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INCONTRO CON LE FAMIGLIE DEL MONDO IN PELLEGRINAGGIO PER L’ANNO DELLA FEDE, 26.10.2013


INCONTRO CON LE FAMIGLIE DEL MONDO IN PELLEGRINAGGIO PER L’ANNO DELLA FEDE

DISCORSO DEL SANTO PADRE

TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE

TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE

TRADUZIONE IN LINGUA TEDESCA

TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA

TRADUZIONE IN LINGUA PORTOGHESE

Si svolge oggi e domani a Roma il Pellegrinaggio delle Famiglie al sepolcro dell’Apostolo Pietro nell’Anno della fede. Tema centrale dell’evento: "Famiglia, vivi la gioia della fede!".
Famiglie provenienti da più di 75 Paesi dei cinque continenti erano presenti questo pomeriggio in Piazza San Pietro per l’incontro con Papa Francesco, che è giunto sul sagrato poco prima delle ore 17.30, accompagnato da alcuni bambini.
Nel corso dell’incontro, nel quale si sono alternati momenti di preghiera e di testimonianze presentate da diverse famiglie, il Papa ha rivolto ai presenti il discorso che riportiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Care famiglie!
Buonasera e benvenute a Roma!

Siete venute pellegrine da tante parti del mondo per professare la vostra fede davanti al sepolcro di San Pietro. Questa piazza vi accoglie e vi abbraccia: siamo un solo popolo, con un’anima sola, convocati dal Signore che ci ama e ci sostiene. Saluto anche tutte le famiglie che sono collegate mediante la televisione e internet: una piazza che si allarga senza confini!

Avete voluto chiamare questo momento "Famiglia, vivi la gioia della fede!". Mi piace, questo titolo. Ho ascoltato le vostre esperienze, le storie che avete raccontato. Ho visto tanti bambini, tanti nonni… Ho sentito il dolore delle famiglie che vivono in situazione di povertà e di guerra. Ho ascoltato i giovani che vogliono sposarsi seppure tra mille difficoltà. E allora ci domandiamo: come è possibile vivere la gioia della fede, oggi, in famiglia? Ma io vi domando anche: E’ possibile vivere questa gioia o non è possibile?

1. C’è una parola di Gesù, nel Vangelo di Matteo, che ci viene incontro: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (Mt 11,28). La vita spesso è faticosa, tante volte anche tragica! Abbiamo sentito recentemente… Lavorare è fatica; cercare lavoro è fatica. E trovare lavoro oggi chiede tanta fatica! Ma quello che pesa di più nella vita non è questo: quello che pesa di più di tutte queste cose è la mancanza di amore. Pesa non ricevere un sorriso, non essere accolti. Pesano certi silenzi, a volte anche in famiglia, tra marito e moglie, tra genitori e figli, tra fratelli. Senza amore la fatica diventa più pesante, intollerabile. Penso agli anziani soli, alle famiglie che fanno fatica perché non sono aiutate a sostenere chi in casa ha bisogno di attenzioni speciali e di cure. «Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi», dice Gesù.

Care famiglie, il Signore conosce le nostre fatiche: le conosce! E conosce i pesi della nostra vita. Ma il Signore conosce anche il nostro profondo desiderio di trovare la gioia del ristoro! Ricordate? Gesù ha detto: «La vostra gioia sia piena» (Gv 15,11). Gesù vuole che la nostra gioia sia piena! Lo ha detto agli Apostoli e lo ripete oggi a noi. Allora questa è la prima cosa che stasera voglio condividere con voi, ed è una parola di Gesù: Venite a me, famiglie di tutto il mondo - dice Gesù - e io vi darò ristoro, affinché la vostra gioia sia piena. E questa Parola di Gesù portatela a casa, portatela nel cuore, condividetela in famiglia. Ci invita ad andare da Lui per darci, per dare a tutti la gioia.

2. La seconda parola la prendo dal rito del Matrimonio. Chi si sposa nel Sacramento dice: «Prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita». Gli sposi in quel momento non sanno cosa accadrà, non sanno quali gioie e quali dolori li attendono. Partono, come Abramo, si mettono in cammino insieme. E questo è il matrimonio! Partire e camminare insieme, mano nella mano, affidandosi alla grande mano del Signore. Mano nella mano, sempre e per tutta la vita! E non fare caso a questa cultura del provvisorio, che ci taglia la vita a pezzi!

Con questa fiducia nella fedeltà di Dio si affronta tutto, senza paura, con responsabilità. Gli sposi cristiani non sono ingenui, conoscono i problemi e i pericoli della vita. Ma non hanno paura di assumersi la loro responsabilità, davanti a Dio e alla società. Senza scappare, senza isolarsi, senza rinunciare alla missione di formare una famiglia e di mettere al mondo dei figli. - Ma oggi, Padre, è difficile… -. Certo, è difficile. Per questo ci vuole la grazia, la grazia che ci dà il Sacramento! I Sacramenti non servono a decorare la vita - ma che bel matrimonio, che bella cerimonia, che bella festa!… - Ma quello non è il Sacramento, quella non è la grazia del Sacramento. Quella è una decorazione! E la grazia non è per decorare la vita, è per farci forti nella vita, per farci coraggiosi, per poter andare avanti! Senza isolarsi, sempre insieme. I cristiani si sposano nel Sacramento perché sono consapevoli di averne bisogno! Ne hanno bisogno per essere uniti tra loro e per compiere la missione di genitori. "Nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia". Così dicono gli sposi nel Sacramento e nel loro Matrimonio pregano insieme e con la comunità. Perché? Perché si usa fare così? No! Lo fanno perché ne hanno bisogno, per il lungo viaggio che devono fare insieme: un lungo viaggio che non è a pezzi, dura tutta la vita! E hanno bisogno dell’aiuto di Gesù, per camminare insieme con fiducia, per accogliersi l’un l’altro ogni giorno, e perdonarsi ogni giorno! E questo è importante! Nelle famiglie sapersi perdonare, perché tutti noi abbiamo difetti, tutti! Talvolta facciamo cose che non sono buone e fanno male agli altri. Avere il coraggio di chiedere scusa, quando in famiglia sbagliamo…

Alcune settimane fa, in questa piazza, ho detto che per portare avanti una famiglia è necessario usare tre parole. Voglio ripeterlo. Tre parole: permesso, grazie, scusa. Tre parole chiave! Chiediamo permesso per non essere invadenti in famiglia. "Posso fare questo? Ti piace che faccia questo?". Col linguaggio del chiedere permesso. Diciamo grazie, grazie per l’amore! Ma dimmi, quante volte al giorno tu dici grazie a tua moglie, e tu a tuo marito? Quanti giorni passano senza dire questa parola, grazie! E l’ultima: scusa. Tutti sbagliamo e alle volte qualcuno si offende nella famiglia e nel matrimonio, e alcune volte - io dico - volano i piatti, si dicono parole forti, ma sentite questo consiglio: non finire la giornata senza fare la pace. La pace si rifà ogni giorno in famiglia! "Scusatemi", ecco, e si rincomincia di nuovo. Permesso, grazie, scusa! Lo diciamo insieme? (rispondono: "Sì!") Permesso, grazie e scusa! Facciamo queste tre parole in famiglia! Perdonarsi ogni giorno!

Nella vita la famiglia sperimenta tanti momenti belli: il riposo, il pranzo insieme, l’uscita nel parco o in campagna, la visita ai nonni, la visita a una persona malata… Ma se manca l’amore manca la gioia, manca la festa, e l’amore ce lo dona sempre Gesù: Lui è la fonte inesauribile. Lì Lui, nel Sacramento, ci dà la sua Parola e ci dà il Pane della vita, perché la nostra gioia sia piena.

3. E per finire, qui davanti a noi, questa icona della Presentazione di Gesù al Tempio. È un’icona davvero bella e importante. Contempliamola e facciamoci aiutare da questa immagine. Come tutti voi, anche i protagonisti della scena hanno il loro cammino: Maria e Giuseppe si sono mesi in marcia, pellegrini a Gerusalemme, in obbedienza alla Legge del Signore; anche il vecchio Simeone e la profetessa Anna, pure molto anziana, giungono al Tempio spinti dallo Spirito Santo. La scena ci mostra questo intreccio di tre generazioni, l’intreccio di tre generazioni: Simeone tiene in braccio il bambino Gesù, nel quale riconosce il Messia, e Anna è ritratta nel gesto di lodare Dio e annunciare la salvezza a chi aspettava la redenzione d’Israele. Questi due anziani rappresentano la fede come memoria. Ma vi domando: "Voi ascoltate i nonni? Voi aprite il vostro cuore alla memoria che ci danno i nonni? I nonni sono la saggezza della famiglia, sono la saggezza di un popolo. E un popolo che non ascolta i nonni, è un popolo che muore! Ascoltare i nonni! Maria e Giuseppe sono la Famiglia santificata dalla presenza di Gesù, che è il compimento di tutte le promesse. Ogni famiglia, come quella di Nazareth, è inserita nella storia di un popolo e non può esistere senza le generazioni precedenti. E perciò oggi abbiamo qui i nonni e i bambini. I bambini imparano dai nonni, dalla generazione precedente.

Care famiglie, anche voi siete parte del popolo di Dio. Camminate con gioia insieme a questo popolo. Rimanete sempre unite a Gesù e portatelo a tutti con la vostra testimonianza. Vi ringrazio di essere venute. Insieme, facciamo nostre le parole di san Pietro, che ci danno forza e ci daranno forza nei momenti difficili: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna» (Gv 6,68). Con la grazia di Cristo, vivete la gioia della fede! Il Signore vi benedica e Maria, nostra Madre, vi custodisca e vi accompagni. Grazie!

[01562-01.02] [Testo originale: Italiano]

TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE

Chères familles,
Bonsoir et bienvenue à Rome !

Vous êtes venus de plusieurs régions du monde, en pèlerins, pour professer votre foi devant la tombe de saint Pierre. Cette place vous accueille et vous prend dans ses bras : nous sommes un seul peuple, avec une seule âme, appelés par le Seigneur qui nous aime et nous soutient. Je salue aussi toutes les familles qui sont reliées par la télévision et par l’Internet : c’est une place qui s’élargit sans limites.

Vous avez voulu appeler ce moment : « Famille, vis la joie de la foi ». Ce titre me plaît. J’ai écouté vos expériences, les histoires que vous avez racontées. J’ai vu beaucoup d’enfants, beaucoup de grands-parents… J’ai entendu la douleur des familles qui vivent une situation de pauvreté et de guerre. J’ai écouté les jeunes qui veulent se marier malgré mille difficultés. Et maintenant nous nous demandons : comment est-il possible de vivre la joie de la foi, aujourd’hui, en famille ? Mais je vous demande aussi : « est-ce possible de vivre cette joie ou ce n’est pas possible ? »

1. Il y a une parole de Jésus, dans l’Evangile de Matthieu, qui nous éclaire : « Venez à moi, vous tous qui peinez sous le poids du fardeau, et moi, je vous procurerai le repos » (Mt 11, 28). La vie souvent est pénible, souvent aussi tragique ! Nous avons entendu récemment... Travailler est pénible, chercher un travail est pénible. Et trouver du travail aujourd’hui nous demande beaucoup d’effort. Mais ce qui est le plus pénible dans la vie ce n’est pas cela : ce qui est plus pénible que toutes ces choses c’est le manque d’amour. C’est pénible de ne pas recevoir un sourire, de ne pas être accueilli. Ils sont pénibles certains silences, parfois aussi en famille, entre mari et femme, entre parents et enfants, entre frères. Sans amour, la peine devient plus pesante, insupportable. Je pense aux personnes âgées qui sont seules, aux familles qui peinent de ne pas être aidées à soutenir ceux qui, à la maison, ont besoin d’attentions spéciales et de soins. « Venez à moi vous tous qui peinez sous le poids du fardeau », dit Jésus.

Chères familles, le Seigneur connaît nos fatigues : il les connaît ! Et il connaît les poids de notre vie. Mais le Seigneur connaît aussi notre profond désir de trouver la joie du repos ! Vous vous rappelez ? Jésus a dit : « que votre joie soit complète » (Jn 15, 11). Jésus veut que notre joie soit complète. Il l’a dit aux apôtres et il nous le répète aujourd’hui. Alors, ceci est la première chose que, ce soir, je veux partager avec vous, et c’est une parole de Jésus : Venez à moi, familles du monde entier – dit Jésus – et je vous donnerai le repos, afin que votre joie soit complète. Et cette parole de Jésus, portez-la chez vous, portez-la dans votre cœur, partagez-la en famille. Il nous invite à venir à lui pour nous donner, pour donner à tous la joie.

2. La seconde parole, je la prends du rituel du Mariage. Celui qui se marie dans le Sacrement dit : « Je promets de te rester fidèle, dans le bonheur et dans les épreuves, dans la santé et dans la maladie, et de t’aimer tous les jours de ma vie ». Les époux, à ce moment, ne savent pas ce qui arrivera, ils ne savent pas quelles joies et quelles peines les attendent. Ils partent, comme Abram, ils se mettent en route ensemble. Et c’est cela le mariage ! Partir et marcher ensemble, main dans la main, s’en remettant entre les mains du Seigneur. Main dans la main, toujours et pour toute la vie ! Et ne pas prêter attention à cette culture du provisoire, qui morcèle notre vie !

Avec cette confiance en la fidélité de Dieu on peut tout affronter, sans peur, avec responsabilité. Les époux chrétiens ne sont pas naïfs, ils connaissent les problèmes et les dangers de la vie. Mais ils n’ont pas peur d’assumer leurs responsabilités, devant Dieu et la société ; sans s’échapper, sans s’isoler, sans renoncer à la mission de former une famille et de mettre au monde des enfants. – Mais aujourd’hui, mon Père, c’est difficile…–. En effet, c’est difficile. C’est pour cela que la grâce est nécessaire, la grâce que nous donne le Sacrement! Les Sacrements ne servent pas à décorer la vie - mais quel beau mariage, quelle belle cérémonie, quelle belle fête !... Mais ce n’est pas le Sacrement, ce n’est pas la grâce du Sacrement. C’est une décoration ! Et la grâce ne sert pas à décorer la vie, elle sert pour nous rendre forts dans la vie, pour nous rendre courageux, pour pouvoir avancer ! Sans s’isoler, toujours ensemble. Les chrétiens se marient dans le Sacrement parce qu’ils ont conscience d’en avoir besoin ! Ils en ont besoin pour être unis entre eux, et pour accomplir leur mission de parents. « Dans le bonheur et dans les épreuves, dans la santé et dans la maladie ». Ainsi disent les époux dans le Sacrement et dans leur Mariage ils prient ensemble et avec la communauté. Pourquoi ? Parce qu’on a l’habitude de faire comme cela ? Non ! Ils le font parce qu’ils en ont besoin pour le long voyage qu’ils doivent faire ensemble : un long voyage qui ne s’effectue pas par bout de chemin, mais dure toute la vie ! Et ils ont besoin de l’aide de Jésus pour marcher ensemble avec confiance, pour s’accueillir l’un l’autre chaque jour, et se pardonner chaque jour ! C’est important ! Savoir se pardonner en famille, car tous nous avons des défauts, tous ! Parfois nous faisons des choses qui ne sont pas bonnes et font mal aux autres ! Avoir le courage de s’excuser, quand nous nous trompons en famille…

Il y a quelques semaines, sur cette place, j’ai dit que pour conduire une famille, il est nécessaire d’utiliser trois mots. Je veux le répéter. Trois mots : permission, merci, excuse. Trois mots clés ! Nous demandons la permission afin de ne pas être envahissants en famille. « Puis-je faire cela ? ça te plaît que je fasse cela ? ». Par le langage de la demande de permission. Nous disons merci, merci pour l’amour ! Mais dis-moi, combien de fois, par jour, tu dis merci à ton épouse, et toi à ton époux ? Combien de jours passent, sans que tu ne dises ce mot : merci ? Et le dernier : excuse. Tous nous nous trompons et parfois quelqu’un est offensé dans la famille et dans le mariage, et quelquefois – je dis – les assiettes volent, on se dit des paroles violentes, mais écoutez ce conseil : ne pas finir la journée sans faire la paix. La paix se refait chaque jour en famille ! « Excusez-moi », voici, et on recommence. Permission, merci, excuse ! Nous le disons ensemble ? (ils répondent : « oui »). Permission, merci et excuse ! Vivons ces trois mots en famille ! Se pardonner tous les jours.

Dans sa vie, la famille connaît beaucoup de beaux moments : le repos, le repas ensemble, la sortie dans le parc ou à la campagne, la visite aux grands-parents, la visite à une personne malade… Mais s’il manque l’amour, il manque la joie, il manque la fête, et l’amour c’est Jésus qui nous le donne toujours : il est la source inépuisable. Là, dans le Sacrement, il nous donne sa Parole et il nous donne le Pain de la vie, pour que notre joie soit complète.

3. Et pour terminer, devant nous cette icône de la Présentation de Jésus au Temple. C’est une icône vraiment belle et importante. Contemplons-la et faisons-nous aider par cette image. Comme vous tous, les protagonistes de la scène ont leur histoire : Marie et Joseph se sont mis en marche, pèlerins vers Jérusalem, par obéissance à la Loi du Seigneur ; de même le vieux Siméon et la prophétesse Anne, également très âgée, arrivent au Temple poussés par l’Esprit Saint. La scène nous montre cet entrelacement de trois générations, l’entrelacement de trois générations : Siméon tient dans ses bras l’enfant Jésus dans lequel il reconnaît le Messie, et Anne est représentée dans le geste de louange de Dieu et d’annonce du salut à ceux qui attendaient la rédemption d’Israël. Ces deux personnes âgées représentent la foi en tant que mémoire. Mais je vous demande : « écoutez-vous les grands-parents ? Ouvrez-vous le cœur à la mémoire que nous donnent les grands-parents ? Les grands-parents sont la sagesse de la famille, ils sont la sagesse d’un peuple. Et un peuple qui n’écoute pas les grands-parents, est un peuple qui meurt ! Écouter les grands-parents ! Marie et Joseph sont la Famille sanctifiée par la présence de Jésus, qui est l’accomplissement de toutes les promesses. Toute famille, comme celle de Nazareth, est insérée dans l’histoire d’un peuple et ne peut exister sans les générations précédentes. Et c’est pourquoi, aujourd’hui, nous avons ici les grands-parents et les enfants. Les enfants apprennent des grands-parents, de la génération précédente.

Chères familles, vous aussi vous faites partie du peuple de Dieu. Marchez dans la joie, ensemble avec ce peuple. Demeurez toujours unies à Jésus et portez-le à tous par votre témoignage. Je vous remercie d’être venues. Ensemble, faisons nôtres les paroles de saint Pierre, qui nous donnent la force, et nous donneront la force dans les moments difficiles : « Seigneur, vers qui pourrions-nous aller ? Tu as les paroles de la vie éternelle » (Jn 6, 68). Avec la grâce du Christ, vivez la joie de la foi ! Que le Seigneur vous bénisse et que Marie, notre Mère, vous protège et vous accompagne. Merci !

[01562-03.02] [Texte original: Italien]

TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE

Dear Families!
Good evening and welcome to Rome!

You have come as pilgrims from many parts of the world to profess your faith before the tomb of Saint Peter. This Square welcomes you and embraces you: we are one people, with one heart and soul, gathered by the Lord who loves and sustains us. I also greet the families who have joined us through television and the internet: this Square has expanded in every direction!

You have given this meeting a title: "Family, Live the Joy of Faith!" I like that title. I have listened to your experiences and the stories you have shared. I have seen so many children, so many grandparents… I have felt the pain of families living in situations of poverty and war. I have listened to the young people who want to be married even though they face numerous difficulties. And so, let us ask ourselves: how is it possible to live the joy which comes from faith, in the family, today? But I ask you also: is it possible to live this joy or is it not possible?

1. A saying of Jesus in the Gospel of Matthew speaks to us: "Come to me, all who labour and are heavy laden, and I will give you rest" (Mt 11:28). Life is often wearisome, and many times tragically so. We have heard this recently… Work is tiring; looking for work is exhausting. And finding work today requires much effort. But what is most burdensome in life is not this: what weighs more than all of these things is a lack of love. It weighs upon us never to receive a smile, not to be welcomed. Certain silences are oppressive, even at times within families, between husbands and wives, between parents and children, among siblings. Without love, the burden becomes even heavier, intolerable. I think of elderly people living alone, and families who receive no help in caring for someone at home with special needs. "Come to me, all who labour and are heavy laden", Jesus says.

Dear families, the Lord knows our struggles: he knows them. He knows the burdens we have in our lives. But the Lord also knows our great desire to find joy and rest! Do you remember? Jesus said, "… that your joy may be complete" (cf. Jn 15:11). Jesus wants our joy to be complete! He said this to the apostles and today he says it to us. Here, then, is the first thing I would like to share with you this evening, and it is a saying of Jesus: Come to me, families from around the world - Jesus says - and I will give you rest, so that your joy may be complete. Take home this Word of Jesus, carry it in your hearts, share it with the family. It invites us to come to Jesus so that he may give this joy to us and to everyone.

2. The second thing which I would share with you is an expression taken from the Rite of Marriage. Those who celebrate the sacrament say, "I promise to be true to you, in joy and in sadness, in sickness and in health; I will love you and honour you all the days of my life". At that moment, the couple does not know what will happen, nor what joys and pains await them. They are setting out, like Abraham, on a journey together. And that is what marriage is! Setting out and walking together, hand in hand, putting yourselves in the Lord’s powerful hands. Hand in hand, always and for the rest of your lives. And do not pay attention to this makeshift culture, which can shatter our lives.

With trust in God’s faithfulness, everything can be faced responsibly and without fear. Christian spouses are not naïve; they know life’s problems and temptations. But they are not afraid to be responsible before God and before society. They do not run away, they do not hide, they do not shirk the mission of forming a family and bringing children into the world. But today, Father, it is difficult… Of course it is difficult! That is why we need the grace, the grace that comes from the sacrament! The sacraments are not decorations in life – what a beautiful marriage, what a beautiful ceremony, what a beautiful banquet…But that is not the sacrament of marriage. That is a decoration! Grace is not given to decorate life but rather to make us strong in life, giving us courage to go forwards! And without isolating oneself but always staying together. Christians celebrate the sacrament of marriage because they know they need it! They need it to stay together and to carry out their mission as parents. "In joy and in sadness, in sickness and in health". This is what the spouses say to one another during the celebration of the sacrament and in their marriage they pray with one another and with the community. Why? Because it is helpful to do so? No! They do so because they need to, for the long journey they are making together: it is a long journey, not for a brief spell but for an entire life! And they need Jesus’ help to walk beside one another in trust, to accept one another each day, and daily to forgive one another. And this is important! To know how to forgive one another in families because we all make mistakes, all of us! Sometimes we do things which are not good and which harm others. It is important to have the courage to ask for forgiveness when we are at fault in the family.

Some weeks ago, in this very square, I said that in order to have a healthy family, three words need to be used. And I want to repeat these three words: please, thank you, sorry. Three essential words! We say please so as not to be forceful in family life: "May I please do this? Would you be happy if I did this?". We do this with a language that seeks agreement. We say thank you, thank you for love! But be honest with me, how many times do you say thank you to your wife, and you to your husband? How many days go by without uttering this word, thanks! And the last word: sorry. We all make mistakes and on occasion someone gets offended in the marriage, in the family, and sometimes - I say - plates are smashed, harsh words are spoken but please listen to my advice: don’t ever let the sun set without reconciling. Peace is made each day in the family: "Please forgive me", and then you start over. Please, thank you, sorry! Shall we say them together? [They reply "yes"] Please, thank you and sorry. Let us say these words in our families! To forgive one another each day!

The life of a family is filled with beautiful moments: rest, meals together, walks in the park or the countryside, visits to grandparents or to a sick person… But if love is missing, joy is missing, nothing is fun. Jesus gives always gives us that love: he is its endless source. In the sacrament he gives us his word and he gives us the bread of life, so that our joy may be complete.

3. Finally, here before us is the icon of Jesus’ Presentation in the Temple. It is a beautiful and meaningful picture. Let us contemplate it and let it help us. Like all of you, the persons depicted in this scene have a journey to make: Mary and Joseph have travelled as pilgrims to Jerusalem in obedience to the Law of the Lord; the aged Simeon and the elderly prophetess Anna have come to the Temple led by the Holy Spirit. In this scene three generations come together, the interweaving of three generations: Simeon holds in his arms the child Jesus, in whom he recognizes the Messiah, while Anna is shown praising God and proclaiming salvation to those awaiting the redemption of Israel. These two elderly persons represent faith as memory. But let me ask you: Do you listen to your grandparents? Do you open your hearts to the memories that your grandparents pass on? Grandparents are like the wisdom of the family, they are the wisdom of a people. And a people that does listen to grandparents is one that dies! Listen to your grandparents. Mary and Joseph are the family, sanctified by the presence of Jesus who is the fulfilment of all God’s promises. Like the Holy Family of Nazareth, every family is part of the history of a people; it cannot exist without the generations who have gone before it. Therefore, today we have grandparents and children. The children learn from their grandparents, from the previous generation.

Dear families, you, too, are a part of God’s people. Walk joyfully in the midst of this people. Remain ever close to Jesus and carry him to everyone by your witness. I thank you for having come here. Together, let us make our own the words of Saint Peter, words which strengthen us and which will confirm us in times of trial: "Lord, to whom shall we go? You have the words of everlasting life" (Jn 6:68). With the help of Christ’s grace, live the joy of faith! May the Lord bless you, and may Mary, our Mother, protect you and be ever at your side. Thank you!

[01562-02.02] [Original text: Italian]

TRADUZIONE IN LINGUA TEDESCA

Liebe Familien!
Guten Abend und willkommen in Rom!

Ihr seid als Pilger aus vielen Teilen der Welt gekommen, um am Grab des heiligen Petrus euren Glauben zu bekennen. Dieser Platz empfängt und umarmt euch: Wir sind ein Volk und eine Seele, zusammengerufen vom Herrn, der uns liebt und uns trägt. Ich begrüße auch all die Familien, die über Fernsehen und Internet mit uns verbunden sind – ein Platz, der sich bis ins Grenzenlose ausweitet!

Ihr habt diesem Augenblick das Motto gegeben: „Familie, lebe die Freude des Glaubens!" Dieser Titel gefällt mir. Ich habe von euren Erfahrungen gehört, die Geschichten, die ihr erzählt habt. Ich habe so viele Kinder gesehen, so viele Großeltern… Ich habe das Leid der Familien gespürt, die in Situationen der Armut und des Krieges leben. Ich habe die Jugendlichen gehört, die heiraten wollen, wenn auch unter tausend Schwierigkeiten. Und nun fragen wir uns: Wie ist es möglich, heute in der Familie die Freude des Glaubens zu leben? Aber ich frage auch euch: Ist es möglich, diese Freude zu leben, oder ist es nicht möglich?

1. Im Matthäusevangelium gibt es ein Wort Jesu, das uns hilfreich ist: »Kommt alle zu mir, die ihr euch plagt und schwere Lasten zu tragen habt. Ich werde euch Ruhe verschaffen« (Mt 11,28). Das Leben ist oft mühsam, oftmals auch tragisch! Wir haben es gerade gehört… Arbeiten bedeutet Mühe; Arbeit suchen bedeutet Mühe. Und heute Arbeit zu finden, erfordert sehr viel Mühe von uns! Doch was im Leben schwerer wiegt, ist nicht das: Was schwerer wiegt als alle diese Dinge, ist der Mangel an Liebe. Es ist schwer, kein Lächeln zu erhalten, nicht angenommen zu sein. Schwer lastet so manches Schweigen, manchmal auch in der Familie, zwischen Eheleuten, zwischen Eltern und Kindern, unter Geschwistern. Ohne Liebe lastet die Mühe schwerer, wird unerträglich. Ich denke an die einsamen Alten, an die Familien, die sich abmühen, weil sie keine Hilfe haben bei der Unterstützung derer im Haus, die besonderer Hinwendung und Pflege bedürfen. »Kommt alle zu mir, die ihr euch plagt und schwere Lasten zu tragen habt«, sagt Jesus.

Liebe Familien, der Herr kennt unsere Mühen, er kennt sie! Und er kennt die Lasten unseres Lebens. Aber der Herr kennt auch unsere tiefe Sehnsucht, die Freude der Erquickung zu finden! Erinnert ihr euch? Jesus hat gesagt: »Eure Freude soll vollkommen sein« (vgl. Joh 15,11). Jesus will, dass unsere Freude vollkommen ist! Das hat er zu den Aposteln gesagt, und er wiederholt es heute für uns. Dies ist also ist das erste, was ich heute mit euch teilen möchte, und es ist ein Wort Jesu: Kommt zu mir, Familien aus aller Welt – sagt Jesus – und ich will euch Ruhe verschaffen, damit eure Freude vollkommen sei. Und dieses Wort Jesu, tragt es nach Hause, tragt es im Herzen, teilt es miteinander in der Familie! Er lädt uns ein, zu ihm zu gehen, um uns, um allen die Freude zu schenken.

2. Das zweite Wort entnehme ich dem Ritus der Trauung. Wer eine sakramentale Ehe schließt, sagt: »Ich verspreche dir die Treue in guten und bösen Tagen, in Gesundheit und Krankheit, bis der Tod uns scheidet. Ich will dich lieben, achten und ehren alle Tage meines Lebens.« Die Brautleute wissen in jenem Moment nicht, was geschehen wird, sie wissen nicht, welche Freuden und welche Leiden sie erwarten. Sie brechen auf wie Abraham und machen sich gemeinsam auf den Weg. Und das ist die Ehe! Aufbrechen und gemeinsam gehen, Hand in Hand, im Vertrauen auf die große Hand des Herrn. Hand in Hand, immer und das ganze Leben lang! Und nicht auf diese Kultur des Provisorischen achten, die uns das Leben zerstückelt!

Mit diesem Vertrauen auf die Treue Gottes nimmt man alles in Angriff, furchtlos und verantwortungsvoll. Die christlichen Brautleute sind nicht naiv, sie kennen die Probleme und die Gefahren des Lebens. Doch sie haben keine Angst, ihre Verantwortung zu übernehmen, vor Gott und der Gesellschaft. Ohne wegzulaufen, ohne sich zu isolieren, ohne auf die Aufgabe zu verzichten, eine Familie zu bilden und Kinder in die Welt zu setzen. – Aber heute, Pater, ist das schwierig… – Sicher, es ist schwierig. Darum braucht es die Gnade, die Gnade, die uns das Sakrament verleiht! Die Sakramente sind nicht dafür da, das Leben zu dekorieren – aber was für eine schöne Hochzeit, was für eine schöne Zeremonie, welch schönes Fest!... Doch das ist nicht das Sakrament, das ist nicht die Gnade des Sakraments. Das ist eine Dekoration! Und die Gnade ist nicht da, um das Leben zu verschönern, sie ist da, um uns im Leben zu stärken, um uns mutig zu machen, damit wir vorangehen können! Ohne uns zu isolieren, immer gemeinsam. Die Christen schließen eine sakramentale Ehe, weil sie sich bewusst sind, dass sie es brauchen! Sie brauchen es, um miteinander vereint zu sein und um ihre Aufgabe als Eltern zu erfüllen. „In guten und bösen Tagen, in Gesundheit und Krankheit". So sagen es die Brautleute im Ritus des Sakraments, und bei ihrer Trauung beten sie gemeinsam und mit der Gemeinde. Warum? Weil es so der Brauch ist? Nein! Sie tun es, weil sie es nötig haben für die lange Reise, die sie miteinander machen müssen: eine lange Reise, die nicht in Stücke zerbricht, sondern das ganze Leben dauert! Und sie brauchen die Hilfe Jesu, um gemeinsam vertrauensvoll voranzugehen, um einander Tag für Tag anzunehmen und einander täglich zu verzeihen! Und das ist wichtig! In den Familien einander zu verzeihen wissen, denn alle haben wir unsere Fehler, alle! Manchmal tun wir Dinge, die nicht gut sind und den anderen weh tun. Den Mut haben, um Verzeihung zu bitten, wenn wir in der Familie einen Fehler machen…

Vor einigen Wochen habe ich auf diesem Platz gesagt, dass es, um eine Familie voranzubringen, nötig ist, drei Worte zu gebrauchen. Ich will es wiederholen. Drei Worte: „darf ich?", „danke" und „entschuldige". Drei Schlüsselworte! Wir fragen: „darf ich?", um in der Familie nicht aufdringlich zu sein: „Darf ich das tun? Gefällt es dir, wenn ich dies tue?" Mit den Worten, mit denen man um Erlaubnis bittet. Sagen wir: „Danke", „danke" aus Liebe! – Aber sag mir, wie oft am Tag sagst du zu deiner Frau: „danke", und du zu deinem Mann? Wie viele Tage vergehen, ohne dieses Wort zu sagen: „danke"! Und das letzte: „entschuldige". Alle machen wir Fehler, und manchmal ist einer in der Familie und in der Ehe beleidigt, und manchmal – ich sage das so – fliegen die Teller, fallen harte Worte… Aber hört diesen Rat: Lasst den Tag nicht zu Ende gehen, ohne Frieden zu schließen! Der Friede muss in der Familie jeden Tag wieder hergestellt werden! „Entschuldigung!" – das ist es, und man beginnt wieder neu. „Darf ich?", „danke", „entschuldige"! Wollen wir das gemeinsam sagen? [Antwort vom Platz: „Ja!"] „Darf ich?", „danke", „entschuldige"! Gebrauchen wir diese drei Worte in der Familie! Jeden Tag einander verzeihen!

Im Leben erfährt die Familie viele schöne Augenblicke: die Ruhe, das gemeinsame Mahl, der Ausflug in den Park oder aufs Land, der Besuch bei den Großeltern, der Besuch bei einem Kranken… Doch wenn die Liebe fehlt, fehlt die Freude, fehlt das Fest – und die Liebe, sie erhalten wir immer von Jesus: Er ist die unerschöpfliche. Dort, im Sakrament, schenkt er uns sein Wort, und er schenkt uns das Brot des Lebens, damit unsere Freude vollkommen sei.

3. Und schließlich steht da vor uns diese Ikone der Darstellung Jesu im Tempel. Es ist eine wirklich schöne und bedeutende Ikone. Betrachten wir sie und lassen wir uns von diesem Bild helfen. Wie ihr alle, haben auch die Hauptfiguren dieser Szene ihren Weg: Maria und Josef haben sich auf den Weg gemacht, als Pilger nach Jerusalem, im Gehorsam gegenüber dem Gesetz des Herrn; auch der alte Simeon und die hochbetagte Prophetin Hanna kommen, vom Heiligen Geist getrieben, in den Tempel. Die Szene zeigt uns diese Verflechtung von drei Generationen, die Verflechtung von drei Generationen: Simeon trägt das Jesuskind im Arm, in dem er den Messias erkennt, und Hanna ist dargestellt, wie sie Gott lobt und allen, die die Erlösung Israels erwarteten, das Heil verkündet. Diese beiden Alten stehen für den Glauben als Gedächtnis. Aber ich frage euch: Hört ihr auf die Großeltern? Öffnet ihr euer Herz dem Gedächtnis, das uns die Großeltern schenken? Die Großeltern sind die Weisheit der Familie, sie sind die Weisheit eines Volkes. Und ein Volk, das nicht auf die Großeltern hört, ist ein Volk, das stirbt! Hört auf die Großeltern! Maria und Josef sind die durch die Gegenwart Jesu geheiligte Familie; er ist die Erfüllung aller Verheißungen. Jede Familie ist, wie jene von Nazareth, in die Geschichte eines Volkes eingefügt und kann nicht existieren ohne die vorangegangenen Generationen. Und darum haben wir heute hier die Großeltern und die Kinder. Die Kinder lernen von den Großeltern, von der vorangegangenen Generation.

Liebe Familien, auch ihr seid ein Teil des Volkes Gottes. Geht euren Weg mit Freude gemeinsam mit diesem Volk. Bleibt immer vereint mit Jesus und bringt ihn mit eurem Zeugnis zu allen. Ich danke euch, dass ihr gekommen seid. Machen wir uns gemeinsam die Worte des heiligen Petrus zu Eigen, die uns Kraft geben und uns in den schwierigen Momenten Kraft geben werden: »Herr, zu wem sollen wir gehen? Du hast Worte des ewigen Lebens« (Joh 6,68). Lebt mit der Gnade Christi die Freude des Glaubens! Der Herr segne euch, und Maria, unsere Mutter, behüte und begleite euch. Danke!

[01562-05.02] [Originalsprache: Italienisch]

TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA

Queridas familias:
Buenas tardes y bienvenidas a Roma.

Han llegado en peregrinación de muchas partes del mundo para profesar su fe ante el sepulcro de San Pedro. Esta plaza les acoge y les abraza: formamos un solo pueblo, con una sola alma, convocados por el Señor que nos ama y no nos abandona. Saludo también a todas las familias que nos siguen por televisión e internet: una plaza que se ensancha sin fronteras.

Han querido llamar a este momento: "Familia, vive la alegría de la fe". Me gusta este título. He escuchado sus experiencias, las historias que han contado. He visto a muchos niños, muchos abuelos… He sentido el dolor de las familias que viven en medio de la pobreza y de la guerra. He escuchado a los jóvenes que quieren casarse, aunque se encuentran con mil dificultades. Y, en medio de todo esto, nos preguntamos: ¿cómo es posible vivir hoy la alegría de la fe en familia? Pero además les pregunto: "¿Es posible vivir esta alegría o no es posible?".

1. Hay unas palabras de Jesús, en el Evangelio de Mateo, que vienen en nuestra ayuda: "Vengan a mí todos los que están cansados y agobiados, y yo les aliviaré" (Mt 11,28). La vida a menudo es pesada, muchas veces incluso trágica. Lo hemos oído recientemente… Trabajar cansa; buscar trabajo es duro. Y encontrar trabajo hoy requiere mucho esfuerzo. Pero lo que más pesa en la vida no es esto: lo que más cuesta de todas estas cosas es la falta de amor. Pesa no recibir una sonrisa, no serquerido. Algunos silencios pesan, a veces incluso en la familia, entre marido y mujer, entre padres e hijos, entre hermanos. Sin amor las dificultadesson más duras, inaguantables. Pienso en los ancianos solos, en las familias que lo pasan mal porque no reciben ayuda para atender a quien necesita cuidados especiales en la casa. "Vengan a mí todos los que están cansados y agobiados", dice Jesús.

Queridas familias, el Señor conoce nuestras dificultades: ¡las conoce! Y conoce los pesos de nuestra vida. Pero el Señor sabe también que dentro de nosotros hay un profundo anhelo de encontrar la alegría del consuelo. ¿Recuerdan? Jesús dijo: "Su alegría llegue a plenitud" (Jn 15,11). Jesús quiere que nuestra alegría sea plena. Se lo dijo a los apóstoles y nos lo repite a nosotros hoy. Esto es lo primero que quería compartir con ustedes esta tarde, y son unas palabras de Jesús: Vengan a mí, familias de todo el mundo –dice Jesús–, y yo les aliviaré, para que su alegría llegue a plenitud. Y estas palabras de Jesús llévenlas a casa, llévenlas en el corazón, compártanlas en familia. Nos invita a ir a Él para darnos, para dar a todos la alegría.

2. Las siguientes palabras, las tomo del rito del Matrimonio. Quien se casa dice en el Sacramento: "Prometo serte siempre fiel, en la prosperidad y en la adversidad, en la salud y en la enfermedad, y así amarte y respetarte todos los días de mi vida". Los esposos en ese momento no saben lo que sucederá, no saben la prosperidad o adversidad que les espera. Se ponen en marcha, como Abrahán; se ponen en camino juntos. ¡Y esto es el matrimonio! Ponerse en marcha, caminar juntos, mano con mano, confiando en la gran mano del Señor. ¡Mano con mano, siempre y para toda la vida! Y sin dejarse llevar por esta cultura de la provisionalidad, que nos hace trizas la vida.

Con esta confianza en la fidelidad de Dios se afronta todo, sin miedo, con responsabilidad. Los esposos cristianos no son ingenuos, conocen los problemas y peligros de la vida. Pero no tienen miedo a asumir su responsabilidad, ante Dios y ante la sociedad. Sin huir, sin aislarse, sin renunciar a la misión de formar una familia y traer al mundo hijos. –Pero, Padre, hoy es difícil… -Ciertamente es difícil. Por eso se necesita la gracia, la gracia que nos da el Sacramento. Los Sacramentos no son un adorno en la vida. "Pero qué hermoso matrimonio, qué bonita ceremonia, qué gran fiesta!". Eso no es el Sacramento; no es ésa la gracia del Sacramento. Eso es un adorno. Y la gracia no es para decorar la vida, es para darnos fuerza en la vida, para darnos valor, para poder caminar adelante. Sin aislarse, siempre juntos. Los cristianos se casan mediante el Sacramento porque saben que lo necesitan. Les hace falta para estar unidos entre sí y para cumplir su misión como padres: "En la prosperidad y en la adversidad, en la salud y en la enfermedad".Así dicen los esposos en el Sacramento y en la celebración de su Matrimonio rezan juntos y con la comunidad. ¿Por qué? ¿Porque así se suele hacer? No. Lo hacen porque tienen necesidad, para el largo viaje que han de hacer juntos: un largo viaje que no es a tramos, ¡dura toda la vida! Y necesitan la ayuda de Jesús, para caminar juntos con confianza, para quererse el uno al otro día a día, y perdonarse cada día. Y esto es importante. Saber perdonarse en las familias, porque todos tenemos defectos, ¡todos! A veces hacemos cosas que no son buenas y hacen daño a los demás. Tener el valor de pedir perdón cuando nos equivocamos en la familia…

Hace unas semanas dije en esta plaza que para sacar adelante una familia es necesario usar tres palabras. Quisiera repetirlo. Tres palabras: permiso, gracias, perdón. ¡Tres palabras clave! Pedimos permiso para ser respetuosos en la familia. "¿Puedo hacer esto? ¿Te gustaría que hiciese eso?". Con el lenguaje de pedir permiso. ¡Digamos gracias, gracias por el amor! Pero dime, ¿cuántas veces al día dices gracias a tu mujer, y tú a tu marido? ¡Cuántos días pasan sin pronunciar esta palabra: Gracias! Y la última: perdón: Todos nos equivocamos y a veces alguno se ofende en la familia y en el matrimonio, y algunas veces –digo yo- vuelan los platos, se dicen palabras fuertes, per escuchen este consejo: no acaben la jornada sin hacer las paces. ¡La paz se renueva cada día en la familia! "¡Perdóname!". Y así se empieza de nuevo. Permiso, gracias, perdón. ¿Lo decimos juntos? (Responden: Sí). ¡Permiso, gracias, perdón! Usemos estas tres palabras en la familia. ¡Perdonarse cada día!

En la vida de una familia hay muchos momentos hermosos: el descanso, la comida juntos, la salida al parque o al campo, la visita a los abuelos, la visita a una persona enferma… Pero si falta el amor, falta la alegría, falta la fiesta, y el amor nos lo da siempre Jesús: Él es la fuente inagotable. Allí Él, en el Sacramento, nos da su Palabra y nos da el Pan de vida, para que nuestra alegría llegue a plenitud.

3. Y para concluir, aquí adelante se encuentra el icono de la Presentación de Jesús en el Templo. Es un icono realmente hermoso e importante. Contemplémoslo y dejémonos ayudar por esta imagen. Como todos ustedes, también los protagonistas de esta escena han hecho su camino: María y José se han puesto en marcha, como peregrinos a Jerusalén, para cumplir la ley del Señor; del mismo modo el viejo Simeón y la profetisa Ana, también ella muy anciana, han llegado al Templo llevados por el Espíritu Santo. La escena nos muestra este encuentro de tres generaciones, el encuentro de tres generaciones: Simeón tiene en brazos al Niño Jesús, en el cual reconoce al Mesías, y Ana aparece alabando a Dios y anunciando la salvación a quien espera la redención de Israel. Estos dos ancianos representan la fe como memoria. Y yo les pregunto: "¿Ustedes escuchan a los abuelos? ¿Abren su corazón a la memoria que nos transmiten los abuelos? Los abuelos son la sabiduría de la familia, son la sabiduría de un pueblo. Y un pueblo que no escucha a los abuelos es un pueblo que muere. ¡Escuchar a los abuelos! María y José son la familia santificada por la presencia de Jesús, que es el cumplimiento de todas las promesas. Toda familia, como la de Nazaret, forma parte de la historia de un pueblo y no podría existir sin las generaciones precedentes. Y por eso hoy tenemos aquí a los abuelos y a los niños. Los niños aprenden de los abuelos, de la generación precedente.

Queridas familias, también ustedes son parte del pueblo de Dios. Caminen con alegría junto a este pueblo. Permanezcan siempre unidas a Jesús y den testimonio de Éla todos. Les agradezco que hayan venido. Juntos, hagamos nuestras las palabras de San Pedro, que nos dan y nos seguirán dando fuerza en los momentos difíciles: "Señor, ¿a quién vamos a acudir? Tú tienes palabras de vida eterna" (Jn 6,68). Con la gracia de Cristo, vivan la alegría de fe. El Señor les bendiga y María, nuestra Madre, les proteja y les acompañe. Gracias.

[01562-04.02] [Texto original: Italiano]

TRADUZIONE IN LINGUA PORTOGHESE

Queridas famílias, boa tarde!
Bem-vindas a Roma!

Viestes, como peregrinas, de muitas partes do mundo, para professar a vossa fé diante do túmulo de São Pedro. Esta praça acolhe-vos e abraça-vos: somos um só povo, com uma só alma, convocados pelo Senhor, que nos ama e sustenta. Saúdo também a todas as famílias que estão unidas através da televisão e da internet: uma praça que se espraia sem confins!

Quisestes chamar a este momento «Família, vive a alegria da fé!» Gosto deste título! Entretanto escutei as vossas experiências, os casos que contastes. Vi tantas crianças, tantos avós... Pressenti a tristeza das famílias que vivem em situação de pobreza e de guerra. Ouvi os jovens que se querem casar, mesmo por entre mil e uma dificuldades. E então surge-nos a pergunta: Como é possível, hoje, viver a alegria da fé em família? Mas eu pergunto-vos também: «É possível viver esta alegria, ou não é possível?»

1. No Evangelho de Mateus, há uma palavra de Jesus que vem em nossa ajuda: «Vinde a Mim todos os que estais cansados e oprimidos, que Eu hei-de aliviar-vos» (Mt 11, 28). Muitas vezes a vida é gravosa, frequentemente mesmo trágica! Ainda recentemente o ouvíamos… Trabalhar é fatigante; procurar trabalho é fatigante. E encontrar emprego hoje pede-nos tanta fadiga! Mas, aquilo que mais pesa na vida não é isto: aquilo que pesa mais do que tudo isso é a falta de amor. Pesa não receber um sorriso, não ser benquisto. Pesam certos silêncios, às vezes mesmo em família, entre marido e esposa, entre pais e filhos, entre irmãos. Sem amor, a fadiga torna-se mais pesada, intolerável. Penso nos idosos sozinhos, nas famílias em dificuldade porque sem ajuda para sustentarem quem em casa precisa de especiais atenções e cuidados. «Vinde a Mim todos os que estais cansados e oprimidos», diz Jesus.

Queridas famílias, o Senhor conhece as nossas canseiras: conhece-as mesmo! E conhece os pesos da nossa vida. Mas o Senhor conhece também o nosso desejo profundo de achar a alegria do lenitivo. Lembrais-vos? Jesus disse: «A vossa alegria seja completa» (Jo 15, 11). Jesus quer que a nossa alegria seja completa! Disse-o aos apóstolos, e hoje repete-o a nós. Assim, esta é a primeira coisa que quero partilhar convosco nesta tarde, e é uma palavra de Jesus: Vinde a Mim, famílias de todo o mundo – diz Jesus –, e Eu vos hei-de aliviar, para que a vossa alegria seja completa. E esta Palavra de Jesus levai-a para casa, levai-a no coração, compartilhai-a em família. Convida-nos a ir ter com Ele, para nos dar, para dar a todos a alegria.

2. A segunda palavra, tomo-a do rito do Matrimónio. Neste sacramento, quem se casa diz: «Prometo ser-te fiel, amar-te e respeitar-te, na alegria e na tristeza, na saúde e na doença, todos os dias da nossa vida». Naquele momento, os esposos não sabem o que vai acontecer, não sabem quais são as alegrias e as tristezas que os esperam. Partem, como Abraão; põem-se juntos a caminho. E isto é o matrimónio! Partir e caminhar juntos, de mãos dadas, entregando-se na mão grande do Senhor. De mãos dadas, sempre e por toda a vida. E não façais caso desta cultura do provisório, que nos põe a vida em pedaços.

Com esta confiança na fidelidade de Deus, tudo se enfrenta, sem medo, com responsabilidade. Os esposos cristãos não são ingénuos, conhecem os problemas e os perigos da vida. Mas não têm medo de assumir a própria responsabilidade, diante de Deus e da sociedade. Sem fugir nem isolar-se, sem renunciar à missão de formar uma família e trazer ao mundo filhos. - Mas hoje, Padre, é difícil… - Sem dúvida que é difícil! Por isso, é precisa a graça, a graça que nos dá o sacramento! Os sacramentos não servem para decorar a vida – mas que lindo matrimónio, que linda cerimónia, que linda festa!... Mas aquilo não é o sacramento, aquela não é a graça do sacramento. Aquela é uma decoração! E a graça não é para decorar a vida, é para nos fazer fortes na vida, para nos fazer corajosos, para podermos seguir em frente! Sem nos isolarmos, sempre juntos. Os cristãos casam-se sacramentalmente, porque estão cientes de precisarem do sacramento! Precisam dele para viver unidos entre si e cumprir a missão de pais. «Na alegria e na tristeza, na saúde e na doença». Assim dizem os esposos no sacramento e, no seu Matrimónio, rezam juntos e com a comunidade, porquê? Porque é costume fazer assim? Não! Fazem-no, porque lhes serve para a longa viagem que devem fazer juntos: uma longa viagem, que não é feita de pedaços, dura a vida inteira! E precisam da ajuda de Jesus, para caminharem juntos com confiança, acolherem-se um ao outro cada dia e perdoarem-se cada dia. E isto é importante! Nas famílias, saber-se perdoar, porque todos nós temos defeitos, todos! Por vezes fazemos coisas que não são boas e fazemos mal aos outros. Tenhamos a coragem de pedir desculpa, quando erramos em família…

Algumas semanas atrás, nesta praça, disse que, para levar por diante uma família, é necessário usar três palavras. Três palavras: com licença, obrigado, desculpa. Três palavras-chave! Peçamos licença para não ser invasivos em família. «Posso fazer isto? Gostas que faça isto?» Com a linguagem de quem pede licença. Digamos obrigado, obrigado pelo amor! Mas diz-me: Quantas vezes ao dia dizes obrigado à tua esposa, e tu ao teu marido? Quantos dias passam sem eu dizer esta palavra: obrigado! E a última: desculpa. Todos erramos e às vezes alguém fica ofendido na família e no casal, e algumas vezes – digo eu – voam os pratos, dizem-se palavras duras… Mas ouvi este conselho: Não acabeis o dia sem fazer a paz. A paz faz-se de novo cada dia em família! «Desculpai-me»…, e assim se recomeça de novo. Com licença, obrigado, desculpa! Podemos dizê-lo juntos? (respondem: Sim!). Com licença, obrigado, desculpa! Pratiquemos estas três palavras em família. Perdoar-se cada dia!

Na vida, a família experimenta muitos momentos felizes: o descanso, a refeição juntos, o passeio até ao parque ou pelos campos, a visita aos avós, a visita a uma pessoa doente... Mas, se falta o amor, falta a alegria, falta a festa; ora o amor é sempre Jesus quem no-lo dá: Ele é a fonte inesgotável. Ele, no sacramento, dá-nos a sua Palavra e dá-nos o Pão da vida, para que a nossa alegria seja completa.

3. E para terminar aqui, diante de nós, este ícone da Apresentação de Jesus no Templo. É um ícone verdadeiramente belo e importante. Fixemo-lo e deixemo-nos ajudar por esta imagem. Como todos vós, também os protagonistas da cena têm o seu caminho: Maria e José puseram-se a caminho, indo como peregrinos a Jerusalém, obedecendo à Lei do Senhor; e o velho Simeão e a profetisa Ana, também ela muito idosa, vêm ao Templo impelidos pelo Espírito Santo. A cena mostra-nos este entrelaçamento de três gerações, este entrelaçamento de três gerações: Simeão segura nos braços o menino Jesus, em quem reconhece o Messias, e Ana é representada no gesto de louvar a Deus e anunciar a salvação a quem esperava a redenção de Israel. Estes dois anciãos representam a fé como memória. Mas eu pergunto: «Vós ouvis os avós? Abris o vosso coração à memória que nos dão os avós? Os avós são a sabedora da família, são a sabedoria de um povo. E um povo que não ouve os avós, é um povo que morre! Ouçamos os avós! Maria e José são a Família santificada pela presença de Jesus, que é o cumprimento de todas as promessas. Cada família, como a de Nazaré, está inserida na história de um povo e não pode existir sem as gerações anteriores. E por isso hoje temos aqui os avós e as crianças. As crianças aprendem dos avós, da geração anterior.

Queridas famílias, também vós fazeis parte do povo de Deus. Caminhai felizes, juntamente com este povo. Permanecei sempre unidas a Jesus e levai-O a todos com o vosso testemunho. Obrigado por terdes vindo. Juntos, façamos nossas estas palavras de São Pedro, que nos têm dado força e continuarão a dar nos momentos difíceis: «A quem iremos nós, Senhor? Tu tens palavras de vida eterna!» (Jo 6, 68). Com a graça de Cristo, vivei a alegria da fé! O Senhor vos abençoe e Maria, nossa Mãe, vos guarde e acompanhe! Obrigado!

[01562-06.02] [Texto original: Italiano]

[B0699-XX.02]