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Viaggio Apostolico di Sua Santità Francesco nella Repubblica di Corea (13-18 agosto 2014) - Incontro con le Comunità Religiose in Corea, presso la "School of Love" di Kkottongnae, 16.08.2014


Visita al Centro di Recupero di persone disabili di Kkottongnae

Incontro con le Comunità Religiose in Corea, presso la "School of Love" di Kkottongnae

 

Visita al Centro di Recupero di persone disabili di Kkottongnae

Nel pomeriggio, il Santo Padre Francesco ha lasciato Seoul e ha raggiunto in elicottero Kkottongnae, un comprensorio di istituzioni riabilitative, sanitarie, religiose e spirituali fondate da Padre John Oh Woong Jin.

All’arrivo all’eliporto, è stato accolto dal fondatore della Comunità, P. John Oh, dal Vescovo di Cheongju, S.E. Mons. Gabriel Chang Bong-hun, e da alcune Autorità locali, alla presenza di migliaia di fedeli.

Il Santo Padre è stato quindi accompagnato alle ore 16.30 al Centro di recupero per persone disabili "House of Hope", dove lo attendevano i circa 150 pazienti adulti e una cinquantina di bambini disabili venuti da un altro centro vicino, oltre ai 70 operatori sanitari e insegnanti del Centro.

Entrato nella struttura a piedi scalzi in segno di rispetto, il Papa si è dapprima soffermato in preghiera nella cappella, quindi ha incontrato i disabili in una grande sala del Centro. Dopo il saluto di benvenuto del Vescovo di Cheongju, i bambini si sono esibiti in una piccola coreografia musicale e hanno donato al Santo Padre alcuni lavori artigianali.

Salutati ad uno ad uno i disabili, Papa Francesco ha lasciato la "House of Hope" e si è recato in auto al Training Centre "School of Love" per l’incontro con le Comunità Religiose in Corea.

Durante il tragitto ha sostato brevemente in preghiera davanti al "Giardino dei bambini abortiti" alla presenza di una rappresentanza degli attivisti pro-life coreani e del missionario senza braccia e gambe, fr. Lee Gu-won.

[01282-01.01]

Incontro con le Comunità Religiose in Corea, presso la "School of Love" di Kkottongnae

Discorso in lingua italiana

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua spagnola

Nell’Auditorium della "School of Love" di Kkottongnae, dove normalmente si tengono corsi di spiritualità attiva, il Santo Padre Francesco ha incontrato questo pomeriggio circa 5.000 religiosi e religiose che svolgono il servizio pastorale in Corea.
Dopo gli indirizzi di saluto dei due Presidenti delle Associazioni - maschile e femminile - di Superiori Maggiori in Corea, il Papa ha pronunciato il discorso che riportiamo di seguito:

Discorso in lingua italiana

Buonasera! C’è un piccolo problema. Se c’è una cosa che mai si deve trascurare è la preghiera, ma oggi faremo la preghiera personalmente. Vi spiego perché non possiamo pregare i Vespri insieme: perché abbiamo un problema di tempo col decollo dell’elicottero. Se non decolliamo in tempo, c’è il pericolo di finire "sfasciati" sulla montagna! Adesso faremo solamente una preghiera alla Madre. Tutti insieme, preghiamo la Madonna tutti insieme. E poi parleranno i due presidenti e poi io.

Ave o Maria...

Cari fratelli e sorelle in Cristo,

vi saluto tutti con affetto nel Signore: è bello essere con voi oggi e condividere questo momento di comunione. La grande varietà di carismi e di attività apostoliche da voi rappresentata arricchisce la vita della Chiesa in Corea ed oltre, in modo meraviglioso. In questa celebrazione dei Vespri, nella quale abbiamo cantato – dovevamo avere cantato! - le lodi della bontà di Dio, ringrazio voi e tutti i vostri fratelli e sorelle per l’impegno che ponete nell’edificare il Regno di Dio. Ringrazio Padre Hwang Seok-mo e Suor Scholastica Lee Kwang-ok, Presidenti delle conferenze coreane delle religiose e dei religiosi.

Le parole del Salmo: «Vengono meno la mia carne e il mio cuore; ma Dio è roccia del mio cuore, mia parte per sempre» (Sal 73,26) ci fanno pensare alla nostra vita. Il Salmista esprime gioiosa fiducia in Dio. Tutti sappiamo che, anche se la gioia non si esprime allo stesso modo in tutti i momenti della vita, specialmente in quelli di grande difficoltà, «sempre rimane almeno come uno spiraglio di luce che nasce dalla certezza personale di essere infinitamente amato» (Evangelii gaudium, 6). La ferma certezza di essere amati da Dio è al centro della vostra vocazione: essere per gli altri un segno tangibile della presenza del Regno di Dio, un anticipo delle gioie eterne del cielo. Solo se la nostra testimonianza è gioiosa potremo attrarre uomini e donne a Cristo; e tale gioia è un dono che si nutre di una vita di preghiera, di meditazione della Parola di Dio, della celebrazione dei Sacramenti e della vita comunitaria, che è molto importante. Quando queste mancano, emergeranno le debolezze e le difficoltà che oscureranno la gioia conosciuta così intimamente all’inizio del nostro cammino.

Per voi, uomini e donne consacrati a Dio, tale gioia è radicata nel mistero della misericordia del Padre rivelata nel sacrificio di Cristo sulla croce. Sia che il carisma del vostro Istituto si orientati più alla contemplazione, sia piuttosto alla vita attiva, la vostra sfida è quella di diventare "esperti" nella divina misericordia proprio attraverso la vita in comunità. Per esperienza so che la vita comunitaria non è sempre facile, ma è un terreno provvidenziale per la formazione del cuore. Non è realistico non attendersi dei conflitti: sorgeranno incomprensioni e occorrerà affrontarle. Ma nonostante tali difficoltà, è nella vita comunitaria che siamo chiamati a crescere nella misericordia, nella pazienza e nella perfetta carità.

L’esperienza della misericordia di Dio, nutrita dalla preghiera e dalla comunità, deve plasmare tutto ciò che siete e tutto ciò che fate. La vostra castità, povertà e obbedienza diventeranno una testimonianza gioiosa dell’amore di Dio nella misura in cui rimanete saldi sulla roccia della sua misericordia. Questa è la roccia. Questo avviene in modo particolare per quanto riguarda l’obbedienza religiosa. Un’obbedienza matura e generosa richiede che aderiate nella preghiera a Cristo, il quale, assumendo la forma di servo, imparò l’obbedienza mediante la sofferenza (cfr Perfectae caritatis, 14). Non ci sono scorciatoie: Dio desidera i nostri cuori completamente, e ciò significa che dobbiamo "distaccarci" e "uscire da noi stessi" sempre di più. Un’esperienza viva della premurosa misericordia di Dio sostiene anche il desiderio di raggiungere quella perfetta carità che scaturisce dalla purezza di cuore. La castità esprime la vostra donazione esclusiva all’amore di Dio, il quale è la roccia dei nostri cuori. Sappiamo tutti quanto impegno personale ed esigente ciò comporti. Le tentazioni in questo campo richiedono umile fiducia in Dio, vigilanza, perseveranza e apertura del cuore al fratello saggio o alla sorella saggia, che il Signore pone sulla nostra strada.

Mediante il consiglio evangelico della povertà sarete capaci di riconoscere la misericordia di Dio non soltanto quale sorgente di fortezza, ma anche come un tesoro. Sembra contraddittorio, ma essere poveri significa trovare un tesoro. Anche se siamo affaticati, possiamo offrirgli i nostri cuori appesantiti da peccati e debolezze; nei momenti in cui ci sentiamo più fragili, possiamo incontrare Cristo, che si fece povero affinché noi diventassimo ricchi (cfr 2 Cor 8,9). Questo nostro bisogno fondamentale di essere perdonati e guariti è in sé stesso una forma di povertà che non dovremmo mai dimenticare, nonostante tutti i progressi che faremo verso la virtù. Dovrebbe inoltre trovare espressione concreta nel vostro stile di vita, sia personale che comunitario; penso in particolare al bisogno di evitare tutte quelle cose che possono distrarvi e causare sconcerto e scandalo negli altri. Nella vita consacrata la povertà è sia un "muro" che una "madre". È un "muro" perché protegge la vita consacrata, è una "madre" perché la aiuta a crescere e la conduce nel giusto cammino. L’ipocrisia di quegli uomini e donne consacrati che professano il voto di povertà e tuttavia vivono da ricchi, ferisce le anime dei fedeli e danneggia la Chiesa. Pensate anche a quanto è pericolosa la tentazione di adottare una mentalità puramente funzionale e mondana, che induce a riporre la nostra speranza soltanto nei mezzi umani, distrugge la testimonianza della povertà che Nostro Signore Gesù Cristo ha vissuto e ci ha insegnato. E ringrazio, su questo punto, il Padre presidente e la Suora presidente, perché hanno parlato giustamente del pericolo che la globalizzazione e il consumismo recano alla povertà religiosa. Grazie.

Cari fratelli e sorelle, con grande umiltà, fate tutto ciò che potete per dimostrare che la vita consacrata è un dono prezioso per la Chiesa e per il mondo. Non trattenetelo solo per voi stessi; condividetelo, portando Cristo in ogni angolo di questo amato Paese. Lasciate che la vostra gioia continui a trovare espressione nei vostri sforzi di attrarre e coltivare vocazioni, riconoscendo che tutti voi avete parte nel formare gli uomini e le donne consacrati quelli che verranno dopo di voi, domani. Sia che vi dedichiate alla vita contemplativa, sia a quella apostolica, siate zelanti nell’amore per la Chiesa in Corea e nel desiderio di contribuire, mediante il vostro specifico carisma, alla sua missione di proclamare il Vangelo e di edificare il popolo di Dio nell’unità, nella santità e nell’amore.

Vi affido tutti, in modo speciale i membri anziani e infermi delle vostre comunità - un saluto speciale per loro dal cuore. Vi affido alle amorevoli cure di Maria, Madre della Chiesa, e vi do di cuore la benedizione. Vi benedica Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo.

[01275-01.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua inglese

Good evening! We have a little problem. If there is one thing we should never neglect, it is prayer; but today we will pray individually. I’ll tell you why we can’t pray Vespers together: it is because we have a problem with departure of the helicopter. If we do not leave on time, we’ll be in danger of crashing! So we’ll just say a brief prayer to Our Lady. All together, let us pray to the Blessed Mother. Then the two Presidents will speak and I will do so after them.

Hail Mary…

Dear Brothers and Sisters in Christ,

I greet you all with affection in the Lord. It is good to be with you today and to share these moments of communion. The great variety of charisms and apostolates which you represent wondrously enriches the life of the Church in Korea and beyond. In this setting of the celebration of Vespers where we have sung – we should have sung! - the praise of God’s goodness, I thank you, and all of your brothers and sisters, for your efforts to build up God’s Kingdom. I thank Father Hwang Seok-mo and Sister Scholastica Lee Kwang-ok, the Presidents of the Korean Conferences of Major Superiors of Men’s and Women’s Religious Institutes and Societies of Apostolic Life, for their kind words of welcome.

The words of the Psalm, "My flesh and my heart fail; but God is the strength of my heart and my portion forever" (Ps 73:26), invite us to think about our own lives. The Psalmist exudes joyful confidence in God. We all know that while joy is not expressed the same way at all times in life, especially at moments of great difficulty, "it always endures, even as a flicker of light born of our personal certainty that, when everything is said and done, we are infinitely loved" (Evangelii Gaudium, 6). The firm conviction of being loved by God is at the center of your vocation: to be for others a tangible sign of the presence of God’s Kingdom, a foretaste of the eternal joys of heaven. Only if our witness is joyful will we attract men and women to Christ. And this joy is a gift which is nourished by a life of prayer, meditation on the word of God, the celebration of the sacraments and life in community, which is very important. When these are lacking, weaknesses and difficulties will emerge to dampen the joy we knew so well at the beginning of our journey.

For you, as men and women consecrated to God, this joy is rooted in the mystery of the Father’s mercy revealed in Christ’s sacrifice on the cross. Whether the charism of your Institute is directed more to contemplation or to the active life, you are challenged to become "experts" in divine mercy precisely through your life in community. From experience I know that community life is not always easy, but it is a providential training ground for the heart. It is unrealistic not to expect conflicts; misunderstandings will arise and they must be faced. Despite such difficulties, it is in community life that we are called to grow in mercy, forbearance and perfect charity.

The experience of God’s mercy, nourished by prayer and community, must shape all that you are, all that you do. Your chastity, poverty and obedience will be a joyful witness to God’s love in the measure that you stand firmly on the rock of his mercy. That is the rock. This is certainly the case with religious obedience. Mature and generous obedience requires that you cling in prayer to Christ who, taking the form of a servant, learned obedience through what he suffered (cf. Perfectae Caritatis, 14). There are no shortcuts: God desires our hearts completely and this means we have to "let go" and "go out" of ourselves more and more.

A lively experience of the Lord’s steadfast mercy also sustains the desire to achieve that perfection of charity which is born of purity of heart. Chastity expresses your single-minded dedication to the love of God who is "the strength of our hearts". We all know what a personal and demanding commitment this entails. Temptations in this area call for humble trust in God, vigilance, perseverance and opening our heart to that wise brother or sister whom the Lord puts on our path.

Through the evangelical counsel of poverty you are able to recognize God’s mercy not only as a source of strength, but also as a treasure. It seems contradictory, but being poor means finding a treasure. Even when we are weary, we can offer him our hearts burdened by sin and weakness; at those times when we feel most helpless, we can reach out to Christ, "who made himself poor in order that we might become rich" (cf. 2 Cor 8:9). This fundamental need of ours to be forgiven and healed is itself a form of poverty which we must never lose sight of, no matter how many advances we make in virtue. It should also find concrete expression in your lifestyle, both as individuals and as communities. I think in particular of the need to avoid all those things which can distract you and cause bewilderment and scandal to others. In the consecrated life, poverty is both a "wall" and a "mother". It is a "wall" because it protects the consecrated life, a "mother" because it helps it to grow and guides it along the right path. The hypocrisy of those consecrated men and women who profess vows of poverty, yet live like the rich, wounds the souls of the faithful and harms the Church. Think, too, of how dangerous a temptation it is to adopt a purely functional, worldly mentality which leads to placing our hope in human means alone and destroys the witness of poverty which our Lord Jesus Christ lived and taught us. Here I wish to thank your Presidents, because both of them have rightly mentioned the threat that globalization and consumerism pose to religious poverty. Thank you.

Dear brothers and sisters, with great humility, do all that you can to show that the consecrated life is a precious gift to the Church and to the world. Do not keep it to yourselves; share it, bringing Christ to every corner of this beloved country. Let your joy continue to find expression in your efforts to attract and nurture vocations, and recognize that all of you have some part in forming the consecrated men and women of tomorrow. Whether you are given more to contemplation or to the apostolic life, be zealous in your love of the Church in Korea and your desire to contribute, through your own specific charism, to its mission of proclaiming the Gospel and building up God’s people in unity, holiness and love.

I commend all of you to the loving care of Mary, Mother of the Church, and in a particular way I offer a heartfelt greeting to the aged and infirm members of your communities. And I cordially give you my blessing: May Almighty God, the Father, the Son and the Holy Spirit, bless you all.

[01275-02.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua spagnola

Buenas tardes. Tenemos un pequeño problema. Si hay algo que no se debe descuidar nunca es la oración, pero hoy la haremos cada uno por nuestra cuenta. Les explico por qué no podemos rezar juntos las Vísperas: tenemos un problema de horario con el despegue del helicóptero. Si no sale a tiempo, corremos el riesgo de "estrellarnos" en la montaña. Ahora haremos únicamente una oración a María, nuestra Madre. Todos juntos, rezamos a la Virgen todos juntos. Luego hablarán los presidentes y después hablaré yo.

Dios te salva, María...

Queridos hermanos y hermanas en Cristo:

Saludo a todos con afecto en el Señor. Es bello estar hoy con ustedes y compartir este momento de comunión. La gran variedad de carismas y actividades apostólicas que ustedes representan enriquece maravillosamente la vida de la Iglesia en Corea y más allá. En este marco de la celebración de las Vísperas, en la que hemos cantado –¡deberíamos haber cantado!– las alabanzas de la bondad de Dios, agradezco a ustedes, y a todos sus hermanos y hermanas, sus desvelos por construir el Reino de Dios. Doy las gracias al Padre Hwang Seok-mo y a Sor Escolástica Lee Kwang-ok, Presidentes de las conferencias coreanas de religiosos y religiosas.

Las palabras del Salmo –«Se consumen mi corazón y mi carne, pero Dios es la roca de mi corazón y mi lote perpetuo» (Sal 73,26)– nos invitan a reflexionar sobre nuestra vida. El salmista manifiesta gozosa confianza en Dios. Todos sabemos que, aunque la alegría no se expresa de la misma manera en todos los momentos de la vida, especialmente en los de gran dificultad, «siempre permanece al menos como un brote de luz que nace de la certeza personal de ser infinitamente amado» (Evangelii gaudium, 6). La firme certeza de ser amados por Dios está en el centro de su vocación: ser para los demás un signo tangible de la presencia del Reino de Dios, un anticipo del júbilo eterno del cielo. Sólo si nuestro testimonio es alegre, atraeremos a los hombres y mujeres a Cristo. Y esta alegría es un don que se nutre de una vida de oración, de la meditación de la Palabra de Dios, de la celebración de los sacramentos y de la vida en comunidad, que es muy importante. Cuando éstas faltan, surgirán debilidades y dificultades que oscurecerán la alegría que sentíamos tan dentro al comienzo de nuestro camino.

Para ustedes, hombres y mujeres consagrados a Dios, esta alegría hunde sus raíces en el misterio de la misericordia del Padre revelado en el sacrificio de Cristo en la cruz. Sea que el carisma de su Instituto esté orientado más a la contemplación o más bien a la vida activa, siempre están llamados a ser «expertos» en la misericordia divina, precisamente a través de la vida comunitaria. Sé por experiencia que la vida en comunidad no siempre es fácil, pero es un campo de entrenamiento providencial para el corazón. Es poco realista no esperar conflictos; surgirán malentendidos y habrá que afrontarlos. Pero, a pesar de estas dificultades, es en la vida comunitaria donde estamos llamados a crecer en la misericordia, la paciencia y la caridad perfecta.

La experiencia de la misericordia de Dios, alimentada por la oración y la comunidad, debe dar forma a todo lo que ustedes son, a todo lo que hacen. Su castidad, pobreza y obediencia serán un testimonio gozoso del amor de Dios en la medida en que permanezcan firmes sobre la roca de su misericordia. Ésta es la roca. Éste es ciertamente el caso de la obediencia religiosa. Una obediencia madura y generosa requiere unirse con la oración a Cristo, que, tomando forma de siervo, aprendió la obediencia por sus padecimientos (cf. Perfectae caritatis, 14). No hay atajos: Dios desea nuestro corazón por completo, y esto significa que debemos «desprendernos» y «salir de nosotros mismos» cada vez más.

Una experiencia viva de la diligente misericordia del Señor sostiene también el deseo de llegar a esa perfección de la caridad que nace de la pureza de corazón. La castidad expresa la entrega exclusiva al amor de Dios, que es la «roca de mi corazón». Todos sabemos lo exigente que es esto, y el compromiso personal que comporta. Las tentaciones en este campo requieren humilde confianza en Dios, vigilancia, perseverancia y apertura de corazón al hermano prudente o a la hermana prudente, que el Señor pone en nuestro camino.

Mediante el consejo evangélico de la pobreza, ustedes podrán reconocer la misericordia de Dios, no sólo como una fuente de fortaleza, sino también como un tesoro. Parece una contradicción, pero ser pobres significa encontrar un tesoro. Incluso cuando estamos cansados, podemos ofrecer nuestros corazones agobiados por el pecado y la debilidad; en los momentos en que nos sentimos más indefensos, podemos encontrarnos con Cristo, que se hizo pobre para enriquecernos con su pobreza (cf. 2 Co 8,9). Esta necesidad fundamental de ser perdonados y sanados es en sí misma una forma de pobreza que nunca debemos olvidar, no obstante los progresos que hagamos en la virtud. También debería manifestarse concretamente en el estilo de vida, personal y comunitario. Pienso, en particular, en la necesidad de evitar todo aquello que pueda distraerles y causar desconcierto y escándalo a los demás. En la vida consagrada, la pobreza es a la vez un «muro» y una «madre». Un «muro» porque protege la vida consagrada, y una «madre» porque la ayuda a crecer y la guía por el camino recto. La hipocresía de los hombres y mujeres consagrados que profesan el voto de pobreza y, sin embargo, viven como ricos, daña el alma de los fieles y perjudica a la Iglesia. Piensen también en lo peligrosa que es la tentación de adoptar una mentalidad puramente funcional, mundana, que induce a poner nuestra esperanza únicamente en los medios humanos, destruye el testimonio de la pobreza, que Nuestro Señor Jesucristo vivió y nos enseñó. Y doy las gracias, a propósito de este punto, al Padre presidente y a la Hermana presidenta, porque han hablado justamente del peligro que la globalización y el consumismo suponen para la pobreza religiosa. Gracias.

Queridos hermanos y hermanas, con gran humildad, hagan todo lo que puedan para demostrar que la vida consagrada es un don precioso para la Iglesia y para el mundo. No lo guarden para ustedes solos; compártanlo, llevando a Cristo a todos los rincones de este querido país. Dejen que su alegría siga manifestándose en sus desvelos por atraer y cultivar las vocaciones, reconociendo que todos ustedes tienen parte en la formación de los consagrados y consagradas que vendrán después de ustedes, el día de mañana. Tanto si se dedican a la contemplación o a la vida apostólica, sean celosos en su amor a la Iglesia en Corea y en su deseo de contribuir, mediante el propio carisma, a su misión de anunciar el Evangelio y edificar al Pueblo de Dios en unidad, santidad y amor.

Encomiendo a todos ustedes, de manera especial a los ancianos y enfermos de sus comunidades. Un saludo particular para ellos, de corazón; los encomiendo a los cuidados amorosos de María, Madre de la Iglesia, y les doy de corazón la bendición. Que los bendiga Dios Todopoderoso, Padre, Hijo y Espíritu Santo.

[01275-04.02] [Texto original: Italiano]

Al termine, il Papa si è recato in auto presso il Centro di Spiritualità di Kkottongnae per l’incontro con i leader dell’apostolato laico.

[B0578-XX.02]