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Incontro del Santo Padre Francesco con un gruppo di bambini ammalati e i loro familiari, 29.05.2015


Informazione di P. Lombardi

Parole del Santo Padre

Informazione di P. Lombardi

Oggi pomeriggio, alle ore 17, nella Cappella della Casa Santa Marta, il Papa ha incontrato un gruppo di bambini gravemente ammalati, accompagnati dai loro genitori e da alcuni volontari e responsabili dell’UNITALSI. Si tratta infatti di bambini che partecipano a pellegrinaggi a Lourdes e a Loreto, e in particolare al “Treno della gioia” che porta a Loreto un pellegrinaggio di bimbi ammalati con i loro cari.

I bambini erano venti, perlopiù fra i 7 e i 14 anni, ma vi erano anche alcuni bimbi piccolissimi di 2 o 3 anni.

Il Papa si è avvicinato affettuosamente ad ogni bimbo. Poi una bimba, Mascia, ha diretto al Papa alcuni pensieri, ricordando il precedente incontro analogo del Papa con bimbi malati, avvenuto il 31 maggio del 2013 nello stesso luogo. La bimba ha ricordato tutti coloro che erano allora presenti, anche alcuni bimbi che ora sono in cielo, e ha assicurato che tutti hanno pregato molto per il Papa, come egli aveva chiesto loro.

Poi il papà di un piccolo bimbo malato, Andrea Maria, ha dato la sua testimonianza insieme alla sua sposa, raccontando le vicende delle difficili gravidanze della moglie e della esperienza di accoglienza di Andrea Maria, nonostante la sua grave infermità, rifiutando il consiglio ricevuto di abortire. Egli ha detto di essere convinto che “Dio li ha chiamati come genitori ad una vocazione di amore più grande. Quella di essere genitori non una ma due volte: per natura umana e per essere stati prescelti ad accompagnare un figlio speciale, dono speciale di Dio padre!”.

Quindi ha preso la parola il Santo Padre per una affettuosa e intensa meditazione sul mistero della sofferenza dei bambini. “Non ci sono spiegazioni: è un mistero…penso alla Madonna quando le hanno dato il corpo morto del suo figlio, ferito, insanguinato… La Madonna lo ha accarezzato. Anche la Madonna non capiva”. Il Papa ha invitato i genitori dei bimbi a non aver paura di chiedere, di sfidare il Signore: perché? E a “sentire il suo sguardo su di noi, lo sguardo di tenerezza del Padre che dice: anche il mio figlio ha sofferto…”. Il Papa ha espresso la sua ammirazione per il coraggio dei genitori che rifiutano l’aborto, che è una falsa soluzione del problema della sofferenza: ha qualificato come “eroismo” portare con coraggio la sofferenza dei bimbi e la preoccupazione per la sorte dei figli qualora rimangano soli nella vita sopravvivendo a loro.

Il Papa ha assicurato la sua preghiera per i bimbi e i genitori, perché il Signore dia loro la giusta consolazione di cui hanno bisogno, e ha concluso incoraggiandoli ancora a rivolgersi al Signore con insistenza e con fiducia.

L’incontro in Cappella è terminato con la recita di una Ave Maria e con la Benedizione, ma poi il Papa si è ancora trattenuto con ogni bimbo e i suoi genitori e con il gruppo intero. Il Gruppo ha lasciato Santa Marta un po’ prima delle 18.

[00905-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Parole del Santo Padre

Buonasera a tutti.
Accomodatevi, accomodatevi.

Cominciamo con una preghiera al Signore (recita del Padre Nostro).

Quando, nella catechesi, ci hanno insegnato la Santissima Trinità, ci hanno detto che era un mistero: che sì, c’è il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo, ma che capirlo tutto non si poteva. E’ vero, abbiamo le prove che è vero, ma capirlo è un’altra cosa. Le prove le abbiamo. Anche qui, se guardiamo Gesù, l’Eucaristia, in quel pezzo di pane c’è Gesù, è vero. Ma come è così? Non capiamo come possa… ma è vero, è Lui. E’ un mistero, diciamo. E così, se facciamo alcune altre domande della catechesi, non si possono spiegare profondamente, ma abbiamo le prove.

C’è anche una domanda la cui spiegazione non si impara nelle catechesi. E’ la domanda che tante volte io mi faccio, e tanti di voi, tanta gente si fa: “Perché soffrono i bambini?”. E non ci sono spiegazioni. Anche questo è un mistero. Soltanto guardo Dio e domando: “Ma perché?”. E guardando la Croce: “Perché Tuo figlio è lì? Perché?”. E’ il mistero della Croce.

Tante volte io penso alla Madonna, quando le hanno dato il corpo morto di suo Figlio, tutto ferito, sputato, insanguinato, sporco. E cosa ha fatto la Madonna? “Portatelo via?”. No, lo ha abbracciato, lo ha accarezzato. Anche la Madonna non capiva. Perché lei, in quel momento, ha ricordato quello che l’Angelo le aveva detto: “Egli sarà Re, sarà grande, sarà profeta…”; e dentro di sé, sicuramente, con quel corpo così ferito tra le braccia, con tanta sofferenza prima di morire, dentro di sé sicuramente avrebbe avuto voglia di dire all’Angelo: “Bugiardo! Io sono stata ingannata”. Anche lei non aveva risposte.

Quando i bambini crescono, arrivano a una certa età in cui non capiscono bene com’è il mondo, verso i due anni, più o meno. E cominciano a fare domande: “Papà, perché? Mamma, perché? Perché?”. E quando il papà o la mamma comincia a spiegare, non sentono. Hanno un altro “perché?”. “E perché quello?”. E loro non vogliono sentire la spiegazione. Soltanto, con questo “perché?”, attirano su di loro lo sguardo del papà e della mamma. Noi possiamo chiedere al Signore: “Ma Signore, perché? Perché i bambini soffrono? Perché questo bambino?”. Il Signore non ci dirà parole, ma sentiremo il Suo sguardo su di noi e questo ci darà forza.

Non abbiate paura di chiedere, anche di sfidare il Signore. “Perché?”. Forse non arriverà alcuna spiegazione, ma il Suo sguardo di Padre ti darà la forza per andare avanti. E ti darà anche quella cosa strana della quale ha parlato questo fratello nella sua doppia esperienza: un sentimento diverso, un sentimento strano [il Papa si riferisce alla testimonianza appena data dal papà di un bambino malato]. E forse questo sentimento di tenerezza verso il tuo bambino ammalato sarà la spiegazione, perché è lo sguardo del Padre. Non abbiate paura di chiedere a Dio: “Perché?”, sfidarlo: “Perché?”, sempre che siate con il cuore aperto a ricevere il Suo sguardo di Padre. L’unica spiegazione che potrà darti sarà: “Anche mio Figlio ha sofferto”. Ma quella è la spiegazione. La cosa più importante è lo sguardo. E la vostra forza è lì: lo sguardo amoroso del Padre.

“Ma Lei che è Vescovo – voi potete fare la domanda –, che ha studiato tanta teologia, non ha niente di più da dirci?”. No. La Trinità, l’Eucaristia, la grazia di Dio, la sofferenza dei bambini sono un mistero. E si può entrare nel mistero soltanto se il Padre ci guarda con amore. Io davvero non so cosa dirvi perché ho tanta ammirazione per la vostra fortezza, per il vostro coraggio. Tu hai detto che ti hanno consigliato l’aborto. Hai detto: “No, che venga, ha diritto a vivere”. Mai, mai si risolve un problema facendo fuori una persona. Mai. Questo è il regolamento dei mafiosi: “C’è un problema, facciamo fuori questo…”. Mai.

Io vi accompagno così come sono, come sento. E davvero io non sento una compassione momentanea, no. Io vi accompagno con il cuore in questa strada, che è una strada di coraggio, che è una strada di croce, ed anche una strada che a me fa bene, mi fa bene il vostro esempio. E vi ringrazio di essere così coraggiosi. Tante volte, nella mia vita, sono stato codardo, e il vostro esempio mi ha fatto bene, mi fa bene. Perché soffrono i bambini? E’ un mistero. Bisogna chiamare Dio come il bambino chiama il suo papà e dice: “Perché? Perché?”, attirare lo sguardo di Dio, che l’unica cosa che ci dirà è: “Guarda mio Figlio, anche Lui”.

Il fatto che in un mondo dove è tanto quotidiano vivere la cultura dello scarto, quello che non va bene si scarta, voi portate questa situazione così, mi permetto di dirlo – ma non voglio fare una lusinga, no, dal cuore lo dico – questo è eroicità. Voi siete dei piccoli eroi della vita. Io ho sentito tante volte la grande preoccupazione di papà e mamme come voi e sono sicuro che è la vostra: che [mio figlio] non rimanga solo nella vita, che [mia figlia] non rimanga sola nella vita. Forse è l’unica occasione nella quale i genitori chiedono al Signore di chiamare prima il figlio, perché non rimanga solo nella vita. E questo è amore.

Vi ringrazio del vostro esempio. Non so cosa dire di più, davvero, perché queste cose mi colpiscono tanto. Anche io non ho risposte. “Ma Lei è Papa, deve sapere tutto!”. No, su queste cose non ci sono risposte, soltanto lo sguardo del Padre. E poi, cosa faccio io? Prego, per voi, per questi bambini, per quel sentimento di gioia, di dolore, tutto mischiato, del quale ha parlato il nostro fratello. E il Signore sa consolare questo dolore in modo speciale. Che sia Lui a dare la consolazione giusta ad ognuno di voi, quella di cui avete bisogno.

Grazie della visita, grazie, grazie!

Il padre Joannis [Mons. Gaid, uno dei due segretari particolari del Papa, che ha accompagnato il gruppo], che è un po’ speciale, voi lo conoscete, m’ha dato un suggerimento, di raccontarvi una storia. Forse vi aiuterà a guardare il Signore. C’era un bambino che giocava. Il papà lo guardava dalla finestra del terzo piano e il bambino voleva muovere una pietra grande, ma non poteva, era molto pesante. Poi il bambino, intelligente, è andato a prendere uno strumento di ferro per muoverla e non poteva, poi ha chiamato i suoi compagni e voleva muoverla con i compagni, e non potevano perché era una pietra pesante. E loro volevano muoverla per giocare lì in quel posto e alla fine il papà che guardava dalla finestra è sceso, e con molta forza e con un attrezzo di ferro ha tirato via la pietra. E il bambino ha rimproverato il papà: “Ma papà, tu hai visto che io non ce la facevo?” - “Sì” - “E perché non sei venuto prima?” - “Perché non mi hai chiamato”.

Non dimenticare questo: chiamare il Signore. Lui saprà come verrà, quando verrà, e questa sarà la vostra consolazione. Pregate anche per me. Grazie.

Preghiamo la Madonna: “Ave o Maria…”

Benedizione

[00910-IT.01] [Testo originale: Italiano]

[B0414-XX.01]