CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL DOCUMENTO DELLA CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA: EDUCARE AL DIALOGO INTERCULTURALE NELLA SCUOLA CATTOLICA. VIVERE INSIEME PER UNA CIVILTÀ DELL’AMORE
● INTERVENTO DEL CARD. ZENON GROCHOLEWSKI
● INTERVENTO DI S.E. MONS. ANGELO VINCENZO ZANI
● INTERVENTO DEL PROF. ITALO FIORIN
● DATI DELL’ANNUARIUM STATISTICUM ECCLESIAE
Alle ore 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, ha luogo la conferenza stampa di presentazione del Documento Educare al dialogo interculturale nella scuola cattolica. Vivere insieme per una civiltà dell’amore, a cura della Congregazione per l’Educazione Cattolica (degli Istituti di Studi).
Intervengono: l’Em.mo Card. Zenon Grocholewski, Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica; S.E. Mons. Angelo Vincenzo Zani, Segretario del medesimo Dicastero; Prof. Italo Fiorin, Docente dell’Università LUMSA di Roma.
Pubblichiamo di seguito gli interventi dei conferenzieri e alcuni dati statistici dell’Annuarium Statisticum Ecclesiae:
● INTERVENTO DEL CARD. ZENON GROCHOLEWSKI
Il servizio educativo della chiesa attraverso la scuola cattolica
Con piacere porgo il benvenuto a voi tutti e vi auguro una buona giornata. Sono lieto di poter presentare un nuovo documento della Congregazione per l’Educazione Cattolica di approfondimento circa un aspetto sempre più rilevante nelle scuole, quello della educazione al dialogo interculturale. Il testo è frutto di un lungo lavoro di riflessione e di condivisione, sul quale vi riferirà in modo dettagliato Sua Eccellenza Mons. Angelo Vincenzo Zani, Segretario del Dicastero. Nel titolo sono concentrate le parole chiave del contenuto, che verrà presentato dal chiarissimo Prof. Italo Fiorin, Presidente del corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria all’Università LUMSA di Roma, Professore di Didattica e pedagogia speciale, Coordinatore del Comitato scientifico nazionale del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, nonché direttore della rivista "Scuola Italiana Moderna".
Il documento "Educare al dialogo interculturale nella scuola cattolica. Vivere insieme per una civiltà dell’amore" ha ricevuto l’autorizzazione alla pubblicazione dal Santo Padre Francesco. Esso porta la data del 28 ottobre 2013. Non è una data a caso. Come viene espressamente indicato, essa ricorda il quarantottesimo anno della promulgazione della dichiarazione conciliare Gravissimum educationis sull’educazione cristiana. Per il nostro Dicastero questo documento è un punto di riferimento e di orientamento. Tutti i documenti che esso ha pubblicato nel dopo Concilio fino ad ora hanno avuto come obbiettivo l’approfondimento di diversi aspetti dell’educazione. Approfitto di questa circostanza per comunicarvi che la Congregazione per l’Educazione Cattolica sta preparando importanti iniziative per il cinquantesimo anniversario della Gravissimum educationis, che cadrà nel 2015. Su di esse vi riferirà più dettagliatamente Sua Eccellenza il Segretario.
a. Il panorama attuale della scuola
Come apertura di questo incontro, ritengo che sia utile tracciare un quadro essenziale sulla situazione della scuola, e di quella cattolica in particolare, per percepire quanto essa sia fondamentale per il bene della società e per l’opera evangelizzatrice della Chiesa. Il campo dell’educazione e della scuola è davvero immenso: più di un miliardo di ragazzi in età scolare, 58 milioni di insegnanti a cui va aggiunto il personale non docente. In queste cifre sono comprese le istituzioni scolastiche cattoliche, che potete vedere nel quadro sintetico allegato. Dal 2008 al 2011, secondo i dati dell’Annuarium statisticum Ecclesiae, le scuole cattoliche sono aumentate di più di 6.000 unità (6.273), per un totale di 209.670, mentre gli alunni sono aumentati di quasi tre milioni (2.950.383) per un totale di 57.612.936. Ma notate che nello stesso periodo sono diminuiti nelle Americhe e in Europa di più di due milioni (2.023.209), quindi in Africa, Asia e Oceania c’è stato un incremento di quasi cinque milioni di studenti delle scuole cattoliche (4.973.592).
Non vanno dimenticate le grandi sofferenze in cui si trova l’istruzione scolastica, come per esempio, quella della frequenza. Secondo i dati dell’UNICEF (2013), nel mondo i bambini che non vanno a scuola sono oltre 70 milioni, la maggior parte dei quali sono concentrati in 28 Stati instabili, i cosiddetti Cafs (Conflict Affected Fragile States). Al 75% degli studenti dei Paesi poveri può capitare di assistere alle lezioni per due o tre anni senza imparare a leggere e a scrivere. Secondo la Campagna Mondiale per l’Educazione (Cme), nel mondo mancano circa 1,7 milioni di insegnanti per raggiungere l’obiettivo di una educazione primaria qualificata. L’Unesco riferisce che in sette Paesi africani c’è un solo docente per 100 giovani di età scolare.
Di fronte a queste sofferenze, ma ce ne sono molte altre, mi piace fare eco alla voce che è risuonata con forza nell’aula dell’ONU nel luglio scorso dalla bocca di Malala, la ragazza sedicenne Pakistana ferita dai Talebani perché andava a scuola con altre ragazze: «Un bambino, un insegnante, un libro, una penna possono cambiare il mondo. L’istruzione è la sola soluzione». A questa ragazza il Parlamento europeo in seduta plenaria nel novembre scorso ha consegnato il premio Sakharov 2013, come riconoscimento della sua incredibile forza a sostenere il diritto di tutti i bambini a un’equa istruzione; diritto troppo spesso trascurato quando si tratta di ragazze. Bisogna certo riconoscere che oggi c’è un accresciuto interesse ai temi dell’educazione da parte dell’opinione pubblica e della comunità internazionale. Dagli ultimi decenni del secolo scorso è andato aumentando il convincimento dell’importanza dell’educazione. In numerose Conferenze mondiali la comunità internazionale ha posto l’accento sul ruolo dell’educazione per il futuro dell’umanità, per la pace, per lo sviluppo sostenibile, per la dignità dei popoli, ma nello stesso tempo non si può non scorgere anche fattori molto preoccupanti promossi nella realtà odierna che minacciano l’educazione.
b. Il servizio del Dicastero
La Congregazione per l’Educazione Cattolica segue ed è inserita essa stessa in questo percorso di attenzione all’educazione. Anno per anno, nel volume dell’Attività della Santa Sede, viene riportato tutto il lavoro che si svolge in favore dell’educazione scolastica cattolica. Tale lavoro si svolge attraverso i Nunzi Apostolici, i contatti con le Conferenze Episcopali nazionali e le relative Commissioni di educazione, con i singoli Vescovi, con le Congregazioni Religiose. Non si trascurano collaborazioni con Organizzazioni di educazione cattolica e Organizzazioni internazionali governative. Per quanto è possibile, si cerca anche di servire la causa educativa con la partecipazione diretta a iniziative significative.
Un contributo specifico che il Dicastero ha dato in questi anni è stato quello dell’approfondimento di alcuni temi, che poi ha trovato espressione nei documenti offerti alle Chiese locali, alle Congregazioni Religiose dal carisma educativo, agli Organismi e alle Associazioni del settore.
Può essere utile un rapido richiamo a questi documenti per vedere quali sono stati i temi approfonditi. Il periodo va dal 1977 ad oggi.
Il primo campo di approfondimento è stato quello dell’identità della scuola cattolica e della sua missione. Ne hanno trattato due documenti, quello del 1977, La scuola cattolica1, e quello del 1998, La scuola cattolica alle soglie del terzo millennio2. Il secondo argomento di approfondimento è stato quello degli educatori. Al riguardo, nel 1982, il documento Il laico cattolico testimone di fede nella scuola3, ha tracciato il profilo professionale e testimoniale del docente laico in ogni tipo di scuola. Nel 2002, invece, è stato preso in considerazione il contributo non sostituibile delle persone consacrate in un rapporto educativo, come dice il titolo: Le persone consacrate e la loro missione nella scuola. Riflessioni ed orientamenti4. Successivamente, nel 2007, è stata approfondita l’efficacia educativa del lavoro comune di laici e consacrati nel testo Educare insieme nella scuola cattolica. Missione condivisa di persone consacrate e fedeli laici5. Un altro tema di approfondimento è stato quello della dimensione religiosa della scuola cattolica, con un’attenzione particolare all’insegnamento della religione, nel documento del 1988 Dimensione religiosa dell’educazione nella scuola cattolica6. Infine, è stata oggetto di approfondimento anche l’educazione sessuale. Il Concilio Vaticano II aveva segnalato la necessità di offrire ai giovani "una positiva e prudente educazione sessuale". Con il documento Orientamenti educativi sull’amore umano6, pubblicato nel 1983, è stato presentato il significato della sessualità nel contesto più ampio della realizzazione dell’uomo, nonché la necessità di un impegno educativo armonico tra scuola e genitori.
c. Il nuovo documento
Nell’ambito di questo tipo di servizio, oggi si aggiunge il nuovo documento che stiamo per presentare: Educare al dialogo interculturale nella scuola cattolica. Vivere insieme per una civiltà dell’amore.
L’argomento che è preso in considerazione è molto importante e attuale. Per la verità, bisogna sottolineare che non è nuovo. Ne sanno qualcosa le Congregazioni religiose femminili e maschili che operano da secoli in realtà multiculturali e multireligiose con esperienze encomiabili di istruzione e di formazione. Tuttavia oggi il rilevante fenomeno delle migrazioni ha globalizzato la realtà del multiculturalismo e della multireligiosità, con la conseguente necessità di una adeguata educazione interculturale. In tale contesto la scuola cattolica è chiamata a fornire alle giovani generazioni gli elementi necessari per sviluppare una visione interculturale del vivere insieme.
Il documento ha come principali destinatari «i genitori, responsabili primi e naturali dell’educazione dei figli, nonché gli organismi che rappresentano la famiglia nella scuola; i dirigenti, i docenti ed il personale delle scuole cattoliche che con gli studenti compongono la comunità educativa; le Commissioni episcopali nazionali e diocesane; gli Istituti religiosi, i Vescovi, i Movimenti, le Associazioni di fedeli ed altri organismi che hanno la sollecitudine pastorale dell’educazione. Siamo lieti, inoltre, di offrirlo come mezzo di dialogo e di riflessione anche a tutti quelli che hanno a cuore l’educazione della persona per la costruzione di una società pacifica e solidale».
Per l’ampiezza della destinazione, si è scelto di presentare l’argomento dell’educazione al dialogo interculturale dentro un quadro più vasto. Per questo si è estesa, ad esempio, la riflessione al rapporto cultura e religione, religione cattolica e altre religioni; si è dato spazio alla presentazione dei fondamenti teologici e si è ritornati sull’identità della scuola cattolica e della comunità educativa che fa di Cristo il suo fondamento. Tale identità è sostenuta dall’insegnamento della religione cattolica, che si coniuga bene anche con il rispetto della libertà personale, nonché dalla continua formazione dei dirigenti e docenti. La parola chiave che lega insieme tutti gli aspetti toccati nel documento è «dialogo». Il dialogo è l’indicazione che Papa Francesco sta offrendo con accaloramento quale atteggiamento con cui la Chiesa deve affrontare ogni situazione: «Dialogo, dialogo, dialogo»; «dobbiamo andare alle frontiere dell’intelletto, della cultura, nell’altezza del dialogo, del dialogo cha fa la pace, del dialogo intellettuale, del dialogo ragionevole»8. Affinché in tale visuale la scuola cattolica possa svolgere un ruolo costruttivo, essa non può indebolire la sua identità, anzi deve rafforzarla, e tanto meno la sua missione può essere disgiunta dall’evangelizzazione.
L’obiettivo finale dell’educazione al dialogo interculturale, come afferma il sottotitolo, è la costruzione di una civiltà dell’amore. La civiltà dell’amore per i cristiani non è una vaga solidarietà, ma esprime la carità di Cristo. Questo è il servizio con cui «le scuole cattoliche, che cercano sempre di coniugare il compito educativo con l’annuncio esplicito del Vangelo, – come ha affermato Papa Francesco nella Evangelii gaudium – costituiscono un contributo molto valido all’evangelizzazione della cultura, anche nei paesi e nelle città dove una situazione avversa ci stimola ad usare la creatività per trovare i percorsi adeguati»9.
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1 S. CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, La scuola cattolica, Roma, 19 marzo 1977, in Enchiridion Vaticanum, vol. 6, pp. 60-119.
2 CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, La scuola cattolica alle soglie del terzo millennio, Roma, 28 dicembre 1997, in Enchiridion Vaticanum vol. 16, pp. 1570-1583.
3 S. CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, Il laico cattolico testimone di fede nella scuola, Roma, 15 ottobre 1982, in Enchiridion Vaticanum, vol. 8, pp. 262-341.
4 CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, Le persone consacrate e la loro missione nella scuola. Riflessioni ed orientamenti, Roma, 28 ottobre 2002.
5 CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, Educare insieme nella scuola cattolica. Missione condivisa di persine consacrate e fedeli laici, Città del Vaticano, 8 settembre 2007.
6 CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, Dimensione religiosa dell’educazione nella scuola cattolica. Lineamenti per la riflessione e la revisione, Roma, 7 aprile 1988, in Enchiridion Vaticanum vol. 11, pp.262-313.
7 S. CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, Orientamenti educativi sull’amore umano, Lineamenti di educazione sessuale, Roma, 1 novembre1983, in Enchiridion Vaticanum, vol. 9, pp.420-456.
8 S. CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, Orientamenti educativi sull’amore umano, Lineamenti di educazione sessuale, Roma, 1 novembre1983, in Enchiridion Vaticanum, vol. 9, pp.420-456.
9 PAPA FRANCESCO, Esortazione apostolica Evangelii gaudium, 24 novembre 2013, n. 134.
[01918-01.01] [Testo originale: Italiano]
● INTERVENTO DI S.E. MONS. ANGELO VINCENZO ZANI
Premessa
Il titolo del nuovo documento pubblicato dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica evoca una speranza di cui ha molto bisogno il mondo di oggi:"Educare al dialogo interculturale nella scuola cattolica. Vivere insieme per una civiltà dell’amore".
Come sempre la tematica è emersa dall’ascolto della realtà vissuta dalle istituzioni educative cattoliche sparse nel mondo, mediante gli organismi ed enti che lavorano nel mondo dell’educazione. Parte dalla costatazione della crescente coesistenza tra le culture nel nostro mondo globalizzato. Questa osservazione non è originale, è un fatto chiaro e ovvio, e si trova sulle agenda di tanti altri organismi di educazione ai livelli nazionali ed internazionali. Nel suo dialogo con le istituzioni, conferenze episcopali e diversi organismi internazionali, la Congregazione ha ritenuto come priorità lo sviluppo di una riflessione di fondo su questo tema perché un po’ dappertutto si sperimenta la realtà di un mondo dove le culture si incontrano, e a volte purtroppo si scontrano.
Mediante questo documento sull’educazione al dialogo interculturale, la Congregazione sviluppa una riflessione teorica, che sarà accompagnata da alcune esperienze concrete, con lo scopo di offrire una ispirazione, un incoraggiamento e dei fondamenti solidi alla pratica già vissuta in tante scuole cattoliche del mondo, dato che in realtà essa fa parte integrante del messaggio evangelico.
1.- Iter del documento
Il documento è frutto di un lavoro compiuto in diverse tappe. È un testo scritto a diverse mani che raccoglie l’esperienza e la riflessione di molte persone e dà solidi fondamenti evangelici, teologici e filosofici, alla pratica del dialogo interculturale.
Inizio: Quasi sei anni sono passati da quando, nel gennaio 2008, questo progetto sull’educazione al dialogo interculturale è stato presentato ed approvato nell’Assemblea Plenaria dei Cardinali membri della Congregazione.
La durata piuttosto lunga è il prezzo da pagare per produrre un documento che sia veramente il frutto di un lavoro comune ed aperto a molti apporti che lo hanno via via arricchito.
Il progetto che si è situato accanto all’impegno già da tempo portato avanti da tante istituzioni ed organizzazioni educative ed accademiche cattoliche, sia in ambito internazionale che regionale e locale. Possiamo citare tra queste, in modo non esaustivo: l’OIEC (Ufficio Internazionale dell’Insegnamento Cattolico), il CEEC (Comitato Europeo per l’Insegnamento Cattolico), l’OMAEC (Organizzazione Mondiale degli Ex alunni delle Scuole Cattoliche), l’UMEC (Unione Mondiale dei Docenti Cattolici), le Congregazioni e gli Istituti religiosi dedicati all’insegnamento, tante scuole cattoliche, e le Facoltà di Scienze dell’Educazione, che prevedono corsi e seminari di pedagogia dell’intercultura e di educazione interculturale. Fecondo è il contributo degli Istituti religiosi che vivono "de facto" una realtà interculturale al loro interno, essendo in molti casi espressione di comunità multiculturali e internazionali. Tali comunità sono portate a considerare la differenza culturale come ricchezza e a proporre vie percorribili di incontro e di dialogo, che si concretizzano in percorsi educativi e formativi innovativi. La Congregazione per l’Educazione Cattolica, inoltre, ha prestato attenzione per cogliere anche le esigenze provenienti da istituzioni ed organizzazioni internazionali (ONU, UNESCO, Consiglio d’Europa, ecc.) che a vario titolo si sono occupate della problematica interculturale.
Conferenza internazionale (27-28 marzo 2008)
Prima di iniziare la stesura del testo, e come primo passo per approfondire il tema e favorire lo scambio di idee in merito, è stata organizzata dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica una conferenza internazionale su Educazione interculturale e pluralismo religioso (27-28 marzo 2008), in stretta collaborazione con l’Associazione Cattolica Internazionale degli Istituti di Scienze dell’Educazione (ACISE). Alla conferenza hanno partecipato circa 80 esperti provenienti dai diversi continenti, inclusi rappresentanti dell’Islam, della Comunità Sikh e del Giudaismo, e docenti e rappresentanti di organizzazioni non governative o associazioni del settore educativo. Gli Atti sono stati pubblicati nella rivista Seminarium, n. 2-3 (2008). I medesimi Atti, in lingua italiana, sono stati pubblicati nel 2009 dalla Libreria Editrice Vaticana nella serie Atti e Documenti, n. 31.
Incontro con esperti (25 ottobre 2008)
Dopo quell’utile e ricco punto di partenza, un gruppo più ristretto di esperti e consultori si è riunito – siamo nell’ottobre 2008 – per focalizzare gli aspetti principali dell’educazione al dialogo interculturale, e tre di loro, docenti universitari, hanno predisposto una prima bozza di documento.
Le prime redazioni
Il 9 gennaio 2009, il Santo Padre Benedetto XVI è stato informato sull’avanzamento del lavoro nel corso dell’Udienza concessa al Cardinal Prefetto. Ha manifestato un grande interesse all’argomento e ha espresso il suo incoraggiamento.
Ha continuato nel 2009 nella Congregazione una periodica ed appassionata collaborazione con gli esperti coinvolti per precisare le linee guida, la struttura del testo, i contenuti più precisi ed articolati.
Giornata di studio della bozza con un gruppo allargato (24 aprile 2010)
Una volta redatto un testo abbastanza compiuto ed articolato, si è voluto allargare di nuovo la consulta a un gruppo più ampio di esperti e consultori: filosofi, giuristi, teologi e rappresentanti delle ONG cattoliche del settore educativo. L’incontro, tenutosi nel mese di aprile 2010, ha offerto buone proposte migliorative, che sono state integrate nel testo, pronto poi ad essere presentato all’Assemblea Plenaria dei Cardinali membri della Congregazione, nel febbraio 2011.
Presentazione alla Plenaria della Congregazione: 7-9 febbraio 2011
La bozza del documento è stata approvata in quella data dai Cardinali e membri dell’Assemblea plenaria. Hanno offerto altresì osservazioni su singoli passaggi, emerse dalle particolarità dei loro contesti e delle loro esperienze pastorali.
L’Ufficio Scuole ha considerato tutte le indicazioni fornite dalla Plenaria, predisponendo il testo che è stato sottoposto alla dovuta considerazione dei Pontifici Consigli per il Dialogo Interreligioso, della Cultura, per i Testi Legislativi, della Congregazione per la Dottrina della Fede, nonché della Segreteria di Stato. Sulla base delle osservazioni segnalate da questi Organismi, si è arrivati finalmente al testo definitivo, che ha ottenuto il benestare del Santo Padre alla pubblicazione ed è stato tradotto in alcune lingue prima di essere dato alla stampa.
2.- Esperienze di dialogo interculturale
Contemporaneamente al lavoro di redazione del testo, sono stati presi dei contatti con diversi organismi, istituti religiosi e diocesi per raccogliere esperienze concrete di educazione al dialogo interculturale promosse da istituzioni cattoliche nelle varie parti del mondo. Alcune di esse verranno pubblicate nel prossimo numero della rivista della Congregazione, Seminarium, che uscirà all’inizio del 2014.
Queste esperienze provengono dai diversi continenti, dall’Africa all’Asia, passando per il Medio Oriente, dall’Europa all’America e all’Oceania. Il multiculturalismo e il pluralismo religioso hanno consistenze diverse, a seconda della storia e della geografia in cui si trova ciascuna scuola cattolica.
Le proposte didattiche che ci sono pervenute ad esempio dall’Africa, dall’Amazzonia, dal Perù, comprendono una dimensione di aiuto allo sviluppo, e diverse iniziative sono indirizzate alle ragazze, spesso molto più facilmente escluse dal sistema scolastico. Tutti i progetti hanno in comune la ricerca di una coesistenza amichevole tra etnie o popoli diversi. Nei paesi più sviluppati economicamente questa coesistenza nasce dal fenomeno dell’immigrazione, come si vede nelle esperienze comunicate dall’Australia o dall’Italia o dagli Emirati Arabi Uniti; si tratta di progetti educativi che aiutano i ragazzi e le ragazze ad esprimere la ricchezza della propria cultura e ad apprezzare quella degli altri.
Vorrei ricordare specialmente l’esperienza "Scuole per l’Europa", iniziata nella Bosnia Erzegovina nel 1995, dopo la guerra nei Balcani, dove la diocesi di Sarajevo ha deciso di aprire una scuola cattolica per accogliere i ragazzi delle diverse etnie e religioni. Questo progetto di scuola "interetnica" si è moltiplicato in tutto il Paese e contribuisce alla ricostituzione dell’unità nella società, con lo sviluppo di una mentalità pacifica, e una formazione integrale che include conoscenza del patrimonio religioso ed educazione ai valori. L’impegno appassionato e l’esempio degli insegnanti è un fattore chiave del successo di queste scuole, così come il desiderio di pace che c’è in tante persone.
Non possiamo dimenticare la regione tanto martoriata del Medio Oriente dove ad esempio le 45 scuole cattoliche del Patriarcato latino, senza lasciarsi scoraggiare dalle bombe e dalla violenza, fanno un lavoro paziente e perseverante con i loro alunni di diverse nazioni e religioni, che imparano a conoscersi e a costruire relazioni di rispetto ed amicizia.
Ciascuna di queste esperienze fa capire concretamente come la diversità delle religioni, delle lingue e delle tradizioni può essere trattata con cura e rispetto, con vera carità evangelica, e diventare una autentica ricchezza per ogni gruppo ed individuo. In ciascuna di queste scuole si vedono messi in pratica modi e mezzi con cui ognuno apporta i doni propri per costruire "ponti di comprensione e di pace" e un destino fondato sull’amore come ideale da realizzare.
3.- Verso il 2015
La pubblicazione del documento è da considerare anche come una tappa di un percorso che la Congregazione per l’Educazione Cattolica ha iniziato da qualche tempo verso il 2015.
In quell’anno ci saranno due ricorrenze: la prima è il 50° della Dichiarazione del Concilio Vaticano II Gravissimum educationis, un testo chiave per l’educazione cattolica; la seconda ricorrenza riguarda il 25° della Costituzione apostolica Ex corde Ecclesiae, il testo di riferimento per le università cattoliche.
Questi anniversari stanno offrendo l’occasione per un’ampia riflessione sull’educazione e sulle sfide attuali, tanto per le scuole come per le università. La riflessione comune è stata avviata con diversi incontri e un seminario internazionale di studio nel giugno 2012, e confluirà in due eventi principali nel 2015: l’uno all’UNESCO a Parigi il 3 giugno e l’altro a Roma nella seconda metà del mese di novembre del 2015.
In febbraio verrà diffuso un "Instrumentum laboris" che è stato redatto per orientare la preparazione a questi eventi. L’obiettivo è di condividere i diversi modi di affrontare le sfide attuali dell’educazione con una visione di futuro, elaborando idee feconde, linee di sviluppo cariche di speranza, da condividere con tutti, ma soprattutto stimolare gli educatori cristiani perché abbiano il coraggio di mettere sempre la vita concreta, personale, sociale e razionale dell’uomo a contatto con il Vangelo e i valori trascendenti.
[01919-01.01] [Testo originale: Italiano]
● INTERVENTO DEL PROF. ITALO FIORIN
Una sfida all’educazione
Viviamo in una società caratterizzata dalla presenza simultanea di culture diverse, che la globalizzazione contribuisce a intrecciare, in un mondo per il quale l’espressione ‘villaggio globale’ sembra sempre più appropriata. Se la multiculturalità non può essere considerata un’emergenza, ma un dato ormai stabilizzato, bisogna però, riconoscere che siamo di fronte ad un problema rilevante che pone all’educazione una grande sfida.
La non facile convivenza di culture diverse, sfocia, talvolta, in forme conflittuali, che derivano dalla percezione che ‘l’altro’ rappresenti una minaccia, incombente sui propri modi di vita, sulle abitudini più radicate, perfino sui valori più profondi. L’educazione è chiamata in causa, perché le si chiede di offrire un contributo essenziale alla formazione di ‘nuovi’ cittadini, capaci non solo di convivere nella diversità, ma di costruire insieme un mondo migliore, anche grazie al peculiare contributo che ciascuna cultura può apportare. Da problema a sfida, da sfida a risorsa, questo è l’itinerario sul quale l’educazione è impegnata.
Il documento della Congregazione per l’Educazione Cattolica ‘Educare al dialogo interculturale nella scuola cattolica’ desidera dare il proprio contributo per affrontare tale sfida, con l’intento di «suscitare e orientare l’educazione al dialogo interculturale nelle scuole e negli istituti educativi cattolici».
I cinque sintetici capitoli attraverso il quali si sviluppa il documento trattano i seguenti temi:
Il contesto dentro il quale si pone la sfida della multiculturalità;
I diversi approcci al pluralismo delle culture;
I fondamenti dell’intercultura;
L’educazione cattolica nella prospettiva del dialogo interculturale;
Il contributo della scuola cattolica.
1. Il contesto. La presenza di una pluralità di culture è il risultato del continuo mescolamento delle popolazioni nel corso del tempo, nella varietà delle interazioni ambientali, storiche, sociali, che ha fatto emergere, all’interno dell’unica ‘famiglia umana’, identità diverse. Anche in passato la difficile convivenza di culture diverse è stata segnata da tensioni, difficoltà nelle relazioni, conflitti. Tuttavia il fenomeno della globalizzazione, come attualmente si manifesta, ha introdotto nuovi elementi di problematicità, da un lato attraverso forme di massificazione e omologazione distruttive delle identità culturali; dall’altro - e anche come forma di reazione a quella che è stata definita una ‘occidentalizzazione del mondo’ - alimentando ripiegamenti localistici e fondamentalismi.
In questo contesto come si colloca la religione? Il documento evidenzia come nel pensiero della Chiesa il concetto di cultura sia qualcosa di più ampio del concetto di religione. La religione, infatti, non vive in una dimensione propria, a lato delle vicende umane, ma si ‘incultura’ ed è dall’interno di una cultura che offre il proprio apporto per una più ricca realizzazione delle persone. Perché questo possa accadere è necessario che la religione sia incarnata nella vita della società e non relegata in una sfera privata, cosa che priverebbe la cultura di ogni espressione religiosa, e la religione di ogni radicamento nella vita dell’uomo. La avanzante secolarizzazione spinge verso questa deriva, così che il risultato inevitabile è la perdita delle domande di senso che la religione pone e che rappresenta forse il suo contributo più grande. Nel laicismo, esito della secolarizzazione; nel materialismo, esito della massificazione; nel fondamentalismo, esito del ripiegamento difensivo e dell’indisponibilità al confronto, si perde la possibilità di quel dialogo profondo che la religione alimenta.
Eppure il dialogo è possibile, ed è l’unica strada praticabile.
E’ possibile il dialogo inteso come «confronto tra la fede e le diverse forme di ateismo e concezioni umanistiche non religiose», quando il suo scopo è la ricerca di ciò che favorisce lo sviluppo integrale della persona.
Ancora di più, è possibile il dialogo interreligioso, inteso non come un compromesso al ribasso, ma come colloquio, come rapporto costruttivo con chi è di altra religione, come approfondimento di reciproca conoscenza, come testimonianza reciproca, come rispetto, come «ricerca del patrimonio dei valori etici comuni presenti nelle diverse tradizioni religiose» in vista del bene comune.
Proporre la strada del dialogo come valore da testimoniare e come metodo per affrontare la sfida della multiculturalità, innervare questo dialogo con la ricchezza che la visione religiosa offre, ecco il compito dell’educazione cattolica, specialmente il compito affidato alle scuole e agli istituti di educazione superiore che, definendosi ‘cattolici’ affermano il loro riferimento alla concezione cristiana della realtà.
2. Approcci al pluralismo. La scelta della via del dialogo rappresenta l’unica possibilità che consente di trasformare la problematicità del pluralismo culturale in risorsa per lo sviluppo di una civiltà umanamente più ricca. Altri approcci si rivelano inadeguati.
E’ inadeguato l’approccio relativista, che parte dal riconoscimento delle differenze e si fonda sul valore della tolleranza, senza che vi sia la ricerca di una comprensione reciproca, anzi in una dimensione di indifferenza e di indisponibilità a farsi provocare dalle idee, dai valori, ma anche dai bisogni e dalle sofferenze di chi è ‘altro’.
E’, allo stesso modo, inadeguato l’approccio assimilazionista, per certi aspetti opposto al precedente. Qui, al posto dell’indifferenza, c’è l’interesse ad assimilare l’altro alla propria cultura, accettandolo in forma condizionata, solo se aderisce ai nostri valori, ai nostri riferimenti culturali, ai nostri modi di vivere. L’altro viene riconosciuto a condizione che smetta di essere ‘altro’, cioè rinunci alla propria identità.
La strada del dialogo interculturale appare l’unica praticabile. Il dialogo è possibile se c’è passione per l’altro, non indifferenza; il dialogo è autentico se c’è disponibilità a lasciarsi cambiare dall’altro, non a strumentalizzarlo.
La condizione che permette lo sviluppo di un dialogo autentico è il radicamento nella propria cultura, una identità forte e serena, dinamica ed aperta.
3. Alcuni fondamenti dell’intercultura. La dimensione interculturale fa parte del patrimonio del cristianesimo, si manifesta nella storia come dialogo con il mondo, nella prospettiva non solo di riconoscere e valorizzare le differenze, ma di contribuire alla costruzione di una civiltà fondata sull’amore. Il documento tratteggia in termini essenziali i fondamenti teologici, antropologici e pedagogici dell’intercultura.
Sul piano teologico il richiamo è alla natura trinitaria di Dio e all’originaria missionarietà della Chiesa, inviata a parlare a tutti gli uomini. Tutti apparteniamo all’unica famiglia umana, e questa base comune fonda la possibilità di comunicare reciprocamente.
Sul piano antropologico si constata come le culture vivano e si trasformino attraverso l’incontro con le altre culture. Più del passato, oggi, con la globalizzazione, è forte la percezione dell’interdipendenza che ci lega agli altri. Il fondamento antropologico dell’intercultura è dato dal riconoscimento della natura relazionale della persona umana, che non può vivere senza gli altri. Se si perde il senso della propria appartenenza culturale il rischio è quello dello smarrimento e della solitudine, mentre ogni cultura può offrire un grande contributo per riportare al centro la persona, il suo valore.
Sul piano pedagogico, la relazionalità diventa «paradigma pedagogico fondamentale, mezzo e fine per lo sviluppo dell’identità stessa della persona».
4. L’educazione cattolica nella prospettiva del dialogo interculturale. Se la dimensione interculturale appartiene alla persona e contribuisce al suo pieno sviluppo, non è però scontata, un dono naturale che si possiede senza una libera decisione e un personale impegno. C’è bisogno di una educazione che accompagni la persona ad alimentare tale dimensione lungo il corso della sua vita. La comunità cristiana, nella molteplicità dei soggetti che la costituiscono, è chiamata a sviluppare una pedagogia di comunione, che per prima cosa si manifesta attraverso la testimonianza e la credibilità degli educatori, impegnati nel dialogo con gli educandi. In questa opera educativa grande è la responsabilità della scuola. Lo è perché, più che altrove, è nella scuola che gli studenti incontrano, nella concretezza delle relazioni interpersonali, le altre culture. Lo è perché la scuola ha il compito di contribuire alla formazione dell’identità attraverso la trasmissione del patrimonio culturale della comunità di appartenenza, ma ha anche la responsabilità di fornire gli strumenti per conoscere e apprezzare le altre culture, promuovendo il dialogo, la cooperazione, la ricerca dei valori comuni.
La passione per l’altro e il desiderio di una unità che è più forte delle cose che dividono non viene meno nemmeno nelle realtà nelle quali, per ragioni politiche o culturali, non vi è spazio per una educazione cattolica esplicita, tanto meno per la presenza di scuole cattoliche. Anche in questi contesti ‘di frontiera’ la fede spinge all’incontro con tutti, attraverso la testimonianza e il dono di sé, come atto di amore per lo sviluppo del mondo.
5. Il contributo della scuola cattolica. Le scuole e gli istituti educativi cattolici sono diffusi in tutto il mondo. In molti Paesi sono frequentate da una maggioranza di alunni che non sono cattolici. Anche nei Paesi dove la tradizione del cristianesimo è più antica, le scuole cattoliche accolgono studenti di nazionalità, culture, religioni diverse o privi di alcun riferimento religioso.
Pur nella grande varietà dei contesti nei quali è inserita, la scuola cattolica si trova nella necessità di riapprofondire le ragioni della propria presenza e del proprio modo di operare.
Nei Paesi dove la presenza delle scuole e delle istituzioni cattoliche è più consolidata, non bisogna sottovalutare il rischio dell’affievolimento dei motivi originali che hanno dato loro vita, che può tradursi in un conformismo acritico alle attese di una società i cui valori sono improntati all’individualismo, alla competizione, al consumismo. Anche in queste realtà la scuola cattolica è missionaria, una missionarietà che deve esprimersi nella forma della testimonianza, ma anche nell’impegno a definire un progetto educativo ed un curricolo didattico coerenti con i valori affermati.
Il documento considera le scuole cattoliche come comunità professionali ed educative, luoghi dove l’apprendimento si sviluppi in un clima di dialogo, di partecipazione, di rispetto, di collaborazione, nel quale anche le famiglie degli alunni siano coinvolte. La proposta educativa che nasce dal riferimento al Vangelo chiede risignificare tutti gli ambiti dell’esperienza scolastica, dalle relazioni tra le persone, all’organizzazione della scuola, ai contenuti dell’insegnamento: «Il progetto educativo della scuola cattolica prevede che studio e vita s’incontrino e si fondano armonicamente tra loro, così che gli studenti possano compiere un’esperienza formativa qualificata, alimentata dalla ricerca scientifica nelle diverse articolazioni del sapere e, al tempo stesso, resa sapienziale dalla vita nutrita dal Vangelo».
Perfettamente inserita dentro l’orizzonte della ‘Life Long Learning’, la scuola cattolica sollecita ad andare oltre quella che viene chiamata la ‘società della conoscenza’ nella direzione della ‘società della sapienza’. Un buon curricolo è quello che sa intrecciare lo studio con l’incontro di testimonianze autorevoli, che sa ripensare la propria organizzazione interna alla luce dei valori della comunità, che sa creare ponti con la realtà sociale e culturale di appartenenza, che sa cogliere nella composizione multiculturale delle classi una grande occasione per ripensare i contenuti dell’insegnamento. Il curricolo deve sapersi misurare con i grandi problemi del nostro tempo, non eludendo la drammaticità di molte situazioni (ineguaglianza economica e sociale, povertà, ingiustizia, negazione dei diritti e della libertà …). Non si tratta solo di aiutare gli studenti a conoscere la realtà, ma a prendere posizione, cominciando da se stessi.
All’interno del quadro delle discipline va inserito anche l’insegnamento della religione cattolica, che ha finalità diverse dalla catechesi. Come insegnamento scolastico, concorre con le altre discipline alla costruzione di una visione integrale della persona umana, portatore com’è di una concezione antropologica aperta alla dimensione del trascendente. Sul piano disciplinare, si colloca insieme agli altri insegnamenti del curricolo contribuendo allo sviluppo del dialogo interdisciplinare.
Insegnanti, dirigenti, personale sono investiti di un compito che richiede elevata competenza, dedizione, testimonianza di vita. E’ importante garantire tutto il sostegno possibile a chi è impegnato in questa vera e propria missione. Per questa ragione il documento definisce ‘cruciale’ la formazione del personale e vi dedica ampio spazio. Per quanto riguarda la promozione e lo sviluppo della competenza interculturale si indicano due direzioni: la costruzione della comunità educante; la prospettiva di una didattica finalizzata a promuovere l’unità tra i saperi, superando la frammentazione secondo una più ampia prospettiva di senso.
Insegnanti e dirigenti sono membri di una scuola sempre più multiculturale, e a loro spetta il compito di porre in relazione esperienze e visioni diverse, di mediare, di ricomporre, di valorizzare. Si richiedono competenze nuove.
Ai dirigenti si chiede di essere dei leader educativi, di respingere la tentazione di considerare la scuola un’azienda o un’impresa, per dedicarsi alla cura della costruzione di una comunità nella quale si diffonda la «cultura del dialogo, dell’incontro, del reciproco riconoscimento fra diverse culture, promuovendo dentro e fuori la scuola tutte le collaborazioni possibili e utili a realizzare l’intercultura».
Ai docenti si chiede di superare una concezione burocratica o tecnica del ruolo, e di essere una comunità autentica capace di sperimentare rapporti personali e professionali non superficiali, fondati sulla condivisione della comune preoccupazione educativa.
La scuola, a cui molto si chiede, non va lasciata sola. La scuola cattolica è un soggetto ecclesiale, e tutta la comunità cristiana è chiamata a sostenerla come bene prezioso.
[01920-01.01] [Testo originale: Italiano]
● DATI DELL’ANNUARIUM STATISTICUM ECCLESIAE
SCUOLE CATTOLICHE
|
Anno 2008
|
Anno 2011
|
Variazioni
|
Africa
|
57.387
|
62.082
|
+4.695
|
Americhe
|
49.423
|
52.386
|
+2.963
|
Asia
|
40.311
|
39.896
|
415
|
Europa
|
51.065
|
49.876
|
1.189
|
Oceania
|
5.211
|
5.430
|
+219
|
Totale
|
203.397
|
209.670
|
+6.273
|
|
Africa |
Americhe |
Asia |
Europa |
Oceania |
|
Variazione
|
+4.695
|
+2.693
|
-415
|
-1.189
|
+219
|
Totale +6.273
|
STUDENTI
|
Anno 2008
|
Anno 2011
|
Variazioni
|
Africa
|
19.587.234
|
22.129.566
|
+2.542.332
|
Americhe
|
13.579.414
|
11.734.123
|
-1.845.291
|
Asia
|
11.702.202
|
14.086.827
|
+2.384.625
|
Europa
|
8.645.932
|
8.468.014
|
-177.918
|
Oceania
|
1.147.771
|
1.194.406
|
+46.635
|
Totale
|
54.662.553
|
57.612.936
|
+2.950.383
|
|
Africa |
Americhe |
Asia |
Europa |
Oceania |
|
Variazione
|
+2.542.332
|
-1.845.291
|
+2.384.625
|
-177.918
|
+46.635
|
Totale +2.950.383
|
[01921-01.01]
[B0853-XX.01]