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Viaggio Apostolico di Sua Santità Francesco a Sarajevo (Bosnia ed Erzegovina) – Incontro con i giovani presso il Centro diocesano giovanile “San Giovanni Paolo II”, 06.06.2015


Incontro con i giovani nel Centro diocesano giovanile “San Giovanni Paolo II” a Sarajevo

Dialogo del Santo Padre con i giovani

Discorso preparato dal Santo Padre

Alle ore 18.45 il Santo Padre Francesco ha incontrato i giovani nel Centro “San Giovanni Paolo II” a Sarajevo. La struttura, gestita dall’Arcidiocesi, è aperta ai giovani delle diverse etnie e confessioni religiose.

Accolto dal Rettore del Centro insieme ad alcuni bambini, il Papa si è recato nella palestra del complesso, dove ha scoperto una targa che dedica il Centro a San Giovanni Paolo II.

L’incontro si è aperto con alcuni canti e l’indirizzo di saluto di S.E. Mons. Marko Semren, Vescovo Ausiliare di Banja Luka e Incaricato per la pastorale dei giovani, ed è proseguito con le testimonianze di un giovane cattolico e di una giovane ortodossa.

Quindi Papa Francesco, lasciando da parte il testo preparato per l’occasione, ha intessuto a braccio un dialogo con i giovani presenti, rispondendo ad alcune loro domande. Al termine dell’incontro, dopo l’offerta dei doni, il Papa ha salutato alcuni giovani malati e si è affacciato dal terrazzo per benedire i fedeli riuniti all’esterno dell’edificio.

Di seguito riportiamo il dialogo del Papa con i giovani e il testo del discorso che è stato dato per letto:

Dialogo del Santo Padre con i giovani

Testo in lingua italiana

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua spagnola

Testo in lingua italiana

Questi vostri quattro compagni faranno delle domande. Io consegnerò il discorso preparato a Mons. Semren, che ve lo darà dopo. E adesso faccio domanda e risposta con voi.

Domanda:

[un giovane, avendo sentito che il Papa da 20 anni non guarda più la televisione, chiede il perché di questa scelta]

Papa:

Sì, a metà degli anni ’90, ho sentito una notte che questo non mi faceva bene, mi alienava, mi portava fuori… e ho deciso di non guardarla.

Quando volevo guardare un bel film, andavo al centro televisivo dell’arcivescovado e lo guardavo lì; ma soltanto quel film… La televisione invece mi alienava e mi portava fuori da me, non mi aiutava… Certo, io sono dell’età della pietra, sono antico!

E noi adesso… io capisco che il tempo è cambiato: viviamo nel tempo dell’immagine. E questo è molto importante. E nel tempo dell’immagine si deve fare quello che si faceva nel tempo dei libri: scegliere le cose che mi fanno bene! Da qui derivano due cose. Prima: la responsabilità dei centri televisivi di fare programmi che fanno bene, che fanno bene ai valori, che costruiscano la società, che ci portino avanti, non che ci portino giù. E poi fare programmi che ci aiutino affinché i valori, i veri valori, diventino più forti e ci preparino per la vita. Questa è responsabilità dei centri televisivi. Secondo: sapere scegliere i programmi, e questa una responsabilità nostra. Se io vedo che un programma non mi fa bene, mi butta giù i valori, mi fa diventare volgare, anche nelle sporcizie, io devo cambiare canale. Come si faceva nella mia età della pietra: quando un libro era buono, tu lo leggevi; quando un libro ti faceva male, lo buttavi. E poi c’è un terzo punto: il punto della cattiva fantasia, di quella fantasia che uccide l’anima. Se tu che sei giovane vivi attaccato al computer e diventi schiavo del computer, tu perdi la libertà! E se tu nel computer cerchi i programmi sporchi, tu perdi la dignità!

Vedere la televisione, usare il computer, ma per le cose belle, le cose grandi, le cose che ci fanno crescere. Questo è buono! Grazie.

Domanda:

Caro Santo Padre, io sto qui, in questo centro San Giovanni Paolo II e volevo chiederle se Lei è riuscito a sentire anche la gioia e l’amore che tutti questi giovani di Bosnia ed Erzegovina hanno verso la sua persona?

Papa:

Per dirti la verità, quando trovo i giovani sento la gioia e l’amore che hanno. Non solo per me, ma per gli ideali, per la vita. Vogliono crescere! Ma voi avete una singolarità: voi siete la prima – credo – generazione dopo la guerra. Voi siete fiori di una primavera, come ha detto mons. Semren: fiori di una primavera che vogliono andare avanti e non tornare alla distruzione, alle cose che ci fanno nemici gli uni gli altri. Io trovo in voi questa voglia e questo entusiasmo. E questo è nuovo per me. Io vedo che voi non volete distruzione: voi non volete essere nemici l’uno dell’altro. Volete camminare insieme, come ha detto Nadežda. E questo è grande! Io vedo in questa generazione, anche in voi, in voi tutti - ne sono sicuro! Guardate dentro di voi… - vedo che avete la stessa esperienza di Darko. Non siamo “loro ed io”, siamo “noi”. Noi vogliamo essere “noi”, per non distruggere la patria, per non distruggere il Paese. Tu sei musulmano, tu sei ebreo, tu sei ortodosso, tu sei cattolico… ma siamo “noi”. Questo è fare la pace! E questo è proprio della vostra generazione, ed è la vostra gioia!

Voi avete una vocazione grande. Una vocazione grande: mai costruire muri, soltanto ponti. E questa è la gioia che trovo in voi. Grazie!

Domanda:

Anch’io sono qui come volontaria in questo centro, Santo Padre. Cosa ci può dire, qual è il suo messaggio per la pace per tutti noi giovani?

Papa:

In questa risposta, mi ripeto un po’ nelle cose che ho detto prima. Tutti parlano della pace: alcuni potenti della terra parlano e dicono belle cose sulla pace, ma sotto vendono le armi! Da voi io aspetto onestà, onestà fra quello che pensate, quello che sentite e quello che fate: le tre cose insieme. Il contrario si chiama ipocrisia! Anni fa io ho visto un film su questa città, non ricordo il nome, ma la versione tedesca – quella che ho visto – era “Die Brücke” (“Il ponte”). Non so come si chiama nella vostra lingua… E ho visto lì come il ponte sempre unisce. Quando il ponte non si usa per andare uno verso l’altro, ma è un ponte vietato, diventa la rovina di una città, la rovina di una esistenza. Per questo da voi, da questa prima generazione del dopoguerra, mi aspetto onestà e non ipocrisia. Unione, fare ponti, ma lasciare che si possa andare da una parte all’altra. Questa è fratellanza.

Parole dopo lo scambio dei doni:

Voi, i fiori di primavera del dopoguerra, fate la pace, lavorate per la pace, tutti insieme. Tutti insieme! Che questo sia un Paese di pace! “Mir Vama!”. Questo ricordatelo bene!

Che il Signore vi benedica. Io di cuore vi benedico e chiedo al Signore che vi benedica tutti. E, per favore, pregate per me!

***

Saluto finale del Papa:

Buonasera a tutti voi! “Mir Vama!”: è questo il compito che vi lascio. Fare la pace, tutti insieme!

Queste colombe sono un segno di pace, la pace che ci porterà gioia. E la pace si fa tra tutti, tra tutti: musulmani, ebrei, ortodossi, cattolici ed altre religioni. Tutti siamo fratelli! Tutti adoriamo un Unico Dio!

Mai, mai separazione fra noi! Fratellanza e unione.

Adesso mi congedo e vi chiedo, per favore, di pregare per me. Che il Signore vi benedica!

Mir Vama!”.

[00966-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua inglese

Your four friends here have asked some questions. I will give a copy of my prepared address to Monsignor Semren, and he will hand it out to you at a later date. And now I will have a question and answer session with you.

Question: […]

The Holy Father:

I will respond to you in this way: I cannot respond, without looking at the person…

Yes, from the mid-1990s onwards, I felt one night that watching television was not good for, it distanced me, and led me away… and I decided not to watch anymore.

When I wanted to see a good film, I went to the television room in the Archbishop’s residence and watched it there. But just that film. The television used to make me feel alienated from myself. And yes, I am from the Stone Age, I am ancient!

Now we, I understand that the times have changed; we live in an age of images. And this is very important. In an age of images we must do what was done in the age of books: choose what is good for me! Out of this come two consequences: the responsibility of television networks to offer programs which encourage the good, which promote values, which build up society, which help us advance, not ones that drag us down. And then to produce programs that help us so that values, true values, may be reinforced and may help to prepare us for life. This is the responsibility of television networks. Secondly: knowing how to choose what programs to watch, and this is our responsibility. If I watch a program that is not good for me, that disparages my values, that leads me to become vulgar, even filthy, I need to change the channel. As was done in my Stone Age: when a book was good, you threw it away; when a book was not good for you, you would throw it away. And this leads to a third point: the point of evil fantasy, of those fantasies which kill the soul. If you who are young live attached to your computers and become slaves to the computer, you lose your freedom! And if you use your computer to look for dirty programs, you lose your dignity.

Watch television, use the computer, but for beautiful reasons, for great things, things which help us to grow. This is good. Thank you!

Question:

Dear Holy Father, I am here in the John Paul II Youth Centre, and I would like to ask you if you too have felt the joy and the love that all of the young people of Bosnia and Herzegovina have for you?

The Holy Father:

To tell you the truth, every time I meet with young people I feel their joy and love. Not only for me, but for ideals, for life. They want to grow! But there is some particular about you: you are, I think, the first post-war generation. You are the first flowers of spring, as Monsignor Semren said: flowers of a springtime who want to go forwards and never go back to destruction, to those things that make us enemies of each another. I see in you this desire and this enthusiasm. And this is new for me. I see that you do not want destruction: you do not want to become enemies of each other. You want to journey together, as Nadežda said. And this is great! I see it in this generation, no less in you, in all of you – I am sure of it! Look inside yourselves… I see that you have the same experience as Darko. It is not a case of “them and us”, but rather of “we”. We want to be “us”, to not destroy our homeland, to not ruin our country. You are a Muslim, you are a Jew, you are Orthodox, you are Catholic… but we are “us”. This is how to make peace. And this distinguishes your generation, and it is your joy!

You are called to great things! A great vocation: build bridges, not walls. And this is the joy that I see in you. Thank you!

Question:

I am also a volunteer at this centre, Holy Father. What can you say to us, what is your message of peace for us young people?

The Holy Father:

In this response, I will repeat a little bit of what I just said. Everyone speaks of peace: some world leaders speak of peace, and say beautiful things about peace, but behind it all they still sell weapons. From you, I expect honesty, coherence between what you think, what you feel and what you do: these three things together. The contrary is called hypocrisy. Some years ago I watched a movie on this city, I don’t remember the name, but the German version (the one that I saw), was called “Die Brücke” (“The Bridge”). I don’t know what it’s called in your language. And in the film I saw how bridges always unite. When a bridge is not used to go toward another person, but is closed off, it leads to the ruin of a city, the destruction of existence. Hence, from you, from this first post-war generation, I expect honesty and not hypocrisy. Be united, build bridges, but also let yourselves cross the bridges that you build. This is brotherhood.

Words following the exchange of gifts:

You, the first flowers of the post-war springtime, make peace; work for peace. All of you together. All together! May this be a country of peace! Mir Vama! Always remember this!

May the Lord bless you. From my heart, I bless each of you and I ask the Lord to bless you all. And, please, pray for me.

***

Final greeting of the Holy Father:

Good evening to all of you! Mir Vama! This is the task I leave with you. Make peace, together!

These doves are a sign of peace which brings joy. And peace is made among all, between everyone: Muslims, Jews, Orthodox, Catholics and others. We are all brothers and sisters! We all adore the One God!

Never ever let there be separation among you. Brotherhood and union.

And now I must depart and I ask you, please, to pray for me. May the Lord bless you.

Mir Vama!

[00966-EN.01] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua spagnola

Estos cuatro compañeros vuestros harán algunas preguntas. Yo entregaré a Mons. Semren el discurso “preparado antes”, que os lo dará después. Y ahora hacemos un turno de preguntas y respuestas.

Pregunta: […]

Papa:

Te respondo así: no puedo responder sin mirar a la persona…

Sí, desde mediados de los años 90, sentí una noche que eso no me hacía bien, me alienaba, me llevaba... y decidí no mirarla.

Cuando quería ver una buena película, iba al centro de televisión del arzobispado y la veía allí. Pero sólo la película... La televisión en cambio me alienaba y me sacaba fuera de mí: no me ayudaba. Por supuesto, yo soy de la edad de piedra, ¡soy antiguo!

Y nosotros ahora –entiendo que los tiempos han cambiado– vivimos en la época de la imagen. Y esto es muy importante. Y en la época de la imagen hay que hacer lo que se hacía en la época de los libros: elegir lo que me hace bien. De esto se derivan dos cosas. Primero: la responsabilidad que tienen los centros de televisión en hacer programas que ayuden, que sean buenos para los valores, que construyan la sociedad, que nos lleven hacia delante, que no nos tiren abajo. Y luego hacer programas que ayuden a que los valores, los verdaderos valores, sean cada vez más fuertes y nos preparen para la vida. Esta es la responsabilidad de los centros de televisión. Segundo: saber elegir los programas, y esta es una responsabilidad nuestra. Si veo que un programa no es bueno para mí, me echa por tierra los valores, me hace ser vulgar, incluso con cosas sucias, tengo que cambiar de canal. Como se hacía en mi época de la piedra: cuando un libro era bueno, lo leías; cuando un libro te hacía daño, lo tirabas. Y luego hay un tercer punto: el punto de la fantasía mala, la fantasía que mata el alma. Si tú, que eres joven, vives conectado al ordenador y te conviertes en un esclavo del ordenador, pierdes la libertad. Y si tú buscas en el ordenador programas sucios, pierdes la dignidad.

Ver la televisión, usar el ordenador, pero para cosas buenas, cosas grandes, cosas que nos hagan crecer. ¡Esto es bueno! Gracias.

Pregunta:

Querido Santo Padre, estoy aquí, en este centro San Juan Pablo II y yo quería preguntarle si usted ha sentido la alegría y el amor que todos estos jóvenes de Bosnia y Herzegovina tienen por su persona.

Papa:

Si te digo la verdad, cuando me encuentro con los jóvenes siento la alegría y el amor que tienen. No sólo por mí, sino por los ideales, por la vida. ¡Quieren crecer! Pero vosotros tenéis una particularidad: vosotros sois –creo– la primera generación después de la guerra. Vosotros sois las flores de una primavera, como ha dicho Mons. Semren: flores de una primavera que quieren ir adelante y no volver a la destrucción, a las cosas que nos hacen enemigos unos de otros. Yo encuentro en vosotros ese querer y ese entusiasmo. Y esto es nuevo para mí. Veo que no queréis la destrucción: no queréis ser enemigos unos de otros. Queréis caminar juntos, como ha dicho Nadežda. ¡Y esto es maravilloso! Veo en esta generación, también en vosotros, en todos vosotros –estoy seguro de ello. Mirad en vuestro interior...– Veo que tenéis la misma experiencia de Darko. No somos "ellos y yo", somos "nosotros". Queremos ser "nosotros", para no destruir la patria, para no destruir el país. Tú eres musulmán, tú judío, tú ortodoxo, tú católico... pero somos "nosotros". ¡Esto es construir la paz! Y esto pertenece a vuestra generación, y es vuestra alegría.

Tenéis una gran vocación. Una gran vocación: no construir nunca muros, sólo puentes. Y esta es la alegría que encuentro en vosotros. Gracias.

Pregunta:

Santo Padre, también yo estoy aquí como voluntaria, en este centro. ¿Qué nos puede decir?, ¿cuál es su mensaje por la paz para todos nosotros los jóvenes?

Papa:

En esta respuesta, repito un poco lo que he dicho antes. Todo el mundo habla de la paz: algunas personas poderosas hablan y dicen cosas bonitas sobre la paz, pero por debajo venden armas. De vosotros espero honestidad, honestidad entre lo que pensáis, lo que sentís y lo que hacéis: las tres cosas juntas. Lo contrario se llama hipocresía. Hace años vi una película sobre esta ciudad, no recuerdo el título, pero la versión alemana –la que vi– se llamaba "Die Brücke" ("El Puente"). No sé cómo se llama en vuestro idioma... Y allí ví cómo el puente siempre une. Cuando el puente no se usa para que uno vaya hacia el otro, sino que es un puente prohibido, se convierte en la ruina de una ciudad, la ruina de una existencia. Por eso, de vosotros, de esta primera generación de la posguerra, espero honestidad y no hipocresía. Unión, construir puentes, pero dejar que se pueda ir de una parte a la otra. Esta es la fraternidad.

Palabras tras el intercambio de regalos:

Vosotros, las flores de primavera de la posguerra, construid la paz; trabajad por la paz. Todos juntos. ¡Todos juntos! ¡Que este sea un país de paz! "Mir Vama!": ¡Recordad bien esto!

Que el Señor os bendiga. Yo os bendigo de corazón y pido al Señor que os bendiga a todos. Y, por favor, rezad por mí.

***

Saludo final del Papa:

Buenas tardes a todos. “Mir Vama!”: éste es el encargo que os dejo. Construir la paz, todos juntos.

Estas palomas son un signo de paz, la paz que nos traerá la alegría. Y la paz se hace entre todos, entre todos: musulmanes, judíos, ortodoxos, católicos y otras religiones. Todos somos hermanos. Todos adoramos al único Dios.

Nunca, nunca separación entre nosotros. Fraternidad y unión.

Ahora me despido y os pido, por favor, que recéis por mí. Que el Señor os bendiga.

Mir Vama!”.

[00966-ES.01] [Texto original: Italiano]

Discorso preparato dal Santo Padre

Testo in lingua italiana

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua croata

Testo in lingua italiana

Cari giovani,

ho desiderato tanto questo incontro con voi giovani di Bosnia ed Erzegovina e dei Paesi vicini. A ciascuno rivolgo un caro saluto. Trovandomi qui in questo “Centro” dedicato a san Giovanni Paolo II, non posso dimenticare quanto egli ha fatto per i giovani, incontrandoli e incoraggiandoli in ogni parte del mondo. Alla sua intercessione affido ognuno di voi, come anche tutte le iniziative che la Chiesa cattolica ha intrapreso nella vostra terra per testimoniare la sua vicinanza e la sua fiducia nei giovani. Noi tutti camminiamo insieme!

Conosco i dubbi e le speranze che portate nel cuore. Ce li hanno ricordati il Vescovo Mons. Marko Semren e i vostri rappresentanti, Darko e Nadežda. In particolare, condivido l’auspicio che alle nuove generazioni siano assicurate reali prospettive per un futuro dignitoso nel Paese, evitando così il triste fenomeno dell’esodo. A tale riguardo le Istituzioni sono chiamate a mettere in atto opportune e coraggiose strategie per favorire i giovani nella realizzazione delle loro legittime aspirazioni; in questo modo essi saranno in grado di contribuire fattivamente all’edificazione e alla crescita del Paese. La Chiesa, da parte sua, può dare il suo apporto con adeguati progetti pastorali, focalizzati sulla formazione della coscienza civica e morale della gioventù, aiutandola così ad essere protagonista della vita sociale. Questo impegno della Chiesa è già in atto, specialmente attraverso la preziosa opera delle scuole cattoliche, giustamente aperte non solo agli studenti cattolici, ma anche a quelli di altre confessioni cristiane e altre religioni. Tuttavia, la Chiesa deve sentirsi chiamata ad osare sempre di più, partendo dal Vangelo e spinta dallo Spirito Santo che trasforma le persone, la società e la Chiesa stessa.

Anche a voi giovani spetta un compito decisivo nell’affrontare le sfide di questo nostro tempo, che sono certamente sfide materiali, ma prima ancora riguardano la visione dell’uomo. Infatti, insieme con i problemi economici, con la difficoltà di trovare lavoro e la conseguente incertezza per il futuro, si avverte la crisi dei valori morali e lo smarrimento del senso della vita. Di fronte a questa situazione critica, qualcuno potrebbe cedere alla tentazione della fuga, dell’evasione, chiudendosi in un atteggiamento di isolamento egoista, rifugiandosi nell’alcol, nella droga, nelle ideologie che predicano l’odio e la violenza. Sono realtà che conosco bene perché purtroppo sono presenti anche nella città di Buenos Aires, da cui provengo. Per questo vi incoraggio a non lasciarvi abbattere dalle difficoltà, ma a far emergere senza paura la forza che viene dal vostro essere persone e cristiani, dal vostro essere semi di una società più giusta, fraterna, accogliente e pacifica. Voi giovani, insieme a Cristo, siete la forza della Chiesa e della società. Se vi lasciate plasmare da Lui, se vi aprite al dialogo con Lui nella preghiera, con la lettura e la meditazione del Vangelo, diventerete profeti e testimoni di speranza!

A questa missione siete chiamati: salvare la speranza alla quale vi spinge la vostra stessa realtà di persone aperte alla vita; la speranza che avete di superare l’attuale situazione, di preparare per il futuro un clima sociale e umano più degno di quello attuale; la speranza di vivere in un mondo più fraterno, più giusto e pacifico, più sincero, più a misura d’uomo. Vi auguro di prendere sempre più coscienza che siete figli di questa terra, che vi ha generato e che chiede di essere amata e aiutata a riedificarsi, a crescere spiritualmente e socialmente, anche grazie all’indispensabile contributo delle vostre idee e della vostra opera. Per vincere ogni traccia di pessimismo ci vuole il coraggio di spendersi con gioia e dedizione nella costruzione di una società accogliente, rispettosa di tutte le diversità, orientata alla civiltà dell’amore. Di questo stile di vita voi avete un grande testimone molto vicino: il beato Ivan Merz. San Giovanni Paolo II lo ha proclamato beato a Banja Luka. Sia sempre vostro protettore e vostro esempio!

La fede cristiana ci insegna che siamo chiamati a un destino eterno, ad essere figli di Dio e fratelli in Cristo (cfr 1 Gv 3,1), ad essere creatori di fraternità per amore a Cristo. Mi rallegro per l’impegno nel dialogo ecumenico e interreligioso intrapreso da voi giovani cattolici e ortodossi, con il coinvolgimento anche del mondo giovanile musulmano. In questa importante attività svolge un ruolo significativo questo “Centro Giovanile San Giovanni Paolo II”, con iniziative di conoscenza reciproca e di solidarietà, per favorire la convivenza pacifica tra le diverse appartenenze etniche e religiose. Vi incoraggio a proseguire con fiducia questa opera, impegnandovi nei progetti comuni, con gesti concreti di vicinanza e di aiuto ai più poveri e bisognosi.

Cari giovani, la vostra presenza festosa, la vostra sete di verità e di ideali alti sono segni di speranza! La giovinezza non è passività, ma sforzo tenace per raggiungere mete importanti, anche se costa; non è chiudere gli occhi alla difficoltà, ma rifiutare i compromessi e la mediocrità; non è evasione o fuga, ma impegno di solidarietà con tutti, particolarmente con i più deboli. La Chiesa conta e vuole contare su di voi, che siete generosi e capaci dei migliori slanci e dei più nobili sacrifici. Per questo i vostri Pastori, e io con loro, vi chiediamo di non isolarvi, ma di essere sempre uniti tra di voi, per godere la bellezza della fraternità ed essere più efficaci nella vostra azione.

Dal vostro modo di amarvi e di impegnarvi tutti possano vedere che siete cristiani: i giovani cristiani della Bosnia ed Erzegovina! Senza paura; senza fuggire dalla realtà; aperti a Cristo e ai fratelli. Siete parte viva del grande Popolo che è la Chiesa: il Popolo universale, in cui tutte le nazioni e le culture possono ricevere la benedizione di Dio e trovare la via della pace. In questo Popolo ognuno di voi è chiamato a seguire Cristo e dare la vita per Dio e per i fratelli, nella strada che il Signore vi indicherà, anzi, che vi indica! Già oggi, adesso, il Signore vi chiama: volete rispondergli? Non abbiate paura. Non siamo soli! Siamo sempre con il Padre celeste, con Gesù nostro Fratello e Signore, con lo Spirito Santo; e abbiamo la Chiesa e Maria per madre. La Madonna vi protegga e vi dia sempre la gioia e il coraggio di testimoniare il Vangelo.

Vi benedico tutti, e vi chiedo per favore di pregare per me.

[00944-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua inglese

Dear Young Friends,

I have greatly wished to have this meeting with you, young men and women of Bosnia and Herzegovina and nearby countries. I offer to each one of you a warm greeting. Being here in this Centre dedicated to Saint John Paul II, I cannot forget how much he did for young people, meeting them and encouraging them all around the world. To his intercession I entrust each of you, as well as every initiative which the Catholic Church has undertaken in your land to express her closeness to young people and indeed her confidence in them. We are on this journey together!

I know the doubts and the hopes that you have in your hearts. Some of these have been expressed by Bishop Marko Semren and your representatives, Darko and Nadežda. In a special way, I join you in hoping that new generations may be offered real prospects for a dignified future in your country, thus avoiding the sad phenomenon of mass migration. In this regard, institutions are being called upon to put in place timely and courageous plans that will help young men and women to realize their legitimate aspirations; they will thus be able to contribute energetically to the upbuilding and growth of the country. The local Church, for her part, can contribute by means of suitable pastoral projects, focusing on educating the civic and moral conscience of the youth, and so help them to be protagonists in society. The Church’s commitment can already be seen, especially through the precious work of her Catholic schools, which are rightly open not only to Catholic students but to students of other Christian communities and other religions. However, the Church must always dare to hope for more, starting from the Gospel and driven by the Holy Spirit who transforms persons, society, and the Church herself.

Young friends, you also have a decisive role to play in confronting the challenges of our times: certainly material challenges, but more so those which concern the vision of the human person. In fact, along with economic problems, difficulty in finding work and the consequent uncertainty regarding the future, there is a crisis of moral values and a diminished sense of the purpose of life. Faced with this critical situation, some may give in to the temptation to flee, to avoid the problems, becoming self-absorbed, taking refuge in alcohol, drugs, or ideologies which preach hatred and violence. These are realities which I know well because they were unfortunately also present in Buenos Aires, where I come from. Thus I encourage you not to let yourselves be overcome by the difficulties, but to let the strength that comes from your being human and Christian flourish without fear; you will be then be able to sow seeds of a more just, fraternal, welcoming and peaceful society. Together with Christ, you young men and women are the vitality of the Church and society. If you let Christ form you, if you are open to dialogue with him in prayer, by reading and meditating upon the Gospel, you will become prophets and witnesses to hope!

You are called to this mission: to reclaim the hope in your present circumstances of being open to the wonders of living; the hope which you have to overcome the way things are; hope to prepare for the future marked by a more dignified social and human environment; hope to live in a more fraternal world which is more just and peaceful, more genuine, worthier of the measure of mankind. My hope is that you will be always more aware that you are sons and daughters of this earth which has given life to you. This earth asks you to love her and to help her rebuild, to grow spiritually and socially, also with the help of your ideas and your work. To overcome every trace of pessimism, you will need the courage to offer yourselves joyfully and with dedication to the building of a welcoming society, a society which is respectful of all differences and oriented towards a civilization of love. An great example of this way of living is seen in Blessed Ivan Mert. Saint John Paul II Beatified him in Banja Luka. May he always be an example for you and be your protector.

The Christian faith teaches us that we are called to an eternal destiny, to be sons and daughters of God, brothers and sisters in Christ (cf. 1 Jn 3:1), who create fraternity for the love of Christ. I am so pleased by the ecumenical and interreligious works taken up by you, young Catholics and Orthodox, with the involvement of Muslim young people as well. The John Paul II Youth Centre plays a central role in this important work, with initiatives that deepen mutual understanding and solidarity, allowing the various ethnic and religious groups to coexist peacefully together. I encourage you to continue this work, dedicating yourselves to common projects with real gestures that show your closeness and support to the poorest and most needy.

Dear young people, your joyful presence, your thirst for truth and high ideals are signs of hope! Being young does not mean being passive, but rather means being tenacious in your efforts to achieve important goals, even if this comes at a price. Being young does not mean closing your eyes to difficulties: instead, it requires a refusal to compromise or be mediocre. It does not mean escaping or fleeing, but engaging rather in solidarity with everyone, especially the weakest. The Church counts on you and will continue to count on you who are generous and capable of great energy and noble sacrifices. For this reason, together with your pastors I ask you: do not isolate yourselves, but rather be ever more united among yourselves so that you may enjoy the beauty of fraternity and be always more fruitful in your actions.

Everyone will see that you are Christians by how you, young Christians of Bosnia and Herzegovina, love one another and how committed you are to service. Be not afraid; do not flee from reality; be open to Christ and to your brothers and sisters. You are a vital part of that great people who make up the Church: a universal people, a people in whom all nations and cultures can receive God’s blessing and can discover the path to peace. With this people, each of you is called to follow Christ and to give your life to God and to your brothers and sisters, in the way that the Lord will reveal to you, or perhaps is revealing to you now! Will you respond? Do not be afraid. We are not alone. We are always in the presence of God our heavenly Father, with Jesus our Brother and Lord, in the Holy Spirit; and we have the Church and Mary our Mother. May she protect you and always give you the joy and courage to witness to the Gospel.

I bless each of you, and I ask you please to pray for me.

[00944-EN.01] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua spagnola

Queridos jóvenes

He deseado tanto este encuentro con vosotros, jóvenes de Bosnia y Herzegovina y de los países vecinos. Dirijo a todos un cordial saludo. Al encontrarme aquí, en este «Centro» dedicado a san Juan Pablo II, no puedo olvidar lo mucho que hizo por los jóvenes, encontrándose con ellos y animándoles en todas las partes del mundo. Encomiendo a su intercesión a cada uno de vosotros, así como todas las iniciativas que la Iglesia católica ha emprendido en vuestra tierra para testimoniar su cercanía y su confianza en los jóvenes. Todos nosotros caminamos juntos.

Conozco las dudas y esperanzas que lleváis en el corazón. Nos las ha recordado Mons. Marko Semren y vuestros representantes, Darko y Nadežhda. En particular, comparto la esperanza de que se asegure a las nuevas generaciones la posibilidad real de un futuro digno en el país, evitando así el triste fenómeno del éxodo. A este respecto, las instituciones están llamadas a poner en marcha oportunas y audaces estrategias para animar a los jóvenes y favorecerlos en sus legítimas aspiraciones; de este modo, serán capaces de contribuir activamente a la construcción y al crecimiento del país. Por su parte, la Iglesia puede dar su contribución con adecuados proyectos pastorales centrados en la conciencia cívica y moral de la juventud, ayudándola así a ser protagonista de la vida social. Este compromiso de la Iglesia ya está en marcha, especialmente a través de la valiosa labor de las escuelas católicas, justamente abiertas no sólo a los estudiantes católicos, sino también a los de otras confesiones cristianas y de otras religiones. Sin embargo, la Iglesia debe sentirse llamada a lanzarse cada vez más a partir del Evangelio y el impulso del Espíritu Santo, que transforma las personas, la sociedad y la Iglesia misma.

También vosotros, jóvenes, tenéis que desempeñar un papel decisivo a la hora de afrontar los desafíos de nuestro tiempo, que son ciertamente retos materiales, pero que, antes aún, se refieren a la visión del hombre. En efecto, junto con los problemas económicos, la dificultad de encontrar trabajo y la consiguiente incertidumbre por el futuro, se percibe la crisis de los valores morales y la pérdida del sentido de la vida. Ante esta crítica situación, algunos pueden caer en la tentación de la fuga, de la evasión, encerrándose en una actitud de aislamiento egoísta, refugiándose en el alcohol, en las drogas, en las ideologías que predican el odio y la violencia. Son realidades que conozco bien porque, lamentablemente, también están presentes en la ciudad de Buenos Aires, de donde yo vengo. Por eso os animo a que no os dejéis abatir por las dificultades, sino que hagáis valer sin miedo la fuerza que viene de vuestro ser personas y cristianos, de ser semillas de una sociedad más justa, fraterna, acogedora y pacífica. Vosotros, jóvenes, junto con Cristo, sois la fuerza de la Iglesia y de la sociedad. Si os dejáis plasmar por él, si entabláis un diálogo con él en la oración, con la lectura y la meditación del Evangelio, os convertiréis en profetas y testigos de la esperanza.

Estáis llamados a esta misión: salvar la esperanza a la que os empuja vuestra propia realidad de personas abiertas a la vida; la esperanza que tenéis de superar la situación actual, para preparar en el futuro un clima social y humano más digno del actual; la esperanza de vivir en un mundo más fraterno, más justo y pacífico, más sincero, más a medida del hombre. Os deseo que toméis conciencia cada vez más de que sois hijos de esta tierra, que os ha visto nacer y que pide ser amada y ayudada a reedificarse, a crecer espiritual y socialmente, gracias a la contribución indispensable de vuestras ideas y actividades. Para vencer todo rastro de pesimismo se necesita el valor de gastarse la vida con alegría y dedicación en la construcción de una sociedad acogedora, respetuosa de toda la diversidad, orientada a la civilización del amor. Tenéis muy cerca un gran testimonio de este estilo de vida: el beato Ivan Merz. San Juan Pablo II lo ha proclamado beato en Banja Luka. Que sea siempre vuestro protector y vuestro ejemplo.

La fe cristiana nos enseña que estamos llamados a un destino eterno, a ser hijos de Dios y hermanos en Cristo (cf. 1 Jn 3,1), a ser creadores de fraternidad por amor a Cristo. Me alegro por el compromiso en el diálogo ecuménico e interreligioso emprendido por vosotros, jóvenes católicos y ortodoxos, con la implicación de los jóvenes musulmanes. En esta importante actividad desempeña un papel importante este «Centro Juvenil san Juan Pablo II», con iniciativas de conocimiento mutuo y de solidaridad, para fomentar la convivencia pacífica entre las diferentes pertenencias étnicas y religiosas. Os animo a continuar con confianza esta obra, comprometiéndoos en proyectos comunes con gestos concretos de cercanía y ayuda a los más pobres y necesitados.

Queridos jóvenes, vuestra presencia festiva, vuestra sed de verdad y de altos ideales son signos de esperanza. La juventud no es pasividad, sino esfuerzo tenaz por alcanzar metas importantes, aunque cueste; no es un cerrar los ojos ante las dificultades, sino rechazar las componendas y la mediocridad; no es evasión o fuga, sino el compromiso de solidaridad con todos, especialmente con los más débiles. La Iglesia cuenta y quiere contar con vosotros, que sois generosos y capaces de los mejores impulsos y de los sacrificios más nobles. Por eso, vuestros Pastores, y yo con ellos, os pedimos que no os aisléis, sino que estéis siempre unidos entre vosotros, para disfrutar de la belleza de la fraternidad y ser más eficaces en vuestra actividad.

Que por vuestro modo de amaros y comprometeros todo el mundo pueda ver que sois cristianos: los jóvenes cristianos de Bosnia y Herzegovina. Sin miedo; sin huir de la realidad; abiertos a Cristo y a los hermanos. Sois parte viva del gran pueblo que es la Iglesia: el Pueblo universal, en el que todas las naciones y culturas pueden recibir la bendición de Dios y encontrar el camino de la paz. En este Pueblo, cada uno de vosotros está llamado a seguir a Cristo y a dar la vida por Dios y por los hermanos en la vía que el Señor le indicará, más aún, que ya os indica. Ya hoy, ahora, el Señor os llama: ¿queréis responder? No tengáis miedo. No estamos solos. Estamos siempre con el Padre celestial, con Jesús, nuestro Hermano y Señor, con el Espíritu Santo; y tenemos como madre a la Iglesia y a María. Que la Santísima Virgen María os proteja y os dé siempre la alegría y el valor de dar testimonio del Evangelio.

Os bendigo a todos, y os pido que, por favor, recéis por mí.

[00944-ES.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua croata

Dragi mladi,

žarko sam želio susresti se s vama mladima iz Bosne i Hercegovine i iz obližnjih zemalja. Svakome od vas upućujem srdačan pozdrav. Nalazeći se u ovome “Centru” posvećenom svetome Ivanu Pavlu II., ne mogu ne spomenuti koliko je on učinio za mlade, susrećući ih i ohrabrujući po čitavome svijetu. Njegovome zagovoru povjeravam svakoga od vas, kao i sve ono što je Katolička Crkva poduzela kako bi posvjedočila svoje povjerenje i bliskost prema mladima. Svi smo mi na istome putu!

Poznate su mi, kako sumnje tako i nade koje nosite u srcu. Na njih nas je podsjetio biskup mons. Marko Semren te vaši predstavnici Darko i Nadežda. Osobito suosjećam s mladim naraštajima u čežnji da vam se omoguće uvjeti da gradite sigurnu budućnost u domovini, kako bi se izbjegao žalosni fenomen iseljavanja. Stoga su sve institucije pozvane provoditi prikladne i odlučne poteze potpore mladima u ostvarivanju njihovih zakonitih zahtjeva. Na taj će način oni moći izravno doprinositi izgradnji i rastu zemlje. Crkva može dati svoj doprinos prikladnim pastoralnim projektima, usredotočenima na izgradnju opće društvene i moralne svijesti mladih, pomažući im tako da budu aktivni sudionici društvenoga života. Ovaj je doprinos Crkve već prisutan, osobito preko hvalevrijednog sustava katoličkih škola, koje su, kako i dolikuje, otvorene ne samo katoličkim učenicima, nego i onima drugih kršćanskih vjeroispovijesti i drugih religija. Crkva se mora neprestano osjećati pozvanom smiono mijenjati osobe, društva i samu sebe, polazeći od Evanđelja i potaknuta Duhom Svetim.

I vama mladima također pripada odlučan zadatak da se suočite s izazovima ovog našeg vremena, koji, istina, jesu oni materijalni, no najprije se odnose na poimanje čovjeka. Zapravo, zajedno s ekonomskim problemima i poteškoćama pronalaska posla te nesigurnošću za budućnost, pojavljuje se kriza moralnih vrijednosti i gubitak smisla života. Pred ovom kriznom situacijom netko bi mogao pasti u napast da bježi iz svakodnevnice, zatvarajući se tako u sebičnu odvojenost od drugih, tražeći utjehu u alkoholu, drogi i ideologijama koje promiču mržnju i nasilje. To su stvarnosti koje poznajem vrlo dobro, jer su nažalost prisutne i u Buenos Airesu, gradu odakle i sam potječem. Zato vas potičem da ne dopustite da vas poteškoće slome, nego da bez straha pokazujete snagu koja dolazi od vaše ljudskosti i vaše vjernosti kršćanskim vrijednostima; da očitujete kako ste sjeme pravednijega i mirnijega društva, punog bliskosti i bratske solidarnosti. Draga mladosti, vi ste, zajedno s Kristom, snaga Crkve i društva! Ako dopustite da vas On dotakne, ako se prepustite razgovoru s Njime u molitvi, čitanju i meditaciji Evanđelja, postat ćete prorocima i svjedocima nade!

Pozvani ste, dakle, na ovo poslanje: očuvati nadu na koju vas potiče ona ista vaša stvarnost - da ste osobe otvorene životu; čuvati nadu koju posjedujete kako biste nadišli svakodnevicu, kako biste pripravili za budućnost društveno i ljudsko ozračje bolje od dosadašnjega; imati nadu za život u svijetu koji je srdačniji, pravedniji i mirniji, koji je iskreniji od ovoga trenutnoga, koji je više po mjeri čovjeka. Želio bih vam poručiti da budete sve više svjesni da ste sinovi i kćeri ove zemlje koja vas je rodila i koja traži da bude voljena; koja traži da joj pomognete u obnovi kako bi duhovno i materijalno rasla, zahvaljujući također na nezamjenjivom doprinosu vaših ideja i vašeg zalaganja. Kako bi se izbrisao svaki trag pesimizma, potrebna je hrabrost požrtvovnosti, što znači da se s predanjem i radošću izgrađuje društvo koje srdačno prihvaća sve, s poštovanjem prema svim različitostima te usmjereno prema civilizaciji ljubavi. Vama je već poznat jedan veliki svjedok ovakvog načina života: blaženi Ivan Merz. Sveti Ivan Pavao II. ga je proglasio blaženim u Banja Luci. Neka vam uvijek bude primjerom i zaštitnikom!

Kršćanska nas vjera poučava da smo pozvani k vječnom cilju, biti djeca Božja te braća i sestre u Kristu (usp. 1 Iv 3,1), biti tvorci bratskog zajedništva u ljubavi prema Kristu. Iskreno se veselim zbog truda vas mladih katolika i pravoslavaca u ekumenskom, kao i u suradnji sa svijetom mladih muslimana u međureligijskom dijalogu. U toj važnoj aktivnosti, znakovitu ulogu ima i ovaj “Nadbiskupijski Centar za pastoral mladih Sveti Ivan Pavao II”, sa svojim inicijativama za međusobno upoznavanje i zajedničku odgovornost, koji njeguje miran suživot među različitim etničkim i vjerskim zajednicama. Potičem vas da u povjerenju nastavite s radom, služeći u zajedničkim projektima, s konkretnim plodovima blizine i pomoći onima koji su najsiromašniji i najpotrebniji.

Dragi mladi, vaša radosna prisutnost, vaša žeđ za istinom i velikim idealima znakovi su nade! Mladost ne znači pasivnost, nego ustrajan trud u dostizanju važnih ciljeva, makar i koštalo mnogo; mladost ne znači zatvarati oči pred teškoćama, već odbacivati kompromise i osrednjost; mladost ne znači bijeg i udaljavanje, već nastojanje oko solidarnosti sa svima, osobito s najslabijima. Crkva želi računati na vas, jer ste spremni i sposobni za još veće pothvate i za još plemenitije žrtve. Zato od vas tražimo, vaši Pastiri i ja zajedno s njima, da se ne odvajate jedni od drugih, nego da uvijek budete jedni s drugima, kako biste uživali u ljepoti bratskoga zajedništva i u djelotvornosti vaših nastojanja.

Po vašemu primjeru ljubavi i zalaganja neka svi vide da ste kršćani: mladi kršćani Bosne i Hercegovine! Bez straha! Ne bježite od stvarnosti! Budite otvoreni Kristu i braći. Budite živahan dio velikoga Naroda koji je Crkva Božja: to je taj jedan Narod u kojemu sve nacije i kulture mogu primati blagoslov od Boga i pronalaziti put mira. U tom je Narodu svaki od vas pozvan slijediti Krista i dati život za Boga i braću, to je put kojega će vam Bog pokazati, dapače, kojega vam pokazuje! Već danas, sada, Gospodin vas poziva: želite li mu odgovoriti? Ne bojte se! Nismo sami! Uvijek smo zajedno s Ocem nebeskim, s Isusom našim Bratom i Gospodinom i s Duhom Svetim. Imamo Crkvu i Mariju za Majku. Neka vas Blažena Djevica čuva i neka vam dade radosti i snage u svjedočenju Evanđelja.

Sve vas od srca blagoslivljam i molim vas, molite za mene.

[00944-AA.01] [Testo originale: Italiano]

Concluso l’incontro con i giovani, il Papa si è trasferito in auto all’aeroporto di Sarajevo per far ritorno a Roma.

[B0439-XX.02]