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VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE FRANCESCO AD ASSISI (III), 04.10.2013


VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE FRANCESCO AD ASSISI (III)

CELEBRAZIONE DELLA SANTA MESSA NELLA PIAZZA SAN FRANCESCO IN ASSISI

PRANZO CON I POVERI AL CENTRO DI PRIMA ACCOGLIENZA DELLA CARITAS A PIAZZALE DONEGANI IN SANTA MARIA DEGLI ANGELI

CELEBRAZIONE DELLA SANTA MESSA NELLA PIAZZA SAN FRANCESCO IN ASSISI

OMELIA DEL SANTO PADRE

TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE

TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE

TRADUZIONE IN LINGUA TEDESCA

TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA

TRADUZIONE IN LINGUA PORTOGHESE

TRADUZIONE IN LINGUA POLACCA

TRADUZIONE IN LINGUA ARABA

Giunto alla Basilica Superiore di San Francesco, il Papa è stato accolto all’ingresso dal Legato Pontificio per le Basiliche di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli in Assisi, Card. Attilio Nicora, dal Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Enrico Letta, in rappresentanza del Governo Italiano, dal Ministro Generale dell’Ordine Francescano dei Frati Minori Conventuali, Fr. Marco Tasca, dal Custode del Sacro Convento, Fr. Mauro Gambetti, e dalla Comunità religiosa del Sacro Convento.
Il Santo Padre è entrato quindi nella Basilica Superiore e si è recato nella Cripta per la venerazione, in forma privata, della tomba di San Francesco.
Alle ore 11.00, nella Piazza antistante la Basilica, Papa Francesco ha presieduto la Celebrazione Eucaristica. Nel corso della Santa Messa, introdotta dal saluto dell’Arcivescovo-Vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, S.E. Mons. Domenico Sorrentino, dopo la proclamazione del Vangelo il Papa ha pronunciato l’omelia che pubblichiamo di seguito:

OMELIA DEL SANTO PADRE

«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli» (Mt 11,25).

Pace e bene a tutti! Con questo saluto francescano vi ringrazio per essere venuti qui, in questa Piazza, carica di storia e di fede, a pregare insieme.

Oggi anch’io, come tanti pellegrini, sono venuto per rendere lode al Padre di tutto ciò che ha voluto rivelare a uno di questi "piccoli" di cui ci parla il Vangelo: Francesco, figlio di un ricco commerciante di Assisi. L’incontro con Gesù lo portò a spogliarsi di una vita agiata e spensierata, per sposare "Madonna Povertà" e vivere da vero figlio del Padre che è nei cieli. Questa scelta, da parte di san Francesco, rappresentava un modo radicale di imitare Cristo, di rivestirsi di Colui che, da ricco che era, si è fatto povero per arricchire noi per mezzo della sua povertà (cfr 2 Cor 8,9). In tutta la vita di Francesco l’amore per i poveri e l’imitazione di Cristo povero sono due elementi uniti in modo inscindibile, le due facce di una stessa medaglia.

Che cosa testimonia san Francesco a noi, oggi? Che cosa ci dice, non con le parole – questo è facile – ma con la vita?

1. La prima cosa che ci dice, la realtà fondamentale che ci testimonia è questa: essere cristiani è un rapporto vitale con la Persona di Gesù, è rivestirsi di Lui, è assimilazione a Lui.

Da dove parte il cammino di Francesco verso Cristo? Parte dallo sguardo di Gesù sulla croce. Lasciarsi guardare da Lui nel momento in cui dona la vita per noi e ci attira a Lui. Francesco ha fatto questa esperienza in modo particolare nella chiesetta di san Damiano, pregando davanti al crocifisso, che anch’io oggi potrò venerare. In quel crocifisso Gesù non appare morto, ma vivo! Il sangue scende dalle ferite delle mani, dei piedi e del costato, ma quel sangue esprime vita. Gesù non ha gli occhi chiusi, ma aperti, spalancati: uno sguardo che parla al cuore. E il Crocifisso non ci parla di sconfitta, di fallimento; paradossalmente ci parla di una morte che è vita, che genera vita, perché ci parla di amore, perché è l’Amore di Dio incarnato, e l’Amore non muore, anzi, sconfigge il male e la morte. Chi si lascia guardare da Gesù crocifisso viene ri-creato, diventa una «nuova creatura». Da qui parte tutto: è l’esperienza della Grazia che trasforma, l’essere amati senza merito, pur essendo peccatori. Per questo Francesco può dire, come san Paolo: «Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo» (Gal 6,14).

Ci rivolgiamo a te, Francesco, e ti chiediamo: insegnaci a rimanere davanti al Crocifisso, a lasciarci guardare da Lui, a lasciarci perdonare, ricreare dal suo amore.

2. Nel Vangelo abbiamo ascoltato queste parole: «Venite a me, voi tutti, che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,28-29).

Questa è la seconda cosa che Francesco ci testimonia: chi segue Cristo, riceve la vera pace, quella che solo Lui, e non il mondo, ci può dare. San Francesco viene associato da molti alla pace, ed è giusto, ma pochi vanno in profondità. Qual è la pace che Francesco ha accolto e vissuto e ci trasmette? Quella di Cristo, passata attraverso l’amore più grande, quello della Croce. E’ la pace che Gesù Risorto donò ai discepoli quando apparve in mezzo a loro (cfr Gv 20,19.20).

La pace francescana non è un sentimento sdolcinato. Per favore: questo san Francesco non esiste! E neppure è una specie di armonia panteistica con le energie del cosmo… Anche questo non è francescano! Anche questo non è francescano, ma è un’idea che alcuni hanno costruito! La pace di san Francesco è quella di Cristo, e la trova chi "prende su di sé" il suo "giogo", cioè il suo comandamento: Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato (cfr Gv 13,34; 15,12). E questo giogo non si può portare con arroganza, con presunzione, con superbia, ma solo si può portare con mitezza e umiltà di cuore.

Ci rivolgiamo a te, Francesco, e ti chiediamo: insegnaci ad essere "strumenti della pace", della pace che ha la sua sorgente in Dio, la pace che ci ha portato il Signore Gesù.

3. Francesco inizia il Cantico così: "Altissimo, onnipotente, bon Signore… Laudato sie… cun tutte le tue creature" (FF, 1820). L’amore per tutta la creazione, per la sua armonia! Il Santo d’Assisi testimonia il rispetto per tutto ciò che Dio ha creato e come Lui lo ha creato, senza sperimentare sul creato per distruggerlo; aiutarlo a crescere, a essere più bello e più simile a quello che Dio ha creato. E soprattutto san Francesco testimonia il rispetto per tutto, testimonia che l’uomo è chiamato a custodire l’uomo, che l’uomo sia al centro della creazione, al posto dove Dio - il Creatore - lo ha voluto. Non strumento degli idoli che noi creiamo! L’armonia e la pace! Francesco è stato uomo di armonia, uomo di pace. Da questa Città della Pace, ripeto con la forza e la mitezza dell’amore: rispettiamo la creazione, non siamo strumenti di distruzione! Rispettiamo ogni essere umano: cessino i conflitti armati che insanguinano la terra, tacciano le armi e dovunque l’odio ceda il posto all’amore, l’offesa al perdono e la discordia all’unione. Sentiamo il grido di coloro che piangono, soffrono e muoiono a causa della violenza, del terrorismo o della guerra, in Terra Santa, tanto amata da san Francesco, in Siria, nell’intero Medio Oriente, in tutto il mondo.

Ci rivolgiamo a te, Francesco, e ti chiediamo: ottienici da Dio il dono che in questo nostro mondo ci sia armonia, pace e rispetto per il Creato!

Non posso dimenticare, infine, che oggi l’Italia celebra san Francesco quale suo Patrono. E do gli auguri a tutti gli italiani, nella persona del Capo del governo, qui presente. Lo esprime anche il tradizionale gesto dell’offerta dell’olio per la lampada votiva, che quest’anno spetta proprio alla Regione Umbria. Preghiamo per la Nazione italiana, perché ciascuno lavori sempre per il bene comune, guardando a ciò che unisce più che a ciò che divide.

Faccio mia la preghiera di san Francesco per Assisi, per l’Italia, per il mondo: «Ti prego dunque, o Signore Gesù Cristo, padre delle misericordie, di non voler guardare alla nostra ingratitudine, ma di ricordarti sempre della sovrabbondante pietà che in [questa città] hai mostrato, affinché sia sempre il luogo e la dimora di quelli che veramente ti conoscono e glorificano il tuo nome benedetto e gloriosissimo nei secoli dei secoli. Amen» (Specchio di perfezione, 124: FF, 1824).

[01409-01.02] [Testo originale: Italiano]

TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE

« Père, Seigneur du ciel et de la terre, je proclame ta louange : ce que tu as caché aux sages et aux savants, tu l’as révélé aux tout-petits » (Mt 11, 25).

Paix et bien à tous ! Par cette salutation franciscaine je vous remercie d’être venus ici, sur cette place chargée d’histoire et de foi, pour prier ensemble.

Aujourd’hui, moi aussi, comme beaucoup de pèlerins, je suis venu proclamer la louange du Père pour tout ce qu’il a voulu révéler à l’un de ces « tout-petits » dont nous parle l’Évangile : François, fils d’un riche commerçant d’Assise. La rencontre avec Jésus le conduisit à se dépouiller d’une vie aisée et insouciante, pour épouser « Dame Pauvreté » et vivre en vrai fils du Père qui est aux cieux. Pour saint François, ce choix indiquait une manière radicale d’imiter le Christ, de se revêtir de Celui qui, de riche qu’il était, s’est fait pauvre afin de nous enrichir par sa pauvreté (cf. 2 Co 8, 9). Dans toute la vie de François l’amour pour les pauvres et l’imitation du Christ pauvre sont deux éléments inséparablement unis, les deux faces d’une même médaille.

Quel témoignage François nous donne-t-il aujourd’hui ? Que nous dit-il, non par ses paroles – cela est facile – mais par sa vie ?

1. La première chose qu’il nous dit, la réalité fondamentale qu’il nous donne en témoignage est ceci : être chrétien c’est une relation vitale avec la Personne de Jésus, c’est se revêtir de Lui, c’est s’assimiler à Lui.

D’où part le chemin de François vers le Christ ? Il part du regard de Jésus sur la croix. Se laisser regarder par Lui au moment où il donne sa vie pour nous et nous attire à Lui. François a fait cette expérience particulièrement dans la petite église de saint Damien, durant sa prière devant le crucifix, que moi aussi je pourrai vénérer aujourd’hui. Sur ce crucifix Jésus n’apparaît pas mort, mais vivant ! Le sang coule des blessures de ses mains, de ses pieds et de son côté, mais ce sang exprime la vie. Jésus n’a pas les yeux fermés, mais ouverts, grand ouverts : un regard qui parle au cœur. Et le Crucifié ne nous parle ni de défaite, ni d’échec ; paradoxalement, il nous parle d’une mort qui est vie, qui enfante la vie, parce qu’elle nous parle d’amour, parce que c’est l’Amour de Dieu incarné, et l’Amour ne meurt pas, au contraire, il triomphe du mal et de la mort. Celui qui se laisse regarder par Jésus crucifié est re-créé, il devient une « nouvelle créature ». Tout part de là : c’est l’expérience de la Grâce qui transforme, le fait d’être aimés sans mérite, tout en étant pécheurs. C’est pourquoi François peut dire, comme saint Paul : « Pour moi, que jamais je ne me glorifie sinon dans la croix de notre Seigneur Jésus Christ » (Ga 6, 14).

Nous nous adressons à toi, François, et nous te demandons : apprends-nous à rester devant le Crucifié, à nous laisser regarder par Lui, à nous laisser pardonner et recréer par son amour.

2. Dans l’Évangile nous avons écouté ces paroles : « Venez à moi, vous tous qui peinez sous le poids du fardeau, et moi, je vous procurerai le repos. Prenez sur vous mon joug, devenez mes disciples, car je suis doux et humble de cœur, et vous trouverez le repos » (Mt 11, 28-29).

C’est la deuxième chose que François nous donne en témoignage : celui qui suit le Christ reçoit la véritable paix, celle que Lui seul, et non pas le monde, peut nous donner. Beaucoup associent saint François à la paix, et c’est juste, mais peu vont en profondeur. Quelle est la paix que François a accueillie et vécue et qu’il nous transmet ? Celle du Christ, passée par le plus grand amour, celui de la Croix. C’est la paix que Jésus Ressuscité donna aux disciples quand il apparut au milieu d’eux (cf. Jn 20, 19.20).

La paix franciscaine n’est pas un sentiment doucereux. S’il vous plaît : ce saint François n’existe pas ! Elle n’est pas non plus une espèce d’harmonie panthéiste avec les énergies du cosmos… cela aussi n’est pas franciscain ! Cela aussi n’est pas franciscain, mais c’est une idée que certains ont construite ! La paix de saint François est celle du Christ, et la trouve celui qui « prend sur soi » son « joug », c’est-à-dire son commandement : Aimez-vous les uns les autres comme je vous ai aimés (cf. Jn 13, 34 ; 15, 12). Et on ne peut pas porter ce joug avec arrogance, avec présomption, avec orgueil, mais on peut le porter seulement avec douceur et humilité du cœur.

Nous nous adressons à toi, François, et nous te demandons : apprends-nous à être des « instruments de paix », de la paix qui a sa source en Dieu, la paix que le Seigneur Jésus nous a apportée.

3. François commence le Cantique ainsi : « Très haut, tout-puissant, bon Seigneur… Loué sois-tu… avec toutes tes créatures » (FF, 1820). L’amour pour toute la création, pour son harmonie ! Le Saint d’Assise témoigne du respect pour tout ce que Dieu a créé et comme Lui l’a créé, sans expérimentation sur la création pour la détruire ; l’aider à croître, à être plus belle et plus semblable à ce que Dieu a créé. Et surtout saint François témoigne du respect pour tout, il témoigne que l’homme est appelé à garder l’homme, que l’homme soit au centre de la création, à la place où Dieu – le Créateur – l’a voulu. Non pas un instrument des idoles que nous créons . L’harmonie et la paix ! François a été homme d’harmonie, homme de paix. De cette Cité de la Paix, je répète avec la force et la douceur de l’amour : respectons la création, ne soyons pas des instruments de destruction ! Respectons tout être humain : que cessent les conflits armés qui ensanglantent la terre, que se taisent les armes et que partout la haine cède la place à l’amour, l’offense au pardon et la discorde à l’union. Écoutons le cri de ceux qui pleurent, souffrent et meurent à cause de la violence, du terrorisme ou de la guerre, en Terre Sainte, si aimée de saint François, en Syrie, au Moyen-Orient, dans le monde entier.

Nous nous adressons à toi, François, et nous te demandons : obtiens-nous de Dieu, dans notre monde, le don de l’harmonie, de la paix et du respect pour la création !

Nous ne pouvons pas oublier, enfin, qu’aujourd’hui l’Italie célèbre saint François comme son Patron. Et j’adresse mes vœux à tous les italiens, en la personne du Chef du Gouvernement, ici présent. Cela est aussi exprimé par le traditionnel geste d’offrande de l’huile pour la lampe votive, qui revient cette année à la Région de l’Ombrie. Prions pour la Nation italienne, pour que chacun travaille toujours pour le bien commun, en regardant ce qui unit plus que ce qui divise.

Je fais mienne la prière de saint François pour Assise, pour l’Italie, pour le monde : « Je te prie donc, o Seigneur Jésus Christ, père des miséricordes, de ne pas daigner regarder notre ingratitude, mais de te souvenir toujours de la pitié surabondante que tu as manifestée [dans cette ville], afin qu’elle soit toujours le lieu et la demeure de ceux qui vraiment te connaissent et glorifient ton nom béni et très glorieux dans les siècles des siècles. Amen » (Miroir de perfection, 124, FF, 1824).

[01409-03.02] [Texte original: Italien]

TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE

"I give you thanks, Father, Lord of heaven and earth, for you have hidden these things from the wise and understanding, and revealed them to babes" (Mt 11:25).

Peace and all good to each and every one of you! With this Franciscan greeting I thank you for being here, in this Square so full of history and faith, to pray together.

Today, I too have come, like countless other pilgrims, to give thanks to the Father for all that he wished to reveal to one of the "little ones" mentioned in today’s Gospel: Francis, the son of a wealthy merchant of Assisi. His encounter with Jesus led him to strip himself of an easy and carefree life in order to espouse "Lady Poverty" and to live as a true son of our heavenly Father. This decision of Saint Francis was a radical way of imitating Christ: he clothed himself anew, putting on Christ, who, though he was rich, became poor in order to make us rich by his poverty (cf. 2 Cor 8:9). In all of Francis’ life, love for the poor and the imitation of Christ in his poverty were inseparably united, like the two sides of the same coin.

What does Saint Francis’s witness tell us today? What does he have to say to us, not merely with words – that is easy enough – but by his life?

1. The first thing he tells us is this: that being a Christian means having a living relationship with the person of Jesus; it means putting on Christ, being conformed to him.

Where did Francis’s journey to Christ begin? It began with the gaze of the crucified Jesus. With letting Jesus look at us at the very moment that he gives his life for us and draws us to himself. Francis experienced this in a special way in the Church of San Damiano, as he prayed before the cross which I too will have an opportunity to venerate. On that cross, Jesus is depicted not as dead, but alive! Blood is flowing from his wounded hands, feet and side, but that blood speaks of life. Jesus’ eyes are not closed but open, wide open: he looks at us in a way that touches our hearts. The cross does not speak to us about defeat and failure; paradoxically, it speaks to us about a death which is life, a death which gives life, for it speaks to us of love, the love of God incarnate, a love which does not die, but triumphs over evil and death. When we let the crucified Jesus gaze upon us, we are re-created, we become "a new creation". Everything else starts with this: the experience of transforming grace, the experience of being loved for no merits of our own, in spite of our being sinners. That is why Saint Francis could say with Saint Paul: "Far be it for me to glory except in the cross of our Lord Jesus Christ" (Gal 6:14).

We turn to you, Francis, and we ask you: Teach us to remain before the cross, to let the crucified Christ gaze upon us, to let ourselves be forgiven, and recreated by his love.

2. In today’s Gospel we heard these words: "Come to me, all who labour and are heavy laden, and I will give you rest. Take my yoke upon you and learn from me, for I am gentle and lowly in heart" (Mt 11:28-29).

This is the second witness that Francis gives us: that everyone who follows Christ receives true peace, the peace that Christ alone can give, a peace which the world cannot give. Many people, when they think of Saint Francis, think of peace; very few people however go deeper. What is the peace which Francis received, experienced and lived, and which he passes on to us? It is the peace of Christ, which is born of the greatest love of all, the love of the cross. It is the peace which the Risen Jesus gave to his disciples when he stood in their midst (cf. Jn 20:19-20).

Franciscan peace is not something saccharine. Hardly! That is not the real Saint Francis! Nor is it a kind of pantheistic harmony with forces of the cosmos… That is not Franciscan either! It is not Franciscan, but a notion that some people have invented! The peace of Saint Francis is the peace of Christ, and it is found by those who "take up" their "yoke", namely, Christ’s commandment: Love one another as I have loved you (cf. Jn 13:34; 15:12). This yoke cannot be borne with arrogance, presumption or pride, but only with meekness and humbleness of heart.

We turn to you, Francis, and we ask you: Teach us to be "instruments of peace", of that peace which has its source in God, the peace which Jesus has brought us.

3. Francis began the Canticle of the Creatures with these words: "Praised may you be, Most High, All-powerful God, good Lord… by all your creatures (FF, 1820). Love for all creation, for its harmony. Saint Francis of Assisi bears witness to the need to respect all that God has created and as he created it, without manipulating and destroying creation; rather to help it grow, to become more beautiful and more like what God created it to be. And above all, Saint Francis witnesses to respect for everyone, he testifies that each of us is called to protect our neighbour, that the human person is at the centre of creation, at the place where God – our creator – willed that we should be. Not at the mercy of the idols we have created! Harmony and peace! Francis was a man of harmony and peace. From this City of Peace, I repeat with all the strength and the meekness of love: Let us respect creation, let us not be instruments of destruction! Let us respect each human being. May there be an end to armed conflicts which cover the earth with blood; may the clash of arms be silenced; and everywhere may hatred yield to love, injury to pardon, and discord to unity. Let us listen to the cry of all those who are weeping, who are suffering and who are dying because of violence, terrorism or war, in the Holy Land, so dear to Saint Francis, in Syria, throughout the Middle East and everywhere in the world.

We turn to you, Francis, and we ask you: Obtain for us God’s gift of harmony, peace and respect for creation!

Finally, I cannot forget the fact that today Italy celebrates Saint Francis as her patron saint. I greet all the Italian people, represented by the Head of Government, who is present among us. The traditional offering of oil for the votive lamp, which this year is given by the Region of Umbria, is an expression of this. Let us pray for Italy, that everyone will always work for the common good, and look more to what unites us, rather than what divides us.

I make my own the prayer of Saint Francis for Assisi, for Italy and for the world: "I pray to you, Lord Jesus Christ, Father of mercies: Do not look upon our ingratitude, but always keep in mind the surpassing goodness which you have shown to this City. Grant that it may always be the home of men and women who know you in truth and who glorify your most holy and glorious name, now and for all ages. Amen." (The Mirror of Perfection, 124: FF, 1824).

[01409-02.02] [Original text: Italian]

TRADUZIONE IN LINGUA TEDESCA

»Ich preise dich, Vater, Herr des Himmels und der Erde, weil du all das den Weisen und Klugen verborgen, den Unmündigen aber offenbart hast« (Mt 11,25).

Friede und Heil euch allen! Mit diesem franziskanischen Gruß danke ich euch, dass ihr hier auf diesen geschichtsträchtigen und vom Glauben geprägten Platz gekommen seid, um gemeinsam zu beten.

Heute bin auch ich wie viele Pilger gekommen, um den himmlischen Vater für all das zu preisen, was er einem dieser „Kleinen", von denen das Evangelium spricht, hat offenbaren wollen: Franziskus, dem Sohn eines reichen Kaufmanns aus Assisi. Die Begegnung mit Jesus brachte ihn dazu, ein gut situiertes, sorgenfreies Leben aufzugeben, um sich mit der „Herrin Armut" zu vermählen und als wahrer Sohn des Vaters im Himmel zu leben. Diese Wahl des heiligen Franziskus war eine radikale Weise, Christus nachzuahmen, sich mit dem zu „bekleiden", der reich war und arm wurde, um uns durch seine Armut reich zu machen (vgl. 2 Kor 8,9). Im ganzen Leben des Franziskus sind die Liebe zu den Armen und die Nachahmung des armen Christus zwei untrennbar miteinander verbundene Elemente, die beiden Seiten ein und derselben Medaille.

Was bezeugt uns der heilige Franziskus heute? Was sagt er uns, nicht mit Worten – das ist einfach –, sondern mit dem Leben?

1. Das Erste, was er uns sagt, das Grundlegende, was er uns bezeugt, ist dies: Christsein ist eine lebendige Beziehung zur Person Jesu, ist ein Sich-Bekleiden mit ihm, ein Ihm-ähnlich-Werden.

Wo nimmt der Weg des heiligen Franziskus zu Christus seinen Anfang? Beim Blick des gekreuzigten Jesus. Sich von ihm anschauen lassen in dem Moment, in dem er sein Leben für uns hingibt und uns zu sich zieht. Franziskus hat diese Erfahrung in besonderer Weise in der kleinen Kirche von San Damiano gemacht, als er vor dem Kruzifix betete, das auch ich heute noch verehren werde. Auf diesem Kreuz erscheint Jesus nicht tot, sondern lebend! Das Blut fließt aus den Wunden der Hände, der Füße und der Seite herab, doch dieses Blut drückt Leben aus. Jesus hat die Augen nicht geschlossen, sondern geöffnet, weit offen: ein Blick, der zum Herzen spricht. Und der Gekreuzigte spricht uns nicht von Niederlage, von Scheitern. Paradoxerweise spricht er uns von einem Tod, der Leben ist, der Leben hervorbringt, denn er spricht uns von Liebe, weil er die Mensch gewordene Liebe Gottes ist. Und die Liebe stirbt nicht, nein, sie besiegt das Böse und den Tod. Wer sich vom gekreuzigten Jesus anschauen lässt, wird gleichsam neu erschaffen, wird eine »neue Schöpfung«. Das ist der Ausgangspunkt von allem: Es ist die Erfahrung der verwandelnden Gnade, unverdient geliebt zu sein, obwohl man Sünder ist. Darum kann Franziskus wie der heilige Paulus sagen: »Ich aber will mich allein des Kreuzes Jesu Christi, unseres Herrn, rühmen« (Gal 6,14).

Wir wenden uns an dich, heiliger Franziskus, und bitten dich: Lehre uns, vor dem Gekreuzigten zu verweilen, uns von ihm anschauen zu lassen, uns von seiner Liebe vergeben und neu erschaffen zu lassen.

2. Im Evangelium haben wir diese Worte gehört: »Kommt alle zu mir, die ihr euch plagt und schwere Lasten zu tragen habt. Ich werde euch Ruhe verschaffen. Nehmt mein Joch auf euch und lernt von mir; denn ich bin gütig und von Herzen demütig« (Mt 11,28-29).

Das ist das Zweite, was Franziskus uns bezeugt: Wer Christus nachfolgt, empfängt den wahren Frieden, den nur er uns geben kann und nicht die Welt. Der heilige Franziskus wird von vielen mit dem Frieden verbunden, und das ist recht so, doch wenige gehen in die Tiefe. Welches ist der Friede, den Franziskus empfangen und gelebt hat und den er an uns weitergibt? Es ist der Friede Christi, der den Weg über die größte Liebe, die des Kreuzes, genommen hat. Es ist der Friede, den der auferstandene Jesus den Jüngern schenkte, als er in ihrer Mitte erschien (vgl. Joh 20,19.20).

Der franziskanische Friede ist keine Gefühlsduselei. Bitte, diesen heiligen Franziskus gibt es nicht! Und er ist auch nicht eine Art pantheistischer Harmonie mit den Energien des Kosmos… Auch das ist nicht franziskanisch. Auch das ist nicht franziskanisch, sondern eine Idee, die einige entwickelt haben! Der Friede des heiligen Franziskus ist der Friede Christi, und diesen Frieden findet, wer Christi „Joch auf sich nimmt", nämlich sein Gebot: Liebt einander, so wie ich euch geliebt habe (vgl. Joh 13,34; 15,12). Und dieses Joch kann man nicht mit Arroganz, mit Überheblichkeit, mit Hochmut tragen, sondern nur mit Gütigkeit und Herzensdemut kann man es tragen.

Wir wenden uns an dich, heiliger Franziskus, und bitten dich: Lehre uns, „Werkzeuge des Friedens" zu sein, jenes Friedens, der seine Quelle in Gott hat, des Friedens, den Jesus, der Herr, uns gebracht hat.

3. Franziskus beginnt seinen Sonnengesang so: „Höchster, allmächtiger, guter Herr … gelobt seist du … mit allen deinen Geschöpfen" (FF, 1820, in: Franziskus-Quellen, Kevelaer 2009, S. 40). Die Liebe zur gesamten Schöpfung, zu ihrer Harmonie. Der Heilige von Assisi bezeugt die Achtung gegenüber allem, was Gott erschaffen hat – und wie Er es erschaffen hat –, ohne mit der Schöpfung zu experimentieren, um sie zu zerstören: ihr helfen, sich zu entwickeln und immer schöner zu werden, immer mehr dem zu entsprechen, wie Gott sie geschaffen hat. Und vor allem bezeugt der heilige Franziskus die umfassende Achtung gegenüber dem Menschen, dass der Mensch berufen ist, den Menschen zu schützen, dass der Mensch im Zentrum der Schöpfung steht, an dem Ort, wo Gott, der Schöpfer, ihn wollte, und nicht Werkzeug der Götzen sei, die wir selber schaffen! Harmonie und Frieden: Franziskus war ein Mensch der Harmonie und des Friedens. Von dieser „Stadt des Friedens" aus wiederhole ich mit der Kraft und der Sanftheit der Liebe: Achten wir die Schöpfung, seien wir nicht Werkzeuge der Zerstörung! Achten wir jeden Menschen: Mögen die bewaffneten Konflikte, die die Erde mit Blut durchtränken, aufhören, mögen die Waffen schweigen und überall der Hass der Liebe weichen, die Beleidigung der Vergebung und die Zwietracht der Einheit! Hören wir den Schrei derer, die weinen, leiden und sterben aufgrund der Gewalt, des Terrorismus oder des Krieges – im Heiligen Land, das der heilige Franziskus so sehr liebte, in Syrien, im ganzen Nahen Osten, in aller Welt.

Wir wenden uns an dich, heiliger Franziskus, und bitten dich: Erwirke uns von Gott die Gabe, dass in dieser unserer Welt Harmonie, Frieden und Achtung gegenüber der Schöpfung herrsche!

Schließlich darf ich nicht vergessen, dass heute Italien den heiligen Franziskus als seinen Patron feiert. So beglückwünsche ich in der Person des hier anwesenden Regierungschefs alle Italiener. Diese Feier findet ihren Ausdruck auch in der traditionellen Geste der Spende des Öls für die Votivlampe, die gerade in diesem Jahr der Region Umbrien zufällt. Beten wir für die italienische Nation, dass jeder immer für das Gemeinwohl arbeite und dabei mehr auf das Einende als auf das Trennende schaue.

So übernehme ich das Gebet des heiligen Franziskus für Assisi, für Italien und für die Welt: »Daher bitte ich dich, Herr Jesus Christus, Vater der Erbarmungen, schau nicht auf unsere Undankbarkeit, sondern gedenke stets deiner reichlich überströmenden Güte, die du in [dieser Stadt] gezeigt hast, damit sie immer Ort und Wohnstätte jener sei, die dich wahrhaft erkennen und deinen gebenedeiten und glorreichsten Namen verherrlichen wollen von Ewigkeit zu Ewigkeit. Amen« (Spiegel der Vollkommenheit, 124: FF, 1824, in: Franziskus-Quellen, Kevelaer 2009, S. 1331).

[01409-05.02] [Originalsprache: Italienisch]

TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA

«Te doy gracias, Padre, Señor del cielo y de la tierra, porque has escondido estas cosas a los sabios y entendidos, y se las has revelado a los pequeños» (Mt 11,25).

Paz y bien a todos. Con este saludo franciscano os agradezco el haber venido aquí, a esta plaza llena de historia y de fe, para rezar juntos.

Como tantos peregrinos, también yo he venido para dar gracias al Padre por todo lo que ha querido revelar a uno de estos «pequeños» de los que habla el evangelio: Francisco, hijo de un rico comerciante de Asís. El encuentro con Jesús lo llevó a despojarse de una vida cómoda y superficial, para abrazar «la señora pobreza» y vivir como verdadero hijo del Padre que está en los cielos. Esta elección de san Francisco representaba un modo radical de imitar a Cristo, de revestirse de Aquel que siendo rico se hizo pobre para enriquecernos con su pobreza (cf. 2Co 8,9). El amor a los pobres y la imitación de Cristo pobre son dos elementos unidos de modo inseparable en la vida de Francisco, las dos caras de una misma moneda.

¿Cuál es el testimonio que nos da hoy Francisco? ¿Qué nos dice, no con las palabras –esto es fácil- sino con la vida?

1. La primera cosa que nos dice, la realidad fundamental que nos atestigua es ésta: ser cristianos es una relación viva con la Persona de Jesús, es revestirse de él, es asimilarse a él.

¿Dónde inicia el camino de Francisco hacia Cristo? Comienza con la mirada de Jesús en la cruz. Dejarse mirar por él en el momento en el que da la vida por nosotros y nos atrae a sí. Francisco lo experimentó de modo particular en la iglesita de San Damián, rezando delante del crucifijo, que hoy también yo veneraré. En aquel crucifijo Jesús no aparece muerto, sino vivo. La sangre desciende de las heridas de las manos, los pies y el costado, pero esa sangre expresa vida. Jesús no tiene los ojos cerrados, sino abiertos, de par en par: una mirada que habla al corazón. Y el Crucifijo no nos habla de derrota, de fracaso; paradójicamente nos habla de una muerte que es vida, que genera vida, porque nos habla de amor, porque él es el Amor de Dios encarnado, y el Amor no muere, más aún, vence el mal y la muerte. El que se deja mirar por Jesús crucificado es re-creado, llega a ser una «nueva criatura». De aquí comienza todo: es la experiencia de la Gracia que transforma, el ser amados sin méritos, aun siendo pecadores. Por eso Francisco puede decir, como san Pablo: «En cuanto a mí, Dios me libre de gloriarme si no es en la cruz de nuestro Señor Jesucristo» (Ga 6,14).

Nos dirigimos a ti, Francisco, y te pedimos: enséñanos a permanecer ante el Crucificado, a dejarnos mirar por él, a dejarnos perdonar, recrear por su amor.

2. En el evangelio hemos escuchado estas palabras: «Venid a mí todos los que estáis cansados y agobiados, y yo os aliviaré. Tomad mi yugo sobre vosotros y aprended de mí, que soy manso y humilde de corazón» (Mt 11,28-29).

Ésta es la segunda cosa que Francisco nos atestigua: quien sigue a Cristo, recibe la verdadera paz, aquella que sólo él, y no el mundo, nos puede dar. Muchos asocian a san Francisco con la paz, pero pocos profundizan. ¿Cuál es la paz que Francisco acogió y vivió y nos transmite? La de Cristo, que pasa a través del amor más grande, el de la Cruz. Es la paz que Jesús resucitado dio a los discípulos cuando se apareció en medio de ellos (cf. Jn 20,19.20).

La paz franciscana no es un sentimiento almibarado. Por favor: ¡ese san Francisco no existe! Y ni siquiera es una especie de armonía panteísta con las energías del cosmos… Tampoco esto es franciscano, tampoco esto es franciscano, sino una idea que algunos han construido. La paz de san Francisco es la de Cristo, y la encuentra el que «carga» con su «yugo», es decir su mandamiento: Amaos los unos a los otros como yo os he amado (cf. Jn 13,34; 15,12). Y este yugo no se puede llevar con arrogancia, con presunción, con soberbia, sino sólo se puede llevar con mansedumbre y humildad de corazón.

Nos dirigimos a ti, Francisco, y te pedimos: enséñanos a ser «instrumentos de la paz», de la paz que tiene su fuente en Dios, la paz que nos ha traído el Señor Jesús.

3. Francisco inicia el Cántico así: «Altísimo, omnipotente y buen Señor… Alabado seas… con todas las criaturas» (FF, 1820). El amor por toda la creación, por su armonía. El Santo de Asís da testimonio del respeto hacia todo lo que Dios ha creado y como Él lo ha creado, sin experimentar con la creación para destruirla; ayudarla a crecer, a ser más hermosa y más parecida a lo que Dios ha creado. Y sobre todo san Francisco es testigo del respeto por todo, de que el hombre está llamado a custodiar al hombre, de que el hombre está en el centro de la creación, en el puesto en el que Dios – el Creador – lo ha querido, sin ser instrumento de los ídolos que nos creamos. ¡La armonía y la paz! Francisco fue hombre de armonía, un hombre de paz. Desde esta Ciudad de la paz, repito con la fuerza y mansedumbre del amor: respetemos la creación, no seamos instrumentos de destrucción. Respetemos todo ser humano: que cesen los conflictos armados que ensangrientan la tierra, que callen las armas y en todas partes el odio ceda el puesto al amor, la ofensa al perdón y la discordia a la unión. Escuchemos el grito de los que lloran, sufren y mueren por la violencia, el terrorismo o la guerra, en Tierra Santa, tan amada por san Francisco, en Siria, en todo el Oriente Medio, en todo el mundo.

Nos dirigimos a ti, Francisco, y te pedimos: Alcánzanos de Dios para nuestro mundo el don de la armonía, la paz y el respeto por la creación.

No puedo olvidar, en fin, que Italia celebra hoy a san Francisco como su Patrón. Y felicito a todos los italianos, en la persona del Jefe del Gobierno, aquí presente. Lo expresa también el tradicional gesto de la ofrenda del aceite para la lámpara votiva, que este año corresponde precisamente a la Región de Umbría. Recemos por la Nación italiana, para que cada uno trabaje siempre para el bien común, mirando más lo que une que lo que divide.

Hago mía la oración de san Francisco por Asís, por Italia, por el mundo: «Te ruego, pues, Señor mío Jesucristo, Padre de toda misericordia, que no te acuerdes de nuestras ingratitudes, sino ten presente la inagotable clemencia que has manifestado en [esta ciudad], para que sea siempre lugar y morada de los que de veras te conocen y glorifican tu nombre, bendito y gloriosísimo, por los siglos de los siglos. Amén» (Espejo de perfección, 124: FF, 1824).

[01409-04.02] [Texto original: Italiano]

TRADUZIONE IN LINGUA PORTOGHESE

«Bendigo-Te, ó Pai, Senhor do Céu e da Terra, porque escondeste estas coisas aos sábios e aos entendidos e as revelaste aos pequeninos» (Mt 11, 25).

A todos, paz e bem! Com esta saudação franciscana, agradeço-vos por terdes vindo a esta Praça, cheia de história e fé. Para rezarmos juntos.

Como tantos outros peregrinos, também eu vim hoje, para bendizer o Pai por tudo o que quis revelar a um destes «pequeninos» de que nos fala o Evangelho: Francisco, filho de um comerciante rico de Assis. O encontro com Jesus levou-o a despojar-se de uma vida cómoda e despreocupada, para desposar a «Senhora Pobreza» e viver como verdadeiro filho do Pai que está nos céus. Esta escolha, feita por São Francisco, constituía uma maneira radical de imitar a Cristo, de se revestir d’Aquele que, sendo rico, Se fez pobre para nos enriquecer por meio da sua pobreza (cf. 2 Cor 8, 9). Em toda a vida de Francisco, o amor pelos pobres e a imitação de Cristo pobre são dois elementos indivisivelmente unidos, as duas faces de uma mesma medalha.

De que nos dá hoje testemunho São Francisco? Que nos diz ele, não com as palavras – isso é fácil –, mas com a vida?

1. A primeira coisa que nos diz, a realidade fundamental de que nos dá testemunho é esta: ser cristão é uma relação vital com a Pessoa de Jesus, é revestir-se d’Ele, é assimilação a Ele.

De onde começa o caminho de Francisco para Cristo? Começa do olhar de Jesus na cruz. Deixar-se olhar por Ele no momento em que dá a vida por nós e nos atrai para Ele. Francisco fez esta experiência, de um modo particular, na pequena igreja de São Damião, rezando diante do crucifixo, que poderei também eu venerar hoje. Naquele crucifixo, Jesus não se apresenta morto, mas vivo! O sangue escorre das feridas das mãos, dos pés e do peito, mas aquele sangue exprime vida. Jesus não tem os olhos fechados, mas abertos, bem abertos: um olhar que fala ao coração. E o Crucifixo não nos fala de derrota, de fracasso; paradoxalmente fala-nos de uma morte que é vida, que gera vida, porque nos fala de amor, porque é o Amor de Deus encarnado, e o Amor não morre, antes derrota o mal e a morte. Quem se deixa olhar por Jesus crucificado fica recriado, torna-se uma «nova criatura». E daqui tudo começa: é a experiência da Graça que transforma, de sermos amados sem mérito algum, até sendo pecadores. Por isso, Francisco pode dizer como São Paulo: «Quanto a mim, de nada me quero gloriar, a não ser na cruz de Nosso Senhor Jesus Cristo» (Gal 6, 14).

Voltamo-nos para ti, Francisco, e te pedimos: ensina-nos a permanecer diante do Crucifixo, a deixar-nos olhar por Ele, a deixar-nos perdoar, recriar pelo seu amor.

2. No Evangelho, ouvimos estas palavras: «Vinde a Mim, todos os que estais cansados e oprimidos, e Eu hei-de aliviar-vos. Tomai sobre vós o meu jugo e aprendei de Mim, porque sou manso e humilde de coração» (Mt 11, 28-29).

Esta é a segunda coisa de que Francisco nos dá testemunho: quem segue a Cristo, recebe a verdadeira paz, a paz que só Ele, e não o mundo, nos pode dar. Na ideia de muitos, São Francisco aparece associado com a paz; e está certo, mas poucos vão em profundidade. Qual é a paz que Francisco acolheu e viveu, e nos transmite? A paz de Cristo, que passou através do maior amor, o da Cruz. É a paz que Jesus Ressuscitado deu aos discípulos, quando apareceu no meio deles (cf. Jo 20, 19.20).

A paz franciscana não é um sentimento piegas. Por favor, este São Francisco não existe! E também não é uma espécie de harmonia panteísta com as energias do cosmos... Também isto não é franciscano! Também isto não é franciscano, mas uma ideia que alguns se formaram. A paz de São Francisco é a de Cristo, e encontra-a quem «toma sobre si» o seu «jugo», isto é, o seu mandamento: Amai-vos uns aos outros, como Eu vos amei (cf. Jo 13, 34; 15, 12). E este jugo não se pode levar com arrogância, presunção, orgulho, mas apenas se pode levar com mansidão e humildade de coração.

Voltamo-nos para ti, Francisco, e te pedimos: ensina-nos a ser «instrumentos da paz», da paz que tem a sua fonte em Deus, a paz que nos trouxe o Senhor Jesus.

3. Francisco começa assim o Cântico das Criaturas: «Altíssimo, omnipotente, bom Senhor, (...) louvado sejas (...) com todas as tuas criaturas» (FF, 1820). O amor por toda a criação, pela sua harmonia ! O Santo de Assis dá testemunho de respeito por tudo o que Deus criou e como Ele o criou, sem fazer experiências sobre a criação destruindo-a; mas ajudá-la a crescer, a ser mais bela e semelhante àquilo que Deus criou. E sobretudo São Francisco dá testemunho de respeito por tudo, dá testemunho de que o homem é chamado a salvaguardar o homem, de modo que o homem esteja no centro da criação, no lugar onde Deus – o Criador – o quis; e não instrumento dos ídolos que nós criamos! A harmonia e a paz! Francisco foi homem de harmonia e de paz. Daqui, desta Cidade da Paz, repito com a força e a mansidão do amor: respeitemos a criação, não sejamos instrumentos de destruição! Respeitemos todo o ser humano: cessem os conflitos armados que ensanguentam a terra, calem-se as armas e que, por toda a parte, o ódio dê lugar ao amor, a ofensa ao perdão e a discórdia à união. Ouçamos o grito dos que choram, sofrem e morrem por causa da violência, do terrorismo ou da guerra na Terra Santa, tão amada por São Francisco, na Síria, em todo o Médio Oriente, no mundo inteiro.

Voltamo-nos para ti, Francisco, e te pedimos: alcançai-nos de Deus o dom de haver, neste nosso mundo, harmonia, paz e respeito pela criação!

Não posso, enfim, esquecer que hoje a Itália celebra São Francisco como seu Padroeiro. E formulo os melhores votos para todos os italianos, na pessoa do Chefe do Governo, aqui presente. Disso mesmo é expressão também o gesto tradicional da oferta do azeite para a lâmpada votiva, que este ano compete precisamente à Região da Úmbria. Rezemos pela Nação Italiana, para que cada um trabalhe sempre pelo bem comum, olhando mais para o que une do que para o que divide.

Faço minha a oração de São Francisco por Assis, pela Itália, pelo mundo: «Peço-Vos, pois, ó Senhor Jesus Cristo, pai das misericórdias, que Vos digneis não olhar à nossa ingratidão, mas recordai-Vos da superabundante compaixão que sempre mostrastes [por esta cidade], para que seja sempre o lugar e a morada de quantos verdadeiramente Vos conhecem e glorificam o vosso bendito e gloriosíssimo nome pelos séculos dos séculos. Amen» (Espelho de perfeição, 124: FF, 1824).

[01409-06.02] [Texto original: Italiano]

 TRADUZIONE IN LINGUA POLACCA

 

[01409-09.02] [Testo originale: Italiano]

 TRADUZIONE IN LINGUA ARABA

عظةالبابافرنسيس

بمدينة أسيزي

يومالجمعة الموافق 4 أكتوبر / تشرين أول 2013

فيساحةالقديس فرنسيس

"أحمَدُكَياأَبَتِ،رَبَّالسَّمَواتِوالأَرض،علىأَنَّكَأَخفَيتَهذهالأَشياءَعلىالحُكَماءِوالأَذكِياء،وكَشفتَهالِلصِّغار" (مت 11، 25).

سلام وخير على الجميع! بهذه التحية الفرنسيسكانية أتوجه لكم بالشكر لحضوركم هنا، في هذه الساحة، المفعمة بالتاريخ وبالإيمان، كي نصلي سويًا.

لقد جئت أنا أيضا اليوم، كالعديد من الحجاج، لأحمد الآب على كل ما شاء أن يكشفه لواحد من هؤلاء "الصغار" الذين يتحدث عنهم الإنجيل: فرنسيس، ابن تاجر مدينة أسيزي الغني. لقد حمله اللقاء مع يسوع للتخلي عن حياة الرخاء والميسرة ليتزوج "الفقر" وليعيش كابن حقيقي للآب الذي في السموات. شكَّل هذا الاختيار، بالنسبة لفرنسيس، طريقة جذرية للتشبه بالمسيح، ولارتداء المسيح، الذي افتَقَرَلأَجْلِنا وهوالغَنِيُّلِنغتَني بِفَقْرِه (را. 2 كو 8، 9). فقد كانتمحبة الفقراء والاقتداء بالمسيح، في كل حياة فرنسيس، العنصرين المتلازمين تماما، كوجهين لذات الميدالية.

ما الذي يمكن لفرنسيس أن يقدمه لنا، اليوم؟

ماذا تقدم شهادة فرنسيس لنا، اليوم؟ وبماذا تخبرنا، لا عبر الكلمات – فما اسهل الكلام – وإنما عبر الحياة؟

1. إنالأمر الأول الذي يقوله لنا، والواقع الجوهري الذي يشهد له هو هذا: إن الحياةالمسيحية هي علاقة حيوية مع شخص يسوع، هي ارتداء المسيح، هي التشبه به.

من اين انطلقت مسيرة فرنسيس نحو المسيح؟ لقد انطلقت من نظرة يسوع من فوق الصليب. إن سمحنا له أن ينظر إلينا في ذات لحظة بذل حياته من أجلنا فسيجتذبنا إليه. لقد عاش فرنسيس هذه الخبرة بطريقة فريدة في كنيسة القديس داميانو، عندما كان يصلي أمام المصلوب، والذي سيمكنني أنا أيضا اليوم تمجيده. في ذاك المصلوب لم يظهر الله مائتا، وإنما حيًّا! ينزف الدم من جراح اليدين، والقدمين، والجنب، لكنَّ هذا الدم يعبر عن الحياة. عيني يسوع ليسامغلقتين، بل مفتوحتين، تماما: ونظرته تحاكي القلب. فالمصلوب لا يحدثنا عن هزيمة، أو عن فشل؛ بل للمفارقة أنه يخبرنا عن موت هو حياة، موت ينجب الحياة، لأنه يكلمنا عن المحبة، لأنه هو محبة الله المتجسد، والمحبة لا تموت ابدا، بل على العكس، تهزم الشر والموت. منيسمح ليسوع المصلوب أن ينظر إليه فهو يخلق مجددا، ويتحول إلى "خليقة جديدة". من هنا ينطلق كل شيء: إنها خبرة النعمة التي تحوّل، خبرة الحب المجاني الذي يمنح لنا، لا بسبب استحقاقنا، يمنح لنا برغم من كوننا خطأة. لهذا استطاع فرنسيس أن ينشد، على مثال قال القديس بولس: "أَمَّاأَنافمَعاذَاللهِأَنأَفتَخِرَإِلاَّبِصَليبِرَبِّنايسوعَالمسيح!" (غل 4، 14).

لنتوجه نحوك، يا فرنسيس،ونسألك: أن تعلمنا المكوث أمام المصلوب، وترك الذات ليغمرنا بنظرته، وليغفر لنا ويخلقنا مجددا بمحبته.

2. لقد سمعنا في انجيل اليوم هذه الكلمات: "تعالَواإِليَّجَميعاًأَيُّهاالمُرهَقونَالمُثقَلون،وأَناأُريحُكم. اِحمِلوانيريوتَتَلمَذواليفإِنِّيوَديعٌمُتواضِعُالقَلْب،تَجِدواالرَّاحَةَلِنُفوسِكم" (مت 11، 28- 29).

هذه هي الشهادة الثانية التي يقدمها لنا فرنسيس: من يتبع المسيح، ينال السلام الحقيقي، ذاك السلام الذي هو فقط بإمكانه أن يمنحنا إياه،وليس العالم. يرتبطالقديس فرنسيس في ذهن كثرين بالسلام، وهذا صحيح، ولكن قليلون هم الذين يذهبون إلى العمق. فما هو السلام الذي ناله وعاشه فرنسيس وينقله إلينا؟ إنه سلام المسيح، والذي يمر عبر الحب الأعظم، حب الصليب. إنه سلام يسوع القائم من بين الأموات الذي منحه لتلاميذه عندما ظهر في وسطهم (را. يو 20، 19. 20).

فسلام فرنسيس ليس عاطفةهشة. من فضلكم: القديس فرنسيس هكذا لا وجود له! وليس حتى انسجاما وحدويا بين طاقات الكون... هذا أيضا ليس فرنسيس، هذا أيضا ليس فرنسيسكانيا، وإنما هذا هو فكرة قد كونها البعض عنه! فسلام القديس فرنسيس هو سلام المسيح، وهو سلام يناله من "يحمل على ذاته"، "نيره"، أي وصيته: أحبوا بعضكم بعضا كما أحببتكم أنا (را. يو13، 34؛ 15، 12). وهذاالنير لا يمكننا أن نحمله بغطرسة، باعتداد بالنفس، بكبرياء، وإنما يمكننا حمله فقط بوداعة وبتواضع القلب.

لنتوجه نحوك، يا فرنسيس، ونسألك: أن علمنا أن نكون "أدوات للسلام"، لذاك السلام الذي يجد مصدره في الله، السلام الذي حمله لنا الرب يسوع.

3. يستهل فرنسيس نشيده هكذا: "أيها العلي، القدير، الرب الصالح... لتكن مُسبحا... من جميع مخلوقاتك" (مصادر فرنسيسكانية، 1820). المحبة تجاه الخليقة كلها، وتجاه تناعمها. فقديس أسيزي يشهد لاحترام كل ما خلقه اللهوكما خلقه، بدون إجراء اختبارات على الخليقة لتدميرها؛ وبمساعدتها على النمو، ولتكن أكثر بهاء وأكثر اقترابا مما خلقه الله. ويشهدالقديس فرنسيس قبل كل شيء لاحترام الجميع، يشهد بأن الإنسان مدعو لحماية الإنسان، كي يصبح الإنسان في قلب الخليقة، في مكان الله، لأن الله – الخالق – هكذا أراده. لا وسيلة في يدي الأصنام التي نخلقها بأيدينا! التناغم والسلام! لقد كان فرنسيس رجل تناغم وسلام. ومن مدينة السلام هذه، أكرر بقوة المحبةووداعتها: لنحترم الخليقة، يجب ألا نكون ادوات دمار! لنحترم كل كائن بشري: فلتتوقف النزاعات المسلحة التي تُدمي الأرض، لتصمت الأسلحة ولتحل المحبة حيث الكراهية، والمغفرة حيث الإساءة، والاتفاق حيث الخلاف. لنشعر بصرخة الذين ينوحون، ويتألمون ويموتون بسبب العنف، والإرهاب أو الحرب، في الأراضي المقدسة -  التي كانت محبوبة للغاية من القديس فرنسيس - في سوريا، وفي كل الشرق الأوسط، وفي العالمبأسره.

لنتوجه نحوك، يا فرنسيس، لنسألك: أن تنال لنا من الله عطية أن يكون في عالمنا هذا تناغما وسلاما، واحتراما للخالق!

لا يمكننا أن ننسى، بالنهاية، أن إيطاليا تحتفل اليوم بالقديس فرنسيس شفيعها. أهنئ جميع الإيطاليين، في شخص رئيس الحكومة، الحاضر هنا. يعبر عن هذا ايضا العمل التقليدي بتقدمة الزيت لمصباح النذر، والذي في هذا العام يخص منطقة أومبريا(Umbria). فلنصلي من أجل الأمة الإيطالية، ليعمل كل واحد من أجل الخير العام، ناظرا دائما إلى ما يوحد لا إلى ما يفرق.

وختاما اتبني صلاة القديس فرنسيس من أجل اسيزي، ومن أجل إيطاليا، ومن أجل العالم: "ألتمس إليك إذا، أيها الرب يسوع المسيح، يا أبا المراحم، ألا تنظر إلى جحودنا، بل أن تغمرنا دائما برحمتك الوفيرة التي قد أظهرتها في [هذه المدينة]، لتكن دائما مكانا ومسكنا لأولئك الذين يعرفونك بالحقيقة ويمجدون اسمك المبارك والمُمَجد جدا إلى دهر الدهور. امين" (مرآة الكمال، 124: مصادر فرنسيسكانية، 1820).

[01409-08.01] [Testo originale: Italiano]

Al termine della Celebrazione, ha avuto luogo la Cerimonia dell’offerta dell’olio per la lampada votiva a San Francesco Patrono d’Italia, nel giorno in cui se ne celebra la Festa. Dopo i saluti dell’Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e Presidente della Conferenza Episcopale Umbra, S.E. Mons. Gualtiero Bassetti, e del Presidente della Regione Umbria, On. Catiuscia Marini, il Sindaco di Perugia, Dott. Wladimiro Boccali, ha letto una preghiera al Santo.
Quindi il Papa si è trasferito in auto al Centro di prima accoglienza della Caritas, nei pressi della Stazione ferroviaria di Santa Maria degli Angeli
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PRANZO CON I POVERI AL CENTRO DI PRIMA ACCOGLIENZA DELLA CARITAS A PIAZZALE DONEGANI IN SANTA MARIA DEGLI ANGELI

Alle ore 13.00, il Santo Padre Francesco si è recato presso il Centro di prima accoglienza della Caritas a Piazzale Donegani, nei pressi della Stazione ferroviaria di Santa Maria degli Angeli.
Al Suo arrivo è stato accolto dal Direttore della Caritas Diocesana, Padre Vittorio Viola, dalla Presidente della Fondazione, Sig.ra Antonietta Vetturini, e dai Volontari.
Quindi Papa Francesco ha pranzato con i poveri assistiti dal Centro, insieme all’Arcivescovo-Vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, S.E. Mons. Domenico Sorrentino.

[01410-01.02]

[B0631-XX.03]