Messaggio del Santo Padre
Testo in lingua francese
Testo in lingua inglese
Testo in lingua tedesca
Testo in lingua spagnola
Testo in lingua portoghese
Testo in lingua polacca
Pubblichiamo di seguito il Messaggio del Santo Padre Francesco per la XXV Giornata Mondiale del Malato, che si celebra l’11 febbraio 2017:
Messaggio del Santo Padre
Stupore per quanto Dio compie:
«Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente …» (Lc 1,49)
Cari fratelli e sorelle,
l’11 febbraio prossimo sarà celebrata, in tutta la Chiesa e in modo particolare a Lourdes, la XXV Giornata Mondiale del Malato, sul tema: Stupore per quanto Dio compie: «Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente…» (Lc 1,49). Istituita dal mio predecessore san Giovanni Paolo II nel 1992, e celebrata per la prima volta proprio a Lourdes l’11 febbraio 1993, tale Giornata costituisce un’occasione di attenzione speciale alla condizione degli ammalati e, più in generale, dei sofferenti; e al tempo stesso invita chi si prodiga in loro favore, a partire dai familiari, dagli operatori sanitari e dai volontari, a rendere grazie per la vocazione ricevuta dal Signore di accompagnare i fratelli ammalati. Inoltre questa ricorrenza rinnova nella Chiesa il vigore spirituale per svolgere sempre al meglio quella parte fondamentale della sua missione che comprende il servizio agli ultimi, agli infermi, ai sofferenti, agli esclusi e agli emarginati (cfr Giovanni Paolo II, Motu proprio Dolentium hominum, 11 febbraio 1985, 1). Certamente i momenti di preghiera, le Liturgie eucaristiche e l’Unzione degli infermi, la condivisione con i malati e gli approfondimenti bioetici e teologico-pastorali che si terranno a Lourdes in quei giorni offriranno un nuovo importante contributo a tale servizio.
Ponendomi fin d’ora spiritualmente presso la Grotta di Massabielle, dinanzi all’effige della Vergine Immacolata, nella quale l’Onnipotente ha fatto grandi cose per la redenzione dell’umanità, desidero esprimere la mia vicinanza a tutti voi, fratelli e sorelle che vivete l’esperienza della sofferenza, e alle vostre famiglie; come pure il mio apprezzamento a tutti coloro che, nei diversi ruoli e in tutte le strutture sanitarie sparse nel mondo, operano con competenza, responsabilità e dedizione per il vostro sollievo, la vostra cura e il vostro benessere quotidiano. Desidero incoraggiarvi tutti, malati, sofferenti, medici, infermieri, familiari, volontari, a contemplare in Maria, Salute dei malati, la garante della tenerezza di Dio per ogni essere umano e il modello dell’abbandono alla sua volontà; e a trovare sempre nella fede, nutrita dalla Parola e dai Sacramenti, la forza di amare Dio e i fratelli anche nell’esperienza della malattia.
Come santa Bernadette siamo sotto lo sguardo di Maria. L’umile ragazza di Lourdes racconta che la Vergine, da lei definita “la Bella Signora”, la guardava come si guarda una persona. Queste semplici parole descrivono la pienezza di una relazione. Bernadette, povera, analfabeta e malata, si sente guardata da Maria come persona. La Bella Signora le parla con grande rispetto, senza compatimento. Questo ci ricorda che ogni malato è e rimane sempre un essere umano, e come tale va trattato. Gli infermi, come i portatori di disabilità anche gravissime, hanno la loro inalienabile dignità e la loro missione nella vita e non diventano mai dei meri oggetti, anche se a volte possono sembrare solo passivi, ma in realtà non è mai così.
Bernadette, dopo essere stata alla Grotta, grazie alla preghiera trasforma la sua fragilità in sostegno per gli altri, grazie all’amore diventa capace di arricchire il suo prossimo e, soprattutto, offre la sua vita per la salvezza dell’umanità. Il fatto che la Bella Signora le chieda di pregare per i peccatori, ci ricorda che gli infermi, i sofferenti, non portano in sé solamente il desiderio di guarire, ma anche quello di vivere cristianamente la propria vita, arrivando a donarla come autentici discepoli missionari di Cristo. A Bernadette Maria dona la vocazione di servire i malati e la chiama ad essere Suora della Carità, una missione che lei esprime in una misura così alta da diventare modello a cui ogni operatore sanitario può fare riferimento. Chiediamo dunque all’Immacolata Concezione la grazia di saperci sempre relazionare al malato come ad una persona che, certamente, ha bisogno di aiuto, a volta anche per le cose più elementari, ma che porta in sé il suo dono da condividere con gli altri.
Lo sguardo di Maria, Consolatrice degli afflitti, illumina il volto della Chiesa nel suo quotidiano impegno per i bisognosi e i sofferenti. I frutti preziosi di questa sollecitudine della Chiesa per il mondo della sofferenza e della malattia sono motivo di ringraziamento al Signore Gesù, il quale si è fatto solidale con noi, in obbedienza alla volontà del Padre e fino alla morte in croce, perché l’umanità fosse redenta. La solidarietà di Cristo, Figlio di Dio nato da Maria, è l’espressione dell’onnipotenza misericordiosa di Dio che si manifesta nella nostra vita – soprattutto quando è fragile, ferita, umiliata, emarginata, sofferente – infondendo in essa la forza della speranza che ci fa rialzare e ci sostiene.
Tanta ricchezza di umanità e di fede non deve andare dispersa, ma piuttosto aiutarci a confrontarci con le nostre debolezze umane e, al contempo, con le sfide presenti in ambito sanitario e tecnologico. In occasione della Giornata Mondiale del Malato possiamo trovare nuovo slancio per contribuire alla diffusione di una cultura rispettosa della vita, della salute e dell’ambiente; un rinnovato impulso a lottare per il rispetto dell’integralità e della dignità delle persone, anche attraverso un corretto approccio alle questioni bioetiche, alla tutela dei più deboli e alla cura dell’ambiente.
In occasione della XXV Giornata Mondiale del Malato rinnovo la mia vicinanza di preghiera e di incoraggiamento ai medici, agli infermieri, ai volontari e a tutti i consacrati e le consacrate impegnati al servizio dei malati e dei disagiati; alle istituzioni ecclesiali e civili che operano in questo ambito; e alle famiglie che si prendono cura amorevolmente dei loro congiunti malati. A tutti auguro di essere sempre segni gioiosi della presenza e dell’amore di Dio, imitando la luminosa testimonianza di tanti amici e amiche di Dio tra i quali ricordo san Giovanni di Dio e san Camillo de’ Lellis, Patroni degli ospedali e degli operatori sanitari, e santa Madre Teresa di Calcutta, missionaria della tenerezza di Dio.
Fratelli e sorelle tutti, malati, operatori sanitari e volontari, eleviamo insieme la nostra preghiera a Maria, affinché la sua materna intercessione sostenga e accompagni la nostra fede e ci ottenga da Cristo suo Figlio la speranza nel cammino della guarigione e della salute, il senso della fraternità e della responsabilità, l’impegno per lo sviluppo umano integrale e la gioia della gratitudine ogni volta che ci stupisce con la sua fedeltà e la sua misericordia.
O Maria, nostra Madre,
che in Cristo accogli ognuno di noi come figlio,
sostieni l’attesa fiduciosa del nostro cuore,
soccorrici nelle nostre infermità e sofferenze,
guidaci verso Cristo tuo figlio e nostro fratello,
e aiutaci ad affidarci al Padre che compie grandi cose.
A tutti voi assicuro il mio costante ricordo nella preghiera e vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.
8 dicembre 2016, Festa dell’Immacolata Concezione
FRANCISCUS
[01996-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Testo in lingua francese
Émerveillement pour tout ce que Dieu accomplit:
«Le Puissant fit pour moi de grandes choses …» (Lc 1,49)
Chers frères et sœurs,
Le 11 février prochain sera célébrée, dans toute l’Église et de façon particulière à Lourdes, la XXVème Journée mondiale du malade, sur le thème: Émerveillement pour tout ce que Dieu accomplit: «Le Puissant fit pour moi de grandes choses …» (Lc 1,49). Instituée par mon prédécesseur saint Jean-Paul II en 1992, et célébrée pour la première fois justement à Lourdes le 11 février 1993, cette Journée constitue une occasion d’attention spéciale à la condition des malades et, plus généralement, de ceux qui souffrent; et en même temps elle invite qui se prodigue en leur faveur, à commencer par les proches, les personnels de santé et les volontaires, à rendre grâce pour la vocation reçue du Seigneur d’accompagner les frères malades. En outre, cette occasion renouvelle dans l’Église la vigueur spirituelle pour développer toujours mieux cette part fondamentale de sa mission qui comprend le service envers les derniers, les infirmes, les souffrants, les exclus et les marginaux (cf. Jean-Paul II Motu proprio Dolentium hominum, 11 février 1985, n. 1). Les moments de prière, les Liturgies eucharistiques et l’Onction des malades, le partage avec les malades et les approfondissements bioéthiques et théologico-pastoraux qui auront lieu à Lourdes en ces jours offriront certainement une nouvelle et importante contribution à ce service.
Me plaçant dès à présent spirituellement près de la Grotte de Massabielle, devant l’effigie de la Vierge Immaculée, en qui le Tout-Puissant a fait de grandes choses pour la rédemption de l’humanité, je désire exprimer ma proximité à vous tous, frères et sœurs qui vivez l’expérience de la souffrance, et à vos familles; comme aussi mon appréciation à tous ceux qui, dans leurs différents rôles et dans toutes les structures sanitaires répandues dans le monde, agissent avec compétence, responsabilité et dévouement pour votre soulagement, votre traitement et votre bien-être quotidien. Je désire vous encourager tous, malades, personnes qui souffrent, médecins, infirmières, proches, volontaires, à contempler en Marie, Salut des malades, la garante de la tendresse de Dieu pour chaque être humain et le modèle de l’abandon à sa volonté; et à trouver toujours dans la foi, nourrie par la Parole et par les Sacrements, la force d’aimer Dieu et les frères aussi dans l’expérience de la maladie.
Comme sainte Bernadette, nous sommes sous le regard de Marie. L’humble jeune fille de Lourdes raconte que la Vierge, qu’elle a appelée “la Belle Dame”, la regardait comme on regarde une personne. Ces simples paroles décrivent la plénitude d’une relation. Bernadette, pauvre, analphabète et malade, se sent regardée par Marie comme une personne. La Belle Dame lui parle avec grand respect, sans prendre un air supérieur. Cela nous rappelle que chaque malade est et reste toujours un être humain, et doit être traité comme tel. Les infirmes, comme les porteurs de handicaps même très lourds, ont leur inaliénable dignité et leur mission dans la vie, et ne deviennent jamais de simples objets, même si parfois ils peuvent sembler seulement passifs, mais en réalité, ce n’est jamais ainsi.
Bernadette, après être allée à la Grotte, grâce à la prière transforme sa fragilité en soutien pour les autres, grâce à l’amour devient capable d’enrichir son prochain, et surtout, elle offre sa vie pour le salut de l’humanité. Le fait que la Belle Dame lui demande de prier pour les pécheurs nous rappelle que les infirmes, les personnes qui souffrent, ne portent pas seulement en eux le désir de guérir mais aussi celui de vivre chrétiennement leur vie, en arrivant à la donner comme d’authentiques disciples missionnaires du Christ. Marie donne à Bernadette la vocation de servir les malades et l’appelle à être Sœur de la Charité, une mission qu’elle exprime dans une mesure si haute qu’elle devient un modèle auquel chaque agent de santé peut se référer. Demandons donc à l’Immaculée Conception la grâce de savoir nous mettre toujours en relation avec le malade comme avec une personne qui, certainement, a besoin d’aide, parfois aussi pour les choses les plus élémentaires, mais qui porte en elle un don personnel à partager avec les autres.
Le regard de Marie, Consolatrice des affligés, illumine le visage de l’Église dans son engagement quotidien pour les personnes dans le besoin et celles qui souffrent. Les fruits précieux de cette sollicitude de l’Église pour le monde de la souffrance et de la maladie sont un motif de remerciement au Seigneur Jésus, qui s’est fait solidaire avec nous, en obéissance à la volonté du Père et jusqu’à la mort de la croix, afin que l’humanité soit rachetée. La solidarité du Christ, Fils de Dieu né de Marie, est l’expression de la toute-puissance miséricordieuse de Dieu qui se manifeste dans notre vie – surtout quand elle est fragile, blessée, humiliée, marginalisée, souffrante – infusant en elle la force de l’espérance qui nous fait nous relever et nous soutient.
Tant de richesse d’humanité et de foi ne doit pas être perdue, mais plutôt nous aider à nous confronter à nos faiblesses humaines et, en même temps, aux défis présents dans le monde de la santé et de la technologie. À l’occasion de la Journée Mondiale du Malade nous pouvons trouver un nouvel élan pour contribuer à la diffusion d’une culture respectueuse de la vie, de la santé et de l’environnement; une impulsion nouvelle à lutter pour le respect de l’intégralité et de la dignité des personnes, également à travers une approche juste des questions bioéthiques, de la protection des plus faibles et de la sauvegarde de l’environnement.
À l’occasion de la XXVème Journée mondiale du Malade, je renouvelle ma proximité dans la prière et mon encouragement aux médecins, aux infirmiers, aux volontaires et à toutes les personnes consacrées engagées au service des malades et des indigents; aux institutions ecclésiales et civiles qui œuvrent dans ce domaine; et aux familles qui prennent soin avec amour de leurs proches malades. À tous, je souhaite d’être toujours des signes joyeux de la présence et de l’amour de Dieu, en imitant le témoignage lumineux de tant d’amis de Dieu parmi lesquels je rappelle saint Jean de Dieu et saint Camille de Lellis, patrons des hôpitaux et du personnel de santé, et sainte Mère Teresa de Calcutta, missionnaire de la tendresse de Dieu.
Frères et sœurs, tous, malades, personnels de santé et volontaires, élevons ensemble notre prière à Marie, afin que sa maternelle intercession soutienne et accompagne notre foi et nous obtienne du Christ son Fils l’espérance sur le chemin de la guérison et de la santé, le sens de la fraternité et de la responsabilité, l’engagement pour le développement humain intégral et la joie de la gratitude chaque fois qu’elle nous émerveille par sa fidélité et sa miséricorde.
O Marie, notre Mère,
qui, dans le Christ, accueille chacun de nous comme un enfant,
soutiens l’attente confiante de notre cœur,
secours-nous dans nos infirmités et nos souffrances,
guide-nous vers le Christ ton fils et notre frère,
et aide-nous à nous confier au Père qui accomplit de grandes choses.
Je vous assure tous de mon souvenir constant dans la prière et je vous adresse de grand cœur la Bénédiction apostolique.
Le 8 décembre 2016, Fête de l’Immaculée Conception.
FRANCISCUS
[01996-FR.01] [Texte original: Français]
Testo in lingua inglese
Amazement at what God has accomplished:
“The Almighty has done great things for me…” (Lk 1:49)
Dear Brothers and Sisters,
On 11 February next, the Twenty-fifth World Day of the Sick will be celebrated throughout the Church and in a special way at Lourdes. The theme of this year’s celebration is “Amazement at what God has accomplished: ‘The Almighty has done great things for me….’” (Lk 1:49). Instituted by my predecessor Saint John Paul II in 1992, and first celebrated at Lourdes on 11 February 1993, this Day is an opportunity to reflect in particular on the needs of the sick and, more generally, of all those who suffer. It is also an occasion for those who generously assist the sick, beginning with family members, health workers and volunteers, to give thanks for their God-given vocation of accompanying our infirm brothers and sisters. This celebration likewise gives the Church renewed spiritual energy for carrying out ever more fully that fundamental part of her mission which includes serving the poor, the infirm, the suffering, the outcast and the marginalized (cf. John Paul II, Motu Proprio Dolentium Hominum, 11 February 1985, 1). Surely, the moments of prayer, the Eucharistic liturgies and the celebrations of the Anointing of the Sick, the sharing with the sick and the bioethical and theological-pastoral workshops to be held in Lourdes in those days will make new and significant contributions to that service.
Even now, I am spiritually present at the grotto of Massabielle, before the statue of the Immaculate Virgin, in whom the Almighty has done great things for the redemption of mankind. I express my closeness to all of you, our suffering brothers and sisters, and to your families, as well as my appreciation for all those in different roles of service and in healthcare institutions throughout the world who work with professionalism, responsibility and dedication for your care, treatment and daily well-being. I encourage all of you, the sick, the suffering, physicians, nurses, family members and volunteers, to see in Mary, Health of the Infirm, the sure sign of God’s love for every human being and a model of surrender to his will. May you always find in faith, nourished by the Word and by the Sacraments, the strength needed to love God, even in the experience of illness.
Like Saint Bernadette, we stand beneath the watchful gaze of Mary. The humble maiden of Lourdes tells us that the Virgin, whom she called “the Lovely Lady”, looked at her as one person looks at another. Those simple words describe the fullness of a relationship. Bernadette, poor, illiterate and ill, felt that Mary was looking at her as a person. The Lovely Lady spoke to her with great respect and without condescension. This reminds us that every person is, and always remains, a human being, and is to be treated as such. The sick and the those who are disabled, even severely, have their own inalienable dignity and mission in life. They never become simply objects. If at times they appear merely passive, in reality that is never the case.
After her visit to the Grotto, thanks to her prayer, Bernadette turned her frailty into support for others. Thanks to her love, she was able to enrich her neighbours and, above all, to offer her life for the salvation of humanity. The fact that the Lovely Lady asked her to pray for sinners reminds us that the infirm and the suffering desire not only to be healed, but also to live a truly Christian life, even to the point of offering it as authentic missionary disciples of Christ. Mary gave Bernadette the vocation of serving the sick and called her to become a Sister of Charity, a mission that she carried out in so exemplary a way as to become a model for every healthcare worker. Let us ask Mary Immaculate for the grace always to relate to the sick as persons who certainly need assistance, at times even for the simplest of things, but who have a gift of their own to share with others.
The gaze of Mary, Comfort of the Afflicted, brightens the face of the Church in her daily commitment to the suffering and those in need. The precious fruits of this solicitude for the world of suffering and sickness are a reason for gratitude to the Lord Jesus, who out of obedience to the will of the Father became one of us, even enduring death on the cross for the redemption of humanity. The solidarity shown by Christ, the Son of God born of Mary, is the expression of God’s merciful omnipotence, which is made manifest in our life – above all when that life is frail, pain-filled, humbled, marginalized and suffering – and fills it with the power of hope that can sustain us and enable us to get up again.
This great wealth of humanity and faith must not be dissipated. Instead, it should inspire us to speak openly of our human weaknesses and to address the challenges of present-day healthcare and technology. On this World Day of the Sick, may we find new incentive to work for the growth of a culture of respect for life, health and the environment. May this Day also inspire renewed efforts to defend the integrity and dignity of persons, not least through a correct approach to bioethical issues, the protection of the vulnerable and the protection of the environment.
On this Twenty-fifth World Day of the Sick, I once more offer my prayerful support and encouragement to physicians, nurses, volunteers and all those consecrated men and women committed to serving the sick and those in need. I also embrace the ecclesial and civil institutions working to this end, and the families who take loving care of their sick. I pray that all may be ever joyous signs of the presence of God’s love and imitate the luminous testimony of so many friends of God, including Saint John of God and Saint Camillus de’ Lellis, the patrons of hospitals and healthcare workers, and Saint Mother Teresa of Calcutta, missionary of God’s love.
Dear brothers and sisters – the sick, healthcare workers and volunteers – I ask you to join me in praying to Mary. May her maternal intercession sustain and accompany our faith, and obtain for us from Christ her Son hope along our journey of healing and of health, a sense of fraternity and responsibility, a commitment to integral human development and the joy of feeling gratitude whenever God amazes us by his fidelity and his mercy.
Mary, our Mother,
in Christ you welcome each of us as a son or daughter.
Sustain the trusting expectation of our hearts,
succor us in our infirmities and sufferings,
and guide us to Christ, your Son and our brother.
Help us to entrust ourselves to the Father who accomplishes great things.
With the assurance of a constant remembrance in my prayers, I cordially impart to all of you my Apostolic Blessing.
8 December 2016, Solemnity of the Immaculate Conception
FRANCISCUS
[01996-EN.01] [Original text: English]
Testo in lingua tedesca
Staunen über das, was Gott vollbringt:
»Der Mächtige hat Großes an mir getan« (Lk 1,49)
Liebe Brüder und Schwestern,
am kommenden 11. Februar wird in der ganzen Kirche – und besonders in Lourdes – der XXV. Weltkrankentag begangen mit dem Thema: Staunen über das, was Gott vollbringt: »Der Mächtige hat Großes an mir getan« (Lk 1,49). Dieser Tag wurde 1992 von meinem Vorgänger, dem heiligen Johannes PaulII., eingeführt und zum ersten Mal am 11. Februar 1993 gerade in Lourdes gefeiert. Er bietet eine Gelegenheit, der Lage der Kranken und ganz allgemein der Leidenden besondere Aufmerksamkeit zu schenken. Zugleich ist er eine Einladung an die, welche sich ihnen aufopferungsvoll widmen – angefangen bei den Angehörigen, den Pflegekräften und den Freiwilligen –, Dank zu sagen für die vom Herrn empfangene Berufung, die kranken Brüder und Schwestern zu begleiten. Darüber hinaus erneuert dieser jährliche Gedenktag in der Kirche die geistige Kraft, um jenen grundlegenden Aspekt ihrer Sendung, nämlich den Dienst an den Letzten, den Kranken, den Leidenden, den Ausgeschlossenen und den an den Rand Gedrängten immer so gut wie möglich zu verwirklichen (vgl. Johannes Paul II., Motu proprio Dolentium hominum, 11. Februar 1985, 1). Sicherlich werden die Momente des Gebetes, die Eucharistiefeiern und die Krankensalbung, das Miteinander mit den Kranken und die bioethischen und pastoraltheologischen Vertiefungen, die während dieser Tage in Lourdes stattfinden werden, einen neuen wichtigen Beitrag zu diesem Dienst leisten.
Indem ich mich schon jetzt im Geist zur Grotte von Massabielle und vor das Bild der unbefleckt empfangenen Jungfrau Maria begebe, an der der Allmächtige Großes getan hat für die Erlösung der Menschheit, möchte ich euch allen, liebe Brüder und Schwestern, die ihr die Erfahrung des Leidens durchlebt, wie auch euren Familien meine Nähe kundtun. Zugleich möchte ich meine Wertschätzung gegenüber all denen zum Ausdruck bringen, die in den verschiedenen Rollen und in allen über die Welt verstreuten medizinischen Einrichtungen mit Kompetenz, Verantwortlichkeit und Hingabe für die Linderung eurer Leiden, für eure Pflege und für euer tägliches Wohlergehen arbeiten. Euch alle – Kranke, Leidende, Ärzte, Pflegekräfte, Angehörige und Freiwillige – möchte ich anregen, in Maria, dem Heil der Kranken, die Garantin für die zärtliche Liebe Gottes zu jedem Menschen und das Vorbild der Ergebenheit in Gottes Willen zu betrachten. Findet in einem Glauben, der aus dem Wort Gottes und den Sakramenten seine Nahrung zieht, immer die Kraft, Gott und die Mitmenschen auch in der Erfahrung der Krankheit zu lieben!
Wie die heilige Bernadette trifft uns der Blick Marias. Das einfache Mädchen von Lourdes erzählt, dass die Jungfrau, die sie als „die schöne Frau“ bezeichnet, sie ansah, wie man eine Person ansieht. Diese schlichten Worte beschreiben die Fülle einer Beziehung. Die arme, ungebildete und kranke Bernadette fühlt sich von Maria als Person angeschaut. Die „schöne Frau“ spricht zu ihr mit großem Respekt, ohne Bemitleidung. Das erinnert uns daran, dass jeder Kranke immer eine menschliche Person ist und bleibt und als solche behandelt werden muss. Die Kranken wie die Menschen mit – auch schwersten – Behinderungen haben ihre unveräußerliche Würde und ihre Aufgabe im Leben; nie werden sie zu bloßen Objekten, selbst wenn sie manchmal als nur passiv erscheinen mögen, was aber in Wirklichkeit nie der Fall ist.
Nachdem Bernadette an der Grotte gewesen ist, verwandelt sie durch das Gebet ihre Gebrechlichkeit in Unterstützung für die anderen, wird durch die Liebe fähig, ihren Nächsten zu bereichern und bietet vor allem ihr Leben für das Heil der Menschheit dar. Dass die „schöne Frau“ sie bittet, für die Sünder zu beten, erinnert uns daran, dass die Kranken und Leidenden nicht nur den Wunsch zu genesen in sich tragen, sondern auch ein christliches Leben führen wollen und so weit kommen, es als echte missionarische Jünger Christi hinzugeben. Bernadette erhält von Maria die Berufung, den Kranken zu dienen; sie soll eine „Schwester der Nächstenliebe“ sein – eine Aufgabe, die sie in so hohem Maße erfüllt, dass sie zu einem Vorbild wird, auf das sich jeder und jede im Pflegedienst Tätige beziehen kann. Bitten wir also die „Unbefleckte Empfängnis“ um die Gnade, dass wir es verstehen, in unserer Beziehung zum Kranken immer den Menschen zu sehen, der zwar der Hilfe bedarf und bisweilen sogar für die elementarsten Dinge, der aber seine persönliche Gabe in sich trägt, um sie mit den anderen zu teilen.
Der Blick Marias, der Trösterin der Betrübten, erleuchtet das Antlitz der Kirche in ihrem täglichen Einsatz für die Bedürftigen und die Leidenden. Die kostbaren Früchte dieser Bemühung der Kirche um die Welt des Leidens und der Krankheit sind ein Grund, Jesus, dem Herrn, zu danken: Er ist für uns eingestanden, im Gehorsam gegenüber dem Willen des Vaters und bis zum Tod am Kreuz, damit die Menschheit erlöst würde. Die Solidarität Christi, des von Maria geborenen Sohnes Gottes, ist der Ausdruck der barmherzigen Allmacht Gottes, die sich in unserem Leben zeigt – vor allem, wenn es gebrechlich, verletzt, gedemütigt, ausgegrenzt und leidend ist – und ihm die Kraft der Hoffnung einflößt, die uns wieder aufstehen lässt und uns unterstützt.
So viel Reichtum an Menschlichkeit und Glaube darf nicht verloren gehen, sondern muss uns vielmehr helfen, uns mit unseren menschlichen Schwächen und zugleich mit den Herausforderungen auf dem Gebiet des Gesundheitswesens und der Technologie auseinanderzusetzen. Anlässlich des Weltkrankentags wollen wir uns erneut aufschwingen, um zur Verbreitung einer Kultur beizutragen, die dem Leben, der Gesundheit und der Umwelt mit Respekt begegnet; können wir einen neuen Impuls empfangen, um für die Achtung der Ganzheitlichkeit und der Würde des Menschen zu kämpfen, auch indem wir die bioethischen Fragen, die Fürsorge für die Schwächsten und den Umweltschutz in rechter Weise angehen.
Anlässlich des XXV. Welttags der Kranken wiederhole ich, dass ich euch allen mit meinem Gebet und meiner Ermutigung nahe bin: den Ärzten, den Pflegekräften, den Freiwilligen und allen im Dienst an den Kranken und Bedürftigen beschäftigten Ordensleuten, den in diesem Bereich tätigen kirchlichen und zivilen Einrichtungen sowie den Familien, die sich liebevoll um ihre kranken Angehörigen kümmern. Allen wünsche ich, dass sie immer frohe Zeichen der Gegenwart und der Liebe Gottes sind und so das leuchtende Zeugnis vieler Freunde und Freundinnen Gottes nachahmen. Unter diesen erinnere ich an den heiligen Johannes von Gott und den heiligen Kamillus von Lellis, die Schutzpatrone der Krankenhäuser und der Pflegekräfte, und an die heilige Mutter Teresa von Kalkutta, die Missionarin der Zärtlichkeit Gottes.
Liebe Brüder und Schwestern, lasst uns alle gemeinsam – Kranke, Pflegekräfte und Freiwillige – unser Gebet zu Maria erheben, dass ihre mütterliche Fürsprache unseren Glauben stütze und begleite. Sie erlange für uns von Christus, ihrem Sohn, dass wir auf dem Weg der Heilung und der Gesundheit voller Hoffnung sind, dass wir ein Gespür haben für Brüderlichkeit und Verantwortung, dass wir uns für die ganzheitliche menschliche Entwicklung einsetzen und dass wir jedes Mal, wenn sie uns mit ihrer Treue und ihrer Barmherzigkeit in Erstaunen versetzt, die Freude der Dankbarkeit empfinden.
O Maria, unsere Mutter,
die du in Christus jeden von uns als Sohn oder Tochter annimmst,
unterstütze die zuversichtliche Erwartung unseres Herzens,
steh uns bei in unseren Krankheiten und Leiden,
führe uns zu Christus, deinem Sohn und unserem Bruder,
und hilf uns, dass wir uns dem Vater anvertrauen, der Großes vollbringt.
Euch allen versichere ich mein stetes Gebetsgedenken und erteile euch von Herzen den Apostolischen Segen.
Aus dem Vatikan, am 8. Dezember 2016, dem Hochfest der ohne Erbsünde empfangenen Jungfrau Maria
FRANCISCUS
[01996-DE.01] [Originalsprache: Deutsch]
Testo in lingua spagnola
El asombro ante las obras que Dios realiza:
«El Poderoso ha hecho obras grandes por mí…» (Lc 1,49)
Queridos hermanos y hermanas:
El próximo 11 de febrero se celebrará en toda la Iglesia y, especialmente, en Lourdes, la XXV Jornada Mundial del Enfermo, con el tema: El asombro ante las obras que Dios realiza: «El Poderoso ha hecho obras grandes por mí…» (Lc 1,49). Esta Jornada, instituida por mi predecesor san Juan Pablo II, en 1992, y celebrada por primera vez precisamente en Lourdes el 11 de febrero de 1993, constituye una ocasión para prestar especial atención a la situación de los enfermos y de todos los que sufren en general; y, al mismo tiempo, es una llamada dirigida a los que se entregan en su favor, comenzando por sus familiares, los agentes sanitarios y voluntarios, para que den gracias por la vocación que el Señor les ha dado de acompañar a los hermanos enfermos. Además, esta celebración renueva en la Iglesia la fuerza espiritual para realizar de la mejor manera posible esa parte esencial de su misión que incluye el servicio a los últimos, a los enfermos, a los que sufren, a los excluidos y marginados (cf. Juan Pablo II, Motu proprio Dolentium hominum, 11 febrero 1985, 1). Los encuentros de oración, las liturgias eucarísticas y la unción de los enfermos, la convivencia con los enfermos y las reflexiones sobre temas de bioética y teológico-pastorales que se celebrarán en aquellos días en Lourdes, darán una aportación nueva e importante a ese servicio.
Situándome ya desde ahora espiritualmente junto a la Gruta de Massabielle, ante la imagen de la Virgen Inmaculada, en la que el Poderoso ha hecho obras grandes para la redención de la humanidad, deseo expresar mi cercanía a todos vosotros, hermanos y hermanas, que vivís la experiencia del sufrimiento, y a vuestras familias; así como mi agradecimiento a todos los que, según sus distintas ocupaciones y en todos los centros de salud repartidos por todo el mundo, trabajan con competencia, responsabilidad y dedicación para vuestro alivio, vuestra salud y vuestro bienestar diario. Me gustaría animar a todos los enfermos, a las personas que sufren, a los médicos, enfermeras, familiares y a los voluntarios a que vean en María, Salud de los enfermos, a aquella que es para todos los seres humanos garante de la ternura del amor de Dios y modelo de abandono a su voluntad; y a que siempre encuentren en la fe, alimentada por la Palabra y los Sacramentos, la fuerza para amar a Dios y a los hermanos en la experiencia también de la enfermedad.
Como santa Bernadette estamos bajo la mirada de María. La humilde muchacha de Lourdes cuenta que la Virgen, a la que llamaba «la hermosa Señora», la miraba como se mira a una persona. Estas sencillas palabras describen la plenitud de una relación. Bernadette, pobre, analfabeta y enferma, se siente mirada por María como persona. La hermosa Señora le habla con gran respeto, sin lástima. Esto nos recuerda que cada paciente es y será siempre un ser humano, y debe ser tratado en consecuencia. Los enfermos, como las personas que tienen una discapacidad incluso muy grave, tienen una dignidad inalienable y una misión en la vida y nunca se convierten en simples objetos, aunque a veces puedan parecer meramente pasivos, pero en realidad nunca es así.
Bernadette, después de haber estado en la Gruta y gracias a la oración, transforma su fragilidad en apoyo para los demás, gracias al amor se hace capaz de enriquecer a su prójimo y, sobre todo, de ofrecer su vida por la salvación de la humanidad. El hecho de que la hermosa Señora le pida que rece por los pecadores, nos recuerda que los enfermos, los que sufren, no sólo llevan consigo el deseo de curarse, sino también el de vivir la propia vida de modo cristiano, llegando a darla como verdaderos discípulos misioneros de Cristo. A Bernadette, María le dio la vocación de servir a los enfermos y la llamó para que se hiciera Hermana de la Caridad, una misión que ella cumplió de una manera tan alta que se convirtió en un modelo para todos los agentes sanitarios. Pidamos pues a la Inmaculada Concepción la gracia de saber siempre ver al enfermo como a una persona que, ciertamente, necesita ayuda, a veces incluso para las cosas más básicas, pero que también lleva consigo un don que compartir con los demás.
La mirada de María, Consoladora de los afligidos, ilumina el rostro de la Iglesia en su compromiso diario en favor de los necesitados y los que sufren. Los frutos maravillosos de esta solicitud de la Iglesia hacia el mundo del sufrimiento y la enfermedad son motivo de agradecimiento al Señor Jesús, que se hizo solidario con nosotros, en obediencia a la voluntad del Padre y hasta la muerte en la cruz, para que la humanidad fuera redimida. La solidaridad de Cristo, Hijo de Dios nacido de María, es la expresión de la omnipotencia misericordiosa de Dios que se manifiesta en nuestras vidas ―especialmente cuando es frágil, herida, humillada, marginada, sufriente―, infundiendo en ella la fuerza de la esperanza que nos ayuda a levantarnos y nos sostiene.
Tanta riqueza de humanidad y de fe no debe perderse, sino que nos ha de ayudar a hacer frente a nuestras debilidades humanas y, al mismo tiempo, a los retos actuales en el ámbito sanitario y tecnológico. En la Jornada Mundial del Enfermo podemos encontrar una nueva motivación para colaborar en la difusión de una cultura respetuosa de la vida, la salud y el medio ambiente; un nuevo impulso para luchar en favor del respeto de la integridad y dignidad de las personas, incluso a través de un enfoque correcto de las cuestiones de bioética, la protección de los más débiles y el cuidado del medio ambiente.
Con motivo de la XXV Jornada Mundial del Enfermo, renuevo, con mi oración y mi aliento, mi cercanía a los médicos, a los enfermeros, a los voluntarios y a todos los consagrados y consagradas que se dedican a servir a los enfermos y necesitados; a las instituciones eclesiales y civiles que trabajan en este ámbito; y a las familias que cuidan con amor a sus familiares enfermos. Deseo que todos sean siempre signos gozosos de la presencia y el amor de Dios, imitando el testimonio resplandeciente de tantos amigos y amigas de Dios, entre los que menciono a san Juan de Dios y a san Camilo de Lelis, patronos de los hospitales y de los agentes sanitarios, y a la santa Madre Teresa de Calcuta, misionera de la ternura de Dios.
Hermanos y hermanas, enfermos, agentes sanitarios y voluntarios, elevemos juntos nuestra oración a María, para que su materna intercesión sostenga y acompañe nuestra fe y nos obtenga de Cristo su Hijo la esperanza en el camino de la curación y de la salud, el sentido de la fraternidad y de la responsabilidad, el compromiso con el desarrollo humano integral y la alegría de la gratitud cada vez que nos sorprenda con su fidelidad y su misericordia.
María, Madre nuestra,
que en Cristo nos acoges como hijos,
fortalece en nuestros corazones la espera confiada,
auxílianos en nuestras enfermedades y sufrimientos,
guíanos hasta Cristo, hijo tuyo y hermano nuestro,
y ayúdanos a encomendarnos al Padre que realiza obras grandes.
Os aseguro mi constante recuerdo en la oración y os imparto de corazón la Bendición Apostólica.
8 de diciembre de 2016, Fiesta de la Inmaculada Concepción
FRANCISCUS
[01996-ES.01] [Texto original: Español]
Testo in lingua portoghese
«Admiração pelo que Deus faz:
“o Todo-Poderoso fez em mim maravilhas” (Lc 1, 49)»
Queridos irmãos e irmãs,
No próximo dia 11 de fevereiro, celebrar-se-á em toda a Igreja, e de forma particular em Lourdes, a XXV Jornada Mundial do Doente, sob o tema: «Admiração pelo que Deus faz: “o Todo-Poderoso fez em mim maravilhas” (Lc 1, 49)». Instituída pelo meu predecessor São João Paulo II em 1992 e celebrada a primeira vez precisamente em Lourdes no dia 11 de fevereiro de 1993, tal Jornada dá ocasião para se prestar especial atenção à condição dos doentes e, mais em geral, a todos os atribulados; ao mesmo tempo convida quem se prodigaliza em seu favor, a começar pelos familiares, profissionais de saúde e voluntários, a dar graças pela vocação recebida do Senhor para acompanhar os irmãos doentes. Além disso, esta recorrência renova, na Igreja, o vigor espiritual para desempenhar sempre da melhor forma a parte fundamental da sua missão que engloba o serviço aos últimos, aos enfermos, aos atribulados, aos excluídos e aos marginalizados (cf. João Paulo II, Motu proprio Dolentium hominum, 11 de fevereiro de 1985, 1). Com certeza, os momentos de oração, as Liturgias Eucarísticas e da Unção dos Enfermos, a interajuda aos doentes e os aprofundamentos bioéticos e teológico-pastorais que se realizarão em Lourdes, naqueles dias, prestarão uma nova e importante contribuição para tal serviço.
Sentindo-me desde agora presente espiritualmente na Gruta de Massabiel, diante da imagem da Virgem Imaculada, em quem o Todo-Poderoso fez maravilhas em prol da redenção da humanidade, desejo manifestar a minha proximidade a todos vós, irmãos e irmãs que viveis a experiência do sofrimento, e às vossas famílias, bem como o meu apreço a quantos, nas mais variadas tarefas de todas as estruturas sanitárias espalhadas pelo mundo, com competência, responsabilidade e dedicação se ocupam das melhoras, cuidados e bem-estar diário de todos vós. Desejo encorajar-vos a todos – doentes, atribulados, médicos, enfermeiros, familiares, voluntários – a olhar Maria, Saúde dos Enfermos, como a garante da ternura de Deus por todo o ser humano e o modelo de abandono à vontade divina; e encorajar-vos também a encontrar sempre na fé, alimentada pela Palavra e os Sacramentos, a força para amar a Deus e aos irmãos mesmo na experiência da doença.
Como Santa Bernadete, estamos sob o olhar de Maria. A jovem humilde de Lourdes conta que a Virgem, por ela designada «a Bela Senhora», a fixava como se olha para uma pessoa. Estas palavras simples descrevem a plenitude dum relacionamento. Bernadete, pobre, analfabeta e doente, sente-se olhada por Maria como pessoa. A Bela Senhora fala-lhe com grande respeito, sem Se pôr a lastimar a sorte dela. Isto lembra-nos que cada doente é e permanece sempre um ser humano, e deve ser tratado como tal. Os doentes, tal como as pessoas com deficiências mesmo muito graves, têm a sua dignidade inalienável e a sua missão própria na vida, não se tornando jamais meros objetos, ainda que às vezes pareçam de todo passivos, mas, na realidade, nunca o são.
Bernardete, depois de estar na Gruta, graças à oração, transforma a sua fragilidade em apoio para os outros; graças ao amor, torna-se capaz de enriquecer o próximo e sobretudo oferece a sua vida pela salvação da humanidade. O facto de a Bela Senhora lhe pedir para rezar pelos pecadores lembra-nos que os doentes, os atribulados não abrigam em si mesmos apenas o desejo de curar, mas também o de viver cristãmente a sua existência, chegando a doá-la como autênticos discípulos missionários de Cristo. A Bernadete, Maria dá a vocação de servir os doentes e chama-a para ser Irmã da Caridade, uma missão que ela traduz numa medida tão elevada que se torna modelo que todo o profissional de saúde pode tomar como referência. Por isso, peçamos à Imaculada Conceição a graça de saber sempre relacionar-nos com o doente como uma pessoa que certamente precisa de ajuda – e, por vezes, até para as coisas mais elementares – mas também é portadora do seu próprio dom que deve partilhar com os outros.
O olhar de Maria, Consoladora dos aflitos, ilumina o rosto da Igreja no seu compromisso diário a favor dos necessitados e dos doentes. Os preciosos frutos desta solicitude da Igreja pelo mundo dos atribulados e doentes são motivo de agradecimento ao Senhor Jesus, que Se fez solidário connosco, obedecendo à vontade do Pai até à morte na cruz, para que a humanidade fosse redimida. A solidariedade de Cristo, Filho de Deus nascido de Maria, é a expressão da omnipotência misericordiosa de Deus que se manifesta na nossa vida – sobretudo quando é frágil, está ferida, humilhada, marginalizada, atribulada –, infundindo nela a força da esperança que nos faz levantar e sustenta.
Uma riqueza tão grande de humanidade e de fé não deve ficar perdida, mas sim ajudar-nos a enfrentar as nossas fraquezas humanas e, ao mesmo tempo, os desafios presentes em âmbito sanitário e tecnológico. Por ocasião da Jornada Mundial do Doente, podemos encontrar novo impulso a fim de contribuir para a difusão duma cultura respeitadora da vida, da saúde e do meio ambiente; encontrar um renovado impulso a fim de lutar pelo respeito da integridade e dignidade das pessoas, inclusive mediante uma abordagem correta das questões bioéticas, a tutela dos mais fracos e o cuidado pelo meio ambiente.
Por ocasião da XXV Jornada Mundial do Doente, reitero a minha proximidade feita de oração e encorajamento aos médicos, enfermeiros, voluntários e a todos os homens e mulheres consagrados comprometidos no serviço dos doentes e necessitados; às instituições eclesiais e civis que trabalham nesta área; e às famílias que cuidam amorosamente dos seus membros doentes. A todos, desejo que possam ser sempre sinais jubilosos da presença e do amor de Deus, imitando o testemunho luminoso de tantos amigos e amigas de Deus, dentre os quais recordo São João de Deus e São Camilo de Lélis, Padroeiros dos hospitais e dos profissionais de saúde, e Santa Teresa de Calcutá, missionária da ternura de Deus.
Irmãs e irmãos todos – doentes, profissionais de saúde e voluntários –, elevemos juntos a nossa oração a Maria, para que a sua materna intercessão sustente e acompanhe a nossa fé e nos obtenha de Cristo seu Filho a esperança no caminho da cura e da saúde, o sentido da fraternidade e da responsabilidade, o compromisso pelo desenvolvimento humano integral e a alegria da gratidão sempre que Ele nos maravilha com a sua fidelidade e a sua misericórdia:
Ó Maria, nossa Mãe,
que, em Cristo, acolheis a cada um de nós como filho,
sustentai a expectativa confiante do nosso coração,
socorrei-nos nas nossas enfermidades e tribulações,
guiai-nos para Cristo, vosso filho e nosso irmão,
e ajudai a confiarmo-nos ao Pai que faz maravilhas.
A todos vós, asseguro a minha recordação constante na oração e, de coração, concedo a Bênção Apostólica.
Vaticano, 8 de dezembro – Festa da Imaculada Conceição – de 2016.
FRANCISCUS
[01996-PO.01] [Texto original: Português]
Testo in língua polacca
„Zdumienie tym, czego dokonuje Bóg:
«wielkie rzeczy uczynił mi Wszechmocny» (Łk 1,49)”
Drodzy Bracia i Siostry!
11 lutego przyszłego roku będzie obchodzony w całym Kościele, a zwłaszcza w Lourdes, XXV Światowy Dzień Chorego, na temat: „Zdumienie tym, czego dokonuje Bóg: «wielkie rzeczy uczynił mi Wszechmocny» (Łk 1,49)”. Ustanowiony przez mojego poprzednika św. Jana Pawła II w 1992 roku i obchodzony po raz pierwszy właśnie w Lourdes 11 lutego 1993 roku, dzień ten jest okazją do zwrócenia szczególnej uwagi na sytuację chorych, a ogólniej rzecz biorąc cierpiących. Jednocześnie zachęca tych, którzy poświęcają się na ich rzecz, począwszy od ich rodzin, pracowników służby zdrowia i wolontariuszy, do dziękowania za otrzymane od Pana powołanie towarzyszenia chorym braciom. Ponadto obchody te odnawiają w Kościele dynamikę duchową, aby coraz lepiej wypełniać tę zasadniczą część jego misji, która obejmuje posługę ostatnim, chorym, cierpiącym, wykluczonym i usuwanym na margines (por. JAN PAWEŁ II, Motu proprio, Dolentium hominum, 11 luty 1985, 1). Z pewnością czas modlitwy, liturgii eucharystycznej i namaszczenia chorych, dzielenie się z chorymi a także pogłębienie wiedzy bioetycznej i teologiczno-pastoralnej, które będą miały miejsce w tych dniach w Lourdes wniosą nowy ważny wkład w tę posługę.
Już teraz, stając duchowo w Grocie Massabielskiej przed wizerunkiem Niepokalanej Dziewicy, w której Wszechmocny dokonał wielkich rzeczy dla odkupienia ludzkości, pragnę wyrazić moją bliskość względem was wszystkich, bracia i siostry, którzy przeżywacie doświadczenie cierpienia oraz wobec waszych rodzin. Pragnę też wyrazić moje uznanie dla tych wszystkich, którzy w różnych funkcjach i we wszystkich placówkach służby zdrowia na całym świecie kompetentnie, odpowiedzialnie i z poświęceniem działają, by wam ulżyć, uleczyć was i zapewnić wam codzienne dobre samopoczucie. Chciałbym was wszystkich chorych, cierpiących, lekarzy, pielęgniarki, członków rodzin, wolontariuszy zachęcić do kontemplowania w Maryi, Uzdrowieniu Chorych, tej, która zapewnia czułość Boga wobec każdego człowieka i wzór powierzenia się Jego woli, a także do znajdowania zawsze w wierze karmiącej się Słowem Bożym i sakramentami mocy, by miłować Boga i braci, również w doświadczeniu choroby.
Podobnie jak na świętą Bernadetę, spogląda na nas Maryja. Pokorna dziewczyna z Lourdes opowiadała, że Dziewica, którą nazwała „Piękną Panią”, spojrzała na nią, tak jak się patrzy na osobę. Te proste słowa opisują pełnię relacji. Bernadeta uboga, niepiśmienna i chora czuje, że Maryja spogląda na nią jako na osobę. Piękna Pani mówi do niej z wielkim szacunkiem, bez politowania. Przypomina to nam, że każdy chory jest i pozostaje istotą ludzką i musi być traktowany jako taka. Ludzie chorzy, podobnie jak osoby niepełnosprawne, nawet bardzo poważnie, posiadają swoją niezbywalną godność i swoją misję w życiu i nigdy nie mogą stawać się jedynie przedmiotami, nawet jeśli czasami mogą się wydawać jedynie biernymi, choć w rzeczywistości nigdy tak nie jest.
Bernadeta po pobycie w grocie, dzięki modlitwie przekształciła swoją kruchość we wsparcie dla innych, dzięki miłości stała się zdolna do ubogacenia swego bliźniego, a przede wszystkim poświęciła swoje życie dla zbawienia ludzkości. Fakt, że Piękna Pani poprosiła ją, aby modliła się za grzeszników przypomina nam, że chorzy, cierpiący noszą w sobie nie tylko pragnienie uleczenia, ale także przeżywania po chrześcijańsku swego życia, dochodząc do oddawania go jako autentyczni uczniowie-misjonarze Chrystusa. Maryja dała Bernadecie powołanie służenia chorym i wezwała ją do tego, by stała się siostrą miłosierdzia, do misji którą wyraża Ona w stopniu tak wzniosłym, by stać się wzorem, do którego może się odnieść każdy pracownik służby zdrowia. Prośmy zatem Niepokalane Poczęcie o łaskę, byśmy umieli zawsze odnosić się do chorego jak do osoby, która z pewnością potrzebuje pomocy, czasami nawet w rzeczach najbardziej elementarnych, ale która nosi w sobie swój dar, którym powinna dzielić się z innymi.
Spojrzenie Maryi, Pocieszycielki strapionych, rozświetla oblicze Kościoła w jego codziennym zaangażowaniu na rzecz potrzebujących i cierpiących. Cenne owoce tej troski Kościoła dla świata cierpienia i choroby są powodem do dziękczynienia Panu Jezusowi, który stał się solidarny z nami, będąc posłusznym woli Ojca, aż do śmierci na krzyżu, aby ludzkość została odkupiona. Solidarność Chrystusa, Syna Bożego narodzonego z Maryi, jest wyrazem miłosiernej wszechmocy Boga, która przejawia się w naszym życiu - szczególnie gdy jest ono kruche, zranione, upokorzone, usunięte na margines, naznaczone cierpieniem – zaszczepiając w nim moc nadziei, która nas podnosi i wspiera.
Tak wiele bogactwa humanizmu i wiary nie może zostać zmarnowane, lecz powinno nam raczej pomóc w zmierzeniu się z naszymi ludzkimi słabościami, a jednocześnie z wyzwaniami istniejącymi w dziedzinie opieki zdrowotnej i technologii. Z okazji Światowego Dnia Chorego możemy odnaleźć nowy impuls, aby przyczynić się do upowszechnienia kultury szacunku dla życia, zdrowia i środowiska; nowy impuls do walki o poszanowanie integralności i godności osoby, w tym poprzez właściwe podejście do kwestii bioetycznych, ochrony najsłabszych i troski o środowisko naturalne.
Z okazji XXV Światowy Dzień Chorego ponawiam moją modlitewną solidarność i poparcie dla lekarzy, pielęgniarek, wolontariuszy i wszystkich mężczyzn i kobiet konsekrowanych zaangażowanych w posługę chorym i cierpiącym; dla instytucji kościelnych i świeckich, które działają w tym obszarze; a także dla rodzin, które z miłością opiekują się swoimi chorymi krewnymi. Wszystkim życzę, aby byli zawsze radosnymi znakami obecności i miłości Boga, naśladując wspaniałe świadectwo tak wielu przyjaciół i przyjaciółek Boga, wśród których wspomnę św. Jana Bożego i św. Kamila de Lellis, patronów szpitali i pracowników służby zdrowia, a także świętą Matkę Teresę z Kalkuty, misjonarkę czułości Boga.
Bracia i siostry, wszyscy chorzy, pracownicy służby zdrowia i wolontariusze, razem wznieśmy naszą modlitwę do Maryi, aby Jej macierzyńskie wstawiennictwo wspierało i towarzyszyło naszej wierze i wyjednało nam u Chrystusa, Jej Syna, nadzieję na drodze uzdrowienia i zdrowia, poczucie braterstwa i odpowiedzialności, zaangażowania na rzecz integralnego rozwoju człowieka oraz radość wdzięczności, za każdym razem, kiedy zaskakuje nas Swoją wiernością i miłosierdziem.
Maryjo, nasza Matko,
która w Chrystusie przygarniasz każdego z nas jako dziecko,
podtrzymuj ufne oczekiwanie naszych serc,
spiesz nam z pomocą w naszych chorobach i cierpieniach,
Prowadź nas do Chrystusa, Twojego Syna a naszego Brata,
i pomóż nam powierzyć się Ojcu, który dokonuje wielkich rzeczy.
Zapewniam was wszystkich o mojej stałej pamięci w modlitwie i z serca udzielam wam Apostolskiego Błogosławieństwa.
Watykan, 8 grudnia 2016, w święto Niepokalanego Poczęcia Najświętszej Maryi Panny
FRANCISCUS
[01996-PL.01] [Testo originale: Italiano]
[B0905-XX.01]