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Conferenza stampa di presentazione della Conferenza Internazionale “Donne verso l’agenda per lo sviluppo post-2015: quali sfide dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile?” (Roma, 22-24 maggio 2015), 21.05.2015


Intervento del Cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson

Intervento dell’On. Olimpia Tarzia

Intervento della Prof.ssa Maria Giovanna Ruggieri

Alle ore 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, ha luogo la conferenza stampa di presentazione della Conferenza Internazionale “Donne verso l’agenda per lo sviluppo post-2015: quali sfide dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS)?”, promossa e organizzata dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace insieme alla World Union of Women’s Catholic Organisations (WUCWO) e alla World Women’s Alliance for Life and Family (WWALF). I lavori di questa 2ª Conferenza Internazionale sulle Donne si terranno a Roma dal 22 al 24 maggio.

Intervengono alla conferenza stampa il Card. Peter Kodwo Appiah Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace; l’On. Olimpia Tarzia, Presidente della World Women’s Alliance for Life and Family; la Prof.ssa Maria Giovanna Ruggieri, Presidente dell’Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche; la Dott.ssa Flaminia Giovanelli, Sotto-Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.

Di seguito pubblichiamo i testi degli interventi del Cardinale Turkson, dell’On. Tarzia e della Prof.ssa Ruggieri:

Intervento del Cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson

Domani si aprirà a Roma nella sede della Domus Pacis (il cui nome ha subito di recente un cambiamento trasformandosi in “The Church Village”) la 2ª Conferenza Internazionale sulle Donne organizzata, come la 1ª Conferenza, del 2009, dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, in collaborazione con l’Unione mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche (UMOFC/WUCWO) e con la World Women’s Alliance for Life and Family (WWALF). La Conferenza avrà per tema “Donne verso l’agenda per lo sviluppo post-2015: quali sfide dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS)?”.

I partecipanti all’incontro, oltre cento, più numerosi di quanto accadde sei anni fa, saranno, come allora, donne - e in minor parte uomini - provenienti da contesti culturali e sociali dei cinque continenti per offrire uno sguardo il più completo possibile sulle principali questioni contemporanee che investono la donna a livello mondiale.

La prima giornata di venerdì 22 maggio sarà strutturata in 3 panel che prenderanno in esame alcune di tali questioni, nevralgiche per la donna oggi. Si partirà da una analisi della antropologia femminile messa a confronto con la cultura moderna, che non mancherà di gettare una luce sui recenti, sempre più incisivi, mutamenti semantici dei termini di riferimento. Anche Papa Francesco, del resto, nell’udienza generale del 15 aprile scorso vi faceva una chiara allusione quando ha parlato in termini critici della “cosiddetta teoria del gender”.

Il secondo panel abborderà il tema dell’educazione e del ruolo delle donne oggi in questo campo, che da sempre è a loro particolarmente congeniale. Ci si soffermerà sul ruolo delle donne come educatrici, di donne e uomini, all’alleanza fra uomo e donna, al loro reciproco rispetto e alla loro amichevole cooperazione1, al dialogo e all’amore al fine di scongiurare la violenza e la prevaricazione. Inoltre, l’educazione delle bambine, delle ragazze e delle donne è fondamentale per garantire loro una vita degna in futuro. Ma non solo, in certi casi l’educazione è la risorsa essenziale addirittura per il godimento dello stesso diritto alla vita che viene ancora negato, ai nostri giorni, in alcune zone del nostro pianeta dove la nascita di una bambina è vista come una calamità dal momento che unico destino della donna è quello di un matrimonio combinato per il quale la famiglia deve fornirla di dote2.

A seguire si guarderà al dialogo interreligioso come via per una pace duratura e al ruolo delle donne in questo contesto. I molteplici episodi che in questi ultimi tempi hanno visto donne e ragazze essere vittime - anche e soprattutto in virtù della loro fede cristiana - di atrocità indescrivibili che hanno implicato la violenza sessuale, ci interpellano fortemente. Tali episodi ci chiamano ad intensificare il dialogo interreligioso e a fare appello alla nostra natura umana condivisa, che trascende tutte le religioni e le culture, per condannare e condannare con forza simili atrocità al fine di proteggere quanti sono minacciati3. Ma le donne non sono soltanto vittime, esse sono anche agenti e collaboratrici necessarie nel lavoro di prevenzione di simili episodi facendosi promotrici, mediante l’educazione, di uomini e donne, del dialogo e del rispetto interreligioso.

Questa 2ª Conferenza Internazionale sulle Donne, sarà anche l’occasione per confrontarsi sulle molteplici, vecchie e nuove forme di schiavitù e di violenza subite dalle donne, con sfaccettature diverse nelle differenti parti del globo. Se nel mondo occidentale prevale la violenza domestica e crescono gli episodi dei cosiddetti femminicidi, in alcuni zone più povere dei paesi in via di sviluppo sono numerosi, come già segnalato innanzi, gli infanticidi delle bambine e gli aborti selettivi dei feti femmine: ci troviamo, negli uni come negli altri casi, di fronte a estreme violazioni della dignità e dei diritti della donna, primo fra tutti del diritto alla vita.

Seguendo la via tracciata anche dal Messaggio per la Pace 2015 sul tema “Non più schiavi, ma fratelli”, il programma dell’incontro prevede di portare l’attenzione sullo scandaloso e abominevole fenomeno della tratta degli esseri umani, fenomeno di moderna schiavitù che Papa Francesco ha più volte definito “un crimine contro l’umanità”. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) e l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC) circa 21 milioni di persone, spesso povere e vulnerabili, sono vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale o lavoro forzato, espianto di organi, accattonaggio forzato, ma anche di servitù domestica e di surrogazione della maternità avvalendosi delle ultime frontiere della tecnica.

Sebbene, indubbiamente, si siano compiuti progressi notevoli a favore della causa delle donne in molti Paesi, specialmente negli ambiti dell’educazione, della rappresentanza politica e della partecipazione economica, ancora molto resta da fare. Se è vero che le donne - come dimostra l’engagement delle due organizzazioni di donne cattoliche qui presenti, nonché l’aspettativa, l’interesse e il desiderio di partecipazione che questa 2ª Conferenza Internazionale sulle Donne ha risvegliato in molti - stanno guidando importanti sforzi per migliorare le dure condizioni di vita della donna in molte parti del mondo, è pur vero che la povertà è ancora prevalentemente donna e che molte donne non conoscono alcuna tutela in molti ambiti di lavoro, fra i quali quello domestico, manifatturiero ed agricolo.

La 2ª Conferenza Internazionale sulle Donne che si apre domani non vuole, tuttavia, offrire solo una panoramica delle questioni più urgenti legate alla condizioni della donna oppure essere solo un momento di denuncia delle violazioni della dignità della donna e dei suoi diritti. Essa si prefigge anche, e oserei dire, soprattutto, di offrire un contributo che possa essere di utilità anche nel quadro delle negoziazioni in corso per la nuova agenda per lo sviluppo post-2015. La seconda giornata dell’incontro, quella di sabato 23 maggio, si svolgerà, infatti, in gruppi di lavoro sulle principali aree tematiche delineate su quelli che verranno a configurarsi come gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS). La questione della donna è, infatti, trasversale e cruciale per la maggioranza delle attuali proposte di OSS: la donna svolge un ruolo chiave nella riduzione della povertà, della fame nel mondo, nell’educazione, ma è anche la custode della vita in ogni sua fase.

Di qui l’importanza che le donne cattoliche, rappresentante nell’UMOFC, nella WWALF e non solo, facciano “sentire la loro voce” all’interno della comunità internazionale prima del Vertice di Capi di Stato e di Governo che si svolgerà a New York nel mese di settembre sulla UN Post-2015 Development Agenda, ma, soprattutto, che il frutto del loro lavoro dei due prossimi giorni sia un segno di riconoscenza verso Papa Francesco, che si batte con la decisione che gli è propria in loro favore e costituisca, allo stesso tempo, un servizio alla Chiesa, alla Santa Sede per l’attività che essa svolge nei consessi internazionali, così come alle numerose ONG di ispirazione cattolica impegnate sullo stesso fronte.

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1 Papa Francesco, Udienza Generale 15 aprile 2015.

2 Un segnale positivo, in questo senso, è la campagna promossa dal Governo indiano “Salva tua figlia, educa tua figlia” cfr. http://www.thepostinternazionale.it/mondo/india/2-mila-bambine-uccise-india-ogni-giorno .

3 Cfr. Intervento della Santa Sede in occasione del dibattito aperto del Consiglio di Sicurezza dell’ONU su “Donne, Pace e Sicurezza”, New York, 15 aprile 2015.

[00845-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Intervento dell’On. Olimpia Tarzia

Buongiorno a tutti e grazie per la vostra presenza qui oggi.

Prima di tutto ringrazio S.Em. il cardinal Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, che ha voluto si tenesse questo importante meeting, a distanza di sei anni dalla nostra Prima Conferenza Internazionale “Donne e diritti umani”, svoltasi nel marzo del 2009 per volere di S.Em. il cardinal Martino, suo predecessore.

La Conferenza avrà come tema: “Donne verso l’agenda per lo sviluppo post-2015: quali sfide dai Sustainable Development Goals (SDG)?” e, proprio riferendoci a queste sfide, saranno affrontate anche questioni fondamentali, non solo per noi donne, ma per la Chiesa e per la società tutta, come la difesa della vita dal concepimento alla morte naturale, quale primo diritto umano e la difesa della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, quale soggetto sociale, civile, giuridico, educativo ed economico ed unico, vero baluardo della tenuta sociale: questioni di cui non troviamo traccia alcuna nei 17 obiettivi che l’ONU pone per il nuovo millennio.

In particolare vorrei richiamarmi all’obiettivo n.5, che recita: “Raggiungere uguaglianza di genere e dare maggior potere a tutte le donne e le ragazze” e mi domando: come si può realizzare un’effettiva pari opportunità se non si tiene conto che la donna è spesso contemporaneamente lavoratrice, madre e, visto l’allungamento dell’età, anche figlia e che, a qualunque latitudine, i compiti di cura sono per lo più affidati a lei? Come si può pensare di “dare maggiore potere alle donne” senza fare alcun riferimento alla tutela sociale della maternità, all’armonizzazione tra tempi di lavoro e tempi di vita familiare, al diritto di essere libere di accogliere la vita, alle politiche fiscali familiari?

E ancora, se leggiamo i famosi 17 obiettivi, proprio il primo, è quello di mettere fine alla povertà e mi domando, come non porsi un tema, che infatti affronteremo in questi due giorni, quale la brutale pratica di una nuova atroce schiavitù, quella dell’utero in affitto, meglio conosciuto come maternità surrogata, che, sfruttando le situazioni di povertà, riduce la donna ad una mera incubatrice e dove vengono calpestati, oltre che i suoi, anche i diritti dei più piccoli ed indifesi: i bambini?

Sappiamo bene come nell’attuale società individualista e nella cultura dominante, spesso assoggettata alla dittatura del relativismo etico, le logiche utilitaristiche, legate esclusivamente al profitto, finiscono per commercializzare persino l’essere umano. E dunque non possiamo non denunciare il fatto che è proprio la povertà che spinge queste donne ad affittare il proprio ventre, mettendo a repentaglio la propria vita.

Sono convinta che se non difendiamo i diritti fondamentali e la dignità umana, se, come affermava Madre Teresa di Calcutta, non ci mettiamo dalla parte del più indifeso, emarginato, il più povero tra i poveri, come il piccolo concepito non ancora nato, non potremo mai spezzare queste logiche e non potremo mai realizzare uno sviluppo realmente sostenibile.

Il cuore della mission della WWALF è diffondere un Nuovo Femminismo alleato della vita e della famiglia. Un grande amico di Madre Teresa, San Giovanni Paolo II, nell’Enciclica Evangelium vitae, parla per la prima volta di Nuovo Femminismo. Ricordo che rimasi particolarmente colpita dal fatto che un pontefice usasse la parola “femminismo” in un documento come un’Enciclica. Decisi così di scrivere al Santo Padre, chiedendogli conferma se, come a me sembrava, potevamo interpretare questo nuovo femminismo come il segno della profonda alleanza della donna con la vita. Mi venne comunicato dalla Segreteria di Stato che la risposta sarebbe arrivata poco dopo nell’ambito di un’udienza speciale, ed arrivò con queste sue parole: “specialmente a voi, donne, rinnovo l’invito a difendere l’alleanza tra la donna e la vita, e di farvi promotrici di un nuovo femminismo”. Eravamo sulla strada giusta!

Sono certa che la Conferenza, grazie al lavoro congiunto tra il Pontificio Consiglio di Giustizia e Pace, la WWALF e la WUWCO, contribuirà a consolidare alleanze preziose con donne autorevoli esponenti del mondo culturale, accademico, di Movimenti e Associazioni, provenienti da tutto il mondo, al fine di rafforzare la difesa della vita e della famiglia, perché “urgono una generale mobilitazione delle coscienze e un comune sforzo etico” (Evangelium vitae, n. 95) per contrastare le nuove schiavitù che soggiogano sempre di più la donna di questo nuovo millennio e respingere le spinte culturali ed educative che, sotto le mentite spoglie di “parità di genere”, di fatto rappresentano, come dice Papa Francesco, la “colonizzazione ideologica del gender”, operando uno stravolgimento antropologico epocale e mirando al disfacimento della famiglia come istituzione e come società naturale fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna.

Sono convinta che il documento che emergerà dal confronto di questi due giorni rappresenterà un riferimento culturale prezioso, che farà da pietra miliare nel secolare cammino della donna nella Chiesa e nella società tutta.

Saremo felici di consegnarlo di persona al Santo Padre e a tutte le ONG di ispirazione cattolica all’ONU. Grazie.

[00847-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Intervento della Prof. Maria Giovanna Ruggieri

L’UMOFC rappresenta circa 5 milioni di donne cattoliche di tutti i continenti ed è stato fondato nel 1910: da più di 100 anni lavoriamo per la dignità della donna nella Chiesa e nella società.

Consideriamo gli obiettivi fissati dall’ONU una grande sfida per lo sviluppo reale di tutta l’umanità, con una speciale attenzione alle donne e con un indispensabile contributo delle donne.

L’aspetto educativo è una nostra costante. Nell’ultima assemblea mondiale tenuta lo scorso ottobre in Fatima abbiamo fissato 3 priorità: la famiglia, le giovani generazioni e i poveri.

FAMIGLIA: A livello locale esistono tante esperienze che vanno dalla formazione e preparazione al matrimonio secondo la nostra fede, al sostegno per le coppie miste nei Paesi dove la fede cattolica è minoritaria, centri e sostegno per ragazze madri principalmente in America Latina, cura e sostegno per orfani di famiglie colpite dall’AIDS soprattutto in alcuni paesi africani. Al sinodo speciale sulla famiglia dello scorso ottobre sono state invitate tre donne le cui organizzazioni sono membro dell’UMOFC.

Lavoriamo in collaborazione con il Pontificio Consiglio per la Famiglia che ci ha chiesto recentemente di intensificare la nostra partecipazione, a cominciare da Filadelfia.

GIOVANI: L’attenzione ai giovani – alle giovani in particolare - si basa soprattutto sul dialogo necessario sempre ma indispensabile tra generazioni. Ascoltare, cogliere le loro aspettative e rispondere ai loro bisogni. Dal 2013 proponiamo un itinerario di educazione all’affettività alla luce delle Beatitudini. Collaboriamo con altri organismi internazionali anche per sensibilizzare e valorizzare il contributo delle giovani donne.

POVERI: accogliendo l’invito di Papa Francesco, l’UMOFC, che già opera in tante periferie attraverso le tante organizzazioni capillari a livello locale, intensifica l’ascolto e la condivisione di tante situazioni di povertà: siamo e saremo sempre di più a fianco dei nuovi poveri, che sono soprattutto donne. Ad esempio, da anni lavoriamo per far prendere coscienza nelle nostre realtà di arrivo e di partenza del terribile problema della moderna schiavitù, del traffico di esseri umani. Abbiamo promosso conferenze a livello regionale in Europa, America Latina, Africa, che hanno permesso di studiare il fenomeno e hanno dato voce a tante donne impegnate a sostenere chi viene privato di ogni diritto sul mercato degli esseri umani. Lavoriamo in collaborazione con la Caritas Internationalis, nella rete Coatnet e con la rete delle religiose Talitha Kum.

Tra i nostri membri segnalo uno dei più recenti: Manos Unidas, organismo cattolico della Spagna che sostiene progetti di promozione umana tra i più poveri del mondo: MU è stata fondata da Pilar Bellosillo, quando era presidente dell’UMOFC e uditrice al Concilio Ecumenico Vaticano II.

In questa prospettiva a livello globale che vede come obiettivo la partecipazione delle donne cattoliche alla costruzione di un modo più giusto, più umano in cui prevalga la pace sui conflitti, segnalo che l’UMOFC partecipa attivamente tre le INGO alle agenzie ONU a NY, Ginevra, a Roma presso la FAO; l’UNESCO qualche anno fa ci ha riconosciuto il ruolo di partner ufficiale. Siamo anche riconosciute dal Consiglio di Europa.

Questa agenda di Sustainable Development Goals ci interpella e ci chiede una capacità sempre nuova di dialogo e di azione con tanti uomini e donne di buona volontà per percorrere vie di solidarietà e di fraternità, per imparare a percepire i volti, soprattutto dei più poveri, in cui come credenti vedere il volto del Signore.

[00846-IT.01] [Testo originale: Italiano]

[B0387-XX.01]