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Veglia Pasquale nella Notte Santa di Pasqua, 04.04.2015


Omelia del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

Alle ore 20.30 di oggi il Santo Padre Francesco ha presieduto, nella Basilica Vaticana, la solenne Veglia nella Notte Santa di Pasqua.

Il Rito ha avuto inizio nell’atrio della Basilica di San Pietro con la benedizione del fuoco e la preparazione del cero pasquale. Alla processione verso l’Altare con il cero pasquale acceso e il canto dell’Exsultet, hanno fatto seguito la Liturgia della Parola, la Liturgia Battesimale - nel corso della quale il Papa ha amministrato i Sacramenti dell’iniziazione cristiana (Battesimo e Confermazione, poi Eucaristia) a 10 neofiti provenienti da: Italia, Portogallo, Albania, Kenya e Cambogia - e la Liturgia Eucaristica, concelebrata con Cardinali, Vescovi e Presbiteri.

Pubblichiamo di seguito il testo dell’omelia che Papa Francesco ha pronunciato dopo la proclamazione del Santo Vangelo:

Omelia del Santo Padre

Notte di veglia è questa notte.

Non dorme il Signore, veglia il Custode del suo popolo (cfr Sal 121,4), per farlo uscire dalla schiavitù e aprirgli la strada della libertà.

Il Signore veglia e con la potenza del suo amore fa passare il popolo attraverso il Mar Rosso; e fa passare Gesù attraverso l’abisso della morte e degli inferi.

Notte di veglia fu questa per i discepoli e le discepole di Gesù. Notte di dolore e di paura. Gli uomini rimasero chiusi nel cenacolo. Le donne, invece, all’alba del giorno dopo il sabato, andarono al sepolcro per ungere il corpo di Gesù. Il loro cuore era pieno di commozione e si domandavano: “Come faremo ad entrare?, chi ci rotolerà la pietra del sepolcro?...”. Ma ecco il primo segno dell’Evento: la grande pietra era già stata ribaltata e la tomba era aperta!

«Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito di una veste bianca…» (Mc 16,5). Le donne furono le prime a vedere questo grande segno: la tomba vuota; e furono le prime ad entrarvi…

Entrate nel sepolcro”. Ci fa bene, in questa notte di veglia, fermarci a riflettere sull’esperienza delle discepole di Gesù, che interpella anche noi. Per questo, in effetti, siamo qui: per entrare, entrare nel Mistero che Dio ha compiuto con la sua veglia d’amore.

Non si può vivere la Pasqua senza entrare nel mistero. Non è un fatto intellettuale, non è solo conoscere, leggere… E’ di più, è molto di più!

“Entrare nel mistero” significa capacità di stupore, di contemplazione; capacità di ascoltare il silenzio e sentire il sussurro di un filo di silenzio sonoro in cui Dio ci parla (cfr 1 Re 19,12).

Entrare nel mistero ci chiede di non avere paura della realtà: non chiudersi in sé stessi, non fuggire davanti a ciò che non comprendiamo, non chiudere gli occhi davanti ai problemi, non negarli, non eliminare gli interrogativi…

Entrare nel mistero significa andare oltre le proprie comode sicurezze, oltre la pigrizia e l’indifferenza che ci frenano, e mettersi alla ricerca della verità, della bellezza e dell’amore, cercare un senso non scontato, una risposta non banale alle domande che mettono in crisi la nostra fede, la nostra fedeltà e la nostra ragione.

Per entrare nel mistero ci vuole umiltà, l’umiltà di abbassarsi, di scendere dal piedestallo del nostro io tanto orgoglioso, della nostra presunzione; l’umiltà di ridimensionarsi, riconoscendo quello che effettivamente siamo: delle creature, con pregi e difetti, dei peccatori bisognosi di perdono. Per entrare nel mistero ci vuole questo abbassamento che è impotenza, svuotamento delle proprie idolatrie… adorazione. Senza adorare non si può entrare nel mistero.

Tutto questo ci insegnano le donne discepole di Gesù. Esse vegliarono, quella notte, insieme con la Madre. E lei, la Vergine Madre, le aiutò a non perdere la fede e la speranza. Così non rimasero prigioniere della paura e del dolore, ma alle prime luci dell’alba uscirono, portando in mano i loro unguenti e con il cuore unto d’amore. Uscirono e trovarono il sepolcro aperto. Ed entrarono. Vegliarono, uscirono ed entrarono nel Mistero. Impariamo da loro a vegliare con Dio e con Maria, nostra Madre, per entrare nel Mistero che ci fa passare dalla morte alla vita.

[00532-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Nuit de veille que cette nuit.

Il ne dort pas, le Seigneur, il veille, le Gardien de son peuple (cf. Ps 121, 4), pour le faire sortir de l’esclavage et lui ouvrir le chemin de la liberté.

Le Seigneur veille et avec la puissance de son amour il fait passer le peuple à travers la Mer Rouge; et il fait passer Jésus à travers l’abîme de la mort et des enfers.

Nuit de veille que fut cette nuit pour les disciples de Jésus. Nuit de douleur et de peur. Les hommes sont restés enfermés dans le Cénacle. Les femmes, au contraire, à l’aube du jour qui suit le sabbat, sont allées au tombeau pour oindre le corps de Jésus. Leur cœur était rempli d’émotion et elles se demandaient: “Comment ferons-nous pour entrer? Qui nous roulera la pierre du tombeau?...”. Mais voici le premier signe de l’Événement: la grosse pierre avait déjà été roulée et la tombe était ouverte!

«En entrant dans le tombeau, elles virent, assis à droite, un jeune homme vêtu de blanc…» (Mc 16, 5). Les femmes furent les premières à voir ce grand signe: le tombeau vide; et elles furent les premières à y entrer…

En entrant dans le tombeau”. Cela nous fait du bien, en cette nuit de veille, de nous arrêter à réfléchir sur l’expérience des disciples de Jésus, qui nous interpelle nous aussi. C’est pour cela en effet, que nous sommes ici: pour entrer, entrer dans le Mystère que Dieu a accompli avec sa veille d’amour.

On ne peut vivre la Pâque sans entrer dans le mystère. Ce n’est pas un fait intellectuel, ce n’est pas seulement connaître, lire… C’est plus, c’est beaucoup plus!

“Entrer dans le mystère”, signifie capacité d’étonnement, de contemplation; capacité d’écouter le silence et d’entendre le murmure d’un fin silence sonore dans lequel Dieu nous parle (cf. 1 R 19, 12).

Entrer dans le mystère nous demande de ne pas avoir peur de la réalité: de ne pas se fermer sur soi-même, de ne pas fuir devant ce que nous ne comprenons pas, de ne pas fermer les yeux devant les problèmes, de ne pas les nier, de ne pas éliminer les points d’interrogation…

Entrer dans le mystère signifie aller au-delà de ses propres sécurités confortables, au-delà de la paresse et de l’indifférence qui nous freinent, et se mettre à la recherche de la vérité, de la beauté et de l’amour, chercher un sens imprévisible, une réponse pas banale aux questions qui mettent en crise notre foi, notre fidélité et notre raison.

Pour entrer dans le mystère, il faut de l’humilité, l’humilité de s’abaisser, de descendre du piédestal de notre moi si orgueilleux, de notre présomption; l’humilité de se redimensionner, en reconnaissant ce que nous sommes effectivement: des créatures, avec des qualités et des défauts, des pécheurs qui ont besoin de pardon. Pour entrer dans le mystère, il faut cet abaissement qui est impuissance, dépossession de ses propres idolâtries… adoration. Sans adorer, on ne peut entrer dans le mystère.

Les femmes disciples de Jésus nous enseignent tout cela. Elles ont veillé, cette nuit, avec la Mère. Et elle, la Vierge Mère, les a aidés à ne pas perdre la foi et l’espérance. Ainsi elles ne sont pas restées prisonnières de la peur et de la douleur, mais aux premières lueurs de l’aube, elles sont sorties, portant dans les mains leurs parfums et avec le cœur oint d’amour. Elles sont sorties et elles ont trouvé le tombeau ouvert. Et elles sont entrées. Elles ont veillé, elles sont sorties et elles sont entrées dans le Mystère. Apprenons d’elles à veiller avec Dieu et avec Marie, notre Mère, pour entrer dans le Mystère qui nous fait passer de la mort à la vie.

[00532-FR.01] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

Tonight is a night of vigil.

The Lord is not sleeping; the Watchman is watching over his people (cf. Ps 121:4), to bring them out of slavery and to open before them the way to freedom.

The Lord is keeping watch and, by the power of his love, he is bringing his people through the Red Sea. He is also bringing Jesus through the abyss of death and the netherworld.

This was a night of vigil for the disciples of Jesus, a night of sadness and fear. The men remained locked in the Upper Room. Yet, the women went to the tomb at dawn on Sunday to anoint Jesus’ body. Their hearts were overwhelmed and they were asking themselves: “How will we enter? Who will roll back the stone of the tomb?…” But here was the first sign of the great event: the large stone was already rolled back and the tomb was open!

“Entering the tomb, they saw a young man sitting on the right side, dressed in a white robe…” (Mk 16:5). The women were the first to see this great sign, the empty tomb; and they were the first to enter…

Entering the tomb”. It is good for us, on this Vigil night, to reflect on the experience of the women, which also speaks to us. For that is why we are here: to enter, to enter into the Mystery which God has accomplished with his vigil of love.

We cannot live Easter without entering into the mystery. It is not something intellectual, something we only know or read about… It is more, much more!

“To enter into the mystery” means the ability to wonder, to contemplate; the ability to listen to the silence and to hear the tiny whisper amid great silence by which God speaks to us (cf 1 Kings 19:12).

To enter into the mystery demands that we not be afraid of reality: that we not be locked into ourselves, that we not flee from what we fail to understand, that we not close our eyes to problems or deny them, that we not dismiss our questions…

To enter into the mystery means going beyond our own comfort zone, beyond the laziness and indifference which hold us back, and going out in search of truth, beauty and love. It is seeking a deeper meaning, an answer, and not an easy one, to the questions which challenge our faith, our fidelity and our very existence.

To enter into the mystery, we need humility, the lowliness to abase ourselves, to come down from the pedestal of our “I” which is so proud, of our presumption; the humility not to take ourselves so seriously, recognizing who we really are: creatures with strengths and weaknesses, sinners in need of forgiveness. To enter into the mystery we need the lowliness that is powerlessness, the renunciation of our idols… in a word, we need to adore. Without adoration, we cannot enter into the mystery.

The women who were Jesus’ disciples teach us all of this. They kept watch that night, together with Mary. And she, the Virgin Mother, helped them not to lose faith and hope. As a result, they did not remain prisoners of fear and sadness, but at the first light of dawn they went out carrying their ointments, their hearts anointed with love. They went forth and found the tomb open. And they went in. They had kept watch, they went forth and they entered into the Mystery. May we learn from them to keep watch with God and with Mary our Mother, so that we too may enter into the Mystery which leads from death to life.

[00532-EN.01] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Eine Nacht des Wachens ist diese Nacht.

Der Herr schläft nicht, es wacht der Hüter seines Volkes (vgl. Ps121,4), um es aus der Knechtschaft herauszuführen und ihm den Weg der Freiheit zu bahnen.

Der Herr wacht, und mit der Macht seiner Liebe lässt er das Volk das Rote Meer durchschreiten und lässt Jesus den Abgrund des Todes und der Unterwelt durchschreiten.

Eine Nacht des Wachens war es für die Jünger und Jüngerinnen Jesu. Eine Nacht des Schmerzes und der Angst. Die Männer verharrten im Abendmahlssaal hinter verschlossenen Türen. Die Frauen hingegen gingen im Morgengrauen des Tags nach dem Sabbat zum Grab, um den Leichnam Jesu zu salben. Ihr Herz war tief erschüttert, und sie fragten sich: „Wie können wir nur hineinkommen? Wer wird uns den Stein vom Grab wegwälzen?...“ Doch siehe da, das erste Zeichen des Ereignisses: Der große Stein war bereits umgestoßen, und das Grab war offen!

»Sie gingen in das Grab hinein und sahen auf der rechten Seite einen jungen Mann sitzen, der mit einem weißen Gewand bekleidet war…« (Mk 16,5). Die Frauen waren die Ersten, die dieses große Zeichen sahen: das leere Grab, und sie waren die Ersten, die dort eintraten…

Tretet ein in das Grab!“ Es tut uns gut, in dieser Nacht des Wachens innezuhalten, um über die Erfahrung der Jüngerinnen Jesu nachzudenken, die auch uns angeht. Dazu sind wir nämlich hier: um einzutreten – einzutreten in das Geheimnis, das Gott mit seiner Wache der Liebe vollbracht hat.

Man kann Ostern nicht erleben, ohne in das Geheimnis einzutreten. Es ist keine intellektuelle Angelegenheit, es bedeutet nicht nur erkennen, lesen… Es ist mehr, viel mehr!

„Ins Geheimnis einzutreten“ bedeutet die Fähigkeit zum Staunen, zur Betrachtung; die Fähigkeit, in die Stille hineinzuhorchen und das klangvolle Säuseln zu hören, in dem Gott zu uns spricht (vgl. 1Kön 19,12).

Ins Geheimnis einzutreten verlangt von uns, keine Angst vor der Wirklichkeit zu haben: sich nicht in sich selbst zu verschließen, nicht vor dem zu fliehen, was wir nicht verstehen, nicht vor den Problemen die Augen zu verschließen, sie zu leugnen, nicht die Rätsel beiseitezuschieben…

Ins Geheimnis einzutreten bedeutet, über die eigenen bequemen Sicherheiten, über die Trägheit und die Gleichgültigkeit, die uns bremsen, hinauszugehen und sich auf die Suche nach der Wahrheit, der Schönheit und der Liebe zu begeben, einen nicht von vornherein erwarteten Sinn zu suchen, eine nicht banale Antwort auf die Fragen, die unseren Glauben, unsere Treue und unseren Verstand in Krise versetzen.

Um ins Geheimnis einzutreten, bedarf es der Demut – der Demut, sich zu erniedrigen, vom Sockel unseres so stolzen Ich, unserer Anmaßung herunterzusteigen; der Demut, bescheidener zu werden und anzuerkennen, was wir wirklich sind: Geschöpfe mit Vorzügen und Mängeln, Sünder, die der Vergebung bedürfen. Um ins Geheimnis einzutreten, bedarf es dieser Erniedrigung, die Ohnmacht ist, Entäußerung der eigenen Vergötterungen… Anbetung. Ohne anzubeten kann man nicht ins Geheimnis eintreten.

All das lehren uns die Jüngerinnen Jesu. Sie wachten in jener Nacht, gemeinsam mit Maria. Und sie, die jungfräuliche Mutter, half ihnen, nicht den Glauben und die Hoffnung zu verlieren. So blieben sie nicht in Angst und Schmerz gefangen, sondern gingen beim ersten Aufscheinen des Morgengrauens hinaus, ihre Salböle in der Hand und mit von Liebe gesalbtem Herzen. Sie gingen hinaus und fanden das Grab offen. Und sie gingen hinein. Sie wachten, gingen hinaus und traten ins Geheimnis ein. Lernen wir von ihnen, mit Gott und mit Maria, unserer Mutter, zu wachen, um in das Geheimnis einzutreten, das uns vom Tod zum Leben übergehen lässt.

[00532-DE.01] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Esta noche es noche de vigilia.

El Señor no duerme, vela el guardián de su pueblo (cf. Sal 121,4), para sacarlo de la esclavitud y para abrirle el camino de la libertad.

El Señor vela y, con la fuerza de su amor, hace pasar al pueblo a través del Mar Rojo; y hace pasar a Jesús a través del abismo de la muerte y de los infiernos.

Esta fue una noche de vela para los discípulos y las discípulas de Jesús. Noche de dolor y de temor. Los hombres permanecieron cerrados en el Cenáculo. Las mujeres, sin embargo, al alba del día siguiente, fueron al sepulcro para ungir el cuerpo de Jesús. Sus corazones estaban llenos de emoción y se preguntaban: «¿Cómo haremos para entrar?, ¿quién nos removerá la piedra de la tumba?...». Pero he aquí el primer signo del Acontecimiento: la gran piedra ya había sido removida, y la tumba estaba abierta.

«Entraron en el sepulcro y vieron a un joven sentado a la derecha, vestido de blanco» (Mc 16,5). Las mujeres fueron las primeras que vieron este gran signo: el sepulcro vacío; y fueron las primeras en entrar.

«Entraron en el sepulcro». En esta noche de vigilia, nos viene bien detenernos en reflexionar sobre la experiencia de las discípulas de Jesús, que también nos interpela a nosotros. Efectivamente, para eso estamos aquí: para entrar, para entrar en el misterio que Dios ha realizado con su vigilia de amor.

No se puede vivir la Pascua sin entrar en el misterio. No es un hecho intelectual, no es sólo conocer, leer... Es más, es mucho más.

«Entrar en el misterio» significa capacidad de asombro, de contemplación; capacidad de escuchar el silencio y sentir el susurro de ese hilo de silencio sonoro en el que Dios nos habla (cf. 1 Re 19,12).

Entrar en el misterio nos exige no tener miedo de la realidad: no cerrarse en sí mismos, no huir ante lo que no entendemos, no cerrar los ojos frente a los problemas, no negarlos, no eliminar los interrogantes...

Entrar en el misterio significa ir más allá de las cómodas certezas, más allá de la pereza y la indiferencia que nos frenan, y ponerse en busca de la verdad, la belleza y el amor, buscar un sentido no ya descontado, una respuesta no trivial a las cuestiones que ponen en crisis nuestra fe, nuestra fidelidad y nuestra razón.

Para entrar en el misterio se necesita humildad, la humildad de abajarse, de apearse del pedestal de nuestro yo, tan orgulloso, de nuestra presunción; la humildad para redimensionar la propia estima, reconociendo lo que realmente somos: criaturas con virtudes y defectos, pecadores necesitados de perdón. Para entrar en el misterio hace falta este abajamiento, que es impotencia, vaciándonos de las propias idolatrías... adoración. Sin adorar no se puede entrar en el misterio.

Todo esto nos enseñan las mujeres discípulas de Jesús. Velaron aquella noche, junto la Madre. Y ella, la Virgen Madre, las ayudó a no perder la fe y la esperanza. Así, no permanecieron prisioneras del miedo y del dolor, sino que salieron con las primeras luces del alba, llevando en las manos sus ungüentos y con el corazón ungido de amor. Salieron y encontraron la tumba abierta. Y entraron. Velaron, salieron y entraron en el misterio. Aprendamos de ellas a velar con Dios y con María, nuestra Madre, para entrar en el misterio que nos hace pasar de la muerte a la vida.

[00532-ES.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Esta é uma noite de vigília.

Não dorme o Senhor, vigia o Guardião do seu povo (cf. Sl 121/120, 4) para fazê-lo sair da escravidão e abrir-lhe a estrada da liberdade.

O Senhor vigia e, com a força do seu amor, faz passar o povo através do Mar Vermelho; e faz passar Jesus através do abismo da morte e da mansão dos mortos.

Foi uma noite de vigília para os discípulos e as discípulas de Jesus. Noite de desolação e de medo. Os homens permaneceram fechados no Cenáculo. As mulheres, ao contrário, ao alvorecer do dia depois do sábado foram ao sepulcro para ungir o corpo de Jesus. Tinham o coração cheio de angústia e perguntavam-se: «Como faremos para entrar? Quem nos fará rolar a pedra do sepulcro?». Mas eis o primeiro sinal do Evento: a grande pedra fora removida e o túmulo estava aberto!

«Entrando no sepulcro, viram um jovem sentado à direita, vestido com uma túnica branca» (Mc 16, 5). As mulheres foram as primeiras a ver este grande sinal: o túmulo vazio; e foram as primeiras a entrar nele.

«Entrando no sepulcro». Faz-nos bem, nesta noite de vigília, deter-nos a reflectir sobre a experiência das discípulas de Jesus, que nos interpela a nós também. Realmente é para isto que estamos aqui: para entrar, entrar no Mistério que Deus realizou com a sua vigília de amor.

Não se pode viver a Páscoa, sem entrar no mistério. Não é um facto intelectual, não é só conhecer, ler... É mais, é muito mais!

«Entrar no mistério» significa capacidade de estupefacção, de contemplação; capacidade de escutar o silêncio e ouvir o sussurro de um fio de silêncio sonoro em que Deus nos fala (cf. 1 Re 19, 12).

Entrar no mistério requer de nós que não tenhamos medo da realidade: não nos fechemos em nós mesmos, não fujamos perante aquilo que não entendemos, não fechemos os olhos diante dos problemas, não os neguemos, não eliminemos as questões...

Entrar no mistério significa ir além da comodidade das próprias seguranças, além da preguiça e da indiferença que nos paralisam, e pôr-se à procura da verdade, da beleza e do amor, buscar um sentido não óbvio, uma resposta não banal para as questões que põem em crise a nossa fé, a nossa lealdade e nossa razão.

Para entrar no mistério, é preciso humildade, a humildade de rebaixar-se, de descer do pedestal do meu eu tão orgulhoso, da nossa presunção; a humildade de se reajustar, reconhecendo o que realmente somos: criaturas, com valores e defeitos, pecadores necessitados de perdão. Para entrar no mistério, é preciso este abaixamento que é impotência, esvaziamento das próprias idolatrias, adoração. Sem adorar, não se pode entrar no mistério.

Tudo isto nos ensinam as mulheres discípulas de Jesus. Elas estiveram de vigia naquela noite, juntamente com a Mãe. E Ela, a Virgem Mãe, ajudou-as a não perderem a fé nem a esperança. Deste modo, não ficaram prisioneiras do medo e da angústia, mas às primeiras luzes da aurora saíram, levando na mão os seus perfumes e com o coração perfumado de amor. Saíram e encontraram o sepulcro aberto. E entraram. Vigiaram, saíram e entraram no Mistério. Aprendamos com elas a vigiar com Deus e com Maria, nossa Mãe, para entrar no Mistério que nos faz passar da morte à vida.

[00532-PO.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Dzisiejsza noc jest nocą czuwania.

Pan nie śpi, czuwa Opiekun swego ludu (por. Ps 121,4), aby go wyzwolić z niewoli i otworzyć mu drogę do wolności.

Pan czuwa i mocą swej miłości sprawia, że lud przechodzi przez Morze Czerwone; sprawia, że Jezus przechodzi przez otchłań śmierci i piekieł.

Ta noc była nocą czuwania dla uczniów i uczennic Jezusa. Noc bólu i strachu. Mężczyźni byli zamknięci w Wieczerniku. Natomiast kobiety w poranek dnia po szabacie, udały się do grobu, aby namaścić ciało Jezusa. Ich serce było pełne wzruszenia i stawiały sobie pytanie: „Jak uda się nam wejść. Kto nam odsunie kamień od wejścia do grobu?”. Ale tutaj napotkały pierwszy znak wydarzenia: wielki kamień był już odsunięty, a grób był otwarty!

„Weszły więc do grobu i ujrzały młodzieńca siedzącego po prawej stronie, ubranego w białą szatę...” (Mk 16,5). Kobiety jako pierwsze ujrzały ten wielki znak: pusty grób; i jako pierwsze do niego weszły…

„Weszły więc do grobu". Warto, abyśmy w tę noc czuwania zatrzymali się i zastanowili nad doświadczeniem uczennic Jezusa, które jest wyzwaniem również dla nas. Właśnie z tego powodu tu jesteśmy: aby wejść, wejść w Misterium, jakiego dokonał Bóg wraz ze swoim czuwaniem miłości.

Nie można przeżywać Paschy, nie wchodząc w misterium. To nie jest fakt intelektualny, to nie tylko poznanie, przeczytanie... To coś więcej, coś o wiele więcej!

„Wejście w misterium” oznacza zdolność do zachwytu i kontemplacji; umiejętność słuchania ciszy i usłyszenia szmeru łagodnego powiewu, w którym mówi do nas Bóg (por. 1 Krl 19,12).

Wejście w misterium wymaga od nas, byśmy nie bali się rzeczywistości: nie zamykali się w sobie, nie uciekali od tego, czego nie rozumiemy, nie zamykali oczu w obliczu problemów, nie negowali ich, nie usuwali znaków zapytania…

Wejście w misterium oznacza wykroczenie poza nasze własne wygodne zabezpieczenia, poza hamujące nas lenistwo i obojętność, aby wyruszyć na poszukiwanie prawdy, piękna i miłości, szukanie sensu nieoczywistego, niebanalnych odpowiedzi na kwestie stawiające pod znakiem zapytania naszą wiarę, naszą wierność i naszą racjonalność.

Aby wejść w misterium potrzebna jest pokora – pokora, aby się uniżyć, by zejść z piedestału naszego tak pysznego „ja”, naszej zarozumiałości; pokora nadawania właściwych rozmiarów, uznając to, czym naprawdę jesteśmy: stworzeniami, z mocnymi i słabymi stronami, grzesznikami potrzebującymi przebaczenia. Aby wejść w misterium potrzebne jest to uniżenie się, które jest bezsilnością, ogołoceniem z naszych idolatrii... uwielbieniem. Bez adoracji nie można wejść w misterium.

Tego wszystko uczą nas kobiety, uczennice Jezusa. One czuwały tej nocy, wraz z Matką. A Ona, Matka Dziewica im pomogła, aby nie utraciły wiary i nadziei. W ten sposób nie stały się więźniami strachu i cierpienia, ale o świcie wyszły, niosąc w rękach wonności, z sercem namaszczonym miłością. Wyszły i znalazły grób otwarty. I weszły. Czuwały, wyszły i weszły w Misterium. Uczmy się od nich czuwania z Bogiem i z Maryją, naszą Matką, aby wejść w Misterium, które sprawia, że przechodzimy ze śmierci do życia.

[00532-PL.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua araba

إن هذه الليلة هي ليلة يقظة.

الرب لا ينام، فالحارس يسهر على شعبه (را. مز 121، 4)، ليخرجه من العبودية وليفتح له طريق الحرية.

يسهر الرب وبقوة محبّته يَعبُرُ بِشعبِهِ البحرَ الأحمر؛ ويَعبرُ بِيسوعَ غورَ الموتِ والهاوية.

كانت هذه الليلة ليلة يقظة لتلاميذ وتلميذات يسوع. ليلة ألم وخوف. لقد بقي الرجال محبوسين في العلّية. بينما النسوة، على العكس، فقد ذهبن إلى القبر قبل الفجر في اليوم الذي تلا السبت، ليطيّبن جسد يسوع. كان قلبُهم مملوء عطفًا وكنَّ تتساءلن: "كيف ندخل؟، من سيدحرج لنا الحجر عن باب القبر؟...". وها هي أول علامة للحدث: قد دُحرِجَ الحجر الكبير والقبر مفتوح!

"دَخَلْنَ القَبْرَ فأَبصَرْنَ شَابّاً جَالِساً عنِ اليَمينِ عَلَيه حُلَّةٌ بَيضاء..." (مر 16، 5). كانت النسوة أُوّل من رأى هذه العلامة العظيمة: القبر فارغ؛ وكنَّ أول من دخله...

" دَخَلْنَ القَبْرَ". سيكون مُفيدًا لنا أن نتوقّف في ليلة السهّر هذه للتفكير في خبرة تلميذات يسوع، إنها خبرة تدعونا نحن أيضا للتفكير. في الواقع، لهذا نحن هنا: كي ندخل، ندخل في السر الذي حقّقه الله بمحبّته الساهرة. إن الفصح لا يمكن عيشه بدون الدخول في سر (الله). إنه ليس بأمر عقلاني، ليس بمعرفة بحتة أو بقراءة... وإنما أكثر من ذلك، أكثر بكثير!

"الدخول في السر" يعني القدرة على الانذهال، وعلى التأمل؛ القدرة على الإصغاء للصمت وعلى سماع همس صمتٍ لَطيف، ذاك الذي من خلاله يكلمنا الله (را. 1 مل 19، 12).

الدخول في السر يتطلّب منا ألّا نخاف من الواقع: ألّا ننغلق على ذواتنا، وألّا نهرب ممّا لا نفهمه، وألّا نغلق أعيننا امام المشاكل، وألّا ننكرها، وألّا نقصي التَسَاؤُلات...

الدخول في السر يعني تخطي ضماناتنا المريحة، والكسل واللامبالاة التي تُعيقُنا، والبدء في البحث عن الحقيقة، وعن الجمال والمحبة، والبحث عن معنى ذو قيمة، وعن جواب غير تافه للأسئلة التي تضع إيماننا وإخلاصنا وتفكيرنا في محنة.

للدخول في السر نحتاج إلى التواضع، إلى الاتضاع، وإلى النزول من قلعة ذواتنا المتكبرة جدّا، من اعتزازنا؛ نحتاج إلى تواضع تحجيم أنفسنا، وإدراك ما نحن عليه حقا: مخلوقات، لها نقاط قوة وضعف؛ خطأة بحاجة إلى الغفران. للدخول في السر، نحن بحاجة إلى هذا الاتضاع الذي هو عجز، وإخلاء للذات من آلهتها المزيفة... بحاجة إلى السجود. فبدون سجود لا يمكن الدخول في السر.

كل هذا تعلمنا إياه تلميذات يسوع. لقد سهرن، في تلك الليلة سويا مع الأم. وهي - الأم العذراء – قد ساعدتهن على عدم فقدان الإيمان والرجاء. هكذا لم يبقين أسيراتٍ للخوف والألم، وإنّما خرجن مع نور الفجرِ، حاملات الطيب بقلب ممسوح بزيت المحبة. لقد خرجن ووجدن القبر مفتوحا، فدخلن. سهرنَّ، وخرجن ودخلن في السر. دعونا نتعلم منهن السهر مع الله ومع مريم، أمنا، كي ندخل في السر الذي يَعبُرُ بِنا من الموتِ إلى الحياة.

[00532-AR.01] [Testo originale: Italiano]

[B0242-XX.02]