Messaggio del Santo Padre
Testo in lingua francese
Testo in lingua inglese
Testo in lingua tedesca
Testo in lingua spagnola
Testo in lingua portoghese
Testo in lingua polacca
Testo in lingua cinese
Pubblichiamo di seguito il Messaggio del Santo Padre Francesco per la 90.ma Giornata Missionaria Mondiale, che si celebra domenica 23 ottobre 2016:
Messaggio del Santo Padre
Chiesa missionaria, testimone di misericordia
Cari fratelli e sorelle,
il Giubileo Straordinario della Misericordia, che la Chiesa sta vivendo, offre una luce particolare anche alla Giornata Missionaria Mondiale del 2016: ci invita a guardare alla missione ad gentes come una grande, immensa opera di misericordia sia spirituale che materiale. In effetti, in questa Giornata Missionaria Mondiale, siamo tutti invitati ad “uscire”, come discepoli missionari, ciascuno mettendo a servizio i propri talenti, la propria creatività, la propria saggezza ed esperienza nel portare il messaggio della tenerezza e della compassione di Dio all’intera famiglia umana. In forza del mandato missionario, la Chiesa si prende cura di quanti non conoscono il Vangelo, perché desidera che tutti siano salvi e giungano a fare esperienza dell’amore del Signore. Essa «ha la missione di annunciare la misericordia di Dio, cuore pulsante del Vangelo» (Bolla Misericordiae Vultus, 12) e di proclamarla in ogni angolo della terra, fino a raggiungere ogni donna, uomo, anziano, giovane e bambino.
La misericordia procura intima gioia al cuore del Padre quando incontra ogni creatura umana; fin dal principio, Egli si rivolge amorevolmente anche a quelle più fragili, perché la sua grandezza e la sua potenza si rivelano proprio nella capacità di immedesimarsi con i piccoli, gli scartati, gli oppressi (cfr Dt 4,31; Sal 86,15; 103,8; 111,4). Egli è il Dio benigno, attento, fedele; si fa prossimo a chi è nel bisogno per essere vicino a tutti, soprattutto ai poveri; si coinvolge con tenerezza nella realtà umana proprio come farebbero un padre e una madre nella vita dei loro figli (cfr Ger 31,20). Al grembo materno rimanda il termine usato nella Bibbia per dire la misericordia: quindi all’amore di una madre verso i figli, quei figli che lei amerà sempre, in qualsiasi circostanza e qualunque cosa accada, perché sono frutto del suo grembo. È questo un aspetto essenziale anche dell’amore che Dio nutre verso tutti i suoi figli, in modo particolare verso i membri del popolo che ha generato e che vuole allevare ed educare: di fronte alle loro fragilità e infedeltà, il suo intimo si commuove e freme di compassione (cfr Os 11,8). E tuttavia Egli è misericordioso verso tutti, il suo amore è per tutti i popoli e la sua tenerezza si espande su tutte le creature (cfr Sal 145,8-9).
La misericordia trova la sua manifestazione più alta e compiuta nel Verbo incarnato. Egli rivela il volto del Padre ricco di misericordia, «parla di essa e la spiega con l’uso di similitudini e di parabole, ma soprattutto egli stesso la incarna e la personifica» (Giovanni Paolo II, Enc. Dives in misericordia, 2). Accogliendo e seguendo Gesù mediante il Vangelo e i Sacramenti, con l’azione dello Spirito Santo noi possiamo diventare misericordiosi come il nostro Padre celeste, imparando ad amare come Lui ci ama e facendo della nostra vita un dono gratuito, una segno della sua bontà (cfr Bolla Misericordiae Vultus, 3). La Chiesa per prima, in mezzo all’umanità, è la comunità che vive della misericordia di Cristo: sempre si sente guardata e scelta da Lui con amore misericordioso, e da questo amore essa trae lo stile del suo mandato, vive di esso e lo fa conoscere alle genti in un dialogo rispettoso con ogni cultura e convinzione religiosa.
A testimoniare questo amore di misericordia, come nei primi tempi dell’esperienza ecclesiale, sono tanti uomini e donne di ogni età e condizione. Segno eloquente dell’amore materno di Dio è una considerevole e crescente presenza femminile nel mondo missionario, accanto a quella maschile. Le donne, laiche o consacrate, e oggi anche non poche famiglie, realizzano la loro vocazione missionaria in svariate forme: dall’annuncio diretto del Vangelo al servizio caritativo. Accanto all’opera evangelizzatrice e sacramentale dei missionari, le donne e le famiglie comprendono spesso più adeguatamente i problemi della gente e sanno affrontarli in modo opportuno e talvolta inedito: nel prendersi cura della vita, con una spiccata attenzione alle persone più che alle strutture e mettendo in gioco ogni risorsa umana e spirituale nel costruire armonia, relazioni, pace, solidarietà, dialogo, collaborazione e fraternità, sia nell’ambito dei rapporti interpersonali sia in quello più ampio della vita sociale e culturale, e in particolare della cura dei poveri.
In molti luoghi l’evangelizzazione prende avvio dall’attività educativa, alla quale l’opera missionaria dedica impegno e tempo, come il vignaiolo misericordioso del Vangelo (cfr Lc 13,7-9; Gv 15,1), con la pazienza di attendere i frutti dopo anni di lenta formazione; si generano così persone capaci di evangelizzare e di far giungere il Vangelo dove non ci si attenderebbe di vederlo realizzato. La Chiesa può essere definita “madre” anche per quanti potranno giungere un domani alla fede in Cristo. Auspico pertanto che il popolo santo di Dio eserciti il servizio materno della misericordia, che tanto aiuta ad incontrare e amare il Signore i popoli che ancora non lo conoscono. La fede infatti è dono di Dio e non frutto di proselitismo; cresce però grazie alla fede e alla carità degli evangelizzatori che sono testimoni di Cristo. Nell’andare per le vie del mondo è richiesto ai discepoli di Gesù quell’amore che non misura, ma che piuttosto tende ad avere verso tutti la stessa misura del Signore; annunciamo il dono più bello e più grande che Lui ci ha fatto: la sua vita e il suo amore.
Ogni popolo e cultura ha diritto di ricevere il messaggio di salvezza che è dono di Dio per tutti. Ciò è tanto più necessario se consideriamo quante ingiustizie, guerre, crisi umanitarie oggi attendono una soluzione. I missionari sanno per esperienza che il Vangelo del perdono e della misericordia può portare gioia e riconciliazione, giustizia e pace. Il mandato del Vangelo: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28,19-20) non si è esaurito, anzi ci impegna tutti, nei presenti scenari e nelle attuali sfide, a sentirci chiamati a una rinnovata “uscita” missionaria, come indicavo anche nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium: «Ogni cristiano e ogni comunità discernerà quale sia il cammino che il Signore chiede, però tutti siamo invitati ad accettare questa chiamata: uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo» (20).
Proprio in questo Anno Giubilare ricorre il 90° anniversario della Giornata Missionaria Mondiale, promossa dalla Pontificia Opera della Propagazione della Fede e approvata da Papa Pio XI nel 1926. Ritengo pertanto opportuno richiamare le sapienti indicazioni dei miei Predecessori, i quali disposero che a questa Opera andassero destinate tutte le offerte che ogni diocesi, parrocchia, comunità religiosa, associazione e movimento ecclesiale, di ogni parte del mondo, potessero raccogliere per soccorrere le comunità cristiane bisognose di aiuti e per dare forza all’annuncio del Vangelo fino agli estremi confini della terra. Ancora oggi non ci sottraiamo a questo gesto di comunione ecclesiale missionaria. Non chiudiamo il cuore nelle nostre preoccupazioni particolari, ma allarghiamolo agli orizzonti di tutta l’umanità.
Maria Santissima, icona sublime dell’umanità redenta, modello missionario per la Chiesa, insegni a tutti, uomini, donne e famiglie, a generare e custodire ovunque la presenza viva e misteriosa del Signore Risorto, il quale rinnova e riempie di gioiosa misericordia le relazioni tra le persone, le culture e i popoli.
Dal Vaticano, 15 maggio 2016, Solennità di Pentecoste
FRANCISCUS
[00810-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Testo in lingua francese
Eglise missionnaire, témoin de miséricorde
Chers frères et sœurs,
Le Jubilé extraordinaire de la Miséricorde, que l’Église vit actuellement, offre également une lumière particulière à la Journée missionnaire mondiale 2016. Il nous invite à considérer la mission ad gentes comme une grande, immense œuvre de miséricorde tant spirituelle que matérielle. En effet, au cours de cette Journée missionnaire mondiale, nous sommes tous invités à “sortir”, en tant que disciples missionnaires, chacun mettant au service des autres ses propres talents, sa propre créativité, sa propre sagesse et sa propre expérience en ce qui concerne l’annonce du message de la tendresse et de la compassion de Dieu à l’ensemble de la famille humaine. Sur la base du mandat missionnaire, l’Église prend soin de ceux qui ne connaissent pas l’Évangile, parce qu’elle désire que tous soient sauvés et arrivent à faire l’expérience de l’amour du Seigneur. Elle «a pour mission d’annoncer la miséricorde de Dieu, cœur battant de l’Evangile» (Bulle Misericordiae Vultus, n.12) et de la proclamer dans tous les coins de la terre, jusqu’à atteindre tout homme, femme, personne âgée, jeune et enfant.
La miséricorde est source de joie intime pour le cœur du Père lorsqu’Il rencontre toute créature humaine. Depuis le début, Il s’adresse avec amour même aux plus fragiles, parce que sa grandeur et sa puissance se révèlent justement dans la capacité de s’identifier avec les petits, les exclus, les opprimés (cf. Dt 4,31; Ps 86,15; 103,8; 111,4). Il est le Dieu bienveillant, attentif, fidèle. Il se fait proche de ceux qui sont dans le besoin pour être proche de tous, en particulier des pauvres. Il s’implique avec tendresse dans la réalité humaine comme le feraient un père et une mère dans la vie de leurs enfants (cf. Jr 31,20). Le terme utilisé dans la Bible pour exprimer la miséricorde renvoie au sein maternel et par suite à l’amour d’une mère envers ses enfants, ces enfants qu’elle aimera toujours, en toute circonstance et quoi qu’il arrive parce qu’ils sont fruits de son sein. Il s’agit là également d’un aspect essentiel de l’amour que Dieu nourrit envers tous ses enfants, en particulier envers les membres du peuple qu’Il a généré et qu’Il veut élever et éduquer. Face à leurs fragilités et à leurs infidélités, son cœur s’émeut et frémit de compassion (cf. Os 11,8) et cependant Il est miséricordieux envers tous, son amour est pour tous les peuples et sa tendresse s’étend à toutes les créatures (cf. Ps 144,8-9).
La miséricorde trouve sa manifestation la plus haute et la plus accomplie dans le Verbe incarné. Il révèle le visage du Père riche en miséricorde, il «en parle et l'explique à l'aide d'images et de paraboles, mais surtout il l'incarne et la personnifie» (Jean-Paul II, Enc. Dives in misericordia, n. 2). En accueillant et en suivant Jésus par l’intermédiaire de l’Évangile et des Sacrements, sous l’action de l’Esprit Saint, nous pouvons devenir miséricordieux comme notre Père céleste, en apprenant à aimer comme Il nous aime et en faisant de notre vie un don gratuit, un signe de Sa bonté (cf. Bulle Misericordiae Vultus, n. 3). L’Église en premier lieu, au milieu de l’humanité, est la communauté qui vit de la miséricorde du Christ. Elle se sent toujours regardée et choisie par Lui avec un amour miséricordieux et de cet amour, elle tire le style de son mandat, elle vit de lui et elle le fait connaître aux peuples dans un dialogue respectueux avec chaque culture et conviction religieuse.
De cet amour de miséricorde rendent témoignage, comme aux premiers temps de l’expérience ecclésiale, de nombreux hommes et femmes de tout âge et de toute condition. La considérable et croissante présence féminine au sein du monde missionnaire, à côté de celle des hommes, constitue un signe éloquent de l’amour maternel de Dieu. Les femmes, laïques ou consacrées, et aujourd’hui également de nombreuses familles, réalisent leur vocation missionnaire sous des formes variées: de l’annonce directe de l’Évangile au service caritatif. À côté de l’œuvre évangélisatrice et sacramentelle des missionnaires, les femmes et les familles comprennent souvent de manière plus adéquate les problèmes des personnes et savent les affronter de manière opportune et parfois inédite, en prenant soin de la vie, en accordant une attention particulière aux personnes plutôt qu’aux structures et, en mettant en jeu toutes les ressources humaines et spirituelles dans la construction de l’harmonie, des relations, de la paix, de la solidarité, du dialogue, de la collaboration et de la fraternité, tant dans le cadre des rapports interpersonnels que dans celui plus vaste de la vie sociale et culturelle et en particulier du soin des pauvres.
En de nombreux lieux, l’Évangélisation est lancée au travers de l’activité éducative, à laquelle l’œuvre missionnaire consacre engagement et temps, comme le vigneron miséricordieux de l’Évangile (cf. Lc 13,7-9; Jn 15,1), avec la patience d’attendre les fruits après des années de lente formation. Sont ainsi suscitées des personnes capables d’évangéliser et de faire arriver l’Évangile où l’on ne s’attendrait pas à le voir réalisé. L’Église peut être appelée «mère» également pour ceux qui pourront arriver à l’avenir à la foi au Christ. Je souhaite donc que le saint peuple de Dieu exerce le service maternel de la miséricorde, qui aide tant les peuples qui ne Le connaissent pas encore à rencontrer et à aimer le Seigneur. La foi en effet est un don de Dieu et non pas le fruit du prosélytisme. Elle grandit cependant grâce à la foi et à la charité des évangélisateurs qui sont témoins du Christ. En se rendant sur les chemins du monde, il est demandé aux disciples de Jésus cet amour qui ne mesure pas mais qui tend plutôt à avoir envers tous la même mesure que celle du Seigneur. Nous annonçons le don le plus beau et le plus grand qu’Il nous a fait: sa vie et son amour.
Chaque peuple et chaque culture ont le droit de recevoir le message du salut qui est don de Dieu pour tous. Cela est d’autant plus nécessaire si nous considérons combien d’injustices, de guerres, de crises humanitaires attendent aujourd’hui de trouver une solution. Les missionnaires savent par expérience que l’Évangile du pardon et de la miséricorde peut apporter la joie et la réconciliation, la justice et la paix. Le mandat de l’Évangile, «Allez donc, de toutes les nations faites des disciples, les baptisant au nom du Père et du Fils et du Saint Esprit, et leur apprenant à observer tout ce que je vous ai prescrit» (Mt 28,19-20) ne s’est pas achevé. Au contraire, il nous engage tous, dans les scénarios présents et les défis actuels, à nous sentir appelés à une “sortie” missionnaire renouvelée, ainsi que je l’indiquais également dans l’Exhortation apostolique Evangelii gaudium: «Tout chrétien et toute communauté discernera quel est le chemin que le Seigneur demande, mais nous sommes tous invités à accepter cet appel: sortir de son propre confort et avoir le courage de rejoindre toutes les périphéries qui ont besoin de la lumière de l’Évangile» (n. 20).
En cette Année jubilaire a lieu le 90ème anniversaire de la Journée missionnaire mondiale, promue par l’Œuvre pontificale de la Propagation de la Foi et approuvée par le Pape Pie XI en 1926. J’estime donc opportun de rappeler les sages indications de mes Prédécesseurs, lesquels disposèrent qu’à cette Œuvre soient destinées toutes les offrandes que chaque diocèse, paroisse, communauté religieuse, association et mouvement ecclésial, de toutes les parties du monde, pourraient recueillir pour secourir les communautés chrétiennes ayant besoin d’aide et pour donner de l’élan à l’annonce de l’Évangile jusqu’aux extrémités de la terre. Aujourd’hui encore, ne nous dérobons pas à ce geste de communion ecclésiale missionnaire. Ne fermons pas notre cœur sur nos préoccupations particulières mais élargissons-le aux horizons de toute l’humanité.
Que la Très Sainte Vierge Marie, icône sublime de l’humanité rachetée, modèle missionnaire pour l’Église, nous enseigne à tous, hommes, femmes et familles, à susciter et à protéger en tout lieu la présence vivante et mystérieuse du Seigneur ressuscité qui renouvelle et remplit de joie miséricordieuse les relations entre les personnes, les cultures et les peuples.
Du Vatican, le 15 mai 2016, Solennité de la Pentecôte
FRANCISCUS
[00810-FR.01] [Texte original: Italien]
Testo in lingua inglese
Missionary Church, Witness of Mercy
Dear Brothers and Sisters,
The Extraordinary Jubilee of Mercy, which the Church is celebrating, casts a distinct light on World Mission Sunday 2016: it invites us to consider the missio ad gentes as a great, immense work of mercy, both spiritual and material. On this World Mission Sunday, all of us are invited to "go out" as missionary disciples, each generously offering their talents, creativity, wisdom and experience in order to bring the message of God’s tenderness and compassion to the entire human family. By virtue of the missionary mandate, the Church cares for those who do not know the Gospel, because she wants everyone to be saved and to experience the Lord’s love. She “is commissioned to announce the mercy of God, the beating heart of the Gospel” (Misericordiae Vultus, 12) and to proclaim mercy in every corner of the world, reaching every person, young or old.
When mercy encounters a person, it brings deep joy to the Father’s heart; for from the beginning the Father has lovingly turned towards the most vulnerable, because his greatness and power are revealed precisely in his capacity to identify with the young, the marginalized and the oppressed (cf. Deut 4:31; Ps 86:15; 103:8; 111:4). He is a kind, caring and faithful God who is close to those in need, especially the poor; he involves himself tenderly in human reality just as a father and mother do in the lives of their children (cf. Jer 31:20). When speaking of the womb, the Bible uses the word that signifies mercy: therefore it refers to the love of a mother for her children, whom she will always love, in every circumstance and regardless of what happens, because they are the fruit of her womb. This is also an essential aspect of the love that God has for all his children, whom he created and whom he wants to raise and educate; in the face of their weaknesses and infidelity, his heart is overcome with compassion (cf. Hos 11:8). He is merciful towards all; his love is for all people and his compassion extends to all creatures (cf. Ps 144:8-9).
Mercy finds its most noble and complete expression in the Incarnate Word. Jesus reveals the face of the Father who is rich in mercy; he “speaks of [mercy] and explains it by the use of comparisons and parables, but above all he himself makes it incarnate and personifies it” (JOHN PAUL II, Dives in Misericordia, 2). When we welcome and follow Jesus by means of the Gospel and sacraments, we can, with the help of the Holy Spirit, become merciful as our heavenly Father is merciful; we can learn to love as he loves us and make of our lives a free gift, a sign of his goodness (cf. Misericordiae Vultus, 3). The Church, in the midst of humanity, is first of all the community that lives by the mercy of Christ: she senses his gaze and feels he has chosen her with his merciful love. It is through this love that the Church discovers its mandate, lives it and makes it known to all peoples through a respectful dialogue with every culture and religious belief.
This merciful love, as in the early days of the Church, is witnessed to by many men and women of every age and condition. The considerable and growing presence of women in the missionary world, working alongside their male counterparts, is a significant sign of God’s maternal love. Women, lay and religious, and today even many families, carry out their missionary vocation in various forms: from announcing the Gospel to charitable service. Together with the evangelizing and sacramental work of missionaries, women and families often more adequately understand people's problems and know how to deal with them in an appropriate and, at times, fresh way: in caring for life, with a strong focus on people rather than structures, and by allocating human and spiritual resources towards the building of good relations, harmony, peace, solidarity, dialogue, cooperation and fraternity, both among individuals and in social and cultural life, in particular through care for the poor.
In many places evangelization begins with education, to which missionary work dedicates much time and effort, like the merciful vine-dresser of the Gospel (cf. Lk 13:7-9; Jn 15:1), patiently waiting for fruit after years of slow cultivation; in this way they bring forth a new people able to evangelize, who will take the Gospel to those places where it otherwise would not have been thought possible. The Church can also be defined as "mother" for those who will one day have faith in Christ. I hope, therefore, that the holy people of God will continue to exercise this maternal service of mercy, which helps those who do not yet know the Lord to encounter and love him. Faith is God’s gift and not the result of proselytizing; rather it grows thanks to the faith and charity of evangelizers who witness to Christ. As they travel through the streets of the world, the disciples of Jesus need to have a love without limits, the same measure of love that our Lord has for all people. We proclaim the most beautiful and greatest gifts that he has given us: his life and his love.
All peoples and cultures have the right to receive the message of salvation which is God’s gift to every person. This is all the more necessary when we consider how many injustices, wars, and humanitarian crises still need resolution. Missionaries know from experience that the Gospel of forgiveness and mercy can bring joy and reconciliation, justice and peace. The mandate of the Gospel to "go therefore and make disciples of all nations, baptizing them in the name of the Father and of the Son and of the Holy Spirit, teaching them to observe all that I have commanded you" (Mt 28:19-20) has not ceased; rather this command commits all of us, in the current landscape with all its challenges, to hear the call to a renewed missionary "impulse", as I noted in my Apostolic Exhortation Evangelii Gaudium: "Each Christian and every community must discern the path that the Lord points out, but all of us are asked to obey his call to go forth from our own comfort zone in order to reach all the ‘peripheries’ in need of the light of the Gospel” (20).
This Jubilee year marks the 90th anniversary of World Missionary Day, first approved by Pope Pius XI in 1926 and organized by the Pontifical Society for the Propagation of the Faith. It is appropriate then to recall the wise instructions of my Predecessors who ordered that to this Society be destined all the offerings collected in every diocese, parish, religious community, association and ecclesial movement throughout the world for the care of Christian communities in need and for supporting the proclamation of the Gospel even to the ends of the earth. Today too we believe in this sign of missionary ecclesial communion. Let us not close our hearts within our own particular concerns, but let us open them to all of humanity.
May Holy Mary, sublime icon of redeemed humanity, model of missionaries for the Church, teach all men, women and families, to foster and safeguard the living and mysterious presence of the Risen Lord in every place, he who renews personal relationships, cultures and peoples, and who fills all with joyful mercy.
From the Vatican, 15 May 2016, Solemnity of Pentecost
FRANCISCUS
[00810-EN.01] [Original text: Italian]
Testo in lingua tedesca
Missionarische Kirche, Zeugin der Barmherzigkeit
Liebe Brüder und Schwestern,
das außerordentliche Jubiläum der Barmherzigkeit, das die Kirche zur Zeit begeht, taucht auch den Sonntag der Weltmission 2016 in ein besonderes Licht: Es lädt uns ein, die Mission ad gentes als ein großes, immenses geistiges wie leibliches Werk der Barmherzigkeit zu betrachten. In der Tat sind wir an diesem Tag der Weltmission alle aufgefordert, als missionarische Jünger “aufzubrechen”, indem ein jeder die eigenen Fähigkeiten, die eigene Kreativität, die eigene Weisheit und Erfahrung zur Verfügung stellt, wenn es darum geht, die Botschaft von der Zärtlichkeit und vom Mitleid Gottes der ganzen Menschheitsfamilie zu verkünden. Kraft ihres Sendungsauftrags nimmt sich die Kirche derer an, die das Evangelium noch nicht kennen, weil sie möchte, dass alle gerettet werden und die Liebe Gottes erfahren. Sie »hat den Auftrag, die Barmherzigkeit Gottes, das pulsierende Herz des Evangeliums, zu verkünden« (Bulle Misericordiae Vultus, 12) und sie in allen Winkeln der Erde zu verkünden, damit sie jede Frau und jeden Mann, alle älteren Menschen, Jugendlichen und Kinder erreicht.
Die Barmherzigkeit erfüllt das Herz des Vaters mit inniger Freude, wenn er den menschlichen Geschöpfen begegnet; von Anfang an wendet er sich liebevoll auch an die Schwächsten, denn seine Größe und seine Macht offenbaren sich gerade in seiner Fähigkeit, sich in die Kleinsten, die Ausgestoßenen, die Unterdrückten hineinzuversetzen (vgl. Dtn 4,31; Ps 86,15; 103,8; 111,4). Er ist ein gütiger, aufmerksamer, treuer Gott; er ist den Notleidenden nahe, um allen beizustehen, vor allem den Armen; zärtlich nimmt er an der Wirklichkeit der Menschen teil, wie es ein Vater oder eine Mutter am Leben ihrer Kinder tut (vgl. Jer 31,20). Der in der Bibel für Barmherzigkeit verwendete Ausdruck verweist auf den Mutterschoß – und somit auf die Liebe einer Mutter zu ihren Kindern, jene Kinder, die sie immer lieben wird, unter welchen Umständen auch immer und was auch immer passieren mag, weil sie die Frucht ihres Leibes sind. Dies ist auch ein wesentlicher Aspekt der Liebe Gottes zu seinen Kindern und in besonderer Weise zu den Gliedern des Volkes, das er geschaffen hat und das er großziehen und erziehen will: Angesichts ihrer Schwäche und Treulosigkeit ist er im Innersten bewegt und von Mitleid erfüllt (vgl. Hos 11,8). Er ist barmherzig mit allen, seine Liebe gilt allen Völkern und sein Erbarmen waltet über allen Geschöpfen (vgl. Ps 145,8-9).
Die Barmherzigkeit findet ihre höchste und vollkommenste Ausdrucksform im menschgewordenen Wort Gottes. Jesus zeigt uns das Antlitz des barmherzigen Vaters, »er spricht nicht nur vom Erbarmen und erklärt es mit Hilfe von Gleichnissen und Parabeln, er ist vor allem selbst eine Verkörperung des Erbarmens, stellt es in seiner Person dar» (Johannes Paul II., Enzyklika Dives in misericordia, 2). Wenn wir Jesus durch das Evangelium und die Sakramente aufnehmen und ihm folgen, können wir durch das Wirken des Heiligen Geistes barmherzig werden wie unser himmlischer Vater, indem wir zu lieben lernen, wie er uns liebt, und unser Leben zu einem selbstlosen Geschenk machen, zu einem Zeichen seiner Güte (vgl. Bulle Misericordiae Vultus, 3). Die Kirche ist an erster Stelle unter den Menschen die Gemeinschaft, die die Barmherzigkeit Christi lebt: Stets fühlt sie sich von ihm in barmherziger Liebe betrachtet und erwählt, und aus dieser Liebe ergibt sich der Stil ihres Auftrags, sie lebt aus dieser Liebe und macht sie unter allen Völkern in einem respektvollen Dialog mit allen Kulturen und religiösen Überzeugungen bekannt.
Von dieser barmherzigen Liebe zeugen wie zu den Anfängen der kirchlichen Erfahrung viele Männer und Frauen jeden Alters und jeder Herkunft. Beredtes Zeichen der mütterlichen Liebe Gottes ist die beachtliche wachsende Präsenz von Frauen in den Missionen neben jener von Männern. Frauen im Laienstand oder als Gottgeweihte und heute auch nicht wenige Familien verwirklichen ihre missionarische Berufung in unterschiedlichen Formen: von der direkten Verkündigung des Evangeliums bis zum karitativen Dienst. Neben dem evangelisierenden und sakramentalen Wirken der Missionare verstehen Frauen und Familien die Probleme der Menschen oft besser und wissen, wie man sie auf angemessene oder manchmal neuartige Weise angehen kann: sich um das Leben kümmern, indem man vor allem den Personen und nicht so sehr den Strukturen sein besonderes Augenmerk widmet und dabei die menschlichen und geistlichen Ressourcen einsetzt, wenn es darum geht, Harmonie, Beziehungen, Frieden, Solidarität, Dialog, Zusammenarbeit und Geschwisterlichkeit zu fördern, sowohl bei den zwischenmenschlichen Beziehungen als auch im weiteren Sinne im sozialen und kulturellen Bereich und insbesondere bei der Sorge für die Armen.
An vielen Orten nimmt die Evangelisierung ihren Anfang bei erzieherischen Aktivitäten, denen die Missionstätigkeit viel Kraft und Zeit widmet, wie der barmherzige Weingärtner aus dem Evangelium (vgl. Lk 13,7-9; Joh 15,1), und dabei geduldig auf die Früchte einer langjährigen Bildungsarbeit wartet; so wachsen Personen heran, die fähig sind, das Evangelium zu verkünden und es dorthin zu bringen, wo man dessen Verwirklichung nicht erwarten würde. Die Kirche kann als „Mutter“ bezeichnet werden, auch weil viele eines Tages zum Glauben an Christus gelangen werden. Deshalb hoffe ich, dass das heilige Volk Gottes diesen mütterlichen Dienst der Barmherzigkeit ausübt, der den Völkern, die den Herrn noch nicht kennen, sehr hilft, ihm zu begegnen und ihn zu lieben. Denn der Glaube ist ein Geschenk Gottes und nicht die Frucht von Proselytismus; er wächst durch den Glauben und die Liebe von Evangelisierenden, die Zeugen Christi sind. Wenn sie die Straßen der Welt beschreiten, dann sollen die Jünger Jesu dies mit jener Liebe tun, die nicht aufrechnet, sondern vielmehr gegenüber allen dasselbe Maß wie der Herr anlegt; wir verkünden das schönste und größte Geschenk, das er uns gemacht hat: sein Leben und seine Liebe.
Jedes Volk und jeder Kulturkreis hat das Recht, die Botschaft des Heils zu empfangen, die ein Geschenk Gottes an alle ist. Dies ist umso notwendiger, wenn wir bedenken, wie viele Situationen der Ungerechtigkeit, Kriege und humanitäre Krisen heute auf eine Lösung warten. Die Missionare wissen aus Erfahrung, dass das Evangelium der Vergebung und der Barmherzigkeit Freude und Versöhnung, Gerechtigkeit und Frieden schenken kann. Der Auftrag des Evangeliums: »Darum geht zu allen Völkern und macht alle Menschen zu meinen Jüngern; tauft sie auf den Namen des Vaters und des Sohnes und des Heiligen Geistes, und lehrt sie, alles zu befolgen, was ich euch geboten habe« (Mt 28,19-20), ist noch nicht zu Ende. Vielmehr verpflichtet er uns alle, uns in der heutigen Lage und angesichts der gegenwärtigen Herausforderungen zu einem neuen missionarischen „Aufbruch“ berufen zu fühlen, wie dies auch das Apostolische Schreiben Evangelii gaudium nahe legt: »Jeder Christ und jede Gemeinschaft soll unterscheiden, welches der Weg ist, den der Herr verlangt, doch alle sind wir aufgefordert, diesen Ruf anzunehmen: hinauszugehen aus der eigenen Bequemlichkeit und den Mut zu haben, alle Randgebiete zu erreichen, die das Licht des Evangeliums brauchen« (20).
Genau in diesem Heiligen Jahr wird der 90. Sonntag der Weltmission begangen, der vom Päpstlichen Werk der Glaubensverbreitung gefördert und 1926 von Papst Pius XI. bestätigt wurde. Ich halte es deshalb für angebracht, an die klugen Weisungen meiner Vorgänger zu erinnern, die veranlassten, dass diesem Werk die Spenden zukommen sollten, die alle Diözesen, Pfarreien, Ordensgemeinschaften, kirchlichen Vereine und Bewegungen in allen Teilen der Welt sammeln können, um die hilfsbedürftigen christlichen Gemeinden zu unterstützen und der Verkündigung des Evangeliums bis an die Grenzen der Erde Kraft zu verleihen. Auch heute dürfen wir uns dieser Geste missionarischer kirchlicher Gemeinschaft nicht entziehen. Verschließen wir nicht unser Herz wegen unserer eigenen Sorgen, sondern weiten wir es für die Horizonte der ganzen Menschheit.
Die allerseligste Jungfrau Maria, erhabenste Ikone der erlösten Menschheit und missionarisches Vorbild für die Kirche, lehre alle – Männer und Frauen und Familien –, überall die lebendige und geheimnisvolle Gegenwart des Auferstandenen darzustellen und zu bewahren. Denn er erneuert die Beziehungen zwischen Menschen, Kulturen und Völkern und erfüllt sie mit freudiger Barmherzigkeit.
Aus dem Vatikan, am Pfingstfest, dem 15. Mai 2016.
FRANCISCUS
[00810-DE.01] [Originalsprache: Italienisch]
Testo in lingua spagnola
Iglesia misionera, testigo de misericordia
Queridos hermanos y hermanas:
El Jubileo extraordinario de la Misericordia, que la Iglesia está celebrando, ilumina también de modo especial la Jornada Mundial de las Misiones 2016: nos invita a ver la misión ad gentes como una grande e inmensa obra de misericordia tanto espiritual como material. En efecto, en esta Jornada Mundial de las Misiones, todos estamos invitados a «salir», como discípulos misioneros, ofreciendo cada uno sus propios talentos, su creatividad, su sabiduría y experiencia en llevar el mensaje de la ternura y de la compasión de Dios a toda la familia humana. En virtud del mandato misionero, la Iglesia se interesa por los que no conocen el Evangelio, porque quiere que todos se salven y experimenten el amor del Señor. Ella «tiene la misión de anunciar la misericordia de Dios, corazón palpitante del Evangelio» (Bula Misericordiae vultus, 12), y de proclamarla por todo el mundo, hasta que llegue a toda mujer, hombre, anciano, joven y niño.
La misericordia hace que el corazón del Padre sienta una profunda alegría cada vez que encuentra a una criatura humana; desde el principio, él se dirige también con amor a las más frágiles, porque su grandeza y su poder se ponen de manifiesto precisamente en su capacidad de identificarse con los pequeños, los descartados, los oprimidos (cf. Dt 4,31; Sal 86,15; 103,8; 111,4). Él es el Dios bondadoso, atento, fiel; se acerca a quien pasa necesidad para estar cerca de todos, especialmente de los pobres; se implica con ternura en la realidad humana del mismo modo que lo haría un padre y una madre con sus hijos (cf. Jr 31,20). El término usado por la Biblia para referirse a la misericordia remite al seno materno: es decir, al amor de una madre a sus hijos, esos hijos que siempre amará, en cualquier circunstancia y pase lo que pase, porque son el fruto de su vientre. Este es también un aspecto esencial del amor que Dios tiene a todos sus hijos, especialmente a los miembros del pueblo que ha engendrado y que quiere criar y educar: en sus entrañas, se conmueve y se estremece de compasión ante su fragilidad e infidelidad (cf. Os 11,8). Y, sin embargo, él es misericordioso con todos, ama a todos los pueblos y es cariñoso con todas las criaturas (cf. Sal 144.8-9).
La manifestación más alta y consumada de la misericordia se encuentra en el Verbo encarnado. Él revela el rostro del Padre rico en misericordia, «no sólo habla de ella y la explica usando semejanzas y parábolas, sino que además, y ante todo, él mismo la encarna y personifica» (Juan Pablo II, Enc. Dives in misericordia, 2). Con la acción del Espíritu Santo, aceptando y siguiendo a Jesús por medio del Evangelio y de los sacramentos, podemos llegar a ser misericordiosos como nuestro Padre celestial, aprendiendo a amar como él nos ama y haciendo que nuestra vida sea una ofrenda gratuita, un signo de su bondad (cf. Bula Misericordiae vultus, 3). La Iglesia es, en medio de la humanidad, la primera comunidad que vive de la misericordia de Cristo: siempre se siente mirada y elegida por él con amor misericordioso, y se inspira en este amor para el estilo de su mandato, vive de él y lo da a conocer a la gente en un diálogo respetuoso con todas las culturas y convicciones religiosas.
Muchos hombres y mujeres de toda edad y condición son testigos de este amor de misericordia, como al comienzo de la experiencia eclesial. La considerable y creciente presencia de la mujer en el mundo misionero, junto a la masculina, es un signo elocuente del amor materno de Dios. Las mujeres, laicas o religiosas, y en la actualidad también muchas familias, viven su vocación misionera de diversas maneras: desde el anuncio directo del Evangelio al servicio de caridad. Junto a la labor evangelizadora y sacramental de los misioneros, las mujeres y las familias comprenden mejor a menudo los problemas de la gente y saben afrontarlos de una manera adecuada y a veces inédita: en el cuidado de la vida, poniendo más interés en las personas que en las estructuras y empleando todos los recursos humanos y espirituales para favorecer la armonía, las relaciones, la paz, la solidaridad, el diálogo, la colaboración y la fraternidad, ya sea en el ámbito de las relaciones personales o en el más grande de la vida social y cultural; y de modo especial en la atención a los pobres.
En muchos lugares, la evangelización comienza con la actividad educativa, a la que el trabajo misionero le dedica esfuerzo y tiempo, como el viñador misericordioso del Evangelio (cf. Lc 13.7-9; Jn 15,1), con la paciencia de esperar el fruto después de años de lenta formación; se forman así personas capaces de evangelizar y de llevar el Evangelio a los lugares más insospechados. La Iglesia puede ser definida «madre», también por los que llegarán un día a la fe en Cristo. Espero, pues, que el pueblo santo de Dios realice el servicio materno de la misericordia, que tanto ayuda a que los pueblos que todavía no conocen al Señor lo encuentren y lo amen. En efecto, la fe es un don de Dios y no fruto del proselitismo; crece gracias a la fe y a la caridad de los evangelizadores que son testigos de Cristo. A los discípulos de Jesús, cuando van por los caminos del mundo, se les pide ese amor que no mide, sino que tiende más bien a tratar a todos con la misma medida del Señor; anunciamos el don más hermoso y más grande que él nos ha dado: su vida y su amor.
Todos los pueblos y culturas tienen el derecho a recibir el mensaje de salvación, que es don de Dios para todos. Esto es más necesario todavía si tenemos en cuenta la cantidad de injusticias, guerras, crisis humanitarias que esperan una solución. Los misioneros saben por experiencia que el Evangelio del perdón y de la misericordia puede traer alegría y reconciliación, justicia y paz. El mandato del Evangelio: «Id, pues, y haced discípulos a todos los pueblos, bautizándolos en el nombre del Padre y del Hijo y del Espíritu Santo; enseñándoles a guardar todo lo que os he mandado» (Mt 28,19-20) no está agotado, es más, nos compromete a todos, en los escenarios y desafíos actuales, a sentirnos llamados a una nueva «salida» misionera, como he señalado también en la Exhortación apostólica Evangelii gaudium: «Cada cristiano y cada comunidad discernirá cuál es el camino que el Señor le pide, pero todos somos invitados a aceptar este llamado: salir de la propia comodidad y atreverse a llegar a todas las periferias que necesitan la luz del Evangelio» (20).
En este Año jubilar se cumple precisamente el 90 aniversario de la Jornada Mundial de las Misiones, promovida por la Obra Pontificia de la Propagación de la Fe y aprobada por el Papa Pío XI en 1926. Por lo tanto, considero oportuno volver a recordar la sabias indicaciones de mis predecesores, los cuales establecieron que fueran destinadas a esta Obra todas las ofertas que las diócesis, parroquias, comunidades religiosas, asociaciones y movimientos eclesiales de todo el mundo pudieran recibir para auxiliar a las comunidades cristianas necesitadas y para fortalecer el anuncio del Evangelio hasta los confines de la tierra. No dejemos de realizar también hoy este gesto de comunión eclesial misionera. No permitamos que nuestras preocupaciones particulares encojan nuestro corazón, sino que lo ensachemos para que abarque a toda la humanidad.
Que Santa María, icono sublime de la humanidad redimida, modelo misionero para la Iglesia, enseñe a todos, hombres, mujeres y familias, a generar y custodiar la presencia viva y misteriosa del Señor Resucitado, que renueva y colma de gozosa misericordia las relaciones entre las personas, las culturas y los pueblos
Vaticano, 15 de mayo de 2016, Solemnidad de Pentecostés
FRANCISCUS
[00810-ES.01] [Texto original: Italiano]
Testo in lingua portoghese
Igreja missionária, testemunha de misericórdia
Queridos irmãos e irmãs!
O Jubileu Extraordinário da Misericórdia, que a Igreja está a viver, proporciona uma luz particular também ao Dia Mundial das Missões de 2016: convida-nos a olhar a missão ad gentes como uma grande, imensa obra de misericórdia quer espiritual quer material. Com efeito, neste Dia Mundial das Missões, todos somos convidados a «sair», como discípulos missionários, pondo cada um a render os seus talentos, a sua criatividade, a sua sabedoria e experiência para levar a mensagem da ternura e compaixão de Deus à família humana inteira. Em virtude do mandato missionário, a Igreja tem a peito quantos não conhecem o Evangelho, pois deseja que todos sejam salvos e cheguem a experimentar o amor do Senhor. Ela «tem a missão de anunciar a misericórdia de Deus, coração pulsante do Evangelho» (Bula Misericordiae Vultus, 12), e anunciá-la em todos os cantos da terra, até alcançar toda a mulher, homem, idoso, jovem e criança.
A misericórdia gera íntima alegria no coração do Pai, sempre que encontra cada criatura humana; desde o princípio, Ele dirige-Se amorosamente mesmo às mais vulneráveis, porque a sua grandeza e poder manifestam-se precisamente na capacidade de empatia com os mais pequenos, os descartados, os oprimidos (cf. Dt 4, 31; Sal 86, 15; 103, 8; 111, 4). É o Deus benigno, solícito, fiel; aproxima-Se de quem passa necessidade para estar perto de todos, sobretudo dos pobres; envolve-Se com ternura na realidade humana, tal como fariam um pai e uma mãe na vida dos seus filhos (cf. Jr 31, 20). É ao ventre materno que alude o termo utilizado na Bíblia hebraica para dizer misericórdia: trata-se, pois, do amor duma mãe pelos filhos; filhos que ela amará sempre, em todas as circunstâncias suceda o que suceder, porque são fruto do seu ventre. Este é um aspeto essencial também do amor que Deus nutre por todos os seus filhos, especialmente pelos membros do povo que gerou e deseja criar e educar: perante as suas fragilidades e infidelidades, o seu íntimo comove-se e estremece de compaixão (cf. Os 11, 8). Mas Ele é misericordioso para com todos, o seu amor é para todos os povos e a sua ternura estende-se sobre todas as criaturas (cf. Sal 144, 8-9).
A misericórdia encontra a sua manifestação mais alta e perfeita no Verbo encarnado. Ele revela o rosto do Pai, rico em misericórdia: «não somente fala dela e a explica com o uso de comparações e parábolas, mas sobretudo Ele próprio a encarna e a personifica» (João Paulo II, Enc. Dives in misericordia, 2). Aceitando e seguindo Jesus por meio do Evangelho e dos Sacramentos, com a ação do Espírito Santo, podemos tornar-nos misericordiosos como o nosso Pai celestial, aprendendo a amar como Ele nos ama e fazendo da nossa vida um dom gratuito, um sinal da sua bondade (cf. Bula Misericordiae Vultus, 3). A primeira comunidade que, no meio da humanidade, vive a misericórdia de Cristo é a Igreja: sempre sente sobre si o olhar d’Ele que a escolhe com amor misericordioso e, deste amor, ela deduz o estilo do seu mandato, vive dele e dá-o a conhecer aos povos num diálogo respeitoso por cada cultura e convicção religiosa.
Como nos primeiros tempos da experiência eclesial, há tantos homens e mulheres de todas as idades e condições que dão testemunho deste amor de misericórdia. Sinal eloquente do amor materno de Deus é uma considerável e crescente presença feminina no mundo missionário, ao lado da presença masculina. As mulheres, leigas ou consagradas – e hoje também numerosas famílias –, realizam a sua vocação missionária nas mais variadas formas: desde o anúncio direto do Evangelho ao serviço sociocaritativo. Ao lado da obra evangelizadora e sacramental dos missionários, aparecem as mulheres e as famílias que entendem, de forma muitas vezes mais adequada, os problemas das pessoas e sabem enfrentá-los de modo oportuno e por vezes inédito: cuidando da vida, com uma acrescida atenção centrada mais nas pessoas do que nas estruturas e fazendo valer todos os recursos humanos e espirituais para construir harmonia, relacionamento, paz, solidariedade, diálogo, cooperação e fraternidade, tanto no setor das relações interpessoais como na área mais ampla da vida social e cultural e, de modo particular, no cuidado dos pobres.
Em muitos lugares, a evangelização parte da atividade educativa, à qual o trabalho missionário dedica esforço e tempo, como o vinhateiro misericordioso do Evangelho (cf. Lc 13, 7-9; Jo 15, 1), com paciência para esperar os frutos depois de anos de lenta formação; geram-se assim pessoas capazes de evangelizar e fazer chegar o Evangelho onde ninguém esperaria vê-lo realizado. A Igreja pode ser definida «mãe», mesmo para aqueles que poderão um dia chegar à fé em Cristo. Espero, pois, que o povo santo de Deus exerça o serviço materno da misericórdia, que tanto ajuda os povos que ainda não conhecem o Senhor a encontrá-Lo e a amá-Lo. Com efeito a fé é dom de Deus, e não fruto de proselitismo; mas cresce graças à fé e à caridade dos evangelizadores, que são testemunhas de Cristo. Quando os discípulos de Jesus percorrem as estradas do mundo, é-lhes pedido aquele amor sem medida que tende a aplicar a todos a mesma medida do Senhor; anunciamos o dom mais belo e maior que Ele nos ofereceu: a sua vida e o seu amor.
Cada povo e cultura tem direito de receber a mensagem de salvação, que é dom de Deus para todos. E a necessidade dela redobra ao considerarmos quantas injustiças, guerras, crises humanitárias aguardam, hoje, por uma solução. Os missionários sabem, por experiência, que o Evangelho do perdão e da misericórdia pode levar alegria e reconciliação, justiça e paz. O mandato do Evangelho – «Ide, pois, fazei discípulos de todos os povos, batizando-os em nome do Pai, do Filho e do Espírito Santo, ensinando-os a cumprir tudo quanto vos tenho mandado» (Mt 28, 19-20) – não terminou, antes pelo contrário impele-nos a todos, nos cenários presentes e desafios atuais, a sentir-nos chamados para uma renovada «saída» missionária, como indiquei na Exortação Apostólica Evangelii gaudium: «cada cristão e cada comunidade há de discernir qual é o caminho que o Senhor lhe pede, mas todos somos convidados a aceitar esta chamada: sair da própria comodidade e ter a coragem de alcançar todas as periferias que precisam da luz do Evangelho» (n. 20).
Precisamente neste Ano Jubilar, celebra o seu nonagésimo aniversário o Dia Mundial das Missões, promovido pela Pontifícia Obra da Propagação da Fé e aprovado pelo Papa Pio XI em 1926. Por isso, considero oportuno recordar as sábias indicações dos meus Predecessores, estabelecendo que fossem destinadas a esta Opera todas as ofertas que cada diocese, paróquia, comunidade religiosa, associação e movimento, de todo o mundo, pudessem recolher para socorrer as comunidades cristãs necessitadas de ajuda e revigorar o anúncio do Evangelho até aos últimos confins da terra. Também nos nossos dias, não nos subtraiamos a este gesto de comunhão eclesial missionário; não restrinjamos o coração às nossas preocupações particulares, mas alarguemo-lo aos horizontes da humanidade inteira.
Santa Maria, ícone sublime da humanidade redimida, modelo missionário para a Igreja, ensine a todos, homens, mulheres e famílias, a gerar e guardar por todo o lado a presença viva e misteriosa do Senhor Ressuscitado, que renova e enche de jubilosa misericórdia as relações entre as pessoas, as culturas e os povos.
Vaticano, 15 de maio – Solenidade de Pentecostes – de 2016.
FRANCISCUS
[00810-PO.01] [Texto original: Italiano]
Testo in lingua polacca
Kościół misyjny, świadek miłosierdzia
Drodzy Bracia i Siostry!
Przeżywany przez Kościół Nadzwyczajny Jubileusz Miłosierdzia rzuca szczególne światło również na Światowy Dzień Misyjny 2016: zaprasza nas do spojrzenia na misję ad gentes jako wspaniałe, ogromne dzieło miłosierdzia, zarówno co do ducha jak i co do ciała. W istocie w tym Światowym Dniu Misyjnym wszyscy jesteśmy zaproszeni do „wyjścia” jako uczniowie-misjonarze, każdy oddając na tę służbę swoje talenty, swoją kreatywność, swoją mądrość i doświadczenie, aby nieść orędzie Bożej czułości i współczucia całej rodzinie ludzkiej. Na mocy nakazu misyjnego Kościół troszczy się o tych, którzy nie znają Ewangelii, bo pragnie, aby wszyscy ludzie zostali zbawieni i doszli do doświadczenia miłości Pana. „Misją Kościoła jest głoszenie miłosierdzia Boga, bijącego serca Ewangelii” (Bulla Misericordiae vultus, 12) i głoszenie go w każdym zakątku ziemi, aby dotarła do każdej kobiety, mężczyzny, osoby starszej, człowieka młodego i dziecka.
Miłosierdzie budzi w sercu Ojca głęboką radość, gdy spotyka każdego człowieka. Od samego początku zwraca się On również serdecznie do tych najsłabszych, ponieważ Jego wielkość i moc objawiają się właśnie w zdolności utożsamiania się z maluczkimi, odrzuconymi, uciskanymi (por. Pwt 4, 31; Ps 86, 15; 103, 8; 111, 4). Jest On Bogiem łagodnym, wrażliwym, wiernym. Staje się bliskim wobec osób potrzebujących, aby być bliskim wobec wszystkich, a zwłaszcza ubogich. Z czułą troską angażuje się w ludzką rzeczywistość, tak jakby to uczynili ojciec i matka w życiu swoich dzieci (por. Jer 31, 20). Termin używany w Biblii na określenie miłosierdzia odsyła do matczynego łona: a zatem do miłości matczynej wobec dzieci, tych dzieci, które będzie ona miłowała zawsze, w każdych okolicznościach, niezależnie od tego, co się stanie, gdyż są owocem jej łona. Jest to również istotny aspekt miłości, jaką Bóg żywi wobec wszystkich swoich dzieci, a szczególnie wobec członków ludu który zrodził, a który pragnie nakarmić i wychować: w obliczu ich słabości i niewierności jego wnętrzności wzruszają się i drżą ze współczucia (por. Oz 11, 8). A przecież jest On miłosierny dla wszystkich, Jego miłość jest dla wszystkich ludów, a Jego czuła troska obejmuje wszystkie stworzenia (por. Ps 144, 8-9).
Miłosierdzie znajduje swój najwznioślejszy i najpełniejszy wyraz we Wcielonym Słowie. On objawia oblicze Ojca bogatego w miłosierdzie „mówi o nim i tłumaczy je poprzez porównania i przypowieści, ale nade wszystko sam ją wciela i uosabia” (Jan Paweł II, Enc. Dives in misericordia, 2). Przyjmując i naśladując Jezusa przez Ewangelię i sakramenty, wraz z działaniem Ducha Świętego, możemy stać się miłosiernymi jak nasz Ojciec Niebieski, ucząc się kochać tak, jak On nas kocha i czyniąc z naszego życia bezinteresowny dar, znak Jego dobroci (por. Bulla Misericordiae Vultus, 3). Kościół jako pierwszy pośród rodzaju ludzkiego jest wspólnotą, która żyje dzięki miłosierdziu Chrystusa: zawsze czuje się strzeżony i wybrany przez Niego z miłością miłosierną, a z tej miłości czerpie styl swego posłannictwa, żyje nią i ukazuje ją narodom w pełnym szacunku dialogu ze wszystkimi kulturami i przekonaniami religijnymi.
O tej miłości miłosierdzia świadczy, podobnie jak w pierwszych czasach doświadczenia eklezjalnego, wielu mężczyzn i wiele kobiet każdego wieku i stanu społecznego. Wymownym znakiem macierzyńskiej miłości Boga jest znaczna i rosnąca obecność w świecie misyjnym obok mężczyzn także kobiet. Kobiety, osoby świeckie i konsekrowane, a dzisiaj także niemało rodzin, realizują swoje powołanie misyjne w różnych formach: od bezpośredniego głoszenia Ewangelii do służby charytatywnej. Obok dzieła ewangelizacyjnego i sakramentalnego misjonarzy, kobiety i rodziny często rozumieją bardziej adekwatnie problemy ludzi i potrafią stawić im czoło w sposób odpowiedni, a czasami całkiem nowy: troszcząc się o życie, zwracając większą uwagę na osoby, niż na struktury oraz angażując wszelkie zasoby ludzkie i duchowe w budowanie harmonii, relacji, pokoju, solidarności, dialogu, współpracy i braterstwa, zarówno w dziedzinie relacji międzyludzkich, jak i szerszej – życia społecznego i kulturalnego, a zwłaszcza opieki nad ubogimi.
W wielu miejscach ewangelizacja bierze początek w działalności edukacyjnej, której dzieło misyjne poświęca wysiłek i czas, jako ewangeliczny miłosierny gospodarz winnicy (por. Łk 13,7-9; J 15,1), cierpliwie oczekując owoców po latach powolnej formacji; w ten sposób rodzą się ludzie zdolni do ewangelizacji i potrafiący sprawić, że Ewangelia dociera tam, gdzie nikt nie spodziewałby się jej realizacji. Kościół może być określony jako „matka”, także przez tych, którzy mogliby kiedyś w przyszłości dotrzeć do wiary w Chrystusa. Pragnę zatem, aby święty lud Boży sprawował macierzyńską posługę miłosierdzia, która bardzo pomaga w spotkaniu i umiłowaniu Pana także tym ludom, które Go jeszcze nie znają. Wiara jest bowiem w istocie darem Boga, a nie owocem prozelityzmu; rozwija się jednak dzięki wierze i miłosierdziu osób niosących Ewangelię, które są świadkami Chrystusa. Od uczniów Jezusa idących drogami świata wymagana jest ta miłość, która nie odmierza, ale raczej dąży, by wobec wszystkich mieć tę miarę, jaką ma Pan; głosimy najpiękniejszy i najwspanialszy dar, jakim On nas obdarzył: Jego życie i Jego miłość.
Wszystkie ludy i kultury mają prawo do otrzymania orędzia zbawienia, które jest darem Boga dla wszystkich. Jest to tym bardziej konieczne, gdy weźmiemy pod uwagę, jak wiele niesprawiedliwości, wojen, kryzysów humanitarnych oczekuje dziś na rozwiązanie. Misjonarze wiedzą z doświadczenia, że Ewangelia przebaczenia i miłosierdzia może przynieść radość i pojednanie, sprawiedliwość i pokój. Nie wyczerpał się ewangeliczny nakaz: „Idźcie więc i nauczajcie wszystkie narody, udzielając im chrztu w imię Ojca i Syna, i Ducha Świętego. Uczcie je zachowywać wszystko, co wam przykazałem” (Mt 28, 19-20). Co więcej zobowiązuje nas wszystkich, w aktualnych sytuacjach i wyzwaniach, abyśmy poczuli się wezwani do ponownego misyjnego „wyjścia”, jak to wskazałem także w adhortacji apostolskiej Evangelii gaudium: „Każdy chrześcijanin i każda wspólnota winni rozeznać, jaką drogą powinni kroczyć zgodnie z wezwaniem Pana, jednak wszyscy jesteśmy zaproszeni do przyjęcia tego wezwania: wyjścia z własnej wygody i zdobycia się na odwagę, by dotrzeć na wszystkie peryferie potrzebujące światła Ewangelii” (n. 20).
Właśnie w tym roku jubileuszowym przypada 90. rocznica Światowego Dnia Misyjnego, promowanego przez Papieskie Dzieło Rozkrzewiania Wiary i zatwierdzonego przez papieża Piusa XI w 1926 roku. Uważam zatem za stosowne przypomnienie mądrych wskazań moich poprzedników, którzy postanowili, aby na rzecz tego Dzieła przeznaczone były wszelkie ofiary, jakie każda diecezja, parafia, wspólnota zakonna, stowarzyszenia i ruchy kościelne z całego świata, mogłyby zgromadzić, żeby pomóc potrzebującym wspólnotom chrześcijańskim oraz umocnić głoszenie Ewangelii, aż po krańce ziemi. Także dzisiaj nie uchylajmy się od tego gestu misyjnej komunii eklezjalnej. Nie zamykajmy serca w naszych partykularnych troskach, ale poszerzajmy je na perspektywy całej ludzkości.
Niech Najświętsza Maryja Panna, wspaniała ikona odkupionej ludzkości, wzór misyjny dla Kościoła, nauczy wszystkich, mężczyzn, kobiety i rodziny rodzenia i strzeżenia wszędzie żywej i tajemniczej obecności Zmartwychwstałego Pana, który odnawia i napełnia radosnym miłosierdziem relacje między osobami, kulturami i narodami.
Watykan, 15 maja 2016 roku, w uroczystość Zesłania Ducha Świętego.
FRANCISCUS
[00810-PL.01] [Testo originale: Italiano]
Testo in lingua araba
رسالة قداسة البابا فرنسيس
بمناسبة اليوم الإرسالي العالمي - 2016
كنيسة مُرسَلة، شاهدة للرحمة
أيها الإخوة والأخوات الأعزاء،
يقدّم اليوبيل الاستثنائي للرحمة، الذي تعيشه الكنيسة حاليًا، نورًا مميّزًا أيضًا لليوم الإرسالي العالمي لعام 2016: إنه يدعونا للنظر إلى الرسالة في الأمم كعمل رحمة كبير، إن كان على المستوى الروحي أو المادي. في الواقع، نحن مدعوون جميعًا في هذا اليوم الإرسالي العالمي للـ"خروج"، كتلاميذ مرسلين، واضعين في الخدمة مواهبنا وإبداعنا وحكمتنا وخبرتنا في حمل رسالة حنان الله ورأفته إلى العائلة البشريّة بأسرها. فالكنيسة، بحكم تفويض الإرساليّة، تعتني بالذين لا يعرفون الإنجيل، لأنها ترغب بأن يخلص الجميع وأن يتوصلوا إلى اختبار محبّة الرب. رسالتها هي "إعلان رحمة الله، القلب النابض للإنجيل" (المرسوم وجه الرحمة، عدد 12) والبشارة بها في كلّ زاوية من الأرض، كي تبلغ كلّ امرأة ورجل، ومسنّ وشاب وطفل.
تُولّد الرحمةُ فرحًا حميمًا في قلب الآب عندما يلتقي بكلّ خليقة بشريّة؛ فهو منذ البدء، يتوجّه بشغف أيضًا نحو المخلوقات الأكثر هشاشة لأنَّ عظمته وقوّته تظهران في قدرته على التشبّه بالصغار والمَقصِيِّين والمظلومين (را. تث 4، 31؛ مز 86، 15؛ 103، 8؛ 111، 4). إنه الإله المُحبّ والمُتنبّه والأمين، يقترب من المحتاجين ليكون قريبًا من الجميع، لا سيما من الفقراء؛ ويشارك بحنان في الواقع البشري، تمامًا كما يفعل الأب والأم في حياة أبنائهما (را. إر 31، 20). إن العبارة المُستعملة في الكتاب المقدس للإشارة إلى الرحمة تعيدنا إلى الحشا الوالدي: أي إلى محبّة أُمّ تجاه أبنائها، أولئك الأبناء الذين ستحبُّهم دائمًا، في كلّ الظروف ومهما حدث، لأنهم ثمرة أحشائها. هذا جانب جوهري أيضًا من المحبة التي يكنّها الله لجميع أبنائه، وبشكل خاص لأعضاء شعبه الذي ولَدَه ويريد تربيته وتعليمه: إزاء ضعفهم وعدم أمانتهم، تضطرم أحشاؤه وترتعد تعاطفًا (را. هو 11، 8). ومع ذلك، فهو رحيم تجاه الجميع، ومحبّته لجميع الشعوب وحنانه يمتدُّ إلى جميع الخلائق (را. مز 144، 8- 9).
تجد الرحمة تعبيرها الأسمى والتام في الكلمة المتجسّد. فهو يُظهِر وجهَ الآب الغني بالرحمة، "يتحدث عنها ويشرحها بالتشابيه والأمثال، ولكنه قبل كلّ شيء يجسدّها بذاته، وبشخصه يعبّر عنها" (يوحنا بولس الثاني، الغني بالمراحم، عدد 2). بقبولنا ليسوع واتباعنا له من خلال الإنجيل والأسرار وعمل الروح القدس، يمكننا أن نُصبح رُحماء كأبينا السماوي فنتعلّم أن نحبّ كما هو يحبّنا ونجعل من حياتنا عطيّة مجانيّة وعلامة لصلاحه (را. وجه الرحمة، عدد 3). إن الكنيسة، وسط البشرية، هي أولاً الجماعة التي تعيش من رحمة المسيح: فهي تشعر على الدوام أنه ينظر إليها ويختارها بمحبّةٍ رحيمة، ومن هذه المحبّة تستمدّ أسلوب رسالتها وتعيش منها وتُعرّف بها الأمم في حوار مُحترم مع كلّ ثقافة وقناعة دينيّة.
ويشهد على هذه المحبّة الرحيمة، كما في الأزمنة الأولى للخبرة الكنسيّة، العديد من الرجال والنساء من كلّ عمر وحالة. ويشكّل الحضور النسائي الهام والمتزايد إلى جانب الحضور الذكري، علامة مهمّة لمحبة الله الوالديّة. فالنساء، علمانيات أو مكرّسات -واليوم أيضًا العديد من العائلات- تُحقّق دعوتها الرسولية بأشكال عديدة: من الإعلان المباشر للإنجيل وصولاً إلى خدمة الأعمال الخيريّة. وإلى جانب العمل التبشيري والأسراري للمرسلين، غالبًا ما تفهمُ النساءُ والعائلاتُ مشاكلَ الناس بشكل أفضل وتعرف كيف تواجهها بطريقة مناسبة ومبدعة أحيانًا: من خلال الاعتناء بالحياة، مع اهتمام فائق بالأشخاص أكثر من الهيكليات من خلال إشراك جميع الموارد البشريّة والروحيّة من أجل بناء التناغم والعلاقات والسلام والتضامن والحوار والتعاون والأخوّة، سواء في مجال العلاقات الشخصيّة أم في الإطار الأوسع للحياة الاجتماعية والثقافية، ولاسيما في إطار العناية بالفقراء.
تنطلق البشارة في أماكن عديدة من النشاط التربوي الذي يُكرّس له العمل الرسولي التزامًا ووقتًا، على مثال الكرّام الرحيم الذي يخبرنا عنه الإنجيل (را. لو 13، 7- 9؛ يو 15، 1)، بصبر انتظار الثمار بعد سنوات تنشئة بطيئة؛ تتمُّ هكذا ولادة أشخاص قادرين على التبشير وحمل الإنجيل إلى حيث لم يكن مُتوقّعًا. يمكن أن تدعى الكنيسة "أمًّا" أيضًا للذين سيؤمنون يومًا ما بالمسيح. لذا أتمنّى أن يمارس شعب الله المقدّس خدمة الرحمة الوالديّة التي تساعد الشعوب التي لا تعرف الرب، على لقائه ومحبّته. إن الإيمان في الواقع هو عطيّة من الله وليس ثمرة التبشير؛ لكنّه ينمو بفضل إيمان ومحبّة المبشّرين، الذين هم شهود المسيح. يُطلب من تلاميذ يسوع، في سيرهم على دروب العالم، تلك المحبّة التي لا تَقيس، بل بالأحرى تحمل للجميع مقياس الرب نفسه؛ لنبشّر بالعطيّة الأجمل والأكبر التي منحنا إياها هو: حياته ومحبّته.
يحقُّ لكل شعب وثقافة أن ينال رسالة الخلاص التي هي عطيّة من الله للجميع. وهذا الأمر ضروري إذا أخذنا بعين الاعتبار كم من الظلم والحروب والأزمات الإنسانية تنتظر اليوم حلاً. المرسلين يعرفون بفضل الخبرة، أن إنجيل المغفرة والرحمة يمكنه أن يحمل الفرح والمصالحة والعدالة والسلام. وتفويض الإنجيل: "فاذهَبوا وتَلمِذوا جَميعَ الأُمَم، وعَمِّدوهم بِاسْمِ الآبِ والابْنِ والرُّوحَ القُدُس، وعَلِّموهم أَن يَحفَظوا كُلَّ ما أَوصَيتُكُم به" (متى 28، 19- 20) لم ينتهِ بعد، بل يُلزمنا جميعًا، في الأوضاع الراهنة والتحديات الحاليّة، بالشعور بأننا مدعوون إلى "خروج" إرسالي جديد، كما أشرت أيضًا في الإرشاد الرسولي فرح الإنجيل: "على كلّ مسيحي -وكلّ جماعة- أن يميّز الطريق الذي يطلبه الرّب، لكننا جميعًا مدعوّون إلى أن نلبّي الدعوة: الخروج من رفاهنا الخاص والتحلّي بالشجاعة لبلوغ جميع المناطق المحتاجة إلى نور الإنجيل" (عدد 20).
تُصادِف في هذه السنة اليوبيلية بالذات الذكرى التسعون لليوم الإرسالي العالمي، الذي تنظّمه الأعمال الحبريّة لنشر الإيمان والتي وافق عليها البابا بيّوس الحادي عشر عام 1926. أعتبر بالتالي مناسبًا أن أُذكِّر بالتعليمات الحكيمة لأسلافي الذين شاؤوا أن توجّه لهذه الأعمال جميع التبرّعات التي يمكن لكل أبرشيّة ورعيّة وجماعة رهبانيّة ومنظمة وحركة كنسيّة، في جميع أنحاء العالم، أن تجمعها لإعانة الجماعات المسيحيّة التي تحتاج لمساعدات ولمنح القوة لإعلان الإنجيل حتى أقاصي الأرض. لا نتوانى اليوم أيضًا عن علامة الشركة الكنسيّة الرسوليّة هذه. لا نُغلقنَّ قلوبنا على اهتماماتنا الخاصة وإنما لنوسّعها على آفاق البشريّة كلّها.
لتعلّم الجميع، مريم الكليّة القداسة، الأيقونة السامية للبشريّة المفتداة، والمثال الإرسالي للكنيسة، الرجال والنساء والعائلات أن يخلقوا ويحرسوا في كل مكان الحضور الحي والسريّ للرب القائم من الموت، الذي يُجدّد ويملأ برحمة فرِحة العلاقات بين الأشخاص والثقافات والشعوب.
الفاتيكان، في الخامس عشر من مايو / أيار 2016، عيد العنصرة
فرنسيس
[00810-AR.01] [Testo originale: Italiano]
Testo in lingua cinese
传教的教会,慈悲的见证者
亲爱的兄弟姐妹们:
教会正在善度的慈悲特殊禧年给二O一六年世界传教节带来了特殊的光明:邀请我们将向外邦人传教视为一项高尚而宏伟的慈悲事业,这事业既是精神上的也是物质上的。事实上,在世界传教节之际,我们所有的人都蒙召“走出去”,就像传教门徒那样,每个人施展各自的才华、创造性、智慧和经验,为把天主温柔和仁爱的讯息带给整个人类大家庭。因着传教派遣的力量,教会照顾那些尚未认识福音的人,因为教会希望所有的人都得救并体验到上主之爱。教会“受委托传报天主的慈悲;这慈悲是福音跳动的心”(慈悲特殊禧年诏书《慈悲面容》第12条),并将福音传到世界的每个角落,向每个男女老少宣讲。
当天父遇到每一个被创造的人时,慈悲便会给祂的内心深处带来喜乐。从一开始,祂就充满爱地面向那些最脆弱的人,因为祂的伟大和力量恰恰显示在祂有能力化身于弱小、被拒绝和被压制的人中(参见申4,31;咏86,15;103,8;111,4)。 祂是善良、关心和忠实的天主;祂化作有需要的人的近人,以关怀所有的人,特别是穷人;祂温柔地参与人类生活,就像父母亲对儿女的生活所做的一样(参见耶31,20)。圣经中用慈母的怀抱来形容慈悲:也就是用一位母亲对子女的爱,无论在任何情况下,无论发生任何事情,都是她永远所爱的孩子,因为孩子是她孕育的。这也是天主对祂所有儿女之爱的根本所在,特别是对祂孕育的、养育的、教育的子民:对他们的脆弱和不忠,祂深感不安并充满同情(参见欧11,8)。总之,祂对所有的人都是慈悲的,祂的爱是给所有子民的,祂的温柔遍及所有受造物(参见咏144,8-9)。
慈悲在降生成人的圣言内得到了最崇高和最完满的展示。圣言启示了天父充满慈悲的圣容,“运用对比和比喻来说明什么是慈悲,尤其,祂自己把仁慈具体化和位格化”(教宗若望·保禄二世《富于仁慈的天主》通谕)。我们通过福音和圣事接纳并追随耶稣,因着圣神的行动,我们可以成为慈悲的,就像我们的在天大父那样,学会像祂爱我们那样去爱,让我们的生活成为无偿的恩典,祂善良的标记(参见《慈悲面容》第3条)。在人类中,教会是率先善度基督慈悲的团体:总是感到被基督充满慈悲的爱所注视、所拣选。祂派遣的方式从这爱中产生,善度这派遣,并通过与各种文化和宗教信仰展开相互尊重的对话使人认识它。
就像初期教会时代一样,见证这慈悲之爱的,是无数不同年龄和境况下的男男女女。天主的母性之爱最有说服力的标志便是传教世界中庞大的、不断增加的及与男性并肩的女性们。女性,无论是平信徒还是献身者,今天还有为数不少的家庭,他们通过各种形式实现自身的传教圣召:从直接宣讲福音到爱德服务。传教士们致力福传和施行圣事,女性和家庭常常更能恰如其分地理解人的问题;懂得怎样以适当,甚至以崭新的方式处理:照顾生命时,特别关注人而不是机构;无论是在人与人之间的关系中,还是在更加广泛的社会和文化生活中,特别是照顾穷人方面,都动用全部的人力和精神资源建立和谐、关系、和平、团结互助、对话、合作以及友爱。
许多地方的福传从教育活动着手,传教事业为此花费精力和时间,就像是福音中慈悲的园丁那样(参见路13,7-9;若15,1),耐心地等待多年缓慢培育而形成的果实。由此,造就了有福传能力的人,让福音传到人们都没有期待能看到它实现的地方。为有一天能够得到基督信仰的人,教会也可以定义为“慈母”。因此,我希望天主的神圣子民履行慈悲的母性服务,这对让尚未认识上主的民族与上主相遇并爱祂是十分有帮助的。事实上,信仰是天主赐予的恩典,不是强迫信教的结果。但是,信仰得益于福传者——基督见证人的信德和爱德的增长。到世界各地大街小巷传教,要求耶稣的门徒们不受限制的爱,以上主的方式去爱所有的人。让我们宣讲祂赐予我们的最美好、最伟大的恩典:祂的生命和祂的爱。
各民族和各文化都有权力获享救恩的讯息,这是天主赐予所有人的恩典。如果考虑到今天仍等待解决办法的许多不义、战争和人道主义危机,那么它就显得更加需要了。传教士们因着经验深知宽恕和慈悲的福音可以带来喜乐与修和、正义与和平。福音中的派遣——“你们要去使万民成为门徒,因父及子及圣神之名给他们授洗,教训他们遵守我所吩咐你们的一切。看!我同你们天天在一起,直到今世的终结”(玛28,19-20)——并没有完全实现,相反,要求我们所有的人作出努力,在当前局势下及目前的挑战中,我们感到蒙召以更新的方式 “走出去” 传教,就像我在宗座劝谕《福音的喜乐》中指出的“每位基督徒和每个团体都必须分辨主给我们指出的路径,同时都被要求去服从祂的召叫:动身离开自己的舒适地区,好能接触需要福音之光的一切‘边缘’人士”(第20条)。
恰恰在此慈悲圣年之际,欣逢由宗座信仰传播事业发起,并由教宗比约十一世于一九二六年批准通过的世界传教节九十周年纪念。因此,我认为应该再次提及我的前任教宗们充满睿智的指导,将世界各地的教区、堂区、修会团体、教会协会和运动团体为救助需要得到帮助的基督信仰团体,并为到天涯海角宣讲福音增添力量而募集的捐献,都用于这项事业。今天,我们仍然不能逃避这一传教教会的共融行动。我们不能心里只想着自己关心的问题,而是要将视野拓展到全人类。
至圣玛利亚,被救赎的人类的崇高标志,教会的传教楷模,请教导所有的人,男女老少和家庭,无论身在何处都要生成和保护复活上主活生生及神秘的临在。复活的上主让人与人之间、各不同文化和民族之间的关系更新并充满喜乐的慈悲。
二O一六年五月十五日圣神降临瞻礼,自梵蒂冈
方济各
[00810-AA.01] [Testo originale: Italiano]
[B0350-XX.01]