment cela est «le projet de Dieu pour les hommes et les femmes de tout temps» (Synode des ÉvÊques, XVème AssemblÉe GÉnÉrale Ordinaire, Les jeunes, la foi et le discernement vocationnel, Introduction).
Il s’agit d’une bonne nouvelle qui nous est annoncée avec force par la 55ème Journée mondiale de Prière pour les Vocations: nous ne sommes pas plongés dans le hasard, ni entraînés par une série d’évènements désordonnés, mais, au contraire, notre vie et notre présence dans le monde sont fruits d’une vocation divine!
Même dans nos temps inquiets, le Mystère de l’Incarnation nous rappelle que Dieu vient toujours à notre rencontre et il est Dieu-avec-nous, qui passe le long des routes parfois poussiéreuses de notre vie et, accueillant notre poignante nostalgie d’amour et de bonheur, nous appelle à la joie. Dans la diversité et dans la spécificité de chaque vocation, personnelle et ecclésiale, il s’agit d’écouter, de discerner et de vivre cette Parole qui nous appelle d’en-haut et qui, tandis qu’elle nous permet de faire fructifier nos talents, nous rend aussi instruments de salut dans le monde et nous oriente vers la plénitude du bonheur.
Ces trois aspects – écoute, discernement et vie – servent aussi de cadre au début de la mission de Jésus, qui, après les jours de prière et de lutte dans le désert, visite sa synagogue de Nazareth, et là, se met à l’écoute de la Parole, discerne le contenu de la mission que le Père lui a confiée et annonce qu’il est venu pour la réaliser “aujourd’hui” (cf.Lc4, 16-21).
Ecouter
L’appel du Seigneur – il faut le dire tout de suite – n’a pas l’évidence de l’une des nombreuses choses que nous pouvons sentir, voir ou toucher dans notre expérience quotidienne. Dieu vient de manière silencieuse et discrète, sans s’imposer à notre liberté. Aussi, on peut comprendre que sa voix reste étouffée par les nombreuses préoccupations et sollicitations qui occupent notre esprit et notre cœur.
Il convient alors de se préparer à une écoute profonde de sa Parole et de la vie, à prêter aussi attention aux détails de notre quotidien, à apprendre à lire les évènements avec les yeux de la foi, et à se maintenir ouverts aux surprises de l’Esprit.
Nous ne pourrons pas découvrir l’appel spécial et personnel que Dieu a pensé pour nous, si nous restons fermés sur nous-mêmes, dans nos habitudes et dans l’apathie de celui qui passe sa propre vie dans le cercle restreint de son moi, perdant l’opportunité de rêver en grand et de devenir protagoniste de cette histoire unique et originale que Dieu veut écrire avec nous.
Jésus aussi a été appelé et envoyé; pour cela, il a eu besoin de se recueillir dans le silence, il a écouté et lu la Parole dans la Synagogue et, avec la lumière et la force de l’Esprit Saint, il en a dévoilé la pleine signification, référée à sa personne-même et à l’histoire du peuple d’Israël.
Cette attitude devient aujourd’hui toujours plus difficile, plongés comme nous le sommes dans une société bruyante, dans la frénésie de l’abondance de stimulations et d’informations qui remplissent nos journées. Au vacarme extérieur, qui parfois domine nos villes et nos quartiers, correspond souvent une dispersion et une confusion intérieure, qui ne nous permettent pas de nous arrêter, de savourer le goût de la contemplation, de réfléchir avec sérénité sur les évènements de notre vie et d’opérer, confiants dans le dessein bienveillant de Dieu pour nous, un discernement fécond.
Mais, comme nous le savons, le Royaume de Dieu vient sans faire de bruit et sans attirer l’attention (cf. Lc 17, 21), et il est possible d’en accueillir les germes seulement lorsque, comme le prophète Elie, nous savons entrer dans les profondeurs de notre esprit, le laissant s’ouvrir à l’imperceptible souffle de la brise divine (cf. 1 R 19, 11-13).
Discerner
En lisant, dans la synagogue de Nazareth, le passage du prophète Isaïe, Jésus discerne le contenu de la mission pour laquelle il a été envoyé et il le présente à ceux qui attendaient le Messie: «L’Esprit du Seigneur est sur moi parce que le Seigneur m’a consacré par l’onction. Il m’a envoyé porter la Bonne Nouvelle aux pauvres, annoncer aux captifs leur libération, et aux aveugles qu’ils retrouveront la vue, remettre en liberté les opprimés, annoncer une année favorable accordée par le Seigneur» (Lc 4, 18-19).
De la même manière, chacun de nous peut découvrir sa propre vocation seulement à travers le discernement spirituel, un «processus grâce auquel la personne arrive à effectuer, en dialoguant avec le Seigneur et en écoutant la voix de l’Esprit, les choix fondamentaux, à partir du choix de son état de vie (Synode des Évêques, XVème Assemblée Générale Ordinaire, Les jeunes, la foi et le discernement vocationnel, II, 2).
Nous découvrons en particulier, que la vocation chrétienne a toujours une dimension prophétique. Comme nous témoigne l’Ecriture, les prophètes sont envoyés au peuple dans des situations de grande précarité matérielle et de crise spirituelle et morale, pour adresser au nom de Dieu des paroles de conversion, d’espérance et de consolation. Comme un vent qui soulève la poussière, le prophète dérange la fausse tranquillité de la conscience qui a oublié la Parole du Seigneur, discerne les évènements à la lumière de la promesse de Dieu et aide le peuple à apercevoir des signes d’aurore dans les ténèbres de l’histoire.
Aujourd’hui aussi, nous avons grand besoin du discernement et de la prophétie; de dépasser les tentations de l’idéologie et du fatalisme et de découvrir, dans la relation avec le Seigneur, les lieux, les instruments et les situations à travers lesquels il nous appelle. Chaque chrétien devrait pouvoir développer la capacité à “lire à l’intérieur” de sa vie et à saisir où et à quoi le Seigneur l’appelle pour continuer sa mission.
Vivre
Enfin, Jésus annonce la nouveauté de l’heure présente, qui enthousiasmera beaucoup et durcira d’autres: les temps sont accomplis et c’est Lui le Messie annoncé par Isaïe, oint pour libérer les prisonniers, rendre la vue aux aveugles et proclamer l’amour miséricordieux de Dieu à toute créature. Vraiment «aujourd’hui s’accomplit ce passage de l’Ecriture que vous venez d’entendre» (Lc 4, 20), affirme Jésus.
La joie de l’Evangile, qui nous ouvre à la rencontre avec Dieu et avec les frères, ne peut attendre nos lenteurs et nos paresses; elle ne nous touche pas si nous restons accoudés à la fenêtre, avec l’excuse de toujours attendre un temps propice; elle ne s’accomplit pas non plus pour nous si nous n’assumons pas aujourd’hui-même le risque d’un choix. La vocation est aujourd’hui! La mission chrétienne est pour le présent! Et chacun de nous est appelé – à la vie laïque dans le mariage, à la vie sacerdotale dans le ministère ordonné, ou à la vie de consécration spéciale – pour devenir témoin du Seigneur, ici et maintenant.
Cet “aujourd’hui” proclamé par Jésus, en effet, nous assure que Dieu continue à “descendre” pour sauver notre humanité et nous rendre participants de sa mission. Le Seigneur appelle encore à vivre avec lui et à marcher derrière lui dans une relation de proximité particulière, à son service direct. Et s’il nous fait comprendre qu’il nous appelle à nous consacrer totalement à son Royaume, nous ne devons pas avoir peur! C’est beau – et c’est une grande grâce – d’être entièrement et pour toujours consacrés à Dieu et au service des frères.
Le Seigneur continue aujourd’hui à appeler à le suivre. Nous ne devons pas attendre d’être parfaits pour répondre notre généreux “me voici”, ni nous effrayer de nos limites et de nos péchés, mais accueillir avec un cœur ouvert la voix du Seigneur. L’écouter, discerner notre mission personnelle dans l’Église et dans le monde, et enfin la vivre dans l’aujourd’hui que Dieu nous donne.
Que Marie la très Sainte, la jeune fille de périphérie, qui a écouté, accueilli et vécu la Parole de Dieu faite chair, nous garde et nous accompagne toujours sur notre chemin.
Du Vatican, 3 décembre 2017
Premier Dimanche de l’Avent
FRANÇOIS
[01850-FR.01] [Texte original: Italien]
Traduzione in lingua inglese
Listening, discerning and living the call of Lord
Dear Brothers and Sisters.
Next October, the Fifteenth Ordinary General Assembly of the Synod of Bishops will meet to discuss the theme of young people and in particular the relationship between young people, faith and vocation. There we will have a chance to consider more deeply how, at the centre of our life, is the call to joy that God addresses to us and how this is “God’s plan for men and women in every age” (SYNOD OF BISHOPS, XV ORDINARY GENERAL ASSEMBLY, Young People, The Faith and Vocational Discernment, Introduction).
The Fifty-fifth World Day of Prayer for Vocations once again proclaims this good news to us, and in a decisive manner. We are not victims of chance or swept up in a series of unconnected events; on the contrary, our life and our presence in this world are the fruit of a divine vocation!
Even amid these troubled times, the mystery of the Incarnation reminds us that God continually comes to encounter us. He is God-with-us, who walks along the often dusty paths of our lives. He knows our anxious longing for love and he calls us to joy. In the diversity and the uniqueness of each and every vocation, personal and ecclesial, there is a need to listen, discern and live this word that calls to us from on high and, while enabling us to develop our talents, makes us instruments of salvation in the world and guides us to full happiness.
These three aspects – listening, discerning and living – were also present at beginning of Jesus’ own mission, when, after his time of prayer and struggle in the desert, he visited his synagogue of Nazareth. There, he listened to the word, discerned the content of the mission entrusted to him by the Father, and proclaimed that he came to accomplish it “today” (Lk 4:16-21).
Listening
The Lord’s call – let it be said at the outset – is not as clear-cut as any of those things we can hear, see or touch in our daily experience. God comes silently and discreetly, without imposing on our freedom. Thus it can happen that his voice is drowned out by the many worries and concerns that fill our minds and hearts.
We need, then, to learn how to listen carefully to his word and the story of his life, but also to be attentive to the details of our own daily lives, in order to learn how to view things with the eyes of faith, and to keep ourselves open to the surprises of the Spirit.
We will never discover the special, personal calling that God has in mind for us if we remain enclosed in ourselves, in our usual way of doing things, in the apathy of those who fritter away their lives in their own little world. We would lose the chance to dream big and to play our part in the unique and original story that God wants to write with us.
Jesus too, was called and sent. That is why he needed to recollect himself in silence. He listened to and read the word in the synagogue, and with the light and strength of the Holy Spirit he revealed its full meaning, with reference to his own person and the history of the people of Israel.
Nowadays listening is becoming more and more difficult, immersed as we are in a society full of noise, overstimulated and bombarded by information. The outer noise that sometimes prevails in our cities and our neighbourhoods is often accompanied by our interior dispersion and confusion. This prevents us from pausing and enjoying the taste of contemplation, reflecting serenely on the events of our lives, going about our work with confidence in God’s loving plan, and making a fruitful discernment.
Yet, as we know, the kingdom of God comes quietly and unobtrusively (cf. Lk 17:21), and we can only gather its seeds when, like the prophet Elijah, we enter into the depths of our soul and are open to the imperceptible whisper of the divine breeze (cf. 1 Kg 19:11-13).
Discerning
When Jesus, in the synagogue of Nazareth, reads the passage of the prophet Isaiah, he discerns the content of the mission for which he was sent, and presents it to those who awaited the Messiah: “The Spirit of the Lord is upon me, because he has anointed me to bring good news to the poor. He has sent me to proclaim release to the captives and recovery of sight to the blind, to let the oppressed go free, to proclaim the year of the Lord’s favour (Lk 4:18-19).
In the same way, each of us can discover his or her own vocation only through spiritual discernment. This is “a process by which a person makes fundamental choices, in dialogue with the Lord and listening to the voice of the Spirit, starting with the choice of one’s state in life” (SYNOD OF BISHOPS, XV ORDINARY GENERAL ASSEMBLY, Youth, Faith and Vocational Discernment, II, 2).
Thus we come to discover that Christian vocation always has a prophetic dimension. The Scriptures tell us that the prophets were sent to the people in situations of great material insecurity and of spiritual and moral crisis, in order to address in God’s name a message of conversion, hope and consolation. Like a whirlwind, the prophet unsettles the false tranquility of consciences that have forgotten the word of the Lord. He discerns events in the light of God’s promise and enables people to glimpse the signs of dawn amid the dark shadows of history.
Today too, we have great need of discernment and of prophecy. We have to resist the temptations of ideology and negativity, and to discover, in our relationship with the Lord, the places, the means and situations through which he calls us. Every Christian ought to grow in the ability to “read within” his or her life, and to understand where and to what he or she is being called by the Lord, in order to carry on his mission.
Living
Lastly, Jesus announces the newness of the present hour, which will enthuse many and harden the heart of others. The fullness of time has come, and he is the Messiah proclaimed by Isaiah and anointed to liberate prisoners, to restore sight to the blind and to proclaim the merciful love of God to every creature. Indeed, Jesus says that “today this Scripture has been fulfilled in your hearing” (Lk 4:21).
The joy of the Gospel, which makes us open to encountering God and our brothers and sisters, does not abide our slowness and our sloth. It will not fill our hearts if we keep standing by the window with the excuse of waiting for the right time, without accepting this very day the risk of making a decision. Vocation is today! The Christian mission is now! Each one of us is called – whether to the lay life in marriage, to the priestly life in the ordained ministry, or to a life of special consecration – in order to become a witness of the Lord, here and now
This “today” that Jesus proclaimed assures us that God continues to “come down” to save our human family and to make us sharers in his mission. The Lord continues to call others to live with him and to follow him in a relationship of particular closeness. He continues to call others to serve him directly. If he lets us realize that he is calling us to consecrate ourselves totally to his kingdom, then we should have no fear! It is beautiful – and a great grace – to be completely and forever consecrated to God and the service of our brothers and sisters.
Today the Lord continues to call others to follow him. We should not wait to be perfect in order to respond with our generous “yes”, nor be fearful of our limitations and sins, but instead open our hearts to the voice of the Lord. To listen to that voice, to discern our personal mission in the Church and the world, and at last to live it in the today that God gives us.
May Mary Most Holy, who as a young woman living in obscurity heard, accepted and experienced the Word of God made flesh, protect us and accompany us always on our journey.
From the Vatican, 3 December 2017
First Sunday of Advent
FRANCIS
[01850-EN.01] [Original text: Italian]
Traduzione in lingua tedesca
Den Ruf des Herrn hören, erkennen und leben
Liebe Brüder und Schwestern,
im nächsten Oktober wird die XV. Ordentliche Generalversammlung der Bischofssynode stattfinden, die sich den Jugendlichen widmet und sich insbesondere mit dem Verhältnis beschäftigt, in dem Jugendliche, Glaube und Berufung zueinander stehen. Wir werden dabei tiefer verstehen lernen, wie sehr die göttliche Berufung zur Freude im Zentrum unseres Lebens steht und wie dies »der Plan Gottes für die Männer und Frauen jedes Zeitalters« ist. (Bischofssynode, XV. Ordentliche Generalversammlung, Die Jugendlichen, der Glaube und die Berufungsentscheidung, Einleitung).
Es ist eine gute Botschaft, die uns mit Nachdruck vom 55. Weltgebetstag um geistliche Berufungen wieder verkündet wird: Wir sind nicht dem Zufall überlassen und auch nicht getrieben von einer Folge ungeordneter Ereignisse, sondern im Gegenteil, unser Leben und unser Sein in der Welt entstammen einer göttlichen Berufung!
Auch in unseren bewegten Zeiten erinnert uns das Geheimnis der Menschwerdung Gottes daran, dass er uns immer entgegenkommt und dass er der Gott-mit-uns ist, der auf den oft staubigen Straßen unseres Lebens wandelt und auf unsere verzehrende Sehnsucht nach Liebe und Glück eingeht, indem er uns zur Freude beruft. Bei aller Unterschiedlichkeit und Einzigartigkeit jeder persönlichen oder kirchlichen Berufung geht es darum, dieses Wort, das uns von oben ruft, zu hören, zu erkennen und zu leben. Zugleich erlaubt es uns, unsere Talente zu entfalten. Es macht uns auch zu Heilswerkzeugen in der Welt und weist uns so den Weg zur Fülle des Glücks.
Diese drei Aspekte – das Hören, das Erkennen und das Leben – bilden auch den Rahmen für den Beginn der Sendung Jesu, als er, nach den Tagen des Gebets und der Kampfes in der Wüste, die Synagoge von Nazareth besucht und dort das Wort hört, den Inhalt der ihm vom Vater übertragenen Sendung erkennt und ankündigt, gekommen zu sein, um es „heute“ zu verwirklichen. (vgl. Lk 4,16-21)
Hören
Der Ruf des Herrn, das sei vorweg gesagt, ist nicht so offensichtlich wie die vielen Dinge unserer täglichen Erfahrung, die wir hören, sehen oder berühren können. Gott kommt auf leise und diskrete Art, ohne sich unserer Freiheit aufzuzwingen. So kann es passieren, dass seine Stimme zwischen den vielen Sorgen und Beanspruchungen untergeht, die unseren Geist und unser Herz in Beschlag nehmen.
Es ist deshalb nötig, sich auf ein tiefes Hören seines Wortes einzustellen und in das eigene Leben „hineinzuhorchen“, d. h auch den kleinen Dingen des Alltags Aufmerksamkeit zu schenken, Ereignisse im Licht des Glaubens deuten zu lernen und sich offenzuhalten für die Überraschungen des Heiligen Geistes.
Wir werden die besondere und persönliche Berufung, die Gott uns zugedacht hat, nicht entdecken können, wenn wir in uns selbst eingeschlossen bleiben, in unseren Gewohnheiten und in der Teilnahmslosigkeit dessen, der sein Leben im seiner eigenen kleinen Welt verschwendet, weil er die Gelegenheit versäumt, das Große zu denken und Protagonist jener einzigartigen und unverwechselbaren Geschichte zu werden, die Gott mit uns schreiben möchte.
Auch Jesus wurde berufen und gesandt. Deswegen hatte er es nötig, sich im Schweigen zu sammeln, deswegen hat er das Wort Gottes in der Synagoge gehört und gelesen und im Licht und in der Kraft des Heiligen Geistes seine ganzen Bedeutungsfülle in Bezug auf seine eigene Person und auf die Geschichte des Volkes Israel enthüllt.
Eine solche innere Haltung bereitet heute immer größere Schwierigkeiten, da wir mitten in einer lauten Gesellschaft leben und unser Alltag bestimmt ist von der Hektik einer Fülle von Reizen und Informationen. Dem äußeren Lärm, der zuweilen unsere Städte und Wohnviertel beherrscht, entspricht oft auch eine innere Zerstreuung und Verwirrung, die uns nicht erlaubt, zur Ruhe zu kommen, Geschmack an der Kontemplation zu finden, in Ruhe über die Ereignisse unseres Lebens nachzudenken und im Vertrauen auf die göttliche Vorsehung einen fruchtbaren geistlichen Erkenntnisprozess zu vollziehen.
Aber wie wir wissen, kommt das Reich Gottes leise und unbemerkt (vgl. Lk 17,21); wir werden sein Aufkeimen nur wahrnehmen können, wenn wir es wie der Prophet Elija verstehen, in die Tiefe unseres Geistes einzutreten und es zulassen, dass dieser sich dem kaum wahrnehmbaren Wehen der göttlichen Brise öffnet (vgl. 1Kön 19, 11-13).
Erkennen
Als Jesus in der Synagoge von Nazareth den Textabschnitt des Propheten Jesaja liest, erkennt er den Gehalt seiner Sendung und präsentiert ihn denen, die auf den Messias warteten: »Der Geist des Herrn ruht auf mir; denn er hat mich gesalbt. Er hat mich gesandt, damit ich den Armen eine frohe Botschaft bringe; damit ich den Gefangenen die Entlassung verkünde und den Blinden das Augenlicht; damit ich die Zerschlagenen in Freiheit setze und ein Gnadenjahr des Herrn ausrufe« (Lk 4, 18-19).
Ebenso kann ein jeder von uns seine Berufung nur mittels einer geistlichen Unterscheidung entdecken, also durch einen »Prozess, innerhalb dessen ein Mensch dazu gelangt, im Dialog mit dem Herrn und im Hören auf die Stimme des Geistes, ausgehend vom Lebensstand, die grundlegenden Entscheidungen zu treffen.« (Bischofssynode, XV. Ordentliche Generalversammlung, Die Jugendlichen, der Glaube und die Berufungsentscheidung, II, 2)
Wir entdecken dabei insbesondere, dass die christliche Berufung immer eine prophetische Dimension hat. Wie uns die Schrift bezeugt, werden die Propheten in Situationen großer materieller Not wie auch geistlicher und moralischer Krisen zum Volk gesandt, um ihm im Namen Gottes Worte der Umkehr, der Hoffnung und des Trostes zu übermitteln. Wie der Wind den Staub wegbläst, so stört der Prophet die falsche Ruhe eines Gewissens, das Gottes Wort vergessen hat, er macht den Sinn der Ereignisse im Licht der Verheißung Gottes aus und hilft dem Volk Anzeichen der Morgenröte in den Finsternissen der Geschichte wahrzunehmen.
Auch heute brauchen wir dringend eine solche Unterscheidungsgabe und solche Prophetie, um die Versuchungen der Ideologie und des Fatalismus zu überwinden und in der Beziehung mit dem Herrn die Orte, die Mittel und Situationen zu entdecken, durch die er uns ruft. Jeder Christ sollte in sich die Fähigkeit entwickeln können, „im Inneren“ des Lebens lesen zu können und zu erfassen, wohin und zu was der Herr ihn in Weiterführung seiner eigenen Sendung ruft.
Leben
Schließlich verkündet Jesus die große Neuigkeit der gegenwärtigen Stunde, die viele begeistern und andere gegen ihn aufbringen wird: Die Zeit ist erfüllt und er selbst ist der von Jesaja angekündigte Messias, der gesalbt ist, die Gefangenen zu befreien, Blinde wieder sehend zu machen und aller Kreatur die barmherzige Liebe Gottes zu verkünden. Wahrhaftig, »heute hat sich das Schriftwort, das ihr eben gehört habt, erfüllt« (Lk 4,20), erklärt Jesus.
Die Freude des Evangeliums, die uns öffnet für die Begegnung mit Gott und den Brüdern und Schwestern, kann unsere Langsamkeit und Trägheit nicht abwarten; sie berührt uns nicht, wenn wir drinnen am Fenster stehen bleiben mit der Ausrede, auf besseres Wetter zu warten; sie entfaltet sich nicht in uns, wenn wir nicht heute das Risiko einer Entscheidung eingehen. Die Berufung ist heute! Die christliche Sendung gilt der Gegenwart! Und jeder von uns ist gerufen – zum Leben als Laie in der Ehe, zu dem des Priesters im Weiheamt oder zu einem in besonderer Weise geweihten Leben – um ein Zeuge des Herrn zu werden, hier und jetzt.
Dieses von Jesus vorgebrachte „heute“ versichert uns tatsächlich, dass Gott auch weiterhin „hinabsteigt“, um diese unsere Menschheit zu retten und uns an seiner Sendung teilhaben zu lassen. Der Herr ruft immer wieder neu dazu auf, mit ihm zu leben und ihm in einer Beziehung besonderer Nähe nachzufolgen, ihm unmittelbar zu Diensten zu sein. Und wenn er uns verstehen lässt, dass er uns dazu beruft, uns ganz seinem Reich zu weihen, brauchen wir keine Angst haben! Es ist schön – und es ist eine große Gnade – ganz und für immer Gott geweiht zu sein und für den Dienst an den Schwestern und Brüdern!
Der Herr ruft auch heute in seine Nachfolge. Wir brauchen mit unserer freigebigen Antwort „Hier bin ich!“ nicht zu warten, bis wir perfekt sind, wir brauchen uns auch nicht vor unseren Grenzen und unseren Sünden zu erschrecken, sondern es gilt, die Stimme des Herrn mit offenem Herzen aufzunehmen, auf sie zu hören, unseren je persönlichen Auftrag in der Kirche und in der Welt zu erkennen und diesen Auftrag schließlich zu leben im Heute, das Gott uns schenkt.
Die selige Jungfrau Maria, das junge Mädchen von der Peripherie, das auf das menschgewordene Wort Gottes gehört, es angenommen und gelebt hat, behüte uns und begleite uns allzeit auf unserem Weg.
Aus dem Vatikan,
am 3. Dezember 2017, dem ersten Adventssonntag.
FRANZISKUS
[01850-DE.01] [Originalsprache: Italienisch]
Traduzione in lingua spagnola
Escuchar, discernir, vivir la llamada del Señor
Queridos hermanos y hermanas:
El próximo mes de octubre se celebrará la XV Asamblea General Ordinaria del Sínodo de los Obispos, que estará dedicada a los jóvenes, en particular a la relación entre los jóvenes, la fe y la vocación. En dicha ocasión tendremos la oportunidad de profundizar sobre cómo la llamada a la alegría que Dios nos dirige es el centro de nuestra vida y cómo esto es el «proyecto de Dios para los hombres y mujeres de todo tiempo» (Sínodo de los Obispos, XV Asamblea General Ordinaria, Los jóvenes, la fe y el discernimiento vocacional, introducción).
Esta es la buena noticia, que la 55ª Jornada Mundial de Oración por las Vocaciones nos anuncia nuevamente con fuerza: no vivimos inmersos en la casualidad, ni somos arrastrados por una serie de acontecimientos desordenados, sino que nuestra vida y nuestra presencia en el mundo son fruto de una vocación divina.
También en estos tiempos inquietos en que vivimos, el misterio de la Encarnación nos recuerda que Dios siempre nos sale al encuentro y es el Dios-con-nosotros, que pasa por los caminos a veces polvorientos de nuestra vida y, conociendo nuestra ardiente nostalgia de amor y felicidad, nos llama a la alegría. En la diversidad y la especificidad de cada vocación, personal y eclesial, se necesita escuchar, discernir y vivir esta palabra que nos llama desde lo alto y que, a la vez que nos permite hacer fructificar nuestros talentos, nos hace también instrumentos de salvación en el mundo y nos orienta a la plena felicidad.
Estos tres aspectos —escucha, discernimiento y vida— encuadran también el comienzo de la misión de Jesús, quien, después de los días de oración y de lucha en el desierto, va a su sinagoga de Nazaret, y allí se pone a la escucha de la Palabra, discierne el contenido de la misión que el Padre le ha confiado y anuncia que ha venido a realizarla «hoy» (cf. Lc 4,16-21).
Escuchar
La llamada del Señor —cabe decir— no es tan evidente como todo aquello que podemos oír, ver o tocar en nuestra experiencia cotidiana. Dios viene de modo silencioso y discreto, sin imponerse a nuestra libertad. Así puede ocurrir que su voz quede silenciada por las numerosas preocupaciones y tensiones que llenan nuestra mente y nuestro corazón.
Es necesario entonces prepararse para escuchar con profundidad su Palabra y la vida, prestar atención a los detalles de nuestra vida diaria, aprender a leer los acontecimientos con los ojos de la fe, y mantenerse abiertos a las sorpresas del Espíritu.
Si permanecemos encerrados en nosotros mismos, en nuestras costumbres y en la apatía de quien desperdicia su vida en el círculo restringido del propio yo, no podremos descubrir la llamada especial y personal que Dios ha pensado para nosotros, perderemos la oportunidad de soñar a lo grande y de convertirnos en protagonistas de la historia única y original que Dios quiere escribir con nosotros.
También Jesús fue llamado y enviado; para ello tuvo que, en silencio, escuchar y leer la Palabra en la sinagoga y así, con la luz y la fuerza del Espíritu Santo, pudo descubrir plenamente su significado, referido a su propia persona y a la historia del pueblo de Israel.
Esta actitud es hoy cada vez más difícil, inmersos como estamos en una sociedad ruidosa, en el delirio de la abundancia de estímulos y de información que llenan nuestras jornadas. Al ruido exterior, que a veces domina nuestras ciudades y nuestros barrios, corresponde a menudo una dispersión y confusión interior, que no nos permite detenernos, saborear el gusto de la contemplación, reflexionar con serenidad sobre los acontecimientos de nuestra vida y llevar a cabo un fecundo discernimiento, confiados en el diligente designio de Dios para nosotros.
Como sabemos, el Reino de Dios llega sin hacer ruido y sin llamar la atención (cf. Lc 17,21), y sólo podemos percibir sus signos cuando, al igual que el profeta Elías, sabemos entrar en las profundidades de nuestro espíritu, dejando que se abra al imperceptible soplo de la brisa divina (cf. 1 R 19,11-13).
Discernir
Jesús, leyendo en la sinagoga de Nazaret el pasaje del profeta Isaías, discierne el contenido de la misión para la que fue enviado y lo anuncia a los que esperaban al Mesías: «El Espíritu del Señor está sobre mí, porque él me ha ungido. Me ha enviado a evangelizar a los pobres, a proclamar a los cautivos la libertad, y a los ciegos, la vista; a poner en libertad a los oprimidos; a proclamar el año de gracia del Señor» (Lc 4,18-19).
Del mismo modo, cada uno de nosotros puede descubrir su propia vocación sólo mediante el discernimiento espiritual, un «proceso por el cual la persona llega a realizar, en el diálogo con el Señor y escuchando la voz del Espíritu, las elecciones fundamentales, empezando por la del estado de vida» (Sínodo de los Obispos, XV Asamblea General Ordinaria, Los jóvenes, la fe y el discernimiento vocacional, II, 2).
Descubrimos, en particular, que la vocación cristiana siempre tiene una dimensión profética. Como nos enseña la Escritura, los profetas son enviados al pueblo en situaciones de gran precariedad material y de crisis espiritual y moral, para dirigir palabras de conversión, de esperanza y de consuelo en nombre de Dios. Como un viento que levanta el polvo, el profeta sacude la falsa tranquilidad de la conciencia que ha olvidado la Palabra del Señor, discierne los acontecimientos a la luz de la promesa de Dios y ayuda al pueblo a distinguir las señales de la aurora en las tinieblas de la historia.
También hoy tenemos mucha necesidad del discernimiento y de la profecía; de superar las tentaciones de la ideología y del fatalismo y descubrir, en la relación con el Señor, los lugares, los instrumentos y las situaciones a través de las cuales él nos llama. Todo cristiano debería desarrollar la capacidad de «leer desde dentro» la vida e intuir hacia dónde y qué es lo que el Señor le pide para ser continuador de su misión.
Vivir
Por último, Jesús anuncia la novedad del momento presente, que entusiasmará a muchos y endurecerá a otros: el tiempo se ha cumplido y el Mesías anunciado por Isaías es él, ungido para liberar a los prisioneros, devolver la vista a los ciegos y proclamar el amor misericordioso de Dios a toda criatura. Precisamente «hoy —afirma Jesús— se ha cumplido esta Escritura que acabáis de oír» (Lc 4,20).
La alegría del Evangelio, que nos abre al encuentro con Dios y con los hermanos, no puede esperar nuestras lentitudes y desidias; no llega a nosotros si permanecemos asomados a la ventana, con la excusa de esperar siempre un tiempo más adecuado; tampoco se realiza en nosotros si no asumimos hoy mismo el riesgo de hacer una elección. ¡La vocación es hoy! ¡La misión cristiana es para el presente! Y cada uno de nosotros está llamado —a la vida laical, en el matrimonio; a la sacerdotal, en el ministerio ordenado, o a la de especial consagración— a convertirse en testigo del Señor, aquí y ahora.
Este «hoy» proclamado por Jesús nos da la seguridad de que Dios, en efecto, sigue «bajando» para salvar a esta humanidad nuestra y hacernos partícipes de su misión. El Señor nos sigue llamando a vivir con él y a seguirlo en una relación de especial cercanía, directamente a su servicio. Y si nos hace entender que nos llama a consagrarnos totalmente a su Reino, no debemos tener miedo. Es hermoso —y es una gracia inmensa— estar consagrados a Dios y al servicio de los hermanos, totalmente y para siempre.
El Señor sigue llamando hoy para que le sigan. No podemos esperar a ser perfectos para responder con nuestro generoso «aquí estoy», ni asustarnos de nuestros límites y de nuestros pecados, sino escuchar su voz con corazón abierto, discernir nuestra misión personal en la Iglesia y en el mundo, y vivirla en el hoy que Dios nos da.
María Santísima, la joven muchacha de periferia que escuchó, acogió y vivió la Palabra de Dios hecha carne, nos proteja y nos acompañe siempre en nuestro camino.
Vaticano, 3 de diciembre de 2017.
Primer Domingo de Adviento.
FRANCISCO
[01850-ES.01] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua portoghese
Escutar, discernir, viver a chamada do Senhor
Queridos irmãos e irmãs!
No próximo mês de outubro, vai realizar-se a XV Assembleia Geral Ordinária do Sínodo dos Bispos, que será dedicada aos jovens, particularmente à relação entre jovens, fé e vocação. Nessa ocasião, teremos oportunidade de aprofundar como, no centro da nossa vida, está a chamada à alegria que Deus nos dirige, constituindo isso mesmo «o projeto de Deus para os homens e mulheres de todos os tempos» (Sínodo dos Bispos – XV Assembleia Geral Ordinária, Os jovens, a fé e o discernimento vocacional, Introdução).
Trata-se duma boa notícia, cujo anúncio volta a ressoar com vigor no 55.º Dia Mundial de Oração pelas Vocações: não estamos submersos no acaso, nem à mercê duma série de eventos caóticos; pelo contrário, a nossa vida e a nossa presença no mundo são fruto duma vocação divina.
Também nestes nossos agitados tempos, o mistério da Encarnação lembra-nos que Deus não cessa jamais de vir ao nosso encontro: é Deus connosco, acompanha-nos ao longo das estradas por vezes poeirentas da nossa vida e, sabendo da nossa pungente nostalgia de amor e felicidade, chama-nos à alegria. Na diversidade e especificidade de cada vocação, pessoal e eclesial, trata-se de escutar, discernir e viver esta Palavra que nos chama do Alto e, ao mesmo tempo que nos permite pôr a render os nossos talentos, faz de nós também instrumentos de salvação no mundo e orienta-nos para a plenitude da felicidade.
Estes três aspetos – escuta, discernimento e vida – servem de moldura também ao início da missão de Jesus: passados os quarenta dias de oração e luta no deserto, visita a sua sinagoga de Nazaré e, aqui, põe-Se à escuta da Palavra, discerne o conteúdo da missão que o Pai Lhe confia e anuncia que veio realizá-la «hoje» (cf. Lc 4, 16-21).
Escutar
A chamada do Senhor – fique claro desde já – não possui a evidência própria de uma das muitas coisas que podemos ouvir, ver ou tocar na nossa experiência diária. Deus vem de forma silenciosa e discreta, sem Se impor à nossa liberdade. Assim pode acontecer que a sua voz fique sufocada pelas muitas inquietações e solicitações que ocupam a nossa mente e o nosso coração.
Por isso, é preciso preparar-se para uma escuta profunda da sua Palavra e da vida, prestar atenção aos próprios detalhes do nosso dia-a-dia, aprender a ler os acontecimentos com os olhos da fé e manter-se aberto às surpresas do Espírito.
Não poderemos descobrir a chamada especial e pessoal que Deus pensou para nós, se ficarmos fechados em nós mesmos, nos nossos hábitos e na apatia de quem desperdiça a sua vida no círculo restrito do próprio eu, perdendo a oportunidade de sonhar em grande e tornar-se protagonista daquela história única e original que Deus quer escrever connosco.
Também Jesus foi chamado e enviado; por isso, precisou de Se recolher no silêncio, escutou e leu a Palavra na Sinagoga e, com a luz e a força do Espírito Santo, desvendou em plenitude o seu significado relativamente à sua própria pessoa e à história do povo de Israel.
Hoje este comportamento vai-se tornando cada vez mais difícil, imersos como estamos numa sociedade rumorosa, na abundância frenética de estímulos e informações que enchem a nossa jornada. À barafunda exterior, que às vezes domina as nossas cidades e bairros, corresponde frequentemente uma dispersão e confusão interior, que não nos permite parar, provar o gosto da contemplação, refletir com serenidade sobre os acontecimentos da nossa vida e realizar um profícuo discernimento, confiados no desígnio amoroso de Deus a nosso respeito.
Mas, como sabemos, o Reino de Deus vem sem fazer rumor nem chamar a atenção (cf. Lc 17, 21), e só é possível individuar os seus germes quando sabemos, como o profeta Elias, entrar nas profundezas do nosso espírito, deixando que este se abra ao sopro impercetível da brisa divina (cf. 1 Re 19, 11-13).
Discernir
Na sinagoga de Nazaré, ao ler a passagem do profeta Isaías, Jesus discerne o conteúdo da missão para a qual foi enviado e apresenta-o aos que esperavam o Messias: «O Espírito do Senhor está sobre Mim; porque Me ungiu para anunciar a Boa-Nova aos pobres; enviou-Me a proclamar a libertação aos cativos e, aos cegos, a recuperação da vista; a mandar em liberdade os oprimidos, a proclamar o ano favorável da parte do Senhor» (Lc 4, 18-19).
De igual modo, cada um de nós só pode descobrir a sua própria vocação através do discernimento espiritual, um «processo pelo qual a pessoa, em diálogo com o Senhor e na escuta da voz do Espírito, chega a fazer as opções fundamentais, a começar pela do seu estado da vida» (Sínodo dos Bispos – XV Assembleia Geral Ordinária, Os jovens, a fé e o discernimento vocacional, II.2).
Em particular, descobrimos que a vocação cristã tem sempre uma dimensão profética. Como nos atesta a Escritura, os profetas são enviados ao povo, em situações de grande precariedade material e de crise espiritual e moral, para lhe comunicar em nome de Deus palavras de conversão, esperança e consolação. Como um vento que levanta o pó, o profeta perturba a falsa tranquilidade da consciência que esqueceu a Palavra do Senhor, discerne os acontecimentos à luz da promessa de Deus e ajuda o povo a vislumbrar, nas trevas da história, os sinais duma aurora.
Também hoje temos grande necessidade do discernimento e da profecia, de superar as tentações da ideologia e do fatalismo e de descobrir, no relacionamento com o Senhor, os lugares, instrumentos e situações através dos quais Ele nos chama. Todo o cristão deveria poder desenvolver a capacidade de «ler por dentro» a vida e individuar onde e para quê o está a chamar o Senhor a fim de ser continuador da sua missão.
Viver
Por último, Jesus anuncia a novidade da hora presente, que entusiasmará a muitos e endurecerá a outros: cumpriu-se o tempo, sendo Ele o Messias anunciado por Isaías, ungido para libertar os cativos, devolver a vista aos cegos e proclamar o amor misericordioso de Deus a toda a criatura. Precisamente «cumpriu-se hoje – afirma Jesus – esta passagem da Escritura que acabais de ouvir» (Lc 4, 20).
A alegria do Evangelho, que nos abre ao encontro com Deus e os irmãos, não pode esperar pelas nossas lentidões e preguiças; não nos toca, se ficarmos debruçados à janela, com a desculpa de continuar à espera dum tempo favorável; nem se cumpre para nós, se hoje mesmo não abraçarmos o risco duma escolha. A vocação é hoje! A missão cristã é para o momento presente! E cada um de nós é chamado – à vida laical no matrimónio, à vida sacerdotal no ministério ordenado, ou à vida de especial consagração – para se tornar testemunha do Senhor, aqui e agora.
Realmente este «hoje» proclamado por Jesus assegura-nos que Deus continua a «descer» para salvar esta nossa humanidade e fazer-nos participantes da sua missão. O Senhor continua ainda a chamar para viver com Ele e segui-Lo numa particular relação de proximidade ao seu serviço direto. E, se fizer intuir que nos chama a consagrar-nos totalmente ao seu Reino, não devemos ter medo. É belo – e uma graça grande – estar inteiramente e para sempre consagrados a Deus e ao serviço dos irmãos!
O Senhor continua hoje a chamar para O seguir. Não temos de esperar que sejamos perfeitos para dar como resposta o nosso generoso «eis-me aqui», nem assustar-nos com as nossas limitações e pecados, mas acolher a voz do Senhor com coração aberto. Escutá-la, discernir a nossa missão pessoal na Igreja e no mundo e, finalmente, vivê-la no «hoje» que Deus nos concede.
Maria Santíssima, a jovem menina de periferia que escutou, acolheu e viveu a Palavra de Deus feita carne, nos guarde e sempre acompanhe no nosso caminho.
Vaticano, 3 de dezembro - I domingo do Advento – de 2017.
FRANCISCO
[01850-PO.01] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua polacca
Słuchać, rozeznawać, żyć powołaniem Pana
Drodzy Bracia i Siostry,
W październiku odbędzie się XV Zwyczajne Zgromadzenie Ogólne Synodu Biskupów poświęcone młodzieży, a zwłaszcza relacjom między młodzieżą, wiarą i powołaniem. Przy tej okazji b
ędziemy mogli zgłębić, w jaki sposób w centrum naszego życia mieści się powołanie do radości, które kieruje do nas Bóg i w jaki sposób jest to „plan Boga wobec mężczyzn i kobiet każdego czasu” (Synod Biskupów, XV Zwyczajne Zgromadzenie Ogólne, Młodzież, wiara i rozeznawanie powołania, Wprowadzenie).
Chodzi o dobrą nowinę, którą zdecydowanie głosi nam na nowo 55. Światowy Dzień Modlitw o Powołania: nie jesteśmy zanurzeni w przypadkowości, ani pociągani serią chaotycznych wydarzeń, ale przeciwnie, nasze życie i nasza obecność w świecie jest owocem Bożego powołania!
Także w tych naszych niespokojnych czasach tajemnica Wcielenia przypomina nam, że Bóg zawsze wychodzi nam naprzeciw i jest Bogiem-z-nami, przechodząc niekiedy zakurzonymi drogami naszego życia i rozumiejąc naszą tęsknotę za miłością i szczęściem, wzywa nas do radości. W różnorodności i specyfice każdego powołania, osobistego i kościelnego, chodzi o słuchanie, rozpoznawanie i życie tym Słowem, które wzywa nas z wysoka i, pozwalając, by owocowały nasze talenty, czyni nas także narzędziami zbawienia w świecie i ukierunkowuje nas ku pełni szczęścia.
Te trzy aspekty – słuchanie, rozeznanie i życie – stanowią także kontekst początku misji Jezusa, który po dniach modlitwy i zmagania na pustyni odwiedza także swoją synagogę w Nazarecie, i tutaj wsłuchuje się w Słowo, rozpoznaje treść misji powierzonej mu przez Ojca i ogłasza, że przyszedł, aby wypełnić ją „dzisiaj” (por. Łk 4, 16-21).
Słuchać
Trzeba od razu powiedzieć, że powołanie Pana nie ma w sobie takiej oczywistości jak wiele rzeczy, które możemy usłyszeć, zobaczyć lub dotknąć w naszym codziennym doświadczeniu. Bóg przychodzi w milczeniu i dyskretnie, nie narzucając się naszej wolności. Tak więc może się zdarzyć, że Jego głos jest przytłumiony przez wiele trosk i napięć, które zajmują nasz umysł i serce.
Powinniśmy zatem nastawić się na głębokie wsłuchiwanie się w Jego słowo i życie, zwrócić uwagę także na szczegóły naszej codzienności, nauczyć się odczytywania wydarzeń oczyma wiary i pozostawania otwartymi na niespodzianki Ducha Świętego.
Nie możemy odkryć specjalnego i osobistego powołania, jakie Bóg dla nas zaplanował, jeśli pozostajemy zamknięci w sobie samych, w naszych nawykach i apatii, właściwej ludziom, którzy marnując swoje życie w zamkniętym kręgu swego „ja”, tracą szanse na wielkie marzenia i stawania się protagonistą tej wyjątkowej i oryginalnej historii, jaką Bóg chce napisać wraz z nami.
Również Jezus został powołany i posłany. Dlatego potrzebował skupienia w milczeniu, słuchał i czytał Słowo w synagodze, i ze światłem i mocą Ducha Świętego objawił w całej pełni jego sens, odnoszący się do Jego własnej osoby i historii ludu Izraela.
Przyjęcie takiej postawy staje się obecnie coraz trudniejsze, ponieważ jesteśmy zanurzeni w hałaśliwym społeczeństwie, w szaleństwie obfitości bodźców i informacji, które wypełniają nasze dni. Zgiełkowi zewnętrznemu, który niekiedy panuje w naszych miastach i dzielnicach, często odpowiada rozproszenie i chaos wewnętrzny, który nie pozwala nam się zatrzymać, aby nacieszyć się smakiem kontemplacji, aby spokojnie zastanowić się nad wydarzeniami naszego życia i, ufając w troskliwy zamysł Boga wobec nas, dokonać owocnego rozeznania.
Ale, jak wiemy, królestwo Boże przychodzi cicho i niepostrzeżenie (por. Łk 17,21), i można przyjąć jego ziarna tylko wówczas, gdy jak prorok Eliasz potrafimy wejść w głębiny naszego ducha, pozwalając, by otworzył się on na niedostrzegalny szmer Bożego powiewu (por. 1 Krl 19, 11-13).
Rozeznawać
Czytając w synagodze w Nazarecie fragment z proroka Izajasza, Jezus rozpoznał treść misji, dla której został posłany i przedstawił ją tym, którzy czekali na Mesjasza: „Duch Pański spoczywa na Mnie, ponieważ Mnie namaścił i posłał Mnie, abym ubogim niósł dobrą nowinę, więźniom głosił wolność, a niewidomym przejrzenie; abym uciśnionych odsyłał wolnymi, abym obwoływał rok łaski od Pana” (Łk 4, 18-19).
Podobnie, każdy z nas może odkryć swoje powołanie jedynie poprzez rozeznanie duchowe, „proces, w którym dana osoba dojrzewa do podjęcia, w dialogu z Bogiem i słuchając głosu Ducha Świętego, podstawowych decyzji, począwszy od tej dotyczącej stanu życia” (Synod Biskupów, XV Zwyczajne Zgromadzenie Ogólne, Młodzież, wiara i rozeznawanie powołania, Cz. II, 2. Dar rozeznania).
Odkrywamy zwłaszcza, że powołanie chrześcijańskie ma zawsze wymiar proroczy. Jak świadczy Pismo Święte, prorocy są posyłani do ludu w sytuacji wielkich niedostatków materialnych oraz kryzysu duchowego i moralnego, aby w imieniu Boga skierować słowa nawrócenia, nadziei i pocieszenia. Jak wiatr, który unosi kurz, prorok zakłóca fałszywy spokój sumienia, które zapomniało o Słowie Pana, rozeznaje wydarzenia w świetle Bożej obietnicy i pomaga ludowi dostrzec oznaki jutrzenki w mrokach historii.
Także dzisiaj bardzo potrzebujemy rozeznania i proroctwa; przezwyciężenia pokusy ideologii i fatalizmu oraz odkrycia w relacji z Panem miejsc, narzędzi i sytuacji, przez które nas wzywa. Każdy chrześcijanin powinien być w stanie rozwijać umiejętność „czytania w swoim” życiu i zrozumienia gdzie i do czego wzywa go Pan, by kontynuował Jego misję.
Żyć
Wreszcie, Jezus ogłasza nowość chwili teraźniejszej, która zachwyci wielu, a usztywni innych: czas się wypełnił, a On jest Mesjaszem ogłoszonym przez Izajasza, namaszczonym, by uwolnić jeńców, przywrócić wzrok niewidomym i głosić miłosierną miłość Boga do każdego stworzenia. Właśnie „dziś spełniły się te słowa Pisma, któreście słyszeli” (Łk 4, 20), stwierdza Jezus.
Radość Ewangelii, która otwiera nas na spotkanie z Bogiem i z braćmi, nie może czekać na nasze opieszałości i lenistwa; nie dotrze do nas, jeśli pozostaniemy w oknie, z wymówką, że wciąż czekamy na dogodny czas; nie wypełni się dla nas, jeśli nie podejmiemy dziś właśnie ryzyka wyboru. Powołanie jest dziś! Chrześcijańska misja jest dla teraźniejszości! I każdy z nas jest powołany – do życia świeckiego w małżeństwie, do kapłaństwa w posłudze święceń czy do życia w szczególnej konsekracji – aby stać się świadkiem Pana, tu i teraz.
W rzeczywistości, to „dziś” głoszone przez Jezusa zapewnia nas, że Bóg nieustannie „zstępuje”, aby zbawić nasze człowieczeństwo i uczynić nas uczestnikami swojej misji. Pan nadal wzywa do życia z Nim i do pójścia za Nim w relacji specjalnej bliskości, na Jego bezpośrednią służbę. A jeśli daje nam do zrozumienia, że powołuje nas do poświęcenia się całkowicie Jego Królestwu, nie możemy się lękać! Poświęcenie się całkowite i na zawsze Bogu i służbie braciom jest piękne i jest wielką łaską.
Pan nadal dziś powołuje do pójścia za Nim. Nie wolno nam czekać, aż będziemy doskonali, żeby odpowiedzieć naszym wielkodusznym „oto jestem”, ani też przerażać się naszymi ograniczeniami i grzechami, ale musimy przyjąć z otwartym sercem głos Pana. Usłyszeć Go, rozpoznać naszą osobistą misję w Kościele i w świecie, i wreszcie żyć nią w tym dzisiaj, które daje nam Bóg.
Niech Najświętsza Maryja Panna, młoda dziewczyna z peryferii, która usłyszała, przyjęła i żyła Słowem Boga, które stało się ciałem, zawsze nas strzeże i nam towarzyszy na naszej drodze.
Watykan, 3 grudnia 2017 r., w pierwszą niedzielę Adwentu
FRANCISZEK
[01850-PL.01] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua araba
رسالة البابا فرنسيس
بمناسبة اليوم العالمي الخامس والخمسين
للصلاة من أجل الدعوات ٢٠١٨
الاصغاء إلى دعوة الربّ لتمييزها وعيشها
أيها الإخوة والأخوات الأعزاء،
سوف يُعقد في شهر أكتوبر / تشرين الأوّل المقبل المجمعُ العام العادي لسينودس الأساقفة، الذي سوف يكون مخصّصًا للشباب، ولا سيما للعلاقة بين الشباب والإيمان والدعوة. وسوف نتمكّن، في هذه المناسبة، من التعمّق في كيف أن الدعوة إلى الفرح التي يوجّهها إلينا الله، هي في محور حياتنا، وكيف أن هذا هو "تدبير الله لرجال ونساء كلّ الأزمان" (سينودس الأساقفة، الجمعية العامة العادية الخامسة عشر: الشباب، الإيمان وتمييز الدعوة، II، 2).
إنها لبشارة سارّة تُعلَنُ لنا بقوّة عبر اليوم العالمي الخامس والخمسين للصلاة من أجل الدعوات: حياتنا ليست عشوائيّة، ولا تجرّنا سلسلة من الأحداث الفوضويّة، إنما على العكس، حياتنا وحضورنا في العالم هما ثمرة دعوة إلهيّة!
حتى في أيّامنا القلقة هذه، يذكّرنا سرّ التجسّد أن الله يأتي دومًا للقائنا وأنّه الله-معنا، الذي يمرّ طيلة دروب حياتنا المغبّرة أحيانًا، ويرى توقنا الشديد إلى الحبّ والسعادة، ويدعونا إلى الفرح. وفي اختلاف كلّ دعوة وفي اختلاف ما يميّزها، أكانت خاصّة أو كنسيّة، توجد مسألة إصغاء، وتمييز وعيش لهذه الكلمة التي تدعونا من العُلى والتي، فيما تسمح لنا باستثمار مواهبنا، تجعل منّا أدوات خلاص للعالم، وتوجّهنا إلى ملء السعادة.
لقد أحاطت هذه الجوانب الثلاث أيضًا –إصغاء، تمييز وعيش- بدء رسالة يسوع، الذي، بعد أيام الصلاة والصراع في البرّية، زار المجمع في الناصرة، وهنا أصغى إلى الكلمة، وميّز مضمونَ الرسالة التي عهد بها الآب إليه وأعلن بأنه قد أتى كي يتمّمها "اليوم" (را. لو 4، 16- 21).
إصغاء
ليس لدعوة الربّ –نقوله على الفور- علامات واضحة على غرار الأمور الكثيرة التي يمكن أن نسمعها أو نراها أو نلمسها في خبرتنا اليوميّة. فالربّ يأتي بشكلٍ صامت وغير ظاهر، دون أن يفرض ذاته على حرّيتنا. وقد يحدث بهذه الطريقة أن يبقى صوته مخنوقًا بسبب العديد من الاهتمامات والمتطلّبات التي تشغل عقلنا وقلبنا.
يجب بالتالي أن نستعدّ لإصغاءٍ عميق لكلمته وللحياة، وللانتباه أيضًا لتفاصيل حياتنا اليوميّة، وأن نتعلّم قراءة الأحداث بأعين الإيمان، ونبقى منفتحين على مفاجآت الروح القدس.
لا يمكننا اكتشاف الدعوة الخاصّة والشخصيّة التي صمّمها الله لنا، إن بقينا منغلقين على أنفسنا، في عاداتنا وفي عدمِ مبالاة الذين يهدرون حياتهم في دائرة الذات الضيّقة، فنفقد فرصة أن يكون لنا تطلّعات كبيرة وأن نصبح أبطال القصّة الفريدة والمميّزة التي يريد الله أن يكتبها من خلالنا.
يسوع أيضًا دُعي وأُرسِل؛ ولذا احتاج لأن يصمت ويصغي إلى الكلمة في المجمع، ويكشف بنور الروح القدس وقوّته، معناها بالكامل الذي يشير إلى شخصه وإلى تاريخ شعب إسرائيل.
إن هذا التصرفٌ قد ازداد صعوبة في أيامنا هذه، إذ إننا منغمسون في مجتمع صاخب، وفي جنون وفرة المحفّزات والمعلومات التي تملأ أيامنا. فالضجيج الخارجيّ، الذي يسيطر أحيانًا على مدننا وشوارعنا، غالبًا ما يقابله تشتّت داخليّ وارتباك لا يسمح لنا بالتوقّف وبتذوّق التأمّل، وبالتفكير بهدوء في أحداث حياتنا وبالقيام بتمييز مثمر، واثقين بتدبير الله المُحِبِّ لنا.
ولكن، كما نعلم، إن ملكوت الله يأتي دون ضجيج ودون أن يلفت الانتباه (را. لو 17، 21)، ويمكننا أن نرى بذوره فقط إن عرفنا، على غرار النبي إليّا، كيف ندخل في أعماق أرواحنا وندعها تنفتح على نَفَس النسيم الإلهي غير المُدرك (را. 1 ملوك 19، 11- 13).
تمييز
عند قراءته لمقطع النبي أشعيا في مجمع الناصرة، ميّز يسوع مضمونَ الرسالة التي أُرسِل من أجلها وقدّمه إلى الذين كانوا ينتظرون المسيح: "رُوحُ الرَّبِّ عَلَيَّ لِأَنَّهُ مَسَحَني لِأُبَشِّرَ الفُقَراء وأَرسَلَني لأُعلِنَ لِلمَأسورينَ تَخلِيَةَ سَبيلِهم ولِلعُميانِ عَودَةَ البصَرِ إِلَيهِم وأُفَرِّجَ عنِ الـمَظلومين وأُعلِنَ سَنَةَ رِضاً عِندَ الرَّبّ" (لو 4، 18- 19).
وبالطريقة ذاتها، باستطاعة كلّ منّا أن يكتشف دعوته الشخصيّة فقط عبر التمييز الروحي، وهو "عملية يستطيع بها كلّ شخص أن يقوم بالخيارات الأساسيّة، بحوار مع الربّ وبإصغاء إلى صوت الروح، انطلاقًا من اختيار الحالة الاجتماعية" (سينودس الأساقفة، الجمعية العامة العادية الخامسة عشر: الشباب، الإيمان وتمييز الدعوة، II، 2).
نكتشف بصورة خاصة، أن للدعوة المسيحيّة دومًا بعدًا نبويًّا. فالأنبياء قد أُرسِلوا إلى الشعب، كما تشهد له الكتب المقدّسة، وهو في حالة فقرٍ شديد وأزمة روحيّة وأخلاقيّة، كي يوجّهوا له باسم الله كلمةَ توبة ورجاء وعزاء. ومثل الريح التي ترفع الغبار، هكذا يزعجُ النبيّ صفاءَ الضمير الكاذب الذي نسيَ كلمة الربّ، ويميّز الأحداث على ضوء وعد الله ويساعد الشعب على رؤية بوادر الفجر في ظلمات التاريخ.
إننا بحاجة كبيرة اليوم أيضًا للتمييز وللنبوّة؛ ولتخطّي تجارب الإيديولوجيّة والقدريّة ولاكتشاف الأماكن والأدوات والأوضاع التي يدعونا الربّ من خلالها، عبر علاقتنا به. على كلّ مسيحيّ أن يكون باستطاعته أن ينمّي القدرة على "قراءة" الحياة كيما يرى أين وإلى ما يدعوه الربّ ليكمل رسالته.
عيش
في النهاية، إن يسوع يعلن جديدا الوقت الحاضر، الذي سوف يجعل الكثيرين يتحمّسون والآخرين يتصلّبون: الزمن قد تمّ، وإنه هو المسيح الذي بشّر به أشعيا، وقد مُسِح ليفرج عن المأسورين، ويعيد البصر للعمي ويعلن محبّة الله الرحيمة لكلّ الخليقة. اليوم بالذات "تَمَّت هذه الآيةُ بِمَسمَعٍ مِنكُم" (لو 4، 20)، يؤكّد يسوع.
لا يستطيع فرح الإنجيل، الذي يفتحنا على اللقاء بالله وبالإخوة، أن ينتظر بطئنا وكسلنا؛ ولن يؤثّر بنا إن بقينا على النافذة بحجّة انتظار الوقت المناسب؛ ولن يتحقّق لنا إن كنّا لا نخاطر اليوم بالذات بالقيام بخيار ما. الدعوة هي اليوم! الرسالة المسيحيّة هي للوقت الحاضر! وكلّ منّا مدعوّ –للحياة العلمانيّة في الزواج، أو للحياة الكهنوتيّة في خدمة المذبح، أو إلى تكرّس خاصّ- ليصبح شاهدًا للربّ، هنا والآن.
هذا "اليوم" الذي أعلنه يسوع، يؤكّد لنا أن الله يستمرّ "بالنزول" كي يفدي بشريّتنا هذه ويشركنا برسالته. ما زال الربّ يدعو للعيش معه ولاتّباعه بعلاقة قربة مميّزة، في خدمته المباشرة. وإن كان يفهمنا أنه يدعونا للتكرّس بالكامل لملكوته، لا يجب أن نخاف! كم هو رائع –وكم هي عظيمة النعمة- أن نكون مكرّسين بالكامل وللأبد لله ولخدمة الإخوة.
ما زال الربّ يدعو اليوم لاتّباعه. ولا يجب أن ننتظر لأن نصبح كاملين كي نجيب بالـ "هأنذا" السخيّ، ولا يجب نخاف من محدوديّتنا ومن خطايانا، إنما يجب أن نقبل صوت الربّ وبقلبٍ مفتوح. وأن نصغي إليه ونميّز رسالتنا الشخصيّة في الكنيسة وفي العالم، وأن نحياها في النهاية في "اليوم" الذي يعطينا إياه الله.
لتحفظنا القديسة مريم، فتاة الضواحي الصغيرة، التي أصغت وقبلت وعاشت كلمة الله المتجسّدة، ولترافقنا دومًا في مسيرتنا.
من الفاتيكان، 3 ديسمبر / كانون الأول 2017
الأحد الأوّل من زمن المجيء
فرنسيس
[01850-AR.01] [Testo originale: Italiano]
[B0863-XX.01]