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Santa Messa di ringraziamento per la canonizzazione equipollente dei santi canadesi Francesco de Laval e Maria dell’Incarnazione Guyart Martin, 12.10.2014


Omelia del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Alle ore 10 di oggi, XXVIII Domenica del Tempo Ordinario, il Santo Padre Francesco ha presieduto nella Basilica Vaticana la Celebrazione Eucaristica in ringraziamento per la canonizzazione equipollente dei santi canadesi: san Francesco de Laval, Vescovo (1623-1708) e santa Maria dell’Incarnazione Guyart Martin, Religiosa, Fondatrice della Congregazione delle Orsoline dell’Unione Canadese (1599-1672).
Hanno concelebrato con il Santo Padre i Vescovi e i Sacerdoti indicati dall’Arcidiocesi di Québec (Canada).
Di seguito riportiamo il testo dell’omelia che il Papa ha tenuto dopo la proclamazione del Santo Vangelo:

Omelia del Santo Padre

Abbiamo ascoltato la profezia di Isaia: «Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto…» (Is 25,8). Queste parole, piene della speranza di Dio, indicano la meta, mostrano il futuro verso cui siamo in cammino. Su questa strada i santi ci precedono e ci guidano. Queste parole delineano anche la vocazione degli uomini e delle donne missionari.

I missionari sono coloro che, docili allo Spirito Santo, hanno il coraggio di vivere il Vangelo. Anche questo Vangelo che abbiamo appena ascoltato: «Andate ai crocicchi delle strade» - dice il re ai suoi servi (Mt 22,9). E i servi uscirono e radunarono tutti quelli che trovarono, «cattivi e buoni», per portarli al banchetto di nozze del re (cfr v. 10).

I missionari hanno accolto questa chiamata: sono usciti a chiamare tutti, agli incroci del mondo; e così hanno fatto tanto bene alla Chiesa, perché se la Chiesa si ferma e si chiude si ammala, si può corrompere, sia con i peccati sia con la falsa scienza separata da Dio, che è il secolarismo mondano.

I missionari hanno rivolto lo sguardo a Cristo crocifisso, hanno accolto la sua grazia e non l’hanno tenuta per sé. Come san Paolo, si sono fatti tutto a tutti; hanno saputo vivere nella povertà e nell’abbondanza, nella sazietà e nella fame; tutto potevano in Colui che dava loro la forza (cfr Fil 4,12-13). Con questa forza di Dio hanno avuto il coraggio di "uscire" per le strade del mondo con la fiducia nel Signore che chiama. Così è la vita di un missionario e di una missionaria… per finire poi lontano da casa, dalla propria patria; tante volte uccisi, assassinati! Come è accaduto in questi giorni per tanti fratelli e sorelle nostri.

La missione evangelizzatrice della Chiesa è essenzialmente annuncio dell’amore, della misericordia e del perdono di Dio, rivelati agli uomini mediante la vita, la morte e la risurrezione di Gesù Cristo. I missionari hanno servito la Missione della Chiesa, spezzando ai più piccoli e ai più lontani il pane della Parola e portando a tutti il dono dell’inesauribile amore, che sgorga dal cuore stesso del Salvatore.

Così furono san Francesco de Laval e santa Maria dell’Incarnazione. Vorrei lasciare a voi, cari pellegrini canadesi, in questo giorno, due consigli: sono tratti dalla Lettera agli Ebrei, e pensando ai missionari faranno tanto bene alle vostre comunità.

Il primo è questo: «Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunciato la parola di Dio. Considerando attentamente l’esito finale della loro vita, imitatene la fede» (13,7). La memoria dei missionari ci sostiene nel momento in cui sperimentiamo la scarsità degli operai del Vangelo. I loro esempi ci attirano, ci spingono a imitare la loro fede. Sono testimonianze feconde che generano vita!

Il secondo è questo: «Richiamate alla memoria quei primi giorni: dopo aver ricevuto la luce di Cristo, avete dovuto sopportare una lotta grande e penosa…Non abbandonate la vostra franchezza, alla quale è riservata una grande ricompensa. Avete solo bisogno di perseveranza…» (10,32.35-36). Rendere omaggio a chi ha sofferto per portarci il Vangelo, significa portare avanti anche noi la buona battaglia della fede, con umiltà, mitezza e misericordia, nella vita di ogni giorno. E questo porta frutto.

Memoria di quelli che ci hanno preceduti, di quelli che hanno fondato la nostra Chiesa. Chiesa feconda quella del Québec! Feconda di tanti missionari che sono andati dappertutto. Il mondo è stato riempito di missionari canadesi come questi due. Adesso un consiglio: che questa memoria non ci porti ad abbandonare la franchezza e il coraggio. Forse – anzi no senza forse! – il diavolo è invidioso e non tollera che una terra sia così feconda di missionari. Pregiamo il Signore perché il Québec torni su questa strada della fecondità, per dare al mondo tanti missionari. Questi due che hanno – per cosi dire – fondato la Chiesa del Québec, ci aiutino come intercessori. Che il seme da loro seminato cresca e dia frutto di nuovi uomini e donne coraggiosi, lungimiranti, con il cuore aperto alla chiamata del Signore. Oggi si deve chiedere questo per la vostra patria. Loro, dal cielo, saranno i nostri intercessori. Il Québec torni ad esser quella fonte di bravi e santi missionari.

Ecco la gioia e la consegna di questo vostro pellegrinaggio: fare memoria dei testimoni, dei missionari della fede nella vostra terra. Questa memoria ci sostiene sempre nel cammino verso il futuro, verso la meta, quando «il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto…».

«Rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza» (Is 25,9).

[01601-01.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Nous avons écouté la prophétie d’Isaïe : « Le Seigneur essuiera les larmes sur tous les visages… » (Is 25, 8). Ces paroles, pleines de l’espérance de Dieu, indiquent le but, montrent l’avenir vers lequel nous sommes en chemin. Sur cette route, les saints nous précèdent et nous guident. Ces paroles esquissent aussi la vocation des hommes et des femmes missionnaires.

Les missionnaires sont ceux qui, dociles à l’Esprit Saint, ont le courage de vivre l’Évangile. Et aussi cet Évangile que nous venons d’entendre : « Allez donc aux croisées des chemins » - dit le roi à ses serviteurs (Mt 22, 9). Et les serviteurs sortirent et rassemblèrent tous ceux qu’ils trouvaient, « les mauvais comme les bons », pour les conduire au banquet des noces du roi (cf. v. 10).

Les missionnaires ont accueilli cet appel : ils sont sortis pour appeler tous les gens, aux carrefours du monde ; et ainsi ils ont fait beaucoup de bien à l’Église, parce que si l’Église s’arrête et se ferme, elle tombe malade, on peut la corrompre, aussi bien par les péchés que par la fausse science séparée de Dieu, qu’est le sécularisme mondain.

Les missionnaires ont tourné leur regard vers le Christ crucifié, ils ont accueilli sa grâce et ils ne l’ont pas gardée pour eux. Comme saint Paul, ils se sont faits tout à tous ; ils ont su vivre dans la pauvreté et dans l’abondance, être rassasiés et souffrir de la faim ; ils pouvaient tout en celui qui leur donnait la force (cf. Ph 4, 12-13). Avec cette force de Dieu, ils ont eu le courage de "sortir" sur les routes du monde mettant leur confiance dans le Seigneur qui appelle. Ainsi est la vie d’un missionnaire, d’une missionnaire… pour finir ensuite loin de chez soi, de son propre pays ; bien des fois tués, assassinés ! Comme c’est arrivé ces jours-ci pour tant de nos frères et de nos sœurs.

La mission évangélisatrice de l’Église est essentiellement annonce de l’amour, de la miséricorde et du pardon de Dieu, révélés aux hommes dans la vie, la mort et la résurrection de Jésus Christ. Les missionnaires ont servi la mission de l’Église, en rompant le pain de la Parole aux plus petits et aux plus éloignés et en portant à tous le don de l’amour inépuisable, qui jaillit du cœur même du Sauveur.

C’est ainsi que furent saint François de Laval et sainte Marie de l’Incarnation. Je voudrais vous laisser en ce jour, chers pèlerins canadiens, deux conseils : ils sont tirés de la Lettre aux Hébreux, et en pensant aux missionnaires ils feront beaucoup de bien à vos communautés.

Le premier est celui-ci : « Souvenez-vous de ceux qui vous ont dirigés : ils vous ont annoncé la parole de Dieu. Méditez sur l’aboutissement de la vie qu’ils ont menée, et imitez leur foi » (13, 7). La mémoire des missionnaires nous soutient au moment où nous faisons l’expérience de la rareté des ouvriers de l’Évangile. Leur exemple nous attire, nous pousse à imiter leur foi. Ce sont des témoignages féconds qui engendrent la vie !

Le second est celui-ci : « Souvenez-vous de ces premiers jours où vous veniez de recevoir la lumière du Christ : vous avez soutenu alors le dur combat des souffrances… Ne perdez pas votre assurance ; grâce à elle, vous serez largement récompensés. Car l’endurance vous est nécessaire… » (10, 32.35-36). Rendre hommage à qui a souffert pour nous apporter l’Évangile signifie livrer nous aussi la bonne bataille de la foi, avec humilité, douceur et miséricorde, dans la vie de chaque jour. Et cela porte du fruit.

Mémoire de ceux qui nous ont précédés, de ceux qui ont fondé notre Église. Église féconde que celle du Québec ! Féconde de nombreux missionnaires qui sont allés partout. Le monde a été rempli de missionnaires canadiens comme ces deux-ci. Maintenant un conseil : que cette mémoire ne nous conduise pas à abandonner la franchise et le courage. Peut-être – ou plutôt non, sans peut-être ! – le diable est jaloux et il ne tolère pas qu’une terre soit ainsi féconde de missionnaires. Prions le Seigneur pour que le Québec revienne sur ce chemin de la fécondité, pour donner au monde de nombreux missionnaires. Que ces deux-ci qui ont – pour ainsi dire – fondé l’Église du Québec, nous aident comme intercesseurs. Que la graine semée croisse et donne comme fruit de nouveaux hommes et femmes courageux, clairvoyants, avec le cœur ouvert à l’appel du Seigneur. Aujourd’hui, on doit demander cela pour votre pays. Eux, du ciel, seront nos intercesseurs. Que le Québec redevienne cette source de bons et de saints missionnaires.

En cela se trouve la joie et le mot d’ordre de votre pèlerinage : faire mémoire des témoins, des missionnaires de la foi dans votre terre. Cette mémoire nous soutient toujours sur le chemin vers l’avenir, vers le but, quand « le Seigneur essuiera les larmes sur tous les visages … ».

« Exultons, réjouissons-nous : il nous a sauvés » (Is 25, 9).

[01601-03.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

We have heard Isaiah’s prophecy: "The Lord God will wipe away the tears from all faces…" (Is 25:8). These words, full of hope in God, point us to the goal, they show the future towards which we are journeying. Along this path the Saints go before us and guide us. These words also describe the vocation of men and women missionaries.

Missionaries are those who, in docility to the Holy Spirit, have the courage to live the Gospel. Even this Gospel which we have just heard: "Go, therefore, into the byways…", the king tells his servants (Mt 22:9). The servants then go out and assemble all those they find, "both good and bad", and bring them to the King’s wedding feast (cf. v. 10).

Missionaries have received this call: they have gone out to call everyone, in the highways and byways of the world. In this way they have done immense good for the Church, for once the Church stops moving, once she becomes closed in on herself, she falls ill, she can be corrupted, whether by sins or by that false knowledge cut off from God which is worldly secularism.

Missionaries have turned their gaze to Christ crucified; they have received his grace and they have not kept it for themselves. Like Saint Paul, they have become all things to all people; they have been able to live in poverty and abundance, in plenty and hunger; they have been able to do all things in him who strengthens them (cf. Phil 4:12-13). With this God-given strength, they have the courage to "go forth" into the highways of the world with confidence in the Lord who has called them. Such is the life of every missionary man and woman… ending up far from home, far from their homeland; very often, they are killed, assassinated! This is what has happened even now to many of our brothers and sisters.

The Church’s mission of evangelization is essentially a proclamation of God’s love, mercy and forgiveness, revealed to us in the life, death and resurrection of Jesus Christ. Missionaries have served the Church’s mission by breaking the bread of God’s word for the poor and those far off, and by bringing to all the gift of the unfathomable love welling up from the heart of the Saviour.

Such was the case with Saint François de Laval and Saint Marie de l’Incarnation. Dear pilgrims from Canada, today I would like to leave you with two words of advice drawn from the Letter to the Hebrews. Keeping missionaries in mind, they will be of great benefit for your communities.

The first is this: "Remember your leaders, those who spoke the word of God to you; consider the outcome of their way of life, and imitate their faith" (13:7). The memory of the missionaries sustains us at a time when we are experiencing a scarcity of labourers in the service of the Gospel. Their example attracts us, they inspire us to imitate their faith. They are fruitful witnesses who bring forth life!

The second is this: "Recall those earlier days when, after you had been enlightened, you endured a hard struggle with sufferings… Do not therefore abandon that confidence of yours; it brings a great reward. For you need endurance…" (10:32,35-36). Honouring those who endured suffering to bring us the Gospel means being ready ourselves to fight the good fight of faith with humility, meekness, and mercy, in our daily lives. And this bears fruit.

We must always remember those who have gone before us, those who founded the fruitful Church in Quebéc! The missionaries from Quebec who went everywhere were fruitful. The world was full of Canadian missionaries like François de Laval and Marie de l’Incarnation. So a word of advice: remembering them prevents us from renouncing candour and courage. Perhaps – indeed, even without perhaps – the devil is jealous and will not tolerate that a land could be such fertile ground for missionaries. Let us pray to the Lord, that Quebéc may once again bear much fruit, that it may give the world many missionaries. May the two missionaries, who we celebrate today, and who – in a manner of speaking – founded the Church in Québec, help us by their intercession. May the seed that they sowed grow and bear fruit in new courageous men and women, who are far-sighted, with hearts open to the Lord’s call. Today, each one must ask this for your homeland. The saints will intercede for us from heaven. May Quebéc once again be a source of brave and holy missionaries.

This, then, is the joy and the challenge of this pilgrimage of yours: to commemorate the witnesses, the missionaries of the faith in your country. Their memory sustains us always in our journey towards the future, towards the goal, when "the Lord God will wipe away the tears from all faces…".

"Let us be glad and rejoice in his salvation" (Is 25:9).

[01601-02.02] [Original text: Italian]

[B0749-XX.02]