Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


UDIENZA AL CORPO DIPLOMATICO ACCREDITATO PRESSO LA SANTA SEDE, 22.03.2013


Alle 11 di questa mattina, nella Sala Regia del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco riceve in Udienza i Membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, in occasione dell’inizio del Suo ministero petrino.
Dopo l’indirizzo di omaggio del Decano, S.E. il Signor Jean-Claude Michel, Ambasciatore del Principato di Monaco presso la Santa Sede, il Papa pronuncia il discorso che riportiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Eccellenze,
Signore e Signori,

Ringrazio di cuore il vostro Decano, Ambasciatore Jean-Claude Michel, per le belle parole che mi ha rivolto a nome di tutti e con gioia vi accolgo per questo scambio di saluti, semplice ma nello stesso tempo intenso, che vuole essere idealmente l’abbraccio del Papa al mondo. Attraverso di voi, infatti, incontro i vostri popoli, e così posso, in un certo senso, raggiungere ciascuno dei vostri concittadini, con le sue gioie, i suoi drammi, le sue attese, i suoi desideri.

La vostra numerosa presenza è anche un segno che le relazioni che i vostri Paesi intrattengono con la Santa Sede sono proficue, sono davvero un’occasione di bene per l’umanità. È questo, infatti, che sta a cuore alla Santa Sede: il bene di ogni uomo su questa terra! Ed è proprio con questo intendimento che il Vescovo di Roma inizia il suo ministero, sapendo di poter contare sull’amicizia e sull’affetto dei Paesi che voi rappresentate, e nella certezza che condividete tale proposito. Allo stesso tempo, spero sia anche l’occasione per intraprendere un cammino con quei pochi Paesi che ancora non intrattengono relazioni diplomatiche con la Santa Sede, alcuni dei quali - li ringrazio di cuore - hanno voluto essere presenti alla Messa per l’inizio del mio ministero, o hanno inviato messaggi come gesto di vicinanza.

Come sapete, ci sono vari motivi per cui ho scelto il mio nome pensando a Francesco di Assisi, una personalità che è ben nota al di là dei confini dell’Italia e dell’Europa e anche tra coloro che non professano la fede cattolica. Uno dei primi è l’amore che Francesco aveva per i poveri. Quanti poveri ci sono ancora nel mondo! E quanta sofferenza incontrano queste persone! Sull’esempio di Francesco d’Assisi, la Chiesa ha sempre cercato di avere cura, di custodire, in ogni angolo della Terra, chi soffre per l’indigenza e penso che in molti dei vostri Paesi possiate constatare la generosa opera di quei cristiani che si adoperano per aiutare i malati, gli orfani, i senzatetto e tutti coloro che sono emarginati, e che così lavorano per edificare società più umane e più giuste.

Ma c’è anche un’altra povertà! È la povertà spirituale dei nostri giorni, che riguarda gravemente anche i Paesi considerati più ricchi. È quanto il mio Predecessore, il caro e venerato Benedetto XVI, chiama la "dittatura del relativismo", che lascia ognuno come misura di se stesso e mette in pericolo la convivenza tra gli uomini. E così giungo ad una seconda ragione del mio nome. Francesco d’Assisi ci dice: lavorate per edificare la pace! Ma non vi è vera pace senza verità! Non vi può essere pace vera se ciascuno è la misura di se stesso, se ciascuno può rivendicare sempre e solo il proprio diritto, senza curarsi allo stesso tempo del bene degli altri, di tutti, a partire dalla natura che accomuna ogni essere umano su questa terra.

Uno dei titoli del Vescovo di Roma è Pontefice, cioè colui che costruisce ponti, con Dio e tra gli uomini. Desidero proprio che il dialogo tra noi aiuti a costruire ponti fra tutti gli uomini, così che ognuno possa trovare nell’altro non un nemico, non un concorrente, ma un fratello da accogliere ed abbracciare! Le mie stesse origini poi mi spingono a lavorare per edificare ponti. Infatti, come sapete la mia famiglia è di origini italiane; e così in me è sempre vivo questo dialogo tra luoghi e culture fra loro distanti, tra un capo del mondo e l’altro, oggi sempre più vicini, interdipendenti, bisognosi di incontrarsi e di creare spazi reali di autentica fraternità.

In quest’opera è fondamentale anche il ruolo della religione. Non si possono, infatti, costruire ponti tra gli uomini, dimenticando Dio. Ma vale anche il contrario: non si possono vivere legami veri con Dio, ignorando gli altri. Per questo è importante intensificare il dialogo fra le varie religioni, penso anzitutto a quello con l’Islam, e ho molto apprezzato la presenza, durante la Messa d’inizio del mio ministero, di tante Autorità civili e religiose del mondo islamico. Ed è pure importante intensificare il confronto con i non credenti, affinché non prevalgano mai le differenze che separano e feriscono, ma, pur nella diversità, vinca il desiderio di costruire legami veri di amicizia tra tutti i popoli.

Lottare contro la povertà sia materiale, sia spirituale; edificare la pace e costruire ponti. Sono come i punti di riferimento di un cammino al quale desidero invitare a prendere parte ciascuno dei Paesi che rappresentate. Un cammino difficile però, se non impariamo sempre più ad amare questa nostra Terra. Anche in questo caso mi è di aiuto pensare al nome di Francesco, che insegna un profondo rispetto per tutto il creato, il custodire questo nostro ambiente, che troppo spesso non usiamo per il bene, ma sfruttiamo avidamente a danno l’uno dell’altro.

Cari Ambasciatori,
Signore e Signori,

grazie ancora per tutto il lavoro che svolgete, insieme alla Segreteria di Stato, per costruire la pace ed edificare ponti di amicizia e di fraternità. Attraverso di voi, desidero rinnovare ai vostri Governi il mio grazie per la loro partecipazione alle celebrazioni in occasione della mia elezione, con l’auspicio di un fruttuoso lavoro comune. Il Signore Onnipotente ricolmi dei suoi doni ciascuno di voi, le vostre famiglie e i popoli che rappresentate. Grazie!

[00394-01.01] [Testo originale: Italiano]

TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE

Excellences,
Mesdames et Messieurs,

Je remercie de grand cœur votre Doyen, l’Ambassadeur Jean-Claude Michel, pour les paroles courtoises qu’il m’a adressées au nom de tous, et avec joie, je vous accueille pour cet échange de saluts, simple et en même temps intense, qui veut être en principe l’accolade du Pape au monde. À travers vous, en effet, je rencontre vos peuples, et je puis aussi, dans un certain sens, rejoindre chacun de vos concitoyens, avec ses joies, ses drames, ses attentes, ses désirs.

Votre présence en si grand nombre est aussi un signe que les relations que vos Pays entretiennent avec le Saint Siège sont fructueuses, sont vraiment une occasion de bien pour l’humanité. C’est cela, en effet, qui tient à cœur au Saint-Siège : le bien de tout homme sur cette terre ! Et c’est bien avec cette intention que l’Évêque de Rome commence son ministère, en sachant qu’il peut compter sur l’amitié et sur l’affection des Pays que vous représentez, et dans la certitude que vous partagez un tel propos. En même temps, j’espère que ce soit aussi l’occasion d’entreprendre un chemin avec les quelques Pays qui n’entretiennent pas encore de relations diplomatiques avec le Saint Siège, dont certains – je les remercie de grand cœur - ont voulu être présents à la Messe du début de mon ministère, ou ont envoyé des messages en signe de proximité.

Comme vous savez, il y a plusieurs raisons pour lesquelles j’ai choisi mon nom en pensant à François d’Assise, une personnalité qui est bien connue au-delà des frontières de l’Italie et de l’Europe, et aussi de ceux qui ne professent pas la foi catholique. Une des premières est l’amour que François avait pour les pauvres. Il y a encore tant de pauvres dans le monde ! Et ces personnes rencontrent tant de souffrance ! À l’exemple de François d’Assise, l’Église a toujours cherché à avoir le souci, à protéger, en tout coin de la terre, celui qui souffre d’indigence et je pense que dans beaucoup de vos pays, vous pouvez constater l’œuvre généreuse de ces chrétiens qui se prodiguent pour aider les malades, les orphelins, les sans-abris et tous ceux qui sont exclus, et qui ainsi travaillent pour construire une société plus humaine et plus juste.

Mais il y a aussi une autre pauvreté ! C’est la pauvreté spirituelle de nos jours, qui concerne gravement aussi les Pays considérés comme plus riches. C’est ce que mon Prédécesseur, le cher et vénéré Benoît XVI, appelle la « dictature du relativisme », qui laisse chacun comme mesure de lui-même, et met en péril la convivialité entre les hommes. Et ainsi j’ajoute une autre raison de mon nom. François d’Assise nous dit : travaillez pour construire la paix ! Mais il n’y a pas de véritable paix sans vérité ! La paix ne peut pas être véritable si chacun est la mesure de lui-même, si chacun peut revendiquer toujours et seulement son droit personnel, sans avoir le souci en même temps du bien des autres, de tous, à partir de la nature qui unit chaque être humain sur cette terre.

Un des titres de l’Évêque de Rome est Pontife, c’est-à-dire celui qui construit des ponts, avec Dieu et entre les hommes. Je désire vraiment que le dialogue entre nous aide à construire des ponts entre tous les hommes, si bien que chacun puisse trouver dans l’autre, non un ennemi, non un concurrent, mais un frère à accueillir et à embrasser ! Mes origines mêmes du reste, me poussent à travailler pour édifier des ponts. En effet, comme vous savez ma famille est d’origine italienne ; et ainsi en moi est toujours vivant ce dialogue entre les lieux et les cultures avec leurs éloignements - d’un bout du monde à l’autre, aujourd’hui toujours plus proches, interdépendants -, qui ont besoin de se rencontrer et de créer des espaces réels d’authentique fraternité.

Dans cette tâche, le rôle de la religion aussi est fondamental. On ne peut pas en effet, construire des ponts entre les hommes en oubliant Dieu. Mais le contraire vaut aussi : on ne peut vivre des liens véritables avec Dieu en ignorant les autres. Pour cela, il est important d’intensifier le dialogue entre les différentes religions, je pense surtout au dialogue avec l’Islam, et j’ai beaucoup apprécié la présence, durant la messe du début de mon ministère, de nombreuses Autorités civiles et religieuses du monde islamique. Et il est important d’intensifier la rencontre avec les non croyants, pour que ne dominent jamais les différences qui séparent et blessent, mais que, même dans la diversité, l’emporte le désir de construire des liens vrais d’amitié entre tous les peuples.

Lutter contre la pauvreté soit matérielle, soit spirituelle ; édifier la paix et construire des ponts. Ce sont comme les points de référence d’un chemin auquel je désire inviter à prendre part chacun des Pays que vous représentez. Un chemin difficile cependant, si nous n’apprenons pas toujours plus à aimer notre Terre. Aussi dans ce cas penser au nom de François m’est une aide, lui qui enseigne un profond respect pour toute la création, pour la sauvegarde de notre environnement, que trop souvent nous n’utilisons pas pour le bien, mais que nous exploitons avec avidité au détriment l’un de l’autre.

Chers Ambassadeurs,
Mesdames et Messieurs,

Merci encore pour tout le travail que vous accomplissez, ensemble avec la Secrétairerie d’État, pour construire la paix et édifier des ponts d’amitié et de fraternité. À travers vous, je désire renouveler à vos Gouvernements mon remerciement pour leur participation aux célébrations à l’occasion de mon élection, avec le souhait d’un fructueux travail commun. Que le Seigneur tout puissant comble de ses dons chacun de vous, vos familles et les peuples que vous représentez. Merci !

[00394-03.01] [Texte original: Italien]

TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE

Your Excellencies,
Ladies and Gentlemen,

Heartfelt thanks to your Dean, Ambassador Jean-Claude Michel, for the kind words that he has addressed to me in the name of everyone present. It gives me joy to welcome you for this exchange of greetings: a simple yet deeply felt ceremony, that somehow seeks to express the Pope’s embrace of the world. Through you, indeed, I encounter your peoples, and thus in a sense I can reach out to every one of your fellow citizens, with their joys, their troubles, their expectations, their desires.

Your presence here in such numbers is a sign that the relations between your countries and the Holy See are fruitful, that they are truly a source of benefit to mankind. That, indeed, is what matters to the Holy See: the good of every person upon this earth! And it is with this understanding that the Bishop of Rome embarks upon his ministry, in the knowledge that he can count on the friendship and affection of the countries you represent, and in the certainty that you share this objective. At the same time, I hope that it will also be an opportunity to begin a journey with those few countries that do not yet have diplomatic relations with the Holy See, some of which were present at the Mass for the beginning of my ministry, or sent messages as a sign of their closeness – for which I am truly grateful.

As you know, there are various reasons why I chose the name of Francis of Assisi, a familiar figure far beyond the borders of Italy and Europe, even among those who do not profess the Catholic faith. One of the first reasons was Francis’ love for the poor. How many poor people there still are in the world! And what great suffering they have to endure! After the example of Francis of Assisi, the Church in every corner of the globe has always tried to care for and look after those who suffer from want, and I think that in many of your countries you can attest to the generous activity of Christians who dedicate themselves to helping the sick, orphans, the homeless and all the marginalized, thus striving to make society more humane and more just.

But there is another form of poverty! It is the spiritual poverty of our time, which afflicts the so-called richer countries particularly seriously. It is what my much-loved predecessor, Benedict XVI, called the "tyranny of relativism", which makes everyone his own criterion and endangers the coexistence of peoples. And that brings me to a second reason for my name. Francis of Assisi tells us we should work to build peace. But there is no true peace without truth! There cannot be true peace if everyone is his own criterion, if everyone can always claim exclusively his own rights, without at the same time caring for the good of others, of everyone, on the basis of the nature that unites every human being on this earth.

One of the titles of the Bishop of Rome is Pontiff, that is, a builder of bridges with God and between people. My wish is that the dialogue between us should help to build bridges connecting all people, in such a way that everyone can see in the other not an enemy, not a rival, but a brother or sister to be welcomed and embraced! My own origins impel me to work for the building of bridges. As you know, my family is of Italian origin; and so this dialogue between places and cultures a great distance apart matters greatly to me, this dialogue between one end of the world and the other, which today are growing ever closer, more interdependent, more in need of opportunities to meet and to create real spaces of authentic fraternity.

In this work, the role of religion is fundamental. It is not possible to build bridges between people while forgetting God. But the converse is also true: it is not possible to establish true links with God, while ignoring other people. Hence it is important to intensify dialogue among the various religions, and I am thinking particularly of dialogue with Islam. At the Mass marking the beginning of my ministry, I greatly appreciated the presence of so many civil and religious leaders from the Islamic world. And it is also important to intensify outreach to non-believers, so that the differences which divide and hurt us may never prevail, but rather the desire to build true links of friendship between all peoples, despite their diversity.

Fighting poverty, both material and spiritual, building peace and constructing bridges: these, as it were, are the reference points for a journey that I want to invite each of the countries here represented to take up. But it is a difficult journey, if we do not learn to grow in love for this world of ours. Here too, it helps me to think of the name of Francis, who teaches us profound respect for the whole of creation and the protection of our environment, which all too often, instead of using for the good, we exploit greedily, to one another’s detriment.

Dear Ambassadors,
Ladies and Gentlemen,

Thank you again for all the work that you do, alongside the Secretariat of State, to build peace and construct bridges of friendship and fraternity. Through you, I would like to renew to your Governments my thanks for their participation in the celebrations on the occasion of my election, and my heartfelt desire for a fruitful common endeavour. May Almighty God pour out his gifts on each one of you, on your families and on the peoples that you represent. Thank you!

[00394-02.01] [Original text: Italian]

 TRADUZIONE IN LINGUA TEDESCA

Exzellenzen,
meine Damen und Herrn,

ich danke Ihrem Dekan, Botschafter Jean-Claude Michel, von Herzen für die schönen Worte, die er im Namen aller an mich gerichtet hat, und mit Freude empfange ich Sie zu dieser einfachen, aber zugleich intensiven Begrüßung, die gleichsam für die Umarmung steht, mit der der Papst die Welt umfängt. Denn durch Sie begegne ich Ihren Völkern, und so kann ich in gewissem Sinn jeden Ihrer Mitbürger erreichen, mit seinen Freuden, seinen dramatischen Situationen, seinen Erwartungen, seinen Wünschen.

Dass Sie so zahlreich erschienen sind, ist auch ein Zeichen dafür, dass die Beziehungen, die Ihre Länder mit dem Heiligen Stuhl unterhalten, erfolgreich sind, dass sie wirklich eine Möglichkeit zum Wohl der Menschheit darstellen. Das ist es ja, was dem Heiligen Stuhl am Herzen liegt: das Wohl eines jeden Menschen auf dieser Erde! Und genau mit dieser Intention beginnt der Bischof von Rom seinen Dienst, wobei er weiß, dass er auf die Freundschaft und die Zuneigung der Länder zählen kann, die Sie vertreten, und die Gewissheit hat, dass Sie diesen Vorsatz teilen. Zugleich ist es, wie ich hoffe, auch die Gelegenheit, einen Weg zu beginnen mit den wenigen Ländern, die noch keine diplomatischen Beziehungen mit dem Heiligen Stuhl unterhalten und von denen einige, denen ich von Herzen danke, bei der Messe zu meiner Amtseinführung zugegen waren oder Botschaften als Geste der Verbundenheit gesandt haben.

Wie Sie wissen, gibt es mehrere Gründe, warum ich bei der Wahl meines Namens an Franziskus von Assisi gedacht habe – eine Persönlichkeit, die über die Grenzen Italiens und Europas hinaus und auch bei denen, die nicht den katholischen Glauben bekennen, wohlbekannt ist. Einer der ersten Gründe ist die Liebe, die Franziskus zu den Armen hatte. Wie viele Arme gibt es noch in der Welt! Und welchen Leiden sind diese Menschen ausgesetzt! Nach dem Beispiel des heiligen Franziskus von Assisi hat die Kirche immer versucht, sich in jedem Winkel der Erde um die Notleidenden zu kümmern, sie zu behüten, und ich denke, dass Sie in vielen Ihrer Länder das großherzige Wirken jener Christen feststellen können, die sich engagieren, um den Kranken, den Waisen, den Obdachlosen und allen Ausgegrenzten zu helfen, und die so daran arbeiten, menschlichere und gerechtere Gesellschaften aufzubauen.

Doch es gibt auch noch eine andere Armut! Es ist die geistliche Armut unserer Tage, die ganz ernstlich auch die Länder betrifft, die als die reichsten gelten. Es ist das, was mein Vorgänger, der liebe und verehrte Benedikt XVI., „Diktatur des Relativismus" nennt und was jeden sein eigener Maßstab sein lässt und so das Zusammenleben unter den Menschen gefährdet. Und damit komme ich zu einem zweiten Grund für meinen Namen. Franziskus von Assisi sagt: Arbeitet, um den Frieden aufzubauen! Aber es gibt keinen wahren Frieden ohne Wahrheit! Es kann keinen wahren Frieden geben, wenn jeder sein eigener Maßstab ist, wenn jeder immer und einzig sein eigenes Recht einfordern kann, ohne sich gleichzeitig um das Wohl der anderen – aller – zu kümmern, angefangen von der Natur, die alle Menschen auf dieser Welt verbindet.

Einer der Titel des Bischofs von Rom ist Pontifex, das heißt Brückenbauer – Brücken zu Gott und zwischen den Menschen. Ich wünsche mir wirklich, dass der Dialog zwischen uns dazu beiträgt, Brücken zwischen allen Menschen zu bauen, so dass jeder im anderen nicht einen Feind, einen Konkurrenten sieht, sondern einen Bruder, den er annehmen und umarmen soll! Außerdem drängt mich meine eigene Herkunft dazu, Brücken zu bauen. Wie Sie wissen, kommt ja meine Familie aus Italien; und so ist in mir stets dieser Dialog zwischen Orten und Kulturen lebendig, die voneinander entfernt sind – zwischen dem einen und dem anderen Ende der Erde, die heute einander immer näher rücken, voneinander abhängig sind, es nötig haben, einander zu begegnen und wirkliche Räume echten Miteinanders zu schaffen.

Grundlegend in diesem Werk ist auch die Rolle der Religion. Man kann nämlich keine Brücken zwischen den Menschen bauen, wenn man Gott vergisst. Doch es gilt auch das Gegenteil: Man kann keine wahre Verbindung zu Gott haben, wenn man die anderen ignoriert. Darum ist es wichtig, den Dialog zwischen den verschiedenen Religionen zu verstärken – ich denke besonders an den mit dem Islam –, und ich habe die Anwesenheit vieler ziviler und religiöser Autoritäten der islamischen Welt bei der Messe zu meiner Amtseinführung sehr geschätzt. Und es ist auch wichtig, die Gegenüberstellung mit den Nichtgläubigen zu intensivieren, damit niemals die Unterschiede, die trennen und verletzen, überhand nehmen, sondern bei aller Verschiedenheit doch der Wunsch überwiegt, wahre Bindungen der Freundschaft zwischen allen Völkern zu aufzubauen.

Die materielle wie die geistliche Armut bekämpfen, Frieden schaffen und Brücken bauen – das sind gleichsam die Bezugspunkte eines Weges, den mitzugehen ich jedes der Länder, die Sie vertreten, einlade. Das ist jedoch ein schwieriger Weg, wenn wir nicht immer mehr lernen, diese unsere Erde zu lieben. Auch in diesem Fall hilft es mir, an den Namen Franziskus zu denken, der eine tiefgreifende Achtung gegenüber der gesamten Schöpfung und die Bewahrung dieser unserer Umwelt lehrt, die wir leider allzu oft nicht zum Guten gebrauchen, sondern sie gierig ausbeuten zum gegenseitigen Schaden.

Liebe Botschafter,
meine Damen und Herren,

ich danke Ihnen nochmals für all die Arbeit, die Sie in Zusammenarbeit mit dem Staatssekretariat vollbringen, um Frieden zu schaffen und Brücken der Freundschaft und des Miteinanders zu bauen. Über Sie möchte ich Ihren Regierungen noch einmal meinen Dank übermitteln für ihre Teilnahme an den Festlichkeiten anlässlich meiner Wahl, in der Vorausschau auf eine fruchtbare gemeinsame Arbeit. Der allmächtige Herr erfülle jeden von Ihnen, Ihre Familie und die Völker, die Sie vertreten, mit seinen Gaben.

[00394-05.01] [Originalsprache: Italienisch]

 

TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA

Excelencias,
Señoras y señores:

Agradezco sinceramente a vuestro decano, el Embajador Jean-Claude Michel, las amables palabras que me ha dirigido en nombre de todos, y os acojo con gozo en este intercambio de saludos, simple pero intenso al mismo tiempo, que quiere ser idealmente el abrazo del Papa al mundo. En efecto, por vuestro medio encuentro a vuestros pueblos, y así puedo en cierto modo llegar a cada uno de vuestros conciudadanos, con todas sus alegrías, sus dramas, sus esperanzas, sus deseos.

Vuestra numerosa presencia es también un signo de que las relaciones que vuestros países mantienen con la Santa Sede son beneficiosas, son verdaderamente una ocasión de bien para la humanidad. Efectivamente, esto es precisamente lo que preocupa a la Santa Sede: el bien de todo hombre en esta tierra. Y precisamente con esta idea comienza el Obispo de Roma su ministerio, sabiendo que puede contar con la amistad y el afecto de los Países que representáis, y con la certeza de que compartís este propósito. Al mismo tiempo, espero que sea también la ocasión para emprender un camino con los pocos Países que todavía no tienen relaciones diplomáticas con la Santa Sede, algunos de los cuales – se lo agradezco de corazón – han querido estar presentes en la Misa por el inicio de mi ministerio, o enviado mensajes como gesto de cercanía.

Como sabéis, son varios los motivos por los que elegí mi nombre pensando en Francisco de Asís, una personalidad que es bien conocida más allá de los confines de Italia y de Europa, y también entre quienes no profesan la fe católica. Uno de los primeros es el amor que Francisco tenía por los pobres. ¡Cuántos pobres hay todavía en el mundo! Y ¡cuánto sufrimiento afrontan estas personas! Según el ejemplo de Francisco de Asís, la Iglesia ha tratado siempre de cuidar, proteger en todos los rincones de la Tierra a los que sufren por la indigencia, y creo que en muchos de vuestros Países podéis constatar la generosa obra de aquellos cristianos que se esfuerzan por ayudar a los enfermos, a los huérfanos, a quienes no tienen hogar y a todos los marginados, y que, de este modo, trabajan para construir una sociedad más humana y más justa.

Pero hay otra pobreza. Es la pobreza espiritual de nuestros días, que afecta gravemente también a los Países considerados más ricos. Es lo que mi Predecesor, el querido y venerado Papa Benedicto XVI, llama la «dictadura del relativismo», que deja a cada uno como medida de sí mismo y pone en peligro la convivencia entre los hombres. Llego así a una segunda razón de mi nombre. Francisco de Asís nos dice: Esforzaos en construir la paz. Pero no hay verdadera paz sin verdad. No puede haber verdadera paz si cada uno es la medida de sí mismo, si cada uno puede reclamar siempre y sólo su propio derecho, sin preocuparse al mismo tiempo del bien de los demás, de todos, a partir ya de la naturaleza, que acomuna a todo ser humano en esta tierra.

Uno de los títulos del Obispo de Roma es «Pontífice», es decir, el que construye puentes, con Dios y entre los hombres. Quisiera precisamente que el diálogo entre nosotros ayude a construir puentes entre todos los hombres, de modo que cada uno pueda encontrar en el otro no un enemigo, no un contendiente, sino un hermano para acogerlo y abrazarlo. Además, mis propios orígenes me impulsan a trabajar para construir puentes. En efecto, como sabéis, mi familia es de origen italiano; y por eso está siempre vivo en mí este diálogo entre lugares y culturas distantes entre sí, entre un extremo del mundo y el otro, hoy cada vez más cercanos, interdependientes, necesitados de encontrarse y de crear ámbitos reales de auténtica fraternidad.

En esta tarea es fundamental también el papel de la religión. En efecto, no se pueden construir puentes entre los hombres olvidándose de Dios. Pero también es cierto lo contrario: no se pueden vivir auténticas relaciones con Dios ignorando a los demás. Por eso, es importante intensificar el diálogo entre las distintas religiones, creo que en primer lugar con el Islam, y he apreciado mucho la presencia, durante la Misa de inicio de mi ministerio, de tantas autoridades civiles y religiosas del mundo islámico. Y también es importante intensificar la relación con los no creyentes, para que nunca prevalezcan las diferencias que separan y laceran, sino que, no obstante la diversidad, predomine el deseo de construir lazos verdaderos de amistad entre todos los pueblos.

La lucha contra la pobreza, tanto material como espiritual; edificar la paz y construir puentes. Son como los puntos de referencia de un camino al cual quisiera invitar a participar a cada uno de los Países que representáis. Pero, si no aprendemos a amar cada vez más a nuestra Tierra, es un camino difícil. También en este punto me ayuda pensar en el nombre de Francisco, que enseña un profundo respeto por toda la creación, la salvaguardia de nuestro medio ambiente, que demasiadas veces no lo usamos para el bien, sino que lo explotamos ávidamente, perjudicándonos unos a otros.

Queridos Embajadores,
Señoras y Señores,

gracias de nuevo por todo el trabajo que desarrolláis, junto con la Secretaría de Estado, para edificar la paz y construir puentes de amistad y hermandad. Por vuestro medio, quisiera reiterar mi agradecimiento a vuestros Gobiernos por su participación en las celebraciones con motivo de mi elección, con la esperanza de un trabajo común fructífero. Que el Señor Todopoderoso colme de sus dones a cada uno vosotros, a vuestras familias y a los Pueblos que representáis. Muchas gracias.

[00394-04.01] [Texto original: Italiano]

TRADUZIONE IN LINGUA PORTOGHESE

Excelências,
Senhoras e Senhores,

De coração agradeço ao vosso Decano, Embaixador Jean-Claude Michel, as amáveis palavras que me dirigiu em nome de todos e com alegria vos recebo para uma simples, mas ao mesmo tempo intensa, troca de cumprimentos, que, idealmente, pretende ser o abraço do Papa ao mundo. Na realidade, por vosso intermédio, encontro os vossos povos e deste modo posso, em certa medida, alcançar cada um dos vossos concidadãos com suas alegrias, dramas, expectativas e desejos.

A vossa presença, numerosa, é também um sinal de que as relações que os vossos países mantêm com a Santa Sé são profícuas, são verdadeiramente uma ocasião de bem para a humanidade. Na verdade, é isto mesmo o que a Santa Sé tem a peito: o bem de todo o homem que vive nesta terra. E é precisamente com este entendimento que o Bispo de Roma começa o seu ministério, sabendo que pode contar com a amizade e benevolência dos países que representais, e na certeza de que compartilhais tal propósito. Ao mesmo tempo, espero que se revele também ocasião para iniciar um caminho com os poucos países que ainda não têm relações diplomáticas com a Santa Sé, alguns dos quais – de coração lhes agradeço – quiseram estar presentes na Missa de início do meu ministério ou enviaram mensagens como gesto de proximidade.

Como sabeis, há vários motivos que, ao escolher o meu nome, me levaram a pensar em Francisco de Assis, uma figura bem conhecida mesmo além das fronteiras da Itália e da Europa, inclusive entre os que não professam a fé católica. Um dos primeiros é o amor que Francisco tinha pelos pobres. Ainda há tantos pobres no mundo! E tanto sofrimento passam estas pessoas! A exemplo de Francisco de Assis, a Igreja tem procurado, sempre e em todos os cantos da terra, cuidar e defender quem passa indigência e penso que podereis constatar, em muitos dos vossos países, a obra generosa dos cristãos que se empenham na ajuda aos doentes, aos órfãos, aos sem-abrigo e a quantos são marginalizados, e deste modo trabalham para construir sociedades mais humanas e mais justas.

Mas há ainda outra pobreza: é a pobreza espiritual dos nossos dias, que afecta gravemente também os países considerados mais ricos. É aquilo que o meu Predecessor, o amado e venerado Bento XVI, chama a «ditadura do relativismo», que deixa cada um como medida de si mesmo, colocando em perigo a convivência entre os homens. E assim chego à segunda razão do meu nome. Francisco de Assis diz-nos: trabalhai por edificar a paz. Mas, sem a verdade, não há verdadeira paz. Não pode haver verdadeira paz, se cada um é a medida de si mesmo, se cada um pode reivindicar sempre e só os direitos próprios, sem se importar ao mesmo tempo do bem dos outros, do bem de todos, a começar da natureza comum a todos os seres humanos nesta terra.

Um dos títulos do Bispo de Roma é Pontífice, isto é, aquele que constrói pontes, com Deus e entre os homens. Desejo precisamente que o diálogo entre nós ajude a construir pontes entre todos os homens, de tal modo que cada um possa encontrar no outro, não um inimigo nem um concorrente, mas um irmão que se deve acolher e abraçar. Além disso, as minhas próprias origens impelem-me a trabalhar por construir pontes. Na verdade, como sabeis, a minha família é de origem italiana; e assim está sempre vivo em mim este diálogo entre lugares e culturas distantes, entre um extremo do mundo e o outro, actualmente cada vez mais próximos, interdependentes e necessitados de se encontrarem e criarem espaços efectivos de autêntica fraternidade.

Neste trabalho, é fundamental também o papel da religião. Com efeito, não se podem construir pontes entre os homens, esquecendo Deus; e vice-versa: não se podem viver verdadeiras ligações com Deus, ignorando os outros. Por isso, é importante intensificar o diálogo entre as diversas religiões; penso, antes de tudo, ao diálogo com o Islão. Muito apreciei a presença, durante a Missa de início do meu ministério, de tantas autoridades civis e religiosas do mundo islâmico. E é também importante intensificar o diálogo com os não crentes, para que jamais prevaleçam as diferenças que separam e ferem, mas, embora na diversidade, triunfe o desejo de construir verdadeiros laços de amizade entre todos os povos.

Lutar contra a pobreza, tanto material como espiritual, edificar a paz e construir pontes: são como que os pontos de referimento para um caminho que devemos percorrer, desejando convidar cada um dos países que representais a tomar parte nele. Um caminho que será difícil, se não aprendermos a amar cada vez mais esta nossa terra. Também neste caso me serve de inspiração o nome de Francisco: ele ensina-nos um respeito profundo por toda a criação, ensina-nos a guardar este nosso meio ambiente, que muitas vezes não usamos para o bem, mas desfrutamos com avidez e prejudicando um ao outro.

Queridos Embaixadores,
Senhoras e Senhores,

Novamente obrigado por todo o trabalho que realizais, juntamente com a Secretaria de Estado, para edificar a paz e construir pontes de amizade e fraternidade. Por vosso intermédio, desejo renovar aos vossos Governos o meu agradecimento pela sua participação nas celebrações por ocasião da minha eleição, com votos de um frutuoso trabalho comum. O Senhor Todo-Poderoso cumule com os seus dons a cada um de vós, às vossas famílias e aos povos que representais.

[00394-06.01] [Texto original: Italiano]

TRADUZIONE IN LINGUA POLACCA

Ekscelencje
Panie i Panowie,

Serdecznie dziękuję waszemu dziekanowi, ambasadorowi Jean-Claude Michelowi, za skierowane do mnie w imieniu wszystkich piękne słowa. Z radością witam was, na tej prostej a zarazem intensywnej wymianie pozdrowień, która pragnie być jakby wyrazem uścisku papieża z całym światem. Za waszym pośrednictwem spotykam bowiem wasze narody i tak mogę w pewnym sensie dotrzeć do każdego z waszych rodaków, z ich radościami, dramatami, oczekiwaniami i pragnieniami.

Wasza liczna obecność jest też znakiem, że relacje, jakie wasze kraje utrzymują ze Stolicą Apostolską są korzystne, rzeczywiście służą dobru ludzkości. Na tym właśnie zależy Stolicy Apostolskiej: na dobru każdego człowieka na tej ziemi! Z tym właśnie zamiarem Biskup Rzymu rozpoczyna swoją posługę, wiedząc, że może liczyć na przyjaźń i uczucia reprezentowanych przez was krajów, będąc pewnym, że macie ten sam cel. Równocześnie mam nadzieję, że będzie to również okazją do podjęcia dialogu z tymi nielicznymi krajami, które dotychczas nie utrzymują relacji dyplomatycznych ze Stolicą Apostolską, spośród których pewne – dziękuję im za to – zechciały być reprezentowane na Mszy św. sprawowanej z okazji rozpoczęcia mojej posługi, lub też wystosowały przesłania, jako gest bliskości.

Jak wiecie z różnych powodów wybrałem moje imię, myśląc o św. Franciszku z Asyżu – postaci dobrze znanej daleko poza granicami Włoch i Europy, a także wśród tych, którzy nie wyznają wiary katolickiej. Jednym z pierwszych powodów jest umiłowanie przez Franciszka ubogich. Jak wielu ubogich jest jeszcze na świecie! Na jak wielkie cierpienie napotykają! Na wzór św. Franciszka z Asyżu Kościół zawsze starał się troszczyć, opiekować się w każdym zakątku ziemi tymi, którzy cierpią z powodu nędzy. Sądzę, że w wielu waszych krajach możecie przekonać się o hojnym dziele tych chrześcijan, którzy zajmują się pomocą chorym, sierotom, bezdomnym i tym wszystkim, którzy znajdują się na marginesie, chrześcijan, którzy w ten sposób działają na rzecz budowania społeczeństw bardziej ludzkich i sprawiedliwych.

Istnieje jednak także inny rodzaj biedy! Jest to duchowe ubóstwo naszych dni, które dotyczy w poważnym stopniu także krajów uważanych za najbogatsze. Jest to owo zjawisko, które mój umiłowany i czcigodny poprzednik Benedykt XVI nazywa „dyktaturą relatywizmu", która czyni każdego miarą samego siebie i zagraża współżyciu międzyludzkiemu. W ten sposób dochodzę do drugiego powodu, dla którego przybrałem moje imię. Franciszek z Asyżu mówi nam: działajcie na rzecz budowania pokoju! Nie ma jednakże prawdziwego pokoju bez prawdy! Nie może być prawdziwego pokoju, jeśli każdy jest miarą samego siebie, jeśli każdy może zawsze i wyłącznie domagać się swojego prawa, nie troszcząc się równocześnie o dobro innych, wszystkich, począwszy od przyrody, która łączy każdą istotę ludzką na tej ziemi.

Jednym z tytułów biskupa Rzymu jest Pontifex, to znaczy ten, który buduje mosty z Bogiem i między ludźmi. Pragnę właśnie, aby dialog między nami pomógł w budowaniu mostów między wszystkimi ludźmi, tak aby każdy mógł znajdować w drugim nie wroga, nie konkurenta, lecz brata, którego trzeba przyjąć i objąć. Samo moje pochodzenie pobudza mnie też do budowania mostów. Jak bowiem wiecie moja rodzina pochodzi z Włoch. W ten sposób jest we mnie nieustannie żywy ów dialog między miejscami i kulturami odległymi między sobą, między jednym a drugim krańcem świata, dzisiaj coraz bardziej sobie bliskimi, wzajemnie od siebie zależnymi, potrzebującymi spotkania i tworzenia realnych przestrzeni autentycznego braterstwa.

W dziele tym kluczową rolę odgrywa także religia. Nie jest bowiem możliwe budowanie mostów między ludźmi, kiedy zapomina się o Bogu. Prawdą jest jednak także, iż nie można przeżywać prawdziwej więzi z Bogiem, zapominając o innych. Dlatego bardzo ważne jest intensyfikowanie dialogu między różnymi religiami. Myślę nade wszystko o dialogu z islamem i bardzo sobie cenię obecność podczas Mszy św. inaugurującej moją posługę tak wielu przedstawicieli władz religijnych i świeckich świata islamskiego. Ważna jest też intensyfikacja dialogu z niewierzącymi, aby nigdy nie dominowały różnice, które dzielą i ranią, lecz pomimo różnorodności zwyciężyło pragnienie budowania prawdziwych więzi przyjaźni między wszystkimi narodami.

Walka z ubóstwem zarówno materialnym jak i duchowym, budowanie pokoju i wznoszenie mostów – to jakby punkty odniesienia drogi, do której podjęcia pragnę zachęcić każdy z reprezentowanych tu przez was krajów. Jest to jednak droga trudna, o ile nie nauczymy się kochać tej naszej ziemi. Także w tym przypadku pomaga mi myśl o imieniu Franciszek, które uczy głębokiego szacunku dla całej rzeczywistości stworzonej, strzeżenia naszego środowiska, którego nazbyt często nie wykorzystujemy dla dobra, lecz zachłannie wyzyskujemy je ze szkodą dla wszystkich.

Drodzy Ambasadorowie,
Panie i Panowie,

Jeszcze raz dziękuję za całą wykonywaną przez was pracę, wraz z Sekretariatem Stanu, na rzecz budowania pokoju i wznoszenia mostów przyjaźni i braterstwa. Za waszym pośrednictwem pragnę ponowić podziękowanie waszym rządom za uczestnictwo w uroczystościach z okazji mojego wyboru, życząc owocnej wspólnej pracy. Niech Bóg Wszechmogący napełni swoimi darami każdego z was, wasze rodziny i reprezentowane przez was narody.

[00394-09.01] [Testo originale: Italiano]

[B0171-XX.02]