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L’Udienza Generale, 08.02.2017


Catechesi del Santo Padre in lingua italiana

Sintesi della catechesi e saluti nelle diverse lingue

Appelli del Santo Padre

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 9.30 nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre Francesco ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana il Papa, continuando il nuovo ciclo di catechesi sul tema della speranza cristiana, ha incentrato la sua meditazione sul tema: La speranza fonte del conforto reciproco e della pace (cfr 1Ts 5,12-22).

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha indirizzato particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti. Quindi ha rivolto tre appelli: per la Beatificazione, avvenuta ieri, di Justo Takayama Ukon, fedele laico giapponese; per la Giornata di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, che ricorre oggi, e per la 25ª Giornata Mondiale del Malato che si celebra l’11 febbraio.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.

Catechesi del Santo Padre in lingua italiana

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Mercoledì scorso abbiamo visto che san Paolo, nella Prima Lettera ai Tessalonicesi, esorta a rimanere radicati nella speranza della risurrezione (cfr 5,4-11), con quella bella parola «saremo sempre con il Signore» (4,17). Nello stesso contesto, l’Apostolo mostra che la speranza cristiana non ha solo un respiro personale, individuale, ma comunitario, ecclesiale. Tutti noi speriamo; tutti noi abbiamo speranza, anche comunitariamente.

Per questo, lo sguardo viene subito allargato da Paolo a tutte le realtà che compongono la comunità cristiana, chiedendo loro di pregare le une per le altre e di sostenersi a vicenda. Aiutarci a vicenda. Ma non solo aiutarci nei bisogni, nei tanti bisogni della vita quotidiana, ma aiutarci nella speranza, sostenerci nella speranza. E non è un caso che cominci proprio facendo riferimento a coloro ai quali è affidata la responsabilità e la guida pastorale. Sono i primi ad essere chiamati ad alimentare la speranza, e questo non perché siano migliori degli altri, ma in forza di un ministero divino che va ben al di là delle loro forze. Per tale motivo, hanno quanto mai bisogno del rispetto, della comprensione e del supporto benevolo di tutti quanti.

L’attenzione poi viene posta sui fratelli che rischiano maggiormente di perdere la speranza, di cadere nella disperazione. Noi sempre abbiamo notizie di gente che cade nella disperazione e fa cose brutte… La disperazione li porta a tante cose brutte. Il riferimento è a chi è scoraggiato, a chi è debole, a chi si sente abbattuto dal peso della vita e delle proprie colpe e non riesce più a sollevarsi. In questi casi, la vicinanza e il calore di tutta la Chiesa devono farsi ancora più intensi e amorevoli, e devono assumere la forma squisita della compassione, che non è avere compatimento: la compassione è patire con l’altro, soffrire con l’altro, avvicinarmi a chi soffre; una parola, una carezza, ma che venga dal cuore; questa è la compassione. Per chi ha bisogno del conforto e della consolazione. Questo è quanto mai importante: la speranza cristiana non può fare a meno della carità genuina e concreta. Lo stesso Apostolo delle genti, nella Lettera ai Romani, afferma con il cuore in mano: «Noi, che siamo i forti che abbiamo la fede, la speranza, o non abbiamo tante difficoltà abbiamo il dovere di portare le infermità dei deboli, senza compiacere noi stessi» (15,1). Portare, portare le debolezze altrui. Questa testimonianza poi non rimane chiusa dentro i confini della comunità cristiana: risuona in tutto il suo vigore anche al di fuori, nel contesto sociale e civile, come appello a non creare muri ma ponti, a non ricambiare il male col male, a vincere il male con il bene, l’offesa con il perdonoil cristiano mai può dire: me la pagherai!, mai; questo non è un gesto cristiano; l’offesa si vince con il perdono –, a vivere in pace con tutti. Questa è la Chiesa! E questo è ciò che opera la speranza cristiana, quando assume i lineamenti forti e al tempo stesso teneri dell’amore. L’amore è forte e tenero. E’ bello.

Si comprende allora che non si impara a sperare da soli. Nessuno impara a sperare da solo. Non è possibile. La speranza, per alimentarsi, ha bisogno necessariamente di un “corpo”, nel quale le varie membra si sostengono e si ravvivano a vicenda. Questo allora vuol dire che, se speriamo, è perché tanti nostri fratelli e sorelle ci hanno insegnato a sperare e hanno tenuto viva la nostra speranza. E tra questi, si distinguono i piccoli, i poveri, i semplici, gli emarginati. Sì, perché non conosce la speranza chi si chiude nel proprio benessere: spera soltanto nel suo benessere e questo non è speranza: è sicurezza relativa; non conosce la speranza chi si chiude nel proprio appagamento, chi si sente sempre a posto… A sperare sono invece coloro che sperimentano ogni giorno la prova, la precarietà e il proprio limite. Sono questi nostri fratelli a darci la testimonianza più bella, più forte, perché rimangono fermi nell’affidamento al Signore, sapendo che, al di là della tristezza, dell’oppressione e della ineluttabilità della morte, l’ultima parola sarà la sua, e sarà una parola di misericordia, di vita e di pace. Chi spera, spera di sentire un giorno questa parola: “Vieni, vieni da me, fratello; vieni, vieni da me, sorella, per tutta l’eternità”.

Cari amici, se — come abbiamo detto — la dimora naturale della speranza è un “corpo” solidale, nel caso della speranza cristiana questo corpo è la Chiesa, mentre il soffio vitale, l’anima di questa speranza è lo Spirito Santo. Senza lo Spirito Santo non si può avere speranza. Ecco allora perché l’Apostolo Paolo ci invita alla fine a invocarlo continuamente. Se non è facile credere, tanto meno lo è sperare. E’ più difficile sperare che credere, è più difficile. Ma quando lo Spirito Santo abita nei nostri cuori, è Lui a farci capire che non dobbiamo temere, che il Signore è vicino e si prende cura di noi; ed è Lui a modellare le nostre comunità, in una perenne Pentecoste, come segni vivi di speranza per la famiglia umana. Grazie.

[00198-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Sintesi della catechesi e saluti nelle diverse lingue

In lingua francese

Speaker:

Frères et sœurs, l’Apôtre Paul nous enseigne que l’espérance chrétienne n’est pas seulement personnelle, mais aussi ecclésiale. Toute la communauté, en premier lieu les pasteurs, doit se faire proche des frères les plus éprouvés et qui perdent courage, par le réconfort de la consolation et de la compassion. On ne peut espérer tout seul. Pour se nourrir, l’espérance a besoin d’un «corps» dans lequel les membres se soutiennent les uns les autres. Mais seuls espèrent vraiment ceux qui font l’expérience de leur pauvreté et de leurs limites et restent confiants dans le Seigneur. Ce sont eux qui donnent le plus fort témoignage qu’au-delà de la tristesse et de la mort, le Seigneur aura le dernier mot. Ce témoignage d’espérance ne doit pas rester clos dans les limites de la communauté chrétienne. Il doit résonner au dehors comme un appel à construire des ponts et non des murs, à vaincre le mal par le bien, l’offense par le pardon.

Santo-Padre:

Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare i giovani venuti dalla Francia. Sarò in comunione di preghiera con i pellegrini che, sabato, festeggeranno Nostra Signora di Lourdes, in particolare con i malati. La Vergine Immacolata doni loro il coraggio della speranza e li custodisca nella pace.

Dio vi benedica.

Speaker:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française, en particulier les jeunes venus de France. Je serai de tout cœur en communion avec les pèlerins qui, samedi, fêterons Notre Dame de Lourdes, en particulier les malades. Que la Vierge Immaculée leur donne le courage de l’espérance et les garde dans la paix.

Que Dieu vous bénisse.

[00199-FR.01] [Texte original: Français]

In lingua inglese

Speaker:

Dear Brothers and Sisters: In our continuing catechesis on Christian hope, we have seen that the virtue of hope is rooted in the Lord’s resurrection and its promise of our own. Christian hope is intensely personal yet also communitarian. Saint Paul frequently encourages the members of the early Church to sustain one another in hope, through mutual prayer and practical concern for those in need. This support must be given especially to the poor, the weak in faith, the suffering and those tempted to despair. Christian hope, necessarily linked to charity, needs to be “embodied” in a community of mutual support and loving concern. That body is the Church and its soul is the Holy Spirit. Our witness of hope in Christ’s promises is meant to expand and enrich the life of society as a whole. We know that, especially in times of darkness and difficulty, hope is no easy virtue. Yet the Holy Spirit who dwells in our hearts teaches us to trust in the Lord’s provident care and to strive constantly, in our communities, to be living signs of hope for the entire human family.

Santo Padre:

Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Irlanda e Stati Uniti d’America. Su tutti voi, e sulle vostre famiglie, invoco la gioia e la pace del Signore nostro Gesù Cristo. Dio vi benedica!

Speaker:

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, particularly the groups from England, Ireland and the United States of America. Upon you and your families, I cordially invoke an abundance of joy and peace in our Lord Jesus Christ. God bless you all!

[00200-EN.01] [Original text: English]

In lingua tedesca

Speaker:

Liebe Brüder und Schwestern, im ersten Brief an die Thessalonicher weist der Apostel Paulus darauf hin, dass die christliche Hoffnung nicht nur eine Sache des Einzelnen ist, sondern einen gemeinschaftlichen und kirchlichen Zug hat. Die Kirche bringt ihre Hoffnung unter anderem darin zum Ausdruck, dass alle ihre Mitglieder füreinander wie für die verschiedenen Gruppen beten. In diesem Sinne richtet Paulus seinen Blick auf alle Bereiche, aus denen sich die christliche Gemeinde zusammensetzt. Zunächst sind es die mit der seelsorglichen Leitung Beauftragten, die der Stützung durch die Gläubigen bedürfen; ist ihnen doch ein göttliches Amt anvertraut worden, das ihre rein menschlichen Kräfte übersteigt. Die Aufmerksamkeit richtet sich weiter auf Geschwister, die Gefahr laufen, ihre Hoffnung zu verlieren. Wer entmutigt und schwach ist, braucht die wärmende Nähe, das Mitgefühl und den Trost der Kirche. Es ist ganz wichtig, dass sich die christliche Hoffnung in der konkreten Nächstenliebe äußert. Damit die Hoffnung immer wieder genährt wird, ist ein „Körper“ nötig, dessen Glieder füreinander einstehen und einander stärken. Und gerade die Kleinen, die Menschen, die jeden Tag Prüfungen erdulden müssen, geben uns mit ihrer Hoffnung ein Zeugnis davon, dass Gott das letzte Wort behält, das Wort der Barmherzigkeit, des Lebens und des Friedens.

Santo Padre:

Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua tedesca. L’anima della nostra speranza è lo Spirito Santo. Invochiamo spesso il Divino Consolatore affinché ci renda compassionevoli e solidali con i fratelli nella fede e con tutta l’umanità. Il Signore vi accompagni sul vostro cammino.

Speaker:

Einen herzlichen Gruß richte ich an die Pilger und Besucher deutscher Sprache. Die Seele unserer Hoffnung ist der Heilige Geist. Beten wir oft zu diesem göttlichen Tröster, auf dass er uns Mitgefühl und Solidarität für unsere Geschwister im Glauben und für die ganze Menschheit schenke. Der Herr begleite euch auf euren Wegen.

[00201-DE.01] [Originalsprache: Deutsch]

In lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas

Siguiendo con la lectura de la Carta a los Tesalonicenses, reflexionamos hoy con san Pablo sobre la dimensión comunitaria y eclesial de la esperanza cristiana.

La esperanza, para alimentarse, tiene necesidad de un “cuerpo”, en el que todos los miembros se sostienen y se animan. Nosotros formamos parte de un cuerpo que es la Iglesia, y estamos llamados a sostenernos mutuamente en la esperanza. De aquí la necesidad de rezar unos por otros, en especial por aquellos que tienen una responsabilidad o se encuentran en dificultad.

Muchos hermanos nuestros nos enseñan a esperar y a mantener viva la esperanza. Los pobres y los humildes nos dan un gran testimonio de esto, porque experimentan cada día muchas pruebas, pero saben que más allá de la tristeza está el Señor, que es rico en misericordia y en paz.

La Iglesia, este cuerpo al que pertenecemos, está animada por el Espíritu Santo. Su presencia en nosotros nos alienta a no temer algún mal, pues el Señor está a nuestro lado y cuida siempre de nosotros.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los venidos de España y Latinoamérica. Los animo a invocar la presencia del Espíritu Santo en sus vidas, como también en medio de sus familias y comunidades, para que se avive en nosotros la llama de la caridad y nos haga signos vivos de la esperanza para toda la familia humana.

[00202-ES.01] [Texto original: Español]

In lingua portoghese

Speaker:

Não se aprende, sozinho, a esperar. Não é possível. A esperança, para se alimentar, precisa dum «corpo», no qual os vários membros se apoiem e animem mutuamente. Isto significa que esperamos, porque muitos irmãos e irmãs nos ensinaram a esperar e mantiveram viva a nossa esperança. A morada natural da esperança é um «corpo» solidário; no caso da esperança cristã, este corpo é a Igreja. Nela, os primeiros chamados a alimentar a esperança são aqueles a quem está confiado o cuidado e a orientação pastoral; e não por serem melhores do que os outros, mas em virtude dum ministério divino, que supera de longe as suas próprias forças. Por isso têm tanta necessidade do apoio orante, do respeito e compreensão de todos. Depois dos responsáveis, o apóstolo Paulo pede a nossa atenção aos irmãos e irmãs cuja esperança corre maior risco de apagar-se: os desanimados, os frágeis, os oprimidos pelo peso da vida e das próprias culpas que estão sem forças para se levantar. Nestes casos, a proximidade solidária da Igreja deve fazer-se ainda mais intensa e amorosa, sob as formas de compaixão, conforto e consolação. Como escreve Paulo aos Romanos, «nós, os fortes, temos o dever de carregar com as fraquezas dos que são frágeis e não procurar aquilo que nos agrada». Este dever não está circunscrito aos membros da comunidade eclesial, mas estende-se a todo o contexto civil e social como apelo a não criar muros mas pontes, a não pagar o mal com o mal mas vencer o mal com o bem, a ofensa com o perdão, a viver em paz com todos. Esta é a Igreja; e isto é o que realiza a esperança cristã, quando assume os lineamentos fortes e, ao mesmo tempo, ternos do amor. Ora o sopro vital, a alma desta esperança é o Espírito Santo; é Ele a moldar as nossas comunidades, num Pentecostes perene, como sinais vivos de esperança para a família humana.

Santo Padre:

Carissimi pellegrini di lingua portoghese, benvenuti! Quando Dio aveva stabilito di venire sulla terra, Glielo ha consentito il «sì» della Vergine Immacolata. Ella ha vissuto come tutte le donne del suo tempo; ma, nella propria vita semplice di ogni dì, diede libero transito a Dio. Fate come Maria: date a Dio libero transito nella vostra vita, e sarete benedetti!

Speaker:

Amados peregrinos de língua portuguesa, sede benvindos! Quando Deus decidiu vir à terra, valeu-Se do «sim» da Virgem Imaculada. Ela viveu como todas as mulheres do seu tempo; mas, na sua vida simples de cada dia, deu livre trânsito a Deus. Fazei como Maria: dai a Deus livre trânsito na vossa vida, e sereis abençoados!

[00203-PO.01] [Texto original: Português]

In lingua araba

Speaker:

أيّها الإخوة والأخوات الأعزّاء، يُظهر لنا بولس الرّسول، في الرسالة الأولى إلى أهل تسالونيقي، أنّ الرّجاء المسيحيّ لا يملك فقط نفحة شخصيّة وفرديّة وإنّما جماعيّة وكنسيّة أيضًا. لذلك يوسّع بولس النّظر على الوقائع التي تكوّن الجّماعة المسيحيّة ويسألهم أن يصلّوا من أجل بعضهم البعض وأن يعضدوا بعضهم البعض. ويبدأ بالإشارة إلى الذين أُوكلت إليهم المسؤوليّة والقيادة الراعويّة. لأنّم أوّل من دُعوا ليغذّوا الرّجاء، وذلك ليس لأنّهم أفضل من الآخرين وإنّما بقوّة خدمة إلهيّة تذهب أبعد من قواهم. بعدها ينتقل الإهتمام إلى الإخوة الذين يواجهون خطر فقدان الرّجاء والوقوع في اليأس. ويؤكِّد في هذا السياق أنّه "عَلَينا نَحنُ الأَقوِياء أَن نَحمِلَ ضُعْفَ الَّذينَ لَيسوا بِأَقوِياء ولا نَسْعَ إِلى ما يَطيبُ لأَنفُسنا". يمكننا أن نفهم إذًا أنّه لا يمكننا أن نتعلّم الرّجاء لوحدنا. لأنّ الرّجاء، ولكي يتغذّى، يحتاج بالضّرورة لـ "جسد" تعضد فيه الأعضاء بعضها البعض وتنعش وتحيي بعضها البعض. أيّها الأصدقاء الأعزّاء، إن كان مسكن الرّجاء الطبيعيّ "جسد" تضامنيّ، فجسد الرّجاء المسيحيّ هذا هو الكنيسة، فيما النّفحة الحيّة ونفس هذا الرّجاء هو الرّوح القدس الذي يقيم في قلوبنا ويُفهمنا بأنّه لا ينبغي علينا أن نخاف وأنّ الربّ قريب ويعتني بنا؛ وهو الذي يحوِّل جماعاتنا، في عنصَرَة أبديّة، إلى علامات حيّة للرّجاء من أجل العائلة البشريّة.

Santo Padre:

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle, non si impara a sperare da soli, con la vostra testimonianza e la vostra perseveranza voi alimentate la nostra speranza! Il Signore vi benedica!

Speaker:

أُرحّبُ بالحجّاجِ الناطقينَ باللغةِ العربية، وخاصةً بالقادمينَ من الشرق الأوسط. أيّها الإخوةُ والأخواتُ الأعزّاء، لا يمكننا أن نتعلَّم الرجاء بمعزل عن الآخرين، بشهادتكم ومُثابرتكم أنتم تُغذُّون رجاءَنا! ليبارككُم الرب!

[00204-AR.01] [Testo originale: Arabo]

In lingua polacca

Speaker:

Św. Paweł przekonuje, że nasza nadzieja ma nie tylko wymiar osobisty, indywidualny, ale także wspólnotowy, kościelny, ponieważ jest zakorzeniona w tajemnicy zmartwychwstania. Dlatego Apostoł wzywa, aby poszczególne gminy modliły się za siebie i wzajemnie wspierały się w nadziei. Podkreśla szczególną konieczność modlitwy za tych, którym powierzona jest odpowiedzialność i przewodnictwo duszpasterskie, gdyż są wezwani do pełnienia Bożej posługi, która stanowczo wykracza poza ich siły.

Następnie Paweł zwraca uwagę na braci, którym najbardziej grozi utrata nadziei i popadanie w rozpacz. To ci, którzy są zniechęceni, słabi, przygnębieni ciężarem życia i swoich win. W ich przypadku, bliskość i serdeczność całego Kościoła powinny stać się jeszcze bardziej intensywne i czułe, i wyrażać się we współczuciu, niesieniu pokrzepienia i pociechy. Nadzieja chrześcijańska nie może się obejść bez autentycznej i konkretnej miłości.

W końcu świadectwo nadziei nie pozostaje zamknięte w ramach wspólnoty chrześcijańskiej, ale rozbrzmiewa także na zewnątrz, w środowisku społecznym i obywatelskim, jako wezwanie, aby zło dobrem zwyciężać i by żyć w zgodzie ze wszystkimi.

Kościół jest ciałem nadziei chrześcijańskiej, a jej życiodajnym tchnieniem, duszą jest Duch Święty. On, uświadamiając nam, że Pan jest blisko i troszczy się o nas, kształtuje nasze wspólnoty w nieustannej Pięćdziesiątnicy jako żywe znaki nadziei dla całej rodziny ludzkiej.

Santo Padre:

Un cordiale saluto rivolgo ai pellegrini polacchi. Sabato, memoria della Maria Vergine di Lourdes, celebreremo la 25a Giornata Mondiale del Malato. Istituendo questa Giornata, San Giovanni Paolo II scrisse che essa “vuol essere per tutti i credenti «un momento forte di preghiera, di condivisione, di offerta della sofferenza per il bene della Chiesa e di richiamo per tutti a riconoscere nel volto del fratello infermo il Santo Volto di Cristo» (Lettera istitutiva della Giornata Mondiale del Malato, 13 maggio 1992, 3). Questa giornata susciti in noi la sensibilità e il desiderio di portare il supporto materiale e spirituale ai malati che vivono tra noi. Dio vi benedica!

Speaker:

Serdeczne pozdrowienie kieruję do polskich pielgrzymów. W sobotę, we wspomnienie Matki Bożej z Lourdes, będziemy obchodzili XXV Światowy Dzień Chorego. Ustanawiając w 1992 roku ten Dzień, św. Jan Paweł II napisał, że ma on być „dla wszystkich wierzących «owocnym czasem modlitwy, współuczestnictwa i ofiary z cierpienia dla dobra Kościoła» oraz skierowanym do wszystkich wezwaniem, by «rozpoznali w chorym bracie Święte Oblicze Chrystusa». (13.05.1992). Niech ten dzień budzi w nas wrażliwość i pragnienie niesienia materialnego i duchowego wsparcia chorym, którzy żyją pośród nas. Niech Bóg wam błogosławi!

[00205-PL.01] [Testo originale: Polacco]

In lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Saluto il Comitato della Giornata mondiale di preghiera contro la tratta delle persone. Vi voglio vedere, alzatevi! Ecco. Grazie per quello che fate, grazie! Saluto i giovani partecipanti all’incontro promosso dal Movimento Giovanile del Partito Popolare Europeo e la Banda scolastica di Negrar, che ringrazio per la gradita esibizione e li invito a continuare a suonare.

Saluto i gruppi parrocchiali, l’Associazione “Via Condotti” di Roma e il Circolo Didattico “Eduardo De Filippo” di Santa Maria La Carità. A tutti auguro che l’incontro con il Successore di Pietro dia nuovo slancio alla fede, rafforzi la speranza e renda operosa la carità.

Saluto infine i giovani, i malati e gli sposi novelli. L’odierna memoria di Suor Giuseppina Bakhita, che da bambina fu vittima della tratta, accresca in voi, cari giovani, l’attenzione per i vostri coetanei più svantaggiati e in difficoltà; aiuti voi, cari ammalati ad offrire le vostre sofferenze per l’educazione cristiana delle nuove generazioni; e incoraggi voi, cari sposi novelli, a confidare nell’aiuto della Provvidenza e non solo nelle vostre capacità. Il matrimonio senza l’aiuto di Dio non va avanti, dobbiamo chiederlo tutti i giorni. E voi, cari ammalati, il prossimo sabato è il giorno di preghiera per voi alla Madonna di Lourdes: lo faremo tutti insieme. Grazie.

[00206-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Appelli del Santo Padre

Ieri, a Osaka in Giappone, è stato proclamato Beato Justo Takayama Ukon, fedele laico giapponese, morto martire a Manila nel 1615. Piuttosto che scendere a compromessi, rinunciò ad onori e agiatezze accettando l’umiliazione e l’esilio. Rimase fedele a Cristo e al Vangelo; per questo rappresenta un mirabile esempio di fortezza nella fede e di dedizione nella carità.

Oggi si celebra la Giornata di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, quest’anno dedicata in particolare a bambini e adolescenti. Incoraggio tutti coloro che in vari modi aiutano i minori schiavizzati e abusati a liberarsi da tale oppressione. Auspico che quanti hanno responsabilità di governo combattano con decisione questa piaga, dando voce ai nostri fratelli più piccoli, umiliati nella loro dignità. Occorre fare ogni sforzo per debellare questo crimine vergognoso e intollerabile.

Sabato prossimo, memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes, ricorrerà la 25ª Giornata Mondiale del Malato. La celebrazione principale avrà luogo a Lourdes e sarà presieduta dal Cardinale Segretario di Stato. Invito a pregare, per intercessione della nostra Santa Madre, per tutti gli ammalati, specialmente per quelli più gravi e più soli, e anche per tutti coloro che se ne prendono cura.

Torno alla celebrazione di oggi, la Giornata di preghiera e riflessione contro la tratta delle persone, che si celebra oggi perché oggi è la festa di santa Giuseppina Bakhita [mostra un opuscolo che parla di lei]. Questa ragazza schiavizzata in Africa, sfruttata, umiliata, non ha perso la speranza e ha portato avanti la fede, e finì per arrivare come migrante in Europa. E lì sentì la chiamata del Signore e si fece suora. Preghiamo santa Giuseppina Bakhita per tutti i migranti, i rifugiati, gli sfruttati che soffrono tanto, tanto.

E parlando di migranti cacciati via, sfruttati, io vorrei pregare con voi, oggi, in modo speciale per i nostri fratelli e sorelle Rohinya: cacciati via dal Myanmar, vanno da una parte all’altra perché non li vogliono… E’ gente buona, gente pacifica. Non sono cristiani, sono buoni, sono fratelli e sorelle nostri! E’ da anni che soffrono. Sono stati torturati, uccisi, semplicemente perché portano avanti le loro tradizioni, la loro fede musulmana. Preghiamo per loro. Vi invito a pregare per loro il nostro Padre che è nei Cieli, tutti insieme, per i nostri fratelli e sorelle Rohinya. “Padre nostro…”.

Santa Giuseppina Bakhita – prega per noi. E un applauso a santa Giuseppina Bakhita!

[00207-IT.02] [Testo originale: Italiano]

[B0084-XX.02]