Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


L’Udienza Generale, 17.06.2015


Catechesi del Santo Padre in lingua italiana

Sintesi della catechesi e saluti nelle diverse lingue

Saluto in lingua italiana

Appelli del Santo Padre

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.00 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana il Papa, continuando il ciclo di catechesi sulla famiglia, si è soffermato sul tema del lutto nella vita familiare.

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha indirizzato particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti. Quindi, nel ricordare che domani sarà pubblicata l’Enciclica Laudato si’, sulla cura della “casa comune”, ha rivolto un appello alla responsabilità a custodire il creato. Inoltre ha esortato alla solidarietà nei confronti dei migranti e dei rifugiati in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato che sarà celebrata sabato prossimo.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.

Catechesi del Santo Padre in lingua italiana

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Nel percorso di catechesi sulla famiglia, oggi prendiamo direttamente ispirazione dall’episodio narrato dall’evangelista Luca, che abbiamo appena ascoltato (cfr Lc 7,11-15). E’ una scena molto commovente, che ci mostra la compassione di Gesù per chi soffre – in questo caso una vedova che ha perso l’unico figlio – e ci mostra anche la potenza di Gesù sulla morte.

La morte è un’esperienza che riguarda tutte le famiglie, senza eccezione alcuna. Fa parte della vita; eppure, quando tocca gli affetti familiari, la morte non riesce mai ad apparirci naturale. Per i genitori, sopravvivere ai propri figli è qualcosa di particolarmente straziante, che contraddice la natura elementare dei rapporti che danno senso alla famiglia stessa. La perdita di un figlio o di una figlia è come se fermasse il tempo: si apre una voragine che inghiotte il passato e anche il futuro. La morte, che porta via il figlio piccolo o giovane, è uno schiaffo alle promesse, ai doni e sacrifici d’amore gioiosamente consegnati alla vita che abbiamo fatto nascere. Tante volte vengono a Messa a Santa Marta genitori con la foto di un figlio, di una figlia, bambino, ragazzo, ragazza, e mi dicono: “Se ne è andato, se ne è andata”. E lo sguardo è tanto addolorato. La morte tocca e quando è un figlio tocca profondamente. Tutta la famiglia rimane come paralizzata, ammutolita. E qualcosa di simile patisce anche il bambino che rimane solo, per la perdita di un genitore, o di entrambi. Quella domanda: “Ma dov’è il papà? Dov’è la mamma?” – Ma è in cielo” – “Ma perché non lo vedo?”. Questa domanda copre un’angoscia nel cuore del bambino che rimane solo. Il vuoto dell’abbandono che si apre dentro di lui è tanto più angosciante per il fatto che non ha neppure l’esperienza sufficiente per “dare un nome” a quello che è accaduto. “Quando torna il papà? Quando torna la mamma?”. Cosa rispondere quando il bambino soffre? Così è la morte in famiglia.

In questi casi la morte è come un buco nero che si apre nella vita delle famiglie e a cui non sappiamo dare alcuna spiegazione. E a volte si giunge persino a dare la colpa a Dio. Ma quanta gente - io li capisco - si arrabbia con Dio, bestemmia: “Perché mi hai tolto il figlio, la figlia? Ma Dio non c’è, Dio non esiste! Perché ha fatto questo?”. Tante volte abbiamo sentito questo. Ma questa rabbia è un po’ quello che viene dal cuore del dolore grande; la perdita di un figlio o di una figlia, del papà o della mamma, è un grande dolore. Questo accade continuamente nelle famiglie. In questi casi, ho detto, la morte è quasi come un buco. Ma la morte fisica ha dei “complici” che sono anche peggiori di lei, e che si chiamano odio, invidia, superbia, avarizia; insomma, il peccato del mondo che lavora per la morte e la rende ancora più dolorosa e ingiusta. Gli affetti familiari appaiono come le vittime predestinate e inermi di queste potenze ausiliarie della morte, che accompagnano la storia dell’uomo. Pensiamo all’assurda “normalità” con la quale, in certi momenti e in certi luoghi, gli eventi che aggiungono orrore alla morte sono provocati dall’odio e dall’indifferenza di altri esseri umani. Il Signore ci liberi dall’abituarci a questo!

Nel popolo di Dio, con la grazia della sua compassione donata in Gesù, tante famiglie dimostrano con i fatti che la morte non ha l’ultima parola: questo è un vero atto di fede. Tutte le volte che la famiglia nel lutto – anche terribile – trova la forza di custodire la fede e l’amore che ci uniscono a coloro che amiamo, essa impedisce già ora, alla morte, di prendersi tutto. Il buio della morte va affrontato con un più intenso lavoro di amore. “Dio mio, rischiara le mie tenebre!”, è l’invocazione della liturgia della sera. Nella luce della Risurrezione del Signore, che non abbandona nessuno di coloro che il Padre gli ha affidato, noi possiamo togliere alla morte il suo “pungiglione”, come diceva l’apostolo Paolo (1 Cor 15,55); possiamo impedirle di avvelenarci la vita, di rendere vani i nostri affetti, di farci cadere nel vuoto più buio.

In questa fede, possiamo consolarci l’un l’altro, sapendo che il Signore ha vinto la morte una volta per tutte. I nostri cari non sono scomparsi nel buio del nulla: la speranza ci assicura che essi sono nelle mani buone e forti di Dio. L’amore è più forte della morte. Per questo la strada è far crescere l’amore, renderlo più solido, e l’amore ci custodirà fino al giorno in cui ogni lacrima sarà asciugata, quando «non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno» (Ap 21,4). Se ci lasciamo sostenere da questa fede, l’esperienza del lutto può generare una più forte solidarietà dei legami famigliari, una nuova apertura al dolore delle altre famiglie, una nuova fraternità con le famiglie che nascono e rinascono nella speranza. Nascere e rinascere nella speranza, questo ci dà la fede. Ma io vorrei sottolineare l’ultima frase del Vangelo che oggi abbiamo sentito (cfr Lc 7,11-15). Dopo che Gesù riporta alla vita questo giovane, figlio della mamma che era vedova, dice il Vangelo: “Gesù lo restituì a sua madre”. E questa è la nostra speranza! Tutti i nostri cari che se ne sono andati, il Signore ce li restituirà e noi ci incontreremo insieme a loro. Questa speranza non delude! Ricordiamo bene questo gesto di Gesù: “E Gesù lo restituì a sua madre”, così farà il Signore con tutti i nostri cari nella famiglia!

Questa fede ci protegge dalla visione nichilista della morte, come pure dalle false consolazioni del mondo, così che la verità cristiana «non rischi di mischiarsi con mitologie di vario genere», cedendo ai riti della superstizione, antica o moderna» (Benedetto XVI, Angelus del 2 novembre 2008). Oggi è necessario che i Pastori e tutti i cristiani esprimano in modo più concreto il senso della fede nei confronti dell’esperienza famigliare del lutto. Non si deve negare il diritto al pianto - dobbiamo piangere nel lutto -, anche Gesù «scoppiò in pianto» e fu «profondamente turbato» per il grave lutto di una famiglia che amava (Gv 11,33-37). Possiamo piuttosto attingere dalla testimonianza semplice e forte di tante famiglie che hanno saputo cogliere, nel durissimo passaggio della morte, anche il sicuro passaggio del Signore, crocifisso e risorto, con la sua irrevocabile promessa di risurrezione dei morti. Il lavoro dell’amore di Dio è più forte del lavoro della morte. E’ di quell’amore, è proprio di quell’amore, che dobbiamo farci “complici” operosi, con la nostra fede! E ricordiamo quel gesto di Gesù: “E Gesù lo restituì a sua madre”, così farà con tutti i nostri cari e con noi quando ci incontreremo, quando la morte sarà definitivamente sconfitta in noi. Essa è sconfitta dalla croce di Gesù. Gesù ci restituirà in famiglia a tutti!

[01035-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Sintesi della catechesi e saluti nelle diverse lingue

In lingua francese

 

Speaker:

Frères et sœurs, la mort est une expérience qui touche toutes les familles. Elle semble contredire la nature des relations qui donnent sens à la famille, lorsque des parents perdent un enfant qui avait été l’objet de tant de joies, de sacrifices et de promesses; ou bien lorsque de jeunes enfants souffrent l’expérience angoissante du vide et l’abandon causée par la mort d’un parent. La mort physique a pour «complice» le péché du monde, qui la rend plus douloureuse et injuste. Cependant dans la lumière de la résurrection nous pouvons empêcher la mort de nous faire sombrer dans la nuit. Beaucoup de familles endeuillées témoignent courageusement que la mort n’a pas le dernier mot. Le Seigneur a vaincu la mort pour toujours, et nos chers défunts ne sont pas retournés au néant, mais sont entre les mains de Dieu. Dans la foi, l’expérience du deuil peut rendre nos familles plus unies et plus ouvertes à la douleur des autres familles éprouvées.

Santo Padre:

Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare le persone venute da Belgio e Francia. Desidero oggi farmi particolarmente vicino, attraverso la preghiera, alle famiglie che la morte ha dolorosamente messo alla prova. Che esse custodiscano ferma la fede nella risurrezione dei morti promessa dal Signore, e che il soccorso della grazia le renda ancora più unite e solidali.

Che Dio vi benedica!

Speaker:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française, en particulier les personnes venues de Belgique et de France. Je souhaite aujourd’hui me faire particulièrement proche, par la prière, des familles que la mort a douloureusement éprouvées. Qu’elles gardent ferme la foi en la résurrection des morts promise par le Seigneur, et que les secours de la grâce les rendent plus encore unies et solidaires. Que Dieu vous bénisse!

[01036-FR.01] [Texte original: Français]

In lingua inglese

Speaker:

Dear Brothers and Sisters,

In our ongoing catechesis on the family, I wish to reflect on one of the more dramatic and painful events that every person, without exception, has to deal with, namely, the death of a family member. Jesus has compassion on those who mourn, as today’s Scripture reading reminds us, because the death of a loved one is never without pain for families; this is especially true of parents who lose a child. Jesus’ presence with the widow at Na’in assures us that he is with us in our darkest moments and that he is with us in our loss and mourning. Through faith in him, in his Resurrection and his abiding presence, we can face our loss, “the sting of death”, as Saint Paul calls it, make sense of it, and have confidence that death does not have the last word. May we, with Christ-like tenderness and compassion, know how to be close and offer consolation to families suffering the loss of a loved one. Above all, may we always be witnesses to the love which Christ revealed through his cross and resurrection, a love stronger than death. Let us also be grateful for our faith in him, which is the only adequate response to our deepest needs in the face of the death of a loved one.

Santo Padre:

Saluto i pellegrini di lingua inglese presente all’Udienza oggi, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Scozia, Zambia, Hong Kong, Indonesia, Giappone, Pakistan, Vietnam, Porto Rico e Stati Uniti. In particolare prego per le famiglie che sono in lutto. Che i pastori e tutte le comunità cristiane le sostengano con le preghiere, l’aiuto concreto e la tenerezza. Su tutti voi e sui vostri familiari invoco benedizioni abbondanti di pace e di gioia nel Signore Gesù. Dio vi benedica!

Speaker:

I greet the English speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, including those from England, Scotland, Zambia, Hong Kong, Indonesia, Japan, Pakistan, Vietnam, Puerto Rico and the United States. I pray especially for families mourning loved ones. May the Church’s pastors and communities come to their aid in pray, acts of concrete help, and with tenderness. Upon all of you and your loved ones, I invoke the Lord Jesus’ abundant blessings of peace and joy. May God bless you all!

[01037-EN.01] [Original text: English]

In lingua tedesca

Speaker:

Liebe Brüder und Schwestern, zu Beginn unserer heutigen Katechese über die Familie haben wir die Erzählung aus dem Lukasevangelium von der Auferweckung des jungen Mannes von Naïn gehört (vgl. 7,11-15). Sie zeigt uns das Mitgefühl des Herrn mit den Trauernden und seine Macht über den Tod. Der Tod ist eine Erfahrung, die jede Familie betrifft. Auch wenn er zum Leben gehört, erscheint er den Hinterbliebenen nie als etwas Natürliches. Besonders herzzerreißend ist es, wenn Eltern ein Kind verlieren. Ein solches Ereignis scheint der elementaren Natur der Beziehungen, die der Familie Sinn geben, zu widersprechen. Die Familie fasst den Tod des Kindes wie einen Schlag gegen die eigene Zukunft auf. Ähnlich ergeht es einem Kind, das seine Eltern verliert. Im Fehlen der Bezugspersonen überkommt es ein Gefühl tiefer Verlassenheit. Der Schrecken des Todes wird durch verschiedene „Komplizen“ verstärkt, verwerfliche Haltungen wie Hass, Neid, Stolz oder Geiz; diese Sünden arbeiten für den Tod und machen ihn noch schmerzlicher und ungerechter. Lassen wir solche Abhängigkeiten nicht zur Normalität werden! Im Volk Gottes zeigen viele Familien, dass der Tod nicht das letzte Wort hat. Im Glauben an die Auferstehung Christi können wir einander Trost zusprechen in der Hoffnung, dass unsere lieben Verstorbenen in den guten Händen Gottes geborgen sind. Die Liebe ist stärker als der Tod. Lassen wir uns von dieser Liebe leiten, so kann die Erfahrung der Trauer unsere familiären Bande stärken. Wir erhalten eine größere Offenheit für den Schmerz anderer Familien und können jungen Familien nahe sein und sie wie Geschwister begleiten.

Santo Padre:

Un cordiale benvenuto do ai pellegrini di lingua tedesca. In particolare saluto le alunne del Bischöfliches Mädchen-Gymnasium di Münster e gli studenti dell’Emmanuel School of Mission di Altötting. Come veri discepoli di Cristo vogliamo imitarLo accogliendo con la nostra compassione quelli che sono nella necessità. Lo Spirito Santo vi accompagni sul vostro cammino.

Speaker:

Ein herzliches Willkommen den Pilgern und Besuchern deutscher Sprache. Besonders grüße ich die Schülerinnen des Bischöflichen Mädchengymnasiums Münster und den Studenten der Emmanuel School of Mission in Altötting. Als echte Jünger Jesu wollen wir ihn nachahmen und mit unserem Mitgefühl die Menschen in Not aufnehmen. Der Heilige Geist begleite euch auf all euren Wegen.

[01038-DE.01] [Originalsprache: Deutsch]

In lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

Hoy deseo reflexionar sobre el luto en la familia por la pérdida de alguno de sus miembros. Por más que la muerte forme parte de la vida cotidiana, nunca nos va parece algo natural. Provoca un dolor desgarrador y un desconcierto que no sabemos explicar, y hasta a veces echamos la culpa a Dios. Sin embargo, con la gracia divina, muchas familias muestran que la muerte no tiene la última palabra. La fe y el amor que nos unen a quienes amamos impiden que la partida de este mundo se lo lleve todo, que nos envenene la vida y nos haga caer en el vacío.

En esta fe podemos consolarnos unos a otros, sabiendo que el Señor ha vencido a la muerte de una vez por todas. Y la esperanza nos asegura que nuestros difuntos están en las manos fuertes y buenas de Dios. Así, la experiencia del luto puede ayudar a estrechar aún más los lazos familiares, a unirnos en dolor con otras familias y en la esperanza.

Sin negar el derecho al llanto, el sentir la ausencia de uno de nosotros nos permite también percibir más concreto y cercano el sacrificio de Cristo, que murió, resucitó y fue glorificado por el Padre, y su irrevocable promesa de llevar consigo a todos los suyos a la vida eterna. El amor de Dios es más fuerte que muerte.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los venidos de España y Latinoamerica. Pidamos a buen Pastor que nos acompañe en el momento de la última soledad, que él ya ha atravesado y conoce bien el paso oscuro de esta vida a la otra, a la gloria. Muchas gracias.

[01039-ES.01] [Texto original: Español]

In lingua portoghese

Speaker:

Todas as famílias, sem exceção, devem lidar com a experiência da morte. A morte faz parte da vida, mas quando se dá na família, é muito difícil vê-la como algo natural. Pensemos nos pais que vivem a desoladora experiência de ter de enterrar seus filhos, ou nas crianças que ficam órfãs: algo difícil de explicar, pelo que há quem chegue até a culpar a Deus. O pecado faz com que esta realidade seja ainda mais dolorosa e injusta. Jesus nos ensina a não temer a morte, mas também a vivenciá-la de forma humana. Ele mesmo chorou e ficou turbado ao compartilhar o luto de uma família querida. Entre os cristãos, há muitas famílias que dão um belo testemunho de que a fé na Ressurreição é fonte de força e consolação. Protege-nos tanto do niilismo como das falsas consolações supersticiosas e nos confirma que a morte não tem a última palavra. Realmente, quando uma família de luto encontra forças para perseverar na fé e no amor que une as pessoas caras, experimenta-se que o amor é mais forte que a morte.

Santo Padre:

Cari pellegrini di lingua portoghese, in particolare i membri del Movimento de Reintegração das Pessoas Atingidas pela Hanseníase e dell’Instituto Dom Helder Câmara: benvenuti! Vi auguro che nei vostri cuori vi sia la certezza che l’amore misericordioso del Padre celeste non dimentica nessuno e si rivela vicino specialmente a quanti sono lasciati indietro dalla cultura dello scarto. Dio benedica ciascuno di voi e quanti vi sono cari.

Speaker:

Queridos peregrinos de língua portuguesa, particularmente os membros do Movimento de Reintegração das Pessoas Atingidas pela Hanseníase e do Instituto Dom Helder Câmara: sejam bem-vindos! Faço votos de que nos seus corações reine a certeza de que o amor misericordioso do Pai celeste não esquece ninguém e se revela especialmente próximo daqueles que são deixados para trás pela cultura do descarte. Que Deus abençoe a cada um de vocês e quantos lhes são queridos.

[01040-PO.01] [Texto original: Português]

In lingua polacca

Speaker:

W kontekście ewangelicznej sceny wskrzeszenia zmarłego młodzieńca z Nain, jedynego syna matki-wdowy, Ojciec Święty wskazał na współczucie Jezusa względem wszystkich ludzi cierpiących z powodu śmierci swoich bliskich. Śmierć jest doświadczeniem, które dotyka wszystkie rodziny bez wyjątku. Jest częścią życia. Szczególnie przejmująca jest dla rodziców, gdy dotyczy śmierci ich dzieci. Utrata syna lub córki, szczególnie maleńkiego lub dorastającego dziecka, jest dla rodziny zatrzymaniem czasu, zabraniem radości z przekazanego życia, otchłanią, która niweczy perspektywę przyszłości. To bolesne doświadczenie paraliżuje całą rodzinę. Coś podobnego przeżywa również dziecko, które zostaje samo, z powodu utraty jednego lub obojga rodziców. Przeżywa pustkę, opuszczenie, nie potrafi zrozumieć tego, co się stało. Wiele osób wierzących, wiele rodzin postrzega tajemnicę śmierci w duchu wiary. Pamiętając o współczuciu, jakie Pan Jezus ma dla ludzi w takiej chwili, znajdują w sobie moc, by strzec w duchu wiary i miłości owych więzi, łączących ich z tymi, których kochali, a którzy od nich odeszli. Żyjmy i my taką wiarą, umacniajmy się nią nawzajem, pamiętając, że Chrystus zwyciężył śmierć i dał nam obietnicę naszego powstania z martwych.

Santo Padre:

Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Oggi si celebra la memoria di Sant’Alberto Chmielowski. Ricordando la sua dedizione ai poveri, ai senza tetto, ai malati incurabili, apriamo come lui i nostri cuori alle necessità dei nostri fratelli più bisognosi. Impariamo da lui a servire Cristo nei poveri e a “essere buoni per gli altri come il pane”. Imitiamolo nel tendere alla santità. Sia lodato Gesù Cristo.

Speaker:

Witam przybyłych na audiencję pielgrzymów polskich. Dzisiaj przypada wspomnienie świętego Brata Alberta Chmielowskiego. Pamiętając o jego poświęceniu na rzecz biednych, bezdomnych, nieuleczalnie chorych, jak on otwórzmy serca na potrzeby naszych braci najbardziej potrzebujących pomocy. Uczmy się od niego, jak służyć Chrystusowi w ubogich, jak „być dobrym dla innych jak chleb”. Naśladujmy go w dążeniu do świętości. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

[01041-PL.01] [Testo originale: Polacco]

In lingua araba

Speaker:

تكلم قداسة البابا اليوم، في تعاليمه حول العائلة، عن خبرة موت أحد الأبناء. إن الموت ‏عموما هو اختبار صعب تمر به كل العائلات، وهو جزء من الحياة نفسه؛ ولكنه عندما يتعلق بأحد الأبناء يكون مفجعا جدا للأهل. فحين نفقد ابنا أو أبنة يبدو الزمن وكأنه توقف، وكأن سوادا ثقيلا قد غيم على حياة الأسرة، وأحيانا يلقى اللوم على الله. لكن العديد من العائلات المنتمية إلى شعب الله تثبت أن الكلمة النهائية ليست للموت. فمن خلال الإيمان بالرب الذي غلب الموت يمكننا أن نعزي بعضنا بعضا؛ واثقين بأن أحبائنا لم يغيبوا ‏ في ظلمة العدم؛‏ وبأنهم بين يدي الله الرؤوف والقدير. فإذا سمحنا لهذا الإيمان بأن يعضدنا فإن خبرة ‏الموت المؤلمة قد تولد تضامنا أكبر في العلاقات العائلية، وانفتاحا جديدا على معاناة الأسر الأخرى، وأخوة جديدة مع العائلات المتألمة ورجاء متجددا‏.

Santo Padre:

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dalla Siria e dal Medio Oriente! Quando in famiglia muore uno dei figli il cuore dei genitori si spezza e la famiglia si riveste della pesante coltre della tristezza e del dubbio. Ma l’unica forza capace di vincere la morte, e di trasformarla in risurrezione, è la fede in Colui che ha vinto la morte; è la fiducia in Cristo che ha detto: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà” (Gv 11,25); è la speranza che ci fa considerare la morte un esodo da una vita terrena alla vita eterna di Dio. Il Signore consoli i cuori affranti e vi benedica tutti!

Speaker:

أرحب بالحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة بالقادمين من ‎سوريا ومن ‎الشرق الأوسط. عندما يموت أحد الأبناء في أسرة فإن قلوب الآباء والأمهات تنكسر، وتتوشح الأسرة بسواد ‏ الحزن والشك الثقيل. لكن القوة الوحيدة القادرة على الانتصار على الموت، بل وتحويله إلى ‏ قيامة، هي الإيمان بالذي انتصر على الموت؛ هي الثقة في المسيح الذي قال: "أَنا القِيامةُ والحَياة مَن آمَنَ بي، وَإن ماتَ، فسَيَحْيا" (يو 11، 25)؛ هي الرجاء الذي يجعلنا ننظر إلى الموت كعبور من هذه ‏ الحياة الفانية إلى حياة الله الأبدية. ليعز الرب كل القلوب الحزينة ويبارككم جميعا!‏

[01042-AR.01] [Testo originale: Arabo]

Saluto in lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana. In particolare, saluto i sacerdoti novelli della Diocesi di Brescia, le Suore Francescane Angeline con l’Associazione Amici di Madre Chiara e i cresimati di Ozieri con le loro famiglie. Vi invito tutti a perseverare nei rispettivi impegni, diffondendo attorno a voi la serenità e la consolazione cristiana, specialmente alle famiglie provate dal dolore e dal lutto. Sia la preghiera la vostra forza e il vostro quotidiano sostegno.

Un pensiero speciale porgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. È ancora viva in noi l’eco della Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù. Cari giovani, trovate in quel Cuore il nutrimento della vostra vita spirituale e la fonte della vostra speranza; cari ammalati, offrite la vostra sofferenza al Signore, perché continui ad estendere il suo amore nel cuore degli uomini; e voi, cari sposi novelli, nel cammino che avete intrapreso accostatevi all’Eucarestia, perché nutriti di Cristo siate famiglie cristiane toccate dall’amore del Cuore di Gesù.

[01043-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Appelli del Santo Padre

Domani, come sapete, sarà pubblicata l’Enciclica sulla cura della “casa comune” che è il creato. Questa nostra “casa” si sta rovinando e ciò danneggia tutti, specialmente i più poveri. Il mio è dunque un appello alla responsabilità, in base al compito che Dio ha dato all’essere umano nella creazione: “coltivare e custodire” il “giardino” in cui lo ha posto (cfr Gen 2,15). Invito tutti ad accogliere con animo aperto questo Documento, che si pone nella linea della dottrina sociale della Chiesa.

***

Sabato prossimo ricorre la Giornata Mondiale del Rifugiato, promossa dalle Nazioni Unite. Preghiamo per tanti fratelli e sorelle che cercano rifugio lontano dalla loro terra, che cercano una casa dove poter vivere senza timore, perché siano sempre rispettati nella loro dignità. Incoraggio l’opera di quanti portano loro un aiuto e auspico che la comunità internazionale agisca in maniera concorde ed efficace per prevenire le cause delle migrazioni forzate. E vi invito tutti a chiedere perdono per le persone e le istituzioni che chiudono la porta a questa gente che cerca una famiglia, che cerca di essere custodita.

[01044-IT.01] [Testo originale: Italiano]

[B0477-XX.01]