Intervento del Santo Padre
Traduzione in lingua italiana
Nell’Aula nuova del Sinodo in Vaticano il Santo Padre Francesco ha incontrato nel pomeriggio di ieri, domenica 29 maggio, i partecipanti al seminario “Tra l’università e la scuola, un muro o un ponte”, promosso dalla Fondazione di diritto pontificio Scholas Occurrentes in collaborazione con l’Alta Scuola “Educare all’Incontro e alla Solidarietà” della LUMSA (Roma, 27 - 29 maggio 2016) insieme a numerosi invitati che hanno preso parte a diverse iniziative della stessa Fondazione.
Di seguito riportiamo le parole di Papa Francesco nel corso dell’incontro:
Intervento del Santo Padre
Papa Francisco:
Gracias por estar aquí. Estoy contento de saludarlos y desearles que no haya sido muy aburrido todo esto. Que se haya dado ese clima de comunicación, ese clima de encuentro, ese clima de puente, que nos une y que es un desafío para este mundo que corre siempre el riesgo de atomizarse. Y de separarse y, cuando los pueblos se separan, las familias se separan, los amigos se separan, solamente en la separación se puede sembrar enemistad o incluso odio. En cambio, cuando se juntan se da la amistad social, la amistad fraternal y se da una cultura del encuentro que nos defiende de cualquier tipo de cultura de descarte. Gracias por eso y por lo que están haciendo con él.
Respuesta del Papa:
La primera. No se me ocurrió dejar de serlo por la responsabilidad y les hago una confidencia: ni se me había ocurrido que me iban a elegir a mí. Fue una sorpresa para mí. Pero, desde ese momento, Dios me dio una paz que dura hasta el día de hoy. Y eso me mantiene. Esa es la gracia que recibí. Por otro lado, por naturaleza soy inconsciente, así que sigo adelante.
Mirá, construir un mundo más mejor, más mejor, me salió la porteñada. Construir un mundo mejor creo que se puede resumir en esas cosas que hablamos juntos allí, ¿no es cierto? Es decir, que cada persona sea reconocida en su identidad, pero la identidad no se da si no hay pertenencia. Procurar dar pertenencia, y uno de ustedes me preguntaba: si un chico, una chica no tiene pertenencia ¿cómo puedo ayudarla? Por lo menos ofrecele pertenencia virtual, pero que se sienta... y ahí va a tener identidad. Pero una persona sin identidad no tiene futuro. Entonces urge, es urgente ofrecer pertenencias de cualquier tipo, pero que se sientan pertenecientes a un grupo, a una familia, a una organización, a algo, y eso le va a dar identidad. Identidad, pertenencia.
Esto otro, lenguaje de los gestos, animarnos a tener lenguaje de los gestos. A veces nos gusta hablar y hablar. A veces el lenguaje de los gestos es distinto. Sólo hablar no basta. Podemos caer en el «jarabe de pico» y ese no funciona. Lenguaje de los gestos, que a veces es una palmada, una sonrisa. Me gustó lo que dijiste vos: «Esta sonrisa no me la saca nadie». Una sonrisa que da esperanza, mirar a los ojos, gestos de aprobación o de paciencia, de tolerancia, gestos.
Dejar las agresiones, el bulismo, el bulling, el bulismo es otra cosa, el bulismo es una agresión que esconde una profunda crueldad y el mundo es cruel. El mundo es cruel. Y las guerras son un monumento de crueldad.
Una monja de un país africano que tiene guerras intestinas me mandó fotografías, las tengo acá. Y ¿a donde llega la crueldad de la guerra? Un niño degollado, un niño. Entonces, podemos entender el bulling. Si esto se da, ¿cómo no se va a dar el bulling? Es la misma crueldad contra un niño y un niño que se lo hace a otro, si vos sembrás crueldad. Un niño masacrado en su cabeza. Y esto pasó el mes pasado.
O sea, para construir un mundo nuevo, un mundo mejor hay que desterrar todo tipo de crueldad. Y la guerra es una crueldad. Pero este tipo de guerra más crueldad todavía porque se ensaña con un inocente.
Después el escuchar al otro, la capacidad de escuchar, no discutir enseguida, preguntar, y eso es el diálogo, y el diálogo es un puente. El diálogo es un puente. No tenerle miedo al diálogo, no se trata del San Lorenzo-Lanús, que se juega hoy, a ver quién gana. Se trata de juntamente ir poniendo las propuestas para avanzar juntos. En el diálogo todos ganan, nadie pierde. En la discusión hay uno que gana y otro que pierde o pierden los dos. El diálogo es mansedumbre, es capacidad de escucha, es ponerse en el lugar del otro, es tender puentes. Y dentro del diálogo si yo opino distinto no discutir, sino a lo más persuadir con mansedumbre.
Como ven son todas las conductas que fueron saliendo en las preguntas que ustedes hacían. Y el orgullo, la soberbia, desterrarlos, porque el orgullo y la soberbia terminan mal siempre. El orgulloso termina mal. O sea, yo te contestaría esa pregunta: ¿Cómo construir un mundo mejor? Por ese camino. Nuestro mundo necesita de bajar el nivel de agresión. Necesita de ternura. Necesita de mansedumbre, necesita de escuchar, necesita de caminar juntos. Si no, esto y esto se está dando hoy, porque faltan todas esas actitudes que yo dije. No sé si respondí a la pregunta, eh? ¿De acuerdo? ¿Respondí?
Palabras finales:
Les agradezco a todos ustedes la colaboración, el trabajo y la paciencia. Pensamos en todos los chicos del mundo con sus diversas culturas, idiomas, razas, religiones.
Y nos dirigimos a Dios pidiendo con el texto de bendición más antiguo que es válido y es usado por las tres religiones monoteístas: «El Señor los bendiga y los proteja, haga brillar su rostro sobre ustedes y les muestre su gracia, les descubra su rostro y les conceda la paz. Amen».
Y muchas gracias por todo y recen por mí, por favor, que necesito.
[00897-ES.01] [Texto original: Español]
Traduzione in lingua italiana
Papa Francesco:
Grazie di essere qui. Sono contento di salutarvi e spero che tutto questo non sia stato molto noioso; che ci sia stato un clima di comunicazione, un clima di incontro, un clima di “ponte” che ci unisce e che è una sfida per questo mondo, un mondo che corre sempre il rischio di “atomizzarsi”, e di separarsi. E quando i popoli si separano, le famiglie si separano, gli amici si separano, nella separazione si può seminare soltanto l’inimicizia, e persino l’odio. Invece, quando ci si unisce c’è l’amicizia sociale, l’amicizia fraterna; e c’è una cultura dell’incontro, che ci difende da qualunque tipo di cultura dello scarto. Grazie per questo e per ciò che state facendo in tal senso.
Risposta del Papa:
La prima. Non ho pensato di lasciare a motivo della responsabilità… Vi faccio una confidenza: non pensavo che avrebbero eletto me. E’ stata una sorpresa per me… Ma da quel momento Dio mi ha dato una pace che dura ancora oggi. E questo mi porta avanti. Questa è la grazia che ho ricevuto. D’altra parte, per natura io sono incosciente, e cosi vado avanti.
Vedi, costruire un mondo migliore credo che possa riassumersi nelle cose delle quali abbiamo parlato qui, insieme. Non è così? Cioè che ogni persona venga riconosciuta nella sua identità. Ma l’identità non c’è se non c’è appartenenza. Cercate di dare appartenenza. Uno di voi mi chiedeva: se un ragazzo o una ragazza non ha un’appartenenza, come è possibile aiutarlo? Almeno offrile una appartenenza virtuale, che però si senta… Così avrà un’identità. Una persona senza identità non ha futuro. Quindi urge, è urgente offrire appartenenza di qualunque tipo, ma che sentano di appartenere a un gruppo, a una famiglia, a una organizzazione, a qualcosa, e questo può dare loro un’identità. Identità, appartenenza.
Un’altra cosa: il linguaggio dei gesti. Sforzarci di avere un linguaggio dei gesti. A volte ci piace parlare, parlare… A volte il linguaggio dei gesti è diverso. Non basta parlare. Rischiamo di “vendere fumo”, e questo non funziona. Linguaggio dei gesti, che a volte è una carezza, un sorriso... Mi è piaciuto quello che hai detto tu: “Questo sorriso non me lo toglie nessuno!”. Un sorriso che dà speranza, guardare negli occhi, gesti di approvazione, di pazienza, di tolleranza, gesti.
Fermare le aggressioni, il bullismo – il bullying – è una aggressione che nasconde una profonda crudeltà, e il mondo è crudele, il mondo è crudele. E le guerre sono monumenti di crudeltà.
Una suora di un Paese africano, che vive guerre intestine, mi ha mandato delle fotografie, le ho qui… Dove arriva la crudeltà della guerra. Un bambino sgozzato. Un bambino! Possiamo capire il bullying. Se succede questo [cioè le crudeltà della guerra], come non potrà succedere il bullismo? E’ la stessa crudeltà contro un bambino, un bambino che poi lo fa ad un altro…. Se tu semini crudeltà. Un bambino massacrato nella sua testa. E questo è successo il mese passato.
Quindi, per costruire un mondo nuovo, un mondo migliore, abbiamo bisogno di sradicare tutti i tipi di crudeltà. E la guerra è una crudeltà. Ma questo tipo di guerra è ancora più crudele, perché se la prende con gli innocenti.
E poi, ascoltare l’altro. La capacità di ascoltare, non discutere subito, domandare, e questo è il dialogo, e il dialogo è un ponte. Il dialogo è un ponte. Non aver paura di dialogare. Qui non si tratta del San Lorenzo-Lanús, che si gioca oggi e vediamo chi vince. Si tratta di concordare delle proposte per andare avanti insieme. Nel dialogo tutti vincono, nessuno perde. Nella discussione c’è uno che vince e l’altro che perde, o perdono entrambi. Il dialogo è mitezza, è capacità di ascolto, è mettersi nei panni dell’altro, è gettare ponti. E durante il dialogo, anche se io la penso diversamente, non discutere, ma piuttosto persuadere con mitezza.
Come vedete sono tutti comportamenti che sono emersi nelle domande che voi avete fatto. E l'orgoglio, la superbia, sradicarli. Perché l'orgoglio e la superbia finiscono sempre male. Il superbo finisce male. Ossia, risponderei a questa domanda: come costruire un mondo migliore? Attraverso questa strada. Il nostro mondo ha bisogno di abbassare il livello di aggressività. Ha bisogno di tenerezza, ha bisogno di mitezza, ha bisogno di ascolto, ha bisogno di camminare insieme. Altrimenti, oggi succedono queste cose, perché mancano tutti quegli atteggiamenti che ho detto. Non so se ho risposto alla domanda.
Parole finali
Vi ringrazio tutti per la collaborazione, il lavoro e la pazienza. Pensiamo a tutti i ragazzi del mondo, con le loro diverse culture, lingue, razze e religioni.
E ci rivolgiamo a Dio con il testo di benedizione più antico, che è valido e usato dalle tre religione monoteiste: Il Signore vi benedica e vi protegga; faccia splendere il suo volto su di voi e vi mostri la sua grazia; vi riveli il suo volto e vi conceda la pace. Amen.
E tante grazie per tutto, e pregate per me, per favore, che ne ho bisogno.
[00897-IT.01] [Testo originale: Spagnolo]
[B0387-XX.01]