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Pellegrinaggio di Sua Santità Francesco in Terra Santa (24-26 maggio 2014) - Incontro con sacerdoti, religiosi, religiose e seminaristi nella chiesa del Getsemani, 26.05.2014


Pellegrinaggio di Sua Santità Francesco in Terra Santa (24-26 maggio 2014) - Incontro con sacerdoti, religiosi, religiose e seminaristi nella chiesa del Getsemani

Visita privata al Patriarca Ecumenico di Costantinopoli

Incontro con sacerdoti, religiosi, religiose e seminaristi nella chiesa del Getsemani a Jerusalem

Visita privata al Patriarca Ecumenico di Costantinopoli

Nel pomeriggio, prima di lasciare il "Notre Dame of Jerusalem Center", il Santo Padre Francesco ha benedetto - nella Cappella del Pontificio Istituto - il Tabernacolo destinato alla chiesa che i Legionari di Cristo hanno costruito in Galilea, nell’area archeologica di Magdala.

Quindi si è recato in auto a Viri Galileai, una piccola chiesa greco-ortodossa sul Monte degli Ulivi, per la visita privata al Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo, in restituzione della visita compiuta ieri dal Patriarca al Papa nella Delegazione Apostolica di Jerusalem.

L’incontro ha avuto luogo alle ore 15.30 nel piccolo edificio antistante la chiesa. Al termine, il Papa e il Patriarca Ecumenico hanno benedetto insieme un gruppo di fedeli ortodossi riuniti nel cortile. Papa Francesco si è poi diretto in auto alla chiesa del Getsemani.

[00835-01.01]

Incontro con sacerdoti, religiosi, religiose e seminaristi nella chiesa del Getsemani a Jerusalem

Meditazione del Santo Padre

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua spagnola

Alle ore 16.15 il Santo Padre Francesco ha incontrato i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i seminaristi nella chiesa del Getsemani che sorge accanto all’Orto degli Ulivi e che è affidata alla Custodia di Terra Santa. Al suo arrivo in chiesa, il Papa si è diretto verso l’altare ed ha venerato la santa Roccia dove, secondo la tradizione, Gesù si raccolse in preghiera prima del suo arresto.

Nel corso dell’incontro, Papa Francesco ha tenuto la meditazione che riportiamo di seguito:

Meditazione del Santo Padre

«Uscì e andò … al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono» (Lc 22,39).

Quando giunge l’ora segnata da Dio per salvare l’umanità dalla schiavitù del peccato, Gesù si ritira qui, nel Getsemani, ai piedi del monte degli Ulivi. Ci ritroviamo in questo luogo santo, santificato dalla preghiera di Gesù, dalla sua angoscia, dal suo sudore di sangue; santificato soprattutto dal suo "sì" alla volontà d’amore del Padre. Abbiamo quasi timore di accostarci ai sentimenti che Gesù ha sperimentato in quell’ora; entriamo in punta di piedi in quello spazio interiore dove si è deciso il dramma del mondo.

In quell’ora, Gesù ha sentito la necessità di pregare e di avere accanto a sé i suoi discepoli, i suoi amici, che lo avevano seguito e avevano condiviso più da vicino la sua missione. Ma qui, al Getsemani, la sequela si fa difficile e incerta; c’è il sopravvento del dubbio, della stanchezza e del terrore. Nel succedersi incalzante della passione di Gesù, i discepoli assumeranno diversi atteggiamenti nei confronti del Maestro: atteggiamenti di vicinanza, di allontanamento, di incertezza.

Farà bene a tutti noi, vescovi, sacerdoti, persone consacrate, seminaristi, in questo luogo, domandarci: chi sono io davanti al mio Signore che soffre?

Sono di quelli che, invitati da Gesù a vegliare con Lui, si addormentano, e invece di pregare cercano di evadere chiudendo gli occhi di fronte alla realtà?

O mi riconosco in quelli che sono fuggiti per paura, abbandonando il Maestro nell’ora più tragica della sua vita terrena?

C’è forse in me la doppiezza, la falsità di colui che lo ha venduto per trenta monete, che era stato chiamato amico, eppure ha tradito Gesù?

Mi riconosco in quelli che sono stati deboli e lo hanno rinnegato, come Pietro? Egli poco prima aveva promesso a Gesù di seguirlo fino alla morte (cfr Lc 22,33); poi, messo alle strette e assalito dalla paura, giura di non conoscerlo.

Assomiglio a quelli che ormai organizzavano la loro vita senza di Lui, come i due discepoli di Emmaus, stolti e lenti di cuore a credere nelle parole dei profeti (cfr Lc 24,25)?

Oppure, grazie a Dio, mi ritrovo tra coloro che sono stati fedeli sino alla fine, come la Vergine Maria e l’apostolo Giovanni? Quando sul Golgota tutto diventa buio e ogni speranza sembra finita, solo l’amore è più forte della morte. L’amore della Madre e del discepolo prediletto li spinge a rimanere ai piedi della croce, per condividere fino in fondo il dolore di Gesù.

Mi riconosco in quelli che hanno imitato il loro Maestro fino al martirio, testimoniando quanto Egli fosse tutto per loro, la forza incomparabile della loro missione e l’orizzonte ultimo della loro vita?

L’amicizia di Gesù nei nostri confronti, la sua fedeltà e la sua misericordia sono il dono inestimabile che ci incoraggia a proseguire con fiducia la nostra sequela di Lui, nonostante le nostre cadute, i nostri errori, anche i nostri tradimenti.

Ma questa bontà del Signore non ci esime dalla vigilanza di fronte al tentatore, al peccato, al male e al tradimento che possono attraversare anche la vita sacerdotale e religiosa. Tutti noi siamo esposti al peccato, al male, al tradimento. Avvertiamo la sproporzione tra la grandezza della chiamata di Gesù e la nostra piccolezza, tra la sublimità della missione e la nostra fragilità umana. Ma il Signore, nella sua grande bontà e nella sua infinita misericordia, ci prende sempre per mano, perché non affoghiamo nel mare dello sgomento. Egli è sempre al nostro fianco, non ci lascia mai soli. Dunque, non lasciamoci vincere dalla paura e dallo sconforto, ma con coraggio e fiducia andiamo avanti nel nostro cammino e nella nostra missione.

Voi, cari fratelli e sorelle, siete chiamati a seguire il Signore con gioia in questa Terra benedetta! E’ un dono e anche è una responsabilità. La vostra presenza qui è molto importante; tutta la Chiesa vi è grata e vi sostiene con la preghiera. Da questo luogo santo, desidero inoltre rivolgere un affettuoso saluto a tutti i cristiani di Gerusalemme: vorrei assicurare che li ricordo con affetto e che prego per loro, ben conoscendo la difficoltà della loro vita nella città. Li esorto ad essere testimoni coraggiosi della passione del Signore, ma anche della sua Risurrezione, con gioia e nella speranza.

Imitiamo la Vergine Maria e San Giovanni, e stiamo accanto alle tante croci dove Gesù è ancora crocifisso. Questa è la strada nella quale il nostro Redentore ci chiama a seguirlo: non ce n’è un’altra, è questa!

«Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore» (Gv 12,26).

[00861-01.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua inglese

"He came out and went… to the Mount of Olives; and the disciples followed him" (Lk 22:39).

At the hour which God had appointed to save humanity from its enslavement to sin, Jesus came here, to Gethsemane, to the foot of the Mount of Olives. We now find ourselves in this holy place, a place sanctified by the prayer of Jesus, by his agony, by his sweating of blood, and above all by his "yes" to the loving will of the Father. We dread in some sense to approach what Jesus went through at that hour; we tread softly as we enter that inner space where the destiny of the world was decided.

In that hour, Jesus felt the need to pray and to have with him his disciples, his friends, those who had followed him and shared most closely in his mission. But here, at Gethsemane, following him became difficult and uncertain; they were overcome by doubt, weariness and fright. As the events of Jesus’ passion rapidly unfolded, the disciples would adopt different attitudes before the Master: attitudes of closeness, distance, hesitation.

Here, in this place, each of us – bishops, priests, consecrated persons, and seminarians – might do well to ask: Who am I, before the sufferings of my Lord?

Am I among those who, when Jesus asks them to keep watch with him, fall asleep instead, and rather than praying, seek to escape, refusing to face reality?

Or do I see myself in those who fled out of fear, who abandoned the Master at the most tragic hour in his earthly life?

Is there perhaps duplicity in me, like that of the one who sold our Lord for thirty pieces of silver, who was once called Jesus’ "friend", and yet ended up by betraying him?

Do I see myself in those who drew back and denied him, like Peter? Shortly before, he had promised Jesus that he would follow him even unto death (cf. Lk 22:33); but then, put to the test and assailed by fear, he swore he did not know him.

Am I like those who began planning to go about their lives without him, like the two disciples on the road to Emmaus, foolish and slow of heart to believe the words of the prophets (cf. Lk 24:25)?

Or, thanks be to God, do I find myself among those who remained faithful to the end, like the Virgin Mary and the Apostle John? On Golgotha, when everything seemed bleak and all hope seemed pointless, only love proved stronger than death. The love of the Mother and the beloved disciple made them stay at the foot of the Cross, sharing in the pain of Jesus, to the very end.

Do I recognize myself in those who imitated their Master to the point of martyrdom, testifying that he was everything to them, the incomparable strength sustaining their mission and the ultimate horizon of their lives?

Jesus’ friendship with us, his faithfulness and his mercy, are a priceless gift which encourages us to follow him trustingly, notwithstanding our failures, our mistakes, also our betrayals.

But the Lord’s goodness does not dispense us from the need for vigilance before the Tempter, before sin, before the evil and the betrayal which can enter even into the religious and priestly life. We are all exposed to sin, to evil, to betrayal. We are fully conscious of the disproportion between the grandeur of God’s call and of own littleness, between the sublimity of the mission and the reality of our human weakness. Yet the Lord in his great goodness and his infinite mercy always takes us by the hand lest we drown in the sea of our fears and anxieties. He is ever at our side, he never abandons us. And so, let us not be overwhelmed by fear or disheartened, but with courage and confidence let us press forward in our journey and in our mission.

You, dear brothers and sisters, are called to follow the Lord with joy in this holy land! It is a gift and also a responsibility. Your presence here is extremely important; the whole Church is grateful to you and she sustains you by her prayers. From this holy place, I wish to extend my heartfelt greetings to all Christians in Jerusalem: I would like to assure them that I remember them affectionately and that I pray for them, being well aware of the difficulties they experience in this city. I urge them to be courageous witnesses of the passion of the Lord but also of his resurrection, with joy and hope.

Let us imitate the Virgin Mary and Saint John, and stand by all those crosses where Jesus continues to be crucified. This is how the Lord calls us to follow him: this is the path, there is no other!

"Whoever serves me must follow me, and where I am, there will my servant be also" (Jn 12:26).

[00861-02.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua spagnola

"Salió… al monte de los Olivos, y lo siguieron los discípulos" (Lc 22,39).

Cuando llegó la hora señalada por Dios para salvar a la humanidad de la esclavitud del pecado, Jesús se retiró aquí, a Getsemaní, a los pies del monte de los Olivos. Nos encontramos en este lugar santo, santificado por la oración de Jesús, por su angustia, por su sudor de sangre; santificado sobre todo por su "sí" a la voluntad de amor del Padre. Sentimos casi temor de acercarnos a los sentimientos que Jesús experimentó en aquella hora; entramos de puntillas en aquel espacio interior donde se decidió el drama del mundo.

En aquella hora, Jesús sintió la necesidad de rezar y de tener junto a sí a sus discípulos, a sus amigos, que lo habían seguido y habían compartido más de cerca su misión. Pero aquí, en Getsemaní, el seguimiento se hace difícil e incierto; se hace sentir la duda, el cansancio y el terror. En el frenético desarrollo de la pasión de Jesús, los discípulos tomarán diversas actitudes en relación a su Maestro: actitudes de acercamiento, de alejamiento, de incertidumbre.

Nos hará bien a todos nosotros, obispos, sacerdotes, personas consagradas, seminaristas, preguntarnos en este lugar: ¿quién soy yo ante mi Señor que sufre?

¿Soy de los que, invitados por Jesús a velar con él, se duermen y, en lugar de rezar, tratan de evadirse cerrando los ojos a la realidad?

¿O me identifico con aquellos que huyeron por miedo, abandonando al Maestro en la hora más trágica de su vida terrena?

¿Descubro en mí la doblez, la falsedad de aquel que lo vendió por treinta monedas, que, habiendo sido llamado amigo, traicionó a Jesús?

¿Me identifico con los que fueron débiles y lo negaron, como Pedro? Poco antes, había prometido a Jesús que lo seguiría hasta la muerte (cf. Lc 22,33); después, acorralado y presa del pánico, jura que no lo conoce.

¿Me parezco a aquellos que ya estaban organizando su vida sin Él, como los dos discípulos de Emaús, necios y torpes de corazón para creer en las palabras de los profetas (cf. Lc 24,25)?

O bien, gracias a Dios, ¿me encuentro entre aquellos que fueron fieles hasta el final, como la Virgen María y el apóstol Juan? Cuando sobre el Gólgota todo se hace oscuridad y toda esperanza parece apagarse, sólo el amor es más fuerte que la muerte. El amor de la Madre y del discípulo amado los lleva a permanecer a los pies de la cruz, para compartir hasta el final el dolor de Jesús.

¿Me identifico con aquellos que han imitado a su Maestro hasta el martirio, dando testimonio de hasta qué punto Él lo era todo para ellos, la fuerza incomparable de su misión y el horizonte último de su vida?

La amistad de Jesús con nosotros, su fidelidad y su misericordia son el don inestimable que nos anima a continuar con confianza en el seguimiento a pesar de nuestras caídas, nuestros errores, incluso nuestras traiciones.

Pero esta bondad del Señor no nos exime de la vigilancia frente al tentador, al pecado, al mal y a la traición que pueden atravesar también la vida sacerdotal y religiosa. Todos estamos expuestos al pecado, al mal, a la traición. Advertimos la desproporción entre la grandeza de la llamada de Jesús y nuestra pequeñez, entre la sublimidad de la misión y nuestra fragilidad humana. Pero el Señor, en su gran bondad y en su infinita misericordia, nos toma siempre de la mano, para que no perezcamos en el mar de la aflicción. Él está siempre a nuestro lado, no nos deja nunca solos. Por tanto, no nos dejemos vencer por el miedo y la desesperanza, sino que con entusiasmo y confianza vayamos adelante en nuestro camino y en nuestra misión.

Ustedes, queridos hermanos y hermanas, están llamados a seguir al Señor con alegría en esta Tierra bendita. Es un don y también es una responsabilidad. Su presencia aquí es muy importante; toda la Iglesia se lo agradece y los apoya con la oración. Desde este lugar santo, deseo dirigir un afectuoso saludo a todos los cristianos de Jerusalén: quisiera asegurarles que los recuerdo con afecto y que rezo por ellos, conociendo bien la dificultad de su vida en la ciudad. Los animo a ser testigos valientes de la pasión del Señor, pero también de su Resurrección, con alegría y esperanza.

Imitemos a la Virgen María y a san Juan, y permanezcamos junto a las muchas cruces en las que Jesús está todavía crucificado. Éste es el camino en el que el Redentor nos llama a seguirlo. ¡No hay otro, es éste!

"El que quiera servirme, que me siga, y donde esté yo, allí estará mi servidor" (Jn 12,26).

[00861-04.02] [Texto original: Italiano]

L’incontro è proseguito con il saluto del Patriarca di Gerusalemme dei Latini, S.B. Fouad Twal. Al termine, il Santo Padre, attraverso la Sacrestia, ha raggiunto l’Orto del Getsemani dove ha piantato un ulivo nei pressi di quello piantato da Paolo VI il 4 gennaio 1964. Quindi si è trasferito in auto al Cenacolo per la celebrazione della Santa Messa con gli Ordinari di Terra Santa.

[B0382-XX.02]