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Comunicato della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi sul Seminario di Studio «A cinquant’anni dall’“Apostolica Sollicitudo”. Il Sinodo dei Vescovi al servizio di una Chiesa Sinodale» (6-9 febbraio 2016), 17.02.2016


Dal 6 al 9 febbraio corrente ha avuto luogo il Seminario di studio, organizzato dalla Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi sul tema: “A cinquant’anni dall’Apostolica Sollicitudo. Il Sinodo dei Vescovi al servizio di una Chiesa Sinodale”. Lo scopo delle Giornate di Studio è stato quello di approfondire il discorso che il Santo Padre Francesco ha pronunciato il 17 ottobre 2015 in occasione della commemorazione del cinquantesimo anniversario dell’istituzione da parte del Beato Paolo VI del Sinodo dei Vescovi. Al Seminario hanno partecipato numerosi docenti di ecclesiologia e di diritto canonico provenienti da diverse Università e Facoltà ecclesiastiche del mondo.

Durante i lavori è emersa l’esigenza di inquadrare il Sinodo dei Vescovi nella cornice più ampia di un’ecclesiologia sinodale, in analogia con il mistero di unità, nella distinzione, della Santissima Trinità. Questa prospettiva porta a concepire l’autorità episcopale in Synodo come servizio al Popolo di Dio, di cui si riconosce la dignità sacerdotale fondata sul Battesimo. Si è riflettuto che quando Papa Francesco parla della sinodalità come dimensione costitutiva della Chiesa, invita a superare l’autoreferenzialità dei ministri ordinati, per tornare a concepire i Vescovi come coloro che – secondo l’insegnamento di Lumen gentium 23 – rappresentano singolarmente la propria Chiesa e collegialmente la Chiesa intera, rendendo il Collegio episcopale l’epifania della communio Ecclesiarum.

Nel caso specifico del Sinodo dei Vescovi, la riscoperta della soggettività del Popolo di Dio e della relazione costitutiva che ciascun Vescovo intrattiene con la propria Chiesa e simultaneamente con la Chiesa universale, richiede di considerare nei processi sinodali non solo il Vescovo di Roma e l’Episcopato, ma anche i fedeli. Ciò domanda di ripensare i tre momenti fondamentali nei quali si articola l’attività sinodale: la preparazione, la celebrazione, l’attuazione, considerati come le tappe consecutive di un processo sinodale in cui il raduno assembleare è la fase culminante.

Anche alla luce dell’esperienza delle ultime due Assemblee sinodali, è emerso che il momento della preparazione dovrebbe comportare stabilmente la consultazione del Popolo di Dio nella pluralità delle sue componenti, conformemente all’indicazione dell’Esortazione Apostolica Evangelii gaudium in cui si afferma che il Popolo di Dio – è «infallibile in credendo”» (n.119).

Quanto alla fase celebrativa, alcuni interventi hanno auspicato un maggiore ascolto e coinvolgimento dei fedeli che partecipano all’Assemblea sinodale, secondo l’espressione di San Cipriano «che il Vescovo si trova nella Chiesa e la Chiesa nel Vescovo», valorizzando ulteriormente la presenza nelle Assemblee sinodali degli Esperti e degli Uditori, i quali – benché privi del diritto di voto – possono svolgere un ruolo comunque rilevante nel processo di discernimento e di decisione, secondo la più antica tradizione sinodale.

Quanto alla fase dell’attuazione, che deve essere considerata come un momento interno al processo sinodale ci si è chiesti di esaminare in che modo il Sinodo possa coordinarsi fruttuosamente con le istanze periferiche della sinodalità ecclesiale, collaborando in particolare con i Sinodi delle Chiese orientali e con le Conferenze episcopale nazionali e le istanze continentali per tradurre nelle diverse situazioni socio-culturali le decisioni assunte a livello centrale.

Per la valorizzazione delle fasi preparatoria e attuativa-recettiva delle Assemblee sinodali si è suggerita anche una riflessione sui compiti del Consiglio della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, nel quale si possa prospettare in certo modo il carattere permanente dell’organismo sinodale. L’esperienza autorevolmente offerta dai Sinodi delle Chiese Cattoliche d’Oriente, potrebbe rivelarsi utile per uno sviluppo del Sinodo che passi da “evento” a “processo”.

Si è approfondita la questione della rappresentanza/rappresentatività del Collegio episcopale in Sinodo e sul valore dei documenti finali delle Assemblea sinodali. Si è anche riflettuto sul valore sinodale del documento finale del Sinodo dei Vescovi, emanato dall’autorità del Pontefice.

In vista di una revisione della normativa sul Sinodo dei Vescovi si è auspicato di premettere un proemio dottrinale, che radichi strutturalmente il Sinodo nel contesto di una ecclesiologia sinodale.

Si è riflettuto pure sulla sinodalità della Chiesa particolare, partendo dalle Parrocchie che «rappresentano in certo modo la Chiesa visibile stabilita su tutta la terra» (Sacrosanctum Concilium 42); sulla sinodalità delle cosiddette istanze ecclesiali intermedie, tra le quali si impongono le Conferenze Episcopali; sulla sinodalità degli organismi centrali della Chiesa, tra i quali occorre annoverare – oltre al Sinodo dei Vescovi – la stessa Curia Romana.

I lavori del Simposio, si sono conclusi con la consapevolezza che il discorso tenuto dal Santo Padre per il cinquantesimo anniversario del Sinodo dei Vescovi, è uno dei testi programmatici e teologicamente più impegnativi per la Chiesa, in particolare laddove il Pontefice scrive: “Una Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto, nella consapevolezza che ascoltare «è più che sentire». È un ascolto reciproco in cui ciascuno ha qualcosa da imparare. Popolo fedele, Collegio episcopale, Vescovo di Roma: l’uno in ascolto degli altri; e tutti in ascolto dello Spirito Santo, lo «Spirito della verità» (Gv 14, 17), per conoscere ciò che Egli «dice alle Chiese» (Ap 2, 7). Il Sinodo dei Vescovi è il punto di convergenza di questo dinamismo di ascolto condotto a tutti i livelli della vita della Chiesa”.

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[B0127-XX.01]