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Viaggio Apostolico di Sua Santità Francesco in Turchia (28-30 novembre 2014) - Benedizione Ecumenica e Firma della Dichiarazione Comune nel Patriarcato Ecumenico al Phanar, 30.11.2014


Viaggio Apostolico di Sua Santità Francesco in Turchia (28-30 novembre 2014) - Benedizione Ecumenica e Firma della Dichiarazione Comune nel Patriarcato Ecumenico al Phanar

Benedizione Ecumenica e Firma della Dichiarazione Comune di Papa Francesco e del Patriarca Ecumenico Bartolomeo I

Testo della Dichiarazione Comune

Traduzione in lingua italiana

Traduzione in lingua spagnola

Al termine della Celebrazione della Divina Liturgia, il Santo Padre Francesco e il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I si sono affacciati dal balcone del Palazzo Patriarcale per benedire contemporaneamente i fedeli raccolti nel cortile sottostante.

Quindi si sono recati nella Sala del Trono dove hanno firmato la Dichiarazione Comune il cui testo riportiamo di seguito:

Testo della Dichiarazione Comune

COMMON DECLARATION

We, Pope Francis and Ecumenical Patriarch Bartholomew I, express our profound gratitude to God for the gift of this new encounter enabling us, in the presence of the members of the Holy Synod, the clergy and the faithful of the Ecumenical Patriarchate, to celebrate together the feast of Saint Andrew, the first–called and brother of the Apostle Peter. Our remembrance of the Apostles, who proclaimed the good news of the Gospel to the world through their preaching and their witness of martyrdom, strengthens in us the aspiration to continue to walk together in order to overcome, in love and in truth, the obstacles that divide us.

On the occasion of our meeting in Jerusalem last May, in which we remembered the historical embrace of our venerable predecessors Pope Paul VI and the Ecumenical Patriarch Athenagoras, we signed a joint declaration. Today on the happy occasion of this further fraternal encounter, we wish to re–affirm together our shared intentions and concerns.

We express our sincere and firm resolution, in obedience to the will of our Lord Jesus Christ, to intensify our efforts to promote the full unity of all Christians, and above all between Catholics and Orthodox. As well, we intend to support the theological dialogue promoted by the Joint International Commission, instituted exactly thirty–five years ago by the Ecumenical Patriarch Dimitrios and Pope John Paul II here at the Phanar, and which is currently dealing with the most difficult questions that have marked the history of our division and that require careful and detailed study. To this end, we offer the assurance of our fervent prayer as Pastors of the Church, asking our faithful to join us in praying "that all may be one, that the world may believe" (Jn17:21).

We express our common concern for the current situation in Iraq, Syria and the whole Middle East. We are united in the desire for peace and stability and in the will to promote the resolution of conflicts through dialogue and reconciliation. While recognizing the efforts already being made to offer assistance to the region, at the same time, we call on all those who bear responsibility for the destiny of peoples to deepen their commitment to suffering communities, and to enable them, including the Christian ones, to remain in their native land. We cannot resign ourselves to a Middle East without Christians, who have professed the name of Jesus there for two thousand years. Many of our brothers and sisters are being persecuted and have been forced violently from their homes.It even seems that the value of human life has been lost, that the human person no longer matters and may be sacrificed to other interests. And, tragically, all this is met by the indifference of many. As Saint Paul reminds us, "If one member suffers, all suffer together; if one member is honoured, all rejoice together" (1 Cor 12:26). This is the law of the Christian life, and in this sense we can say that there is also an ecumenism of suffering. Just as the blood of the martyrs was a seed of strength and fertility for the Church, so too the sharing of daily sufferings can become an effective instrument of unity. The terrible situation of Christians and all those who are suffering in the Middle East calls not only for our constant prayer, but also for an appropriate response on the part of the international community.

The grave challenges facing the world in the present situation require the solidarity of all people of good will, and so we also recognize the importance of promoting a constructive dialogue with Islam based on mutual respect and friendship. Inspired by common values and strengthened by genuine fraternal sentiments, Muslims and Christians are called to work together for the sake of justice, peace and respect for the dignity and rights of every person, especially in those regions where they once lived for centuries in peaceful coexistence and now tragically suffer together the horrors of war. Moreover, as Christian leaders, we call on all religious leaders to pursue and to strengthen interreligious dialogue and to make every effort to build a culture of peace and solidarity between persons and between peoples. We also remember all the people who experience the sufferings of war. In particular, we pray for peace in Ukraine, a country of ancient Christian tradition, while we call upon all parties involved to pursue the path of dialogue and of respect for international law in order to bring an end to the conflict and allow all Ukrainians to live in harmony.

Our thoughts turn to all the faithful of our Churches throughout the world, whom we greet, entrusting them to Christ our Saviour, that they may be untiring witnesses to the love of God. We raise our fervent prayer that the Lord may grant the gift of peace in love and unity to the entire human family.

"May the Lord of peace himself give you peace at all times and in every way. The Lord be with all of you" (2 Thess 3:16).

From the Phanar, 30 November 2014

[01951-02.01] [Original text: English]

Traduzione in lingua italiana

DICHIARAZIONE COMUNE

Noi, Papa Francesco e il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, esprimiamo la nostra profonda gratitudine a Dio per il dono di questo nuovo incontro che ci consente, in presenza dei membri del Santo Sinodo, del clero e dei fedeli del Patriarcato Ecumenico, di celebrare insieme la festa di Sant’Andrea, il primo chiamato ed il fratello dell’Apostolo Pietro. Il nostro ricordo degli Apostoli, che proclamarono la buona novella del Vangelo al mondo, attraverso la loro predicazione e la testimonianza del martirio, rafforza in noi il desiderio di continuare a camminare insieme al fine di superare, con amore e fiducia, gli ostacoli che ci dividono.

In occasione dell’incontro a Gerusalemme dello scorso maggio, nel quale abbiamo ricordato lo storico abbraccio tra i nostri venerabili predecessori Papa Paolo VI ed il Patriarca Ecumenico Atenagora, abbiamo firmato una dichiarazione congiunta. Oggi, nella felice occasione di un ulteriore fraterno incontro, vogliamo riaffermare insieme le nostre comuni intenzioni e preoccupazioni.

Esprimiamo la nostra sincera e ferma intenzione, in obbedienza alla volontà di nostro Signore Gesù Cristo, di intensificare i nostri sforzi per la promozione della piena unità tra tutti i cristiani e soprattutto tra cattolici e ortodossi. Vogliamo inoltre sostenere il dialogo teologico promosso dalla Commissione Mista Internazionale, che, istituita esattamente trentacinque anni fa dal Patriarca Ecumenico Dimitrios e da Papa Giovanni Paolo II qui al Fanar, sta trattando attualmente le questioni più difficili che hanno segnato la storia della nostra divisione e che richiedono uno studio attento e approfondito. A tal fine, assicuriamo la nostra fervente preghiera come Pastori della Chiesa, chiedendo ai fedeli di unirsi a noi nella comune invocazione che «tutti siano una sola cosa … perché il mondo creda» (Gv 17,21).

Esprimiamo la nostra comune preoccupazione per la situazione in Iraq, in Siria e in tutto il Medio Oriente. Siamo uniti nel desiderio di pace e di stabilità e nella volontà di promuovere la risoluzione dei conflitti attraverso il dialogo e la riconciliazione. Riconoscendo gli sforzi già fatti per offrire assistenza alla regione, ci appelliamo al contempo a tutti coloro che hanno la responsabilità del destino dei popoli affinché intensifichino il loro impegno per le comunità che soffrono e consentano loro, comprese quelle cristiane, di rimanere nella loro terra natia. Non possiamo rassegnarci a un Medio Oriente senza i cristiani, che lì hanno professato il nome di Gesù per duemila anni. Molti nostri fratelli e sorelle sono perseguitati e sono stati costretti con la violenza a lasciare le loro case. Sembra addirittura che si sia perduto il valore della vita umana e che la persona umana non abbia più importanza e possa essere sacrificata ad altri interessi. E tutto questo, tragicamente, incontra l’indifferenza di molti. Come San Paolo ci ricorda: «Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui» (1 Cor 12,26). Questa è la legge della vita cristiana e in questo senso noi possiamo dire che c’è anche un ecumenismo della sofferenza. Come il sangue dei martiri è stato seme di forza e di fertilità per la Chiesa, così anche la condivisione delle sofferenze quotidiane può essere uno strumento efficace di unità. La terribile situazione dei cristiani e di tutti coloro che soffrono in Medio Oriente richiede non solo una costante preghiera, ma anche una risposta appropriata da parte della comunità internazionale.

Le grandi sfide che ha di fronte il mondo nella situazione attuale, richiedono la solidarietà di tutte le persone di buona volontà. Pertanto, riconosciamo l’importanza anche della promozione di un dialogo costruttivo con l’Islam, basato sul mutuo rispetto e sull’amicizia. Ispirati da comuni valori e rafforzati da un genuino sentimento fraterno, musulmani e cristiani sono chiamati a lavorare insieme per amore della giustizia, della pace e del rispetto della dignità e dei diritti di ogni persona, specialmente nelle regioni dove essi, un tempo, vissero per secoli in una coesistenza pacifica e adesso soffrono insieme tragicamente per gli orrori della guerra. Inoltre, come leader cristiani, esortiamo tutti i leader religiosi a proseguire e a rafforzare il dialogo interreligioso e a compiere ogni sforzo per costruire una cultura di pace e di solidarietà fra le persone e fra i popoli.

Ricordiamo anche tutti i popoli che soffrono a causa della guerra. In particolare, preghiamo per la pace in Ucraina, un Paese con un’antica tradizione cristiana, e facciamo appello alle parti coinvolte nel conflitto a ricercare il cammino del dialogo e del rispetto del diritto internazionale per mettere fine al conflitto e permettere a tutti gli Ucraini di vivere in armonia. I nostri pensieri sono rivolti a tutti i fedeli delle nostre Chiese nel mondo, che salutiamo, affidandoli a Cristo nostro Salvatore, perché possano essere testimoni instancabili dell’amore di Dio. Innalziamo la nostra fervente preghiera a Dio affinché conceda il dono della pace, nell’amore e nell’unità, a tutta la famiglia umana.

«Il Signore della pace vi dia la pace sempre e in ogni modo. Il Signore sia con tutti voi» (2 Ts 3,16).

Dal Fanar, 30 novembre 2014

[01951-01.01] [Testo originale: Inglese]

Traduzione in lingua spagnola

DECLARACIÓN COMÚN

Nosotros, el Papa Francisco y el Patriarca Ecuménico Bartolomé I, expresamos nuestra profunda gratitud a Dios por el don de este nuevo encuentro que, en presencia de los miembros del Santo Sínodo, del clero y de los fieles del Patriarcado Ecuménico, nos permite celebrar juntos la fiesta de san Andrés, el primer llamado y hermano del Apóstol Pedro. Nuestro recuerdo de los Apóstoles, que proclamaron la buena nueva del Evangelio al mundo mediante su predicación y el testimonio del martirio, refuerza en nosotros el deseo de seguir caminando juntos, con el fin de superar, en el amor y en la verdad, los obstáculos que nos dividen.

Durante nuestro encuentro en Jerusalén del mayo pasado, en el que recordamos el histórico abrazo de nuestros venerados predecesores, el Papa Pablo VI y el Patriarca Ecuménico Atenágoras, firmamos una declaración conjunta. Hoy, en la feliz ocasión de este nuevo encuentro fraterno, deseamos reafirmar juntos nuestras comunes intenciones y preocupaciones.

Expresamos nuestra resolución sincera y firme, en obediencia a la voluntad de nuestro Señor Jesucristo, de intensificar nuestros esfuerzos para promover la plena unidad de todos los cristianos, y sobre todo entre católicos y ortodoxos. Además, queremos apoyar el diálogo teológico promovido por la Comisión Mixta Internacional que, instituida hace exactamente treinta y cinco años por el Patriarca Ecuménico Dimitrios y el Papa Juan Pablo II aquí, en el Fanar, está actualmente tratando las cuestiones más difíciles que han marcado la historia de nuestra división, y que requieren un estudio cuidadoso y detallado. Para ello, aseguramos nuestra ferviente oración como Pastores de la Iglesia, pidiendo a nuestros fieles que se unan a nosotros en la común invocación de que «todos sean uno,... para que el mundo crea» (Jn 17,21).

Expresamos nuestra preocupación común por la situación actual en Irak, Siria y todo el Medio Oriente. Estamos unidos en el deseo de paz y estabilidad, y en la voluntad de promover la resolución de los conflictos mediante el diálogo y la reconciliación. Si bien reconocemos los esfuerzos realizados para ofrecer ayuda a la región, hacemos al mismo tiempo un llamamiento a todos los que tienen responsabilidad en el destino de los pueblos para que intensifiquen su compromiso con las comunidades que sufren, y puedan, incluidas las cristianas, permanecer en su tierra nativa. No podemos resignarnos a un Medio Oriente sin cristianos, que han profesado allí el nombre de Jesús durante dos mil años. Muchos de nuestros hermanos y hermanas están siendo perseguidos y se han visto forzados con violencia a dejar sus hogares. Parece que se haya perdido hasta el valor de la vida humana, y que la persona humana ya no tenga importancia y pueda ser sacrificada a otros intereses. Y, por desgracia, todo esto acaece por la indiferencia de muchos. Como nos recuerda san Pablo: «Si un miembro sufre, todos sufren con él; si un miembro es honrado, todos se alegran con él» (1 Co 12,26). Esta es la ley de la vida cristiana, y en este sentido podemos decir que también hay un ecumenismo del sufrimiento. Así como la sangre de los mártires ha sido siempre la semilla de la fuerza y la fecundidad de la Iglesia, así también el compartir los sufrimientos cotidianos puede ser un instrumento eficaz para la unidad. La terrible situación de los cristianos y de todos los que están sufriendo en el Medio Oriente, no sólo requiere nuestra oración constante, sino también una respuesta adecuada por parte de la comunidad internacional.

Los retos que afronta el mundo en la situación actual, necesitan la solidaridad de todas las personas de buena voluntad, por lo que también reconocemos la importancia de promover un diálogo constructivo con el Islam, basado en el respeto mutuo y la amistad. Inspirado por valores comunes y fortalecido por auténticos sentimientos fraternos, musulmanes y cristianos están llamados a trabajar juntos por el amor a la justicia, la paz y el respeto de la dignidad y los derechos de todas las personas, especialmente en aquellas regiones en las que un tiempo vivieron durante siglos en convivencia pacífica, y ahora sufren juntos trágicamente por los horrores de la guerra. Además, como líderes cristianos, exhortamos a todos los líderes religiosos a proseguir y reforzar el diálogo interreligioso y de hacer todo lo posible para construir una cultura de paz y la solidaridad entre las personas y entre los pueblos. También recordamos a todas las personas que experimentan el sufrimiento de la guerra. En particular, oramos por la paz en Ucrania, un país con una antigua tradición cristiana, y hacemos un llamamiento a todas las partes implicadas a que continúen el camino del diálogo y del respeto al derecho internacional, con el fin de poner fin al conflicto y permitir a todos los ucranianos vivir en armonía.

Tenemos presentes a todos los fieles de nuestras Iglesias en el todo el mundo, a los que saludamos, encomendándoles a Cristo, nuestro Salvador, para que sean testigos incansables del amor de Dios. Elevamos nuestra ferviente oración para que el Señor conceda el don de la paz en el amor y la unidad a toda la familia humana.

«Que el mismo Señor de la paz os conceda la paz siempre y en todo lugar. El Señor esté con todos vosotros» (2 Ts 3,16).

El Fanar, 30 de noviembre de 2014.

1951-04.0001[Texto original: Inglés]

Dopo la firma della Dichiarazione Comune, il Santo Padre Francesco e il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I hanno pranzato con alcuni membri delle rispettive Delegazioni al Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli.

Quindi Papa Francesco è rientrato in auto alla Residenza Pontificia di Istanbul.

[B0910-XX.02]