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Lettera del Santo Padre Francesco ai cristiani del Medio Oriente, 23.12.2014


Lettera del Santo Padre Francesco ai cristiani del Medio Oriente

 

Lettera del Santo Padre

Testo in lingua francese

Testo in lingua inglese

Testo in lingua tedesca

Testo in lingua spagnola

Testo in lingua portoghese

Testo in lingua polacca

Testo in lingua araba

In occasione del Santo Natale, Papa Francesco ha inviato ai cristiani che vivono nelle regioni del Medio Oriente la Lettera che riportiamo di seguito:

Lettera del Santo Padre

Cari fratelli e sorelle,

«Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione! Egli ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui noi stessi siamo consolati da Dio» (2 Cor 1,3-4).

Mi sono venute alla mente queste parole dell’apostolo Paolo quando ho pensato di scrivere a voi, fratelli cristiani del Medio Oriente. Lo faccio nell’imminenza del Santo Natale, sapendo che per molti di voi alle note dei canti natalizi si mescoleranno le lacrime e i sospiri. E tuttavia la nascita del Figlio di Dio nella nostra carne umana è ineffabile mistero di consolazione: «E’ apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini» (Tt 2,11).

L’afflizione e la tribolazione non sono mancate purtroppo nel passato anche prossimo del Medio Oriente. Esse si sono aggravate negli ultimi mesi a causa dei conflitti che tormentano la Regione, ma soprattutto per l’operato di una più recente e preoccupante organizzazione terrorista, di dimensioni prima inimmaginabili, che commette ogni sorta di abusi e pratiche indegne dell’uomo, colpendo in modo particolare alcuni di voi che sono stati cacciati via in maniera brutale dalle proprie terre, dove i cristiani sono presenti fin dall’epoca apostolica.

Nel rivolgermi a voi, non posso dimenticare anche altri gruppi religiosi ed etnici che pure subiscono la persecuzione e le conseguenze di tali conflitti. Seguo quotidianamente le notizie dell’enorme sofferenza di molte persone nel Medio Oriente. Penso specialmente ai bambini, alle mamme, agli anziani, agli sfollati e ai rifugiati, a quanti patiscono la fame, a chi deve affrontare la durezza dell’inverno senza un tetto sotto il quale proteggersi. Questa sofferenza grida verso Dio e fa appello all’impegno di tutti noi, nella preghiera e in ogni tipo di iniziativa. A tutti voglio esprimere la vicinanza e la solidarietà mia e della Chiesa, e offrire una parola di consolazione e di speranza.

Cari fratelli e sorelle, che con coraggio rendete testimonianza a Gesù nella vostra terra benedetta dal Signore, la nostra consolazione e la nostra speranza è Cristo stesso. Vi incoraggio perciò a rimanere attaccati a Lui, come tralci alla vite, certi che né la tribolazione, né l’angoscia, né la persecuzione possono separarvi da Lui (cfr Rm 8,35). Possa la prova che state attraversando fortificare la fede e la fedeltà di tutti voi!

Prego perché possiate vivere la comunione fraterna sull’esempio della prima comunità di Gerusalemme. L’unità voluta dal nostro Signore è più che mai necessaria in questi momenti difficili; è un dono di Dio che interpella la nostra libertà e attende la nostra risposta. La Parola di Dio, i Sacramenti, la preghiera, la fraternità alimentino e rinnovino continuamente le vostre comunità.

La situazione in cui vivete è un forte appello alla santità della vita, come hanno attestato santi e martiri di ogni appartenenza ecclesiale. Ricordo con affetto e venerazione i Pastori e i fedeli ai quali negli ultimi tempi è stato chiesto il sacrificio della vita, spesso per il solo fatto di essere cristiani. Penso anche alle persone sequestrate, tra cui alcuni Vescovi ortodossi e sacerdoti dei diversi Riti. Possano presto tornare sane e salve nelle loro case e comunità! Chiedo a Dio che tanta sofferenza unita alla croce del Signore dia frutti di bene per la Chiesa e per i popoli del Medio Oriente.

In mezzo alle inimicizie e ai conflitti, la comunione vissuta tra di voi in fraternità e semplicità è segno del Regno di Dio. Sono contento dei buoni rapporti e della collaborazione tra i Patriarchi delle Chiese Orientali cattoliche e quelli ortodossi; come pure tra i fedeli delle diverse Chiese. Le sofferenze patite dai cristiani portano un contributo inestimabile alla causa dell’unità. E’ l’ecumenismo del sangue, che richiede fiducioso abbandono all’azione dello Spirito Santo.

Che possiate sempre dare testimonianza di Gesù attraverso le difficoltà! La vostra stessa presenza è preziosa per il Medio Oriente. Siete un piccolo gregge, ma con una grande responsabilità nella terra dove è nato e si è diffuso il cristianesimo. Siete come il lievito nella massa. Prima ancora di tante opere della Chiesa nell’ambito scolastico, sanitario o assistenziale, da tutti apprezzate, la ricchezza maggiore per la Regione sono i cristiani, siete voi. Grazie della vostra perseveranza!

Il vostro sforzo di collaborare con persone di altre religioni, con gli ebrei e con i musulmani, è un altro segno del Regno di Dio. Il dialogo interreligioso è tanto più necessario quanto più difficile è la situazione. Non c’è un’altra strada. Il dialogo basato su un atteggiamento di apertura, nella verità e nell’amore, è anche il migliore antidoto alla tentazione del fondamentalismo religioso, che è una minaccia per i credenti di tutte le religioni. Il dialogo è al tempo stesso un servizio alla giustizia e una condizione necessaria per la pace tanto desiderata.

La maggior parte di voi vive in un ambiente a maggioranza musulmana. Potete aiutare i vostri concittadini musulmani a presentare con discernimento una più autentica immagine dell’Islam, come vogliono tanti di loro, i quali ripetono che l’Islam è una religione di pace e può accordarsi con il rispetto dei diritti umani e favorire la convivenza di tutti. Sarà un bene per loro e per l’intera società. La situazione drammatica che vivono i nostri fratelli cristiani in Iraq, ma anche gli yazidi e gli appartenenti ad altre comunità religiose ed etniche, esige una presa di posizione chiara e coraggiosa da parte di tutti i responsabili religiosi, per condannare in modo unanime e senza alcuna ambiguità tali crimini e denunciare la pratica di invocare la religione per giustificarli.

Carissimi, quasi tutti voi siete cittadini nativi dei vostri Paesi e avete perciò il dovere e il diritto di partecipare pienamente alla vita e alla crescita della vostra nazione. Nella Regione siete chiamati ad essere artefici di pace, di riconciliazione e di sviluppo, a promuovere il dialogo, a costruire ponti, secondo lo spirito delle Beatitudini (cfr Mt 5,3-12), a proclamare il vangelo della pace, aperti alla collaborazione con tutte le autorità nazionali e internazionali.

Desidero esprimere in modo particolare la mia stima e la mia gratitudine a voi, carissimi fratelli Patriarchi, Vescovi, Sacerdoti, Religiosi e sorelle Religiose, che accompagnate con sollecitudine il cammino delle vostre comunità. Quant’è preziosa la presenza e l’attività di chi si è consacrato totalmente al Signore e lo serve nei fratelli, soprattutto i più bisognosi, testimoniando la sua grandezza e il suo amore infinito! Com’è importante la presenza dei Pastori accanto al loro gregge, soprattutto nei momenti di difficoltà!

A voi, giovani, mando un abbraccio paterno. Prego per la vostra fede, per la vostra crescita umana e cristiana, e perché i vostri progetti migliori possano realizzarsi. E vi ripeto: «Non abbiate paura o vergogna di essere cristiani. La relazione con Gesù vi renderà disponibili a collaborare senza riserve con i vostri concittadini, qualunque sia la loro appartenenza religiosa» (Benedetto XVI, Esort. ap. Ecclesia in Medio Oriente, 63).

A voi, anziani, faccio giungere i miei sentimenti di stima. Voi siete la memoria dei vostri popoli; auspico che questa memoria sia seme di crescita per le nuove generazioni.

Vorrei incoraggiare quanti tra voi operano negli ambiti molto importanti della carità e dell’educazione. Ammiro il lavoro che state facendo, specialmente attraverso le Caritas e con l’aiuto delle organizzazioni caritative cattoliche di diversi Paesi, aiutando tutti senza preferenze. Attraverso la testimonianza della carità, voi offrite il più valido supporto alla vita sociale e contribuite anche alla pace di cui la Regione è affamata come del pane. Ma anche nell’ambito dell’educazione è in gioco il futuro della società. Quanto è importante l’educazione alla cultura dell’incontro, al rispetto della dignità della persona e del valore assoluto di ogni essere umano!

Carissimi, pur se pochi numericamente, siete protagonisti della vita della Chiesa e dei Paesi in cui vivete. Tutta la Chiesa vi è vicina e vi sostiene, con grande affetto e stima per le vostre comunità e la vostra missione. Continueremo ad aiutarvi con la preghiera e con gli altri mezzi a disposizione.

Nello stesso tempo continuo a esortare la Comunità internazionale a venire incontro ai vostri bisogni e a quelli delle altre minoranze che soffrono; in primo luogo, promuovendo la pace mediante il negoziato e il lavoro diplomatico, cercando di arginare e fermare quanto prima la violenza che ha causato già troppi danni. Ribadisco la più ferma deprecazione dei traffici di armi. Abbiamo piuttosto bisogno di progetti e iniziative di pace, per promuovere una soluzione globale ai problemi della Regione. Per quanto tempo dovrà soffrire ancora il Medio Oriente per la mancanza di pace? Non possiamo rassegnarci ai conflitti come se non fosse possibile un cambiamento! Sulla scia del mio pellegrinaggio in Terra Santa e del successivo incontro di preghiera in Vaticano con i Presidenti israeliano e palestinese, vi invito a continuare a pregare per la pace in Medio Oriente. Chi è stato costretto a lasciare le proprie terre, possa farvi ritorno e vivere in dignità e sicurezza. L’assistenza umanitaria possa incrementarsi, ponendo sempre al centro il bene della persona e di ogni Paese nel rispetto della sua identità propria, senza anteporre altri interessi. Che la Chiesa intera e la Comunità internazionale diventino sempre più consapevoli dell’importanza della vostra presenza nella Regione.

Care sorelle e cari fratelli cristiani del Medio Oriente, avete una grande responsabilità e non siete soli nell’affrontarla. Perciò ho voluto scrivervi per incoraggiarvi e per dirvi quanto sono preziose la vostra presenza e la vostra missione in codesta terra benedetta dal Signore. La vostra testimonianza mi fa tanto bene. Grazie! Ogni giorno prego per voi e per le vostre intenzioni. Vi ringrazio perché so che voi, nelle vostre sofferenze, pregate per me e per il mio servizio alla Chiesa. Spero tanto di avere la grazia di venire di persona a visitarvi e confortarvi. La Vergine Maria, la Tutta Santa Madre di Dio e Madre nostra, vi accompagni e vi protegga sempre con la sua tenerezza. A tutti voi e alle vostre famiglie invio la Benedizione Apostolica e auguro di vivere il Santo Natale nell’amore e nella pace di Cristo Salvatore.

Dal Vaticano, 21 dicembre, IV Domenica di Avvento

FRANCISCUS

[02122-01.01] [Testo originale: Italiano]

Testo in lingua francese

Lettre du Saint-Père aux Chrétiens du Moyen-Orient

Chers frères et sœurs,

« Béni soit le Dieu et Père de notre Seigneur Jésus Christ, le Père des miséricordes et le Dieu de toute consolation, qui nous console dans toute notre tribulation, afin que, par la consolation que nous-mêmes recevons de Dieu, nous puissions consoler les autres en quelque tribulation que ce soit » (2Co 1, 3-4).

Ces paroles de l’apôtre Paul me sont venues à l’esprit quand j’ai pensé à vous écrire, frères chrétiens du Moyen-Orient. Je le fais à l’approche de Noël, sachant que pour beaucoup d’entre vous, aux chants de Noël se mêleront les larmes et les soupirs. Cependant, la naissance du Fils de Dieu dans notre chair humaine est un ineffable mystère de consolation : « La grâce de Dieu, source de salut pour tous les hommes, s’est manifestée » (Tt 2, 11).

L’affliction et la tribulation n’ont malheureusement pas manqué dans un passé même récent du Moyen-Orient. Elles se sont aggravées ces derniers mois à cause des conflits qui tourmentent la région, mais surtout du fait d’une plus récente et préoccupante organisation terroriste, de dimensions autrefois inimaginables, qui commet toutes sortes d’abus et de pratiques indignes de l’homme, en frappant de manière particulière certains d’entre vous qui ont été chassés de façon brutale de leurs propres terres, où les chrétiens sont présents depuis les temps apostoliques.

En m’adressant à vous, je ne peux pas oublier non plus d’autres groupes religieux et ethniques qui subissent également la persécution et les conséquences de ces conflits. Je suis quotidiennement les nouvelles de l’immense souffrance de beaucoup de personnes au Moyen-Orient. Je pense spécialement aux enfants, aux mères, aux personnes âgées, aux personnes déplacées et aux réfugiés, à tous ceux qui souffrent de la faim, à ceux qui doivent affronter la rigueur de l’hiver sans un toit sous lequel se protéger. Cette souffrance crie vers Dieu et fait appel à l’engagement de tous, à travers la prière et toutes sortes d’initiatives. A tous, je veux exprimer ma proximité et ma solidarité ainsi que celles de l’Église, et offrir une parole de consolation et d’espérance.

Chers frères et sœurs, qui avec courage rendez témoignage à Jésus en votre terre bénie par le Seigneur, notre consolation et notre espérance c’est le Christ lui-même. Je vous encourage donc à rester attachés à Lui, comme les sarments à la vigne, certains que ni la tribulation, ni l’angoisse, ni la persécution ne peuvent vous séparer de Lui (cf. Rm 8, 35). Puisse l’épreuve que vous traversez fortifier la foi et la fidélité de vous tous !

Je prie pour que vous puissiez vivre la communion fraternelle à l’exemple de la première communauté de Jérusalem. L’unité voulue par notre Seigneur est plus que jamais nécessaire en ces moments difficiles ; c’est un don de Dieu qui interpelle notre liberté et attend notre réponse. Que la Parole de Dieu, les Sacrements, la prière et la fraternité nourrissent et renouvellent continuellement vos communautés.

La situation dans laquelle vous vivez est un appel fort à la sainteté de vie, comme l’attestent saints et martyrs de toute appartenance ecclésiale. Je me souviens avec affection et vénération des Pasteurs et des fidèles auxquels, ces derniers temps, a été demandé le sacrifice de la vie, souvent pour le seul fait d’être chrétiens. Je pense aussi aux personnes séquestrées, parmi elles des Évêques orthodoxes et des prêtres de divers rites. Puissent-ils retourner bientôt sains et saufs dans leurs maisons et dans leurs communautés. Je demande à Dieu que tant de souffrance unie à la croix du Seigneur donne de bons fruits pour l’Église et pour les peuples du Moyen-Orient.

Au milieu des inimitiés et des conflits, la communion vécue entre vous en fraternité et simplicité est signe du Royaume de Dieu. Je suis heureux des bonnes relations et de la collaboration entre les Patriarches des Églises Orientales catholiques et ceux des Églises Orthodoxes ; comme aussi entre les fidèles des diverses Églises. Les souffrances endurées par les chrétiens apportent une contribution inestimable à la cause de l’unité. C’est l’œcuménisme du sang, qui demande un abandon confiant à l’action de l’Esprit Saint.

Puissiez-vous toujours rendre témoignage à Jésus à travers les difficultés ! Votre présence même est précieuse pour le Moyen-Orient. Vous êtes un petit troupeau, mais avec une grande responsabilité en cette terre, où est né et où s’est répandu le christianisme. Vous êtes comme le levain dans la pâte. Avant même beaucoup d’œuvres de l’Église dans les domaines éducatif, sanitaire ou d’assistance, appréciées par tous, la richesse la plus grande pour la région, ce sont les chrétiens, c’est vous. Merci de votre persévérance !

Votre effort pour collaborer avec des personnes d’autres religions, avec les juifs et avec les musulmans, est un autre signe du Royaume de Dieu. Le dialogue interreligieux est d’autant plus nécessaire que la situation est plus difficile. Il n’y a pas d’autre voie. Le dialogue fondé sur une attitude d’ouverture, dans la vérité et dans l’amour, est aussi le meilleur antidote à la tentation du fondamentalisme religieux, qui est une menace pour les croyants de toutes les religions. Le dialogue est en même temps un service à la justice et une condition nécessaire pour la paix tant désirée.

La plupart d’entre vous vit dans un milieu à majorité musulmane. Vous pouvez aider vos concitoyens musulmans à présenter avec discernement une image plus authentique de l’Islam, comme le veulent beaucoup d’entre eux, lesquels répètent que l’Islam est une religion de paix qui peut s’accommoder du respect des droits humains et favoriser la cohabitation entre tous. Ce sera un bien pour eux et pour la société tout entière. La situation dramatique que vivent nos frères chrétiens en Irak, mais aussi les yazidis et les membres d’autres communautés religieuses et ethniques, exige une prise de position claire et courageuse de la part de tous les responsables religieux, pour condamner de façon unanime et sans aucune ambigüité ces crimes et dénoncer la pratique d’invoquer la religion pour les justifier.

Bien-aimés, presque tous, vous êtes des citoyens natifs de vos pays et vous avez pour cela le devoir et le droit de participer pleinement à la vie et à la croissance de votre nation. Dans la région, vous êtes appelés à être artisans de paix, de réconciliation et de développement, à promouvoir le dialogue, à construire des ponts, selon l’esprit des Béatitudes (cf. Mt 5, 3-12), à proclamer l’Évangile de la paix, ouverts à une collaboration avec toutes les autorités nationales et internationales.

Je désire vous exprimer de manière particulière mon estime et ma gratitude, très chers frères Patriarches, Évêques, Prêtres, Religieux et sœurs Religieuses, qui accompagnez avec sollicitude le chemin de vos communautés. Comme elle est précieuse la présence et l’activité de celui qui s’est consacré totalement au Seigneur et le sert dans les frères, surtout les plus nécessiteux, en témoignant sa grandeur et son amour infini ! Comme elle est importante la présence des Pasteurs aux côtés de leur troupeau, surtout dans les moments de difficultés !

A vous, jeunes, j’envoie une accolade paternelle. Je prie pour votre foi, pour votre croissance humaine et chrétienne, et pour que vos meilleurs projets puissent se réaliser. Et je vous le répète : « N’ayez pas peur ni honte d’être chrétiens. La relation avec Jésus vous rendra disponibles pour collaborer sans réserve avec vos concitoyens, quelle que soit leur appartenance religieuse » (Exhort. ap. Ecclesia in Medio Oriente, n. 63).

A vous, personnes âgées, je fais parvenir mes sentiments d’estime. Vous êtes la mémoire de vos peuples ; je souhaite que cette mémoire soit semence de croissance pour les nouvelles générations.

Je voudrais encourager tous ceux d’entre vous qui œuvrent dans les domaines très importants de la charité et de l’éducation. J’admire le travail que vous faites, spécialement à travers les Caritas et avec l’aide des organisations caritatives catholiques de divers pays, en aidant chacun sans préférence. A travers le témoignage de la charité, vous offrez le soutien le plus valable à la vie sociale et vous contribuez aussi à la paix dont la région a faim comme de pain. Mais aussi, dans le domaine de l’éducation l’avenir de la société est en jeu. Comme l’éducation à la culture de la rencontre, au respect de la dignité de la personne et au respect de la valeur absolue de chaque être humain est importante !

Bien-aimés, même si vous êtes peu numériquement, vous êtes protagonistes de la vie de l’Église et des pays dans lesquels vous vivez. Toute l’Église vous est proche et vous soutient, avec grande affection et estime pour vos communautés et votre mission. Nous continuerons à vous aider par la prière et avec les autres moyens disponibles.

En même temps, je continue à exhorter la communauté internationale à répondre à vos besoins et à ceux des autres minorités qui souffrent ; en premier lieu, en promouvant la paix à travers la négociation et le travail diplomatique, en cherchant à contenir et arrêter le plus tôt possible la violence qui a causé déjà trop de dégâts. Je réitère la plus ferme condamnation des trafics d’armes. Nous avons plutôt besoin de projets et d’initiatives de paix, pour promouvoir une solution globale aux problèmes de la région. Pendant combien de temps le Moyen-Orient devra-t-il encore souffrir à cause du manque de paix ? Nous ne pouvons pas nous résigner aux conflits comme si un changement n’était pas possible ! Dans le sillage de mon pèlerinage en Terre Sainte et de la rencontre de prière qui s’en est suivie, au Vatican, avec les Présidents israélien et palestinien, je vous invite à continuer de prier pour la paix au Moyen-Orient. Que celui qui a été contraint à laisser ses propres terres, puisse y retourner et y vivre dans la dignité et dans la sécurité. Puisse l’assistance humanitaire s’accroître, en mettant toujours au centre le bien de la personne et de chaque pays dans le respect de sa propre identité, sans faire passer avant d’autres intérêts. Que l’Église tout entière et la communauté internationale deviennent toujours plus conscientes de l’importance de votre présence dans la région.

Chères sœurs et chers frères chrétiens du Moyen-Orient, vous avez une grande responsabilité et vous n’êtes pas seuls à l’affronter. C’est pourquoi, j’ai voulu vous écrire pour vous encourager et pour vous dire combien votre présence et votre mission sont précieuses en cette terre bénie par le Seigneur. Votre témoignage me fait beaucoup de bien. Merci ! Chaque jour, je prie pour vous et à vos intentions. Je vous remercie parce que je sais que, dans vos souffrances, vous priez pour moi et pour mon service de l’Église. J’espère beaucoup avoir la grâce de venir personnellement vous visiter et vous réconforter. Que la Vierge Marie, la Toute Sainte Mère de Dieu et notre Mère, vous accompagne et vous protège toujours par sa tendresse. A vous tous et à vos familles, j’envoie la Bénédiction Apostolique et je vous souhaite de vivre Noël dans l’amour et dans la paix du Christ Sauveur.

Du Vatican, le 21 , IVème Dimanche de l’Avent

FRANCISCUS

[02122-03.01] [Texte original: Français]

Testo in lingua inglese

Letter of His Holiness Pope to the Christians in the Middle East

Dear Brothers and Sisters,

"Blessed be the God and Father of our Lord Jesus Christ, the Father of mercies and God of all consolation, who consoles us in all our affliction, so that we may be able to console those who are in any affliction, with the consolation with which we ourselves are consoled by God" (2 Cor 1:3-4).

When I thought of writing to you, our Christian brothers and sisters in the Middle East, these words of Saint Paul immediately came to mind. I write to you just before Christmas, knowing that for many of you the music of your Christmas hymns will also be accompanied by tears and sighs. Nonetheless, the birth of the Son of God in our human flesh is an indescribable mystery of consolation: "For the grace of God has appeared for the salvation of all people" (Tit 2:11).

Sadly, afflictions and tribulations have not been lacking, even more recently, in the Middle East. They have been aggravated in the past months because of the continuing hostilities in the region, but especially because of the work of a newer and disturbing terrorist organization, of previously unimaginable dimensions, which has perpetrated all kinds of abuses and inhuman acts. It has particularly affected a number of you, who have been brutally driven out of your native lands, where Christians have been present since apostolic times.

Nor, in writing to you, can I remain silent about the members of other religious and ethnic groups who are also experiencing persecution and the effects of these conflicts. Every day I follow the new reports of the enormous suffering endured by many people in the Middle East. I think in particular of the children, the young mothers, the elderly, the homeless and all refugees, the starving and those facing the prospect of a hard winter without an adequate shelter. This suffering cries out to God and it calls for our commitment to prayer and concrete efforts to help in any way possible. I want to express to all of you my personal closeness and solidarity, as well as that of the whole Church, and to offer you a word of consolation and hope.

Dear brothers and sisters who courageously bear witness to Jesus in the land blessed by the Lord, our consolation and our hope is Christ himself. I encourage you, then, to remain close to him, like branches on the vine, in the certainty that no tribulation, distress or persecution can separate us from him (cf. Rom 8:35). May the trials which you are presently enduring strengthen the faith and the fidelity of each and all of you!

I pray that you will be able to experience a fraternal communion modelled on that of the first community of Jerusalem. The unity willed by our Lord is more necessary than ever at these difficult times; it is a gift from God, who appeals to our freedom and awaits our response. May the word of God, the sacraments, prayer and fellowship nourish and continually renew your communities.

The situation in which are you living is a powerful summons to holiness of life, as saints and martyrs of every Christian community have attested. I think with affection and veneration of the pastors and faithful who have lately been killed, often merely for the fact that they were Christians. I think also of those who have been kidnapped, including several Orthodox bishops and priests of various rites. May they soon return, safe and sound, to their homes and communities! I ask God to grant that all this suffering united to the Lord’s cross will bring about much good for the Church and for all the peoples in the Middle East.

In the midst of hostility and conflicts, the communion which you experience in fraternity and simplicity is a sign of God’s Kingdom. I am gratified by the good relations and cooperation which exist between the patriarchs of the Eastern Catholic Churches and those of the Orthodox Churches, and also between the faithful of the different Churches. The sufferings which Christians endure contribute immensely to the cause of unity. It is the ecumenism of blood, which demands a trusting abandonment to the working of the Holy Spirit.

May you always bear witness to Jesus amid your difficulties! Your very presence is precious for the Middle East. You are a small flock, but one with a great responsibility in the land where Christianity was born and first spread. You are like leaven in the dough. Even more than the many contributions which the Church makes in the areas of education, healthcare and social services, which are esteemed by all, the greatest source of enrichment in the region is the presence of Christians themselves, your presence. Thank you for your perseverance!

Your efforts to cooperate with people of other religions, with Jews and Muslims, is another sign of the Kingdom of God. The more difficult the situation, the more interreligious dialogue becomes necessary. There is no other way. Dialogue, grounded in an attitude of openness, in truth and love, is also the best antidote to the temptation to religious fundamentalism, which is a threat for followers of every religion. At the same time, dialogue is a service to justice and a necessary condition for the peace which all so ardently desire.

The majority of you live in environments which are predominantly Muslim. You can help your Muslim fellow citizens to present with discernment a more authentic image of Islam, as so many of them desire, reiterating that Islam is a religion of peace, one which is compatible with respect for human rights and favours peaceful coexistence on the part of all. This will prove beneficial for them and for all society. The tragic situation faced by our Christian brothers and sisters in Iraq, as well as by the Yazidi and members of other religious and ethnic communities, demands that all religious leaders clearly speak out to condemn these crimes unanimously and unambiguously, and to denounce the practice of invoking religion in order to justify them.

Dear brothers and sisters, almost all of you are native citizens of your respective countries, and as such you have the duty and the right to take full part in the life and progress of your nations. Within the region you are called to be artisans of peace, reconciliation and development, to promote dialogue, to build bridges in the spirit of the Beatitudes (cf. Mt 5:3:12), and to proclaim the Gospel of peace, in a spirit of ready cooperation with all national and international authorities.

In a special way I would like to express my esteem and gratitude to you, dear brother patriarchs, bishops, priests, and men and women religious, who accompany the journey of your communities with loving concern. How valuable is the presence and work of those completely consecrated to the Lord, serving him in their brothers and sisters, especially those in greatest need, and thus witnessing to his grandeur and his infinite love! How important is the presence of pastors in the midst of their flocks, especially in times of trouble!

To the young I send a paternal embrace. I pray for your faithfulness, your human and Christian development, and the attainment of your hopes and dreams. I repeat to you: "Do not be afraid or ashamed to be Christian. Your relationship with Jesus will help you to cooperate generously with your fellow citizens, whatever their religious affiliation" (Apostolic Exhortation Ecclesia in Medio Oriente, 63).

To the elderly I express my respect and esteem. You are the memory of your peoples. I pray that this memory will become a seed which can grow and benefit generations yet to come.

I wish to encourage all of you who work in the very important fields of charity and education. I admire the work you do, especially through Caritas and other Catholic charitable organizations in the different countries, in providing help to anyone who asks, without discrimination. Through this witness of charity you help support the life of society and you contribute to the peace for which the region hungers as if for bread. Education too is critical for the future of society. How important it is for promoting the culture of encounter, respect for the dignity of each person and the absolute value of every human being!

Dear brothers and sisters, even though you may not be numerous, you play a significant role in the Church and in the countries where you live. The entire Church is close to you and supports you, with immense respect and affection for your communities and your mission. We will continue to assist you with our prayers and with every other means at our disposal.

At the same time I continue to urge the international community to address your needs and those of other suffering minorities, above all by promoting peace through negotiation and diplomacy, for the sake of stemming and stopping as soon as possible the violence which has already caused so much harm. I once more condemn in the strongest possible terms the traffic of arms. Instead, what are needed are plans and initiatives for peace, so as to further a global solution to the region’s problems. How much longer must the Middle East suffer from the lack of peace? We must not resign ourselves to conflicts as if change were not possible! In the spirit of my pilgrimage to the Holy Land and the subsequent prayer meeting in the Vatican with the Israeli and Palestinian presidents, I encourage you to continue to pray for peace in the Middle East. May those forced to leave their lands be able to return and to live in dignity and security. May humanitarian aid increase and always have as its central concern the good of each individual and each country, respecting their identity and without any other agendas. May the entire Church and the international community become ever more conscious of the importance of your presence in the region.

Dear Christian brothers and sisters of the Middle East, you have an enormous responsibility and in meeting it you are not alone. That is why I wanted to write to you, to encourage you and to let you know how precious your presence and your mission are in the land which the Lord has blessed. Your witness means much to me! Thank you! I pray for you and your intentions every day. I thank you because I know that, amid your sufferings, you also pray for me and for my service to the Church. I do hope to have the chance to come to you in person and to visit and to comfort you. May the Virgin Mary, the All-Holy Mother of God and our Mother, accompany you and protect you always with her tender love. To all of you and your families I impart my Apostolic Blessing, and I pray that your celebration of Christmas will be filled with the love and peace of Christ our Saviour.

From the Vatican, 21 December 2014, 4th Sunday of Advent

FRANCISCUS

[02122-02.01] [Original text: English]

Testo in lingua tedesca

Brief des Heiligen Vaters an die Christen im Nahen Osten

Liebe Brüder und Schwestern,

» Gepriesen sei der Gott und Vater Jesu Christi, unseres Herrn, der Vater des Erbarmens und der Gott allen Trostes. Er tröstet uns in all unserer Not, damit auch wir die Kraft haben, alle zu trösten, die in Not sind, durch den Trost, mit dem auch wir von Gott getröstet werden « (2 Kor 1,3-4).

Diese Worte des Apostels Paulus sind mir in den Sinn gekommen, als ich daran dachte, an Euch, liebe christliche Brüder und Schwestern im Nahen Osten, zu schreiben. Ich tue es anlässlich des nahen Weihnachtsfestes, weil ich weiß, dass für viele von Euch die Klänge der Weihnachtslieder sich mit Tränen und Seufzern mischen werden. Und doch ist die Geburt des Sohnes Gottes in unserem menschlichen Fleisch ein unsagbares Geheimnis des Trostes: » Denn die Gnade Gottes ist erschienen, um alle Menschen zu retten « (Tit 2,11).

Leider fehlte es auch in der jüngsten Vergangenheit nicht an Trübsal und Bedrängnis im Nahen Osten. Diese haben sich in den letzten Monaten verschärft aufgrund der Konflikte, die die Region peinigen, vor allem aber durch das Wirken einer ganz neuen und besorgniserregenden terroristischen Organisation von bisher unvorstellbaren Ausmaßen, die alle Art von Gesetzwidrigkeiten begeht und menschenunwürdige Praktiken anwendet. Ganz besonders hat sie einige von Euch heimgesucht: Auf brutale Weise wurden sie aus ihrem Land vertrieben, in dem die Christen seit apostolischer Zeit heimisch sind.

Indem ich mich an Euch wende, kann ich nicht die anderen religiösen und ethnischen Gruppen außer Acht lassen, die ebenfalls unter der Verfolgung und den Konsequenzen dieser Konflikte leiden. Täglich verfolge ich die Nachrichten über das enorme Leiden vieler Menschen im Nahen Osten. Ich denke besonders an die Kinder, die Mütter, die alten Menschen, an die Vertriebenen und die Flüchtlinge, an alle, die Hunger leiden, an die, welche die Härte des Winters auf sich nehmen müssen ohne ein schützendes Dach über dem Kopf. Dieses Leiden schreit zu Gott und ruft uns alle zum Einsatz auf, im Gebet und in jeder Art von Initiative. Allen möchte ich meine Nähe und Solidarität wie auch die der ganzen Kirche bekunden und ihnen ein Wort des Trostes und der Hoffnung zusprechen.

Liebe Brüder und Schwestern, die Ihr in eurem vom Herrn gesegneten Land mutig Zeugnis für Jesus gebt, unser Trost und unsere Hoffnung ist Christus selber. Darum ermutige ich Euch, fest mit ihm verbunden zu bleiben wie die Rebzweige am Weinstock, in der Gewissheit, dass weder Bedrängnis, noch Not, noch Verfolgung Euch von ihm trennen können (vgl. Röm 8,35). Möge die Prüfung, die Ihr durchmacht, Euer aller Glauben und Treue stärken!

Ich bete, dass Ihr die brüderliche Gemeinschaft nach dem Vorbild der ersten Jerusalemer Gemeinde leben könnt. Die von unserem Herrn gewollte Einheit ist in diesen schwierigen Momenten nötiger denn je; sie ist ein Geschenk Gottes, das an unsere Freiheit appelliert und unsere Antwort erwartet. Mögen das Wort Gottes, die Sakramente, das Gebet und die Brüderlichkeit Eure Gemeinschaften ständig nähren und erneuern.

Die Situation, in der Ihr lebt, ist ein starker Aufruf zur Heiligkeit des Lebens, wie Heilige und Märtyrer aller kirchlichen Zugehörigkeiten beweisen. In Liebe und Verehrung denke ich an die Hirten und die Gläubigen, denen in letzter Zeit das Opfer des Lebens abverlangt wurde, oft nur aufgrund der Tatsache, dass sie Christen waren. Ich denke auch an die Entführten, unter denen einige orthodoxe Bischöfe und Priester verschiedener Riten sind. Mögen sie bald wohlbehalten in ihre Häuser und Gemeinschaften zurückkehren! Ich bitte Gott, dass so viel mit dem Kreuz des Herrn vereintes Leid Frucht zum Wohl der Kirche und der Völker des Nahen Ostens bringen möge.

Inmitten der Feindschaften und der Konflikte ist die unter Euch in Brüderlichkeit und Einfachheit gelebte Gemeinschaft ein Zeichen für das Reich Gottes. Ich freue mich über die guten Beziehungen und über die Zusammenarbeit zwischen den orthodoxen Patriarchen und denen der katholischen Ostkirchen wie auch zwischen den Gläubigen der verschiedenen Kirchen. Die von den Christen ertragenen Leiden leisten einen unschätzbaren Beitrag für das Anliegen der Einheit. Es ist die Ökumene des Blutes, die eine vertrauensvolle Hingabe an das Wirken des Heiligen Geistes erfordert.

Mögen die Schwierigkeiten Euch immer Anlass sein, Zeugnis für Jesus zu geben! Eure Gegenwart selbst ist für den Nahen Osten kostbar. Ihr seid eine kleine Herde, doch mit einer großen Verantwortung in dem Land, wo das Christentum entstanden ist und sich ausgebreitet hat. Ihr seid wie der Sauerteig in der Masse. An erster Stelle noch vor vielen, von allen gewürdigten Werken der Kirche im Bereich des Erziehungs- und Gesundheitswesens oder in den Hilfswerken sind die Christen, seid Ihr der größte Schatz für die Region. Danke für Eure Standhaftigkeit!

Euer Bemühen, mit Menschen anderer Religionen – Juden und Muslimen – zusammenzuarbeiten, ist ein weiteres Zeichen für das Reich Gottes. Je schwieriger die Situation ist, umso notwendiger ist der interreligiöse Dialog. Es gibt keinen anderen Weg. Der auf eine Haltung der Offenheit gegründete Dialog in Wahrheit und Liebe ist auch das beste Mittel gegen die Versuchung des religiösen Fundamentalismus, der eine Bedrohung für die Gläubigen aller Religionen darstellt. Zugleich ist der Dialog ein Dienst an der Gerechtigkeit und eine notwendige Voraussetzung für den so ersehnten Frieden.

Der größte Teil von Euch lebt in einem Umfeld mit muslimischer Mehrheit. Ihr könnt Euren muslimischen Mitbürgern helfen, mit Unterscheidungsvermögen ein authentischeres Bild des Islam zu zeigen, wie viele von ihnen es möchten, die immer wieder sagen, dass der Islam eine Religion des Friedens ist, dass er sich mit der Achtung der Menschenrechte vereinbaren lässt und das Zusammenleben aller fördern kann. Das wird ihnen und der ganzen Gesellschaft von Nutzen sein. Die dramatische Situation, die unsere christlichen Brüder und Schwestern im Irak, aber auch die Jesiden und die Anhänger anderer religiöser und ethnischer Gemeinschaften erleben, erfordert eine klare und mutige Stellungnahme aller religiösen Verantwortungsträger, um einstimmig und unzweideutig solche Verbrechen zu verurteilen und öffentlich die Praxis anzuklagen, sich zu deren Rechtfertigung auf die Religion zu berufen.

Meine Lieben, Ihr seid fast alle einheimische Bürger eurer Länder und habt somit die Pflicht und das Recht, vollgültig am Leben und am Wachstum eurer Nation teilzunehmen. In der Region seid Ihr berufen, Urheber von Frieden, Versöhnung und Entwicklung zu sein, den Dialog zu fördern, Brücken zu bauen gemäß dem Geist der Seligpreisungen (vgl. Mt 5,3-12), das Evangelium des Friedens zu verkünden und offen zu sein für die Zusammenarbeit mit allen nationalen und internationalen Entscheidungsträgern.

In besonderer Weise möchte ich meine Wertschätzung und meinen Dank Euch bekunden, liebe Mitbrüder im patriarchalen, bischöflichen und priesterlichen Dienst sowie Euch Brüdern und Schwestern im Ordensleben, die Ihr den Weg Eurer Gemeinschaften fürsorglich begleitet. Wie kostbar ist die Gegenwart und die Tätigkeit derer, die sich gänzlich dem Herrn geweiht haben und ihm in ihren Mitmenschen – vor allem in den am meisten Bedürftigen – dienen und so seine Größe und seine grenzenlose Liebe bezeugen! Wie wichtig ist die Gegenwart der Hirten bei ihrer Herde, vor allem in schwierigen Zeiten!

Euch, liebe Jugendliche, sende ich eine väterliche Umarmung. Ich bete für Euren Glauben, für Euer Wachstum als Menschen und als Christen und dass Eure besten Pläne sich verwirklichen mögen. Und ich wiederhole Euch: » Fürchtet oder schämt Euch nicht, Christen zu sein. Die Beziehung zu Jesus wird Euch die innere Bereitschaft zu einer vorbehaltlosen Zusammenarbeit mit Euren Mitbürgern schenken, welcher Religion sie auch angehören « (Benedikt XVI., Nachsynodales Apostolisches Schreiben Ecclesia in Medio Oriente, 63).

Euch, liebe ältere Menschen, drücke ich meine Wertschätzung aus. Ihr seid das Gedächtnis Eurer Völker; ich hoffe, dass dieses Gedächtnis ein Anstoß zum Wachsen für die jungen Generationen sei.

Ich möchte diejenigen unter Euch ermutigen, die in den sehr wichtigen Bereichen der Nächstenliebe und des Erziehungswesens wirken. Ich bewundere die Arbeit, die Ihr besonders durch die Caritas und mit Hilfe der katholischen karitativen Organisationen verschiedener Länder leistet, indem Ihr allen ohne jede Bevorzugung helft. Durch das Zeugnis der Liebe bietet Ihr dem gesellschaftlichen Leben den wirksamsten Halt und tragt auch zum Frieden bei, nach dem die Region hungert wie nach Brot. Doch auch im Bereich des Erziehungswesens geht es um die Zukunft der Gesellschaft. Wie wichtig ist die Erziehung zur Kultur der Begegnung sowie zur Achtung der Menschenwürde und des unumschränkten Wertes eines jeden Menschen!

Meine Lieben, obwohl gering an Zahl, seid Ihr Protagonisten des Lebens der Kirche und der Länder, in denen Ihr lebt. Die ganze Kirche ist Euch nahe und unterstützt Euch, mit großer Liebe und Wertschätzung für Eure Gemeinschaften und eure Mission. Wir werden fortfahren, Euch zu helfen mit dem Gebet und mit den anderen verfügbaren Mitteln.

Zugleich rufe ich weiterhin die internationale Gemeinschaft auf, Euren Bedürfnissen und denen der anderen leidenden Minderheiten entgegenzukommen – an erster Stelle durch die Förderung des Friedens auf dem Weg über Verhandlungen und mit Hilfe diplomatischer Aktivitäten, in dem Bemühen, möglichst bald die Gewalt, die schon zu viel Schaden angerichtet hat, einzudämmen und zu stoppen. Ich bekräftige meine ganz entschiedene Missbilligung des Waffenhandels. Wir brauchen vielmehr Friedenspläne und -initiativen, um eine globale Lösung der Probleme der Region zu fördern. Wie lange soll der Nahe Osten noch unter der Friedlosigkeit leiden? Wir dürfen uns nicht mit den Konflikten abfinden, als sei ein Wechsel nicht möglich! Auf der Linie meiner Pilgerreise ins Heilige Land und des nachfolgenden Gebetstreffens im Vatikan mit dem israelischen und dem palästinensischen Präsidenten lade ich Euch ein, weiter für den Frieden im Nahen Osten zu beten. Dass diejenigen, die gezwungen waren, ihr Land zu verlassen, dorthin zurückkehren und in Frieden und Sicherheit leben können. Möge die humanitäre Hilfe gesteigert und dabei immer das Wohl des Menschen und jedes Landes in den Mittelpunkt gestellt werden, unter Achtung der jeweiligen Identität, ohne andere Interessen voranzustellen. Möge die gesamte Kirche und die internationale Gemeinschaft sich der Bedeutung Eurer Präsenz in der Region immer deutlicher bewusst werden.

Liebe christliche Schwestern und Brüder im Nahen Osten, Ihr habt eine große Verantwortung und seid nicht allein bei ihrer Bewältigung. Darum wollte ich an Euch schreiben, um Euch zu ermutigen und um Euch zu sagen, wie wertvoll Eure Gegenwart und Eure Mission in diesem vom Herrn gesegneten Land sind. Euer Zeugnis tut mir so gut. Danke! Jeden Tag bete ich für Euch und Eure Anliegen. Ich danke Euch, weil ich weiß, dass Ihr in Euren Leiden für mich und meinen Dienst für die Kirche betet. Ich hoffe sehr, dass mir die Gnade zuteil wird, persönlich zu kommen, um Euch zu besuchen und Euch zu trösten und zu stärken. Die Jungfrau Maria, die allheilige Mutter Gottes, die auch unsere Mutter ist, begleite und schütze Euch stets mit ihrer zärtlichen Liebe. Euch allen und Euren Familien sende ich den Apostolischen Segen und wünsche Euch, dass Ihr die heilige Weihnacht in der Liebe und im Frieden Christi, des Retters, lebt.

Aus dem Vatikan, am 21. Dezember 2014, dem vierten Adventssonntag

FRANCISCUS

[02122-05.01] [Originalsprache: Deutsch]

Testo in lingua spagnola

Carta del Santo Padre a los cristianos de Oriente Medio

Queridos hermanos y hermanas

«¡Bendito sea el Dios y Padre de nuestro Señor Jesucristo, Padre de las misericordias y Dios de todo consuelo, que nos consuela en cualquier tribulación nuestra hasta el punto de poder consolar nosotros a los demás en cualquier lucha, mediante el consuelo con que nosotros mismos somos consolados por Dios!» (2 Co 1,3-4).

Fueron estas palabras del apóstol Pablo las que se me vinieron a la mente cuando pensaba dirigirme a vosotros, hermanos cristianos de Oriente Medio. Lo hago a las puertas de la Navidad, a sabiendas de que para muchos de vosotros las notas de los villancicos estarán mezcladas con lágrimas y suspiros. Sin embargo, el nacimiento del Hijo de Dios en nuestra carne humana es un misterio inefable de consolación: «Pues se ha manifestado la gracia de Dios, que trae la salvación para todos los hombres» (Tt 2,11).

Por desgracia, nunca han faltado tribulación ni aflicción en Oriente Medio tanto en el pasado como recientemente. En los últimos meses se han agravado debido a los conflictos que afligen a la Región, pero especialmente por la actividad de una reciente y preocupante organización terrorista, de unas dimensiones nunca antes vistas, que comete todo tipo de abusos y prácticas inhumanas, golpeando especialmente a aquellos de vosotros que han sido brutalmente expulsados de sus tierras, en las que los cristianos están presentes desde la época apostólica.

Al dirigirme a vosotros, no puedo olvidarme de otros grupos religiosos y étnicos que sufren también la persecución y las consecuencias de estos conflictos. Sigo cada día las noticias del inmenso sufrimiento de tantas personas en Oriente Medio. Pienso especialmente en los niños, las madres, los ancianos, los desplazados y refugiados, los que pasan hambre, los que tienen que soportar la dureza del invierno sin un techo bajo el que protegerse. Este sufrimiento clama a Dios y apela al compromiso de todos nosotros, con la oración y todo tipo de iniciativas. Deseo hacer llegar a todos mi cercanía y solidaridad, así como la de la Iglesia, y dar una palabra de consuelo y esperanza.

Queridos hermanos y hermanas, que con valentía dais testimonio de Jesús en vuestra tierra bendecida por el Señor, nuestro consuelo y nuestra esperanza es Cristo. Por tanto, os animo a permanecer unidos a Él, como los sarmientos a la vid, seguros de que ni la tribulación, la angustia o la persecución podrán separarnos de Él (cf. Rm 8,35). Que la prueba que estáis atravesando fortalezca vuestra fe y fidelidad.

Rezo para que viváis la comunión fraterna a ejemplo de la primera comunidad de Jerusalén. La unidad querida por nuestro Señor es más necesaria que nunca en estos tiempos difíciles; es un don de Dios que interpela a nuestra libertad y espera nuestra respuesta. Que la Palabra de Dios, los sacramentos, la oración y la fraternidad, alimenten y renueven continuamente vuestras comunidades.

La situación en que vivís es una fuerte llamada a la santidad de vida, como así lo han atestiguado los santos y mártires de diversa pertenencia eclesial. Recuerdo con afecto y veneración a los Pastores y fieles a los que en los últimos tiempos se les ha pedido el sacrificio de la vida, a menudo por el mero hecho de ser cristianos. También pienso en las personas secuestradas, entre las cuales se encuentran algunos Obispos ortodoxos y sacerdotes de diversos ritos. ¡Ojalá puedan volver pronto sanos y salvos a sus casas y comunidades! Le pido a Dios que tanto sufrimiento unido a la cruz del Señor dé frutos abundantes para la Iglesia y los pueblos de Oriente Medio.

En medio de las enemistades y los conflictos, la comunión vivida entre vosotros, con fraternidad y sencillez, es un signo del Reino de Dios. Me alegro de las buenas relaciones y la cooperación entre los Patriarcas de las Iglesias orientales católicas y los Ortodoxos, así como entre los fieles de las diversas Iglesias. El sufrimiento que padecen los cristianos constituye una aportación inestimable a la causa de la unidad. Se trata del ecumenismo de la sangre, que requiere abandonarse confiadamente a la acción del Espíritu Santo.

¡Que podáis dar siempre testimonio de Jesús en medio de las dificultades! Vuestra presencia es valiosa para Oriente Medio. Sois un pequeño rebaño, pero con una gran responsabilidad en la tierra en que nació y se extendió el cristianismo. Sois como la levadura en la masa. Antes que cualquiera de las actividades de la Iglesia en el ámbito de educativo, sanitario o asistencial, tan valoradas por todos, la mayor riqueza para la región son los cristianos, sois vosotros. Gracias por vuestra perseverancia.

Vuestros intentos por colaborar con personas de otras religiones, con judíos y musulmanes, es otro signo del Reino de Dios. El diálogo interreligioso es tanto más necesario cuanto más difícil es la situación. No hay otro camino. El diálogo basado en una actitud de apertura, en la verdad y el amor, es también el mejor antídoto contra la tentación del fundamentalismo religioso, que es una amenaza para los creyentes de todas las religiones. El diálogo es a la vez un servicio a la justicia y una condición necesaria para la tan deseada paz.

La mayor parte de vosotros vive en un ambiente de mayoría musulmana. Podéis ayudar a vuestros conciudadanos musulmanes a presentar con discernimiento una imagen más auténtica del Islam, como quieren muchos de ellos, que repiten que el Islam es una religión de paz, que se puede armonizar con el respeto de los derechos humanos y favorecer la convivencia de todos. Será algo bueno para ellos y para toda la sociedad. La dramática situación que viven nuestros hermanos cristianos en Irak, y también los Yazidíes y los miembros de otras comunidades religiosas y étnicas, exige por parte de todos los líderes religiosos una postura clara y valiente, para condenar unánimemente y sin rodeos esos crimines, y denunciar la práctica de invocar la religión para justificarlos.

Queridos hermanos, casi todos vosotros sois ciudadanos nativos de vuestros países y, por lo tanto, tenéis el deber y el derecho de participar plenamente en la vida y crecimiento de vuestra nación. En la Región estáis llamados a ser constructores de paz, de reconciliación y desarrollo, a promover el diálogo, construir puentes, según el espíritu de las bienaventuranzas (cf. Mt 5,3-12), a proclamar el evangelio de la paz, dispuestos a colaborar con todas las autoridades nacionales e internacionales.

Deseo expresar mi especial reconocimiento y gratitud a todos vosotros, queridos hermanos Patriarcas, Obispos, sacerdotes, religiosos y religiosas, que acompañáis con solicitud el camino de vuestras comunidades. ¡Qué preciosa es la presencia y actividad de los que se han consagrado totalmente al Señor y lo sirven en los hermanos, especialmente en los más necesitados, testimoniando su grandeza y su amor infinito! ¡Qué importante es la presencia de los Pastores junto a su rebaño, especialmente en los momentos de dificultad!

A vosotros, jóvenes, os mando un abrazo paternal. Rezo por vuestra fe, por vuestro crecimiento humano y cristiano, y para que vuestros mejores proyectos se cumplan. Y os repito: «No tengáis miedo ni vergüenza de ser cristianos. La relación con Jesús os hará disponibles para colaborar sin reservas con vuestros conciudadanos, con independencia de su afiliación religiosa» (Exh. ap. Ecclesia in Medio Oriente, 63).

A vosotros, ancianos, os hago llegar mis sentimientos de aprecio. Sois la memoria de vuestros pueblos; espero que esta memoria sea semilla de crecimiento para las nuevas generaciones.

Me gustaría alentar a aquellos de vosotros que trabajan en las áreas tan importantes de la caridad y de la educación. Admiro el trabajo que estáis haciendo, especialmente a través de Cáritas y con la ayuda de otras organizaciones caritativas católicas de diferentes países, ayudando a todos sin distinción. A través del testimonio de la caridad, ofrecéis el apoyo más valioso a la vida social y también contribuís a la paz, de la que la Región está tan hambrienta como de pan. Pero también en el ámbito de la educación está en juego el futuro de la sociedad. Qué importante es la educación en la cultura del encuentro, del respeto de la dignidad de la persona y del valor absoluto de todo ser humano.

Queridos hermanos, aunque pocos en número, sois protagonistas de la vida de la Iglesia y de los países en los que vivís. Toda la Iglesia está con vosotros y os apoya, con gran afecto y estima por vuestras comunidades y vuestra misión. Vamos a seguir ayudándoos con la oración y otros medios disponibles.

Al mismo tiempo, sigo instando a la Comunidad internacional para que venga en ayuda de vuestras necesidades y de las otras minorías que sufren; en primer lugar, promoviendo la paz a través de la negociación y la actividad diplomática, tratando de atajar y detener cuanto antes la violencia que ya ha causado demasiado daño. Reitero la más firme condena del tráfico de armas. Necesitamos en cambio proyectos e iniciativas de paz, para promover una solución global a los problemas de la Región. ¿Hasta cuándo tendrá que seguir sufriendo Oriente Medio por la falta de paz? No podemos resignarnos a los conflictos como si no fuera posible un cambio. En sintonía con mi peregrinación a Tierra Santa y el posterior encuentro de oración en el Vaticano con los Presidentes israelita y palestino, os invito a seguir orando por la paz en Oriente Medio. Que quien se vio obligado a abandonar sus tierras, pueda regresar y vivir con dignidad y seguridad. Que la asistencia humanitaria se incremente, siempre buscando el bien de la persona y de cada país, respetando su propia identidad, sin anteponer otros intereses. Que toda la Iglesia y la Comunidad internacional sean cada vez más conscientes de la importancia de vuestra presencia en la Región.

Queridos hermanas y hermanos cristianos de Oriente Medio, tenéis una gran responsabilidad y no estáis solos frente a ella. Por eso he querido escribiros para animaros y para deciros lo valiosa que es vuestra presencia y vuestra misión en esta tierra bendecida por el Señor. Vuestro testimonio me hace mucho bien. Gracias. Todos los días rezo por vosotros y vuestras intenciones. Os doy las gracias porque sé que vosotros, en vuestros sufrimientos, rezáis por mí y por mi servicio a la Iglesia. Realmente espero tener la gracia de ir en persona a visitaros y confortaros. Que la Virgen María, la Santísima Madre de Dios y Madre nuestra, os acompañe y proteja siempre con su ternura. A todos vosotros y a vuestras familias imparto la Bendición Apostólica con el deseo de que viváis la Santa Navidad en el amor y la paz de Cristo Salvador.

Vaticano, 21 de Diciembre de 2014, IV Domingo de Adviento

FRANCISCUS

[02122-04.01] [Texto original: Español]

Testo in lingua portoghese

Carta do Papa Francisco aos cristãos do médio oriente

Queridos irmãos e irmãs,

«Bendito seja Deus e Pai de Nosso Senhor Jesus Cristo, o Pai das misericórdias e o Deus de toda a consolação! Ele nos consola em toda a nossa tribulação, para que também nós possamos consolar aqueles que estão em qualquer tribulação, mediante a consolação que nós mesmos recebemos de Deus» (2 Cor 1, 3-4).

Vieram-me à mente estas palavras do apóstolo Paulo, quando pensei em escrever-vos, irmãos cristãos do Médio Oriente. Faço-o às portas do Santo Natal, sabendo que, para muitos de vós, as notas dos cânticos natalícios serão entremeadas de lágrimas e suspiros. E todavia o nascimento do Filho de Deus na nossa carne humana é um mistério inefável de consolação: «Manifestou-se a graça de Deus, portadora de salvação para todos os homens» (Tt 2, 11).

A aflição e a tribulação não faltaram, infelizmente, no passado mesmo recente do Médio Oriente. Mas agravaram-se nos últimos meses por causa dos conflitos que atormentam a Região e, sobretudo, pela actuação duma organização terrorista mais recente e preocupante, de dimensões antes inconcebíveis, que comete toda a espécie de abusos e práticas indignas do homem, atingindo de forma particular alguns de vós que foram brutalmente expulsos das suas terras, onde os cristãos têm estado presentes desde a época apostólica.

Ao dirigir-me a vós, não posso esquecer também outros grupos religiosos e étnicos que sofrem de igual modo a perseguição e as consequências de tais conflitos. Acompanho dia-a-dia as notícias do sofrimento enorme de tantas pessoas no Médio Oriente. Penso especialmente nas crianças, nas mães, nos idosos, nos deslocados e nos refugiados, em quantos padecem a fome, naqueles que têm de enfrentar a dureza do Inverno sem um tecto para se protegerem. Este sofrimento brada a Deus e faz apelo ao compromisso de todos nós por meio da oração e de todo o tipo de iniciativa. Desejo exprimir a todos unidade e solidariedade, minha e da Igreja, e oferecer uma palavra de consolação e de esperança.

A nossa consolação e a nossa esperança, queridos irmãos e irmãs que dais corajosamente testemunho de Jesus na vossa terra abençoada pelo Senhor, é o próprio Cristo. Por isso, encorajo-vos a permanecer unidos a Ele, como ramos à videira, com a certeza de que nem a tribulação, nem a angústia, nem a perseguição vos pode separar d’Ele (cf. Rm 8, 35). Que a prova, que estais a atravessar, fortaleça a fé e a fidelidade de todos vós!

Rezo para que possais viver a comunhão fraterna segundo o exemplo da primitiva comunidade de Jerusalém. Nestes momentos difíceis, é mais necessária do que nunca a unidade desejada por Nosso Senhor; é um dom de Deus que interpela a nossa liberdade e aguarda pela nossa resposta. Que a palavra de Deus, os sacramentos, a oração, a fraternidade alimentem e renovem sem cessar as vossas comunidades.

A situação em que viveis constitui um forte apelo à santidade de vida, como o comprovam santos e mártires das mais diversas confissões eclesiais. Recordo com afecto e veneração os pastores e os fiéis, a quem foi pedido o sacrifício da vida, nos últimos tempos, muitas vezes pelo simples facto de serem cristãos. Penso também nas pessoas sequestradas, incluindo alguns bispos ortodoxos e sacerdotes de diferentes Ritos. Que elas possam, em breve, regressar sãs e salvas às suas casas e comunidades! Peço a Deus que tanto sofrimento, unido à cruz do Senhor, dê bons frutos para a Igreja e para os povos do Médio Oriente.

No meio das hostilidades e conflitos, a comunhão vivida entre vós em fraternidade e simplicidade é um sinal do Reino de Deus. Alegro-me com as boas relações e a colaboração entre os patriarcas das Igrejas Orientais católicas e ortodoxas, bem como entre os fiéis das diferentes Igrejas. Os sofrimentos padecidos pelos cristãos prestam uma contribuição inestimável à causa da unidade. É o ecumenismo do sangue, que requer confiante abandono à acção do Espírito Santo.

Que sempre possais dar testemunho de Jesus através das dificuldades! A vossa própria presença é preciosa para o Médio Oriente. Sois um pequeno rebanho, mas com uma grande responsabilidade na terra onde nasceu e donde irradiou o cristianismo. Sois como o fermento na massa. Acima mesmo das inumeráveis obras da Igreja nos sectores escolástico, sanitário ou assistencial, apreciadas por todos, a maior riqueza para a Região são os cristãos; sois vós. Obrigado pela vossa perseverança!

Outro sinal do Reino de Deus é o vosso esforço por colaborar com pessoas doutras religiões, com os judeus e com os muçulmanos. O diálogo inter-religioso torna-se tanto mais necessário, quanto mais difícil é a situação. Não há outra estrada. O diálogo baseado numa atitude de abertura, na verdade e no amor é também o melhor antídoto contra a tentação do fundamentalismo religioso, que é uma ameaça para os crentes de todas as religiões. Simultaneamente, o diálogo é um serviço à justiça e uma condição necessária para a tão desejada paz.

A maior parte de vós vive num ambiente de maioria muçulmana. Podeis ajudar os vossos concidadãos muçulmanos a apresentarem, com discernimento, uma imagem mais autêntica do Islão, como querem muitos deles que repetem que o Islão é uma religião de paz e pode conciliar-se com o respeito dos direitos humanos e promover a convivência entre todos. Será um bem para eles e para a sociedade inteira. A situação dramática, vivida pelos nossos irmãos cristãos no Iraque, mas também pelos yazidis e os membros de outras comunidades religiosas e étnicas, exige uma tomada de posição clara e corajosa por parte de todos os responsáveis religiosos que condene, de modo unânime e sem qualquer ambiguidade, tais crimes e denuncie a prática de invocar a religião para os justificar.

Caríssimos, quase todos vós sois cidadãos nativos dos vossos países e, por isso, tendes o dever e o direito de participar plenamente na vida e crescimento da vossa nação. Na Região, sois chamados a ser construtores de paz, reconciliação e desenvolvimento, a promover o diálogo, a construir pontes segundo o espírito das Bem-aventuranças (cf. Mt 5, 3-12), a proclamar o evangelho da paz, prontos a colaborar com todas as autoridades nacionais e internacionais.

Em particular, desejo exprimir a minha estima e a minha gratidão a vós, caríssimos irmãos patriarcas, bispos, sacerdotes, religiosos e irmãs religiosas, que acompanhais com solicitude o caminho das vossas comunidades. Como é preciosa a presença e a acção de quem se consagrou totalmente ao Senhor e O serve nos irmãos, sobretudo nos mais necessitados, testemunhando a sua grandeza e o seu amor infinito! Como é importante a presença dos pastores junto do seu rebanho, sobretudo nos momentos de dificuldade!

A vós, jovens, mando-vos um paterno abraço. Rezo pela vossa fé, pelo vosso crescimento humano e cristão, e para que os vossos melhores projectos se possam realizar. E repito-vos: «Não tenhais medo nem vergonha de ser cristãos. O relacionamento com Jesus tornar-vos-á disponíveis para colaborar sem reservas com vossos compatriotas, independentemente do seu credo religioso» (Bento XVI, Exort. ap. pós-sinodal Ecclesia in Medio Oriente, 63).

A vós, idosos, faço chegar os meus sentimentos de estima. Sois a memória dos vossos povos; espero que esta memória seja semente de crescimento para as novas gerações.

Quero encorajar a quantos de vós trabalham nas áreas muito importantes da caridade e da educação. Admiro o trabalho que estais a fazer, especialmente através das Cáritas e com a ajuda das organizações caritativas católicas de vários países, auxiliando a todos sem distinção. Através do testemunho da caridade, ofereceis o mais válido apoio à vida social e contribuis também para a paz de que a Região tem fome como de pão. Mas também no sector da educação está em jogo o futuro da sociedade. Como é importante a educação para a cultura do encontro, para o respeito pela dignidade da pessoa e pelo valor absoluto de cada ser humano!

Caríssimos, embora em número reduzido, sois protagonistas da vida da Igreja e dos países onde viveis. Toda a Igreja está solidária convosco e vos apoia com grande afecto e estima pelas vossas comunidades e a vossa missão. Continuaremos a ajudar-vos com a oração e com os outros meios à disposição.

Ao mesmo tempo, continuo a incitar a Comunidade Internacional para que acorra às vossas necessidades e às das outras minorias que sofrem, antes de mais nada promovendo a paz por meio da negociação e da actividade diplomática, procurando circunscrever e extinguir o mais depressa possível a violência que já causou muito dano. Reitero a mais firme deprecação dos tráficos de armas. Aquilo de que precisamos são projectos e iniciativas de paz a fim de promover uma solução global para os problemas da Região. Quanto tempo deverá ainda sofrer o Médio Oriente por carência de paz? Não podemos resignar-nos aos conflitos, como se não fosse possível uma mudança! No sulco da minha peregrinação à Terra Santa e sucessivo encontro de oração no Vaticano com os Presidentes israelita e palestiniano, convido-vos a continuar a rezar pela paz no Médio Oriente. Quem foi forçado a deixar as suas terras, possa regressar e viver nelas com dignidade e segurança. Que a assistência humanitária possa incrementar-se, sempre colocando no centro o bem da pessoa e de cada país no respeito pela sua identidade própria, sem lhe antepor outros interesses! Que a Igreja inteira e a Comunidade Internacional se tornem cada vez mais conscientes da importância da vossa presença na Região!

Queridas irmãs e irmãos cristãos do Médio Oriente, tendes uma grande responsabilidade e não estais sozinhos a enfrentá-la. Por isso quis escrever-vos para vos encorajar e dizer como são preciosas a vossa presença e a vossa missão nessa terra abençoada pelo Senhor. O vosso testemunho faz-me muito bem. Obrigado! Todos os dias rezo por vós e pelas vossas intenções. Agradeço-vos porque sei que, nos vossos sofrimentos, rezais por mim e pelo meu serviço à Igreja. Muito espero ter a graça de ir pessoalmente visitar-vos e confortar-vos. A Virgem Maria, a Toda Santa Mãe de Deus e nossa Mãe, vos acompanhe e proteja sempre com a sua ternura. A todos vós e às vossas famílias envio a Bênção Apostólica, com votos de que vivais o Santo Natal no amor e na paz de Cristo Salvador.

Vaticano, 21 de Dezembro de 2014, IV Domingo de Avento

FRANCISCUS

[02122-06.01] [Texto original: Português]

Testo in lingua polacca

List do chrześcijan na Bliskim Wschodzie

Drodzy bracia i siostry,

„Błogosławiony Bóg i Ojciec Pana naszego Jezusa Chrystusa, Ojciec miłosierdzia i Bóg wszelkiej pociechy, Ten, który nas pociesza w każdym naszym utrapieniu, byśmy sami mogli pocieszać tych, co są w jakiejkolwiek udręce, pociechą, której doznajemy od Boga" (2 Kor 1,3-4).

Te słowa apostoła Pawła przyszły mi na myśl, kiedy podjąłem zamiar napisania do was, bracia chrześcijanie żyjący na Bliskim Wschodzie. Czynię to tuż przed Bożym Narodzeniem, wiedząc, że dla wielu z was nuty kolęd będą się mieszały ze łzami i westchnieniami bólu. A jednak narodziny Syna Bożego w naszym ludzkim ciele są niepojętą tajemnicą pociechy: "Ukazała się bowiem łaska Boga, która niesie zbawienie wszystkim ludziom " (Tt 2,11).

Niestety również w nieodległej przeszłości nie brakowało na Bliskim Wschodzie utrapień i ucisków. Zaostrzyły się one w minionych miesiącach z powodu konfliktów, które nękają ten region, zwłaszcza na skutek działań istniejącej od niedawna i niepokojącej organizacji terrorystycznej, o rozmiarach wcześniej niewyobrażalnych, która popełnia wszelkiego rodzaju wykroczenia i czyny niegodne człowieka, godząc zwłaszcza w niektórych z was, brutalnie wypędzonych ze swych ziem, gdzie chrześcijanie są obecni od czasów apostolskich.

Zwracając się do was, nie mogę zapomnieć także o innych grupach religijnych i etnicznych, które również znoszą prześladowania i następstwa tych konfliktów. Codziennie śledzę informacje o ogromnym cierpieniu wielu osób na Bliskim Wschodzie. Myślę zwłaszcza o dzieciach, matkach, osobach starszych, przesiedlonych i uchodźcach, o cierpiących głód, o tych którzy muszą się zmierzyć z surowością zimy bez dachu nad głową. To cierpienie woła do Boga i apeluje o zaangażowanie nas wszystkich, w modlitwie i we wszelkiego rodzaju inicjatywach. Pragnę wszystkim wyrazić bliskość i solidarność moją oraz Kościoła, i ofiarować słowo pociechy i nadziei.

Drodzy bracia i siostry, którzy mężnie dajecie świadectwo o Jezusie w waszej ziemi pobłogosławionej przez Pana, naszą pociechą i nadzieją jest sam Chrystus. Zachęcam was, byście trwali w Nim, wszczepieni jak latorośl w krzew winny, z pewnością, że ani utrapienie, ani ucisk czy prześladowanie nie mogą nas oddzielić od Niego (Rz 8,35). Oby przeżywana przez was próba umocniła wiarę i wierność was wszystkich!

Modlę się, abyście mogli przeżywać braterską komunię na wzór pierwszej wspólnoty jerozolimskiej. Jedność, jakiej pragnie nasz Pan, jest konieczna w tych trudnych czasach bardziej niż kiedykolwiek; jest ona darem Boga, który odwołuje się do naszej wolności i czeka na naszą odpowiedź. Niech Słowo Boże, sakramenty, modlitwa, braterstwo pobudzają i nieustannie odnawiają wasze wspólnoty.

Sytuacja, w której żyjecie, jest mocnym wezwaniem do świętości życia, jak to zaświadczyli święci i męczennicy należący do różnych Kościołów. Z miłością i czcią wspominam Pasterzy i wiernych, od których w ostatnim czasie zażądano ofiary życia, często jedynie z powodu bycia chrześcijaninem. Myślę również o zakładnikach, w tym niektórych biskupach prawosławnych oraz kapłanach różnych obrządków. Oby wkrótce mogli wrócić bezpiecznie do swoich domów i wspólnot! Proszę Boga, aby tak wiele cierpienia połączonego z krzyżem Pana wydało owoce dobra dla Kościoła i dla ludów Bliskiego Wschodu.

Pośród nienawiści i konfliktów, komunia przeżywana między wami w braterstwie i prostocie jest znakiem Królestwa Bożego. Jestem zadowolony z dobrych stosunków i współpracy między Patriarchami katolickich Kościołów wschodnich i Kościołów prawosławnych; jak i wśród wiernych różnych Kościołów. Cierpienia znoszone przez chrześcijan wnoszą nieoceniony wkład w sprawę jedności. Jest to ekumenizm krwi, wymagający ufnego zawierzenia działaniu Ducha Świętego.

Obyście mogli zawsze dawać świadectwo Jezusowi poprzez trudności! Sama wasza obecność jest bardzo cenna dla Bliskiego Wschodu. Jesteście małym stadkiem, ale z wielką odpowiedzialnością w ziemi, gdzie zrodziło się i skąd rozprzestrzeniło chrześcijaństwo. Jesteście jak zaczyn w cieście. To wy, chrześcijanie, jesteście największym bogactwem dla regionu, większym od wielu cenionych przez wszystkich dzieł Kościoła w dziedzinie edukacji, zdrowia lub opieki społecznej. Dziękuję za waszą wytrwałość!

Wasz wysiłek współpracy z ludźmi innych religii, z wyznawcami judaizmu i muzułmanami, jest kolejnym znakiem Królestwa Bożego. Dialog międzyreligijny jest tym bardziej konieczny, im sytuacja jest trudniejsza. Nie ma innej drogi. Dialog opierający się na postawie otwartości w prawdzie i miłości jest także najlepszym antidotum na pokusę fundamentalizmu religijnego, będącego zagrożeniem dla wyznawców wszystkich religii. Dialog jest równocześnie służbą sprawiedliwości i niezbędnym warunkiem tak upragnionego pokoju.

Większość z was mieszka w środowisku, którego większość stanowią muzułmanie. Możecie pomóc waszym muzułmańskim współobywatelom w przedstawieniu bardziej autentycznego obrazu islamu, jak tego chce wielu z nich, powtarzających, że islam jest religią pokoju i może być zharmonizowany z poszanowaniem praw człowieka i sprzyjać współistnieniu wszystkich. Będzie to dobrem dla nich i dla całego społeczeństwa. Dramatyczna sytuacja życia naszych chrześcijańskich braci w Iraku, ale także jazydów i członków innych wspólnot religijnych i etnicznych, wymaga zajęcia jasnego i odważnego stanowiska przez wszystkich przywódców religijnych, aby potępić jednomyślnie i bez jakichkolwiek dwuznaczności takie przestępstwa i potępić praktykę powoływania się na religię, celem ich usprawiedliwienia.

Umiłowani, niemal wszyscy jesteście rodzimymi obywatelami swoich krajów i dlatego macie prawo i obowiązek pełnego uczestnictwa w życiu i rozwoju waszego narodu. W waszym regionie jesteście powołani, aby być budowniczymi pokoju, pojednania i rozwoju oraz krzewienia dialogu, do budowania mostów, zgodnie z duchem Błogosławieństw (Mt 5,3-12), by głosić Ewangelię pokoju, będąc otwartymi na współpracę ze wszystkimi władzami krajowymi i międzynarodowymi.

Pragnę wyrazić moje szczególnie uznanie i wdzięczność wam, drodzy bracia Patriarchowie, Biskupi, Kapłani, Zakonnicy i Siostry zakonne, troskliwie towarzyszący pielgrzymowaniu waszych wspólnot. Jak bardzo cenna jest obecność i działalność tych, którzy poświęcili się całkowicie Panu i służą Mu w naszych braciach, zwłaszcza najbardziej potrzebujących, świadcząc o Jego wielkości i nieskończonej miłości! Jak ważna jest obecność Pasterzy u boku swego stada, zwłaszcza w chwilach trudnych!

Wam, młodym, posyłam ojcowski uścisk. Modlę się o waszą wiarę, o wasz rozwój ludzki i chrześcijański oraz aby mogły być zrealizowane wasze najlepsze plany. I powtarzam wam: "Nie lękajcie się ani nie wstydźcie być chrześcijanami. Relacja z Jezusem sprawi, że będziecie gotowi do współpracy bez zastrzeżeń z waszymi współobywatelami, bez względu na ich przynależność religijną" (Adhort. ap. Ecclesia in Medio Oriente, 63).

Do was, starsi, kieruję uczucia szacunku. Jesteście pamięcią waszych narodów; życzę, aby ta pamięć była nasieniem rozwoju nowych pokoleń.

Chciałbym dodać otuchy tym z was, którzy pracują w bardzo ważnych dziedzinach miłosierdzia i edukacji. Podziwiam waszą pracę, którą wykonujecie zwłaszcza za pośrednictwem Caritas oraz przy pomocy katolickich organizacji charytatywnych z różnych krajów, pomagając każdemu bez preferencji. Przez świadectwo miłosierdzia dajecie najcenniejsze wsparcie dla życia społecznego i przyczyniacie się także do pokoju, którego region Bliskiego Wschodu spragniony jest jak chleba. Ale także w dziedzinie edukacji chodzi o przyszłość społeczeństwa. Jakże ważne jest wychowanie do kultury spotkania, poszanowania godności osoby i absolutnej wartości każdej istoty ludzkiej!

Umiłowani, choć liczebnie jest was mało, to jesteście czynnymi uczestnikami życia Kościoła i krajów, w których mieszkacie. Cały Kościół jest blisko was i wspiera was z wielką miłością i szacunkiem dla waszych wspólnot i dla waszej misji. Będziemy wam nadal pomagać modlitwą oraz innymi dostępnymi środkami.

Jednocześnie nadal zachęcam wspólnotę międzynarodową do wyjścia naprzeciw waszym potrzebom oraz potrzebom innych mniejszości, które cierpią; po pierwsze, promując pokój poprzez negocjacje i pracę dyplomatyczną, usiłując jak najszybciej położyć kres i powstrzymać przemoc, która spowodowała już zbyt wiele szkód. Ponownie podkreślam jak najbardziej stanowcze potępienie handlu bronią. Potrzebujemy raczej projektów i inicjatyw pokojowych, by promować globalne rozwiązanie problemów regionu. Jak długo jeszcze Bliski Wschód będzie musiał cierpieć z powodu braku pokoju? Nie możemy pogodzić się z konfliktami, tak jakby zmiana nie była możliwa! W duchu mojej pielgrzymki do Ziemi Świętej, a potem spotkania modlitewnego w Watykanie z prezydentami Izraela i Palestyny, zachęcam was do dalszej modlitwy o pokój na Bliskim Wschodzie. Niech ci, którzy zostali zmuszeni do opuszczenia swoich ziem, mogą powrócić i żyć w godności i bezpieczeństwie. Niech zostanie zintensyfikowana pomoc humanitarna, stawiając zawsze w centrum dobro osoby i każdego kraju, w poszanowaniu własnej tożsamości, nie przedkładając innych interesów. Niech cały Kościół i wspólnota międzynarodowa stają się coraz bardziej świadomi znaczenia waszej obecności w tym regionie.

Drodzy bracia i siostry, chrześcijanie na Bliskim Wschodzie, macie dużą odpowiedzialność i nie jesteście sami w jej podejmowaniu. Dlatego chciałem do was napisać, żeby dodać wam otuchy i powiedzieć wam, jak cenna jest wasza obecność i misja na tej ziemi, pobłogosławionej przez Pana. Wasze świadectwo jest dla mnie wielką pociechą. Dziękuję! Każdego dnia modlę się za was i w waszych intencjach. Dziękuję wam, ponieważ wiem, że w waszym cierpieniu, modlicie się za mnie i za moją posługę dla Kościoła. Mam wielką nadzieję, że dana mi będzie łaska przybycia do was osobiście, żeby was nawiedzić i pocieszyć. Niech wam towarzyszy i chroni zawsze swoją czułością Dziewica Maryja, Najświętsza Matka Boga i nasza Matka. Wam wszystkim i Waszym rodzinom posyłam błogosławieństwo apostolskie i życzę przeżywania Bożego Narodzenia w miłości i pokoju Chrystusa Zbawiciela.

Watykan, 21 grudnia 2014 r., IV niedziela Adwentu

FRANCISCUS

[02122-09.01] [Testo originale: Polacco]

Testo in lingua araba

إلى مسيحي الشرق الأوسط

بمناسبة عيد الميلاد المجيد 2014

 

أيها الأخوات والإخوة الأعزاء،

"تَبارَكَ اللّهُ أَبو ربِّنا يسوعَ المسيحِ، أَبو الرَّأفَةِ وإِلهُ كُلِّ عَزاء، فهو الَّذي يُعَزِّينا في جَميعِ شَدائِدِنا لِنَستَطيعَ، بما نَتَلقَّى نَحنُ مِن عَزاءٍ مِنَ الله، أَن نُعَزِّيَ الَّذينَ هُم في أَيَّةِ شِدَّةٍ كانَت" (2 كو 1، 3- 4).

عادت إلى ذاكرتي كلمات القديس بولس هذه عندما فكّرت أن أكتب إليكم، أيها الإخوة مسيحيو الشرق الأوسط. أكتب إليكم مع اقتراب عيد الميلاد المجيد، عالمًا أنه بالنسبة للعديد منكم ستمتزج نغمات الترانيم الميلادية بالدموع والتنهدات. ولكن تبقى ولادة ابن الله في جسدنا البشري سرّ تعزية يفوق الوصف: "فقد ظَهَرَت نِعمَةُ الله، يَنبوعُ الخَلاصِ لِجَميعِ النَّاس" (طي 2، 11).

فالآلام والمحن لم تغب قطّ عن ماضي الشرق الأوسط البعيد والقريب. لا بل تفاقمت خلال الأشهر الأخيرة بسبب النزاعات التي تعذّب المنطقة، لاسيما بسبب أعمال إحدى المنظمات الإرهابية الناشئة حديثًا والتي تبعث على القلق، حجمها يفوق أي تصوّر، وتمارس شتّى أنواع الانتهاكات وممارسات لا تليق بالإنسان، وتضرب بشكل خاص بعضًا منكم الذين طُردتم بطريقة وحشيّة من أراضيكم حيث يوجد المسيحيّون منذ عصر الرسل.

وإذ أتوجّه إليكم لا يمكنني أن أنسى أيضًا الجماعات الدينية والعرقية الأخرى التي تعاني أيضًا من الاضطهاد وتبعات هذه النزاعات. أتابع يوميًّا أخبار المعاناة الكبيرة للعديد من الأشخاص في الشرق الأوسط. أفكّر بشكل خاص بالأطفال والأمهات والمسنّين والمهجّرين واللاجئين، وجميع الذين يعانون من الجوع، ومن عليه أن يواجه قساوة الشتاء بدون سقف يحميه. هذا الألم يصرخ نحو الله ويدعونا جميعًا للالتزام بالصلاة والمبادرات بجميع أنواعها. أرغب بأن أعبّر للجميع عن قربي وتضامني كما عن قرب الكنيسة وتضامنها، وأن أقدم كلمة تعزية ورجاء.

أيها الإخوة والأخوات الأعزاء، يا مَنْ تشهدون ليسوع بشجاعة في أرضكم المباركة من الرب، إن المسيح هو عزاؤنا ورجاؤنا وبالتالي أشجّعكم لتثبتوا فيه، كالأغصان في الكرمة، واثقين بأنه لا يمكن لشدّةٍ أو ضيق أو اضطهاد أن تفصلنا عنه (را. رو 8، 35). لتساعدكم هذه المحنة التي تعيشونها على تعزيز إيمانكم وأمانتكم جميعًا.

أُصلّي كي تتمكنوا من عيش الشركة الأخويّة على مثال جماعة أورشليم الأولى. إن الوحدة التي أرادها ربُّنا هي ضروريّة أكثر من أي وقت مضى في هذه الأوقات الصعبة؛ إنها عطية من لدن الله الذي يُسائل حُرّيتنا وينتظر جوابنا. لتغذّي كلمة الله والأسرار والصلاة والأخوة جماعتكم وتجدّدها على الدوام.

يشكل الوضع الذي تعيشون فيه دعوة قويّة لقداسة الحياة، كما شهد قديسون وشهداء من كل انتماء كنسيّ. أتذكر بمودّة وتقدير الرعاة والمؤمنين الذين دُعوا في الأوقات الأخيرة لبذل حياتهم وغالبًا لمجرد كونهم مسيحيين. أفكر أيضًا بالأشخاص المخطوفين، من بينهم بعض الأساقفة الأرثوذكس والكهنة من مختلف الطقوس. ليتمكّنوا من العودة سالمين إلى بيوتهم وجماعاتهم. أسال الله أن يعطي هذا الألم، المُتحد بصليب الرب، ثمار خير للكنيسة ولشعوب الشرق الأوسط.

في خضم العداوات والصراعات، تشكل الشركة المعاشة فيما بينكم، ضمن إطار الأخوّة والبساطة، علامةً لملكوت الله. إني مسرور حيال العلاقات الجيدة والتعاون القائم بين بطاركة الكنائس الشرقية الكاثوليكية وتلك الأرثوذكسية، وبين مؤمني مختلف الكنائس. إن الآلام التي يعاني منها المسيحيون تقدّم إسهاما لقضية الوحدة لا يُقدّر بثمن. إنها مسكونية الدم التي تتطلّب استسلاما واثقا لعمل الروح القدس.

أتمنى أن تتمكنوا دائمًا من الشهادة ليسوع من خلال الصعوبات! إن حضوركم ذاته هو شيء ثمين بالنسبة للشرق الأوسط. إنكم قطيع صغير، لكنكم تتحمّلون مسؤولية كبيرة في الأرض حيث وُلدت المسيحية وانتشرت. إنكم كالخميرة وسط سواد الناس. وقبل الأعمال الكثيرة التي تقوم بها الكنيسة في المجال المدرسي والصحي والإعاني، والتي تحظى بتقدير الجميع، يشكل المسيحيون، أي أنتم، الكنز الأثمن بالنسبة للمنطقة. شكرا على مثابرتكم!

إن جهدكم الهادف إلى التعاون مع أشخاص من ديانات مختلفة، مع اليهود ومع المسلمين، يشكل علامة أخرى لملكوت الله. الحوار ما بين الأديان يكتسب أهمية أكبر بقدر ما تزداد الأوضاع صعوبة. لا يوجد سبيل آخر. إن الحوار المرتكز إلى مواقف الانفتاح، في الحقيقة والمحبة، يشكل أيضًا أفضل ترياق لتجربة الأصولية الدينية التي تُهدّد مؤمني كل الديانات. والحوار هو في الآن معا خدمة للعدالة وشرط أساسي للسلام المنشود.

يعيش معظمكم في بيئة ذات غالبية مسلمة. يمكنكم أن تساعدوا مواطنيكم المسلمين على أن يقدّموا، باستبصار، صورة أكثر أصالة عن الإسلام كما يريد كثيرون منهم، من يرددون أن الإسلام هو دين سلام ويمكن أن يتفق مع احترام حقوق الإنسان ويسهّل التعايش بين الجميع. وهذا يعود بالفائدة عليهم وعلى المجتمع برمته. إن الوضع المأساوي الذي يعيشه أخوتنا المسيحيون في العراق، بالإضافة إلى اليزيديين والمنتمين إلى الجماعات العرقية والدينية الأخرى، يتطلب اتخاذ موقف واضح وشجاع من قبل جميع المسؤولين الدينيين، كي يشجبوا - بالإجماع وبشكل لا لُبس فيه - جرائم من هذا النوع وينددوا بالتذرّع بالدين لتبريرها.

أيها الأعزاء، جميعكم تقريبا مواطنون أصليون في بلادكم وتتمتعون بالتالي بالواجب وبالحق في المشاركة التامة بحياة أُمَّتكم ونموها. أنتم مدعوون في المنطقة لأن تكونوا صانعي السلام والمصالحة والنمو، لتعززوا الحوار وتبنوا الجسور تماشيا مع روح التطويبات (را. مت 5، 3-12) وتعلنوا إنجيل السلام وتكونوا منفتحين على التعاون مع كل السلطات الوطنية والدولية.

أود أن أعبر بنوع خاص عن تقديري وامتناني لكم، أيها الأخوة الأعزاء البطاركة، الأساقفة، الكهنة، الرهبان والراهبات، يا من ترافقون باهتمام مسيرة جماعاتكم. ما أثمن حضور ونشاط من كرسوا أنفسهم بالكامل للرب، ويخدمونه في الأخوة، لاسيما المحتاجين منهم، من خلال الشهادة لعظمته ومحبته اللامتناهية! كم هو مهم حضور الرعاة إلى جانب قطيعهم، خصوصا في أوقات الشدة!

أيها الشباب، أعانقكم عناقًا أبويًا. أصلّي من أجل إيمانكم، ومن أجل نموّكم الإنساني والمسيحي، وكي تتحقق مشاريعكم الفُضلى. أكرّر لكم القول: "لا تخافوا أو تخجلوا من كونكم مسيحيين. إن العلاقة مع يسوع ستجعلكم مستعدّين للتعاون بلا تحفظ مع مواطنيكم مهما كان انتماؤهم الديني" (بيندكتس السادس عشر، الإرشاد الرسولي الكنيسة في الشرق الأوسط، 63).

أوجّه لكم أيها المسنون مشاعر التقدير. أنتم ذاكرة شعوبكم؛ آمل بأن تكون هذه الذاكرة بذار نموٍّ للأجيال الجديدة.

أودّ تشجيع العاملين بينكم في حقلي المحبة والتربية البالغي الأهمية. أقدّر العمل الذي تقومون به، ولاسيما من خلال هيئات كاريتاس وبمعونة المنظمات الخيرية الكاثوليكية في عدة بلدان، مقدمين المساعدة للجميع بدون تمييز. فمن خلال شهادة المحبة، تقدّمون الدعم الأكثر فائدة للحياة الاجتماعية وتسهمون أيضا لصالح السلام الذي تحتاج إليه المنطقة كالجوع إلى الخبز. وكذلك في حقل التربية أيضًا حيث مستقبل المجتمع على المحك. كم هي مهمة التربية على ثقافة اللقاء، واحترام كرامة الإنسان والقيمة المطلقة لكل كائن بشري!

أيها الأعزاء، وإن كنتم قليلين من حيث العدد فإنكم روّاد حياة الكنيسة والبلدان التي تعيشون فيها. إن الكنيسة كلها قريبة منكم وتؤازركم، مع الكثير من المحبة والتقدير لجماعاتكم ورسالتكم. سنواصل مساعدتكم من خلال الصلاة والوسائل الأخرى الممكنة.

وفي الوقت عينه، أواصل حثّ المجتمع الدولي على تلبية احتياجاتكم واحتياجات الأقليات الأخرى التي تتألم؛ وبالدرجة الأولى، عن طريق تعزيز السلام بواسطة التفاوض والعمل الدبلوماسي، وبالسعي لاحتواء ووقف العنف في أسرع وقت ممكن والذي سبّب أضرارا كثيرة. أكرّر الإدانة القاطعة للاتجار بالأسلحة. فنحن نحتاج بالأحرى لمشاريع ومبادرات سلام، لتعزيز حل شامل لمشاكل المنطقة. فكم من الوقت يتعيّن بعد على الشرق الأوسط أن يتألم من جراء غياب السلام؟ لا يمكننا الاستسلام للنزاعات كما ولو أن أي تبدُّل بات مستحيلا! على خطى زيارة حجّي إلى الأرض المقدسة ولقاء الصلاة اللاحق في الفاتيكان مع الرئيسين الإسرائيلي والفلسطيني، أدعوكم لمواصلة الصلاة من أجل السلام في الشرق الأوسط. ليتمكّن كل مَن أُرغم على ترك أراضيه، مِن العودة إليها والعيش بكرامة وأمان. لتتضاعف المساعدة الإنسانية من خلال التركيز دائمًا على خير الإنسان وكل بلد في احترام هويته الخاصة، بدون تفضيل مصالح أخرى. لتكن الكنيسة كلّها والجماعة الدولية أكثر إدراكًا على الدوام لأهمية حضوركم في المنطقة.

أيها الأخوات والإخوة الأعزاء مسيحيو الشرق الأوسط، لديكم مسؤولية كبيرة، ولن تكونوا وحدكم في مواجهتها! ولهذا أردتُ أن أكتب إليكم لأشجعكم ولأعبّر لكم عن مدى قيمة حضوركم ورسالتكم في هذه الأرض التي باركها الرب. إن شهادتكم تفيدني جدًّا. شكرا! أصلي يوميًّا من أجلكم ومن أجل نواياكم. أشكركم لأنني أعلم أنّكم، ووسط معاناتكم، تصلّون من أجلي ومن أجل خدمتي للكنيسة. آمل كثيرًا بنوال نعمة زيارتكم شخصيا ومؤازرتكم. لترافقكم العذراء مريم، أم الله الكلية القداسة وأمّنا، ولتحميكم دائما بحنانها. أمنحكم جميعا وعائلاتكم البركة الرسولية وأتمنى أن تعيشوا الميلاد المجيد في محبة وسلام المسيح المخلص.

فرنسيس

 

[02122-08.01] [Testo originale: Arabo]

[B0982-XX.01]