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Visita pastorale alla Parrocchia romana di Santa Maria Regina Pacis a Ostia Lido, 03.05.2015


Omelia del Santo Padre

Parole del Papa nei vari incontri nel corso della visita alla parrocchia

Nel pomeriggio di oggi, V domenica di Pasqua, il Santo Padre Francesco si è recato in visita pastorale alla Parrocchia di Santa Maria Regina Pacis a Ostia Lido, nel settore sud della diocesi di Roma.

Ancor prima di arrivare alla chiesa parrocchiale, a sorpresa il Papa ha fatto sosta nel vicino Parcolido, ed è entrato nella roulotte delle Piccole Sorelle di Gesù di Charles de Foucauld, che hanno scelto di condividere la realtà dei giostrai che gestiscono il luna park.

Verso le ore 16, giunto alla sede della Parrocchia Santa Maria Regina Pacis, il Santo Padre ha incontrato le varie realtà pastorali e in particolare gli ammalati e gli anziani, i ragazzi e i giovani, le famiglie che hanno battezzato i bambini nel corso dell’anno. Poi, in sacrestia, ha confessato quattro penitenti.

Nella Basilica parrocchiale, il Papa ha quindi presieduto la Celebrazione della Santa Messa, al termine della quale è rientrato in Vaticano.

Di seguito riportiamo il testo dell’omelia che Papa Francesco ha tenuto dopo la proclamazione del Santo Vangelo, e le parole pronunciate nel corso dei vari incontri con le diverse realtà della parrocchia:

Omelia del Santo Padre

Una parola che Gesù ripete spesso, soprattutto durante l’Ultima Cena, è: “Rimanete in me”. Non staccatevi da me, rimanete in me. E la vita cristiana è proprio questo rimanere in Gesù. Questa è la vita cristiana: rimanere in Gesù. E Gesù, per spiegarci bene che cosa vuole dire con questo, usa questa bella figura della vite: “Io sono la vite vera, voi i tralci” (cfr Gv 15,1.5). E ogni tralcio che non è unito alla vite finisce per morire, non dà frutto; e poi è buttato via, per fare il fuoco. Servono tanto per questo, per fare il fuoco - sono molto, molto utili - ma non per dare frutto. Invece i tralci che sono uniti alla vite, ricevono dalla vite la linfa vitale e così si sviluppano, crescono e danno i frutti. Semplice, semplice l’immagine. Rimanere in Gesù significa essere unito a Lui per ricevere la vita da Lui, l’amore da Lui, lo Spirito Santo da Lui. E’ vero, tutti noi siamo peccatori, ma se noi rimaniamo in Gesù, come i tralci con la vite, il Signore viene, ci pota un po’, perché noi possiamo dare più frutto. Lui sempre ha cura di noi. Ma se noi ci stacchiamo da lì, non rimaniamo nel Signore, siamo cristiani a parole soltanto, ma non di vita; siamo cristiani, ma morti, perché non diamo frutto, come i tralci staccati dalla vite.

Rimanere in Gesù vuol dire avere la volontà di ricevere la vita da Lui, anche il perdono, anche la potatura, ma riceverla da Lui. Rimanere in Gesù significa cercare Gesù, pregare, la preghiera. Rimanere in Gesù significa accostarsi ai sacramenti: l’Eucaristia, la Riconciliazione. Rimanere in Gesù – e questa è la cosa più difficile – significa fare quello che ha fatto Gesù, avere lo stesso atteggiamento di Gesù. Ma quando noi “spelliamo” gli altri [parliamo male degli altri], per esempio, o quando noi chiacchieriamo, non rimaniamo in Gesù. Gesù mai ha fatto questo. Quando noi siamo bugiardi, non rimaniamo in Gesù. Lui mai lo ha fatto. Quando noi truffiamo gli altri con questi affari sporchi che sono alla portata di tutti, siamo tralci morti, non rimaniamo in Gesù. Rimanere in Gesù è fare le stesse cose che faceva Lui: fare il bene, aiutare gli altri, pregare il Padre, curare gli ammalati, aiutare i poveri, avere la gioia dello Spirito Santo.

Una bella domanda per noi cristiani è questa: Io rimango in Gesù o sono lontano da Gesù? Sono unito alla vite che mi dà vita o sono un tralcio morto, che è incapace di dare frutto, dare testimonianza? E ci sono anche altri tralci, di cui Gesù non parla qui, ma ne parla da un’altra parte: quelli che si fanno vedere come discepoli di Gesù, ma fanno il contrario di un discepolo di Gesù, e sono i tralci ipocriti. Forse vanno tutte le domeniche a Messa, forse fanno la faccia da immaginetta, tutte pie, ma poi vivono come se fossero pagani. E questi Gesù, nel Vangelo, li chiama ipocriti. Gesù è buono, ci invita a rimanere in Lui. Lui ci dà la forza, e se noi scivoliamo in peccati – tutti siamo peccatori – Lui ci perdona, perché Lui è misericordioso. Ma quello che Lui vuole sono queste due cose: che noi rimaniamo in Lui e che noi non siamo ipocriti. E con questo una vita cristiana va avanti.

E che cosa ci dà il Signore se rimaniamo in Lui? Lo abbiamo sentito: “Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto” (Gv 15,7). Una forza nella preghiera: “Chiedete quello che volete”, cioè la preghiera potente, tanto che Gesù fa quello che chiediamo. Ma se la nostra preghiera è debole – se non è fatta veramente in Gesù - la preghiera non dà i suoi frutti, perché il tralcio non è unito alla vite. Ma se il tralcio è unito alla vite, cioè “se voi rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete, vi sarà fatto”. E questa è la preghiera onnipotente. Da dove viene questa onnipotenza della preghiera? Dal rimanere in Gesù; dall’essere unito a Gesù, come il tralcio alla vite. Che il Signore ci dia questa grazia.

[00722-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Parole del Papa nei vari incontri nel corso della visita alla parrocchia

Incontro con gli anziani e gli ammalati

Buon pomeriggio. E’ bello questo: nella palestra dove giocano i bambini, i giovani, oggi ci sono gli ammalati, gli anziani, quelli che hanno saggezza della vita, esperienza, anche quelli che hanno la saggezza del dolore, della pazienza! E’ una saggezza che noi dimentichiamo tanto. Gli anziani hanno l’esperienza della vita e ci danno anche la memoria, la memoria del nostro popolo, la memoria della famiglia. E’ tanto importante camminare con una memoria. E gli ammalati, assomigliano tanto a Gesù: soffrono come Gesù e portano la croce come Gesù. Voi siete privilegiati in questo senso. Ringraziamo il Signore che in questa comunità siano curati gli ammalati e gli anziani. Quando in una comunità non sono curati, quella comunità non va bene, manca qualcosa. E ci sono i giovani, ci sono i bambini, quelli che portano avanti la vita, ma con la vostra saggezza e con la vostra pazienza, la vostra costanza. Io vi ringrazio tanto per quello che voi fate per questa parrocchia, per la Chiesa tutta, per il popolo di Dio, di cuore. E pregate per me, anche, che sono un po’ anziano, un po’ malato, ma non tanto!...E le cose che sono a metà strada non servono più. Ma pregate per me, ho bisogno!

E adesso preghiamo la Madonna e vi darò la benedizione. D’accordo?

[Ave Maria…]

[Benedizione.]

E lì sono i giovani, i bambini, i ragazzi! Sono il futuro di una storia che voi date loro. Sono il futuro di un popolo. Semplicemente io rimarrei qui con voi, ma devo continuare il giro. Pregate per me, che il Signore vi benedica, e tante belle cose.

Incontro con i giovani

Buon pomeriggio!

Le due domande che voi mi avete fatto hanno la stessa radice: la gioia; la gioia che viene da dentro. Come possiamo portare avanti noi col cuore inquieto, le scarpe grosse, come possiamo portare avanti la nostra testimonianza del Vangelo, perché… una giornata è bello, poi un altro giorno… Oggi è una giornata un po’ di tentazione, perché siete venuti qua, però avreste potuto andare in spiaggia, con questo sole, e non siete andati. Nella vita sempre si deve scegliere, e ci sono scelte difficili, scelte che non sono tanto belle. Se io devo fare i compiti della scuola e devo dare testimonianza di quello, ma non lo faccio, scappo in strada, vado… E’ una scelta sbagliata. E quella scelta sarà divertente, ma non ti darà gioia. La differenza fra una cosa che è allegra e una giusta, è la gioia che viene da dentro. Nella vita si fanno tante scelte sbagliate, ma come ho sentito una volta cantare in una canzone, credo degli alpini: “Nell’arte di salire, [la cosa] più importante non è non cadere, ma non rimanere caduti!”. Tutti cadiamo, tutti facciamo sbagli, peccati pure, tutti, tutti. Ma qual è la testimonianza? Alzarsi con la grazia di Dio. Questa è la testimonianza. E quel cuore inquieto si alza e dice: “Sì, sono peccatore, ho sbagliato, ma vado avanti, perché il Signore è con me”. E questo è quello per cui il mondo ha bisogno di voi, di voi scout, di voi ragazzi, ragazze, giovani: una testimonianza di andare sempre oltre, andare avanti; benché siamo deboli, ma dobbiamo andare avanti. Capito? E questo vi darà la gioia.

E questa è la seconda domanda: la gioia. La gioia non si compra qui al mercato! Non si compra. E la gioia non te la danno perché tu vinci ad un gioco al Luna Park. No! La gioia è un dono, la gioia è un regalo dello Spirito Santo e dobbiamo chiederla: “Signore dammi gioia”. Ma non avere quella faccia “caduta” della tristezza, della malinconia. Questo non fa bene, non fa bene. La gioia! La gioia di una persona che sa guardare sempre il positivo della vita e offre questo positivo agli altri. La gioia, che soltanto Dio può dare, è un dono. E dobbiamo chiedere la gioia. La gioia è un dono dello Spirito Santo. Capito? Se io sono triste, se io sono giù, se io sono pigro e non so cosa fare, devo chiedere la gioia allo Spirito Santo e Lui me la darà, perché è un regalo che viene da Lui. Questo volevo spiegarvi: sempre la gioia; sempre il sorriso. Un sorriso naturale, non un sorriso di cartone, per favore, no! Un sorriso naturale, che viene dall’anima. Un sorriso bello. Si dice che queste persone sono solari, persone che hanno il sole dentro. E il sole è proprio lo Spirito Santo! Chiedere questa grazia: di dare luce, dare gioia, avere la gioia. “Eh, padre, nei momenti brutti la gioia si nasconde, la gioia se ne va”. Ma soffrire i momenti brutti con dignità, nella speranza che lo Spirito ci darà forza. E cosa ci dà lo Spirito Santo nei momenti brutti? La consolazione. Lui ci consola, ci dà fortezza per portare avanti questi momenti brutti, e poi torna la gioia. Capito? Testimonianza e gioia. Queste parole in testa. Non tristezza, perché la tristezza è propria dell’egoismo, delle persone egoiste che vogliono tutto. Come i bambini che non condividono le caramelle… Se un bambino non condivide le caramelle con i suoi amici, è un brutto segno… Se io ho due caramelle, ne do una al compagno, alla compagna, e una per me. E se io ho una caramella cosa faccio?... Bravi! Bravi! La divido: metà per te, metà per me. Grazie! Avanti!

Adesso preghiamo la Madonna e vi do la benedizione.

[Ave Maria…]

[Benedizione.]

E per favore pregate per me, davvero. Ma pregate con gioia!

Incontro con le famiglie dei bambini battezzati nel corso dell’anno

Io vi ringrazio per questo saluto e mi piace che abbiate portato i bambini battezzati quest’anno. E’ un bel passo fare il Battesimo, si incomincia la vita della fede. Nel Battesimo noi diamo loro la luce della fede. Per questo all’inizio del Cristianesimo, il Battesimo si chiamava anche “Illuminazione”, perché col Battesimo il bambino riceveva dal papà e dalla mamma la fede. E dal momento in cui Gesù ci ha mandato a battezzare fino ad oggi è stata una catena. Uno battezza l’altro, l’altro, l’altro… E questi bambini, che sono stati battezzati adesso, passati gli anni saranno al vostro posto e porteranno i loro bambini. E così è la vita. Ma che sempre ci sia questa trasmissione della fede, dare la luce della fede. E’ la migliore eredità che noi possiamo dare ai bambini: la luce della fede. Insieme con la testimonianza cristiana. “Adesso, padre, io ho compiuto, ho fatto quello che dovevo fare, adesso arrivederci…”. Ma cosa vuol dire questo? “No, ho battezzato, adesso vado a casa e non ci vediamo più, fino alla Prima Comunione…”. Ma no, è importante anche camminare col bambino su questa strada della fede nuova e avvicinarsi alla parrocchia. Quando avete tempo! Perché non sempre con i bambini si ha tanto tempo. E voi con cinque non so come fate! Ma sempre essere vicini al Signore che ha dato la fede a questi bambini. E poi verrà la catechesi, verrà la Prima Comunione, la Cresima, ma sempre questo cammino. Che non sia: “faccio questo e poi torno tra sei anni”. No, no… Sempre avvicinarsi un po’, nel tempo che uno ha per farlo. Ma non allontanarsi, perché è meglio essere così vicini. Vi ringrazio tanto. Questo vi chiedo: di pregare per me, per il mio lavoro, per il mio ministero, perché possa fare quello che Gesù vuole.

E adesso, se volete, possiamo pregare la Madonna tutti insieme e vi do la benedizione.

[Ave Maria…]

[Benedizione.]

Buona serata! Buonasera e tante belle cose per voi, per i bambini e una benedizione speciale per i problemi che forse avete. Il Signore sia con voi e pregherò per questo. Avanti!

[00728-IT.01] [Testo originale: Italiano]

[B0331-XX.02]