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L’Annuario Pontificio 2017 e l’«Annuarium Statisticum Ecclesiae» 2015, 06.04.2017


A cura dell'Ufficio Statistica della Segreteria di Stato

 

L’Annuario Pontificio 2017 e l’Annuarium Statisticum Ecclesiae 2015, la cui redazione è stata curata dall’Ufficio Centrale di Statistica della Chiesa, sono in questi giorni in distribuzione nelle librerie.

Il lavoro di stampa di entrambi i volumi è stato curato dalla Tipografia Vaticana.

Dalla lettura dei dati riportati nell’Annuario Pontificio si possono desumere alcune novità relative alla vita della Chiesa cattolica nel mondo, a partire dal 2016.

Durante tale periodo sono state erette 4 nuove sedi Vescovili, 1 Eparchia, 2 Esarcati Apostolici, 1 Ordinariato ed è stato elevato un Esarcato Apostolico a Eparchia.

I dati statistici dell’Annuarium Statisticum, riferiti all’anno 2015 forniscono un quadro di sintesi dei principali andamenti che interessano l’evolversi della Chiesa Cattolica nel mondo.

Nel seguito si descrivono i trend evolutivi, nel quinquennio appena trascorso, sia dei cattolici battezzati sia chierici, religiosi professi non sacerdoti e religiose professe e del numero delle vocazioni sacerdotali. Al fine di cogliere al meglio la genuina granularità dei dati, le informazioni vengono fornite a livello globale come pure per singola area geografica. Con l’obiettivo viceversa di filtrare per gli effetti attribuibili esclusivamente alle dinamiche demografiche, le serie storiche vengono rapportate al numero degli abitanti sul territorio. Nella presente nota, i dati del 2015, oltre ad essere sistematicamente confrontati con quelli relativi all’anno precedente, vengono raffrontati anche con quelli del quinquennio che ha avuto inizio dal 2010, con l’obiettivo di estrapolare le dinamiche evolutive prevalenti nel medio periodo. L’arco di tempo considerato copre complessivamente gli ultimi due anni del Pontificato di Papa Benedetto e i primi tre anni dell’attuale Pontificato di Papa Francesco, con importanti indicazioni circa la Chiesa cattolica nel nuovo Millennio.

Il numero di cattolici battezzati è venuto accrescendosi a livello planetario, passando da 1.272 milioni nel 2014 a 1.285 milioni nel 2015, con un incremento relativo dell’1%. Questo ammonta al 17,7% della popolazione totale. Se si adotta una prospettiva di medio periodo, ad esempio con riferimento al 2010, si constata una crescita più robusta, pari al 7,4%. La dinamica di tale incremento risulta diversa da continente a continente: mentre, infatti, in Africa si registra un aumento del 19,4%, essendo il numero dei cattolici passato, nello stesso periodo, da 186 a 222 milioni, in Europa invece si manifesta una situazione di stabilità (nel 2015 i cattolici ammontano a quasi 286 milioni e sono poco più di 800 mila rispetto al 2010 e 1,3 milioni in meno rispetto al 2014). Tale stasi è da imputare alla ben nota situazione demografica, la cui popolazione è in lieve aumento e anzi è prevista in netto declino per i prossimi anni. Situazioni intermedie tra le due sopra descritte sono quelle registrate in America ed in Asia, dove la crescita dei cattolici è certamente importante (rispettivamente, +6,7% e +9,1%), ma del tutto in linea con lo sviluppo demografico di questi due continenti. Stazionarietà, su valori assoluti ovviamente inferiori, anche per quanto riguarda l’Oceania.

Poiché tali andamenti sono correlati con quelli demografici, un’informazione migliore può essere ricavata dal rapporto tra i cattolici battezzati e il numero degli abitanti. In Africa, ad esempio, la tendenza alla crescita risulta costante, mentre più contenuta si mostra in Asia e in Oceania. Si può anche sottolineare che nei vari continenti il numero relativo di cattolici varia fra dimensioni profondamente differenti: si va, per l’anno più recente, dai 3,2 cattolici ogni 100 abitanti dell’Asia, ai 63,7 dell’America. Tale numero relativo di cattolici è di 19,4 in Africa, di 26,4 in Oceania e di 39,9 in Europa.

Risulta anche confermato l’accresciuto peso del continente africano, i cui fedeli battezzati salgono dal 15,5% al 17,3% di quelli mondiali, e del netto calo, invece, di quello europeo, per il quale l’incidenza scende dal 23,8% del 2010 al 22,2% del 2015; l’America invece rimane il continente cui appartiene quasi il 49% dei cattolici battezzati. L’incidenza del continente asiatico si mantiene attorno all’11% dei cattolici del pianeta nel 2015. Stabile rimane il peso dei cattolici in Oceania, anche se con una consistenza che non raggiunge lo 0,8% della popolazione cattolica mondiale.

Approfondendo il dettaglio territoriale per singolo Paese e osservando i dati relativi al 2015, si rileva che il Brasile, nell’insieme dei dieci Paesi al mondo con maggiore consistenza di cattolici battezzati, si posiziona al primo posto (con 172,2 milioni o con il 26,4% del totale dei cattolici dell’intero continente americano). Il Brasile è seguito, in ordine, da Messico (110,9 milioni), Filippine (83,6 milioni), USA (72,3), Italia (58,0), Francia (48,3), Colombia (45,3), Spagna (43,3), Repubblica Democratica del Congo (43,2) e da Argentina (40,8). La consistenza totale dei cattolici, per i Paesi che occupano le prime dieci posizioni, ammonta a 717,9 milioni, cioè il 55,9% dei cattolici mondiali.

Le statistiche relative al 2015 indicano anche che il numero dei chierici nel mondo è pari a 466.215, con 5.304 vescovi, 415.656 sacerdoti e 45.255 diaconi permanenti.

Il numero di vescovi è aumentato nel corso del tempo, soddisfacendo alle esigenze di un accresciuto numero di fedeli e di un riequilibrio numerico e funzionale rispetto al corpo sacerdotale. Nell’ultimo quinquennio si è registrato un incremento del 3,9%. Tale movimento di crescita si riscontra in tutti i continenti, anche se la variazione si presenta più accentuata per il continente asiatico (+5,4%) e per l’Europa (4,2%) e al di sotto della tendenza generale per l’America (+3,7%) e per l’Africa (+2,3%). Si può altresì segnalare che il peso relativo di ciascun continente è rimasto, nel periodo, pressoché invariato e commisurato all’importanza relativa delle singole realtà continentali. In particolare nel 2015, l’America raccoglie il 37,4% di tutti i presuli, seguita dall’Europa (con il 31,6%), dall’Asia (con il 15,1%), dall’Africa (13,4%) e dall’Oceania (2,5%).

Il 2015 segna un calo del numero dei sacerdoti rispetto all’anno precedente, invertendo così il trend crescente che ha caratterizzato gli anni dal 2000 al 2014. La diminuzione tra il 2014 e il 2015 è di 136 unità ed interessa in particolare il continente europeo (-2.502 unità), dato che per i rimanenti continenti si registrano, da un anno all’altro, variazioni positive: +1.133 unità per Africa, +47 per America, +1.104 per Asia e +82 per Oceania. L’ammontare globale dei sacerdoti nel mondo nel 2015, rispetto a quello del 2010, ha subito un aumento di 0,83% (passando da 412.236 a 415.656 unità). Se Africa e Asia mostrano una dinamica sostenuta (rispettivamente, +17,4% e +13,3%) e l’America si mantiene pressoché stazionaria (+0,35%), Europa e l’Oceania registrano, invece, nello stesso periodo, i tassi di variazione decisamente negativi e pari, rispettivamente, al -5,8 e al -2,0 per cento. Se poi si guarda alla distinzione tra diocesani e religiosi, appare chiaro l’evolversi divergente delle due categorie di operatori sacerdotali. A fronte dei primi che, nel complesso, registrano un aumento dell’1,6%, passando così da 277.009 unità nel 2010 a 281.514 nel 2015, i secondi sono in costante flessione (-0,8% nel periodo sotto esame), attestandosi a poco più di 134 mila nel 2015. I sacerdoti religiosi oltre a risultare in linea con il dato aggregato, in calo in Europa ed Oceania, mostrano un significativo ripiegamento anche nel continente americano, dove contano poco più di 38 mila unità nel 2015, da oltre 40 mila nel 2010. Alla variazione numerica rispetto al 2010 si è accompagnata una evidente variazione strutturale all’interno dei continenti e dei sub-continenti. I rapporti di composizione istituiti tra la consistenza di tali aree e quella mondiale, mostrano, infatti, che l’Africa, l’America Centro-Continentale e quella del Sud e l’Asia Sud Orientale vedono aumentare dal 2010 al 2015 il loro peso, l’Asia Medio Orientale e l’Oceania rimangono praticamente stazionarie rispetto a questa caratteristica, infine l’America del Nord e l’Europa esibiscono un peso declinante. In particolare, se nel 2010 in Europa i sacerdoti rappresentavano il 46,1% del totale mondiale, scendono a poco più del 43% nel 2015 con un calo di tre punti percentuali. Prendendo in esame il rapporto tra il numero dei cattolici battezzati presenti nelle varie aree continentali e quello dei sacerdoti si rileva che, mentre nel 2010 a ciascun sacerdote si attribuivano mediamente 2.900 cattolici, nel 2015 tale quoziente sale a 3.091. Particolarmente critica è la situazione in America, dove il rapporto cattolici per sacerdote supera le 5.000 unità e si mantiene in espansione nel periodo considerato. Ma la presenza sacerdotale si indebolisce anche in Europa, pur vantando quest’ultima, con 1.595 cattolici per sacerdote, il rapporto più vantaggioso in termini assoluti. Migliora il carico pastorale dei sacerdoti in Asia (dai 2.269 cattolici per sacerdote a 2.185), mentre esso è stabile in Africa con un indice che si aggira attorno ai 5.000 cattolici per sacerdote.

La popolazione dei diaconi permanenti mostra una significativa dinamica evolutiva: aumentano, nel 2015, di 14,4% rispetto al dato di cinque anni prima, passando da 39.564 a 45.255 unità. Il numero dei diaconi migliora in tutti i continenti a ritmi significativi. In Oceania, dove non raggiungono ancora l’1% del totale, essi aumentano del 13,8%, attestandosi a 395 unità. Il dato migliora anche in aree dove la loro presenza è quantitativamente rilevante. In America ed in Europa, dove risiede circa il 98% della popolazione complessiva, i diaconi sono aumentati, nell’intervallo di tempo considerato, rispettivamente, del 16,2 e del 10,5 per cento.

L’azione pastorale dei chierici viene affiancata, anche, da altre figure di operatori pastorali, tra cui in particolare dai religiosi professi non sacerdoti e dalle religiose professe: all’analisi numerica di questi operatori si possono fare alcune importanti osservazioni.

Il gruppo dei religiosi professi non sacerdoti costituisce una compagine a livello planetario in contrazione: se ne annoveravano 54.665 unità nel 2010 e sono diventati 54.229 nel 2015. La flessione è da ascriversi, in ordine di importanza, al gruppo europeo, a quello americano e a quello oceanico, mentre in Africa questi operatori si sono incrementati e così come in Asia seppure in misura minore. Questi andamenti determinano anche una dislocazione numerica differente, nel corso del tempo, fra i vari continenti: l’Europa e l’America, al 2015, risultano essere sempre i continenti con il maggior numero di professi non sacerdoti (16.004 e 15.321, rispettivamente, su un totale mondiale di 54.229 unità), ma con una incidenza relativa minore di quella riscontrata all’inizio del periodo considerato.

Le religiose professe costituiscono una popolazione di una certa consistenza: nel 2015 superano del 61% il numero dei sacerdoti di tutto il pianeta e sono attualmente in netta diminuzione. A livello globale, esse passano da 721.935 unità, nel 2010, a 670.320 nel 2015, con una flessione relativa del 7,1%. Si rilevano profonde differenze di comportamento, analizzando gli andamenti temporali per le singole aree territoriali.

L’Africa è il continente con l’incremento maggiore delle religiose, che sono passate da 66.375 nel 2010 a 71.567 nel 2015, con un aumento relativo del 7,8% per l’intero periodo e un tasso di accrescimento medio annuo dell’1,6%. Segue l’area dell’Asia del Sud-Est, dove le religiose professe sono passate da 160.564 nel 2010 a 166.786 nel 2015, con un incremento pari al 3,9% nell’intero periodo ed un tasso di incremento medio annuo di 0,78%. Il sud e l’area centrale dell’America, fra l’inizio del periodo e la sua fine, mostrano un calo: si passa da 122.213 religiose nel 2010, a 112.051 nel 2015, con un decremento globale di 8,3% ed uno medio annuo di -1,7%. Infine, si annoverano tre aree continentali accomunate da una evidente contrazione: si tratta dell’America del Nord (-17,9% sull’intero periodo e il -3,6% come tasso di variazione medio annuo), dell’Europa (-13,4% e -2,7%) e dell’Oceania (-13,8% e -2,7%). Queste aeree risultano pertanto rilevanti sul dato mondiale.

Prosegue il calo che già da qualche anno caratterizza l’andamento delle vocazioni sacerdotali: nel 2015 i seminaristi maggiori sono pari a 116.843 unità, contro i 116.939 del 2014, i 118.251 del 2013, i 120.051 del 2012, i 120.616 del 2011 e i 118.990 del 2010. Il tasso di vocazione scende, a sua volta, da 99,5 seminaristi per milione di cattolici nel 2010 a 90,9 nel 2015. Una sommaria analisi disaggregata svolta a livello di subcontinenti evidenzia che i comportamenti locali sono profondamente differenziati fra loro, sicché l’esame dell’evoluzione mondiale della consistenza numerica delle vocazioni può risultare non esaustiva.

In Africa, ad esempio, il numero dei seminaristi maggiori nel quinquennio sotto esame è costantemente aumentato, realizzando nell’intero periodo un incremento del 7,7%. In tutte le partizioni dell’America si è assistito ad una continua diminuzione delle vocazioni che si è concretizzata in una variazione di -8,1%. Nel Medio Oriente, la diminuzione è stata accentuata fino al 2013 e il successivo andamento non mostra tendenze univoche; viceversa nell’Asia Sud Orientale, alla crescita iniziale terminata nel 2012 (+4,5% rispetto al 2010), ha fatto seguito una accentuata diminuzione che ha portato il numero dei seminaristi maggiori nel 2015 ad un livello inferiore di 1,6% a quello massimo del 2012.

In Europa dal 2010 al 2015, il numero dei seminaristi è diminuito del 9,7%. In Oceania, la consistenza più alta è stata registrata nel 2012; il successivo andamento è in continuo calo e il numero dei seminaristi nel 2015 risulta inferiore del 6,9% rispetto a quello del 2012. Dei 116.843 seminaristi di tutto il mondo, nel 2015, il continente che manifesta il maggior numero di seminaristi è l’Asia con 34.741 unità. Ad esso seguono l’America con 33.512 unità, l’Africa con 29.007, l’Europa con 18.579 ed infine l’Oceania con 1.004 seminaristi. Differente è se si tiene conto del numero di cattolici di ciascun continente. Infatti valutando l’intensità delle vocazioni sacerdotali col numero di seminaristi per un milione di cattolici, si ricava che le vocazioni sono più frequenti in Asia (245,7 seminaristi per un milione di cattolici) e in Africa (130,6). L’Europa e l’America con 65,0 e 53,6 seminaristi per milione di cattolici, rispettivamente, occupano le ultime posizioni. Come conseguenza di quanto sopra rilevato è evidente che il peso relativo dei vari continenti, per quanto riguarda i candidati al sacerdozio, è venuto a modificarsi nel corso del periodo di tempo osservato, in modo significativo, sicché ad esempio mentre l’Africa che nel 2010 pesava per il 22,6% è passata, nel 2015, al 24,8%, contestualmente l’Europa è discesa dal 17,3 al 15,9 per cento.

L’analisi di cui ai paragrafi precedenti suggerisce l’emergere di un quadro composito in cui, accanto al persistere di trend evolutivi ormai di lungo periodo, si avvicendano dinamiche relativamente più recenti e in fase di consolidamento, in alcuni casi non necessariamente nella direzione auspicata.

Tra le dinamiche già consolidate, si conferma l’andamento positivo del numero dei cattolici nel mondo, soprattutto nel continente africano, il cui peso relativo continua ad aumentare nel tempo. Con riferimento all’evoluzione dei vari operatori pastorali, in particolare nel periodo 2010-2015, si osserva una significativa crescita del numero di vescovi, dei diaconi permanenti, dei missionari laici e dei catechisti a fronte di una evidente contrazione dei religiosi professi non sacerdoti e delle religiose professe. Tra i chierici, in particolare, mentre continua a migliorare il numero complessivo di vescovi rispetto a quello dei cattolici, l’evoluzione dei sacerdoti sembrerebbe subire nel 2015 una battuta di arresto, con un calo attribuibile sostanzialmente a due aree geografiche: Europa e Nord America. All’interno della compagine sacerdotale, poi, le statistiche denunciano il persistere di andamenti divergenti tra sacerdoti religiosi e diocesani: alla rilevata flessione dei primi corrisponde infatti una moderata espansione degli altri.

Infine, il dato che merita particolare attenzione è quello relativo all’andamento delle vocazioni sacerdotali. Il numero dei seminaristi, infatti, dopo aver toccato un massimo nel 2011, subisce una graduale contrazione. Unica eccezione rimane l’Africa che non sembra per il momento toccata dalla crisi delle vocazioni e si conferma l’area geografica con le maggiori potenzialità.

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