Messaggio del Santo Padre Francesco per la XXX Giornata Mondiale della Gioventù (29 marzo 2015) Messaggio del Santo Padre
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Pubblichiamo di seguito il testo del Messaggio che il Santo Padre Francesco invia ai giovani e alle giovani del mondo in occasione della 30.ma Giornata Mondiale della Gioventù che sarà celebrata il 29 marzo 2015, Domenica delle Palme, a livello diocesano:
Messaggio del Santo Padre
«Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5,8)
Cari giovani,
continuiamo il nostro pellegrinaggio spirituale verso Cracovia, dove nel luglio 2016 si terrà la prossima edizione internazionale della Giornata Mondiale della Gioventù. Come guida del nostro cammino abbiamo scelto le Beatitudini evangeliche. L’anno scorso abbiamo riflettuto sulla Beatitudine dei poveri in spirito, inserita nel contesto più ampio del "discorso della montagna". Abbiamo scoperto insieme il significato rivoluzionario delle Beatitudini e il forte richiamo di Gesù a lanciarci con coraggio nell’avventura della ricerca della felicità. Quest’anno rifletteremo sulla sesta Beatitudine: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5,8).
1. Il desiderio della felicità
La parola beati, ossia felici, compare nove volte in questa che è la prima grande predica di Gesù (cfr Mt 5,1-12). È come un ritornello che ci ricorda la chiamata del Signore a percorrere insieme a Lui una strada che, nonostante tutte le sfide, è la via della vera felicità.
Sì, cari giovani, la ricerca della felicità è comune a tutte le persone di tutti i tempi e di tutte le età. Dio ha deposto nel cuore di ogni uomo e di ogni donna un desiderio irreprimibile di felicità, di pienezza. Non avvertite che i vostri cuori sono inquieti e in continua ricerca di un bene che possa saziare la loro sete d’infinito?
I primi capitoli del Libro della Genesi ci presentano la splendida beatitudine alla quale siamo chiamati e che consiste in comunione perfetta con Dio, con gli altri, con la natura, con noi stessi. Il libero accesso a Dio, alla sua intimità e visione era presente nel progetto di Dio per l’umanità dalle sue origini e faceva sì che la luce divina permeasse di verità e trasparenza tutte le relazioni umane. In questo stato di purezza originale non esistevano "maschere", sotterfugi, motivi per nascondersi gli uni agli altri. Tutto era limpido e chiaro.
Quando l’uomo e la donna cedono alla tentazione e rompono la relazione di fiduciosa comunione con Dio, il peccato entra nella storia umana (cfr Gen 3). Le conseguenze si fanno subito notare anche nelle loro relazioni con sé stessi, l’uno con l’altro, con la natura. E sono drammatiche! La purezza delle origini è come inquinata. Da quel momento in poi l’accesso diretto alla presenza di Dio non è più possibile. Subentra la tendenza a nascondersi, l’uomo e la donna devono coprire la propria nudità. Privi della luce che proviene dalla visione del Signore, guardano la realtà che li circonda in modo distorto, miope. La "bussola" interiore che li guidava nella ricerca della felicità perde il suo punto di riferimento e i richiami del potere, del possesso e della brama del piacere a tutti i costi li portano nel baratro della tristezza e dell’angoscia.
Nei Salmi troviamo il grido che l’umanità rivolge a Dio dal profondo dell’anima: «Chi ci farà vedere il bene, se da noi, Signore, è fuggita la luce del tuo volto?» (Sal 4,7). Il Padre, nella sua infinita bontà, risponde a questa supplica inviando il suo Figlio. In Gesù, Dio assume un volto umano. Con la sua incarnazione, vita, morte e risurrezione Egli ci redime dal peccato e ci apre orizzonti nuovi, finora impensabili.
E così, in Cristo, cari giovani, si trova il pieno compimento dei vostri sogni di bontà e felicità. Lui solo può soddisfare le vostre attese tante volte deluse dalle false promesse mondane. Come disse san Giovanni Paolo II: «è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare. E’ Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande» (Veglia di preghiera a Tor Vergata, 19 agosto 2000: Insegnamenti XXIII/2, [2000], 212).
2. Beati i puri di cuore…
Adesso cerchiamo di approfondire come questa beatitudine passi attraverso la purezza del cuore. Prima di tutto dobbiamo capire il significato biblico della parola cuore. Per la cultura ebraica il cuore è il centro dei sentimenti, dei pensieri e delle intenzioni della persona umana. Se la Bibbia ci insegna che Dio non vede le apparenze, ma il cuore(cfr 1 Sam 16,7),possiamo dire anche che è a partire dal nostro cuore che possiamo vedere Dio. Questo perché il cuore riassume l’essere umano nella sua totalità e unità di corpo e anima, nella sua capacità di amare ed essere amato.
Per quanto riguarda invece la definizione di "puro", la parola greca utilizzata dall’evangelista Matteo è katharos e significa fondamentalmente pulito, limpido, libero da sostanze contaminanti. Nel Vangelo vediamo Gesù scardinare una certa concezione della purezza rituale legata all’esteriorità, che vietava ogni contatto con cose e persone (tra cui i lebbrosi e gli stranieri), considerati impuri. Ai farisei che, come tanti giudei di quel tempo, non mangiavano senza aver fatto le abluzioni e osservavano numerose tradizioni legate al lavaggio di oggetti, Gesù dice in modo categorico: «Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza» (Mc 7,15.21-22).
In che consiste dunque la felicità che scaturisce da un cuore puro? A partire dall’elenco dei mali che rendono l’uomo impuro, enumerati da Gesù, vediamo che la questione tocca soprattutto il campo delle nostre relazioni. Ognuno di noi deve imparare a discernere ciò che può "inquinare" il suo cuore, formarsi una coscienza retta e sensibile, capace di «discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto» (Rm 12,2). Se è necessaria una sana attenzione per la custodia del creato, per la purezza dell’aria, dell’acqua e del cibo, tanto più dobbiamo custodire la purezza di ciò che abbiamo di più prezioso: i nostri cuori e le nostre relazioni. Questa "ecologia umana" ci aiuterà a respirare l’aria pura che proviene dalle cose belle, dall’amore vero, dalla santità.
Una volta vi ho posto la domanda: Dov’è il vostro tesoro? Su quale tesoro riposa il vostro cuore? (cfr Intervista con alcuni giovani del Belgio, 31 marzo 2014). Sì, i nostri cuori possono attaccarsi a veri o falsi tesori, possono trovare un riposo autentico oppure addormentarsi, diventando pigri e intorpiditi. Il bene più prezioso che possiamo avere nella vita è la nostra relazione con Dio. Ne siete convinti? Siete consapevoli del valore inestimabile che avete agli occhi di Dio? Sapete di essere amati e accolti da Lui in modo incondizionato, così come siete? Quando questa percezione viene meno, l’essere umano diventa un enigma incomprensibile, perché proprio il sapere di essere amati da Dio incondizionatamente dà senso alla nostra vita. Ricordate il colloquio di Gesù con il giovane ricco (cfr Mc 10,17-22)? L’evangelista Marco nota che il Signore fissò lo sguardo su di lui e lo amò (cfr v. 21), invitandolo poi a seguirlo per trovare il vero tesoro. Vi auguro, cari giovani, che questo sguardo di Cristo, pieno di amore, vi accompagni per tutta la vostra vita.
Il periodo della giovinezza è quello in cui sboccia la grande ricchezza affettiva presente nei vostri cuori, il desiderio profondo di un amore vero, bello e grande. Quanta forza c’è in questa capacità di amare ed essere amati! Non permettete che questo valore prezioso sia falsato, distrutto o deturpato. Questo succede quando nelle nostre relazioni subentra la strumentalizzazione del prossimo per i propri fini egoistici, talvolta come puro oggetto di piacere. Il cuore rimane ferito e triste in seguito a queste esperienze negative. Vi prego: non abbiate paura di un amore vero, quello che ci insegna Gesù e che san Paolo delinea così: «La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine» (1 Cor 13, 4-8).
Nell’invitarvi a riscoprire la bellezza della vocazione umana all’amore, vi esorto anche a ribellarvi contro la diffusa tendenza a banalizzare l’amore, soprattutto quando si cerca di ridurlo solamente all’aspetto sessuale, svincolandolo così dalle sue essenziali caratteristiche di bellezza, comunione, fedeltà e responsabilità. Cari giovani, «nella cultura del provvisorio, del relativo, molti predicano che l’importante è "godere" il momento, che non vale la pena di impegnarsi per tutta la vita, di fare scelte definitive, "per sempre", perché non si sa cosa riserva il domani. Io, invece, vi chiedo di essere rivoluzionari, vi chiedo di andare controcorrente; sì, in questo vi chiedo di ribellarvi a questa cultura del provvisorio, che, in fondo, crede che voi non siate in grado di assumervi responsabilità, crede che voi non siate capaci di amare veramente. Io ho fiducia in voi giovani e prego per voi. Abbiate il coraggio di andare controcorrente. E abbiate il coraggio anche di essere felici» (Incontro con i volontari alla GMG di Rio, 28 luglio 2013).
Voi giovani siete dei bravi esploratori! Se vi lanciate alla scoperta del ricco insegnamento della Chiesa in questo campo, scoprirete che il cristianesimo non consiste in una serie di divieti che soffocano i nostri desideri di felicità, ma in un progetto di vita capace di affascinare i nostri cuori!
3. ... perché vedranno Dio
Nel cuore di ogni uomo e di ogni donna risuona continuamente l’invito del Signore: «Cercate il mio volto!» (Sal 27,8). Allo stesso tempo ci dobbiamo sempre confrontare con la nostra povera condizione di peccatori. E’ quanto leggiamo per esempio nel Libro dei Salmi: «Chi potrà salire il monte del Signore? Chi potrà stare nel suo luogo santo? Chi ha mani innocenti e cuore puro» (Sal 24,3-4). Ma non dobbiamo avere paura né scoraggiarci: nella Bibbia e nella storia di ognuno di noi vediamo che è sempre Dio che fa il primo passo. E’ Lui che ci purifica affinché possiamo essere ammessi alla sua presenza.
Il profeta Isaia, quando ricevette la chiamata del Signore a parlare nel suo nome, si spaventò e disse: «Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono» (Is 6,5). Eppure il Signore lo purificò, inviandogli un angelo che toccò la sua bocca e gli disse: «E’ scomparsa la tua colpa e il tuo peccato è espiato» (v.7). Nel Nuovo Testamento, quando sul lago di Gennèsaret Gesù chiamò i suoi primi discepoli e compì il prodigio della pesca miracolosa, Simon Pietro cadde ai suoi piedi dicendo: «Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore»(Lc 5,8). La risposta non si fece aspettare: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini» (v. 10). E quando uno dei discepoli di Gesù gli chiese: «Signore, mostraci il Padre e ci basta», il Maestro rispose: «Chi ha visto me, ha visto il Padre» (Gv 14,8-9).
L’invito del Signore a incontrarlo è rivolto perciò ad ognuno di voi, in qualsiasi luogo e situazione si trovi. Basta «prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta. Non c’è motivo per cui qualcuno possa pensare che questo invito non è per lui» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 3).Siamo tutti peccatori, bisognosi di essere purificati dal Signore. Ma basta fare un piccolo passo verso Gesù per scoprire che Lui ci aspetta sempre con le braccia aperte, in particolare nel Sacramento della Riconciliazione, occasione privilegiata di incontro con la misericordia divina che purifica e ricrea i nostri cuori.
Sì, cari giovani, il Signore vuole incontrarci, lasciarsi "vedere" da noi. "E come?"– mi potrete domandare. Anche santa Teresa d’Avila, nata in Spagna proprio 500 anni fa, già da piccola diceva ai suoi genitori: «Voglio vedere Dio». Poi ha scoperto la via della preghiera come«un intimo rapporto di amicizia con Colui dal quale ci sentiamo amati» (Libro della vita, 8,5). Per questo vi domando: voi pregate? Sapete che potete parlare con Gesù, con il Padre, con lo Spirito Santo, come si parla con un amico? E non un amico qualsiasi, ma il vostro migliore e più fidato amico! Provate a farlo, con semplicità. Scoprirete quello che un contadino di Ars diceva al santo Curato del suo paese: quando sono in preghiera davanti al Tabernacolo, «io lo guardo e lui mi guarda» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2715).
Ancora una volta vi invito a incontrare il Signore leggendo frequentemente la Sacra Scrittura. Se non avete ancora l’abitudine, iniziate dai Vangeli. Leggete ogni giorno un brano. Lasciate che la Parola di Dio parli ai vostri cuori, illumini i vostri passi (cfr Sal 119,105). Scoprirete che si può "vedere" Dio anche nel volto dei fratelli, specialmente quelli più dimenticati: i poveri, gli affamati, gli assetati, gli stranieri, gli ammalati, i carcerati (cfr Mt 25,31-46).Ne avete mai fatto esperienza? Cari giovani, per entrare nella logica del Regno di Dio bisogna riconoscersi poveri con i poveri. Un cuore puro è necessariamente anche un cuore spogliato, che sa abbassarsi e condividere la propria vita con i più bisognosi.
L’incontro con Dio nella preghiera, attraverso la lettura della Bibbia e nella vita fraterna vi aiuterà a conoscere meglio il Signore e voi stessi .Come accadde ai discepoli di Emmaus (cfr Lc 24,13-35), la voce di Gesù farà ardere i vostri cuori e si apriranno i vostri occhi per riconoscere la sua presenza nella vostra storia, scoprendo così il progetto d’amore che Lui ha per la vostra vita.
Alcuni di voi sentono o sentiranno la chiamata del Signore al matrimonio, a formare una famiglia. Molti oggi pensano che questa vocazione sia "fuori moda",ma non è vero! Proprio per questo motivo, l’intera Comunità ecclesiale sta vivendo un periodo speciale di riflessione sulla vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo. Inoltre, vi invito a considerare la chiamata alla vita consacrata o al sacerdozio. Quanto è bello vedere giovani che abbracciano la vocazione di donarsi pienamente a Cristo e al servizio della sua Chiesa! Interrogatevi con animo puro e non abbiate paura di quello che Dio vi chiede! A partire dal vostro "sì" alla chiamata del Signore diventerete nuovi semi di speranza nella Chiesa e nella società. Non dimenticate: la volontà di Dio è la nostra felicità!
4. In cammino verso Cracovia
«Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5,8).Cari giovani, come vedete, questa Beatitudine tocca molto da vicino la vostra esistenza ed è una garanzia della vostra felicità. Perciò vi ripeto ancora una volta: abbiate il coraggio di essere felici!
La Giornata Mondiale della Gioventù di quest’anno conduce all’ultima tappa del cammino di preparazione verso il prossimo grande appuntamento mondiale dei giovani a Cracovia, nel 2016.Proprio trent’anni fa san Giovanni Paolo II istituì nella Chiesa le Giornate Mondiali della Gioventù. Questo pellegrinaggio giovanile attraverso i continenti sotto la guida del Successore di Pietro è stata veramente un’iniziativa provvidenziale e profetica. Ringraziamo insieme il Signore per i preziosi frutti che essa ha portato nella vita di tanti giovani in tutto il pianeta! Quante scoperte importanti, soprattutto quella di Cristo Via, Verità e Vita, e della Chiesa come una grande e accogliente famiglia! Quanti cambiamenti di vita, quante scelte vocazionali sono scaturiti da questi raduni! Il santo Pontefice, Patrono delle GMG, interceda per il nostro pellegrinaggio verso la sua Cracovia. E lo sguardo materno della Beata Vergine Maria, la piena di grazia, tutta bella e tutta pura, ci accompagni in questo cammino.
Dal Vaticano, 31 gennaio 2015
Memoria di san Giovanni Bosco
FRANCISCUS
[00275-01.01] [Testo originale: Italiano]
Testo in lingua francese
« Heureux les cœurs purs, car ils verront Dieu » (Mt 5, 8)
Chers jeunes,
Nous continuons notre pèlerinage spirituel vers Cracovie, où en juillet 2016 se tiendra la prochaine édition internationale des Journées Mondiales de la Jeunesse. Sur notre chemin nous avons choisi comme guide les Béatitudes évangéliques. L’année dernière nous avons réfléchi sur la Béatitude des pauvres en esprit, insérée dans le contexte plus large du « discours sur la montagne ». Nous avons découvert ensemble la signification révolutionnaire des Béatitudes et l’appel fort de Jésus à nous lancer avec courage dans l’aventure de la recherche du bonheur. Cette année nous réfléchirons sur la sixième Béatitude : « Bienheureux les cœurs purs, car ils verront Dieu » (Mt 5, 8).
1. Le désir du bonheur
Le mot bienheureux ou plutôt heureux apparaît neuf fois dans cette première grande prédication de Jésus (cf. Mt 5, 1-12). Il est comme un refrain qui nous rappelle l’appel du Seigneur à parcourir avec lui une route qui, malgré tous les défis, est la voie du vrai bonheur.
Oui, chers jeunes, la recherche du bonheur est commune à toutes les personnes, de tous les temps, et de tous les âges. Dieu a déposé dans le cœur de chaque homme et de chaque femme un désir irrépressible de bonheur, de plénitude. Ne sentez-vous pas que vos cœurs sont inquiets et en recherche continuelle d’un bien qui puisse étancher leur soif d’infini ?
Les premiers chapitres du livre de la Genèse nous présentent la magnifique béatitude à laquelle nous sommes appelés, et qui consiste en la communion parfaite avec Dieu, avec les autres, avec la nature, avec nous-mêmes. Le libre accès à Dieu, à son intimité et à sa vision était présent dans le projet de Dieu pour l’humanité dès ses origines, et faisait en sorte que la lumière divine imprégnait toutes les relations humaines de vérité et de transparence. Dans cet état de pureté originelle, les « masques » n’existaient pas, ni les faux-fuyants, ni les raisons de se cacher les uns aux autres. Tout était limpide et clair.
Quand l’homme et la femme cèdent à la tentation et brisent la relation de communion confiante avec Dieu, le péché entre dans l’histoire humaine (cf. Gn 3). Les conséquences se font tout de suite connaître, y compris dans leurs relations avec soi-même, l’un avec l’autre, avec la nature. Et elles sont dramatiques ! La pureté des origines est comme polluée. À partir de ce moment l’accès direct à la présence de Dieu n’est plus possible. Il s’en suit la tendance à se cacher, l’homme et la femme doivent couvrir leur nudité. Privés de la lumière provenant de la vision du Seigneur, ils regardent la réalité qui les entoure de manière déformée, myope. La « boussole » intérieure qui les guidait dans la recherche du bonheur perd son point de référence et les appels du pouvoir, de la possession et de l’appétit du plaisir à n’importe quel prix, les entraînent dans le gouffre de la tristesse et de l’angoisse.
Nous trouvons dans les psaumes le cri que l’humanité adresse à Dieu du fond de l’âme : « Qui nous fera voir le bonheur ? Sur nous, Seigneur, que s’illumine ton visage » (Ps 4, 7). Le Père, dans sa bonté infinie, répond à cette supplique en envoyant son Fils. En Jésus, Dieu prend un visage humain. Par son incarnation, sa vie, sa mort et sa résurrection, il nous rachète du péché et nous ouvre des horizons nouveaux, jusqu’alors impensables.
Et ainsi, dans le Christ, chers jeunes, se trouve le plein accomplissement de vos rêves de bonté et de bonheur. Lui seul peut satisfaire vos attentes, tant de fois déçues par les fausses promesses du monde. Comme le disait saint Jean-Paul II : « C’est lui, la beauté qui vous attire tellement ; c’est lui qui vous provoque par la soif de la radicalité qui vous empêche de vous habituer aux compromis ; c’est lui qui vous pousse à faire tomber les masques qui faussent la vie ; c’est lui qui lit dans vos cœurs les décisions les plus profondes que d’autres voudraient étouffer. C’est Jésus qui suscite en vous le désir de faire de votre vie quelque chose de grand »(Veillée de prière à Tor Vergata, 19 août 2000 : Documentation catholique, 97 (2000), p. 778 ).
2. Heureux les cœurs purs…
À présent cherchons à approfondir comment cette Béatitude passe par la pureté du cœur. Avant tout nous devons comprendre le sens biblique du mot cœur. Dans la culture juive, le cœur est le centre des sentiments, des pensées, et des intentions de la personne humaine. Si la Bible nous enseigne que Dieu ne regarde pas les apparences, mais le cœur (cf. 1S 16, 7), on peut dire aussi que c’est à partir de notre cœur que nous pouvons voir Dieu. Cela parce que le cœur résume l’être humain dans sa totalité et dans son unité de corps et d’âme, dans sa capacité d’aimer et d’être aimé.
En ce qui concerne la définition de « pur », le mot grec utilisée par l’Évangéliste Matthieu est katharos, et signifie fondamentalement propre, limpide, libre de substance contaminante. Dans l’Évangile nous voyons Jésus détruire une certaine conception de la pureté rituelle liée à l’extériorité, qui interdisait tout contact avec des choses et des personnes (comme les lépreux et les étrangers), considérées comme impures. Aux pharisiens qui, comme tant de juifs de cette époque, ne mangeaient pas sans avoir fait les ablutions et qui observaient de nombreuses traditions liées au lavage des objets, Jésus dit de manière catégorique : « Rien de ce qui est extérieur à l’homme et qui entre en lui ne peut le rendre impur. Mais ce qui sort de l’homme, voilà ce qui rend l’homme impur. C’est du dedans, du cœur de l’homme, que sortent les pensées perverses : inconduites, vols, meurtres, adultères, cupidités, méchancetés, fraude, débauche, envie, diffamation, orgueil et démesure » (Mc 7, 15.21-22).
En quoi consiste donc le bonheur qui jaillit d’un cœur pur ? À partir de la liste des maux qui rendent l’homme impur, énumérés par Jésus, nous voyons que la question concerne surtout le champ de nos relations. Chacun de nous doit apprendre à discerner ce qui peut « polluer » son cœur, se former une conscience droite et sensible, capable de « discerner quelle est la volonté de Dieu, ce qui est bon, ce qui est capable de lui plaire, ce qui est parfait » (Rm 12, 2). Si une saine attention à la sauvegarde de la création est nécessaire, pour la pureté de l’air, de l’eau et de la nourriture, combien plus devons-nous garder la pureté de ce que nous avons de plus précieux : nos cœurs et nos relations. Cette « écologie humaine » nous aidera à respirer l’air pur qui vient des belles choses, de l’amour vrai, de la sainteté.
Un jour je vous ai posé la question : où est votre trésor ? Sur quel trésor repose votre cœur ? (cf. Entretien avec quelques jeunes de Belgique, 31 mars 2014). Oui, nos cœurs peuvent s’attacher aux vrais ou aux faux trésors, ils peuvent trouver un repos authentique ou s’endormir, devenant paresseux et engourdis. Le bien le plus précieux que nous pouvons avoir dans la vie est notre relation avec Dieu. En êtes-vous convaincus ? Êtes-vous conscients de la valeur inestimable que vous avez aux yeux de Dieu ? Savez-vous que vous êtes aimés et accueillis par lui, inconditionnellement, comme vous êtes ? Quand cette perception diminue, l’être humain devient une énigme incompréhensible, parce que savoir que l’on est aimé de Dieu inconditionnellement donne sens à notre vie. Vous rappelez-vous la conversation de Jésus avec le jeune homme riche (cf. Mc 10, 17-22) ? L’évangéliste Marc note que le Seigneur fixa son regard sur lui et l’aima (cf. v. 21), l’invitant ensuite à le suivre pour trouver le vrai trésor. Je vous souhaite, chers jeunes, que ce regard du Christ, plein d’amour, vous accompagne toute votre vie.
L’époque de la jeunesse est celle où s’épanouit la grande richesse affective présente dans vos cœurs, le désir profond d’un amour vrai, beau et grand. Que de force il y a dans cette capacité d’aimer et d’être aimé ! Ne permettez pas que cette valeur précieuse soit falsifiée, détruite ou défigurée. Cela arrive quand l’instrumentalisation du prochain à nos fins égoïstes apparaît dans nos relations, parfois comme pur objet de plaisir. Le cœur reste blessé et triste à la suite de ces expériences négatives. Je vous en prie : n’ayez pas peur d’un amour vrai, celui que nous enseigne Jésus et que saint Paul décrit ainsi : « L’amour prend patience ; l’amour rend service ; l’amour ne jalouse pas ; il ne se vante pas, ne se gonfle pas d’orgueil ; il ne fait rien d’inconvenant ; il ne cherche pas son intérêt ; il ne s’emporte pas ; il n’entretint pas de rancune ; il ne se réjouit pas de ce qui est injuste, mais il trouve sa joie dans ce qui est vrai ; il supporte tout, il fait confiance en tout, il espère tout, il endure tout. L’amour ne passera jamais » (1Co 13, 4-8).
En vous invitant à redécouvrir la beauté de la vocation humaine à l’amour, je vous exhorte aussi à vous rebeller contre la tendance diffuse à banaliser l’amour, surtout quand on cherche à le réduire seulement à l’aspect sexuel, en le détachant ainsi de ses caractéristiques essentielles de beauté, de communion, de fidélité et de responsabilité. Chers jeunes, « dans la culture du provisoire, du relatif, beaucoup prônent que l’important c’est de ‘‘jouir’’ du moment, qu’il ne vaut pas la peine de s’engager pour toute la vie, de faire des choix définitifs, ‘‘pour toujours’’, car on ne sait pas ce que nous réserve demain. Moi, au contraire, je vous demande d’être révolutionnaires, je vous demande d’aller à contre-courant ; oui, en cela je vous demande de vous révolter contre cette culture du provisoire, qui, au fond, croit que vous n’êtes pas en mesure d’assumer vos responsabilités, elle croit que vous n’êtes pas capables d’aimer vraiment. Moi, j’ai confiance en vous, jeunes, et je prie pour vous. Ayez le courage d’ ‘‘aller à contre-courant’’. Et ayez aussi le courage d’être heureux.» (Rencontre avec les jeunes volontaires de la Journée Mondiale de la Jeunesse de Rio, 28 juillet 2013.
Vous les jeunes, soyez de bons explorateurs ! Si vous vous lancez à la découverte du riche enseignement de l’Église dans ce domaine, vous découvrirez que le christianisme ne consiste pas en une série d’interdits qui étouffent nos désirs de bonheur, mais en un projet de vie capable de fasciner nos cœurs !
3… parce qu’ils verront Dieu
Dans le cœur de chaque homme et de chaque femme résonne continuellement l’invitation du Seigneur : « Cherchez ma face ! » (Ps 27, 8). En même temps, nous devons toujours nous confronter à notre pauvre condition de pécheurs. C’est ce que nous lisons par exemple dans le Livre des Psaumes : « Qui peut gravir la montagne du Seigneur et se tenir dans le lieu saint ? L’homme au cœur pur, aux mains innocentes » (Ps 24, 3-4). Mais nous ne devons pas avoir peur ni nous décourager : dans la Bible et dans l’histoire de chacun de nous, nous voyons que c’est toujours Dieu qui fait le premier pas. C’est Lui qui nous purifie afin que nous puissions être admis en sa présence.
Le prophète Isaïe, quand il a reçu l’appel du Seigneur à parler en son nom, s’est effrayé et a dit : « Malheur à moi ! je suis perdu, car je suis un homme aux lèvres impures » (Is 6, 5). Et pourtant, le Seigneur l’a purifié, en lui envoyant un ange qui a touché ses lèvres et lui a dit : « Ta faute est enlevée, ton péché est pardonné » (v. 7). Dans le Nouveau Testament, quand sur le lac de Génésareth Jésus a appelé ses premiers disciples et a accompli le prodige de la pêche miraculeuse, Simon Pierre est tombé à ses pieds en disant : « Éloigne-toi de moi, Seigneur, car je suis un homme pécheur » (Lc 5, 8). La réponse ne s’est pas faite attendre : « Sois sans crainte, désormais ce sont des hommes que tu prendras» (v. 10). Et quand l’un des disciples de Jésus lui a demandé : « Seigneur, montre-nous le Père ; cela nous suffit », le Maître a répondu : « Celui qui m’a vu a vu le Père » (Jn 14, 8-9).
L’invitation du Seigneur à le rencontrer est donc adressée à chacun de vous, en quelque lieu ou situation où il se trouve. Il suffit de « prendre la décision de se laisser rencontrer par lui, de le chercher chaque jour sans cesse. Il n’y a pas de motif pour lequel quelqu’un puisse penser que cette invitation n’est pas pour lui » (Exhort. Ap. Evangelii gaudium, n. 3). Nous sommes tous pécheurs, ayant besoin d’être purifiés par le Seigneur. Mais il suffit de faire un petit pas vers Jésus pour découvrir qu’il nous attend toujours les bras ouverts, en particulier à travers le Sacrement de la Réconciliation, une occasion privilégiée de rencontre avec la miséricorde divine qui purifie et recrée nos cœurs.
Oui, chers jeunes, le Seigneur veut nous rencontrer, se laisser ‘‘voir’’ par nous. ‘‘Et comment ?’’ – pourriez-vous me demander. Sainte Thérèse d’Avila, née en Espagne il y déjà 500 ans, encore enfant disait à ses parents : « Je veux voir Dieu ». Puis, elle a découvert le chemin de la prière comme « un commerce d'amitié, où l'âme s'entretient seule à seule avec Celui dont elle sait qu'elle est aimée » (Le livre de la vie, 8, 5). Pour cela, je vous pose la question : priez-vous ? Savez-vous que vous pouvez parler avec Jésus, avec le Père, avec l’Esprit Saint, comme on parle avec un ami ? Et pas n’importe quel ami, mais votre meilleur et plus fidèle ami ! Essayez de le faire, avec simplicité. Vous découvrirez ce qu’un paysan d’Ars disait au Saint Curé de son village : quand je suis en prière devant le Tabernacle, « Je l’avise et Il m’avise » (Catéchisme de l’Église Catholique, n. 2715).
Encore une fois, je vous invite à rencontrer le Seigneur en lisant fréquemment la Sainte Écriture. Si vous n’en avez pas l’habitude, commencez par les Évangiles. Lisez chaque jour un passage. Laissez la Parole de Dieu parler à vos cœurs, illuminer vos pas (cf. Ps 119, 105). Vous découvrirez qu’on peut aussi ‘‘voir’’ Dieu à travers le visage des frères, spécialement de ceux qui sont les plus oubliés : les pauvres, les affamés, les assoiffés, les étrangers, les malades, les prisonniers (cf. Mt 25, 31-46). En avez-vous jamais fait l’expérience ? Chers jeunes, pour entrer dans la logique du Royaume de Dieu, il faut se reconnaître pauvre avec les pauvres. Un cœur pur est nécessairement aussi un cœur dépouillé, qui sait s’abaisser et partager sa propre vie avec ceux qui sont le plus dans le besoin.
La rencontre avec Dieu dans la prière, à travers la lecture de la Bible et à travers la vie fraternelle vous aidera à mieux connaître le Seigneur et vous-mêmes. Comme c’est arrivé aux disciples d’Emmaüs (cf. Lc 24, 13-35), la voix de Jésus rendra ardents vos cœurs et vos yeux s’ouvriront pour reconnaître sa présence dans votre histoire, en découvrant ainsi le projet d’amour qu’il a pour votre vie.
Certains d’entre vous sentent ou sentiront l’appel du Seigneur au mariage, à former une famille. Beaucoup aujourd’hui pensent que cette vocation est ‘‘démodée’’, mais ce n’est pas vrai ! Pour ce motif même, la communauté ecclésiale tout entière vit un moment spécial de réflexion sur la vocation et la mission de la famille dans l’Église et dans le monde contemporain. En outre, je vous invite à considérer l’appel à la vie consacrée ou au sacerdoce. Comme il beau de voir des jeunes qui embrassent la vocation de se donner pleinement au Christ et au service de son Église ! Interrogez-vous avec une âme pure et n’ayez pas peur de ce que Dieu vous demande ! À partir de votre ‘‘oui’’ à l’appel du Seigneur, vous deviendrez de nouvelles semences d’espérance dans l’Église et dans la société. Ne l’oubliez pas : la volonté de Dieu est notre bonheur !
4. En chemin vers Cracovie
« Heureux les cœurs purs, car ils verront Dieu » (Mt 5, 8). Chers jeunes, comme vous le voyez, cette Béatitude touche de très près votre existence et elle est une garantie de votre bonheur. C’est pourquoi, je vous le répète encore une fois : ayez le courage d’être heureux !
La Journée Mondiale de la Jeunesse de cette année conduit à la dernière étape du chemin de préparation vers le prochain grand rendez-vous mondial des jeunes à Cracovie, en 2016. Justement, il y a trente ans, saint Jean-Paul II a institué dans l’Église les Journées Mondiales de la Jeunesse. Ce pèlerinage de jeunes à travers les continents sous la conduite du Successeur de Pierre a été vraiment une initiative providentielle et prophétique. Remercions ensemble le Seigneur pour les fruits précieux qu’elle a apportés dans la vie de beaucoup de jeunes sur toute la planète ! Que de découvertes importantes, surtout celle du Christ Chemin, Vérité et Vie, et de l’Église comme une famille grande et accueillante ! Que de changements de vie, que de choix vocationnels sont issus de ces rassemblements ! Que le saint Pape, patron des JMJ, intercède pour notre pèlerinage vers sa Cracovie. Et que le regard maternel de la Bienheureuse Vierge Marie, pleine de grâce, toute belle et toute pure, nos accompagne sur ce chemin.
Du Vatican, le 31 janvier 2015
Mémoire de saint Jean Bosco
FRANCISCUS
[00275-03.01] [Texte original: Français]
Testo in lingua inglese
«Blessed are the pure in heart, for they shall see God» (Mt 5: 8)
Dear Young Friends,
We continue our spiritual pilgrimage toward Krakow, where in July 2016 the next international World Youth Day will be held. As our guide for the journey we have chosen the Beatitudes. Last year we reflected on the beatitude of the poor in spirit, within the greater context of the Sermon on the Mount. Together we discovered the revolutionary meaning of the Beatitudes and the powerful summons of Jesus to embark courageously upon the exciting quest for happiness. This year we will reflect on the sixth beatitude: "Blessed are the pure in heart, for they shall see God" (Mt 5:8).
1. The desire for happiness
The word "blessed", or "happy", occurs nine times in this, Jesus’ first great sermon (cf. Mt 5:1-12). It is like a refrain reminding us of the Lord’s call to advance together with him on a road which, for all its many challenges, leads to true happiness.
Dear young friends, this search for happiness is shared by people of all times and all ages. God has placed in the heart of every man and woman an irrepressible desire for happiness, for fulfillment. Have you not noticed that your hearts are restless, always searching for a treasure which can satisfy their thirst for the infinite?
The first chapters of the Book of Genesis show us the splendid "beatitude" to which we are called. It consists in perfect communion with God, with others, with nature, and with ourselves. To approach God freely, to see him and to be close to him, was part of his plan for us from the beginning; his divine light was meant to illumine every human relationship with truth and transparency. In the state of original purity, there was no need to put on masks, to engage in ploys or to attempt to conceal ourselves from one another. Everything was clear and pure.
When Adam and Eve yielded to temptation and broke off this relationship of trusting communion with God, sin entered into human history (cf. Gen 3). The effects were immediately evident, within themselves, in their relationship with each other and with nature. And how dramatic the effects are! Our original purity as defiled. From that time on, we were no longer capable of closeness to God. Men and women began to conceal themselves, to cover their nakedness. Lacking the light which comes from seeing the Lord, they saw everything around them in a distorted fashion, myopically. The inner compass which had guided them in their quest for happiness lost its point of reference, and the attractions of power, wealth, possessions, and a desire for pleasure at all costs, led them to the abyss of sorrow and anguish.
In the Psalms we hear the heartfelt plea which mankind makes to God: "What can bring us happiness? Let the light of your face shine on us, O Lord" (Ps 4:7). The Father, in his infinite goodness, responded to this plea by sending his Son. In Jesus, God has taken on a human face. Through his Incarnation, life, death and resurrection, Jesus frees us from sin and opens new and hitherto unimaginable horizons.
Dear young men and women, in Christ you find fulfilled your every desire for goodness and happiness. He alone can satisfy your deepest longings, which are so often clouded by deceptive worldly promises. As Saint John Paul II said: "He is the beauty to which you are so attracted; it is he who provokes you with that thirst for fullness that will not let you settle for compromise; it is he who urges you to shed the masks of a false life; it is he who reads in your hearts your most genuine choices, the choices that others try to stifle. It is Jesus who stirs in you the desire to do something great with your lives" (cf. Discourse at the Prayer Vigil at Tor Vergata, 19 August 2000: Insegnamenti XXIII/2, [2000], 212).
2. Blessed are the pure in heart…
Let us now try to understand more fully how this blessedness comes about through purity of heart. First of all, we need to appreciate the biblical meaning of the word heart. In Hebrew thought, the heart is the centre of the emotions, thoughts and intentions of the human person. Since the Bible teaches us that God does not look to appearances, but to the heart (cf. 1 Sam 16:7), we can also say that it is from the heart that we see God. This is because the heart is really the human being in his or her totality as a unity of body and soul, in his or her ability to love and to be loved.
As for the definition of the word pure, however, the Greek word used by the evangelist Matthew is katharos, which basically means clean, pure, undefiled. In the Gospel we see Jesus reject a certain conception of ritual purity bound to exterior practices, one which forbade all contact with things and people (including lepers and strangers) considered impure. To the Pharisees who, like so many Jews of their time, ate nothing without first performing ritual ablutions and observing the many traditions associated with cleansing vessels, Jesus responds categorically: "There is nothing outside a man which by going into him can defile him; but the things which come out of a man are what defile him. For from within, out of the heart of man, come evil thoughts, fornication, theft, murder, adultery, coveting, wickedness, deceit, licentiousness, envy, slander, pride, foolishness" (Mk 7:15, 21-22).
In what, then, does the happiness born of a pure heart consist? From Jesus’ list of the evils which make someone impure, we see that the question has to do above all with the area of our relationships. Each one of us must learn to discern what can "defile" his or her heart and to form his or her conscience rightly and sensibly, so as to be capable of "discerning the will of God, what is good and acceptable and perfect" (Rom 12:2). We need to show a healthy concern for creation, for the purity of our air, water and food, but how much more do we need to protect the purity of what is most precious of all: our heart and our relationships. This "human ecology" will help us to breathe the pure air that comes from beauty, from true love, and from holiness.
Once I asked you the question: "Where is your treasure? In what does your heart find its rest?" (cf. Interview with Young People from Belgium, 31 March 2014). Our hearts can be attached to true or false treasures, they can find genuine rest or they can simply slumber, becoming lazy and lethargic. The greatest good we can have in life is our relationship with God. Are you convinced of this? Do you realize how much you are worth in the eyes of God? Do you know that you are loved and welcomed by him unconditionally, as indeed you are? Once we lose our sense of this, we human beings become an incomprehensible enigma, for it is the knowledge that we are loved unconditionally by God which gives meaning to our lives. Do you remember the conversation that Jesus had with the rich young man (cf. Mk 10:17-22)? The evangelist Mark observes that the Lord looked upon him and loved him (v. 21), and invited him to follow him and thus to find true riches. I hope, dear young friends, that this loving gaze of Christ will accompany each of you throughout life.
Youth is a time of life when your desire for a love which is genuine, beautiful and expansive begins to blossom in your hearts. How powerful is this ability to love and to be loved! Do not let this precious treasure be debased, destroyed or spoiled. That is what happens when we start to use our neighbours for our own selfish ends, even as objects of pleasure. Hearts are broken and sadness follows upon these negative experiences. I urge you: Do not be afraid of true love, the love that Jesus teaches us and which Saint Paul describes as "patient and kind". Paul says: "Love is not jealous or boastful; it is not arrogant or rude. Love does not insist on its own way; it is not irritable or resentful; it does not rejoice at wrong, but rejoices in the right. Love bears all things, believes all things, hopes all things, endures all things" (1 Cor 13:4-8).
In encouraging you to rediscover the beauty of the human vocation to love, I also urge you to rebel against the widespread tendency to reduce love to something banal, reducing it to its sexual aspect alone, deprived of its essential characteristics of beauty, communion, fidelity and responsibility. Dear young friends, "in a culture of relativism and the ephemeral, many preach the importance of ‘enjoying’ the moment. They say that it is not worth making a life-long commitment, making a definitive decision, ‘for ever’, because we do not know what tomorrow will bring. I ask you, instead, to be revolutionaries, I ask you to swim against the tide; yes, I am asking you to rebel against this culture that sees everything as temporary and that ultimately believes you are incapable of responsibility, that believes you are incapable of true love. I have confidence in you and I pray for you. Have the courage to ‘swim against the tide’. And also have the courage to be happy" (Meeting with the Volunteers of the XXVIII Word Youth Day, 28 July 2013).
You young people are brave adventurers! If you allow yourselves to discover the rich teachings of the Church on love, you will discover that Christianity does not consist of a series of prohibitions which stifle our desire for happiness, but rather a project for life capable of captivating our hearts.
3. …for they shall see God
In the heart of each man and woman, the Lord’s invitation constantly resounds: "Seek my face!" (Ps 27:8). At the same time, we must always realize that we are poor sinners. For example, we read in the Book of Psalms: "Who can climb the mountain of the Lord? Who shall stand in his holy place? The one who has clean hands and a pure heart" (Ps 24:3-4). But we must never be afraid or discouraged: throughout the Bible and in the history of each one of us we see that it is always God who takes the first step. He purifies us so that we can come into his presence.
When the prophet Isaiah heard the Lord’s call to speak in his name, he was terrified and said: "Woe is me! For I am lost; for I am a man of unclean lips" (Is 6:5). And yet the Lord purified him, sending to him an angel who touched his lips, saying: "Your guilt is taken away, and your sin is forgiven" (v. 7). In the New Testament, when on the shores of lake Genessaret Jesus called his first disciples and performed the sign of the miraculous catch of fish, Simon Peter fell at his feet, exclaiming: "Depart from me, for I am a sinful man, O Lord" (Lk 5:8). Jesus’ reply was immediate: "Do not be afraid; henceforth you will be fishers of men" (v. 10). And when one of the disciples of Jesus asked him: "Lord, show us the Father, and we shall be satisfied", the Master replied: "He who has seen me has seen the Father (Jn 14:8-9).
The Lord’s invitation to encounter him is made to each of you, in whatever place or situation you find yourself. It suffices to have the desire for "a renewed personal encounter with Jesus Christ, or at least an openness to letting him encounter you; I ask all of you to do this unfailingly each day" (cf. Evangelii Gaudium, 3). We are all sinners, needing to be purified by the Lord. But it is enough to take a small step towards Jesus to realize that he awaits us always with open arms, particularly in the sacrament of Reconciliation, a privileged opportunity to encounter that divine mercy which purifies us and renews our hearts.
Dear young people, the Lord wants to meet us, to let himself "be seen" by us. "And how?", you might ask me. Saint Teresa of Avila, born in Spain five hundred years ago, even as a young girl, said to her parents, "I want to see God". She subsequently discovered the way of prayer as "an intimate friendship with the One who makes us feel loved" (Autobiography, 8,5). So my question to you is this: "Are you praying?" Do you know that you can speak with Jesus, with the Father, with the Holy Spirit, as you speak to a friend? And not just any friend, but the greatest and most trusted of your friends! You will discover what one of his parishioners told the Curé of Ars: "When I pray before the tabernacle, ‘I look at him, and he looks at me’" (Catechism of the Catholic Church, 2715).
Once again I invite you to encounter the Lord by frequently reading sacred Scripture. If you are not already in the habit of doing so, begin with the Gospels. Read a line or two each day. Let God’s word speak to your heart and enlighten your path (cf. Ps 119:105). You will discover that God can be "seen" also in the face of your brothers and sisters, especially those who are most forgotten: the poor, the hungry, those who thirst, strangers, the sick, those imprisoned (cf. Mt 25:31-46). Have you ever had this experience? Dear young people, in order to enter into the logic of the Kingdom of Heaven, we must recognize that we are poor with the poor. A pure heart is necessarily one which has been stripped bare, a heart that knows how to bend down and share its life with those most in need.
Encountering God in prayer, the reading of the Bible and in the fraternal life will help you better to know the Lord and yourselves. Like the disciples on the way to Emmaus (cf. Lk 24:13-35), the Lord’s voice will make your hearts burn within you. He will open your eyes to recognize his presence and to discover the loving plan he has for your life.
Some of you feel, or will soon feel, the Lord’s call to married life, to forming a family. Many people today think that this vocation is "outdated", but that is not true! For this very reason, the ecclesial community has been engaged in a special period of reflection on the vocation and the mission of the family in the Church and the contemporary world. I also ask you to consider whether you are being called to the consecrated life or the priesthood. How beautiful it is to see young people who embrace the call to dedicate themselves fully to Christ and to the service of his Church! Challenge yourselves, and with a pure heart do not be afraid of what God is asking of you! From your "yes" to the Lord’s call, you will become new seeds of hope in the Church and in society. Never forget: God’s will is our happiness!
4. On the way to Krakow
"Blessed are the pure in heart, for they shall see God" (Mt 5:8). Dear young men and women, as you see, this beatitude speaks directly to your lives and is a guarantee of your happiness. So once more I urge you: Have the courage to be happy!
This year’s World Youth Day begins the final stage of preparations for the great gathering of young people from around the world in Krakow in 2016. Thirty years ago Saint John Paul II instituted World Youth Days in the Church. This pilgrimage of young people from every continent under the guidance of the Successor of Peter has truly been a providential and prophetic initiative. Together let us thank the Lord for the precious fruits which these World Youth Days have produced in the lives of countless young people in every part of the globe! How many amazing discoveries have been made, especially the discovery that Christ is the Way, the Truth and the Life! How many people have realized that the Church is a big and welcoming family! How many conversions, how many vocations have these gatherings produced! May the saintly Pope, the Patron of World Youth Day, intercede on behalf of our pilgrimage toward his beloved Krakow. And may the maternal gaze of the Blessed Virgin Mary, full of grace, all-beautiful and all-pure, accompany us at every step along the way.
From the Vatican, 31 January 2015
Memorial of Saint John Bosco
FRANCISCUS
[00275-02.01] [Original text: English]
Testo in lingua tedesca
«Selig, die ein reines Herz haben; denn sie werden Gott schauen» (Mt 5,8)
Liebe junge Freunde,
setzen wir unsere geistliche Pilgerfahrt nach Krakau fort, wo im Juli 2016 die nächste internationale Veranstaltung des Weltjugendtags stattfinden wird. Als Führer auf unserem Weg haben wir die Seligpreisungen aus dem Evangelium gewählt. Im vergangenen Jahr haben wir über die Seligkeit derer nachgedacht, die arm sind vor Gott; sie steht im größeren Zusammenhang der „Bergpredigt". Gemeinsam haben wir die umwälzende Bedeutung der Seligpreisungen entdeckt und den nachdrücklichen Aufruf Jesu, uns mutig in das Abenteuer der Suche nach dem Glück zu stürzen. In diesem Jahr wollen wir über die sechste Seligpreisung nachdenken: » Selig, die ein reines Herz haben; denn sie werden Gott schauen « (Mt 5,8).
1. Die Sehnsucht nach Glück
Das Wort selig – das heißt glücklich–erscheint neunmal in dieser ersten großen Predigt Jesu (vgl. Mt 5,1-12). Es ist wie ein Refrain, der uns an den Ruf Jesu erinnert, gemeinsam mit ihm einen Weg zu gehen, der ungeachtet aller Herausforderungen der Weg zum wahren Glück ist.
Ja, liebe junge Freunde, die Suche nach dem Glück ist allen Menschen aller Zeiten und jeden Alters gemeinsam. Gott hat jedem Mann und jeder Frau eine unbezwingbare Sehnsucht nach Glück, nach Fülle ins Herz gelegt. Spürt ihr nicht, dass eure Herzen unruhig sind und ständig auf der Suche nach einem Gut, das ihren Durst nach Unendlichkeit stillen kann?
Die ersten Kapitel aus dem Buch Genesiszeigen uns die wunderbare Seligkeit, zu der wir berufen sind und die in dem vollen Einklang mit Gott, mit den anderen, mit der Natur und mit uns selbst besteht. Der freie Zugang zu Gott, die Vertrautheit mit ihm und seine Schau war vom Anfang der Menschheit an Teil von Gottes Plan für sie und bewirkte, dass das göttliche Licht alle menschlichen Beziehungen mit Wahrheit und Transparenz durchdrang. In diesem Zustand ursprünglicher Reinheit gab es keine „Masken", keine Winkelzüge, keine Gründe, sich voreinander zu verstecken. Alles war durchsichtig und klar.
Als der Mann und die Frau der Versuchung nachgeben und die Beziehung einer vertrauensvollen Gemeinschaft mit Gott brechen, tritt die Sünde in die menschliche Geschichte ein (vgl. Gen 3). Die Folgen machen sich sofort bemerkbar, auch in ihren Beziehungen zu sich selbst, zueinander und zur Natur. Und sie sind dramatisch! Die ursprüngliche Reinheit ist wie vergiftet. Von jenem Moment an ist der direkte Zugang zur Gegenwart Gottes nicht mehr möglich. Statt dessen herrscht die Tendenz sich zu verstecken, der Mann und die Frau müssen ihre Blöße bedecken. Ohne das Licht, das die Schau des Herrn vermittelt, sehen sie die Wirklichkeit, die sie umgibt, verzerrt, verschwommen. Der innere „Kompass", der sie in ihrer Suche nach dem Glück leitete, verliert seinen Bezugspunkt, und die Verlockungen der Macht, des Besitzes und das Verlangen nach Vergnügen um jeden Preis führen sie in den Abgrund der Traurigkeit und der Angst.
In den Psalmen finden wir den Schrei, den die Menschheit aus tiefster Seele an Gott richtet: » Wer lässt uns Gutes erleben? Herr, lass dein Angesicht über uns leuchten!« (Ps 4,7). Und in seiner unendlichen Güte antwortet der himmlische Vater auf dieses Flehen, indem er seinen Sohn sendet. In Jesus nimmt Gott ein menschliches Gesicht an. Mit seiner Menschwerdung, seinem Leben, seinem Tod und seiner Auferstehung erlöst er uns von der Sünde und eröffnet uns neue, bis dahin unvorstellbare Horizonte.
Und so, liebe junge Freunde, findet sich in Christus die vollkommene Erfüllung eurer Träume von Güte und Glück. Er allein kann eure Erwartungen befriedigen, die so oft aufgrund von falschen weltlichen Versprechungen enttäuscht wurden. Der heilige Johannes Paul II. sagte dazu: » Er ist die Schönheit, die euch so anzieht; Er ist es, der euch provoziert mit jenem Durst nach Radikalität, der euch keine Anpassung an den Kompromiss erlaubt; Er ist es, der euch dazu drängt, die Masken abzulegen, die das Leben verfälschen; Er ist es, der in euren Herzen die wahreren Entscheidungen herausliest, die andere am liebsten ersticken würden. Jesus ist es, der in euch etwas entfacht: die Sehnsucht, aus eurem Leben etwas Großes zu machen« (Gebetswache Tor Vergata, 19. August 2000: Insegnamenti XXIII/2, [2000], 212).
2. Selig, die ein reines Herz haben…
Jetzt versuchen wir, der Frage auf den Grund zu gehen, wie diese Seligkeit ihren Weg über die Reinheit des Herzens nimmt. Zuallererst müssen wir die biblische Bedeutung des Wortes Herz verstehen. Für die hebräische Kultur ist das Herz das Zentrum der Gefühle, der Gedanken und der Absichten des Menschen. Wenn die Bibel uns lehrt, dass Gott nicht auf das schaut, was vor den Augen ist, sondern auf das Herz (vgl. 1 Sam 16,7), dann können wir auch sagen, dass es unser Herz ist, von dem aus wir Gott schauen können. Und das, weil das Herz den Menschen in seiner Ganzheit und Einheit von Leib und Seele zusammenfasst, in seiner Fähigkeit, zu lieben und geliebt zu werden.
Was hingegen die Definition von „rein" betrifft, so lautet das griechische Wort, das der Evangelist Matthäus verwendet, katharos und bedeutet im Wesentlichen sauber, klar, frei von Schadstoffen. Im Evangelium sehen wir, wie Jesus ein gewisses, an Äußerlichkeiten gebundenes Verständnis ritueller Reinheit aus den Angeln hebt, das jeden Kontakt mit als unrein angesehenen Dingen oder Personen (u. a. Aussätzigen und Ausländern) verbot. Zu den Pharisäern, die wie viele Juden jener Zeit nicht aßen, ohne die rituellen Waschungen vorgenommen zu haben, und sich an zahlreiche Überlieferungen hielten, die mit dem Abspülen von Gegenständen zusammenhingen, sagt Jesus ganz entschieden: » Nichts, was von außen in den Menschen hineinkommt, kann ihn unrein machen, sondern was aus dem Menschen herauskommt, das macht ihn unrein. Denn von innen, aus dem Herzen der Menschen, kommen die bösen Gedanken, Unzucht, Diebstahl, Mord, Ehebruch, Habgier, Bosheit, Hinterlist, Ausschweifung, Neid, Verleumdung, Hochmut und Unvernunft « (Mk 7,15.21-22).
Worin besteht also die Seligkeit, die aus einem reinen Herzen entspringt? Aus der Liste der von Jesus aufgezählten Übel, die den Menschen unrein machen, ersehen wir, dass das Problem vor allem den Bereich unserer Beziehungen betrifft. Jeder von uns muss lernen zu unterscheiden, was sein Herz „verunreinigen" kann, und sich ein aufrichtiges, feines Gewissen bilden, das fähig ist, zu » prüfen und erkennen … was der Wille Gottes ist: was ihm gefällt, was gut und vollkommen ist « (Röm 12,2). Wenn für die Bewahrung der Schöpfung, für die Reinheit der Luft, des Wassers und der Nahrung eine gesunde Aufmerksamkeit notwendig ist, um wieviel mehr müssen wir dann die Reinheit dessen schützen, was uns am kostbarsten ist: unsere Herzen und unsere Beziehungen. Diese „menschliche Ökologie" wird uns helfen, die reine Luft zu atmen, die aus den schönen Dingen, der echten Liebe, der Heiligkeit hervorgeht.
Einmal habe ich euch die Frage gestellt: » Wo ist dein Schatz? … Auf welchem Schatz ruht dein Herz? « (Interview mit einigen Jugendlichen aus Belgien, 31. März 2014). Ja, unsere Herzen können sich an wahre oder an falsche Schätze hängen, können eine echte Ruhe finden oder einschlummern, indem sie träge und abgestumpft werden. Das kostbarste Gut, das wir im Leben haben können, ist unsere Beziehung zu Gott. Seid ihr davon überzeugt? Ist euch bewusst, wie unschätzbar wertvoll ihr in Gottes Augen seid? Wisst ihr, dass ihr von ihm bedingungslos geliebt und angenommen werdet, so wie ihr seid? Wenn diese Wahrnehmung schwindet, wird das Menschsein ein unverständliches Rätsel, denn gerade das Wissen darum, dass wir von Gott bedingungslos geliebt werden, verleiht unserem Leben Sinn. Erinnert ihr euch an das Gespräch Jesu mit dem reichen jungen Mann (vgl.Mk 10,17-22)? Der Evangelist Markus vermerkt, dass der Herr ihn ansah und ihn liebte (vgl. V. 21) und ihn dann einlud, ihm zu folgen, um den wahren Schatz zu finden. Ich wünsche euch, liebe junge Freunde, dass dieser liebevolle Blick Christi euch euer ganzes Leben hindurch begleiten möge.
Die Zeit der Jugend ist die, in der der große Reichtum des Gefühlslebens aufblüht, der in euren Herzen vorhanden ist, der tiefe Wunsch nach einer wahren, schönen und großen Liebe. Wie viel Kraft steckt in dieser Fähigkeit, zu lieben und geliebt zu werden! Lasst nicht zu, dass dieser kostbare Wert verfälscht, zerstört oder verdorben wird. Das geschieht, wenn in unsere Beziehungen die Instrumentalisierung des Nächsten für die eigenen egoistischen Zwecke – manchmal als bloßes Lustobjekt – eindringt. Nach diesen negativen Erfahrungen bleiben im Herzen Verletzung und Traurigkeit zurück. Ich bitte euch: Habt keine Angst vor einer wahren Liebe, wie Jesus sie uns lehrt und die der heilige Paulus so umreißt: » Die Liebe ist langmütig, die Liebe ist gütig. Sie ereifert sich nicht, sie prahlt nicht, sie bläht sich nicht auf. Sie handelt nicht ungehörig, sucht nicht ihren Vorteil, lässt sich nicht zum Zorn reizen, trägt das Böse nicht nach. Sie freut sich nicht über das Unrecht, sondern freut sich an der Wahrheit. Sie erträgt alles, glaubt alles, hofft alles, hält allem stand. Die Liebe hört niemals auf « (1 Kor 13,4-8).
Indem ich euch einlade, die Schönheit der menschlichen Berufung zur Liebe neu zu entdecken, fordere ich euch auch auf, euch der verbreiteten Tendenz zur Banalisierung der Liebe zu widersetzen, vor allem wenn versucht wird, sie allein auf den sexuellen Aspekt zu reduzieren, und man sie so von ihren wesentlichen Merkmalen der Schönheit, der Gemeinschaft, der Treue und der Verantwortung trennt. Liebe junge Freunde, » in der Kultur des Provisorischen, des Relativen predigen viele, das Wichtige sei, den Augenblick zu „genießen", sich für das ganze Leben zu verpflichten, endgültige Entscheidungen „für immer" zu treffen, sei nicht der Mühe wert, denn man weiß ja nicht, was das Morgen bereithält. Ich hingegen bitte euch, Revolutionäre zu sein; ich bitte euch, gegen den Strom zu schwimmen; ja in diesem Punkt bitte ich euch, gegen diese Kultur des Provisorischen zu rebellieren, die im Grunde meint, dass ihr nicht imstande seid, Verantwortung zu übernehmen; die meint, dass ihr nicht fähig seid, wirklich zu lieben. Ich habe Vertrauen in euch junge Freunde und bete für euch. Habt den Mut, „gegen den Strom zu schwimmen". Und habt auch den Mut, treu zu sein « (Begegnung mit den freiwilligen Helfern des Weltjugendtags von Rio de Janeiro, 28. Juli 2013).
Ihr jungen Leute seid tüchtige Forscher! Wenn ihr euch in die Erforschung der reichen Lehre der Kirche auf diesem Gebiet stürzt, werdet ihr entdecken, dass das Christentum nicht etwa aus einer Reihe von Verboten besteht, die unsere Wünsche nach Glück ersticken, sondern in einem Lebensprojekt, das unsere Herzen begeistern kann!
3. …denn sie werden Gott schauen
Im Herzen jedes Mannes und jeder Frau erklingt unentwegt die Einladung des Herrn: » Sucht mein Angesicht! « (Ps 27,8). Zugleich müssen wir uns immer mit unserer ärmlichen Lage als Sünder auseinander setzen. Es ist das, was wir zum Beispiel im Buch der Psalmen lesen: » Wer darf hinaufziehn zum Berg des Herrn, wer darf stehn an seiner heiligen Stätte? Der reine Hände hat und ein lauteres Herz« (Ps 24,3-4). Doch wir dürfen weder Angst haben, noch den Mut verlieren: In der Bibel und in der Geschichte eines jeden von uns sehen wir, dass immer Gott den ersten Schritt tut. Er ist es, der uns läutert, damit wir Zugang erlangen zu seiner Gegenwart.
Als der Prophet Jesaja die Berufung des Herrn empfing, in seinem Namen zu sprechen, erschrak er und sagte: » Weh mir, ich bin verloren. Denn ich bin ein Mann mit unreinen Lippen « (Jes 6,5). Der Herr aber reinigte ihn, indem er ihm einen Engel sandte, der seinen Mund berührte und ihm sagte: » Deine Schuld ist getilgt, deine Sünde gesühnt « (V. 7). Im Neuen Testament, als Jesus am See von Gennesaret seine ersten Jünger rief und das Wunder des außerordentlichen Fischfangs wirkte, fiel Simon Petrus ihm zu Füßen und sagte: » Herr, geh weg von mir; ich bin ein Sünder « (Lk 5,8). Die Antwort ließ nicht auf sich warten: » Fürchte dich nicht! Von jetzt an wirst du Menschen fangen « (V. 10). Und als einer der Jünger Jesu ihn bat: » Herr, zeig uns den Vater; das genügt uns «, antwortete der Meister: » Wer mich gesehen hat, hat den Vater gesehen « (Joh 14,8-9).
Die Einladung des Herrn, ihm zu begegnen, ist darum an jeden von euch gerichtet, an welchem Ort und in welcher Lage auch immer er sich befindet. Es genügt, » den Entschluss zu fassen, sich von ihm finden zu lassen, ihn jeden Tag ohne Unterlass zu suchen. Es gibt keinen Grund, weshalb jemand meinen könnte, diese Einladung gelte nicht ihm « (Apostolisches Schreiben Evangelii gaudium, 3). Wir alle sind Sünder und haben es nötig, vom Herrn gereinigt zu werden. Doch es reicht, einen kleinen Schritt auf Jesus zuzugehen, um zu entdecken, dass er uns immer mit offenen Armen erwartet, besonders im Sakrament der Versöhnung, einer bevorzugten Gelegenheit für die Begegnung mit der göttlichen Barmherzigkeit, die unsere Herzen reinigt und neu belebt.
Ja, liebe junge Freunde, der Herr will uns begegnen, sich von uns „schauen" lassen. „Und wie?", könnt ihr mich fragen. Auch die heilige Teresa von Avila, die vor genau 500 Jahren in Spanien geboren wurde, sagte schon als kleines Mädchen zu ihren Eltern: » Ich will Gott sehen. « Später hat sie den Weg des Gebetes entdeckt als » eine innige freundschaftliche Beziehung zu dem, von dem wir uns geliebt fühlen « (Das Buch meines Lebens, 8,5). Deshalb frage ich euch: Betet ihr? Wisst ihr, dass ihr mit Jesus, mit dem Vater, mit dem Heiligen Geist sprechen könnt, wie man mit einem Freund spricht? Und nicht mit irgendeinem Freund, sondern mit eurem besten und vertrauenswürdigsten Freund! Versucht es einmal, in Einfachheit. Ihr werdet das entdecken, was ein Bauer aus Ars zu dem heiligen Pfarrer seines Dorfes sagte: » Ich schaue ihn an, und er schaut mich an «, wenn ich vor dem Tabernakel bete (Katechismus der Katholischen Kirche, 2715).
Noch einmal lade ich euch ein, dem Herrn zu begegnen, indem ihr häufig in der Heiligen Schrift lest. Wenn ihr diese Gewohnheit noch nicht habt, fangt mit den Evangelien an. Lest jeden Tag einen Absatz. Lasst das Wort Gottes zu euren Herzen sprechen und eure Schritte erleuchten (vgl. Ps 119,105). Ihr werdet entdecken, dass man Gott auch im Gesicht der Mitmenschen „schauen" kann, besonders derer, die am meisten vergessen sind: die Armen, die Hungrigen, die Durstigen, die Fremden, die Kranken, die Gefangenen (vgl. Mt 25,31-46). Habt ihr das nie erfahren? Liebe junge Freunde, um in die Logik des Gottesreiches einzutreten, muss man sich als Armer mit den Armen erkennen. Ein reines Herz ist notwendig auch ein entblößtes Herz, das versteht, sich zu erniedrigen und das eigene Leben mit denen zu teilen, die am meisten Not leiden.
Die Begegnung mit Gott im Gebet, durch die Lektüre der Bibel und im brüderlichen Leben wird euch helfen, den Herrn und euch selbst besser zu kennen. Wie es den Emmaus-Jüngern erging (vgl. Lk 24,13-35), wird die Stimme Jesu eure Herzen entflammen, und es werden euch die Augen aufgehen, um seine Gegenwart in eurer Geschichte zu erkennen. Und so werdet ihr den Plan der Liebe entdecken, den er für euer Leben hat.
Einige von euch spüren oder werden spüren, dass der Herr sie zur Ehe, zur Gründung einer Familie beruft. Viele meinen heute, diese Berufung sei „veraltet", aber das ist nicht wahr! Genau aus diesem Grund erlebt die gesamte Gemeinschaft der Kirche eine besondere Zeit des Nachdenkens über die Berufung und Sendung der Familie in der Kirche und der Welt von heute. Darüber hinaus lade ich euch ein, die Berufung zum geweihten Leben oder zum Priestertum in Betracht zu ziehen. Wie schön ist es, junge Menschen zu sehen, die die Berufung ergreifen, sich völlig Christus und dem Dienst seiner Kirche hinzugeben! Fragt euch mit lauterem Herzen, und habt keine Angst vor dem, was Gott von euch erbittet! Aufgrund eures „Ja" zum Ruf des Herrn werdet ihr neues Saatgut der Hoffnung in der Kirche und in der Gesellschaft werden. Vergesst nicht: Der Wille Gottes ist unser Glück!
4. Auf dem Weg nach Krakau
»Selig, die ein reines Herz haben; denn sie werden Gott schauen« (Mt 5,8). Liebe junge Freunde, wie ihr seht, betrifft diese Seligpreisung hautnah euer Leben und ist eine Gewähr für euer Glück. Darum wiederhole ich es euch noch einmal: Habt den Mut, glücklich zu sein!
Der diesjährige Weltjugendtag führt zur letzten Etappe des Weges der Vorbereitung auf das nächste große Welttreffen der Jugendlichen in Krakau im Jahr 2016. Genau vor dreißig Jahren führte der heilige Johannes Paul II. in der Kirche die Weltjugendtage ein. Diese Jugendpilgerfahrt durch die Kontinente unter der Leitung des Nachfolgers Petri war wirklich eine gottgewollte und prophetische Initiative. Danken wir gemeinsam dem Herrn für die kostbaren Früchte, die sie im Leben so vieler Jugendlicher auf dem ganzen Erdkreis gebracht hat! Wie viele wichtige Entdeckungen, vor allem die Entdeckung Christi als Weg, Wahrheit und Leben und die Entdeckung der Kirche als eine große und gastfreundliche Familie! Wie viele Neuorientierungen des Lebens, wie viele Entscheidungen für eine geistliche Berufung sind aus diesen Versammlungen hervorgegangen! Möge der heilige Papst, der Patron der Weltjugendtage, Fürsprache halten für unsere Pilgerfahrt in sein Krakau. Und der mütterliche Blick der seligen Jungfrau Maria, die voll der Gnade, ganz schön und ganz rein ist, begleite uns auf diesem Weg.
Aus dem Vatikan, am 31. Januar 2015,
dem Gedenktag des heiligen Johannes Bosco
FRANCISCUS
[00275-05.01] [Originalsprache: Deutsch]
Testo in lingua spagnola
«Bienaventurados los limpios de corazón, porque ellos verán a Dios» (Mt 5,8)
Queridos jóvenes:
Seguimos avanzando en nuestra peregrinación espiritual a Cracovia, donde tendrá lugar la próxima edición internacional de la Jornada Mundial de la Juventud, en julio de 2016. Como guía en nuestro camino, hemos elegido el texto evangélico de las Bienaventuranzas. El año pasado reflexionamos sobre la bienaventuranza de los pobres de espíritu, situándola en el contexto más amplio del "sermón de la montaña". Descubrimos el significado revolucionario de las Bienaventuranzas y el fuerte llamamiento de Jesús a lanzarnos decididamente a la aventura de la búsqueda de la felicidad. Este año reflexionaremos sobre la sexta Bienaventuranza: «Bienaventurados los limpios de corazón, porque ellos verán a Dios» (Mt 5,8).
1. El deseo de felicidad
La palabra bienaventurados (felices), aparece nueve veces en esta primera gran predicación de Jesús (cf. Mt 5,1-12). Es como un estribillo que nos recuerda la llamada del Señor a recorrer con Él un camino que, a pesar de todas las dificultades, conduce a la verdadera felicidad.
Queridos jóvenes, todas las personas de todos los tiempos y de cualquier edad buscan la felicidad. Dios ha puesto en el corazón del hombre y de la mujer un profundo anhelo de felicidad, de plenitud. ¿No notáis que vuestros corazones están inquietos y en continua búsqueda de un bien que pueda saciar su sed de infinito?
Los primeros capítulos del libro del Génesis nos presentan la espléndida bienaventuranza a la que estamos llamados y que consiste en la comunión perfecta con Dios, con los otros, con la naturaleza, con nosotros mismos. El libre acceso a Dios, a su presencia e intimidad, formaba parte de su proyecto sobre la humanidad desde los orígenes y hacía que la luz divina permease de verdad y trasparencia todas las relaciones humanas. En este estado de pureza original, no había "máscaras", subterfugios, ni motivos para esconderse unos de otros. Todo era limpio y claro.
Cuando el hombre y la mujer ceden a la tentación y rompen la relación de comunión y confianza con Dios, el pecado entra en la historia humana (cf. Gn3). Las consecuencias se hacen notar enseguida en las relaciones consigo mismos, de los unos con los otros, con la naturaleza. Y son dramáticas. La pureza de los orígenes queda como contaminada. Desde ese momento, el acceso directo a la presencia de Dios ya no es posible. Aparece la tendencia a esconderse, el hombre y la mujer tienen que cubrir su desnudez. Sin la luz que proviene de la visión del Señor, ven la realidad que los rodea de manera distorsionada, miope. La "brújula" interior que los guiaba en la búsqueda de la felicidad pierde su punto de orientación y la tentación del poder, del tener y el deseo del placer a toda costa los lleva al abismo de la tristeza y de la angustia.
En los Salmos encontramos el grito de la humanidad que, desde lo hondo de su alma, clama a Dios: «¿Quién nos hará ver la dicha si la luz de tu rostro ha huido de nosotros?» (Sal 4,7).El Padre, en su bondad infinita, responde a esta súplica enviando a su Hijo. En Jesús, Dios asume un rostro humano. Con su encarnación, vida, muerte y resurrección, nos redime del pecado y nos descubre nuevos horizontes, impensables hasta entonces.
Y así, en Cristo, queridos jóvenes, encontrarán el pleno cumplimiento de sus sueños de bondad y felicidad. Sólo Él puede satisfacer sus expectativas, muchas veces frustradas por las falsas promesas mundanas. Como dijo san Juan Pablo II: «Es Él la belleza que tanto les atrae; es Él quien les provoca con esa sed de radicalidad que no les permite dejarse llevar del conformismo; es Él quien les empuja a dejar las máscaras que falsean la vida; es Él quien les lee en el corazón las decisiones más auténticas que otros querrían sofocar. Es Jesús el que suscita en ustedes el deseo de hacer de su vida algo grande» (Vigilia de oración en Tor Vergata, 19 agosto 2000).
2. Bienaventurados los limpios de corazón…
Ahora intentemos profundizar en por qué esta bienaventuranza pasa a través de la pureza del corazón. Antes que nada, hay que comprender el significado bíblico de la palabra corazón. Para la cultura semita el corazón es el centro de los sentimientos, de los pensamientos y de las intenciones de la persona humana. Si la Biblia nos enseña que Dios no mira las apariencias, sino al corazón (cf. 1 Sam 16,7), también podríamos decir que es desde nuestro corazón desde donde podemos ver a Dios. Esto es así porque nuestro corazón concentra al ser humano en su totalidad y unidad de cuerpo y alma, su capacidad de amar y ser amado.
En cuanto a la definición de limpio, la palabra griega utilizada por el evangelista Mateo es katharos, que significa fundamentalmente puro, libre de sustancias contaminantes. En el Evangelio, vemos que Jesús rechaza una determinada concepción de pureza ritual ligada a la exterioridad, que prohíbe el contacto con cosas y personas (entre ellas, los leprosos y los extranjeros) consideradas impuras. A los fariseos que, como otros muchos judíos de entonces, no comían sin haber hecho las abluciones y observaban muchas tradiciones sobre la limpieza de los objetos, Jesús les dijo categóricamente: «Nada que entre de fuera puede hacer al hombre impuro; lo que sale de dentro es lo que hace impuro al hombre. Porque de dentro, del corazón del hombre, salen los malos propósitos, las fornicaciones, robos, homicidios, adulterios, codicias, injusticias, fraudes, desenfreno, envidia, difamación, orgullo, frivolidad» (Mc 7,15.21-22).
Por tanto, ¿en qué consiste la felicidad que sale de un corazón puro? Por la lista que hace Jesús de los males que vuelven al hombre impuro, vemos que se trata sobre todo de algo que tiene que ver con el campo de nuestras relaciones. Cada uno tiene que aprender a descubrir lo que puede "contaminar" su corazón, formarse una conciencia recta y sensible, capaz de «discernir lo que es la voluntad de Dios, lo bueno, lo que agrada, lo perfecto» (Rm 12,2). Si hemos de estar atentos y cuidar adecuadamente la creación, para que el aire, el agua, los alimentos no estén contaminados, mucho más tenemos que cuidar la pureza de lo más precioso que tenemos: nuestros corazones y nuestras relaciones. Esta "ecología humana" nos ayudará a respirar el aire puro que proviene de las cosas bellas, del amor verdadero, de la santidad.
Una vez les pregunté: ¿Dónde está su tesoro? ¿en qué descansa su corazón? (cf. Entrevista con algunos jóvenes de Bélgica, 31 marzo 2014). Sí, nuestros corazones pueden apegarse a tesoros verdaderos o falsos, en los que pueden encontrar auténtico reposo o adormecerse, haciéndose perezosos e insensibles. El bien más precioso que podemos tener en la vida es nuestra relación con Dios. ¿Lo creen así de verdad? ¿Son conscientes del valor inestimable que tienen a los ojos de Dios? ¿Saben que Él los valora y los ama incondicionalmente? Cuando esta convicción de saparece, el ser humano se convierte en un enigma incomprensible, porque precisamente lo que da sentido a nuestra vida es sabernos amados incondicionalmente por Dios. ¿Recuerdan el diálogo de Jesús con el joven rico (cf. Mc 10,17-22)? El evangelista Marcos dice que Jesús lo miró con cariño (cf. v. 21), y después lo invitó a seguirle para encontrar el verdadero tesoro. Les deseo, queridos jóvenes, que esta mirada de Cristo, llena de amor, les acompañe durante toda su vida.
Durante la juventud, emerge la gran riqueza afectiva que hay en sus corazones, el deseo profundo de un amor verdadero, maravilloso, grande. ¡Cuánta energía hay en esta capacidad de amar y ser amado! No permitan que este valor tan precioso sea falseado, destruido o menoscabado. Esto sucede cuando nuestras relaciones están marcadas por la instrumentalización del prójimo para los propios fines egoístas, en ocasiones como mero objeto de placer. El corazón queda herido y triste tras esas experiencias negativas. Se lo ruego: no tengan miedo al amor verdadero, aquel que nos enseña Jesús y que San Pablo describe así: «El amor es paciente, afable; no tiene envidia; no presume ni se engríe; no es mal educado ni egoísta; no se irrita; no lleva cuentas del mal; no se alegra de la injusticia, sino que goza con la verdad. Disculpa sin límites, cree sin límites, espera sin límites, aguanta sin límites. El amor no pasa nunca» (1 Co 13,4-8).
Al mismo tiempo que les invito a descubrir la belleza de la vocación humana al amor, les pido que se rebelen contra esa tendencia tan extendida de banalizar el amor, sobre todo cuando se intenta reducirlo solamente al aspecto sexual, privándolo así de sus características esenciales de belleza, comunión, fidelidad y responsabilidad. Queridos jóvenes, «en la cultura de lo provisional, de lo relativo, muchos predican que lo importante es "disfrutar" el momento, que no vale la pena comprometerse para toda la vida, hacer opciones definitivas, "para siempre", porque no se sabe lo que pasará mañana. Yo, en cambio, les pido que sean revolucionarios, les pido que vayan contracorriente; sí, en esto les pido que se rebelen contra esta cultura de lo provisional, que, en el fondo, cree que ustedes no son capaces de asumir responsabilidades, cree que ustedes no son capaces de amar verdaderamente. Yo tengo confianza en ustedes, jóvenes, y pido por ustedes. Atrévanse a "ir contracorriente". Y atrévanse también a ser felices» (Encuentro con los voluntarios de la JMJ de Río de Janeiro, 28 julio 2013).
Ustedes, jóvenes, son expertos exploradores. Si se deciden a descubrir el rico magisterio de la Iglesia en este campo, verán que el cristianismo no consiste en una serie de prohibiciones que apagan sus ansias de felicidad, sino en un proyecto de vida capaz de atraer nuestros corazones.
3. ... porque verán a Dios
En el corazón de todo hombre y mujer, resuena continuamente la invitación del Señor: «Busquen mi rostro» (Sal 27,8). Al mismo tiempo, tenemos que confrontarnos siempre con nuestra pobre condición de pecadores. Es lo que leemos, por ejemplo, en el Libro de los Salmos: «¿Quién puede subir al monte del Señor? ¿Quién puede estar en el recinto sacro? El hombre de manos inocentes y puro corazón» (Sal 24,3-4). Pero no tengamos miedo ni nos desanimemos: en la Biblia y en la historia de cada uno de nosotros vemos que Dios siempre da el primer paso. Él es quien nos purifica para que seamos dignos de estar en su presencia.
El profeta Isaías, cuando recibió la llamada del Señor para que hablase en su nombre, se asustó: «¡Ay de mí, estoy perdido, pues soy un hombre de labios impuros!» (Is 6,5). Pero el Señor lo purificó por medio de un ángel que le tocó la boca y le dijo: «Ha desaparecido tu culpa, está perdonado tu pecado» (v.7). En el Nuevo Testamento, cuando Jesús llamó a sus primeros discípulos en el lago de Genesaret y realizó el prodigio de la pesca milagrosa, Simón Pedro se echó a sus pies diciendo: «Apártate de mí, Señor, que soy un pecador»(Lc 5,8). La respuesta no se hizo esperar: «No temas; desde ahora serás pescador de hombres» (v. 10).Y cuando uno de los discípulos de Jesús le preguntó: «Señor, muéstranos al Padre y nos basta», el Maestro respondió: «Quien me ha visto a mí, ha visto al Padre» (Jn 14,8-9).
La invitación del Señor a encontrarse con Él se dirige a cada uno de ustedes, en cualquier lugar o situación en que se encuentre. Basta «tomar la decisión de dejarse encontrar por Él, de intentarlo cada día sin descanso. No hay razón para que alguien piense que esta invitación no es para él » (Exhort. ap. Evangelii gaudium, 3).Todos somos pecadores, necesitados de ser purificados por el Señor. Pero basta dar un pequeño paso hacia Jesús para descubrir que Él nos espera siempre con los brazos abiertos, sobre todo en el Sacramento de la Reconciliación, ocasión privilegiada para encontrar la misericordia divina que purifica y recrea nuestros corazones.
Sí, queridos jóvenes, el Señor quiere encontrarse con nosotros, quiere dejarnos "ver" su rostro. Me preguntarán: "Pero, ¿cómo?". También Santa Teresa de Ávila, que nació hace ahora precisamente 500 años en España, desde pequeña decía a sus padres: «Quiero ver a Dios». Después descubrió el camino de la oración, que describió como «tratar de amistad, estando muchas veces tratando a solas con quien sabemos nos ama» (Libro de la vida, 8,5). Por eso, les pregunto: ¿rezan? ¿saben que pueden hablar con Jesús, con el Padre, con el Espíritu Santo, como se habla con un amigo? Y no un amigo cualquiera, sino el mejor amigo, el amigo de más confianza. Prueben a hacerlo, con sencillez. Descubrirán lo que un campesino de Arsdecía a su santo Cura: Cuando estoy rezando ante el Sagrario, «yo le miro y Él me mira» (Catecismo de la Iglesia Católica, 2715).
También les invito a encontrarse con el Señor leyendo frecuentemente la Sagrada Escritura. Si no están acostumbrados todavía, comiencen por los Evangelios. Lean cada día un pasaje. Dejen que la Palabra de Dios hable a sus corazones, que sea luz para sus pasos (cf. Sal 119,105). Descubran que se puede "ver" a Dios también en el rostro de los hermanos, especialmente de los más olvidados: los pobres, los hambrientos, los sedientos, los extranjeros, los encarcelados (cf. Mt 25,31-46).¿Han tenido alguna experiencia? Queridos jóvenes, para entrar en la lógica del Reino de Dios es necesario reconocerse pobre con los pobres. Un corazón puro es necesariamente también un corazón despojado, que sabe abajarse y compartir la vida con los más necesitados.
El encuentro con Dios en la oración, mediante la lectura de la Biblia y en la vida fraterna les ayudará a conocer mejor al Señor y a ustedes mismos. Como les sucedió a los discípulos de Emaús (cf. Lc 24,13-35), la voz de Jesús hará arder su corazón y les abrirá los ojos para reconocer su presencia en la historia personal de cada uno de ustedes, descubriendo así el proyecto de amor que tiene para sus vidas.
Algunos de ustedes sienten o sentirán la llamada del Señor al matrimonio, a formar una familia. Hoy muchos piensan que esta vocación está "pasada de moda", pero no es verdad. Precisamente por eso, toda la Comunidad eclesial está viviendo un período especial de reflexión sobre la vocación y la misión de la familia en la Iglesia y en el mundo contemporáneo. Además, les invito a considerar la llamada a la vida consagrada y al sacerdocio. Qué maravilla ver jóvenes que abrazan la vocación de entregarse plenamente a Cristo y al servicio de su Iglesia. Háganse la pregunta con corazón limpio y no tengan miedo a lo que Dios les pida. A partir de su "sí" a la llamada del Señor se convertirán en nuevas semillas de esperanza en la Iglesia y en la sociedad. No lo olviden: La voluntad de Dios es nuestra felicidad.
4. En camino a Cracovia
«Bienaventurados los limpios de corazón, porque ellos verán a Dios» (Mt 5,8).Queridos jóvenes, como ven, esta Bienaventuranza toca muy de cerca su vida y es una garantía de su felicidad. Por eso, se lo repito una vez más: atrévanse a ser felices.
Con la Jornada Mundial de la Juventud de este año comienza la última etapa del camino de preparación de la próxima gran cita mundial de los jóvenes en Cracovia, en 2016. Se cumplen ahora 30 años desde que san Juan Pablo II instituyó en la Iglesia las Jornadas Mundiales de la Juventud. Esta peregrinación juvenil a través de los continentes, bajo la guía del Sucesor de Pedro, ha sido verdaderamente una iniciativa providencial y profética. Demos gracias al Señor por los abundantes frutos que ha dado en la vida de muchos jóvenes en todo el mundo. Cuántos descubrimientos importantes, sobre todo el de Cristo Camino, Verdad y Vida, y de la Iglesia como una familia grande y acogedora. Cuántos cambios de vida, cuántas decisiones vocacionales han tenido lugar en estos encuentros. Que el santo Pontífice, Patrono de la JMJ, interceda por nuestra peregrinación a su querida Cracovia. Y que la mirada maternal de la Bienaventurada Virgen María, la llena de gracia, toda belleza y toda pureza, nos acompañe en este camino.
Vaticano, 31 de enero de 2015
Memoria de San Juan Bosco
FRANCISCUS
[00275-04.01] [Texto original: Español]
Testo in lingua portoghese
«Felizes os puros de coração, porque verão a Deus» (Mt 5, 8)
Queridos jovens!
Continuamos a nossa peregrinação espiritual para Cracóvia, onde em Julho de 2016 se realizará a próxima edição internacional da Jornada Mundial da Juventude. Como guia do nosso caminho escolhemos as Bem-aventuranças evangélicas. No ano passado, reflectimos sobre a Bem-aventurança dos pobres em espírito, inserida no contexto mais amplo do «Sermão da Montanha». Juntos, descobrimos o significado revolucionário das Bem-aventuranças e o forte apelo de Jesus para nos lançarmos, com coragem, na aventura da busca da felicidade. Este ano reflectiremos sobre a sexta Bem-aventurança: «Felizes os puros de coração, porque verão a Deus» (Mt 5, 8).
1. O desejo da felicidade
A palavra «felizes», ou bem-aventurados, aparece nove vezes na primeira grande pregação de Jesus (cf. Mt 5, 1-12). É como um refrão que nos recorda a chamada do Senhor a percorrer, juntamente com Ele, uma estrada que, apesar de todos os desafios, é a via da verdadeira felicidade.
Ora a busca da felicidade, queridos jovens, é comum a todas as pessoas de todos os tempos e de todas as idades. Deus colocou no coração de cada homem e de cada mulher um desejo irreprimível de felicidade, de plenitude. Porventura não sentis que o vosso coração está inquieto buscando sem cessar um bem que possa saciar a sua sede de infinito?
Os primeiros capítulos do livro do Génesis apresentam-nos a felicidade maravilhosa a que somos chamados, consistindo numa perfeita comunhão com Deus, com os outros, com a natureza, com nós mesmos. O livre acesso a Deus, à sua intimidade e visão estava presente no projecto de Deus para a humanidade desde as suas origens e fazia com que a luz divina permeasse de verdade e transparência todas as relações humanas. Neste estado de pureza original, não existiam «máscaras», subterfúgios, motivos para se esconderem uns dos outros. Tudo era puro e claro.
Quando o homem e a mulher cedem à tentação e quebram a relação de confiante comunhão com Deus, o pecado entra na história humana (cf. Gn 3). Imediatamente se fazem notar as consequências inclusive nas suas relações consigo mesmo, de um com o outro, e com a natureza. E são dramáticas! A pureza das origens como que fica poluída. Depois daquele momento, já não é possível o acesso directo à presença de Deus. Comparece a tendência a esconder-se, o homem e a mulher devem cobrir a sua nudez. Privados da luz que provém da visão do Senhor, olham a realidade que os circunda de maneira distorcida, míope. A «bússola» interior, que os guiava na busca da felicidade, perde o seu ponto de referência e as seduções do poder e do ter e a ânsia do prazer a todo o custo precipitam-nos no abismo da tristeza e da angústia.
Nos Salmos, encontramos o grito que a humanidade, desde as profundezas da sua alma, dirige a Deus: «Quem nos dará a felicidade? Resplandeça sobre nós, Senhor, a luz do vosso rosto!» (Sal 4, 7). Na sua infinita bondade, o Pai responde a esta súplica com o envio do seu Filho. Em Jesus, Deus assume um rosto humano. Com a sua encarnação, vida, morte e ressurreição, redime-nos do pecado e abre-nos horizontes novos, até então inconcebíveis.
E assim, queridos jovens, em Cristo encontra-se a plena realização dos vossos sonhos de bondade e felicidade. Só Ele pode satisfazer as vossas expectativas tantas vezes desiludidas por falsas promessas mundanas. Como disse São João Paulo II, «Ele é a beleza que tanto vos atrai; é Ele quem vos provoca com aquela sede de radicalidade que não vos deixa ceder a compromissos; é Ele quem vos impele a depor as máscaras que tornam a vida falsa; é Ele quem vos lê no coração as decisões mais verdadeiras que outros quereriam sufocar. É Jesus quem suscita em vós o desejo de fazer da vossa vida algo grande» (Vigília de Oração em Tor Vergata, 19 de Agosto de 2000: L’Osservatore Romano, ed. portuguesa de 26/VIII/2000, 383).
2. Felizes os puros de coração…
Procuremos agora aprofundar como esta felicidade passa pela pureza de coração. Antes de mais nada, devemos compreender o significado bíblico da palavra «coração». Na cultura hebraica, o coração é o centro dos sentimentos, pensamentos e intenções da pessoa humana. Se a Bíblia nos ensina que Deus olha, não às aparências, mas ao coração (cf. 1 Sam 16,7), podemos igualmente afirmar que é a partir do nosso coração que podemos ver a Deus. Assim é, porque o coração compendia o ser humano na sua totalidade e unidade de corpo e alma, na sua capacidade de amar e ser amado.
Passando agora à definição de «puro», a palavra grega usada pelo evangelista Mateus é katharos e significa, fundamentalmente, limpo, claro, livre de substâncias contaminadoras. No Evangelho, vemos Jesus desarraigar uma certa concepção da pureza ritual ligada a elementos externos, que proibia todo o contacto com coisas e pessoas (incluindo os leprosos e os forasteiros), consideradas impuras. Aos fariseus – que, como muitos judeus de então, não comiam sem antes ter feito as devidas abluções e observavam numerosas tradições relacionadas com a lavagem de objectos –, Jesus diz categoricamente: «Nada há fora do homem que, entrando nele, o possa tornar impuro. Mas o que sai do homem, isso é que o torna impuro. (…) Porque é do interior do coração dos homens que saem os maus pensamentos, as prostituições, roubos, assassínios, adultérios, ambições, perversidade, má-fé, devassidão, inveja, maledicência, orgulho, desvarios» (Mc 7, 15.21-22).
Sendo assim, em que consiste a felicidade que brota dum coração puro? Partindo do elenco dos males enumerados por Jesus, que tornam o homem impuro, vemos que a questão tem a ver sobretudo com o campo das nossas relações. Cada um de nós deve aprender a discernir aquilo que pode «contaminar» o seu coração, formando em si mesmo uma consciência recta e sensível, capaz de «discernir qual é a vontade de Deus: o que é bom, o que Lhe é agradável, o que é perfeito» (Rm 12, 2). Se é necessária uma atenção salutar para com a salvaguarda da criação, a pureza do ar, da água e dos alimentos, com maior razão ainda devemos salvaguardar a pureza daquilo que temos de mais precioso: os nossos corações e as nossas relações. Esta «ecologia humana» ajudar-nos-á a respirar o ar puro que provém das coisas belas, do amor verdadeiro, da santidade.
Uma vez fiz-vos a pergunta: Onde está o vosso tesouro? Qual é o tesouro onde repousa o vosso coração? (cf. Entrevista com alguns jovens da Bélgica, 31 de Março de 2014). É verdade! Os nossos corações podem apegar-se a tesouros verdadeiros ou falsos, podem encontrar um repouso autêntico ou então adormentar-se tornando-se preguiçosos e entorpecidos. O bem mais precioso que podemos ter na vida é a nossa relação com Deus. Estais convencidos disto? Estais cientes do valor inestimável que tendes aos olhos de Deus? Sabeis que Ele vos ama e acolhe, incondicionalmente, assim como sois? Quando esta percepção esmorece, o ser humano torna-se um enigma incompreensível, pois o que dá sentido à nossa vida é precisamente saber que somos amados incondicionalmente por Deus. Lembrais-vos do diálogo de Jesus com o jovem rico? (cf. Mc 10, 17-22). O evangelista Marcos observa que o Senhor fixou o olhar nele e amou-o (cf. v. 21), convidando-o depois a segui-Lo para encontrar o verdadeiro tesouro. Espero, queridos jovens, que este olhar de Cristo, cheio de amor, vos acompanhe durante toda a vossa vida.
O período da juventude é aquele em que desabrocha a grande riqueza afectiva contida nos vossos corações, o desejo profundo dum amor verdadeiro, belo e grande. Quanta força há nesta capacidade de amar e ser amados! Não permitais que este valor precioso seja falsificado, destruído ou deturpado. Isto acontece quando, nas nossas relações, comparece a manipulação do próximo para os nossos objectivos egoístas, por vezes como mero objecto de prazer. O coração fica ferido e triste depois destas experiências negativas. Peço-vos que não tenhais medo dum amor verdadeiro, aquele que nos ensina Jesus e que São Paulo descreve assim: «O amor é paciente, o amor é prestável, não é invejoso, não é arrogante nem orgulhoso, nada faz de inconveniente, não procura o seu próprio interesse, não se irrita nem guarda ressentimento. Não se alegra com a injustiça, mas rejubila com a verdade. Tudo desculpa, tudo crê, tudo espera, tudo suporta. O amor jamais passará» (1 Cor 13, 4-8).
Ao mesmo tempo que vos convido a descobrir a beleza da vocação humana para o amor, exorto-vos a rebelar-vos contra a tendência generalizada de banalizar o amor, sobretudo quando se procura reduzi-lo apenas ao aspecto sexual, desvinculando-o assim das suas características essenciais de beleza, comunhão, fidelidade e responsabilidade. Queridos jovens, «na cultura do provisório, do relativo, muitos pregam que o importante é "curtir" o momento, que não vale a pena comprometer-se por toda a vida, fazer escolhas definitivas, "para sempre", uma vez que não se sabe o que reserva o amanhã. Em vista disso eu peço que vocês sejam revolucionários, eu peço que vocês vão contra a corrente; sim, nisto peço que se rebelem: que se rebelem contra esta cultura do provisório que, no fundo, crê que vocês não são capazes de assumir responsabilidades, crê que vocês não são capazes de amar de verdade. Eu tenho confiança em vocês, jovens, e rezo por vocês. Tenham a coragem de "ir contra a corrente". E tenham também a coragem de ser felizes!» (Encontro com os voluntários da JMJ do Rio, 28 de Julho de 2013).
Vós, jovens, sois bons exploradores! Se vos lançardes à descoberta do rico ensinamento da Igreja neste campo, descobrireis que o cristianismo não consiste numa série de proibições que sufocam os nossos desejos de felicidade, mas num projecto de vida que pode fascinar os nossos corações!
3. ...porque verão a Deus
No coração de cada homem e de cada mulher, ressoa sem cessar o convite do Senhor: «Procurai o meu rosto!» (Sal 27/26, 8). Ao mesmo tempo, porém, sempre nos devemos confrontar com a nossa pobre condição de pecadores. Assim o lemos, por exemplo, no livro dos Salmos: «Quem poderá subir à montanha do Senhor e apresentar-se no seu santuário? O que tem as mãos inocentes e o coração limpo» (Sal 24/23, 3-4). Mas não devemos ter medo nem desanimar: vemos, na Bíblia e na história de cada um de nós, que é sempre Deus quem dá o primeiro passo. É Ele que nos purifica, para podermos ser admitidos à sua presença.
O profeta Isaías, quando recebeu a chamada do Senhor para falar em seu nome, ficou apavorado e disse: «Ai de mim, estou perdido, porque sou um homem de lábios impuros» (Is 6, 5). Mas o Senhor purificou-o, enviando um anjo que tocou a sua boca e lhe disse: «Foi afastada a tua culpa e apagado o teu pecado» (v. 7). No Novo Testamento, quando Jesus chamou os seus primeiros discípulos e realizou o prodígio da pesca miraculosa no lago de Genesaré, Simão Pedro caiu aos seus pés dizendo: «Afasta-Te de mim, Senhor, porque sou um homem pecador» (Lc 5, 8). A resposta não se fez esperar: «Não tenhas receio; de futuro serás pescador de homens» (v. 10). E, quando um dos discípulos de Jesus Lhe pediu: «Senhor, mostra-nos o Pai, e isso nos basta», o Mestre repondeu: «Quem Me vê, vê o Pai» (Jo 14, 8.9).
Por isso, o convite do Senhor a encontrá-Lo é dirigido a cada um de vós, independentemente do lugar e situação em que vos encontrardes. Basta «tomar a decisão de se deixar encontrar por Ele, de O procurar dia a dia sem cessar. Não há motivo para alguém poder pensar que este convite não lhe diz respeito» (Exort. ap. Evangelii gaudium, 3). Todos somos pecadores, necessitados de ser purificados pelo Senhor. Mas basta dar um pequeno passo em direcção a Jesus para descobrir que Ele está sempre à nossa espera de braços abertos, especialmente no sacramento da Reconciliação, ocasião privilegiada de encontro com a misericórdia divina que purifica e recria os nossos corações.
Sim, queridos jovens, o Senhor quer encontrar-nos, deixar-Se «ver» por nós. «E como?»: poder-me-íeis perguntar. Também Santa Teresa de Ávila, nascida na Espanha precisamente há quinhentos anos, já de pequenina dizia aos seus pais: «Quero ver a Deus». Depois descobriu o caminho da oração como «uma relação íntima de amizade com Aquele por quem nos sentimos amados» (Livro da Vida 8, 5). Por isso, pergunto-vos: Vós rezais? Sabeis que tendes possibilidade de falar com Jesus, com o Pai, com o Espírito Santo, como se fala com um amigo? E não um amigo qualquer, mas o vosso amigo melhor e de maior confiança! Tentai fazê-lo, com simplicidade. Descobrireis aquilo que um camponês d’Ars dizia ao santo cura do seu país: quando estou em oração diante do Sacrário, «eu olho para Ele e Ele olha para mim» (Catecismo da Igreja Católica, 2715).
Uma vez mais convido-vos a encontrar o Senhor, lendo frequentemente a Sagrada Escritura. E, se não tiverdes ainda o hábito de o fazer, começai pelos Evangelhos. Lede um pedaço cada dia. Deixai que a Palavra de Deus fale aos vossos corações, ilumine os vossos passos (cf. Sal 119/118, 105). Descobrireis que se pode «ver» a Deus também no rosto dos irmãos, especialmente os mais esquecidos: os pobres, os famintos, os sedentos, os forasteiros, os doentes, os presos (cf. Mt 25, 31-46). Já alguma vez tivestes a experiência disto? Queridos jovens, para entrar na lógica do Reino de Deus, é preciso reconhecer-se pobre com os pobres. Um coração puro é necessariamente também um coração despojado, que sabe abaixar-se e partilhar a sua vida com os mais necessitados.
O encontro com Deus na oração, através da leitura da Bíblia e na vida fraterna ajudar-vos-á a conhecer melhor o Senhor e a vós mesmos. Como aconteceu com os discípulos de Emaús (cf. Lc 24, 13-35), a voz de Jesus inflamará os vossos corações e abrir-se-ão os vossos olhos para reconhecer a sua presença na vossa história, descobrindo assim o projecto de amor que Ele tem para a vossa vida.
Alguns de vós sentem ou hão-de sentir a chamada do Senhor para o matrimónio, para formar uma família. Hoje, muitos pensam que esta vocação esteja «fora de moda», mas não é verdade! Precisamente por este motivo, a Comunidade eclesial inteira está a viver um período especial de reflexão sobre a vocação e a missão da família na Igreja e no mundo contemporâneo. Além disso, convido-vos a tomar em consideração a chamada à vida consagrada ou ao sacerdócio. Como é belo ver jovens que abraçam a vocação de se darem plenamente a Cristo e ao serviço da sua Igreja! Ponde-vos a pergunta a vós mesmos com ânimo puro e não tenhais medo daquilo que Deus vos pede! A partir do vosso «sim» à chamada do Senhor, tornar-vos-eis novas sementes de esperança na Igreja e na sociedade. Não esqueçais: a vontade de Deus é a nossa felicidade!
4. Em caminho para Cracóvia
«Felizes os puros de coração, porque verão a Deus» (Mt 5, 8). Queridos jovens, como vedes, esta Bem-aventurança está intimamente relacionada com a vossa vida e é uma garantia da vossa felicidade. Por isso, repito-vos mais uma vez: tende a coragem de ser felizes!
A Jornada Mundial da Juventude deste ano conduz à última etapa do caminho de preparação para o próximo grande encontro mundial dos jovens em Cracóvia, no ano de 2016. Precisamente há trinta anos, São João Paulo II instituiu, na Igreja, as Jornadas Mundiais da Juventude. Esta peregrinação juvenil através de todos os Continentes, sob a guia do Sucessor de Pedro, foi verdadeiramente uma iniciativa providencial e profética. Juntos, damos graças ao Senhor pelos preciosos frutos que a mesma produziu na vida de tantos jovens por toda terra. Quantas descobertas importantes, sobretudo as de Cristo, Caminho, Verdade e Vida, e da Igreja como uma família grande e acolhedora! Quantas mudanças de vida, quantas decisões vocacionais brotaram daqueles encontros! O Santo Pontífice, Padroeiro das JMJ, interceda pela nossa peregrinação rumo à sua Cracóvia. E o olhar materno da Bem-aventurada Virgem Maria, a cheia de graça, toda bela e toda pura, nos acompanhe neste caminho.
Vaticano, 31 de Janeiro – Memória de São João Bosco – do ano 2015.
FRANCISCUS
[00275-06.01] [Texto original: Português]
Testo in lingua polacca
„Błogosławieni czystego serca, albowiem oni Boga oglądać będą” (Mt 5,8)
Drodzy młodzi,
Kontynuujemy naszą duchową pielgrzymkę do Krakowa, gdzie w lipcu 2016 będzie miała miejsce kolejna międzynarodowa edycja Światowego Dnia Młodzieży. Za przewodnik na naszej drodze wybraliśmy ewangeliczne błogosławieństwa. W ubiegłym roku zastanawialiśmy się nad błogosławieństwem ubogich w duchu, umieszczonym w szerszym kontekście „Kazania na Górze”. Wspólnie odkryliśmy rewolucyjne znaczenie błogosławieństw oraz stanowcze wezwanie Jezusa, aby odważnie zaangażować się w przygodę poszukiwania szczęścia. W tym roku będziemy zastanawiać się na szóstym błogosławieństwem: „Błogosławieni czystego serca, albowiem oni Boga oglądać będą” (Mt 5,8).
1. Pragnienie szczęścia
Słowo błogosławieni, czyli szczęśliwi, pojawia się dziewięć razy w tej mowie, będącej pierwszym wielkim kazaniem Jezusa (Mt 5,1-12). Brzmi ono jak refren, przypominający nam o wezwaniu Pana, aby wraz z Nim pokonywać tę drogę, która pomimo wszystkich wyzwań, jest drogą do prawdziwego szczęścia.
Tak, drodzy młodzi, dążenie do szczęścia jest wspólne wszystkim ludziom wszystkich czasów i wszystkich grup wiekowych. Bóg zaszczepił w sercu każdego mężczyzny i każdej kobiety niepohamowane pragnienie szczęścia, spełnienia. Czy nie czujecie, że wasze serca są niespokojne i zawsze szukają dobra, które mogłoby ugasić ich pragnienie nieskończoności?
Pierwsze rozdziały Księgi Rodzaju ukazują nam wspaniałe błogosławieństwo, do którego jesteśmy powołani, a które polega na doskonałej komunii z Bogiem, z innymi, z przyrodą i z nami samymi. Swobodny dostęp do Boga, do zażyłości z Nim i do Jego wizji był obecny w Bożym planie wobec ludzkości od jej początków i sprawiał, że Boże światło przenikało prawdą i przejrzystością wszystkie ludzkie relacje. W tym stanie pierwotnej czystości nie było „masek”, podstępów, powodów, aby kryć się jedni przed drugimi. Wszystko było przejrzyste i jasne.
Kiedy kobieta i mężczyzna ulegają pokusie i zrywają relację ufnej komunii z Bogiem, wówczas w ludzką historię wchodzi grzech (por. Rdz 3). Natychmiast można zauważyć jego konsekwencje także w ich relacjach z samymi sobą, jedno z drugim, z przyrodą. A są one dramatyczne! Pierwotna czystość ulega skażeniu. Od tej pory nie jest już możliwy bezpośredni dostęp do obecności Boga. Wkracza skłonność do ukrywania się, mężczyzna i kobieta muszą zasłonić swoją nagość. Pozbawieni światła, pochodzącego z wizji Pana, postrzegają otaczającą ich rzeczywistość w sposób wypaczony, krótkowzroczny. Wewnętrzny „kompas”, który nimi kierował w poszukiwaniu szczęścia, traci swój punkt odniesienia, a pragnienie władzy, posiadania i żądza przyjemności za wszelką cenę prowadzą ich do otchłani smutku i cierpienia.
W psalmach znajdujemy wołanie, które ludzkość kieruje z głębi duszy do Boga: „Kto nam ukaże to, co dobre? Panie, rozjaśnij nas światłem Twego oblicza” (Ps 4,7). Ojciec, w swojej nieskończonej dobroci odpowiada na to błaganie, posyłając swego Syna. W Jezusie Bóg przybiera oblicze człowieka. Poprzez Swoje wcielenie, życie, śmierć i zmartwychwstania zbawia On nas od grzechu i otwiera nowe perspektywy, dotychczas nie do pomyślenia.
Drodzy młodzi, w Chrystusie znajduje się więc wypełnienie waszych marzeń o dobru i szczęściu. Tylko On może zaspokoić wasze oczekiwania, tak często zawiedzione fałszywymi obietnicami świata. Jak powiedział św. Jan Paweł II: „To On jest pięknem, które tak was pociąga. To On wzbudza w was pragnienie radykalnych wyborów, które nie pozwala wam iść na kompromisy. To On każe wam zrzucać maski, które zakłamują wasze życie. To On odczytuje w waszych sercach decyzje najbardziej autentyczne, które inni chcieliby zagłuszyć. To Jezus wzbudza w was pragnienie, byście uczynili ze swego życia coś wielkiego” (Czuwanie modlitewne w Tor Vergata, 19 sierpnia 2000: Insegnamenti XXIII/ 2, [2000], 212).
2. Błogosławieni czystego serca …
Teraz spróbujmy przestudiować, jak to błogosławieństwo realizuje się poprzez czystość serca. Najpierw musimy zrozumieć biblijne znaczenie słowa serce. Dla kultury żydowskiej serce jest ośrodkiem uczuć, myśli i intencji osoby ludzkiej. Jeśli Biblia nas uczy, że Bóg nie patrzy na to, co widoczne dla oczu, ale na serce (por. 1 Sm 16,7), to możemy również powiedzieć, że wychodząc od naszego serca, możemy zobaczyć Boga. Dzieje się tak dlatego, że serce wyraża istotę ludzką w jej całości oraz jedności ciała i duszy, w jej zdolności do kochania i bycia kochaną.
Natomiast jeśli chodzi o określenie „czyste”, to św. Mateusz ewangelista używa greckiego słowa „katharos”, oznaczającego zasadniczo: czysty, jasny, wolny od substancji zanieczyszczających. W Ewangelii widzimy Jezusa burzącego pewną koncepcję czystości rytualnej związanej z zewnętrznością, zakazującą wszelkich kontaktów z rzeczami czy osobami (w tym trędowatymi i cudzoziemcami), uważanymi za nieczyste. Faryzeuszom, którzy, podobnie jak wielu Żydów w owym czasie, nie jedli nie dokonawszy wcześniej obmycia i zachowywali liczne tradycje związane z obmywaniem przedmiotów, Jezus mówi kategorycznie: „Nic nie wchodzi z zewnątrz w człowieka, co mogłoby uczynić go nieczystym; lecz co wychodzi z człowieka, to czyni człowieka nieczystym. Z wnętrza bowiem, z serca ludzkiego pochodzą złe myśli, nierząd, kradzieże, zabójstwa, cudzołóstwa, chciwość, przewrotność, podstęp, wyuzdanie, zazdrość, obelgi, pycha, głupota” (Mk 7,15.21-22).
Na czym w takim razie polega szczęście wypływające z czystego serca? Wychodząc od wymienionej przez Jezusa listy zła, czyniącego człowieka nieczystym, widzimy, że kwestia ta dotyczy szczególnie obszaru naszych relacji. Każdy z nas musi się nauczyć rozpoznawać, co może „zanieczyszczać” jego serce, musi ukształtować sobie prawe i wrażliwe sumienie, zdolne do „rozpoznania, jaka jest wola Boża: co jest dobre, co Bogu przyjemne i co doskonałe” (Rz 12,2). O ile potrzebna jest zdrowa troska o ochronę stworzenia, o czyste powietrze, wodę i żywność, to tym bardziej musimy strzec czystości tego, co jest najcenniejsze: naszych serc i naszych relacji. Ta „ludzka ekologia” pomoże nam oddychać czystym powietrzem, pochodzącym z rzeczy pięknych, z prawdziwej miłości, ze świętości.
Pewnego razu zadałem wam pytanie: „Gdzie jest twój skarb, gdzie spoczywa twoje serce?” (por. Wywiad udzielony grupie młodych Belgów, 31 marca 2014). Tak, nasze serca mogą przylgnąć do prawdziwych lub fałszywych skarbów, mogą znaleźć prawdziwe odpocznienie albo się uśpić, stając się leniwymi i odrętwiałymi. Najcenniejszym dobrem, jakie możemy mieć w życiu, jest nasza relacja z Bogiem. Czy jesteście o tym przekonani? Czy zdajecie sobie sprawę z nieocenionej wartości, jaką macie w oczach Boga? Czy wiecie, że jesteście kochani i akceptowani przez Niego bezwarunkowo, takimi jakimi jesteście? Kiedy zanika takie postrzeganie, istota ludzka staje się niezrozumiałą zagadką, ponieważ właśnie świadomość, że jesteśmy bezwarunkowo kochani przez Boga nadaje sens naszemu życiu. Czy pamiętacie rozmowę Jezusa z bogatym młodzieńcem (por. Mk 10,17-22)? Ewangelista Marek zauważa, że Pan spojrzał na niego z miłością (por. w. 21), a następnie zaprosił go do pójścia za Nim, aby znalazł prawdziwy skarb. Droga młodzieży, życzę Wam, aby to spojrzenie Chrystusa, pełne miłości, towarzyszyło wam przez całe życie.
Okres młodości jest czasem, kiedy rozwija się wielkie bogactwo uczuciowe obecne w waszych sercach, głębokie pragnienie prawdziwej miłości, pięknej i wspaniałej. Jak wiele siły jest w tej zdolności do kochania i bycia kochanym! Nie pozwólcie, aby ta cenna wartość została sfałszowana, zniszczona lub oszpecona. Dzieje się tak, gdy w nasze relacje zakrada się instrumentalizacja bliźniego dla własnych egoistycznych celów, czasem jedynie jako obiektu przyjemności. Na skutek tego negatywnego doświadczenia serce ulega zranieniu i smutkowi. Proszę was: nie bójcie się prawdziwej miłości, tej, której uczy nas Jezus, a święty Paweł opisuje w następujący sposób: „Miłość cierpliwa jest, łaskawa jest. Miłość nie zazdrości, nie szuka poklasku, nie unosi się pychą; nie dopuszcza się bezwstydu, nie szuka swego, nie unosi się gniewem, nie pamięta złego; nie cieszy się z niesprawiedliwości, lecz współweseli się z prawdą. Wszystko znosi, wszystkiemu wierzy, we wszystkim pokłada nadzieję, wszystko przetrzyma. Miłość nigdy nie ustaje” (1 Kor 13, 4-8).
Zachęcając was do ponownego odkrycia piękna ludzkiego powołania do miłości, wzywam was również do buntu przeciwko powszechnej tendencji do banalizowania miłości, zwłaszcza gdy próbuje się ją ograniczyć jedynie do aspektu seksualnego, pozbawiając ją jej podstawowych cech piękna, komunii, wierności i odpowiedzialność. Drodzy młodzi, „w kulturze tymczasowości, względności, wielu głosi, że trzeba «cieszyć się» chwilą, że nie warto angażować się na całe życie, podejmować decyzji ostatecznych, «na zawsze», bo nie wiadomo, co przyniesie przyszłość. Ja natomiast proszę was, abyście byli rewolucyjni, byście szli pod prąd; tak, proszę, abyście w tym względzie buntowali się przeciwko owej kulturze tymczasowości, która w istocie myśli, że nie jesteście zdolni do odpowiedzialności, że nie jesteście w stanie prawdziwie kochać. Ja pokładam ufność w was, młodych, i modlę się za was. Miejcie odwagę «iść pod prąd». Odważcie się także być szczęśliwi” (Spotkanie z wolontariuszami na ŚDM w Rio, 28 lipca 2013).
Wy ludzie młodzi jesteście dzielnymi odkrywcami! Jeśli wyruszycie na odkrywanie bogatego nauczania Kościoła w tej dziedzinie, to odkryjecie, że chrześcijaństwo nie polega na serii zakazów, tłumiących nasze pragnienia szczęścia, ale na planie życia, który może zafascynować nasze serca!
3. ... albowiem oni Boga oglądać będą
W sercu każdego mężczyzny i każdej kobiety nieustannie rozbrzmiewa zachęta Pana: „Szukaj mojego oblicza!” (por. Ps 27,8). Jednocześnie nieustannie musimy konfrontować się z naszą nieszczęsną kondycją grzeszników. Czytamy o tym na przykład w Księdze Psalmów: „Kto wstąpi na górę Pana, kto stanie w Jego świętym miejscu? Człowiek o rękach nieskalanych i o czystym sercu” (Ps 24, 3-4). Nie powinniśmy się jednak lękać, ani zniechęcać: w Biblii i historii każdego z nas, widzimy, że to Bóg zawsze czyni pierwszy krok. To On nas oczyszcza tak, abyśmy mogli być dopuszczeni do Jego obecności.
Prorok Izajasz, gdy Pan go powołał, by przemawiać w Jego imieniu, był przerażony i powiedział: „Biada mi! Jestem zgubiony! Wszak jestem mężem o nieczystych wargach” (Iz 6,5). A jednak Pan go oczyścił, posyłając anioła, który dotknął ust jego i powiedział: „twoja wina jest zmazana, zgładzony twój grzech” (w. 7). W Nowym Testamencie, gdy nad jeziorem Genezaret Jezus powołał swoich pierwszych uczniów i dokonał cudownego połowu ryb, Szymon Piotr upadł Mu do nóg i rzekł: „Odejdź ode mnie, Panie, bo jestem człowiek grzeszny” (Łk 5,8). Na odpowiedź nie trzeba było długo czekać: „Nie bój się, odtąd ludzi będziesz łowił” (w. 10). A gdy jeden z uczniów Jezusa poprosił: „Panie, pokaż nam Ojca, a to nam wystarczy”, to Mistrz odpowiedział: „Kto Mnie zobaczył, zobaczył także i Ojca” (J 14,8-9).
Zaproszenie Pana, aby się z Nim spotkać jest więc skierowana do każdego z was, niezależnie od miejsca i sytuacji w jakiej się znajdujecie. Wystarczy tylko „podjąć decyzję, by być gotowymi na spotkanie z Nim, na szukania Go nieustannie każdego dnia. Nie ma powodów, dla których ktoś mógłby uważać, że to zaproszenie nie jest skierowane do niego” (Adhort, ap. Evangelii gaudium, 3). Wszyscy jesteśmy grzesznikami potrzebującymi oczyszczenia przez Pana. Ale wystarczy tylko uczynić mały krok ku Jezusowi, aby odkryć, że On zawsze na nas czeka z otwartymi ramionami, zwłaszcza w sakramencie pojednania, będącym szczególną okazją do spotkania z Bożym miłosierdziem, które oczyszcza i odtwarza nasze serca.
Tak, drodzy młodzi, Pan chce się z nami spotkać, być przez nas „widzianym”. Możecie mnie zapytać: „a jak?”. Także święta Teresa z Avila, urodzona w Hiszpanii dokładnie 500 lat temu, już jako mała dziewczynka powiedziała rodzicom: „Chcę widzieć Boga”. Później odkryła drogę modlitwy jako wewnętrznej przyjaźni „z Tym, o którym wiemy, że nas miłuje” (Księga życia, 8,5). Dlatego was pytam: czy się modlicie? Czy wiecie, że możecie rozmawiać z Jezusa, z Ojcem, z Duchem Świętym, tak jak rozmawia się z przyjacielem? I to nie byle jakim przyjacielem, ale najlepszym i najbardziej zaufanym przyjacielem! Doświadczycie, że czynicie to z łatwością. Odkryjecie to, co jeden z wieśniaków z Ars powiedział świętemu Janowi Marii Vianneyowi, tamtejszemu świętemu proboszczowi: modląc się przed tabernakulum „wpatruję się w Niego, a On wpatruje się we mnie” (Katechizm Kościoła Katolickiego, 2715).
Po raz kolejny zachęcam was do spotkania z Panem poprzez częste czytanie Pisma Świętego. Jeśli jeszcze nie nabraliście tego zwyczaju, to zacznijcie od Ewangelii. Czytajcie codziennie jeden fragment. Pozwólcie, by Słowo Boże przemawiało do waszych serc, oświecało wasze kroki (por. Ps 119,105). Przekonacie się, że można „zobaczyć” Boga także w obliczu braci, zwłaszcza tych najbardziej zapomnianych: biednych, głodnych, spragnionych, przybyszów, chorych, więźniów (por. Mt 25,31-46). Czy tego kiedykolwiek doświadczyliście? Drodzy młodzi, aby wejść w logikę Królestwa Bożego, musimy uznać siebie za ubogich pośród ubogich. Czyste serce musi być koniecznie także sercem ogołoconym, potrafiącym się uniżyć i dzielić swe życie z najbardziej potrzebującymi.
Spotkanie z Bogiem na modlitwie, poprzez czytanie Biblii oraz w życiu braterskim, pomoże wam lepiej poznać Pana i samych siebie. Tak, jak się to stało w przypadku uczniów z Emaus (Łk 24,13-35), głos Jezusa sprawi, że wasze serca zapłoną i otworzą się wasze oczy, aby rozpoznać Jego obecność w waszej historii, odkrywając w ten sposób plan miłości, jaki On ma wobec waszego życia.
Niektórzy z was słyszą lub usłyszą Boże powołanie do małżeństwa, do założenia rodziny. Wielu dziś myśli, że to powołanie stało się już „niemodne”, ale to nieprawda! Właśnie z tego powodu, cała wspólnota kościelna przeżywa szczególny okres refleksji na temat powołania i misji rodziny w Kościele i w świecie współczesnym. Ponadto zachęcam was do zastanowienia się nad powołaniem do życia konsekrowanego i kapłaństwa. Jakże to wspaniałe, kiedy widzimy ludzi młodych przyjmujących powołanie, by oddać się całkowicie Chrystusowi i na służbę Jego Kościołowi! Zadajcie sobie pytanie, z czystym sercem i nie lękajcie się tego, o co was prosi Bóg! Poczynając od waszego powiedzenia „tak” na wezwanie Pana, staniecie się nowymi ziarnami nadziei w Kościele i w społeczeństwie. Nie zapomnijcie: wola Boża jest naszym szczęściem!
4. W drodze do Krakowa
„Błogosławieni czystego serca, albowiem oni Boga oglądać będą” (Mt 5,8). Drodzy młodzi, jak widzicie błogosławieństwo to bardzo bezpośrednio dotyka waszego życia i jest gwarancją waszego szczęścia. Dlatego powtarzam raz jeszcze: miejcie odwagę, by być szczęśliwymi!
Tegoroczny Światowy Dzień Młodzieży prowadzi do ostatniego etapu drogi przygotowującej na najbliższe wielkie światowe spotkanie z młodzieżą w Krakowie w 2016 roku. Właśnie przed trzydziestu laty święty Jan Paweł II ustanowił w Kościele Światowe Dni Młodzieży. Ta młodzieżowa pielgrzymka poprzez różne kontynenty pod przewodnictwem Następcy Piotra była naprawdę inicjatywą opatrznościową i proroczą. Wspólnie dziękujemy Panu za cenne owoce, jakie ona przyniosła w życiu wielu młodych ludzi na całym świecie! Jak wiele ważnych odkryć – zwłaszcza odkrycie Chrystusa, Drogi, Prawdy i Życia, oraz Kościoła jako wielkiej i gościnnej rodziny! Ileż z tych zgromadzeń wypłynęło zmian życia, jak wiele decyzji powołaniowych! Niech święty Papież, patron Światowych Dni Młodzieży, wstawia się za naszą pielgrzymką do jego Krakowa. A macierzyńskie spojrzenie Maryi, Łaski Pełnej, Całej Pięknej i Całej Czystej niech towarzyszy nam na tej drodze.
Watykan, 31 stycznia 2015
Wspomnienie św. Jana Bosk
FRANCISCUS
[00275-09.01] [Testo originale: Polacco]
[B0127-XX.01]