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Conferenza Stampa di presentazione della Fondazione Pontificia “Gravissimum educationis” e del documento “Educare all’umanesimo solidale. Per costruire una civiltà dell’amore”, 22.09.2017


Intervento dell’Em.mo Card. Giuseppe Versaldi

Intervento di S.E. Mons. Angelo Vincenzo Zani

Intervento del Prof. Mons. Guy-Réal Thivierge

Alle ore 11 di questa mattina, presso la Sala Stampa della Santa Sede, si tiene la conferenza stampa di presentazione della Fondazione Pontificia Gravissimum educationis, costituita con Chirografo del Santo Padre Francesco del 28 ottobre 2015, e del documento “Educare all’umanesimo solidale. Per costruire una civiltà dell’amore a 50 anni dalla “Populorum progressio” contenente le linee principali dell’educazione all’umanesimo solidale.

Il Documento sarà in seguito inviato a tutte le Conferenze Episcopali affinché lo facciano giungere alle 215.000 scuole cattoliche e alle 1.760 università cattoliche nei vari Continenti.

Intervengono alla conferenza stampa l’Em.mo Card. Giuseppe Versaldi, Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica; S.E. Mons. Angelo Vincenzo Zani, Segretario del medesimo Dicastero e il Prof. Mons. Guy-Réal Thivierge, Segretario Generale della Fondazione Gravissimum educationis.

Il Documento sarà disponibile online sul sito della fondazione: www.fondazionege.org

Riportiamo di seguito gli interventi dei conferenzieri:

Intervento dell’Em.mo Card. Giuseppe Versaldi

Sono lieto di presentare il documento “Educare all’umanesimo solidale. Per costruire una “civiltà dell’amore” a 50 anni dalla Populorum progressio”. Il titolo presenta già il contenuto mentre il sottotitolo lo incornicia storicamente. Questo documento, infatti, si colloca tra due anniversari molto importanti per il Magistero. Uno risale al 2015 ed è il 50° anniversario della Dichiarazione conciliare sull’educazione cristiana Gravissimum educationis. L’altro è il 50° anniversario della Populorum progressio. L’enciclica di Paolo VI sullo sviluppo integrale dei popoli ha segnato uno spartiacque decisivo nella storia della questione sociale, offrendo un nuovo modello etico che fosse in grado di abbracciare – con uno sguardo più largo – tutti i continenti nell’ottica di una sempre crescente interdipendenza planetaria.

L’importanza della Populorum progressio è stata oggetto nell’ultimo anno di alcuni convegni di studio che – senza dubbio – hanno avuto il merito di rileggere le sue parole profetiche e di dare risalto alla sua attualità in un contesto tanto frammentato quanto foriero di future incertezze. Tra questi incontri internazionali merita di essere ricordato il Convegno promosso dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Integrale ai cui delegati il Santo Padre si è rivolto invitando a trovare “modelli praticabili di integrazione sociale” scaturiti da un proficuo incontro tra “la dimensione individuale e quella comunitaria.”

In relazione all’anniversario della Gravissimum educationis, la Congregazione per l’Educazione Cattolica ha organizzato nel novembre 2015 il Congresso Mondiale “Educare oggi e domani. Una passione che si rinnova”, a cui hanno partecipato circa 3.000 delegati da tutto il mondo. Per quanto riguarda l’anniversario della Populorum progressio, il Dicastero ha organizzato a Brescia, città di Paolo VI, nello scorso mese di marzo – in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore, l’Istituto Sophia di Loppiano, l’Accademia Santa Giulia, l’Istituto Paolo VI di Concesio e altre istituzioni culturali – un congresso internazionale proprio al fine di approfondire lo “spirito educativo” dell’enciclica alla presenza di eminenti relatori internazionali.

Queste ricorrenze hanno fatto nascere l’idea di focalizzare l’attenzione sul messaggio di Paolo VI attraverso la lente dell’educazione con la realizzazione di un documento orientativo. Per la sua preparazione si è formato un gruppo di lavoro ad hoc che si è dedicato alla definizione del documento in 7 punti, partendo dal richiamo presente nell’enciclica secondo cui “lo sviluppo integrale dei popoli non può aver luogo senza lo sviluppo solidale dell’umanità” (43). A tale progresso contribuisce in maniera essenziale l’educazione. Oggigiorno il campo educativo, infatti, presenta – secondo le Organizzazioni Internazionali – dati molto allarmanti.

Il Rapporto annuale Unicef del 2016 sull’infanzia segnala che entro il 2030, senza interventi adeguati, 69 milioni di bambini con meno di 5 anni moriranno per cause prevedibili. Tra 15 anni, oltre 60 milioni di bambini in età scolare saranno esclusi dall’istruzione primaria. La metà di queste cifre sono localizzate nell’Africa Sub-Sahariana. Le cause che interrompono l’istruzione e che uccidono sono: le emergenze umanitarie e la povertà. Ci sono 17 milioni di bambini rifugiati, sfollati o che di fatto si ritrovano all’interno delle popolazioni a rischio e questo riguarda soprattutto le bambine.

Guerre e crisi umanitarie (molte delle quali dimenticate) causano enormi flussi di rifugiati che fuggono oltre i confini dei loro paesi, ma anche un grande numero di sfollati ai quali, peraltro, non viene dato lo stesso peso. Soffermandosi su quest’ultima espressione del fenomeno, occorre ricordare che conflitti e violenze, uniti ai sempre più numerosi disastri naturali, hanno costretto più di 31 milioni di persone a lasciare le loro abitazioni per stabilirsi in altre zone relativamente più sicure all’interno dei loro paesi nell’ultimo anno: l’equivalente di una persona ogni secondo. Il Consiglio norvegese dei rifugiati ricorda che l’instabilità politica, solo nell’Africa centrale ha causato nel 2016, 922 mila nuovi sfollati interni. Soltanto nella Repubblica Democratica del Congo attualmente sono 3,7 milioni coloro che hanno dovuto lasciare le loro case e di questi oltre un milione sono nuovi sfollati nei primi mesi del 2017.

È chiaramente dimostrato che ciò che accade in una parte del mondo può influire su altre, e che nessuno può a priori sentirsi al sicuro in un mondo nel quale esiste sofferenza o miseria. In tal senso la Populorum progressio può essere considerata il documento programmatico della missione della Chiesa nell’era della globalizzazione. La sapienza che promana dai suoi insegnamenti guida ancora oggi il pensiero e l’azione di quanti vogliano costruire la civiltà dell’umanesimo planetario.

Partendo da questo assunto, la Congregazione per l’Educazione Cattolica ha voluto analizzare aspetti non secondari della Populorum progressio che nel corso degli anni non erano stati considerati a fondo. Questo ha permesso una rilettura organica secondo una visione educativa, che si contraddistingue, in primo luogo, come una testimonianza viva – coraggiosa e perseverante – in contesti a volte molto difficili, dove il messaggio evangelico si trova a convivere con forme sempre più marcate di secolarismo, relativismo e fondamentalismo.

Analizzando gli scenari attuali, il Documento – che viene presentato – sottolinea quanto sia urgente e necessario umanizzare l’educazione, favorendo una cultura dell’incontro e del dialogo. Questo è possibile, in primo luogo, globalizzando la speranza guidati dal messaggio di salvezza e d’amore della rivelazione cristiana. La solidarietà e la fratellanza scaturite da questa trasformazione personale e sociale saranno la base per un processo inclusivo in grado di influire sugli stili di vita e sui paradigmi economici e ambientali.

A questo sforzo condiviso possono contribuire in modo attivo le scuole e le università cattoliche presenti in tutto il mondo attraverso un’offerta formativa che sia capace di integrare scienza e coscienza. Le scuole cattoliche nel mondo sono oltre 216.000 con una popolazione studentesca che supera i 60.000.000 di alunni di ogni fede e appartenenza etnica.

Dal punto di vista numerico l’Africa apre le fila con una presenza di oltre 24.000.000 di allievi, fanno seguito le Americhe con circa 12.000.000, l’Asia con oltre 13.000.000, l’Europa con circa 8.600.000 e l’Oceania con 1.200.000. Nonostante vi siano dei cali in alcuni paesi occidentali, in questi ultimi anni vi è una costante crescita di iscrizioni a livello mondiale. A questo immenso patrimonio di esperienze educative si aggiungono le circa 1.800 università cattoliche e le circa 500 facoltà ecclesiastiche, alcune delle quali vantano una storia secolare e altre sono di recente istituzione.

Pertanto, è certamente auspicabile – come già sottolineava la Populorum progressio (50) – una più integrata rete di cooperazione al fine di “far convergere le iniziative educative e di ricerca verso i fini dell’umanesimo solidale”. In questo modo, le università e le scuole cattoliche saranno in grado di rispondere meglio alle emergenze e alle sfide con programmi concertati e ricerche condivise. Gli orientamenti presenti in questo documento possono essere un aiuto a far crescere la cooperazione educativa.

L’intervento – ora – di S.E. Mons. Angelo Vincenzo Zani, Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, ci condurrà dentro i contenuti del documento, mentre – successivamente – Mons. Guy-Réal Thivierge presenterà l’iniziativa della Fondazione Pontificia “Gravissimum educationis”. Il Santo Padre ha, infatti, accolto la nostra richiesta erigendola con il Chirografo del 25 ottobre 2015. Da allora la Fondazione si è occupata della sua strutturazione e dell’avvio dei primi progetti internazionali. Essa vuole essere uno strumento a sostegno della formazione integrale della persona e della fraterna convivenza tra i popoli.

[01371-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Intervento di S.E. Mons. Angelo Vincenzo Zani

Finalità, contenuti e quadro di riferimento del documento
Il documento della Congregazione “Educare all’umanesimo integrale” è rivolto a tutte le persone che sono impegnate a vario titolo nel campo della formazione, dalla scuola all’università, e anche al di là delle istituzioni formali. Per questo esso abbraccia i principi fondamentali dell’educazione.

I contenuti che propone, con un linguaggio semplice e diretto, fanno riferimento a tre fonti principali: alla Dichiarazione del Concilio Vaticano II Gravissimum educationis, all’enciclica Populorum progressio di Paolo VI e al magistero di Papa Francesco, in particolare all’intervento da lui tenuto alla conclusione del Congresso mondiale del 2015 e all’enciclica Laudato sì’. Tra il 2015 e il 2017 sono stati celebrati i cinquant’anni dei primi due documenti, e in altrettanti convegni sono stati riletti i loro contenuti. E’ proprio in questi documenti del magistero ecclesiale che riscontriamo un concetto di educazione aperto e dinamico, capace di guardare oltre le aule scolastiche e universitarie e di misurarsi con le grandi questioni che caratterizzano la cultura e la società di oggi.

Ricordo i passaggi principali di questi pronunciamenti che costituiscono la chiave di lettura del nostro documento.

Anzitutto la Gravissimum educationis afferma che la Chiesa si unisce allo sforzo immane che tanti paesi stanno affrontando per promuovere sempre di più l’attività educativa, moltiplicando scuole e istituzioni formative e perfezionando i metodi educativi e didattici. Con questo impegno, essa vuole proporre un’idea di educazione che risponda al diritto fondamentale di ogni persona al di là delle differenze di età, sesso, cultura, religione e tradizione del proprio paese, ma che sia allo stesso tempo “aperta a una fraterna convivenza con gli altri popoli al fine di favorire la vera unità e la pace sulla terra” (n.1).

Nel compiere questo grande sforzo, la Chiesa vuole offrire un’educazione che sia fondata su un’antropologia ispirata ai valori evangelici con i quali promuovere la conformazione cristiana del mondo, assumendo i valori naturali nella considerazione completa dell’uomo redento da Cristo, così da giovare al bene di tutta la società (cf. n.2).

Nella scia tracciata dal Concilio si inserisce pienamente l’enciclica Populorum progressio, la quale invita a costruire la civiltà dell’“umanesimo plenario”, offrendo “modelli praticabili di integrazione sociale”, scaturiti dal proficuo incontro tra “la dimensione individuale e quella comunitaria”. In questa prospettiva, l’educazione è rivolta ad ogni uomo e a tutto l’uomo, cioè comprende tutte le sue dimensioni, intese in senso integrale e integrato, per accompagnare l’umanità in tutti i suoi processi (educazione iniziale, permanente o continua, educazione sociale…).

Riprendendo il messaggio della Populorum progressio, Papa Francesco, nella Laudato sì’, oltre a sottolineare l’importanza di vivere e testimoniare i valori dell’umanesimo solidale, afferma che occorre compiere ogni sforzo per rendere possibile il processo di umanizzazione, presentando modelli di pensiero che influiscano realmente sui comportamenti. “L’educazione – afferma Bergoglio – sarà inefficace e i suoi sforzi saranno sterili se non si preoccupa anche di diffondere un nuovo modello riguardo all’essere umano, alla vita, alla società e alla relazione con la natura” (n.215).

La Dichiarazione conciliare Gravissimum educationis e le due encicliche di Paolo VI e Papa Francesco sono la fonte ispiratrice del nostro documento, costruito su sette brevi capitoli, tra loro strettamente connessi, così da poter ispirare e orientare, nelle loro linee generali, i progetti formativi delle scuole e delle università cattoliche nel contesto sociale e culturale attuale. Le linee-guida proposte sono finalizzate a sostenere il lavoro dei formatori dinanzi alle sfide di oggi e di domani, in particolare: la sfida dell’identità e della cultura relativistica, la sfida del dialogo in un contesto sociale multireligioso e multiculturale, la sfida delle disuguaglianze economiche e occupazionali, delle emergenze umanitarie e delle marginalità, la sfida ecologica.

Considerando questo quadro dell’umanità di oggi, si nota un grande paradosso; mentre l’uomo contemporaneo ha raggiunto traguardi importanti nella conoscenza della natura, nel campo della scienza e della tecnica, allo stesso tempo egli è carente nella capacità di progettare una convivenza adeguata ad una vita accettabile e dignitosa. In questo contesto, la questione sociale oggi si presenta sempre di più come una questione antropologica – come ha denunciato Benedetto XVI nella Caritas in veritate – e questa chiama in causa una funzione educativa non più rinviabile.

Dei contenuti proposti dal documento del Dicastero, vorrei soffermarmi in particolare su tre proposte principali.

a. Umanizzare l’educazione
Una delle indicazioni suggerite sviluppa l’aspetto fondamentale della questione antropologica, riprendendo gli insegnamenti del Concilio, di Paolo VI e dei suoi successori, in cui si afferma che l’educazione deve essere al servizio di un nuovo umanesimo, per promuovere tutto l’uomo e gli scopi più alti dell’umanità. “Umanizzare l’educazione”, come ribadisce spesso Papa Francesco, significa mettere la persona al centro dell’educazione, in un quadro di relazioni che costituiscono una comunità viva, interdipendente, legata ad un destino comune e, in questo modo, qualifica l’umanesimo solidale.

Esso richiede la necessità di aggiornare il patto educativo fra le generazioni, partendo dalla famiglia per arrivare all’intero corpo sociale. Inoltre, umanizzare l’educazione significa occuparsi dei risultati del servizio formativo considerando il quadro complessivo delle attitudini personali, morali e sociali di tutti i soggetti che partecipano al processo educativo: docenti, studenti, istituzioni del territorio, luoghi e spazi di incontro, per un’educazione che non sia selettiva, ma aperta alla solidarietà e alla condivisione (formazione dei formatori).

b. Cultura del dialogo
Un’altra linea-guida particolarmente attuale nella cultura del XXI secolo, in una società in cui convivono cittadini di tradizioni, culture e religioni differenti, è quella di promuovere un’educazione basata sulla formazione alla cultura del dialogo richiamata costantemente da Papa Francesco (dalla cultura dello scarto alla cultura del dialogo).

L’autentico dialogo avviene in un quadro etico di requisiti e atteggiamenti formativi e di obiettivi sociali, in cui i pilastri fondamentali sono la libertà e l’uguaglianza non tanto e non solo come valori proclamati, ma con gesti che colleghino i principi etici annunciati con le scelte sociali e civili realmente compiute.

In questa “grammatica del dialogo” le religioni possono essere al servizio e non d’intralcio alla convivenza pubblica, a partire dai loro valori positivi di amore, speranza e salvezza che non possono essere ridotti alla sfera individuale, privata e riservata, ma vanno vissuti e testimoniati come valori etici positivi negli spazi pubblici e di fronte alle leggi giuridiche dello Stato, come anima di una cittadinanza attiva e responsabile.

E’ proprio della natura dell’educazione la capacità di costruire le basi per un dialogo pacifico e permettere l’incontro tra le diversità per edificare il bene comune.

c. Per una vera inclusione
I progetti formativi dell’educazione all’umanesimo solidale mirano ad alcuni obiettivi fondamentali. Anzitutto, il suo scopo principale e prioritario non è la selezione delle classi dirigenti, ma l’inclusione, che consente ad ogni cittadino di sentirsi attivamente partecipe nella costruzione dell’umanesimo solidale, a partire da un quadro di istanze etiche e normative condivise. Preparare le classi dirigenti presuppone questo livello di base per tutti i soggetti della società. L’inclusione deve procedere fino a estendersi all’intera famiglia umana. Cosa significa questo?

Anzitutto, occorre che il processo inclusivo compiuto nel presente sia in grado di influire sugli stili di vita e sulla stessa esistenza dei cittadini delle future generazioni. Si tratta di costruire il bene comune che coinvolge non solo i contemporanei, che popolano la terra oggi, dovunque essi siano, ma anche i futuri cittadini del pianeta. Ciò esige un’educazione all’umanesimo solidale basato su un’etica intergenerazionale.

Questo significa che nelle scuole, e ancor più nelle università, è necessario fornire le competenze necessarie per effettuare le scelte decisive agli equilibri dei sistemi umano-sociali (come la democrazia), dei sistemi naturali e ambientali (vedi l’ecologia…), per garantire anche le esigenze delle generazioni future.

Ma una vera inclusione deve compiere anche l’ulteriore passo di entrare in un rapporto di solidarietà con le generazioni che ci hanno preceduto. Purtroppo l’affermazione del paradigma tecnocratico ha talvolta ridimensionato il sapere storico e umanistico (compromettendo il suo ricco patrimonio artistico e letterario). Una retta visione della storia e dello spirito con cui i nostri antenati hanno affrontato e superato le loro sfide, può aiutare grandemente l’uomo contemporaneo.

La terza missione dell’università, sulla quale oggi gli specialisti di studi accademici insistono, invita le istituzioni di studi superiori a sviluppare, oltre alla funzione di insegnare e di fare ricerca, anche la dimensione di apertura alla società e alle sue problematiche. Anche questo aspetto è un’espressione specifica del principio di inclusione applicato a livello istituzionale, che apre molte nuove prospettive alle specializzazioni accademiche, stimolate a misurarsi con i problemi e le prospettive di una società in continua evoluzione.

Il documento conclude riprendendo le ultime indicazioni della Gravissimum educationis. Per promuovere un umanesimo solidale, che sia incisivo dinanzi alle emergenze di oggi, le istituzioni non devono agire in modo dispersivo o isolato, ma promuovendo programmi concertati. E’ solo con la logica delle reti di cooperazione, a livello educativo, scolastico, accademico e della ricerca, che si possono attivare dinamiche inclusive e incidere sulle esigenze culturali e sociali del contesto attuale.

[01372-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Intervento del Prof. Mons. Guy-Réal Thivierge

La Fondazione pontificia Gravissimum Educationis nasce per incarnare la visione educativa promossa dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica.

La Fondazione è costituita in persona giuridica pubblica canonica e in persona giuridica civile nella Città del Vaticano. Essa ha sede presso la Congregazione per l’Educazione Cattolica.

Secondo lo Statuto, la Fondazione è gestita da un Consiglio di Amministrazione presieduto dal Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, affiancato da un Vicepresidente, il Segretario della Congregazione. Sono organi della Fondazione il Comitato scientifico, incaricato di proporre le attività da intraprendere e composta da esperti internazionali, e l’Assemblea dei sostenitori, costituita da quanti condividono le attività della Fondazione e le promuovono mettendo in campo risorse umane e materiali. L’ordinaria amministrazione è affidata alla Segreteria Generale. Coordinata da un Segretario Generale, vi fanno riferimento il Tesoriere, un Referente amministrativo, e i cosiddetti Ambasciatori, che promuovono la Fondazione nei diversi continenti. Il Collegio dei Revisori vigila sulla corretta gestione finanziaria.

Nella sua attività, la Fondazione pontificia Gravissimum Educationis si ispira all’Insegnamento della Chiesa e al carisma di Papa Francesco. Alcune parole chiave orientano la nostra attività: inclusione, dialogo, cooperazione, trascendenza – sono quelle contenute nel documento «Educare all’Umanesimo solidale», pubblicato dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica. Ma più concretamente, quale è la vocazione della Fondazione?

In una prospettiva globale, attenta alle situazioni più difficili, la Fondazione sostiene progetti innovativi e d’impatto, investe sulla qualità, promuove gli studi scientifici e favorisce la collaborazione in rete tra istituzioni educative. Essa non finanzia dunque opere di costruzione o iniziative individuali, ma investe sui settori che più di altri possono contribuire allo sviluppo di un contesto educativo: la ricerca e la formazione dei formatori.

- La ricerca può investire ambiti diversi ma deve essere immediatamente riconducibile a quello educativo. In particolare, la Fondazione è impegnata nella ricerca di nuovi modelli educativi e nella loro diffusione.

- La formazione dei formatori deve riguardare i cosiddetti “moltiplicatori”: in ambito universitario i rettori, gli amministratori, i professori e gli studenti; in ambito scolastico i coordinatori delle reti di scuole, i responsabili territoriali e i docenti. Tale metodo consente di diffondere capillarmente gli apprendimenti ma soprattutto lascia a ciascun formatore la libertà di incarnarli nel proprio territorio.

A tale proposito vorrei citare alcuni progetti già avviati:

· Ricerca e diffusione di un nuovo modello educativo
A Kikwit, nella Repubblica Democratica del Congo, sta sorgendo la «Maison De Paix» («Casa della Pace»), un Centro formativo polifunzionale e di promozione umana. Dal punto di vista della Fondazione, l’aspetto qualificante è costituito dal Comitato Scientifico che ha il compito di accompagnare lo sviluppo del progetto: da un lato, esso indicherà le strade da seguire per tradurre in azione concreta gli orientamenti educativi della Congregazione per l’Educazione Cattolica; dall’altro il Comitato sistematizzerà l’esperienza della «Maison De Paix», elaborando un modello che sia replicabile. La «Casa della Pace» sarà dunque un laboratorio in cui sperimentare un nuovo modello educativo.

· Democrazia, Educazione e Cristianesimo
Sul piano teorico e su quello delle sue manifestazioni storiche, la democrazia odierna è minacciata da sfide importanti: essa è afflitta dai populismi, dalle tendenze accentratrici del potere politico, dal ruolo delle élite politiche, dai movimenti antagonisti. Le teorie democratiche hanno spesso sottovalutato, ingiustamente, il contributo che il cristianesimo ha dato alla sua evoluzione. Oggi è importante non solo riscoprire la storia di quel contributo, ma recuperare il contenuto della sua concezione sociale e politica. Partendo da queste premesse, la Fondazione Gravissimum Educationis intende investire sull’educazione per formare alla cittadinanza democratica, attraverso seminari di studio e specifiche pubblicazioni, nonché percorsi formativi rivolti a coloro che hanno la responsabilità delle istituzioni educative. Il progetto è sviluppato in collaborazione con l’Académie Catholique de France e altri accademici incardinati presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, la Libera Università Maria Ss. Assunta (LUMSA) di Roma e l’Istituto Universitario Sophia di Loppiano. A questi, in occasione dei seminari, si aggiungeranno esperti internazionali.

· Inchiesta “I giovani e le scelte”
In vista del prossimo Sinodo che si terrà a Roma nell’ottobre 2018, la Congregazione per l’Educazione Cattolica sta realizzando, in collaborazione con la Fondazione Gravissimum Educationis, un’inchiesta che si propone di conoscere meglio le questioni relative alla gioventù di oggi. L’inchiesta intende inoltre fornire ai Padri sinodali delle rilevanze scientifiche, utili ad alimentare la discussione sui giovani e con i giovani. Le seguenti tematiche costituiscono gli assi portanti dello studio e scandiscono altrettante sezioni dell’inchiesta: l’identità, i valori e le relazioni, i rapporti con il mondo e le sue istituzioni. Tali direttrici sono attraversate da altrettante tematiche, che saranno considerate nello studio: il digitale (siti e servizi di rete sociale), la religione, la spiritualità e l’innovazione, che rivestono un ruolo rilevante nella vita dei giovani. I destinatari della ricerca - che dovranno rispondere personalmente ad un questionario somministrato online sotto la supervisione di un responsabile - sono i giovani di età compresa fra i 16 e i 29 anni. Di norma, essi sono impegnati negli ultimi anni della scuola secondaria, nei primi due cicli universitari, o nell’avvio della vita professionale. Il campione definito dal gruppo che coordina l’inchiesta è così composto: 30 università cattoliche, 30 scuole cattoliche, 10 istituzioni non cristiane e 10 istituzioni laiche.

· Osservatorio pedagogico (in preparazione)
La Fondazione è impegnata, insieme alla Congregazione per l’Educazione Cattolica, nella creazione di una struttura permanente (Osservatorio) che possa supportare l’attività della Congregazione e delle istituzioni educative cattoliche. L’obiettivo è quello di monitorare i cambiamenti internazionali che riguardano l’educazione e le sfide, in particolare quelle legate all’identità e alla missione e le migliori esperienze pedagogiche che si stanno realizzando nel mondo, con particolare attenzione a quelle che coniugano l’educazione con la cittadinanza attiva e la solidarietà.

[01373-IT.01] [Testo originale: Italiano]

[B0621-XX.01]