Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


Pellegrinaggio di Sua Santità Francesco in Terra Santa (24-26 maggio 2014) - Visita al Gran Mufti di Jerusalem, 26.05.2014


Pellegrinaggio di Sua Santità Francesco in Terra Santa (24-26 maggio 2014) - Visita al Gran Mufti di Jerusalem

Visita al Gran Mufti di Jerusalem sulla Spianata delle Moschee

Discorso del Santo Padre

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua spagnola

Questa mattina, ultimo giorno del Suo pellegrinaggio in Terra Santa, il Santo Padre Francesco si è congedato dalla Delegazione Apostolica di Jerusalem e ha raggiunto in auto la Spianata delle Moschee, entrando dalla Porta al-Asbat.
Al suo arrivo, alle ore 8.15, è stato accolto all’ingresso della Cupola della Roccia dal Gran Mufti di Gerusalemme e di tutta la Palestina, Sheikh Muhammad Ahmad Hussein e dal Direttore Generale del Consiglio del "Waqf" (custodia dei luoghi santi islamici).
Nell’edificio del Gran Consiglio, dopo gli indirizzi di saluto del Gran Mufti e del Presidente del Consiglio Supremo musulmano, il Papa ha pronunciato il discorso che riportiamo di seguito:

Discorso del Santo Padre

Eccellenza,

Fedeli musulmani,

cari amici,

sono grato di potervi incontrare in questo luogo sacro. Vi ringrazio di cuore per il cortese invito che avete voluto rivolgermi, e in particolare ringrazio Lei, Eccellenza, e il Presidente del Consiglio Supremo musulmano.

Ponendomi sulle orme dei miei Predecessori, e in particolare nella luminosa scia del viaggio di Paolo VI di cinquant’anni fa, il primo di un Papa in Terra Santa, ho desiderato tanto venire come pellegrino per visitare i luoghi che hanno visto la presenza terrena di Gesù Cristo. Ma questo mio pellegrinaggio non sarebbe completo se non contemplasse anche l’incontro con le persone e le comunità che vivono in questa Terra, e pertanto sono particolarmente lieto di ritrovarmi con voi, fedeli musulmani, fratelli cari.

In questo momento il mio pensiero va alla figura di Abramo, che visse come pellegrino in queste terre. Musulmani, Cristiani ed Ebrei riconoscono in Abramo, seppure ciascuno in modo diverso, un padre nella fede e un grande esempio da imitare. Egli si fece pellegrino, lasciando la propria gente, la propria casa, per intraprendere quell’avventura spirituale alla quale Dio lo chiamava.

Un pellegrino è una persona che si fa povera, che si mette in cammino, è protesa verso una meta grande e sospirata, vive della speranza di una promessa ricevuta (cfr Eb 11,8-19). Questa fu la condizione di Abramo, questa dovrebbe essere anche il nostro atteggiamento spirituale. Non possiamo mai ritenerci autosufficienti, padroni della nostra vita; non possiamo limitarci a rimanere chiusi, sicuri nelle nostre convinzioni. Davanti al mistero di Dio siamo tutti poveri, sentiamo di dover essere sempre pronti ad uscire da noi stessi, docili alla chiamata che Dio ci rivolge, aperti al futuro che Lui vuole costruire per noi.

In questo nostro pellegrinaggio terreno non siamo soli: incrociamo il cammino di altri fedeli, a volte condividiamo con loro un tratto di strada, a volte viviamo insieme una sosta che ci rinfranca. Tale è l’incontro di oggi, e lo vivo con gratitudine particolare: è una gradita sosta comune, resa possibile dalla vostra ospitalità, in quel pellegrinaggio che è la vita nostra e delle nostre comunità. Viviamo una comunicazione e uno scambio fraterni che possono darci ristoro e offrirci nuove forze per affrontare le sfide comuni che ci si pongono innanzi.

Non possiamo dimenticare, infatti, che il pellegrinaggio di Abramo è stato anche una chiamata per la giustizia: Dio lo ha voluto testimone del suo agire e suo imitatore. Anche noi vorremmo essere testimoni dell’agire di Dio nel mondo e per questo, proprio in questo nostro incontro, sentiamo risuonare in profondità la chiamata ad essere operatori di pace e di giustizia, ad invocare nella preghiera questi doni e ad apprendere dall’alto la misericordia, la grandezza d’animo, la compassione.

Cari fratelli, cari amici, da questo luogo santo lancio un accorato appello a tutte le persone e le comunità che si riconoscono in Abramo:

rispettiamoci ed amiamoci gli uni gli altri come fratelli e sorelle!
Impariamo a comprendere il dolore dell’altro!
Nessuno strumentalizzi per la violenza il nome di Dio!
Lavoriamo insieme per la giustizia e per la pace!
Salam!

[00857-01.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua inglese

Your Excellency,

Dear Muslim Faithful,

Dear Friends,

I am grateful for the opportunity to meet with you in this sacred place. I thank you for the courteous invitation you have extended to me and, in particular, I wish to thank the Grand Mufti and the President of the Supreme Muslim Council.

Following in the footsteps of my predecessors, and in particular the historic visit of Pope Paul VI fifty years ago, the first visit of a Pope to the Holy Land, I have greatly desired to come as a pilgrim to the places which witnessed the earthly presence of Jesus Christ. But my pilgrimage would not be complete if it did not also include a meeting with the people and the communities who live in this Land. I am particularly happy, therefore, to be with you, dear Muslim faithful, brothers.

At this moment I think of Abraham, who lived as a pilgrim in these lands. Muslims, Christians and Jews see in him, albeit in different ways, a father in faith and a great example to be imitated. He became a pilgrim, leaving his own people and his own house in order to embark on that spiritual adventure to which God called him.

A pilgrim is a person who makes himself poor and sets forth on a journey. Pilgrims set out intently toward a great and longed-for destination, and they live in the hope of a promise received (cf. Heb 11:8-19). This was how Abraham lived, and this should be our spiritual attitude. We can never think ourselves self-sufficient, masters of our own lives. We cannot be content with remaining withdrawn, secure in our convictions. Before the mystery of God we are all poor. We realize that we must constantly be prepared to go out from ourselves, docile to God’s call and open to the future that he wishes to create for us.

In our earthly pilgrimage we are not alone. We cross paths with other faithful; at times we share with them a stretch of the road and at other times we experience with them a moment of rest which refreshes us. Such is our meeting today, for which I am particularly grateful. It is a welcome and shared moment of rest, made possible by your hospitality, on the pilgrimage of our life and that of our communities. We are experiencing a fraternal dialogue and exchange which are able to restore us and offer us new strength to confront the common challenges before us.

Nor can we forget that the pilgrimage of Abraham was also a summons to righteousness: God wanted him to witness his way of acting and to imitate him. We too wish to witness to God’s working in the world, and so, precisely in this meeting, we hear deep within us his summons to work for peace and justice, to implore these gifts in prayer and to learn from on high mercy, magnanimity and compassion.

Dear brothers, dear friends, from this holy place I make a heartfelt plea to all people and to all communities who look to Abraham: may we respect and love one another as brothers and sisters! May we learn to understand the sufferings of others! May no one abuse the name of God through violence! May we work together for justice and peace! Salaam!

[00857-02.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua spagnola

Excelencia,

Fieles musulmanes,

Queridos amigos:

Me complace poder encontrarme con ustedes en este lugar sagrado. Les agradezco de corazón la cortés invitación que me han dirigido y, en particular, le doy las gracia a Usted, Excelencia, y al Presidente del Consejo Supremo Musulmán.

Siguiendo las huellas de mis Predecesores y, sobre todo, la luminosa estela dejada por el viaje de Pablo VI, hace ya cincuenta años –el primer viaje de un Papa a Tierra Santa–, he tenido mucho interés en venir como peregrino a visitar los lugares que han visto la presencia terrena de Jesucristo. Pero mi peregrinación no sería completa si no incluyese también el encuentro con las personas y comunidades que viven en esta Tierra, y por eso, me alegro de poder estar con ustedes, fieles musulmanes, queridos hermanos.

En este momento me viene a la mente la figura de Abrahán, que vivió como peregrino en estas tierras. Musulmanes, cristianos y judíos reconocen a Abrahán, si bien cada uno de manera diferente, como padre en la fe y un gran ejemplo a imitar. Él se hizo peregrino, dejando a su gente, su casa, para emprender la aventura espiritual a la que Dios lo llamaba.

Un peregrino es una persona que se hace pobre, que se pone en camino, que persigue una meta grande apasionadamente, que vive de la esperanza de una promesa recibida (cf. Hb 11,8-19). Así era Abrahán, y ésa debería ser también nuestra actitud espiritual. Nunca podemos considerarnos autosuficientes, dueños de nuestra vida; no podemos limitarnos a quedarnos encerrados, seguros de nuestras convicciones. Ante el misterio de Dios, todos somos pobres, sentimos que tenemos que estar siempre dispuestos a salir de nosotros mismos, dóciles a la llamada que Dios nos hace, abiertos al futuro que Él quiere construir para nosotros.

En nuestra peregrinación terrena no estamos solos: nos encontramos con otros fieles, a veces compartimos con ellos un tramo del camino, otras veces hacemos juntos una pausa reparadora. Así es el encuentro de hoy, y lo vivo con particular gratitud: se trata de un agradable descanso juntos, que ha sido posible gracias a su hospitalidad, en esa peregrinación que es nuestra vida y la de nuestras comunidades. Vivimos una comunicación y un intercambio fraterno que pueden reponernos y darnos nuevas fuerzas para afrontar los retos comunes que se nos plantean.

De hecho, no podemos olvidar que la peregrinación de Abrahán ha sido también una llamada a la justicia: Dios ha querido que sea testigo de su actuación e imitador suyo. También nosotros quisiéramos ser testigos de la acción de Dios en el mundo y por eso, precisamente en este encuentro, oímos resonar intensamente la llamada a ser agentes de paz y de justicia, a implorar en la oración estos dones y a aprender de lo alto la misericordia, la grandeza de ánimo, la compasión.

Queridos hermanos, queridos amigos, desde este lugar santo lanzo un vehemente llamamiento a todas las personas y comunidades que se reconocen en Abrahán:

Respetémonos y amémonos los unos a los otros como hermanos y hermanas.
Aprendamos a comprender el dolor del otro.
Que nadie instrumentalice el nombre de Dios para la violencia.
Trabajemos juntos por la justicia y por la paz.
¡Salam!

[00857-04.02] [Texto original: Italiano]

[B0377-XX.02]