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Viaggio Apostolico del Santo Padre Francesco in Myanmar e Bangladesh (26 novembre – 2 dicembre 2017) – Visita di cortesia al Presidente della Repubblica del Bangladesh e Incontro con le Autorità, con il Corpo Diplomatico e con la Società Civile al Palazzo Presidenziale a Dhaka, 30.11.2017


 

Visita di cortesia al Presidente della Repubblica del Bangladesh

Incontro con le Autorità, il Corpo Diplomatico e la Società Civile al Palazzo Presidenziale  

 

Visita di cortesia al Presidente della Repubblica del Bangladesh

Alle ore 17.30 locali (12.30 ora di Roma) ha avuto luogo la visita di cortesia al Presidente della Repubblica del Bangladesh, Sig. Abdul Hamid.

Al Suo arrivo, il Papa è stato accolto dal Segretario Militare che lo ha accompagnato all’ingresso d’onore dove lo attendeva il Presidente.

Nella Credentials Hall si è svolto l’incontro privato che si è concluso con la presentazione dei familiari e lo scambio dei doni.

Al termine, il Papa e il Presidente hanno raggiunto la sala dove ha avuto luogo l’incontro con le Autorità.

[01816-IT.01]

Incontro con le Autorità, con il Corpo Diplomatico e con la Società Civile al Palazzo Presidenziale a Dhaka

 

Discorso del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

Alle ore 18.00 locali (13.00 ora di Roma), nel Palazzo Presidenziale a Dhaka, ha avuto luogo l’incontro con le Autorità politiche e religiose, i Membri del Corpo Diplomatico e i rappresentanti della Società Civile.

Dopo l’intervento del Presidente della Repubblica, Sig. Abdul Hamid, il Papa ha pronunciato il suo discorso.

Al termine, il Santo Padre e il Presidente sono tornati alla Credentials Hall per la Firma del Libro d’Onore. Quindi, dopo i saluti finali, il Papa si è trasferito in auto alla Nunziatura Apostolica di Dhaka.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha pronunciato nel corso dell’incontro:

Discorso del Santo Padre

Signor Presidente,
Onorevoli Autorità,
Eminenza,
Cari Fratelli nell’Episcopato
Distinti Membri del Corpo Diplomatico,
Signore e Signori!

All’inizio della mia permanenza in Bangladesh vorrei ringraziarLa, Signor Presidente, per il gentile invito a visitare questo Paese e per le Sue cortesi parole di benvenuto. Mi trovo qui sulle orme di due miei Predecessori, Papa Paolo VI e Papa Giovanni Paolo II, a pregare con i miei fratelli e sorelle cattolici e ad offrire loro un messaggio di affetto e di incoraggiamento. Il Bangladesh è uno Stato giovane, eppure ha sempre avuto un posto speciale nel cuore dei Papi, che fin dal principio hanno espresso solidarietà con il suo popolo, intesa ad accompagnarlo nel superare le difficoltà iniziali, e lo hanno sostenuto nell’esigente compito di costruire la nazione e il suo sviluppo. Sono grato dell’opportunità di rivolgermi a questa assemblea, che raduna uomini e donne con particolari responsabilità nel delineare il futuro della società del Bangladesh.

Durante il mio volo per giungere qui, mi è stato ricordato che il Bangladesh – “Golden Bengal” – è un Paese tutto avvolto da una vasta rete fluviale e di vie d’acqua, grandi e piccole. Questa bellezza naturale è, credo, emblematica della vostra particolare identità come popolo. Il Bangladesh è una nazione che si sforza di raggiungere un’unità di linguaggio e di cultura nel rispetto per le diverse tradizioni e comunità, che fluiscono come tanti rivoli e ritornano ad arricchire il grande corso della vita politica e sociale del Paese.

Nel mondo di oggi, nessuna singola comunità, nazione o Stato, può sopravvivere e progredire nell’isolamento. In quanto membri dell’unica famiglia umana, abbiamo bisogno l’uno dell’altro e siamo dipendenti l’uno dall’altro. Il Presidente Sheikh Mujibur Rahman ha compreso e cercato di incorporare questo principio nella Costituzione nazionale. Egli ha immaginato una società moderna, pluralistica e inclusiva, in cui ogni persona e ogni comunità potesse vivere in libertà, pace e sicurezza, nel rispetto dell’innata dignità e uguaglianza di diritti di tutti. Il futuro di questa giovane democrazia e la salute della sua vita politica sono essenzialmente connessi alla fedeltà a questa visione fondativa. Infatti, solo attraverso un dialogo sincero e il rispetto della legittima diversità un popolo può riconciliare le divisioni, superare prospettive unilaterali e riconoscere la validità di punti di vista differenti. Perché il vero dialogo guarda al futuro, costruisce unità nel servizio del bene comune ed è attento ai bisogni di tutti i cittadini, specialmente dei poveri, degli svantaggiati e di coloro che non hanno voce.

Nei mesi scorsi, lo spirito di generosità e di solidarietà che caratterizza la società del Bangladesh si è manifestato molto chiaramente nel suo slancio umanitario a favore dei rifugiati affluiti in massa dallo Stato di Rakhine, provvedendoli di un riparo temporaneo e delle necessità primarie per la vita. Questo è stato fatto con non poco sacrificio. Ed è stato fatto sotto gli occhi del mondo intero. Nessuno di noi può mancare di essere consapevole della gravità della situazione, dell’immenso costo richiesto di umane sofferenze e delle precarie condizioni di vita di così tanti nostri fratelli e sorelle, la maggioranza dei quali sono donne e bambini, ammassati nei campi-profughi. È necessario che la comunità internazionale attui misure efficaci nei confronti di questa grave crisi, non solo lavorando per risolvere le questioni politiche che hanno condotto allo spostamento massivo di persone, ma anche offrendo immediata assistenza materiale al Bangladesh nel suo sforzo di rispondere fattivamente agli urgenti bisogni umani.

Nonostante la mia visita sia primariamente diretta alla Comunità cattolica del Bangladesh, un momento privilegiato sarà il mio incontro domani a Ramna con i Responsabili ecumenici e interreligiosi. Insieme pregheremo per la pace e riaffermeremo il nostro impegno a lavorare per la pace. Il Bangladesh è noto per l’armonia che tradizionalmente è esistita tra i seguaci di varie religioni. Questa atmosfera di mutuo rispetto e un crescente clima di dialogo interreligioso consentono ai credenti di esprimere liberamente le loro più profonde convinzioni sul significato e sullo scopo della vita. Così essi possono contribuire a promuovere i valori spirituali che sono la base sicura per una società giusta e pacifica. In un mondo dove la religione è spesso – scandalosamente – mal utilizzata al fine di fomentare divisione, questa testimonianza della sua forza di riconciliazione e di unione è quanto mai necessaria. Ciò si è manifestato in modo particolarmente eloquente nella comune reazione di indignazione che ha seguito il brutale attacco terroristico dell’anno scorso qui a Dhaka, e nel chiaro messaggio inviato dalle autorità religiose della nazione per cui il santissimo nome di Dio non può mai essere invocato per giustificare l’odio e la violenza contro altri esseri umani nostri simili.

I cattolici del Bangladesh, anche se relativamente pochi di numero, tuttavia cercano di svolgere un ruolo costruttivo nello sviluppo del Paese, specialmente attraverso le loro scuole, le cliniche e i dispensari. La Chiesa apprezza la libertà, di cui beneficia l’intera nazione, di praticare la propria fede e di realizzare le proprie opere caritative, tra cui quella di offrire ai giovani, che rappresentano il futuro della società, un’educazione di qualità e un esercizio di sani valori etici e umani. Nelle sue scuole la Chiesa cerca di promuovere una cultura dell’incontro che renda gli studenti capaci di assumersi le proprie responsabilità nella vita della società. In effetti, la grande maggioranza degli studenti e molti degli insegnanti in queste scuole non sono cristiani, ma provengono da altre tradizioni religiose. Sono certo che, in accordo con la lettera e lo spirito della Costituzione nazionale, la Comunità cattolica continuerà a godere la libertà di portare avanti queste buone opere come espressione del suo impegno per il bene comune.

Signor Presidente e cari amici,

vi ringrazio per la vostra attenzione e vi assicuro le mie preghiere, affinché nelle vostre nobili responsabilità siate sempre ispirati dagli alti ideali di giustizia e di servizio verso i vostri concittadini. Invoco volentieri su di voi e su tutto il popolo del Bangladesh le divine benedizioni di armonia e di pace. Grazie.

[01796-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Monsieur le Président,
Honorables Autorités de l’État et Autorités Civiles,
Éminence, chers frères dans l’Épiscopat,
Distingués Membres du Corps Diplomatique,
Mesdames et Messieurs,

Au début de ma présence au Bangladesh, je voudrais vous remercier, Monsieur le Président, de votre aimable invitation à visiter cette Nation et de vos courtoises paroles de bienvenue. Je me trouve ici sur les pas de deux de mes Prédécesseurs, le Pape Paul VI et le Pape Jean-Paul II, à prier avec mes frères et sœurs catholiques et à leur offrir un message d’affection et d’encouragement. Le Bangladesh est un jeune État, pourtant il a toujours eu une place spéciale dans le cœur des Papes, qui dès le début ont exprimé leur solidarité avec son peuple, afin de l’aider à dépasser les difficultés initiales, et qui l’ont soutenu dans la tâche exigeante de construction de la Nation et de son développement. Je suis reconnaissant de l’opportunité de m’adresser à cette assemblée qui réunit des hommes et des femmes avec des responsabilités particulières dans l’élaboration de l’avenir de la société du Bangladesh.

Durant mon vol pour arriver ici, je me suis rappelé que le Bangladesh – “Golden Bengal”- est une nation unie par un vaste réseau fluvial et par des voies d’eau, grandes et petites. Cette beauté naturelle est, je crois, emblématique de votre identité particulière comme peuple. Le Bangladesh est une nation qui s’efforce d’atteindre une unité de langage et de culture avec le respect des différentes traditions et communautés, qui coulent comme tant de ruisseaux et viennent enrichir le grand cours de la vie politique et sociale du pays.

Dans le monde d’aujourd’hui, aucune communauté particulière, nation ou État, ne peut survivre et progresser dans l’isolement. En tant que membres de l’unique famille humaine, nous avons besoin les uns des autres et nous sommes dépendants les uns des autres. Le Président, Sheikh Mujibur Rahman, a compris et cherché à incorporer ce principe dans la Constitution nationale. Il a imaginé une société moderne, pluraliste et inclusive, dans laquelle chaque personne et chaque communauté pourrait vivre dans la liberté, la paix et la sécurité, avec le respect de la dignité innée et de l’égalité des droits de tous. L’avenir de cette jeune démocratie et la santé de sa vie politique sont essentiellement liés à la fidélité à cette vision fondatrice. En effet, c’est seulement à travers un dialogue sincère et le respect de la légitime diversité, qu’un peuple peut réconcilier les divisions, dépasser les perspectives unilatérales et reconnaître la valeur des points de vue divergents. Parce que le vrai dialogue est tourné vers l’avenir, celui-ci construit l’unité dans le service du bien commun et il est attentif aux besoins de tous les citoyens, en particulier des pauvres, des défavorisés et de ceux qui n’ont pas de voix.

Au cours des derniers mois, l’esprit de générosité et de solidarité, signes caractéristiques de la société du Bangladesh, a été observé de manière très vive dans son élan humanitaire en faveur des réfugiés arrivés en masse de l’État de Rakhine, leur procurant un abri temporaire et les premières nécessités pour vivre. Ce résultat a été obtenu avec beaucoup de sacrifices. Cela a aussi été fait sous les yeux du monde entier. Aucun d’entre nous ne peut manquer d’être conscient de la gravité de la situation, de l’immense coût imposé par les souffrances humaines et les conditions de vie précaires de si nombreux de nos frères et sœurs, dont la majorité sont des femmes et des enfants, rassemblés dans des camps de réfugiés. Il est nécessaire que la communauté internationale mette en œuvre des mesures décisives face à cette grave crise, non seulement en travaillant pour résoudre les questions politiques qui ont conduit à ce déplacement massif de personnes, mais aussi en offrant une assistance matérielle immédiate au Bangladesh dans son effort pour répondre efficacement aux besoins humains urgents.

Bien que ma visite soit principalement destinée à la Communauté catholique du Bangladesh, ma rencontre, demain, à Ramma avec les Responsables œcuméniques et interreligieux sera un moment privilégié. Ensemble nous prierons pour la paix et nous réaffirmerons notre engagement à travailler pour la paix. Le Bangladesh est connu pour l’harmonie qui a traditionnellement existé entre les adeptes de diverses religions. Cette atmosphère de respect mutuel et un climat grandissant de dialogue interreligieux permettent aux croyants d’exprimer librement leurs plus profondes convictions sur la signification et sur le but de la vie. Ainsi ils peuvent contribuer à promouvoir les valeurs spirituelles qui sont la base solide pour une société juste et pacifique. Dans un monde où la religion est souvent –scandaleusement – mal utilisée pour fomenter des divisions, ce genre de témoignage, de son pouvoir de réconciliation et d’union est plus que jamais nécessaire. Celui-ci s’est manifesté d’une manière particulièrement éloquente dans la réaction commune d’indignation qui a suivi la violente attaque terroriste de l’année dernière ici à Dhaka, et dans le message clair envoyé par les autorités religieuses de la nation pour qui le saint nom de Dieu ne peut jamais être invoqué pour justifier la haine et la violence contre les autres êtres humains, nos semblables.

Les catholiques du Bangladesh, bien que relativement peu nombreux, cherchent néanmoins à exercer un rôle constructif dans le développement de la nation, spécialement à travers leurs écoles, leurs cliniques et leurs dispensaires. L’Église apprécie la liberté, dont bénéficie toute la nation, de pratiquer sa propre foi et d’accomplir ses propres œuvres caritatives, dont celle d’offrir aux jeunes, qui représentent l’avenir de la société, une éducation de qualité et un exercice de saines valeurs éthiques et humaines. Dans ses écoles, l’Église cherche à promouvoir une culture de la rencontre qui rendra les élèves capables d’assumer leurs propres responsabilités dans la vie de la société. En effet, la grande majorité des étudiants et bon nombre des enseignants dans ces écoles ne sont pas chrétiens, mais proviennent d’autres traditions religieuses. Je suis sûr que, conformément à la lettre et à l’esprit de la Constitution nationale, la Communauté catholique continuera à jouir de la liberté de poursuivre ces bonnes œuvres comme l’expression de son engagement pour le bien commun.

Monsieur le Président, chers amis,

Je vous remercie de votre attention et je vous assure de ma prière, afin que dans vos nobles responsabilités vous soyez toujours inspirés par les grands idéaux de justice et de service envers vos concitoyens. J’invoque volontiers sur vous et sur tout le peuple du Bangladesh les bénédictions divines d’harmonie et de paix.

[01796-FR.01] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

Mr President,
Honourable State and Civil Authorities,
Your Eminence, My Brother Bishops,
Distinguished Members of the Diplomatic Corps,
Ladies and Gentlemen,

At the beginning of my stay in Bangladesh, I would like to thank you, Mr President, for the kind invitation to visit this country and for your gracious words of welcome. I come here in the footsteps of two of my predecessors, Pope Paul VI and Pope John Paul II, to pray with my Catholic brothers and sisters, and to offer them a message of affection and encouragement. Bangladesh is a young state, yet it has always had a special place in the heart of the Popes, who from the start have expressed solidarity with its people, sought to accompany them in overcoming initial adversities, and supported them in the demanding task of nation building and development. I am grateful for the opportunity to address this assembly, which brings together men and women with particular responsibilities for shaping the future of Bangladeshi society.

During my flight here, I was reminded that Bangladesh – “Golden Bengal” – is a country united by a vast network of rivers and waterways, great and small. That natural beauty is, I think, symbolic of your particular identity as a people. Bangladesh is a nation that strives to join unity of language and culture with respect for the different traditions and communities which, like so many streams, draw from, and return to enrich, the great current of the political and social life of the country.

In today’s world, no single community, nation or state can survive and make progress in isolation. As members of the one human family, we need one another and are dependent on one another. President Sheikh Mujibur Rahman understood and sought to embody this principle in the national Constitution. He envisioned a modern, pluralistic and inclusive society in which every person and community could live in freedom, peace and security, with respect for the innate dignity and equal rights of all. The future of this young democracy and the health of its political life are essentially linked to fidelity to that founding vision. For only through sincere dialogue and respect for legitimate diversity can a people reconcile divisions, overcome unilateral perspectives, and recognize the validity of differing viewpoints. Because true dialogue looks to the future, it builds unity in the service of the common good and is concerned for the needs of all citizens, especially the poor, the underprivileged and those who have no voice.

In recent months, the spirit of generosity and solidarity which is a distinguishing mark of Bangladeshi society has been seen most vividly in its humanitarian outreach to a massive influx of refugees from Rakhine State, providing them with temporary shelter and the basic necessities of life. This has been done at no little sacrifice. It has also been done before the eyes of the whole world. None of us can fail to be aware of the gravity of the situation, the immense toll of human suffering involved, and the precarious living conditions of so many of our brothers and sisters, a majority of whom are women and children, crowded in the refugee camps. It is imperative that the international community take decisive measures to address this grave crisis, not only by working to resolve the political issues that have led to the mass displacement of people, but also by offering immediate material assistance to Bangladesh in its effort to respond effectively to urgent human needs.

Although my visit is primarily addressed to Bangladesh’s Catholic community, a privileged moment will be my meeting tomorrow in Ramna with ecumenical and interreligious leaders. Together we will pray for peace and reaffirm our commitment to work for peace. Bangladesh is known for the harmony that has traditionally existed between followers of the various religions. This atmosphere of mutual respect, and a growing climate of interreligious dialogue, enables believers to express freely their deepest convictions about the meaning and purpose of life. In this way, they can contribute to promoting the spiritual values that are the sure basis for a just and peaceful society. In a world where religion is often – scandalously – misused to foment division, such a witness to its reconciling and unifying power is all the more necessary. This was seen in a particularly eloquent way in the common reaction of indignation that followed last year’s brutal terrorist attack here in Dhaka, and in the clear message sent by the nation’s religious authorities that the most holy name of God can never be invoked to justify hatred and violence against our fellow human beings.

Bangladesh’s Catholics, though relatively few in number, nonetheless seek to play a constructive role in the development of the country, particularly through their schools, clinics and dispensaries. The Church appreciates the freedom to practice her faith and to pursue her charitable works, which benefit the entire nation, not least by providing young people, who represent the future of society, with a quality education and a training in sound ethical and human values. In her schools, the Church seeks to promote a culture of encounter that will enable students to take up their responsibilities in the life of society. Indeed, the vast majority of the students and many of the teachers in these schools are not Christians, but from other religious traditions. I am confident that, in accordance with the letter and the spirit of the national Constitution, the Catholic community will continue to enjoy the freedom to carry out these good works as an expression of its commitment to the common good.

Mr President, dear friends:

I thank you for your attention and I assure you of my prayers that in your lofty responsibilities, you will always be inspired by the high ideals of justice and service to your fellow citizens. Upon you, and upon all the people of Bangladesh, I willingly invoke the Almighty’s blessings of harmony and peace.

[01796-EN.01] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Herr Präsident,
werte Vertreter des Staates und des öffentlichen Lebens,
Eminenz, liebe Brüder im bischöflichen Dienst,
sehr geehrte Mitglieder des Diplomatischen Corps,
meine Damen und Herren,

zu Beginn meines Aufenthalts in Bangladesch möchte ich Ihnen, Herr Präsident, für die freundliche Einladung zu einem Besuch dieses Landes und für Ihre herzlichen Begrüßungsworte danken. Ich befinde mich hier auf den Spuren von zwei Vorgängern, Paul VI. und Johannes Paul II., um mit den katholischen Brüdern und Schwestern zu beten und ihnen meine Botschaft der Zuneigung und der Ermutigung zu bringen. Bangladesch ist ein junger Staat und hat dennoch immer einen besonderen Platz im Herzen der Päpste gehabt. Von Anfang an haben sie ihre Solidarität mit seinem Volk zum Ausdruck gebracht in der Absicht, es bei der Überwindung der anfänglichen Schwierigkeiten zu begleiten, und haben es bei der anspruchsvollen Aufgabe, die Nation aufzubauen und seine Entwicklung zu fördern, unterstützt. Ich danke für die Gelegenheit, mich an diese Versammlung von Männern und Frauen zu wenden, die besondere Verantwortung bei der Gestaltung der Zukunft der Gesellschaft Bangladeschs tragen.

Während meines Fluges hierher wurde ich daran erinnert, dass Bangladesch – „Goldenes Bengalen“ [Nationalhymne] – ein Land ist, das von einem ausgedehnten Flussnetz und kleineren und größeren Wasserstraßen geeint wird. Diese Schönheit der Natur steht, meine ich, sinnbildhaft für Ihre besondere Identität als Volk. Bangladesch ist eine Nation, die darum bemüht ist, eine einheitliche Sprache und Kultur zu erreichen, während es die verschiedenen Traditionen und Gemeinschaften respektiert, die wie viele Bäche fließen und wieder den großen Strom des politischen und gesellschaftlichen Lebens des Landes bereichern.

In der Welt von heute kann keine einzelne Gemeinschaft, keine Nation oder Staat in Isolation leben oder fortschreiten. Als Glieder der einen Menschheitsfamilie brauchen wir einander und sind wir voneinander abhängig. Der Präsident Scheich Mujibur Rahman hat dieses Prinzip verstanden und in der nationalen Verfassung einzugliedern versucht. Er hat eine moderne, pluralistische und inklusive Gesellschaft vor Augen, in der jeder Mensch und jede Gemeinschaft in Freiheit, Frieden und Sicherheit leben kann und in der die angeborene Würde und die Gleichheit der Rechte aller respektiert werden. Die Zukunft dieser jungen Demokratie und das Wohl seines politischen Lebens sind mit der Treue zu dieser Gründungsvision wesentlich verbunden. In der Tat kann ein Volk nur durch den ehrlichen Dialog und die Achtung der legitimen Verschiedenheit die Spaltungen versöhnen, einseitige Sichtweisen überwinden und die Gültigkeit abweichender Standpunkte anerkennen. Da der echte Dialog in die Zukunft blickt, baut er die Einheit im Dienst am Gemeinwohl auf und achtet auf die Bedürfnisse aller Bürger, besonders der Armen, der Benachteiligten und derer ohne Stimme.

In den vergangenen Monaten konnten die Großzügigkeit und Solidarität, zwei charakteristische Merkmale für die Gesellschaft Bangladeschs, ganz konkret beobachtet werden, als es in seinem humanitären Engagement den großen Strömen von Flüchtlingen aus dem Rakhaing-Staat vorläufige Unterkunft gegeben und sie mit den lebensnotwendigsten Dingen versorgt hat. Dieses Ergebnis wurde mit nicht geringem Opfer erreicht und vor den Augen der ganzen Welt vollbracht. Keiner von uns kann umhin, sich bewusst zu machen, wie ernst die Situation ist, wie groß die erforderlichen Kosten menschlicher Leiden sind und wie prekär die Lebensbedingungen so vieler unserer Brüder und Schwestern, hauptsächlich Frauen und Kinder, die sich in den Flüchtlingslagern drängen. Es ist notwendig, dass die internationale Gemeinschaft entscheidende Maßnahmen im Hinblick auf diese ernste Krise durchführt. Es muss nicht nur daran gearbeitet werden, die politischen Fragen zu lösen, die zur Verschiebung von Menschenmassen geführt haben, sondern es muss Bangladesch sofortige materielle Unterstützung geboten werden bei seinen Anstrengungen, den dringendsten Bedürfnissen der Menschen wirksam zu begegnen.

Obgleich mein Besuch an erster Stelle der katholischen Gemeinde Bangladeschs gilt, wird die Begegnung morgen mit den ökumenischen und interreligiösen Verantwortlichen in Ramna ein herausragender Moment sein. Gemeinsam werden wir für den Frieden beten und unsere Verpflichtung, für den Frieden zu arbeiten, neu bekräftigen. Bangladesch ist bekannt für die traditionelle Eintracht zwischen den Angehörigen verschiedener Religionen. Dieses Klima gegenseitigen Respekts und eines zunehmenden interreligiösen Dialogs erlaubt es den Gläubigen, ihre tiefsten Überzeugungen über die Bedeutung und das Ziel des Lebens frei zu äußern. So können sie dazu beitragen, die geistlichen Werte zu fördern, welche die sichere Grundlage für eine gerechte und friedliche Gesellschaft bilden. In einer Welt, in der die Religion oft – es ist skandalös – missbraucht wird, um Spaltung zu schüren, ist ein solches Zeugnis für ihre Versöhnung und Einheit stiftende Kraft mehr denn je notwendig. So wurde dies auf sehr beredte Weise deutlich, als eine gemeinsame Reaktion der Entrüstung im Anschluss an den gewaltsamen Terroranschlag letzten Jahres hier in Dhaka erfolgte und von den religiösen Würdenträgern des Landes eine klare Botschaft erging, dass der heiligste Name Gottes niemals angerufen werden kann, um Hass und Gewalt gegen andere Menschen, unsere Mitmenschen zu rechtfertigen.

Auch wenn die Katholiken Bangladeschs zahlenmäßig wenige sind, versuchen sie doch, eine konstruktive Rolle bei der Entwicklung des Landes zu spielen, vor allem durch ihre Schulen, die Kliniken und die Sanitätsstationen. Die Kirche schätzt die Freiheit, die der ganzen Nation zugutekommt, den eigenen Glauben zu praktizieren und ihre eigenen karitativen Werke zu verwirklichen. Dazu gehört, den Jugendlichen – sie stellen die Zukunft der Gesellschaft dar – eine qualitätsvolle Ausbildung zu bieten als auch die Einübung gesunder ethischer und menschlicher Werte. Die Kirche möchte in ihren Schulen eine Kultur der Begegnung fördern, welche die Studenten befähigt, ihre eigene Verantwortung im Leben der Gesellschaft zu übernehmen. Tatsächlich sind die breite Mehrheit der Schüler und viele der Lehrer an diesen Schulen keine Christen, sondern kommen aus anderen religiösen Traditionen. Ich bin gewiss, dass die katholische Gemeinde im Einklang mit dem Wortlaut und dem Geist der nationalen Verfassung weiter die Freiheit genießen wird, diese guten Werke als Ausdruck ihres Einsatzes für das Gemeinwohl fortzuführen.

Herr Präsident, liebe Freunde,

ich danke Ihnen für Ihre Aufmerksamkeit und ich versichere Sie meiner Gebete, dass die hohen Ideale der Gerechtigkeit und des Dienstes gegenüber Ihren Mitbürgern Sie in Ihrer edlen Verantwortung immer leiten mögen. Gerne erbitte ich Ihnen und dem ganzen Volk Bangladeschs den göttlichen Segen mit den Gaben der Eintracht und des Friedens.

[01796-DE.01] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Señor Presidente,
distinguidas autoridades del Estado y autoridades civiles,
señor Cardenal,
hermanos Obispos,
miembros del Cuerpo Diplomático,
señoras y señores:

Al comienzo de mi estancia en Bangladesh, quisiera darle las gracias, señor Presidente, por la amable invitación a visitar este país y por sus cordiales palabras de bienvenida. Vengo siguiendo los pasos de dos de mis predecesores, el Papa Pablo VI y el Papa Juan Pablo II, para orar con mis hermanos y hermanas católicos y ofrecerles un mensaje de afecto y aliento. Bangladesh es un estado joven, sin embargo siempre ha ocupado un lugar especial en el corazón de los Papas, quienes desde el principio han mostrado su solidaridad con este pueblo, acompañándolo en la superación de las adversidades iniciales, y lo han apoyado en la exigente tarea de construir una nación y su desarrollo. Agradezco la oportunidad que se me concede para dirigirme a esta asamblea, que reúne a hombres y mujeres que tienen una responsabilidad concreta en ir dando forma al futuro de la sociedad de Bangladesh.

Durante el vuelo que me ha traído hasta aquí, me han recordado que Bangladesh ―«Golden Bengal»― es un país unido por una vasta red de ríos y canales, grandes y pequeños. Esta belleza natural es, me parece, un símbolo de su identidad particular como pueblo. Bangladesh es una nación que se esfuerza por conseguir una unidad de lengua y de cultura, respetando las diferentes tradiciones y comunidades que fluyen como arroyos de agua que enriquecen continuamente el gran cauce de la vida política y social del país.

En el mundo de hoy, ninguna comunidad, nación o estado puede sobrevivir y progresar aisladamente. Como miembros de la única familia humana, nos necesitamos unos a otros y somos dependientes unos de otros. El Presidente Sheikh Mujibur Rahman comprendió y buscó incorporar este principio en la Constitución nacional. Él imaginó una sociedad moderna, plural e inclusiva en la que cada persona y comunidad pudiese vivir en libertad, paz y seguridad, respetando la innata dignidad y la igualdad de derechos para todos. El futuro de esta joven democracia y el tener una vida política sana están esencialmente vinculados a la fidelidad a esa visión fundante. En efecto, sólo a través del diálogo sincero y el respeto por la diversidad legítima, puede un pueblo reconciliar las divisiones, superar perspectivas unilaterales y reconocer la validez de los puntos de vista divergentes. Porque el verdadero diálogo mira hacia el futuro, construye la unidad en el servicio del bien común y se preocupa por las necesidades de todos los ciudadanos, especialmente de los pobres, los desfavorecidos y los que no tienen voz.

En los últimos meses, el espíritu de generosidad y solidaridad, que es un signo distintivo de la sociedad de Bangladesh, se ha manifestado con más fuerza en el impulso humanitario con el que han atendido a los refugiados llegados en masa del Estado de Rakhine, dándoles refugio temporal y lo necesario para la vida. Esto se ha realizado con no poco sacrificio. Y todo el mundo lo ha podido contemplar. Ninguno de nosotros puede ignorar la gravedad de la situación, el inmenso costo en términos de sufrimiento humano y de la precaria condición de vida de tantos de nuestros hermanos y hermanas, la mayoría de los cuales son mujeres y niños, hacinados en los campos de refugiados. Es necesario que la comunidad internacional tome medidas decisivas para hacer frente a esta grave crisis, no sólo trabajando para resolver los problemas políticos que han provocado el desplazamiento masivo de personas, sino también ofreciendo asistencia material inmediata a Bangladesh en su esfuerzo por responder eficazmente a las urgentes necesidades humanas.

Aunque mi visita esté dirigida principalmente a la comunidad católica de Bangladesh, mi encuentro de mañana en Ramna con líderes ecuménicos e interreligiosos será un momento privilegiado. Juntos oraremos por la paz y reafirmaremos nuestro compromiso de trabajar por ella. Bangladesh es conocido por la armonía que tradicionalmente ha existido entre los seguidores de las diversas religiones. Esta atmósfera de respeto mutuo y un creciente clima de diálogo interreligioso, permite a los creyentes expresar libremente sus convicciones más profundas sobre el significado y la finalidad de la vida. De esta manera, ellos pueden contribuir a promover los valores espirituales que son la base segura para una sociedad justa y pacífica. En un mundo en el que la religión a menudo se usa ―escandalosamente― para fomentar la división, el testimonio de su poder reconciliador y unificador es muy necesario. Esto se ha manifestado de manera particularmente elocuente en la reacción unánime de indignación que siguió al brutal ataque terrorista del año pasado aquí en Dhaka, y en el claro mensaje que las autoridades religiosas de la nación han enviado de que el santísimo nombre de Dios nunca se puede invocar para justificar el odio y la violencia contra otros seres humanos, nuestros semejantes.

Los católicos de Bangladesh, aunque son relativamente pocos, intentan desempeñar un papel constructivo en el desarrollo de la nación, especialmente a través de sus escuelas, clínicas y dispensarios. La Iglesia aprecia la libertad que goza toda la nación de practicar su propia fe y realizar sus obras de caridad, entre ellas la de proporcionar a los jóvenes, que representan el futuro de la sociedad, una educación de calidad y una formación en sólidos valores éticos y humanos. En sus escuelas, la Iglesia busca promover una cultura del encuentro que permita a los estudiantes asumir sus responsabilidades en la vida de la sociedad. De hecho, la gran mayoría de los estudiantes en estas escuelas y muchos de los maestros no son cristianos, sino que provienen de otras tradiciones religiosas. Estoy convencido de que, en sintonía con la letra y el espíritu de la Constitución nacional, la comunidad católica seguirá disfrutando de la libertad de llevar a cabo estas buenas obras como expresión de su compromiso por el bien común.

Señor Presidente, queridos amigos:

Les agradezco su atención y les aseguro mis oraciones para que, en sus altas responsabilidades, estén siempre inspirados por los nobles ideales de justicia y de servicio a sus conciudadanos. Sobre ustedes, y sobre todo el pueblo de Bangladesh, invoco del Todopoderoso las bendiciones de armonía y paz.

[01796-ES.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Senhor Presidente,
Ilustres Autoridades de Estado e Civis,
Vossa Eminência, amados Irmãos no Episcopado,
Distintos membros do Corpo Diplomático,
Senhoras e Senhores!

No início da minha presença no Bangladesh, quero agradecer-lhe, Senhor Presidente, o amável convite para visitar esta nação e as suas deferentes palavras de boas-vindas. Seguindo as pegadas de dois dos meus Predecessores, o Papa Paulo VI e o Papa João Paulo II, estou aqui para rezar com os meus irmãos e irmãs católicos e oferecer-lhes uma mensagem de estima e encorajamento. O Bangladesh é um Estado jovem e todavia ocupou sempre um lugar especial no coração dos Papas, que desde o princípio expressaram solidariedade ao seu povo, procurando acompanhá-lo na superação das dificuldades iniciais e apoiando-o na tarefa exigente da construção da nação e do seu desenvolvimento. Agradeço a oportunidade de me dirigir a esta assembleia, que reúne homens e mulheres com responsabilidades especiais na tarefa de dar forma ao futuro da sociedade do Bangladesh.

Durante o voo para chegar aqui, foi-me lembrado que o Bangladesh – «Golden Bengal» – é uma nação interligada por uma vasta rede fluvial e por vias navegáveis, grandes e pequenas. Creio que esta beleza natural é emblemática da vossa particular identidade como povo. O Bangladesh é uma nação que se esforça por alcançar uma unidade de linguagem e cultura com o respeito pelas diferentes tradições e comunidades, que fluem como inúmeros ribeiros vindo enriquecer o grande curso da vida política e social do país.

No mundo de hoje, nenhuma comunidade, nação ou Estado pode sobreviver e progredir no isolamento. Como membros da única família humana, precisamos uns dos outros e estamos dependentes uns dos outros. O Presidente Sheikh Mujibur Rahma compreendeu e procurou incorporar este princípio na Constituição Nacional. Imaginou uma sociedade moderna, pluralista e inclusiva, onde cada pessoa e cada comunidade pudesse viver em liberdade, paz e segurança, respeitando a inata dignidade e igualdade de direitos de todos. O futuro desta jovem democracia e a saúde da sua vida política dependem essencialmente da fidelidade a esta visão fundadora. Com efeito, só através dum diálogo sincero e do respeito pelas legítimas diversidades é que um povo pode reconciliar as divisões, superar perspetivas unilaterais e reconhecer a validade de pontos de vista divergentes. Uma vez que o diálogo autêntico aposta no futuro, ele constrói unidade ao serviço do bem comum e está atento às necessidades de todos os cidadãos, especialmente dos pobres, dos desfavorecidos e daqueles que não têm voz.

Nos meses passados, pôde-se observar de maneira bem tangível o espírito de generosidade e solidariedade – sinais caraterísticos da sociedade do Bangladesh – no seu ímpeto humanitário a favor dos refugiados chegados em massa do Estado de Rakhine, proporcionando-lhes abrigo temporário e provisões para as necessidades primárias da vida. Isto foi conseguido à custa de não pouco sacrifício; e foi realizado também sob o olhar do mundo inteiro. Nenhum de nós pode deixar de estar consciente da gravidade da situação, do custo imenso exigido de sofrimentos humanos e das precárias condições de vida de tantos dos nossos irmãos e irmãs, a maioria dos quais são mulheres e crianças amontoados nos campos de refugiados. É necessário que a comunidade internacional implemente medidas resolutivas face a esta grave crise, não só trabalhando por resolver as questões políticas que levaram à massiva deslocação de pessoas, mas também prestando imediata assistência material ao Bangladesh no seu esforço por responder eficazmente às urgentes carências humanas.

Apesar da minha visita ser primariamente dirigida à Comunidade católica do Bangladesh, considero um momento privilegiado o meu encontro que terá lugar amanhã em Ramna com os Responsáveis ecuménicos e inter-religiosos. Juntos, rezaremos pela paz e reafirmaremos o nosso compromisso de trabalhar pela paz. O Bangladesh é conhecido pela harmonia que tradicionalmente existe entre os seguidores de várias religiões. Esta atmosfera de respeito mútuo e um clima crescente de diálogo inter-religioso permitem aos crentes expressar livremente as suas convicções mais profundas sobre o significado e a finalidade da vida. Assim podem contribuir para promover os valores espirituais que são a base segura para uma sociedade justa e pacífica. Num mundo onde muitas vezes a religião é – escandalosamente – usada para fomentar a divisão, revela-se ainda mais necessário um tal género de testemunho do seu poder de reconciliação e união. Isto manifestou-se de forma particularmente eloquente na reação comum de indignação que se seguiu ao brutal ataque terrorista do ano passado aqui em Daca e na mensagem clara enviada pelas autoridades religiosas da nação, segundo a qual o santíssimo nome de Deus não pode jamais ser invocado para justificar o ódio e a violência contra outros seres humanos, nossos semelhantes.

Embora em número relativamente reduzido, os católicos do Bangladesh procuram desempenhar um papel construtivo no desenvolvimento da nação, especialmente através das suas escolas, clínicas e dispensários. A Igreja aprecia a liberdade – de que beneficia toda a nação – de praticar a sua fé e realizar as suas obras sócio- caritativas, incluindo a de oferecer aos jovens, que representam o futuro da sociedade, uma educação de qualidade e um exercício de sãos valores éticos e humanos. Nas suas escolas, a Igreja procura promover uma cultura do encontro, que tornará os alunos capazes de assumir as suas próprias responsabilidades na vida da sociedade. Com efeito, nestas escolas, a grande maioria dos estudantes e muitos dos professores não são cristãos, mas provêm de outras tradições religiosas. Tenho a certeza de que a Comunidade católica, de acordo com a letra e o espírito da Constituição Nacional, continuará a gozar da liberdade de levar por diante estas boas obras como expressão do seu empenho a favor do bem comum.

Senhor Presidente, queridos amigos!

Agradeço a vossa atenção e asseguro-vos as minhas orações, para que, nas vossas nobres responsabilidades, sejais sempre inspirados pelos altos ideais de justiça e serviço aos vossos concidadãos. De bom grado invoco, sobre vós e sobre todo o povo do Bangladesh, as bênçãos divinas da harmonia e da paz.

[01796-PO.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Panie Prezydencie,
Czcigodni przedstawiciele władz państwowych i cywilnych
Wasza Eminencjo, Drodzy bracia w biskupstwie
Szanowni członkowie korpusu dyplomatycznego,
Panie i Panowie,

Na początku mojej obecności w Bangladeszu chciałbym podziękować Panu, Panie Prezydencie, za uprzejme zaproszenie do odwiedzenia tego kraju i za życzliwe słowa powitania. Jestem tutaj podążając śladami dwóch moich poprzedników, Papieża Pawła VI i Papieża Jana Pawła II, aby modlić się z moimi braćmi i siostrami katolikami oraz przekazać im orędzie miłości i wsparcia. Bangladesz jest państwem młodym, ale zawsze zajmował szczególne miejsce w sercu papieży, którzy od początku wyrażali solidarność z jego mieszkańcami, pragnąc im towarzyszyć w przezwyciężaniu trudności początkowych i wspierali ich w wymagającym zadaniu budowania państwa i rozwoju. Jestem wdzięczny za możliwość zwrócenia się do tego gremium gromadzącego mężczyzn i kobiety posiadających szczególną odpowiedzialność ze kształtowanie przyszłości społeczeństwa Bangladeszu.

Podczas lotu, aby tutaj dotrzeć, przypomniano mi, że Bangladesz – „Złoty Bengal” - jest państwem zjednoczonym przez rozległą sieć rzeczną i drogi wodne, duże i małe. To piękno naturalne jest, jak sądzę, symbolem waszej szczególnej tożsamości jako narodu. Bangladesz jest państwem dążącym do osiągnięcia jedności języka i kultury, zachowując szacunek dla różnych tradycji i wspólnot, płynących jako wiele strumieni i powracających, by ubogacić wielki nurt życia społecznego i politycznego kraju.

W dzisiejszym świecie żadna poszczególna wspólnota, naród czy państwo nie może przetrwać i rozwijać się w izolacji. Jako członkowie jednej rodziny ludzkiej potrzebujemy siebie nawzajem i zależymy jedni od drugich. Prezydent, Sheikir Mujibur Rahman, rozumiał to i dążył do włączenia tej zasady do konstytucji narodowej. Wyobrażał sobie nowoczesne, pluralistyczne i integrujące społeczeństwo, w którym każda osoba i każda wspólnota mogłaby żyć w wolności, pokoju i bezpieczeństwie, z poszanowaniem przyrodzonej godności i równości praw wszystkich. Przyszłość tej młodej demokracji i dobry stan jej życia politycznego są zasadniczo związane z wiernością wobec tej fundamentalnej wizji. Tylko poprzez szczery dialog i poszanowanie słusznej różnorodności naród może bowiem pogodzić podziały, przezwyciężyć perspektywy jednostronne i uznać prawdziwość rozbieżnych poglądów. Ponieważ prawdziwy dialog patrzy w przyszłość, to buduje on jedność w służbie dobru wspólnemu i zwraca uwagę na potrzeby wszystkich obywateli, zwłaszcza ubogich, pokrzywdzonych i tych, którzy nie mają głosu.

W minionych miesiącach duch ofiarności i solidarności, będący cechą charakterystyczną społeczeństwa Bangladeszu, dostrzeżono bardzo wyraźnie w jego zapale humanitarnym na rzecz tłumnie przybywających uchodźców ze Stanu Rakhine, zapewniając im tymczasowe schronienie i podstawowe potrzeby życiowe. Osiągnięto to przy niemałych poświęceniach. Dokonano tego również na oczach całego świata. Nikt z nas nie może nie zdawać sobie sprawy z powagi sytuacji, niezbędnych ogromnych kosztów ludzkiego cierpienia i złych warunków życia wielu naszych braci i sióstr, z których większość to kobiety i dzieci, stłoczeni w obozach dla uchodźców. Trzeba, aby wspólnota międzynarodowa podjęła zdecydowane kroki w odniesieniu do tego poważnego kryzysu, nie tylko pracując na rzecz rozwiązania problemów politycznych, które doprowadziły do ​​masowego przesiedlenia ludności, ale również zapewniając natychmiastową pomoc materialną dla Bangladeszu w jego wysiłkach zmierzających do skutecznego reagowania na pilne potrzeby humanitarne.

Pomimo, że moja wizyta skierowana jest przede wszystkim do wspólnoty katolickiej Bangladeszu, to szczególnym wydarzeniem będzie moje jutrzejsze spotkanie w Ramna z przywódcami ekumenicznymi i międzyreligijnymi. Razem będziemy się modlili o pokój i stanowczo potwierdzimy nasze zaangażowanie w działania na rzecz pokoju. Bangladesz jest znany ze zgody, która tradycyjnie istniała między wyznawcami różnych religii. Ta atmosfera wzajemnego szacunku i rosnący klimat dialogu międzyreligijnego pozwalają wierzącym swobodnie wyrażać swoje najgłębsze przekonania na temat znaczenia i celu życia. Mogą oni w ten sposób przyczyniać się do krzewienia wartości duchowych, będących pewnym fundamentem sprawiedliwego i pokojowego społeczeństwa. W świecie, w którym religia jest często - skandalicznie - źle wykorzystywana do podżegania podziałów, tego rodzaju świadectwo jej mocy pojednania i jednoczenia jest wyjątkowo konieczne. Okazało się to w sposób szczególnie wymowny we wspólnej reakcji oburzenia, która nastąpiła po brutalnym zeszłorocznym ataku terrorystycznym tutaj, w Dhace, oraz w jasnym orędziu przesłanym przez władze religijne kraju, że nigdy nie można powoływać się na najświętsze imię Boga, aby usprawiedliwiać nienawiść i przemoc wobec innych ludzi, naszych bliźnich.

Katolicy Bangladeszu, choć stosunkowo nieliczni, dążą do odegrania konstruktywnej roli w rozwoju narodu, szczególnie poprzez swoje szkoły, kliniki i przychodnie. Kościół docenia wolność, jaką cieszy się cały naród, aby praktykować swą wiarę i pełnić swoje dzieła charytatywne, w tym oferowanie młodzieży, będącej przyszłością społeczeństwa, wysokiej jakości edukacji i ćwiczenie się w zdrowych wartościach etycznych i humanitarnych. Kościół stara się w swoich szkołach promować kulturę spotkania, dzięki której uczniowie będą mogli podjąć swoje obowiązki w życiu społecznym. Ogromna większość uczniów i wielu nauczycieli w tych szkołach nie jest bowiem chrześcijanami, ale wywodzi się z innych tradycji religijnych. Jestem pewien, że zgodnie z literą i duchem konstytucji państwowej wspólnota katolicka nadal będzie cieszyć się wolnością prowadzenia tych dobrych dzieł, jako wyraz swego zaangażowania na rzecz dobra wspólnego.

Panie Prezydencie, drodzy przyjaciele,

Dziękuję wam za uwagę i zapewniam was o moich modlitwach, abyście w swoich szlachetnych obowiązkach zawsze byli natchnieni wzniosłymi ideałami sprawiedliwości i służby dla waszych współobywateli. Chętnie przyzywam dla was i dla wszystkich mieszkańców Bangladeszu Bożego błogosławieństwa zgody i pokoju.

[01796-PL.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua araba

فخامة رئيس الجمهورية،

السلطات المحترمة،

صاحب النيافة، والإخوة في الأسقفية الأعزاء،

السادة أعضاء السلك الدبلوماسي المحترمين،

سيداتي وسادتي،

في بدء حضوري في بنغلاديش، أودّ أن أشكركم فخامة الرئيس على دعوتكم اللطيفة إلى زيارة هذا البلد وعلى كلمات الترحيب الودّية. إني هنا، على خطى اثنين من أسلافي، البابا بولس السادس والبابا يوحنا بولس الثاني، أصلّي مع إخوتي وأخواتي الكاثوليك وأقدّم لهم رسالة محبّة وتشجيع. إن البنغلاديش هو دولة حديثة، ولكنه قد حظيَّ دومًا بمكانة خاصّة في قلوب الباباوات، الذين أعربوا منذ البدء عن تضامنهم مع شعبه، سعيا لمرافقته في التغلّب على الصعوبات الأوّلية، ودعموه في المهمّة الصعبة المتمثّلة في بناء البلد والتنمية. أشكركم على الفرصة التي أتيحت لي لمخاطبة هذا الجمهور، الذي يجمع رجالا ونساء لهم مسؤوليّات خاصّة في تحضير مستقبل مجتمع البنغلاديش.

لقد تمّ تذكيري، أثناء رحلتي إلى هنا، أن البنغلاديش –"البنغال الذهبي"- هو بلد تحيطه شبكة نهريّة واسعة وممرّات مائية، كبيرة وصغيرة. إن هذا الجمال الطبيعي، أظنّ، هو رمز هويتكم الخاصّة كشعب. البنغلاديش هو بلد يسعى جاهدًا للوصول إلى وحدة اللغة والثقافة ضمن احترام مختلف التقاليد والجماعات، التي على غرار الكثير من التيارات، تدفق من تيار حياة البلد السياسية والاجتماعية الكبير ثم تعود إليه لتغنيه.

لا يمكن لأيّ جماعة أو بلد أو دولة، في عالم اليوم، أن تستمرّ بالعيش أو التقدّم وهي في عزلة. كأعضاء الأسرة البشرية الوحيدة، إننا بحاجة بعضنا لبعض، ونعتمد بعضنا على بعض. لقد فهم الرئيس الشيخ موجيبور رحمان هذا المبدأ وحاول إدراجه في الدستور الوطني. وتصوّر مجتمعًا عصريًّا، متعدّدا وشاملا، يمكن لكلّ شخص ولكلّ جماعة العيش فيه بحرّية وسلام وأمان، مع احترام للكرامة الطبيعية والمساواة في حقوق الجميع. إن مستقبل هذه الديمقراطية الحديثة وصحّة حياتها السياسية، يرتبطان جوهريًّا بالأمانة لهذه الرؤية الأساسية. في الواقع، إن باستطاعة الشعب أن يوفّق بين الانقسامات، ويتخطّى وجهات النظر الأحاديّة، ويعترف بصحّة الآراء المتباينة، فقط عبر حوارٍ جدّي واحترام التنوع المشروع. لأن الحوار الحقيقي ينظر إلى المستقبل، ويبني الوحدة في خدمة الصالح العام، ويتنبّه لحاجات جميع المواطنين، ولا سيما الفقراء، والمحرومين، والذين لا صوت لهم.

إن روح الكرم والتضامن -وهي سمات تميّز مجتمع البغلاديش- قد لوحظ في الأشهر الأخيرة بشكل واضح في اندفاعه الانسانيّ لصالح اللاجئين المتدفّقين بأعدادٍ هائلة من ولاية راخين، عبر تأمين ملجأ مؤقّت لهم، كما والحاجات الأساسيّة للحياة. وقد تمّ التوصّل إلى هذه النتيجة عبر تضحيات كبيرة. وقد حدث هذا تحت نظر العالم بأسره. لا أحد منّا يتسطيع تجاهل خطورة الوضع، والتكلفة الهائلة من معاناة بشرية وسوء أحوال معيشيّة لكثير من الإخوة والأخوات، وأغلبهم هم من النساء والأطفال، المكدّسين في مخيّمات المُهجّرين. من الضروريّ أن يقوم المجتمع الدولي بتفعيل تدابير حاسمة إزاء هذه الأزمة الخطيرة، ليس فقط عبر العمل على إيجاد حلّ للمسائل السياسيّة التي أدّت إلى نزوح جماعيّ للأشخاص، إنما أيضًا عبر تقديم مساعدة مادّية فورّية للبنغلاديش في جهوده الرامية إلى الاستجابة بفعالية للاحتياجات الإنسانيّة العاجلة.

وبالرغم من أن زيارتي تتوجّه في المقام الأوّل إلى الطائفة الكاثوليكيّة في البنغلاديش، فسوف يكون لقائي غدًا في رامنا مع المسؤولين المسكونيّين والمسؤولين عن الحوار بين الأديان. سوف نصلّي معًا للسلام ونؤكّد التزامنا بالعمل من أجل السلام. فالبنغلاديش معروف بالانسجام الذي كان قائمًا تقليديًّا بين أتباع الديانات المختلفة. هذا الجو من الاحترام المتبادل وهذا المناخ المتزايد من الحوار بين الأديان، يسمحان للمؤمنين بالتعبير بحرّية عن قناعاتهم العميقة حول معنى الحياة وغايتها. ويمكنهم هكذا أن يساهموا في تعزيز القيم الروحية التي هي الأساس الأكيد لمجتمع عادل ومسالم. وكم هو ضروريّ هذا النوع من الشهادة لقوّة المصالحة والوحدة فيه، في عالمٍ غالبًا ما يُستَخدَم فيه الدين -وهذا شنيع- بشكل سيء بهدف إثارة الانقسامات. وقد ظهر هذا بشكل بليغ للغاية في الاستياء المشترك الذي تبع الهجوم الارهابيّ العام الفائت هنا في داكا، وفي الرسالة الواضحة التي أرسلتها السلطات الدينية في البلد بأنه لا يمكن التذرّع باسم الله لتبرير الكراهية والعنف ضدّ أيّ كائنات بشريّة، أشباهنا.

إن مسيحيّي بنغلاديش، وبالرغم من أنّهم قليلي العدد نسبيًّا، يحاولون أن يلعبوا دورًا بناءً في تنمية الوطن، لا سيما عبر مدارسهم، وعياداتهم ومستوصفاتهم. الكنيسة تقدّر حرّية ممارسة العقيدة الشخصيّة، التي تتمتّع بها البلاد بأسرها، والقيام بالأعمال الخيريّة الخاصة، ومن بينها تقديم تنشئة جيّدة وممارسة قيم أخلاقية وإنسانية سليمة، للشبيبة الذين يمثّلون مستقبل المجتمع. الكنيسة تحاول، في مدارسها أن تعزّز ثقافة اللقاء التي تجعل التلاميذ قادرين على تحمّل مسؤوليّاتهم الخاصة في حياة المجتمع. في الواقع، إن الغالبية العظمى من الطلاب وكثير من المعلّمين في هذه المدارس ليسوا مسيحيّين، إنما يأتون من تقاليد دينيّة أخرى. إني أكيد أن المجتمع الكاثوليكي، وفقًا لنصّ وروح الدستور الوطني، سوف يستمرّ بالتمتّع بحرّية جعل هذه الأعمال الصالحة تتقدّم كتعبير عن التزامها بالعمل من أجل الصالح العام.

فخامة الرئيس، أيها الأصدقاء الأعزاء،

إني أشكركم على انتباهكم وأؤكّد لكم صلاتي، كيما تستلهموا، في مسؤولياتكم النبيلة، من المثل العليا للعدالة والخدمة تجاه مواطنيكم. وإني ألتمس بكلّ طيبة خاطر عليكم وعلى شعب بنغلاديش بأسره البركات الإلهية من انسجام وسلام.

[01796-AR.01] [Testo originale: Italiano]

[B0846-XX.02]