Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


Udienza ai Donatori del Presepio e dell’Albero di Natale in Piazza San Pietro, 18.12.2015


Discorso del Santo Padre

Testo in lingua tedesca

Alle ore 12.15 di questa mattina, nell’Aula Paolo VI, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza le Delegazioni provenienti dal Trentino e dai Comuni bavaresi di Hirschau, Schnaittenbach e Freudenberg per il dono del Presepio e dell’Albero di Natale allestiti in Piazza San Pietro.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti all’Udienza:

Discorso del Santo Padre

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Vi do il mio cordiale benvenuto e vi ringrazio per i doni che avete preparato. Sono molto belli; e dà gioia pensare che non li presentate soltanto al Papa e ai pellegrini che li potranno ammirare, ma soprattutto al Signore Gesù: perché è Lui il Festeggiato!

Ringrazio per le loro cortesi intenzioni, per l’aiuto, per i progetti Mons. Voderholzer e Mons. Bressan, la Signora Merk, il Signor Falk e il Signor Thun. E saluto tutti voi: le Autorità dei Comuni bavaresi di Hirschau, Schnaittenbach e Freudenberg, che hanno donato l’albero natalizio; i Rappresentanti della Provincia di Trento, che insieme all’Arcidiocesi ha allestito il presepe. Vorrei anche ringraziare i piccoli “artisti” che hanno decorato l’albero, e congratularmi con loro: siete ancora molto giovani, ma esponete già le vostre opere in piazza San Pietro! E questo è bello. Coraggio, avanti! Michelangelo ha incominciato così!

Gli addobbi, che grazie all’opera della “Fondazione Lene Thun” avete predisposto, raffigurano i vostri sogni. Questi desideri che portate nel cuore sono ora nel posto più adatto, perché stanno vicino al Bambino di Betlemme: sono affidati a Lui, che è venuto per «abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). Gesù non è infatti semplicemente apparso sulla terra, non ci ha dedicato un po’ del suo tempo, ma è venuto a condividere la nostra vita, ad accogliere i nostri desideri. Perché ha voluto, e vuole tuttora, vivere qui, insieme a noi e per noi. Gli sta a cuore il nostro mondo, che a Natale è diventato il suo mondo. Il presepe ci ricorda questo: Dio, per la sua grande misericordia, è disceso verso di noi per rimanere stabilmente con noi.

Il presepe ci dice inoltre che Egli non si impone mai con la forza. Ricordate bene questo, voi bambini e ragazzi: il Signore non si impone mai con la forza. Per salvarci, non ha cambiato la storia compiendo un miracolo grandioso. È invece venuto con tutta semplicità, umiltà, mitezza. Dio non ama le imponenti rivoluzioni dei potenti della storia, e non utilizza la bacchetta magica per cambiare le situazioni. Si fa invece piccolo, si fa bambino, per attirarci con amore, per toccare i nostri cuori con la sua bontà umile; per scuotere, con la sua povertà, quanti si affannano ad accumulare i falsi tesori di questo mondo.

Queste erano anche le intenzioni di san Francesco, quando inventò il presepe. Egli – ci dicono le Fonti Francescane – desiderava «fare memoria di quel Bambino che è nato a Betlemme», per poter «in qualche modo intravedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato». In quella scena, infatti, «si onora la semplicità, si esalta la povertà, si loda l’umiltà» (468-469). Vi invito allora a sostare davanti al presepe, perché lì la tenerezza di Dio ci parla. Lì si contempla la misericordia divina, che si è fatta carne umana e può intenerire i nostri sguardi.

Soprattutto, però, desidera smuovere i nostri cuori. È bello che sia presente in questo presepe una figura, che coglie subito il mistero del Natale. È quel personaggio che compie un’opera di bene, chinandosi per porgere aiuto ad un anziano. Egli non soltanto guarda Dio, ma anche lo imita, perché, come Dio, si china con misericordia verso chi ha bisogno. Questi vostri doni, che stasera saranno illuminati, possano attirare tanti sguardi e soprattutto ravvivare nella vita la luce vera del Natale. Vi ringrazio! E, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie.

[02246-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Testo in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern, guten Tag!

Ich heiße Sie herzlich willkommen und danke Ihnen für die Gaben, die Sie vorbereitet haben. Sie sind sehr schön; und es macht Freude, wenn man bedenkt, dass Sie diese nicht nur dem Papst und den Pilgern darbringen, die sie bewundern können, sondern vor allem Jesus, dem Herrn, denn er ist der Gefeierte!

Für ihre freundlichen Worte, für die Unterstützung, für die Projekte danke ich Bischof Voderholzer und Erzbischof Bressan, Frau Dr. Merk, Herrn Falk und Herrn Thun. Und ich begrüße Sie alle: die Repräsentanten der bayerischen Gemeinden Hirschau, Schnaittenbach und Freudenberg, die den Weihnachtsbaum gestiftet haben, sowie die Vertreter der Provinz Trient, die gemeinsam mit der Erzdiözese die Krippe gestaltet haben. Ich möchte auch den kleinen »Künstlern« danken, die den Baumschmuck hergestellt haben, und ihnen gratulieren: Ihr seid noch sehr jung, und schon stellt Ihr Eure Werke auf dem Petersplatz aus! Und das ist schön! Nur Mut, weiter so! Michelangelo hat so angefangen!

Die Dekorationen, die Ihr dank der Fondazione Lene Thun vorbereitet habt, stellen Eure Träume dar. Diese Wünsche, die Ihr in Eurem Herzen tragt, befinden sich jetzt an dem Ort, der am meisten dafür geeignet ist, denn sie sind in der Nähe des Kindes von Bethlehem: Ihm sind sie anvertraut, ihm, der gekommen ist, um unter uns zu wohnen (vgl. Joh 1,14). Jesus ist nämlich nicht einfach auf der Erde erschienen, er hat uns nicht ein bisschen von seiner Zeit gewidmet, sondern er ist gekommen, um unser Leben mit uns zu teilen und auf unsere Wünsche einzugehen. Denn er wollte und will immer noch hier leben, mit uns und für uns. Unsere Welt liegt ihm am Herzen, und zu Weihnachten ist sie seine Welt geworden. Die Krippe erinnert uns daran: Wegen seiner großen Barmherzigkeit ist Gott zu uns herabgestiegen, um beständig bei uns zu bleiben.

Die Krippe sagt uns außerdem, dass er sich niemals mit Gewalt aufzwingt. Merkt Euch das gut, ihr Kinder und Jugendlichen: der Herr zwingt sich niemals mit Gewalt auf. Um uns zu retten, hat er nicht etwa die Geschichte verändert, indem er ein großartiges Wunder vollbrachte. Er ist hingegen in aller Einfachheit, in Demut und Sanftmut gekommen. Gott liebt nicht die gewaltigen Revolutionen der Mächtigen der Geschichte und benutzt nicht den Zauberstab, um die Situationen zu verändern. Stattdessen macht er sich klein, wird ein Kind, um uns mit Liebe anzulocken, um unsere Herzen mit seiner demütigen Güte anzurühren; um mit seiner Armut diejenigen zu erschüttern, die sich abmühen, um die trügerischen Schätze dieser Welt anzuhäufen.

Das waren auch die Absichten des heiligen Franziskus, als er die Krippe erfand. Er wollte – wie uns die Franziskus-Quellen berichten – »das Gedächtnis an jenes Kind begehen, das in Bethlehem geboren wurde, und […] die Not, die es schon als kleines Kind zu leiden hatte […], so greifbar als möglich mit leiblichen Augen schauen«. Denn »zu Ehren kommt da die Einfalt, die Armut wird erhöht, die Demut gepriesen« (FF 468-469, Kevelaer 2009, S. 250). So lade ich Sie ein, vor der Krippe zu verweilen, weil dort die Zärtlichkeit Gottes zu uns spricht. Dort kann man sich in die göttliche Barmherzigkeit versenken, die menschliches Fleisch angenommen hat und unseren Blick zu erweichen vermag.

Vor allem möchte sie aber unser Herz erweichen. Es ist schön, dass es in dieser Krippendarstellung eine Figur gibt, die sofort das Weihnachtsgeheimnis aufnimmt. Es ist derjenige, der ein wohltätiges Werk vollbringt, indem er sich niederbeugt, um einem alten Menschen zu helfen. Er schaut nicht nur auf Gott, sondern er ahmt ihn auch nach, denn wie Gott neigt er sich voller Erbarmen dem Bedürftigen zu. Mögen diese Ihre Gaben, die heute Abend erleuchtet sein werden, viele Blicke anziehen und vor allem im Leben das Licht des wirklichen Weihnachtsereignisses neu entzünden. Ich danke Ihnen. Und – bitte! – vergessen Sie nicht, für mich zu beten. Danke.

[02246-DE.02] [Originalsprache: Deutsch]

[B1008-XX.03]