Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


Udienza all’Associazione Biblica Italiana, 12.09.2014


Alle ore 12.30 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza l’Associazione Biblica Italiana al termine della 43a Settimana Biblica Nazionale, che si è svolta a Roma dall’8 al 12 settembre presso il Pontificio Istituto Biblico, sul tema: Chi può narrare le potenti opere del Signore? (Sal 106,2). Modelli di intervento di Dio nella storia.

Riportiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti nel corso dell’incontro:

Discorso del Santo Padre

Cari amici,

vi incontro al termine della Settimana Biblica Nazionale, promossa dall’Associazione Biblica Italiana. Questo vostro appuntamento inaugura le celebrazioni per il 50° anniversario della Costituzione Dogmatica del Concilio Vaticano II. Dobbiamo essere grati per le aperture che, come frutto di una lunga fatica di ricerca, ci ha offerto il Concilio, come pure per l’abbondanza e la facilità di accesso alla Sacra Scrittura. Il cristiano ne ha bisogno oggi più che mai, sollecitato com’è da contrastanti provocazioni culturali. La fede, per risplendere, per non essere soffocata, dev’essere nutrita costantemente dalla Parola di Dio.

Vi esprimo la mia stima e la mia riconoscenza per il lavoro prezioso che svolgete nel vostro ministero di docenti e di studiosi della Bibbia. Inoltre, questo incontro mi offre l’opportunità di ribadire, in continuità con il Magistero della Chiesa, l’importanza dell’esegesi biblica per il Popolo di Dio. Possiamo ricordare quanto affermato dalla Pontificia Commissione Biblica: « L’esegesi biblica – cito – adempie, nella Chiesa e nel mondo, un compito indispensabile. Voler fare a meno di essa per comprendere la Bibbia sarebbe un’illusione e dimostrerebbe una mancanza di rispetto per la Scrittura ispirata […] Per parlare agli uomini e alle donne, fin dal tempo dell’Antico Testamento, Dio ha sfruttato tutte le possibilità del linguaggio umano, ma nello stesso tempo ha dovuto sottomettere la sua Parola a tutti i condizionamenti di questo linguaggio. Il vero rispetto per la Scrittura ispirata esige che si compiano tutti gli sforzi necessari perché si possa cogliere bene il suo significato. Certo, non è possibile che ogni cristiano faccia personalmente le ricerche di ogni tipo che consentano di meglio comprendere i testi biblici. Questo compito è affidato agli esegeti, responsabili, in questo settore, del bene di tutti» (L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa, 15 aprile 1993, Conclusione).

Proprio incontrando i membri della Pontificia Commissione Biblica, in occasione della presentazione del Documento appena citato, san Giovanni Paolo II ricordò che « per rispettare la coerenza della fede della Chiesa e dell’ispirazione della Scrittura, l’esegesi cattolica deve essere attenta a non attenersi agli aspetti umani dei testi biblici. Occorre che essa, anche e soprattutto, aiuti il popolo cristiano a percepire in modo più nitido la parola di Dio in questi testi, in modo da accoglierla meglio, per vivere pienamente in comunione con Dio » (L’Osservatore Romano, 25 aprile 1993, p. 9). A tale scopo è necessario naturalmente che lo stesso esegeta sappia percepire nei testi la Parola divina, e questo è possibile solo se la sua vita spirituale è fervida, ricca di dialogo con il Signore; altrimenti la ricerca esegetica resta incompleta, perde di vista il suo obiettivo principale.

Nella Conclusione del Documento c’è un’espressione molto efficace: «L’esegesi cattolica non ha il diritto di somigliare a un corso d’acqua che si perde nelle sabbie di un’analisi ipercritica».

Perciò, oltre alla competenza accademica, all’esegeta cattolico è richiesta anche e soprattutto la fede, ricevuta e condivisa con tutto il popolo credente, che nella sua totalità non può sbagliare. Mi rifaccio ancora alle parole di san Giovanni Paolo II: «Per arrivare ad un’interpretazione pienamente valida delle parole ispirate dallo Spirito Santo, dobbiamo noi stessi essere guidati dallo Spirito Santo, per questo bisogna pregare, pregare molto, chiedere nella preghiera la luce interiore dello Spirito e accogliere docilmente questa luce, chiedere l’amore, che solo rende capaci di comprendere il linguaggio di Dio, che è amore (1 Gv 4,8.16)» (Oss. Romano, 25 aprile 1993, p. 9).

Il modello è la Vergine Maria, della quale san Luca ci riferisce che meditava nel suo cuore le parole e gli avvenimenti che riguardavano il suo Figlio Gesù (cfr 2,19). La Madonna ci insegna ad accogliere pienamente la Parola di Dio, non solo attraverso la ricerca intellettuale, ma in tutta la nostra vita.

Cari fratelli e sorelle, vi ringrazio ancora, benedico voi e il vostro lavoro, e vi chiedo per favore di pregare per me.

[01400-01.02] [Testo originale: Italiano]

[B0628-XX.02]