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L’UDIENZA GENERALE, 24.10.2012


L’UDIENZA GENERALE

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana il Papa, nel nuovo ciclo di catechesi dedicato all’Anno della fede, ha incentrato la sua meditazione sulla natura della fede.
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

mercoledì scorso, con l'inizio dell'Anno della fede, ho cominciato con una nuova serie di catechesi sulla fede. E oggi vorrei riflettere con voi su una questione fondamentale: che cosa è la fede? Ha ancora senso la fede in un mondo in cui scienza e tecnica hanno aperto orizzonti fino a poco tempo fa impensabili? Che cosa significa credere oggi? In effetti, nel nostro tempo è necessaria una rinnovata educazione alla fede, che comprenda certo una conoscenza delle sue verità e degli eventi della salvezza, ma che soprattutto nasca da un vero incontro con Dio in Gesù Cristo, dall’amarlo, dal dare fiducia a Lui, così che tutta la vita ne sia coinvolta.

Oggi, insieme a tanti segni di bene, cresce intorno a noi anche un certo deserto spirituale. A volte, si ha come la sensazione, da certi avvenimenti di cui abbiamo notizia tutti i giorni, che il mondo non vada verso la costruzione di una comunità più fraterna e più pacifica; le stesse idee di progresso e di benessere mostrano anche le loro ombre. Nonostante la grandezza delle scoperte della scienza e dei successi della tecnica, oggi l’uomo non sembra diventato veramente più libero, più umano; permangono tante forme di sfruttamento, di manipolazione, di violenza, di sopraffazione, di ingiustizia… Un certo tipo di cultura, poi, ha educato a muoversi solo nell’orizzonte delle cose, del fattibile, a credere solo in ciò che si vede e si tocca con le proprie mani. D’altra parte, però, cresce anche il numero di quanti si sentono disorientati e, nella ricerca di andare oltre una visione solo orizzontale della realtà, sono disponibili a credere a tutto e al suo contrario. In questo contesto riemergono alcune domande fondamentali, che sono molto più concrete di quanto appaiano a prima vista: che senso ha vivere? C’è un futuro per l’uomo, per noi e per le nuove generazioni? In che direzione orientare le scelte della nostra libertà per un esito buono e felice della vita? Che cosa ci aspetta oltre la soglia della morte?

Da queste insopprimibili domande emerge come il mondo della pianificazione, del calcolo esatto e della sperimentazione, in una parola il sapere della scienza, pur importante per la vita dell’uomo, da solo non basta. Noi abbiamo bisogno non solo del pane materiale, abbiamo bisogno di amore, di significato e di speranza, di un fondamento sicuro, di un terreno solido che ci aiuti a vivere con un senso autentico anche nella crisi, nelle oscurità, nelle difficoltà e nei problemi quotidiani. La fede ci dona proprio questo: è un fiducioso affidarsi a un «Tu», che è Dio, il quale mi dà una certezza diversa, ma non meno solida di quella che mi viene dal calcolo esatto o dalla scienza. La fede non è un semplice assenso intellettuale dell’uomo a delle verità particolari su Dio; è un atto con cui mi affido liberamente a un Dio che è Padre e mi ama; è adesione a un «Tu» che mi dona speranza e fiducia. Certo questa adesione a Dio non è priva di contenuti: con essa siamo consapevoli che Dio stesso si è mostrato a noi in Cristo, ha fatto vedere il suo volto e si è fatto realmente vicino a ciascuno di noi. Anzi, Dio ha rivelato che il suo amore verso l’uomo, verso ciascuno di noi, è senza misura: sulla Croce, Gesù di Nazaret, il Figlio di Dio fatto uomo, ci mostra nel modo più luminoso a che punto arriva questo amore, fino al dono di se stesso, fino al sacrificio totale. Con il mistero della Morte e Risurrezione di Cristo, Dio scende fino in fondo nella nostra umanità per riportarla a Lui, per elevarla alla sua altezza. La fede è credere a questo amore di Dio che non viene meno di fronte alla malvagità dell’uomo, di fronte al male e alla morte, ma è capace di trasformare ogni forma di schiavitù, donando la possibilità della salvezza. Avere fede, allora, è incontrare questo «Tu», Dio, che mi sostiene e mi accorda la promessa di un amore indistruttibile che non solo aspira all’eternità, ma la dona; è affidarmi a Dio con l’atteggiamento del bambino, il quale sa bene che tutte le sue difficoltà, tutti i suoi problemi sono al sicuro nel «tu» della madre. E questa possibilità di salvezza attraverso la fede è un dono che Dio offre a tutti gli uomini. Penso che dovremmo meditare più spesso - nella nostra vita quotidiana, caratterizzata da problemi e situazioni a volte drammatiche –sul fatto che credere cristianamente significa questo abbandonarmi con fiducia al senso profondo che sostiene me e il mondo, quel senso che noi non siamo in grado di darci, ma solo di ricevere come dono, e che è il fondamento su cui possiamo vivere senza paura. E questa certezza liberante e rassicurante della fede dobbiamo essere capaci di annunciarla con la parola e di mostrarla con la nostra vita di cristiani.

Attorno a noi, però, vediamo ogni giorno che molti rimangono indifferenti o rifiutano di accogliere questo annuncio. Alla fine del Vangelo di Marco, oggi abbiamo parole dure del Risorto che dice: «Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato» (Mc 16,16), perde se stesso. Vorrei invitarvi a riflettere su questo. La fiducia nell’azione dello Spirito Santo, ci deve spingere sempre ad andare e predicare il Vangelo, alla coraggiosa testimonianza della fede; ma, oltre alla possibilità di una risposta positiva al dono della fede, vi è anche il rischio del rifiuto del Vangelo, della non accoglienza dell’incontro vitale con Cristo. Già sant’Agostino poneva questo problema in un suo commento alla parabola del seminatore: «Noi parliamo - diceva -, gettiamo il seme, spargiamo il seme. Ci sono quelli che disprezzano, quelli che rimproverano, quelli che irridono. Se noi temiamo costoro, non abbiamo più nulla da seminare e il giorno della mietitura resteremo senza raccolto. Perciò venga il seme della terra buona» (Discorsi sulla disciplina cristiana, 13,14: PL 40, 677-678). Il rifiuto, dunque, non può scoraggiarci. Come cristiani siamo testimonianza di questo terreno fertile: la nostra fede, pur nei nostri limiti, mostra che esiste la terra buona, dove il seme della Parola di Dio produce frutti abbondanti di giustizia, di pace e di amore, di nuova umanità, di salvezza. E tutta la storia della Chiesa, con tutti i problemi, dimostra anche che esiste la terra buona, esiste il seme buono, e porta frutto.

Ma chiediamoci: da dove attinge l’uomo quell’apertura del cuore e della mente per credere nel Dio che si è reso visibile in Gesù Cristo morto e risorto, per accogliere la sua salvezza, così che Lui e il suo Vangelo siano la guida e la luce dell’esistenza? Risposta: noi possiamo credere in Dio perché Egli si avvicina a noi e ci tocca, perché lo Spirito Santo, dono del Risorto, ci rende capaci di accogliere il Dio vivente. La fede allora è anzitutto un dono soprannaturale, un dono di Dio. Il Concilio Vaticano II afferma: «Perché si possa prestare questa fede, è necessaria la grazia di Dio che previene e soccorre, e sono necessari gli aiuti interiori dello Spirito Santo, il quale muova il cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi della mente, e dia "a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità"» (Cost. dogm. Dei Verbum, 5). Alla base del nostro cammino di fede c’è il Battesimo, il sacramento che ci dona lo Spirito Santo, facendoci diventare figli di Dio in Cristo, e segna l’ingresso nella comunità della fede, nella Chiesa: non si crede da sé, senza il prevenire della grazia dello Spirito; e non si crede da soli, ma insieme ai fratelli. Dal Battesimo in poi ogni credente è chiamato a ri-vivere e fare propria questa confessione di fede, insieme ai fratelli.

La fede è dono di Dio, ma è anche atto profondamente libero e umano. Il Catechismo della Chiesa Cattolica lo dice con chiarezza: «È impossibile credere senza la grazia e gli aiuti interiori dello Spirito Santo. Non è però meno vero che credere è un atto autenticamente umano. Non è contrario né alla libertà né all’intelligenza dell’uomo» (n. 154). Anzi, le implica e le esalta, in una scommessa di vita che è come un esodo, cioè un uscire da se stessi, dalle proprie sicurezze, dai propri schemi mentali, per affidarsi all’azione di Dio che ci indica la sua strada per conseguire la vera libertà, la nostra identità umana, la gioia vera del cuore, la pace con tutti. Credere è affidarsi in tutta libertà e con gioia al disegno provvidenziale di Dio sulla storia, come fece il patriarca Abramo, come fece Maria di Nazaret. La fede allora è un assenso con cui la nostra mente e il nostro cuore dicono il loro «sì» a Dio, confessando che Gesù è il Signore. E questo «sì» trasforma la vita, le apre la strada verso una pienezza di significato, la rende così nuova, ricca di gioia e di speranza affidabile.

Cari amici, il nostro tempo richiede cristiani che siano stati afferrati da Cristo, che crescano nella fede grazie alla familiarità con la Sacra Scrittura e i Sacramenti. Persone che siano quasi un libro aperto che narra l’esperienza della vita nuova nello Spirito, la presenza di quel Dio che ci sorregge nel cammino e ci apre alla vita che non avrà mai fine. Grazie.

[01369-01.01] [Testo originale: Italiano]

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

Sintesi della catechesi in lingua francese

Sintesi della catechesi in lingua inglese 

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Sintesi della catechesi in lingua spagnola 

Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Sintesi della catechesi in lingua francese 

Chers frères et sœurs,

La foi est un acte d’abandon libre à Dieu le Père qui nous aime et s’est fait proche de chacun de nous dans son Fils incarné. Elle n’est pas une simple adhésion intellectuelle à des vérités particulières sur Dieu. Elle offre une certitude différente de celle de la technique et de la science. Croire, c’est rencontrer Dieu et s’abandonner à Lui comme un enfant. La foi est d’abord un don surnaturel. Nous ne pouvons pas croire tout seul, sans la grâce de l’Esprit Saint et sans les autres baptisés. La foi est aussi un acte profondément libre et humain qui implique la liberté et l’intelligence. Dans la foi, Dieu nous indique le vrai chemin qui conduit à la vraie liberté, à notre identité humaine, à la véritable joie du cœur et à la paix avec tous. La foi est un acte par lequel notre esprit et notre cœur disent ‘oui’ à Dieu. Ce ‘oui’ transforme la vie, lui donne une plénitude de sens et la renouvelle. Chers amis, laissons-nous saisir par le Christ ! Faisons croître notre foi grâce à une familiarité avec les Saintes Écritures et les Sacrements. Soyons comme des livres ouverts qui racontent l’expérience de notre vie renouvelée dans l’Esprit Saint.

Je salue avec joie les pèlerins francophones, en particulier ceux de la Province ecclésiastique de Toulouse accompagnés de leurs évêques, du diocèse de Metz accompagnés par Mgr Raffin, et ceux du Canada avec Mgr Veillette ! Confiants dans l’action de l’Esprit Saint, puissiez-vous annoncer l’Évangile autour de vous et rendre toujours témoignage de votre foi. Vous porterez alors des fruits abondants de justice, de paix et d’amour. Bon pèlerinage !

[01370-03.01] [Texte original: Français]

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

In our series of catecheses for the Year of Faith, we now consider the nature of faith. More than simply knowledge about God, faith is a living encounter with him. Through faith we come to know and love God, who reveals himself in the life, death and resurrection of Christ, and in so doing reveals the deepest meaning and truth of our human existence. Faith offers us sure hope and direction amid the spiritual confusion of our times. Before all else, faith is a divine gift which enables us to open our hearts and minds to God’s word and, through Baptism, to share in his divine life within the community of the Church. Yet faith is also a profoundly human act, engaging our intelligence and freedom. When we welcome God’s invitation and gift, our lives, and the world around us, are transformed. May this Year of Faith help us to live our faith fully, and to invite others to hear and welcome God’s word, opening their hearts to the eternal life which faith promises.

I offer a cordial greeting to the General Chapter of the Salvatorian Sisters. I also greet the large group of pilgrims from Japan. My warm welcome goes to the priests from the Archdiocese of Westminster. I welcome the members of the Apostolic Union of Clergy. I also greet the study group of Anglican clergy visiting Rome. Upon all the English-speaking visitors present, including those from England, Scotland, Denmark, Norway, Nigeria, Indonesia, Japan, the Philippines, Canada and the United States, I invoke God’s blessings.

[01371-02.01] [Original text: English]

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

In der heutigen Katechese möchte ich euch einladen, mit mir darüber nachzudenken, was der Glaube ist, was es heißt, heute zu glauben. Oft scheint die spirituelle Wüste immer größer zu werden, und eine gewisse Kultur des Machbaren als des allein Gültigen läßt den Menschen dann im Tiefsten orientierungslos zurück. Es steigen Fragen auf: „Welchen Sinn hat es zu leben?" „Ist es gut, ein Mensch zu sein?" „Gibt es eine Zukunft für den Menschen?" Wir brauchen nicht nur technisches Können, wir brauchen auch Liebe, Sinn, Hoffnung, ein sicheres Fundament, das uns hilft zu leben. Dies gibt uns der Glaube. Er ist ein Sich-Anvertrauen an ein „Du", an Gott, der mir Hoffnung und Zuversicht schenkt, der mich liebt. Glauben heißt also in lebendiger Beziehung zu Gott stehen, der Liebe Gottes trauen, der im Geheimnis Christi ganz in unser Menschsein herabgestiegen ist, um uns zu sich hinaufzuziehen. Der Glaube ist ein Geschenk, das Gott allen Menschen anbietet und das den Sinn gibt, den wir selber uns nicht geben können und den wir doch brauchen. Wir können auch heute an Gott glauben, weil Er uns nahekommt und uns anrührt. Unserem Glaubensweg liegt die Taufe zugrunde, das Sakrament, das uns den Heiligen Geist schenkt und in Christus zu Kindern Gottes macht in der Gemeinschaft mit der Kirche. Man glaubt nicht von sich aus ohne die Gnade Gottes, und man glaubt nicht allein, sondern zusammen mit den Brüdern und Schwestern. Zugleich ist der Glaube ein zutiefst freier und menschlicher Akt. Der Glaubende überschreitet sich selbst, seine eigenen Sicherheiten und Denkmuster, um in voller Freiheit und Freude, mit Verstand und Herz ja zu sagen zu Gott. Und dieses Ja verwandelt unser Leben und führt es zur Fülle seines Seins.

Gerne grüße ich alle Pilger deutscher Sprache sowie die Gäste aus den Niederlanden. Unsere Zeit braucht Menschen, die vom Herrn ergriffen sind und durch die Vertrautheit mit der Heiligen Schrift und durch die Sakramente im Glauben wachsen. So wollen wir von der Erfahrung eines neuen Lebens in Christus und von der Gegenwart Gottes erzählen. Unser Leben sollte wie ein aufgeschlagenes Buch sein, aus dem unsere Begegnungen mit Gott lesbar werden, der uns offen macht für ein neues Leben in Fülle. Der Herr mache uns alle froh und stark im Glauben.

[01372-05.01] [Originalsprache: Deutsch]

Sintesi della catechesi in lingua spagnola 

Queridos hermanos y hermanas:

En esta catequesis deseo contestar a la pregunta ¿qué es la fe y qué sentido tiene en un mundo de ciencia y técnica? Es paradójico que a pesar de tantos logros el hombre no haya crecido en humanidad, que se sienta desorientado en cuestiones fundamentales de la existencia. En efecto, el saber científico no basta, necesitamos amor, sentido, esperanza, un fundamento que nos ayude en la dificultad. La fe es eso, encomendarse a Aquel que nos da una certeza distinta, pero igualmente sólida, Dios. No es, por tanto, el mero aceptar una serie de verdades, sino adherirse a quien me da esperanza y confianza. Lógicamente, al revelarse, Dios ha llenado de contenido la fe, pues mostrándose en Cristo, ha manifestado su amor en la Cruz. La fe es creer en ese amor inmune a nuestra malicia, que es capaz de redimir toda esclavitud y darnos la salvación. Confiar en este amor conlleva también saber que es un don que hemos recibido, que no merma nuestra libertad ni nuestra inteligencia, sino que las exalta.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los queridos hijos de Panamá, a quienes encomiendo a la amorosa protección de Santa María La Antigua, para que sean valientes misioneros del Evangelio de su Hijo, de palabra y con el propio ejemplo de vida. Dirijo también un afectuoso saludo a los grupos provenientes de España, México, Argentina y otros países latinoamericanos. Invito a todos a pedir que el Espíritu Santo mueva los corazones y los dirija a Dios, para que juntos podamos con alegría proclamar nuestra fe. Muchas gracias.

[01373-04.01] [Texto original: Español]

Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs,

O nosso tempo exige cristãos fascinados por Cristo, que não se cansem de crescer na fé, por meio da familiaridade com a Sagrada Escritura e os Sacramentos. A fé não é apenas conhecimento e adesão a algumas verdades divinas; mas também um acto da vontade, pelo qual me entrego livremente a Deus, que é Pai e me ama. Crer é confiar-se, com toda a liberdade e com alegria, ao desígnio providencial de Deus sobre a história, como fez Maria de Nazaré. Nós podemos crer em Deus, porque Ele vem ao nosso encontro e nos toca. Na base do nosso caminho de fé, está o Baptismo, pelo qual nos tornamos filhos de Deus em Cristo e marca a entrada na comunidade de fé, na Igreja. Não se crê sozinho, mas juntamente com os nossos irmãos. Depois do Baptismo, cada cristão é chamado a viver e assumir a profissão da fé, juntamente com seus irmãos. Concluindo, a fé é um assentimento, pelo qual a nossa mente e o nosso coração dizem «sim» a Deus, confessando que Jesus é o Senhor. E este «sim» transforma a vida, tornando-a rica de significado e esperança segura.

Uma cordial saudação para todos os peregrinos de língua portuguesa, com menção particular dos grupos de diversas paróquias e cidades do Brasil, que aqui vieram movidos pelo desejo de afirmar e consolidar a sua fé e adesão a Cristo: o Senhor vos encha de alegria e o seu Espírito ilumine as decisões da vossa vida para realizardes fielmente o projecto de Deus a vosso respeito. Acompanha-vos a minha oração e a minha Bênção.

[01374-06.01] [Texto original: Português]

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

Saluto in lingua polacca

Saluto in lingua araba

Saluto in lingua croata

Saluto in lingua slovacca

Saluto in lingua italiana

Saluto in lingua polacca 

Witam polskich pielgrzymów. Życzę wszystkim, aby nawiedzenie grobów Apostołów, Męczenników i Wyznawców oraz doświadczenie powszechnej wspólnoty Kościoła owocowało umocnieniem osobistej więzi z Chrystusem. Niech Rok wiary będzie okazją do jej ożywiania i do dawania świadectwa wobec innych. Niech Bóg wam błogosławi!

[Do il benvenuto ai pellegrini polacchi. Auguro a tutti che la visita alle tombe degli Apostoli, dei Martiri e dei Confessori, nonché l’esperienza dell’universale comunità della Chiesa, porti frutti con il rafforzamento del legame personale con Cristo. L’Anno della fede sia l’occasione per infuocarla e per darne testimonianza agli altri. Dio vi benedica!]

[01375-09.01] [Testo originale: Polacco]

Saluto in lingua araba

البَابَا يُصْلِي مِنْ أَجَلِ جَمِيعِ النَّاطِقينَ بِاللُّغَةِ العَرَبِيَّةِ. لِيُبَارِك الرَّبّ جَمِيعَكُمْ.

[Il Papa prega per tutte le persone di lingua araba. Dio vi benedica tutti.]

[01376-08.01] [Testo originale: Arabo]

Saluto in lingua croata 

Upućujem srdačan pozdrav svim hrvatskim hodočasnicima, a osobito vjernicima iz Hvara, kao i vjernicima iz Hrvatske katoličke misije u Achenu. Osnaženi u vjeri na grobovima apostola, svjedočite Božju ljubav svojim životom, ustrajnom molitvom te marljivim i poštenim radom. Hvaljen Isus i Marija!

[Rivolgo un saluto cordiale a tutti i pellegrini croati, particolarmente ai fedeli di Hvar come pure ai fedeli della Missione cattolica croata in Aachen. Rafforzati nella fede sulle tombe degli apostoli, testimoniate l’amore di Dio con la vostra vita, la preghiera perseverante e il lavoro diligente ed onesto. Siano lodati Gesù e Maria!]

[01377-AA.01] [Testo originale: Croato]

Saluto in lingua slovacca 

Zo srdca pozdravujem pútnikov zo Slovenska, osobitne z Nových Zámkov a Hlohovca. Bratia a sestry, v týchto dňoch sme pozvaní viac uvažovať o nutnosti misijného poslania Cirkvi i každého kresťana. Aj my sme povolaní evanjelizovať to prostredie, v ktorom žijeme a pracujeme. S týmto želaním vás žehnám. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Saluto di cuore i pellegrini provenienti dalla Slovacchia, particolarmente quelli di Nové Zámky e Hlohovec. Fratelli e sorelle, in questi giorni siamo invitati a riflettere più intensamente sull’urgenza dell’impegno missionario della Chiesa, e di ciascun cristiano. Anche noi siamo chiamati ad evangelizzare nell’ambiente in cui viviamo e lavoriamo. Con questi voti vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!]

[01378-AA.01] [Testo originale: Slovacco]

Saluto in lingua italiana

Un affettuoso benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Saluto le Suore della Santissima Madre Addolorata, che celebrano il Capitolo Generale, e le Figlie del Divino Zelo, riunite per l’incontro internazionale delle Superiore: la visita alle Tombe degli Apostoli accresca il vostro amore e la vostra appartenenza alla Chiesa. Accolgo con gioia i delegati dell’Unione Apostolica del Clero che celebra il 150° anniversario di fondazione, e le scolaresche e le famiglie pallottine, qui convenute a 50 anni dalla canonizzazione di San Vincenzo Pallotti. Saluto i gruppi parrocchiali, in particolare quelli di due parrocchie romane: dei Santi Urbano e Lorenzo, presente per il diciassettesimo centenario dell’apparizione del monogramma di Cristo all’Imperatore Costantino a Prima Porta; e di San Tommaso Apostolo, per la quale benedico oggi il nuovo concerto di campane.

Un pensiero infine per i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli. Lunedì scorso abbiamo celebrato la memoria del Beato Giovanni Paolo II, la cui figura è sempre viva tra noi: cari giovani, imparate ad affrontare la vita con il suo ardore e il suo entusiasmo; cari ammalati, portate con gioia la croce della sofferenza come ha saputo insegnarci lui stesso; e voi, cari sposi novelli, mettete sempre Dio al centro, perché la vostra storia coniugale abbia più amore e più felicità.

[01379-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0605-XX.01]