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SANTA MESSA PER LA GIORNATA DELLA FAMIGLIA IN OCCASIONE DELL’ANNO DELLA FEDE, 27.10.2013


SANTA MESSA PER LA GIORNATA DELLA FAMIGLIA IN OCCASIONE DELL’ANNO DELLA FEDE

OMELIA DEL SANTO PADRE

TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE

TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE

TRADUZIONE IN LINGUA TEDESCA

TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA

TRADUZIONE IN LINGUA PORTOGHESE 

Alle ore 10.30 di oggi, XXX Domenica del Tempo ordinario, il Santo Padre Francesco ha celebrato, sul Sagrato della Basilica Vaticana, la Santa Messa per la Giornata della Famiglia, in occasione dell’Anno della fede.
Pubblichiamo di seguito il testo dell’omelia che il Papa ha pronunciato dopo la proclamazione del Santo Vangelo:

OMELIA DEL SANTO PADRE

Le Letture di questa domenica ci invitano a meditare su alcune caratteristiche fondamentali della famiglia cristiana.

1. La prima: la famiglia che prega. Il brano del Vangelo mette in evidenza due modi di pregare, uno falso – quello del fariseo – e l’altro autentico – quello del pubblicano. Il fariseo incarna un atteggiamento che non esprime il rendimento di grazie a Dio per i suoi benefici e la sua misericordia, ma piuttosto soddisfazione di sé. Il fariseo si sente giusto, si sente a posto, si pavoneggia di questo e giudica gli altri dall’alto del suo piedestallo. Il pubblicano, al contrario, non moltiplica le parole. La sua preghiera è umile, sobria, pervasa dalla consapevolezza della propria indegnità, delle proprie miserie: quest’uomo davvero si riconosce bisognoso del perdono di Dio, della misericordia di Dio.

Quella del pubblicano è la preghiera del povero, è la preghiera gradita a Dio che, come dice la prima Lettura, «arriva fino alle nubi» (Sir 35,20), mentre quella del fariseo è appesantita dalla zavorra della vanità.

Alla luce di questa Parola, vorrei chiedere a voi, care famiglie: pregate qualche volta in famiglia? Qualcuno sì, lo so. Ma tanti mi dicono: ma come si fa? Ma, si fa come il pubblicano, è chiaro: umilmente, davanti a Dio. Ognuno con umiltà si lascia guardare dal Signore e chiede la sua bontà, che venga a noi. Ma, in famiglia, come si fa? Perché sembra che la preghiera sia una cosa personale, e poi non c’è mai un momento adatto, tranquillo, in famiglia … Sì, è vero, ma è anche questione di umiltà, di riconoscere che abbiamo bisogno di Dio, come il pubblicano! E tutte le famiglie, abbiamo bisogno di Dio: tutti, tutti! Bisogno del suo aiuto, della sua forza, della sua benedizione, della sua misericordia, del suo perdono. E ci vuole semplicità: per pregare in famiglia, ci vuole semplicità! Pregare insieme il "Padre nostro", intorno alla tavola, non è una cosa straordinaria: è facile. E pregare insieme il Rosario, in famiglia, è molto bello, dà tanta forza! E anche pregare l’uno per l’altro: il marito per la moglie, la moglie per il marito, ambedue per i figli, i figli per i genitori, per i nonni … Pregare l’uno per l’altro. Questo è pregare in famiglia, e questo fa forte la famiglia: la preghiera.

2. La seconda Lettura ci suggerisce un altro spunto: la famiglia custodisce la fede. L’apostolo Paolo, al tramonto della sua vita, fa un bilancio fondamentale, e dice: «Ho conservato la fede» (2 Tm 4,7). Ma come l’ha conservata? Non in una cassaforte! Non l’ha nascosta sottoterra, come quel servo un po’ pigro. San Paolo paragona la sua vita a una battaglia e a una corsa. Ha conservato la fede perché non si è limitato a difenderla, ma l’ha annunciata, irradiata, l’ha portata lontano. Si è opposto decisamente a quanti volevano conservare, "imbalsamare" il messaggio di Cristo nei confini della Palestina. Per questo ha fatto scelte coraggiose, è andato in territori ostili, si è lasciato provocare dai lontani, da culture diverse, ha parlato francamente senza paura. San Paolo ha conservato la fede perché, come l’aveva ricevuta, l’ha donata, spingendosi nelle periferie, senza arroccarsi su posizioni difensive.

Anche qui, possiamo chiedere: in che modo noi, in famiglia, custodiamo la nostra fede? La teniamo per noi, nella nostra famiglia, come un bene privato, come un conto in banca, o sappiamo condividerla con la testimonianza, con l’accoglienza, con l’apertura agli altri? Tutti sappiamo che le famiglie, specialmente quelle giovani, sono spesso "di corsa", molto affaccendate; ma qualche volta ci pensate che questa "corsa" può essere anche la corsa della fede? Le famiglie cristiane sono famiglie missionarie. Ma, ieri abbiamo sentito, qui in piazza, la testimonianza di famiglie missionarie. Sono missionarie anche nella vita di ogni giorno, facendo le cose di tutti i giorni, mettendo in tutto il sale e il lievito della fede! Conservare la fede in famiglia e mettere il sale e il lievito della fede nelle cose di tutti i giorni.

3. E un ultimo aspetto ricaviamo dalla Parola di Dio: la famiglia che vive la gioia. Nel Salmo responsoriale si trova questa espressione: «i poveri ascoltino e si rallegrino» (33/34,3). Tutto questo Salmo è un inno al Signore, sorgente di gioia e di pace. E qual è il motivo di questo rallegrarsi? E’ questo: il Signore è vicino, ascolta il grido degli umili e li libera dal male. Lo scriveva ancora san Paolo: «Siate sempre lieti … il Signore è vicino!» (Fil 4,4-5). Eh … a me piacerebbe fare una domanda, oggi. Ma, ognuno la porta nel suo cuore, a casa sua, eh?, come un compito da fare. E si risponde da solo. Come va la gioia, a casa tua? Come va la gioia nella tua famiglia? Eh, date voi la risposta.

Care famiglie, voi lo sapete bene: la gioia vera che si gusta nella famiglia non è qualcosa di superficiale, non viene dalle cose, dalle circostanze favorevoli… La gioia vera viene da un’armonia profonda tra le persone, che tutti sentono nel cuore, e che ci fa sentire la bellezza di essere insieme, di sostenerci a vicenda nel cammino della vita. Ma alla base di questo sentimento di gioia profonda c’è la presenza di Dio, la presenza di Dio nella famiglia, c’è il suo amore accogliente, misericordioso, rispettoso verso tutti. E soprattutto, un amore paziente: la pazienza è una virtù di Dio e ci insegna, in famiglia, ad avere questo amore paziente, l’uno con l’altro. Avere pazienza tra di noi. Amore paziente. Solo Dio sa creare l’armonia delle differenze. Se manca l’amore di Dio, anche la famiglia perde l’armonia, prevalgono gli individualismi, e si spegne la gioia. Invece la famiglia che vive la gioia della fede la comunica spontaneamente, è sale della terra e luce del mondo, è lievito per tutta la società.

Care famiglie, vivete sempre con fede e semplicità, come la santa Famiglia di Nazaret. La gioia e la pace del Signore siano sempre con voi!

[01563-01.02] [Testo originale: Italiano]

TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE

Les lectures de ce dimanche nous invitent à méditer sur quelques caractéristiques fondamentales de la famille chrétienne.

1. La première : la famille qui prie. Le passage de l’Évangile met en évidence deux façons de prier, une qui est fausse – celle du pharisien - et l’autre qui est authentique – celle du publicain. Le pharisien incarne un comportement qui n’exprime pas l’action de grâce à Dieu pour ses bienfaits et sa miséricorde, mais plutôt l’autosatisfaction. Le pharisien se sent juste, il se sent correct, il se rengorge de cela et il juge les autres du haut de son piédestal. Le publicain, au contraire, ne multiplie pas les paroles. Sa prière est humble, modeste, empreinte de la conscience de son indignité, de ses misères : cet homme vraiment admet qu’il a besoin du pardon de Dieu, de la miséricorde de Dieu.

La prière du publicain est celle du pauvre, c’est la prière qui plaît à Dieu et, comme le dit la première Lecture, qui « parvient jusqu’au ciel » (Sir 35, 20), alors que celle du pharisien est alourdie par le poids de la vanité.

À la lumière de cette Parole, je voudrais vous demander, chères familles : priez-vous parfois en famille ? Quelqu’un oui, je le sais. Mais beaucoup me disent : mais comment on fait ? Mais, on fait comme le publicain, c’est clair : humblement, devant Dieu. Que chacun, avec humilité, se laisse regarder par le Seigneur et demande sa bonté, pour qu’elle vienne à nous. Mais, en famille, comment on fait ? Parce que la prière semble être une affaire personnelle, et puis il n’y a jamais un moment favorable, tranquille, en famille… Oui, c’est vrai, mais c’est aussi une question d’humilité, de reconnaître que nous avons besoin de Dieu, comme le publicain ! Et toutes les familles ! Nous avons besoin de Dieu : tous, tous ! Nous avons besoin de son aide, de sa force, de sa bénédiction, de sa miséricorde, de son pardon. Et il faut de la simplicité : prier en famille, il faut de la simplicité ! Prier ensemble le « Notre Père », autour de la table, n’est pas quelque chose d’extraordinaire : c’est facile. Et prier le Rosaire ensemble, en famille, c’est très beau, ça donne beaucoup de force ! Et aussi prier les uns pour les autres : l’époux pour l’épouse, l’épouse pour l’époux, tous les deux pour les enfants, les enfants pour les parents, pour les grands-parents… Prier les uns pour les autres. C’est prier en famille, et cela renforce la famille : la prière !

2. La deuxième Lecture nous suggère un autre point : la famille garde la foi. L’apôtre Paul, au déclin de sa vie, fait un bilan fondamental, et dit : « J’ai gardé la foi » (2 Tm 4, 7). Mais comment l’a-t-il gardée ? Pas dans un coffre-fort ! Il ne l’a pas enfouie dans la terre, comme ce serviteur un peu paresseux. Saint Paul compare sa vie à un combat et à une course. Il a gardé la foi parce qu’il ne s’est pas contenté de la défendre, mais il l’a annoncée, diffusée, il l’a portée loin. Il s’est fermement opposé à ceux qui voulaient conserver, « fossiliser » le message du Christ dans les limites de la Palestine. C’est pourquoi il a fait des choix courageux, il s’est rendu dans des territoires hostiles, il s’est laissé provoquer par ceux qui sont loin, par diverses cultures, il a parlé franchement, sans peur. Saint Paul a conservé la foi, car, comme il l’a reçue, il l’a donnée, en allant dans les périphéries, sans se retrancher dans des positions défensives.

Ici aussi, nous pouvons nous demander : de quelle façon nous, en famille, nous gardons notre foi ? La retenons-nous pour nous, dans notre famille, comme un bien privé, comme un compte en banque, ou savons-nous la partager par le témoignage, l’accueil, et l’ouverture aux autres ? Tous nous savons que les familles, en particulier celles qui sont jeunes, sont souvent « pressées », très affairées ; mais parfois pensez-vous que cette « course » peut aussi être la course de la foi ? Les familles chrétiennes sont des familles missionnaires. Mais, hier nous avons écouté, ici, sur cette place, le témoignage de familles missionnaires. Elles sont missionnaires aussi dans la vie de chaque jour, en faisant les choses de tous les jours, en mettant en tout le sel et le levain de la foi ! Garder la foi en famille et mettre le sel et le levain de la foi dans les choses de tous les jours.

3. Et nous tirons un troisième aspect de la Parole de Dieu : La famille qui vit la joie. Dans le Psaume responsorial on trouve cette expression : « Que les pauvres entendent et soient en fête » (33/34,3). Tout ce Psaume est une hymne au Seigneur, source de joie et de paix. Et quelle est la raison de cette joie ? Ceci : le Seigneur est proche, il écoute le cri des humbles et les délivre du mal. Saint Paul l’écrivait aussi : « Soyez toujours dans la joie… le Seigneur est proche » (Ph 4, 4-5). Eh… il me plairait de poser une question, aujourd’hui. Mais, que chacun la porte dans son cœur, chez soi, eh ?, comme un devoir à faire. Et on répond seul. Comment va la joie, chez toi ? Comment va la joie dans ta famille ? Eh, donnez la réponse.

Chères familles, vous le savez bien : la vraie joie que l’on goûte en famille n’est pas quelque chose de superficiel, elle ne vient pas des choses, des circonstances favorables… La vraie joie vient d’une harmonie profonde entre les personnes, que tout le monde ressent en son cœur, et qui nous fait sentir la beauté d’être ensemble, de nous soutenir mutuellement sur le chemin de la vie. Mais à la base de ce sentiment de joie profonde, il y a la présence de Dieu, la présence de Dieu dans la famille, il y a son amour accueillant, miséricordieux, respectueux envers tout le monde. Et surtout, un amour patient : la patience est une vertu de Dieu et elle nous enseigne, en famille, à avoir cet amour patient, l’un envers l’autre. Avoir de la patience entre nous. Amour patient. Seul Dieu sait créer l’harmonie des différences. S’il manque l’amour de Dieu, la famille aussi perd son harmonie, les individualismes prévalent, et la joie s’éteint. En revanche, la famille qui vit la joie de la foi la communique spontanément, elle est sel de la terre et lumière du monde, elle est levain pour toute la société.

Chères familles, vivez toujours avec foi et simplicité, comme la sainte famille de Nazareth. La joie et la paix du Seigneur soit toujours avec vous !

[01563-03.02] [Texte original: Italien]

TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE

The readings this Sunday invite us to reflect on some basic features of the Christian family.

1. First: the family prays. The Gospel passage speaks about two ways of praying, one is false – that of the Pharisee – and the other is authentic – that of the tax collector. The Pharisee embodies an attitude which does not express thanksgiving to God for his blessings and his mercy, but rather self-satisfaction. The Pharisee feels himself justified, he feels his life is in order, he boasts of this, and he judges others from his pedestal. The tax collector, on the other hand, does not multiply words. His prayer is humble, sober, pervaded by a consciousness of his own unworthiness, of his own needs. Here is a man who truly realizes that he needs God’s forgiveness and his mercy.

The prayer of the tax collector is the prayer of the poor man, a prayer pleasing to God. It is a prayer which, as the first reading says, "will reach to the clouds" (Sir 35:20), unlike the prayer of the Pharisee, which is weighed down by vanity.

In the light of God’s word, I would like to ask you, dear families: Do you pray together from time to time as a family? Some of you do, I know. But so many people say to me: But how can we? As the tax collector does, it is clear: humbly, before God. Each one, with humility, allowing themselves to be gazed upon by the Lord and imploring his goodness, that he may visit us. But in the family how is this done? After all, prayer seems to be something personal, and besides there is never a good time, a moment of peace… Yes, all that is true enough, but it is also a matter of humility, of realizing that we need God, like the tax collector! And all familes, we need God: all of us! We need his help, his strength, his blessing, his mercy, his forgiveness. And we need simplicity to pray as a family: simplicity is necessary! Praying the Our Father together, around the table, is not something extraordinary: its easy. And praying the Rosary together, as a family, is very beautiful and a source of great strength! And also praying for one another! The husband for his wife, the wife for her husband, both together for their children, the children for their grandparents….praying for each other. This is what it means to pray in the family and it is what makes the family strong: prayer.

2. The second reading suggests another thought: the family keeps the faith. The Apostle Paul, at the end of his life, makes a final reckoning and says: "I have kept the faith" (2 Tim 4:7). But how did he keep the faith? Not in a strong box! Nor did he hide it underground, like the somewhat lazy servant. Saint Paul compares his life to a fight and to a race. He kept the faith because he didn’t just defend it, but proclaimed it, spread it, brought it to distant lands. He stood up to all those who wanted to preserve, to "embalm" the message of Christ within the limits of Palestine. That is why he made courageous decisions, he went into hostile territory, he let himself be challenged by distant peoples and different cultures, he spoke frankly and fearlessly. Saint Paul kept the faith because, in the same way that he received it, he gave it away, he went out to the fringes, and didn’t dig himself into defensive positions.

Here too, we can ask: How do we keep our faith as a family? Do we keep it for ourselves, in our families, as a personal treasure like a bank account, or are we able to share it by our witness, by our acceptance of others, by our openness? We all know that families, especially young families, are often "racing" from one place to another, with lots to do. But did you ever think that this "racing" could also be the race of faith? Christian families are missionary families. Yesterday in this square we heard the testimonies of missionary families. They are missionary also in everyday life, in their doing everyday things, as they bring to everything the salt and the leaven of faith! Keeping the faith in families and bringing to everyday things the salt and the leaven of faith.

3. And one more thought we can take from God’s word: the family experiences joy. In the responsorial psalm we find these words: "let the humble hear and be glad" (33/34:2). The entire psalm is a hymn to the Lord who is the source of joy and peace. What is the reason for this gladness? It is that the Lord is near, he hears the cry of the lowly and he frees them from evil. As Saint Paul himself writes: "Rejoice always … The Lord is near" (Phil 4:4-5). I would like to ask you all a question today. But each of you keep it in your heart and take it home. You can regard it as a kind of "homework". Only you must answer. How are things when it comes to joy at home? Is there joy in your family? You can answer this question.

Dear families, you know very well that the true joy which we experience in the family is not superficial; it does not come from material objects, from the fact that everything seems to be going well... True joy comes from a profound harmony between persons, something which we all feel in our hearts and which makes us experience the beauty of togetherness, of mutual support along life’s journey. But the basis of this feeling of deep joy is the presence of God, the presence of God in the family and his love, which is welcoming, merciful, and respectful towards all. And above all, a love which is patient: patience is a virtue of God and he teaches us how to cultivate it in family life, how to be patient, and lovingly so, with each other. To be patient among ourselves. A patient love. God alone knows how to create harmony from differences. But if God’s love is lacking, the family loses its harmony, self-centredness prevails and joy fades. But the family which experiences the joy of faith communicates it naturally. That family is the salt of the earth and the light of the world, it is the leaven of society as a whole.

Dear families, always live in faith and simplicity, like the Holy Family of Nazareth! The joy and peace of the Lord be always with you!

[01563-02.02] [Original text: Italian]

TRADUZIONE IN LINGUA TEDESCA

Die Lesungen dieses Sonntags laden uns ein, über einige grundlegende Merkmale der christlichen Familie nachzudenken.

1. Das erste: die Familie, die betet. Der Abschnitt aus dem Evangelium stellt zwei Arten zu beten heraus, eine falsche – die des Pharisäers – und eine andere, echte – die des Zöllners. Der Pharisäer verkörpert eine Haltung, die nicht den Dank an Gott für seine Wohltaten und seine Barmherzigkeit, sondern vielmehr Selbstzufriedenheit ausdrückt. Der Pharisäer fühlt sich gerecht, er fühlt sich in Ordnung, er plustert sich darum auf wie ein Pfau und verurteilt die anderen von der Höhe seines Podestes aus. Der Zöllner dagegen macht nicht viele Worte. Sein Gebet ist demütig, nüchtern, durchdrungen von dem Bewusstsein der eigenen Unwürdigkeit, der eigenen Schwächen: Dieser Mann bekennt wirklich, dass er der Vergebung Gottes, der Barmherzigkeit Gottes bedarf.

Das Gebet des Zöllners ist das des Armen, es ist das Gebet, das Gott gefällt, es »dringt durch die Wolken«, wie die erste Lesung sagt (Sir 35,21), während das des Pharisäers beschwert ist vom Ballast der Eitelkeit.

Im Licht dieses Wortes möchte ich euch, liebe Familien, fragen: Betet ihr manchmal in der Familie? Einige ja, ich weiß es. Doch viele sagen mir: Aber wie geht das? Nun, man macht es wie der Zöllner, das ist klar: demütig vor Gott. Jeder lässt sich in Demut vom Herrn anschauen und erbittet seine Güte, dass er zu uns komme. – Aber, in der Familie, wie geht das da? Denn es scheint, das Gebet sei etwas Persönliches, und dann gibt es nie einen passenden, ruhigen Moment in der Familie… Ja, das stimmt, aber es ist auch eine Frage der Demut, zu bekennen, dass wir Gott brauchen, wie der Zöllner! Und alle Familien – wir haben Gott nötig: alle, alle! Wir brauchen seine Hilfe, seine Kraft, seinen Segen, seine Barmherzigkeit, Seine Vergebung. Und es erfordert Einfachheit: Um in der Familie zu beten, braucht es Einfachheit! Gemeinsam am Tisch das „Vaterunser" zu beten, ist nichts Außergewöhnliches: Das ist leicht.. Und gemeinsam in der Familie den Rosenkranz beten ist sehr schön und gibt viel Kraft! Und auch füreinander beten: Der Ehemann für seine Frau, die Frau für ihren Mann, beide für die Kinder, die Kinder für die Eltern, für die Großeltern… Füreinander beten. Das ist Beten in der Familie, und das stärkt die Familie: das Gebet.

2. Die zweite Lesung gibt uns eine weitere Anregung: Die Familie bewahrt den Glauben. Der Apostel Paulus zieht am Ende seines Lebens eine grundlegende Bilanz und sagt: »Ich habe den Glauben bewahrt« (2 Tim 4,7). Aber wie hat er ihn bewahrt? Nicht in einem Tresor! Er hat ihn nicht in der Erde versteckt wie jener etwas faule Knecht. Der heilige Paulus vergleicht sein Leben mit einem Kampf und einem Lauf. Er hat den Glauben bewahrt, weil er sich nicht darauf beschränkt hat, ihn zu verteidigen, sondern er hat ihn verkündet, ausgestrahlt, in die Ferne gebracht. Er hat sich entschieden denen widersetzt, die die Botschaft Christi innerhalb der Grenzen Palästinas bewahren, ihn „einbalsamieren" wollten. Dafür hat er mutige Entscheidungen getroffen, ist in feindliche Gebiete gegangen, hat sich von den Fernstehenden, von anderen Kulturen provozieren lassen, hat freimütig ohne Angst gesprochen. Der heilige Paulus hat den Glauben bewahrt, weil er ihn, wie er ihn empfangen hatte, weitergegeben hat, indem er bis an die Peripherien vorgedrungen ist, ohne sich in Verteidigungspositionen zu verschanzen.

Auch hier können wir fragen: In welcher Weise bewahren wir in der Familie unseren Glauben? Behalten wir ihn für uns, in unserer Familie, wie ein Privateigentum, wie ein Bankkonto, oder verstehen wir, ihn zu teilen durch das Zeugnis, durch Aufnahmebereitschaft, durch die Öffnung gegenüber den anderen? Wir alle wissen, dass die Familien, besonders die jungen, oft in Eile, gleichsam im „Wettlauf" mit der Zeit sind und sehr viel zu tun haben; aber denkt ihr auch manchmal daran, dass dieser „Wettlauf" auch der des Glaubens sein kann? Die christlichen Familien sind missionarische Familien. Gestern haben wir hier auf dem Platz das Zeugnis von missionarischen Familien gehört. Sie sind Missionare auch im alltäglichen Leben, indem sie ihren Alltagsbeschäftigungen nachgehen und in alles das Salz und den Sauerteig des Glaubens hineingeben! Den Glauben in der Familie bewahren und das Salz und den Sauerteig des Glaubens in die Dinge des Alltags hineingeben!

3. Und einen letzten Aspekt gewinnen wir aus dem Wort Gottes: die Familie, die die Freude lebt. Im Antwortpsalm heißt es: »Die Armen sollen es hören und sich freuen« (34,3). Dieser ganze Psalm ist ein Lobgesang an den Herrn, der Quelle der Freude und des Friedens. Und was ist der Grund dieser Freude? Es ist dieser: Der Herr ist nahe, er erhört das Rufen der Demütigen und befreit sie vom Bösen. Das schrieb auch der heilige Paulus: »Freut euch im Herrn zu jeder Zeit … der Herr ist nahe!« (Phil 4,4-5). – Ich würde heute gerne eine Frage stellen. Aber jeder soll sie im Herzen nach Hause tragen, ja? Als Hausaufgabe. Und für sich allein beantworten: Wie ist es mit der Freude bei dir zu Hause? Wie ist es mit der Freude in deiner Familie? Nun, gebt ihr die Antwort.

Liebe Familien, ihr wisst es genau: Die wahre Freude, die man in der Familie genießt, ist nicht etwas Oberflächliches, kommt nicht von den Dingen, von günstigen Umständen… Die wahre Freude kommt aus einer tiefen Harmonie zwischen den Menschen, die alle im Herzen spüren und die uns die Schönheit des Zusammenseins, der gegenseitigen Unterstützung auf dem Weg des Lebens empfinden lässt. Doch das Fundament dieses Gefühls tiefer Freude ist die Gegenwart Gottes, die Gegenwart Gottes in der Familie, seine aufnahmebereite, barmherzige, respektvolle Liebe allen gegenüber. Und vor allem eine geduldige Liebe: Die Geduld ist eine Tugend Gottes und lehrt uns, in der Familie diese geduldige Liebe zu haben, einer mit dem anderen. Geduld miteinander haben. Geduldige Liebe. Allein Gott weiß die Harmonie der Verschiedenheiten zu schaffen. Wenn die Liebe Gottes fehlt, verliert auch die Familie ihre Harmonie, setzen sich die Individualismen durch und erlischt die Freude. Die Familie, hingegen, welche die Freude des Glaubens lebt, gibt sie spontan weiter, ist Salz der Erde und Licht der Welt, ist Sauerteig für die ganze Gesellschaft.

Liebe Familien, lebt stets im Glauben und in der Einfachheit wie die heilige Familie von Nazareth. Die Freude und der Friede des Herrn seien immer mit euch!

[01563-05.02] [Originalsprache: Italienisch]

TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA

Las lecturas de este domingo nos invitan a meditar sobre algunas características fundamentales de la familia cristiana.

1. La primera: La familia que ora. El texto del Evangelio pone en evidencia dos modos de orar, uno falso – el del fariseo – y el otro auténtico – el del publicano. El fariseo encarna una actitud que no manifiesta la acción de gracias a Dios por sus beneficios y su misericordia, sino más bien la satisfacción de sí. El fariseo se siente justo, se siente en orden, se pavonea de esto y juzga a los demás desde lo alto de su pedestal. El publicano, por el contrario, no utiliza muchas palabras. Su oración es humilde, sobria, imbuida por la conciencia de su propia indignidad, de su propia miseria: este hombre en verdad se reconoce necesitado del perdón de Dios, de la misericordia de Dios.

La del publicano es la oración del pobre, es la oración que agrada a Dios que, como dice la primera Lectura, «sube hasta las nubes» (Si 35,16), mientras que la del fariseo está marcada por el peso de la vanidad.

A la luz de esta Palabra, quisiera preguntarles a ustedes, queridas familias: ¿Rezan alguna vez en familia? Algunos sí, lo sé. Pero muchos me dicen: Pero ¿cómo se hace? Se hace como el publicano, es claro: humildemente, delante de Dios. Cada uno con humildad se deja ver del Señor y le pide su bondad, que venga a nosotros. Pero, en familia, ¿cómo se hace? Porque parece que la oración sea algo personal, y además nunca se encuentra el momento oportuno, tranquilo, en familia… Sí, es verdad, pero es también cuestión de humildad, de reconocer que tenemos necesidad de Dios, como el publicano. Y todas las familias tenemos necesidad de Dios: todos, todos. Necesidad de su ayuda, de su fuerza, de su bendición, de su misericordia, de su perdón. Y se requiere sencillez. Para rezar en familia se necesita sencillez. Rezar juntos el "Padrenuestro", alrededor de la mesa, no es algo extraordinario: es fácil. Y rezar juntos el Rosario, en familia, es muy bello, da mucha fuerza. Y rezar también el uno por el otro: el marido por la esposa, la esposa por el marido, los dos por los hijos, los hijos por los padres, por los abuelos… Rezar el uno por el otro. Esto es rezar en familia, y esto hace fuerte la familia: la oración.

2. La segunda Lectura nos sugiere otro aspecto: la familia conserva la fe. El apóstol Pablo, al final de su vida, hace un balance fundamental, y dice: «He conservado la fe» (2 Tm 4,7) ¿Cómo la conservó? No en una caja fuerte. No la escondió bajo tierra, como aquel siervo un poco perezoso. San Pablo compara su vida con una batalla y con una carrera. Ha conservado la fe porque no se ha limitado a defenderla, sino que la ha anunciado, irradiado, la ha llevado lejos. Se ha opuesto decididamente a quienes querían conservar, «embalsamar» el mensaje de Cristo dentro de los confines de Palestina. Por esto ha hecho opciones valientes, ha ido a territorios hostiles, ha aceptado el reto de los alejados, de culturas diversas, ha hablado francamente, sin miedo. San Pablo ha conservado la fe porque, así como la había recibido, la ha dado, yendo a las periferias, sin atrincherarse en actitudes defensivas.

También aquí, podemos preguntar: ¿De qué manera, en familia, conservamos nosotros la fe? ¿La tenemos para nosotros, en nuestra familia, como un bien privado, como una cuenta bancaria, o sabemos compartirla con el testimonio, con la acogida, con la apertura hacia los demás? Todos sabemos que las familias, especialmente las más jóvenes, van con frecuencia «a la carrera», muy ocupadas; pero ¿han pensado alguna vez que esta «carrera» puede ser también la carrera de la fe? Las familias cristianas son familias misioneras. Ayer escuchamos, aquí en la plaza, el testimonio de familias misioneras. Son misioneras también en la vida de cada día, haciendo las cosas de todos los días, poniendo en todo la sal y la levadura de la fe. Conservar la fe en familia y poner la sal y la levadura de la fe en las cosas de todos los días.

3. Y un último aspecto encontramos de la Palabra de Dios: la familia que vive la alegría. En el Salmo responsorial se encuentra esta expresión: «Los humildes lo escuchen y se alegren» (33,3). Todo este Salmo es un himno al Señor, fuente de alegría y de paz. Y ¿cuál es el motivo de esta alegría? Es éste: El Señor está cerca, escucha el grito de los humildes y los libra del mal. Lo escribía también San Pablo: «Alegraos siempre… el Señor está cerca» (Flp 4,4-5). Me gustaría hacer una pregunta hoy. Pero que cada uno la lleve en el corazón a su casa, ¡eh! Como una tarea a realizar. Y responda personalmente: ¿Hay alegría en tu casa? ¿Hay alegría en tu familia? Den ustedes la respuesta.

Queridas familias, ustedes lo saben bien: la verdadera alegría que se disfruta en familia no es algo superficial, no viene de las cosas, de las circunstancias favorables… la verdadera alegría viene de la armonía profunda entre las personas, que todos experimentan en su corazón y que nos hace sentir la belleza de estar juntos, de sostenerse mutuamente en el camino de la vida. En el fondo de este sentimiento de alegría profunda está la presencia de Dios, la presencia de Dios en la familia, está su amor acogedor, misericordioso, respetuoso hacia todos. Y sobre todo, un amor paciente: la paciencia es una virtud de Dios y nos enseña, en familia, a tener este amor paciente, el uno por el otro. Tener paciencia entre nosotros. Amor paciente. Sólo Dios sabe crear la armonía de las diferencias. Si falta el amor de Dios, también la familia pierde la armonía, prevalecen los individualismos, y se apaga la alegría. Por el contrario, la familia que vive la alegría de la fe la comunica espontáneamente, es sal de la tierra y luz del mundo, es levadura para toda la sociedad.

Queridas familias, vivan siempre con fe y simplicidad, como la Sagrada Familia de Nazaret. ¡La alegría y la paz del Señor esté siempre con ustedes!

[01563-04.03] [Texto original: Italiano]

TRADUZIONE IN LINGUA PORTOGHESE

As leituras deste domingo nos convidam a meditar sobre algumas características fundamentais da família cristã.

1. A primeira: a família reza. A passagem do Evangelho desta ca dois modos de rezar: um falso – o do fariseu – e outro autêntico – o do publicano. O fariseu encarna uma postura que não expressa tanto agradecimento a Deus pelos seus benefícios e pela sua misericórdia, como, sobretudo, autossatisfação. O fariseu se sente justo, se sente com a consciência tranquila, se vangloria disto e julga os demais do alto do seu pedestal. O publicano, ao contrário, não multiplica as palavras. A sua oração é humilde, sóbria, permeada pela consciência da própria indignidade, das próprias misérias: este homem verdadeira mente se reconhece necessitado do perdão de Deus, da misericórdia de Deus.

A oração do publicano é a oração do pobre, é a oração agradável a Deus que, como fala a primeira leitura, subirá até as nuvens (cf. Eclo 35, 20), enquanto a oração do fariseu está sobrecarregada pelo peso da vaidade.

À luz desta Palavra, queria vos perguntar, queridas famílias: Rezais algumas vezes em família? Alguns, eu sei que sim. Mas, muitos me perguntam: Mas, como se faz? Faz-se como o publicano, está claro: com humildade, diante de Deus. Cada um com humildade se deixa olhar pelo Senhor e pede a sua bondade, que venha até nós. Mas, na família, como se faz? Porque parece que a oração seja uma coisa pessoal; além disso, nunca se encontra um momento oportuno, tranquilo, em família... Sim, isso é verdade, mas é também questão de humildade, de reconhecer que precisamos de Deus, como o publicano! E todas as famílias, todos nós precisamos de Deus: todos, todos! Há necessidade da sua ajuda, da sua força, da sua bênção, da sua misericórdia, do seu perdão. E é preciso simplicidade: para rezar em família, é necessária simplicidade! Rezar juntos o "Pai Nosso", ao redor da mesa, não é algo extraordinário: é fácil.. E rezar juntos o Terço, em família, é muito belo; dá tanta força! E também rezar um pelo outro: o marido pela esposa; a esposa pelo marido; os dois pelos filhos; os filhos pelos pais, pelos avós... Rezar um pelo outro. Isto é rezar em família, e isto fortalece a família: a oração.

2. A segunda Leitura nos sugere outro ponto: a família guarda a fé. O apóstolo Paulo, no ocaso da sua vida, faz um balanço fundamental, e diz: «guardei a fé» (2Tm 4,7). Mas, como a guardou? Não em um cofre! Nem a escondeu debaixo da terra, como o servo um pouco preguiçoso dos talentos. São Paulo compara a sua vida com uma batalha e com uma corrida. Guardou a fé, porque não se limitou a defendê-la, mas a anunciou, irradiou-a, levou-a longe. Opôs-se de modo decidido àqueles que queriam conservar, "embalsamar" a mensagem de Cristo nos limites da Palestina. Por isso, tomou decisões corajosas, penetrou em territórios hostis, deixou-se atrair pelos que estavam longe, por culturas diferentes, falou francamente, sem medo. São Paulo guardou a fé, porque, como a tinha recebido, assim a entregou, dirigindo-se às periferias, sem se fincar emposições defensivas.

Aqui também, podemos perguntar: De que modo nós, em família, guardamos a nossa fé? Conservamo-la para nós mesmos, na nossa família, como um bem privado, como uma conta no banco, ou sabemos partilhá-la com o testemunho, com o acolhimento, com a abertura aos demais? Todos sabemos que as famílias, sobretudo as jovens famílias, estão frequentemente "correndo", muito atarefadas; mas já pensastes alguma vez que esta "corrida" pode ser também a corrida da fé? As famílias cristãs são famílias missionárias. Ontem escutamos, aqui na praça, o testemunho de famílias missionárias. Elas são missionárias também na vida quotidiana, fazendo as coisas de todos os dias, colocando em tudo o sal e o fermento da fé! Guardai a fé em família e colocai o sal e o fermento da fé nas coisas de todos os dias.

3. E há um último aspecto que tiramos da Palavra de Deus: a família vive a alegria. No Salmo Responsorial, encontramos esta expressão: «ouçam os humildes e se alegrem» (33,4). Todo este Salmo é um hino ao Senhor, fonte de alegria e de paz. Qual é o motivo desta alegria? É este: o Senhor está perto, escuta o grito dos humildes e os liberta do mal. Como escrevia São Paulo: «Alegrai-vos sempre... O Senhor está próximo!» (Fl 4,4-5).Pois bem... gostaria de fazer uma pergunta hoje. Mas, cada um leva esta pergunta no seu coração, para a sua casa, certo? É como um dever de casa. E responde-se sozinho. Como se vive a alegria, na tua casa? Como se vive a alegria na tua família? Bem, dai vós mesmos a resposta.

Queridas famílias, como bem sabeis, a verdadeira alegria que se experimenta na família não é algo superficial, não vem das coisas, das circunstâncias favoráveis... A alegria verdadeira vem da harmonia profunda entre as pessoas, que todos sentem no coração, e que nos faz sentir a beleza de estarmos juntos, de nos apoiarmos uns aos outros no caminho da vida. Mas, na base deste sentimento de alegria profunda está a presença de Deus, a presença de Deus na família, está o seu amor acolhedor, misericordioso, cheio de respeito por todos. E, acima de tudo, um amor paciente: a paciência é uma virtude de Deus e nos ensina, na família, a ter este amor paciente, um com o outro. Ter paciência entre nós. Amor paciente. Só Deus sabe criar a harmonia a partir das diferenças. Se falta o amor de Deus, a família também perde a harmonia, prevalecem os individualismos, se apaga a alegria. Pelo contrário, a família que vive a alegria da fé, comunica-a espontaneamente, é sal da terra e luz do mundo, é fermento para toda a sociedade.

Queridas famílias, vivei sempre com fé e simplicidade, como a Sagrada Família de Nazaré. A alegria e a paz do Senhor estejam sempre convosco!

[01563-06.02] [Texto original: Italiano]