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CAPPELLA PAPALE PER LA CANONIZZAZIONE DEI BEATI: JACQUES BERTHIEU, PEDRO CALUNGSOD, GIOVANNI BATTISTA PIAMARTA, MARÍA CARMEN SALLÉS Y BARANGUERAS, MARIANNE COPE, KATERI TEKAKWITHA, ANNA SCHÄFFER, 21.10.2012


Alle ore 9.30 di oggi, XXIX Domenica del Tempo Ordinario, sul sagrato della Basilica Vaticana, il Santo Padre Benedetto XVI celebra la Santa Messa preceduta dal rito di Canonizzazione dei Beati: JACQUES BERTHIEU (1838-1896), sacerdote professo della Compagnia di Gesù, martire; PEDRO CALUNGSOD (1654-1672), catechista laico, martire; GIOVANNI BATTISTA PIAMARTA (1841-1913), sacerdote, fondatore della Congregazione Sacra Famiglia di Nazareth e delle Umili Serve del Signore; MARÍA CARMEN SALLÉS Y BARANGUERAS (1848-1911), fondatrice della Congregazione delle Suore Concezioniste Missionarie dell’Insegnamento; MARIANNE COPE (1838-1918), religiosa professa della Congregazione delle Suore del terzo ordine di San Francesco di Syracuse; KATERI TEKAKWITHA (1656-1680), laica; ANNA SCHÄFFER (1882-1925), laica.

Nel corso della Celebrazione Eucaristica, dopo la proclamazione del Vangelo, il Papa pronuncia l’omelia che riportiamo di seguito:

OMELIA DEL SANTO PADRE  

Il Figlio dell’uomo è venuto per servire e dare la propria vita in riscatto per molti (cfr Mc 10,45).

Venerati Fratelli,

cari fratelli e sorelle!

Oggi la Chiesa ascolta ancora una volta queste parole di Gesù, pronunciate durante il cammino verso Gerusalemme, dove si doveva compiere il suo mistero di passione, morte e risurrezione. Sono parole che contengono il senso della missione di Cristo sulla terra, segnata dalla sua immolazione, dalla sua donazione totale. In questa terza domenica di ottobre, nella quale si celebra la Giornata Missionaria Mondiale, la Chiesa le ascolta con particolare intensità e ravviva la consapevolezza di essere tutta intera in perenne stato di servizio all’uomo e al Vangelo, come Colui che ha offerto se stesso fino al sacrificio della vita.

Rivolgo il mio saluto cordiale a tutti voi, che riempite Piazza San Pietro, in particolare le Delegazioni ufficiali e i pellegrini venuti per festeggiare i sette nuovi Santi. Saluto con affetto i Cardinali e i Vescovi che in questi giorni stanno partecipando all’Assemblea sinodale sulla Nuova Evangelizzazione. E’ felice la coincidenza tra questa Assise e la Giornata Missionaria; e la Parola di Dio che abbiamo ascoltato risulta illuminante per entrambe. Essa mostra lo stile dell’evangelizzatore, chiamato a testimoniare ed annunciare il messaggio cristiano conformandosi a Gesù Cristo, seguendo la sua stessa vita. Questo vale sia per la missione ad gentes, sia per la nuova evangelizzazione nelle regioni di antica cristianità.

Il Figlio dell’uomo è venuto per servire e dare la propria vita in riscatto per molti (cfr Mc 10, 45).

Queste parole hanno costituito il programma di vita dei sette Beati che oggi la Chiesa iscrive solennemente nella gloriosa schiera dei Santi. Con eroico coraggio essi hanno speso la loro esistenza nella totale consacrazione a Dio e nel generoso servizio ai fratelli. Sono figli e figlie della Chiesa, che hanno scelto la vita del servizio seguendo il Signore. La santità nella Chiesa ha sempre la sua sorgente nel mistero della Redenzione, che viene prefigurato dal profeta Isaia nella prima Lettura: il Servo del Signore è il Giusto che «giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità» (Is 53,11); questo Servo è Gesù Cristo, crocifisso, risorto e vivo nella gloria. L’odierna canonizzazione costituisce un’eloquente conferma di tale misteriosa realtà salvifica. La tenace professione di fede di questi sette generosi discepoli di Cristo, la loro conformazione al Figlio dell’Uomo risplende oggi in tutta la Chiesa.

Jacques Berthieu, né en 1838, en France, fut très tôt passionné de Jésus-Christ. Durant son ministère de paroisse, il eut le désir ardent de sauver les âmes. Devenu jésuite, il voulait parcourir le monde pour la gloire de Dieu. Pasteur infatigable dans l’île Sainte Marie puis à Madagascar, il lutta contre l’injustice, tout en soulageant les pauvres et les malades. Les Malgaches le considéraient comme un prêtre venu du ciel, disant : Vous êtes notre ‘père et mère’ ! Il se fit tout à tous, puisant dans la prière et dans l’amour du Cœur de Jésus la force humaine et sacerdotale d’aller jusqu’au martyre en 1896. Il mourut en disant : ‘Je préfère mourir plutôt que renoncer à ma foi’. Chers amis, que la vie de cet évangélisateur soit un encouragement et un modèle pour les prêtres, afin qu’ils soient des hommes de Dieu comme lui ! Que son exemple aide les nombreux chrétiens persécutés aujourd’hui à cause de leur foi ! Puisse en cette Année de la foi, son intercession porter des fruits pour Madagascar et le continent africain ! Que Dieu bénisse le peuple malgache !

Pedro Calungsod was born around the year 1654, in the Visayas region of the Philippines. His love for Christ inspired him to train as a catechist with the Jesuit missionaries there. In 1668, along with other young catechists, he accompanied Father Diego Luis de San Vitores to the Marianas Islands in order to evangelize the Chamorro people. Life there was hard and the missionaries faced persecution arising from envy and slander. Pedro, however, displayed deep faith and charity and continued to catechize his many converts, giving witness to Christ by a life of purity and dedication to the Gospel. Uppermost was his desire to win souls for Christ, and this made him resolute in accepting martyrdom. He died on 2 April 1672. Witnesses record that Pedro could have fled for safety but chose to stay at Father Diego’s side. The priest was able to give Pedro absolution before he himself was killed. May the example and courageous witness of Pedro Calungsod inspire the dear people of the Philippines to announce the Kingdom bravely and to win souls for God!

Giovanni Battista Piamarta, sacerdote della diocesi di Brescia, fu un grande apostolo della carità e della gioventù. Avvertiva l’esigenza di una presenza culturale e sociale del cattolicesimo nel mondo moderno, pertanto si dedicò all’elevazione cristiana, morale e professionale delle nuove generazioni con la sua illuminata carica di umanità e di bontà. Animato da fiducia incrollabile nella Divina Provvidenza e da profondo spirito di sacrificio, affrontò difficoltà e fatiche per dare vita a diverse opere apostoliche, tra le quali: l’Istituto degli Artigianelli, l’Editrice Queriniana, la Congregazione maschile della Santa Famiglia di Nazareth e la Congregazione delle Umili Serve del Signore. Il segreto della sua intensa ed operosa vita sta nelle lunghe ore che egli dedicava alla preghiera. Quando era oberato di lavoro, aumentava il tempo per l’incontro, cuore a cuore, con il Signore. Preferiva le soste davanti al santissimo Sacramento, meditando la passione, morte e risurrezione di Cristo, per attingere forza spirituale e ripartire alla conquista del cuore della gente, specie dei giovani, per ricondurli alle sorgenti della vita con sempre nuove iniziative pastorali.

«Que tu misericordia, Señor, venga sobre nosotros como lo esperamos de ti». Con estas palabras, la liturgia nos invita a hacer nuestro este himno al Dios creador y providente, aceptando su plan en nuestras vidas. Así lo hizo Santa María del Carmelo Sallés y Barangueras, religiosa nacida en Vic, España, en mil ochocientos cuarenta y ocho. Ella, viendo colmada su esperanza, después de muchos avatares, al contemplar el progreso de la Congregación de Religiosas Concepcionistas Misioneras de la Enseñanza, que había fundado en mil ochocientos noventa y dos, pudo cantar junto a la Madre de Dios: «Su misericordia llega a sus fieles de generación en generación». Su obra educativa, confiada a la Virgen Inmaculada, sigue dando abundantes frutos entre la juventud a través de la entrega generosa de sus hijas, que como ella se encomiendan al Dios que todo lo puede.

I now turn to Marianne Cope, born in 1838 in Heppenheim, Germany. Only one year old when taken to the United States, in 1862 she entered the Third Order Regular of Saint Francis at Syracuse, New York. Later, as Superior General of her congregation, Mother Marianne willingly embraced a call to care for the lepers of Hawaii after many others had refused. She personally went, with six of her fellow sisters, to manage a hospital on Oahu, later founding Malulani Hospital on Maui and opening a home for girls whose parents were lepers. Five years after that she accepted the invitation to open a home for women and girls on the island of Molokai itself, bravely going there herself and effectively ending her contact with the outside world. There she looked after Father Damien, already famous for his heroic work among the lepers, nursed him as he died and took over his work among male lepers. At a time when little could be done for those suffering from this terrible disease, Marianne Cope showed the highest love, courage and enthusiasm. She is a shining and energetic example of the best of the tradition of Catholic nursing sisters and of the spirit of her beloved Saint Francis.

Kateri Tekakwitha was born in today’s New York state in 1656 to a Mohawk father and a Christian Algonquin mother who gave to her a sense of the living God. She was baptized at twenty years of age and, to escape persecution, she took refuge in Saint Francis Xavier Mission near Montreal. There she worked, faithful to the traditions of her people, although renouncing their religious convictions until her death at the age of twenty-four. Leading a simple life, Kateri remained faithful to her love for Jesus, to prayer and to daily Mass. Her greatest wish was to know and to do what pleased God.

Kateri nous impressionne par l’action de la grâce dans sa vie en l’absence de soutiens extérieurs, et par son courage dans sa vocation si particulière dans sa culture. En elle, foi et culture s’enrichissent mutuellement ! Que son exemple nous aide à vivre là où nous sommes, sans renier qui nous sommes, en aimant Jésus ! Sainte Kateri, protectrice du Canada et première sainte amérindienne, nous te confions le renouveau de la foi dans les premières nations et dans toute l’Amérique du Nord ! Que Dieu bénisse les premières nations !

Anna Schäffer aus Mindelstetten wollte als Jugendliche in einen Missionsorden eintreten. Da sie aus einfachen Verhältnissen stammte, versuchte sie die nötige Aussteuer für die Aufnahme ins Kloster als Dienstmagd zu verdienen. In dieser Stellung erlitt sie einen schweren Unfall mit unheilbaren Verbrennungen an den Beinen, der sie für ihr ganzes weiteres Leben ans Bett fesselte. So wurde ihr das Krankenlager zur Klosterzelle und das Leiden zum Missionsdienst. Sie haderte zunächst mit ihrem Schicksal, verstand ihre Situation dann aber als einen liebevollen Ruf des Gekreuzigten in seine Nachfolge. Gestärkt durch die tägliche Kommunion wurde sie zu einer unermüdlichen Fürsprecherin im Gebet und zu einem Spiegel der Liebe Gottes für viele Ratsuchende. Ihr Apostolat des Betens und des Leidens, des Opferns und des Sühnens sei den Gläubigen in ihrer Heimat ein leuchtendes Vorbild, ihre Fürbitte stärke die christliche Hospizbewegung in ihrem segensreichen Wirken.

Cari fratelli e sorelle! Questi nuovi Santi, diversi per origine, lingua, nazione e condizione sociale, sono uniti con l’intero Popolo di Dio nel mistero di salvezza di Cristo, il Redentore. Insieme a loro, anche noi qui riuniti con i Padri sinodali venuti da ogni parte del mondo, con le parole del Salmo proclamiamo al Signore che «egli è nostro aiuto e nostro scudo», e lo invochiamo: «Su di noi sia il tuo amore, Signore, come da te noi speriamo» (Sal 32,20-22). Possa la testimonianza dei nuovi Santi, della loro vita generosamente offerta per amore di Cristo, parlare oggi a tutta la Chiesa, e la loro intercessione possa rafforzarla e sostenerla nella sua missione di annunciare il Vangelo al mondo intero.

[01359-XX.01] [Testo originale: Plurilingue]

TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA 

Il Figlio dell’uomo è venuto per servire e dare la propria vita in riscatto per molti (cfr Mc 10,45).

Venerati Fratelli,

cari fratelli e sorelle!

Oggi la Chiesa ascolta ancora una volta queste parole di Gesù, pronunciate durante il cammino verso Gerusalemme, dove si doveva compiere il suo mistero di passione, morte e risurrezione. Sono parole che contengono il senso della missione di Cristo sulla terra, segnata dalla sua immolazione, dalla sua donazione totale. In questa terza domenica di ottobre, nella quale si celebra la Giornata Missionaria Mondiale, la Chiesa le ascolta con particolare intensità e ravviva la consapevolezza di essere tutta intera in perenne stato di servizio all’uomo e al Vangelo, come Colui che ha offerto se stesso fino al sacrificio della vita.

Rivolgo il mio saluto cordiale a tutti voi, che riempite Piazza San Pietro, in particolare le Delegazioni ufficiali e i pellegrini venuti per festeggiare i sette nuovi Santi. Saluto con affetto i Cardinali e i Vescovi che in questi giorni stanno partecipando all’Assemblea sinodale sulla Nuova Evangelizzazione. E’ felice la coincidenza tra questa Assise e la Giornata Missionaria; e la Parola di Dio che abbiamo ascoltato risulta illuminante per entrambe. Essa mostra lo stile dell’evangelizzatore, chiamato a testimoniare ed annunciare il messaggio cristiano conformandosi a Gesù Cristo, seguendo la sua stessa vita. Questo vale sia per la missione ad gentes, sia per la nuova evangelizzazione nelle regioni di antica cristianità.

Il Figlio dell’uomo è venuto per servire e dare la propria vita in riscatto per molti (cfr Mc 10, 45).

Queste parole hanno costituito il programma di vita dei sette Beati che oggi la Chiesa iscrive solennemente nella gloriosa schiera dei Santi. Con eroico coraggio essi hanno speso la loro esistenza nella totale consacrazione a Dio e nel generoso servizio ai fratelli. Sono figli e figlie della Chiesa, che hanno scelto la vita del servizio seguendo il Signore. La santità nella Chiesa ha sempre la sua sorgente nel mistero della Redenzione, che viene prefigurato dal profeta Isaia nella prima Lettura: il Servo del Signore è il Giusto che «giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità» (Is 53,11); questo Servo è Gesù Cristo, crocifisso, risorto e vivo nella gloria. L’odierna canonizzazione costituisce un’eloquente conferma di tale misteriosa realtà salvifica. La tenace professione di fede di questi sette generosi discepoli di Cristo, la loro conformazione al Figlio dell’Uomo risplende oggi in tutta la Chiesa.

Jacques Berthieu, nato nel 1838, in Francia, fu ben presto conquistato da Gesù Cristo. Durante il suo ministero in parrocchia, ebbe il desiderio ardente di salvare le anime. Diventato gesuita, voleva percorrere il mondo per la gloria di Dio. Pastore infaticabile nell’Isola Santa Maria e poi nel Madagascar, lottò contro l’ingiustizia, mentre recava sollievo ai poveri e ai malati. I Malgasci lo consideravano come un sacerdote venuto dal cielo, dicendo: Lei è il nostro ‘padre e madre’! Si fece tutto a tutti, attingendo nella preghiera e nell’amore del Cuore di Gesù la forza umana e sacerdotale di giungere fino al martirio nel 1896. Morì dicendo: «Preferisco morire piuttosto che rinunciare alla mia fede». Cari amici, la vita di questo evangelizzatore sia un incoraggiamento e un modello per i sacerdoti, affinché siano uomini di Dio come lui! Il suo esempio aiuti i numerosi cristiani oggi perseguitati a causa della fede! Possa la sua intercessione, in questo Anno della fede, portare frutti per il Madagascar e il continente africano! Dio benedica il popolo malgascio!

Pedro Calungsod nacque intorno al 1654, nella regione di Visayas nelle Filippine. Il suo amore per Cristo lo spinse a prepararsi per diventare catechista con i missionari Gesuiti di quel luogo. Nel 1668, assieme ad altri giovani catechisti, accompagnò il P. Diego Luis de San Vitores alle Isole Marianas per evangelizzare il popolo Chamorro. La vita là era dura e i missionari soffrirono persecuzioni a causa di invidie e calunnie. Pedro, però, dimostrò fede e carità profonde e continuò a catechizzare i molti convertiti, dando testimonianza a Cristo mediante una vita di purezza e di dedizione al Vangelo. Molto intenso era il suo desiderio di guadagnare anime a Cristo, e ciò lo rese risoluto nell’accettare il martirio. Morì il 2 aprile 1672. Testimoni raccontano che Pedro avrebbe potuto mettersi in salvo ma scelse di rimanere al fianco di P. Diego. Il sacerdote ebbe modo di dare l’assoluzione a Pedro prima di essere lui stesso ucciso. Possano l’esempio e la coraggiosa testimonianza di Pedro Calungsod ispirare le care popolazioni delle Filippine ad annunciare il Regno di Dio con forza e guadagnare anime a Dio!

Giovanni Battista Piamarta, sacerdote della diocesi di Brescia, fu un grande apostolo della carità e della gioventù. Avvertiva l’esigenza di una presenza culturale e sociale del cattolicesimo nel mondo moderno, pertanto si dedicò all’elevazione cristiana, morale e professionale delle nuove generazioni con la sua illuminata carica di umanità e di bontà. Animato da fiducia incrollabile nella Divina Provvidenza e da profondo spirito di sacrificio, affrontò difficoltà e fatiche per dare vita a diverse opere apostoliche, tra le quali: l’Istituto degli Artigianelli, l’Editrice Queriniana, la Congregazione maschile della Santa Famiglia di Nazareth e la Congregazione delle Umili Serve del Signore. Il segreto della sua intensa ed operosa vita sta nelle lunghe ore che egli dedicava alla preghiera. Quando era oberato di lavoro, aumentava il tempo per l’incontro, cuore a cuore, con il Signore. Preferiva le soste davanti al santissimo Sacramento, meditando la passione, morte e risurrezione di Cristo, per attingere forza spirituale e ripartire alla conquista del cuore della gente, specie dei giovani, per ricondurli alle sorgenti della vita con sempre nuove iniziative pastorali.

«Donaci, Signore, il tuo amore: in te speriamo». Con queste parole, la liturgia ci invita a fare nostro questo inno a Dio creatore e provvidente, accettando il suo progetto nella nostra vita. Così fece santa Maria del Carmelo Sallés y Barangueras, religiosa nata a Vic, in Spagna, nel 1848. Ella, vedendo realizzata la sua speranza, dopo molte vicissitudini, contemplando lo sviluppo della Congregazione delle Religiose Concezioniste Missionarie dell’Insegnamento, che aveva fondato nel 1892, poté cantare insieme con la Madre di Dio: «Di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono». La sua opera educativa, affidata alla Vergine Immacolata, continua a portare frutti abbondanti in mezzo alla gioventù mediante l’impegno generoso delle sue figlie, che come lei si pongono nelle mani del Dio che tutto può.

Rivolgo ora lo sguardo a Marianne Cope, nata nel 1838 ad Heppenheim, in Germania. Quando aveva un anno soltanto fu portata negli Stati Uniti, e nel 1862 entrò nel Terz’Ordine Regolare di san Francesco a Syracuse, New York. In seguito, come Superiora Generale della sua Congregazione, Madre Marianne accolse di sua volontà una chiamata a prendersi cura dei lebbrosi delle Hawaii, dopo che molti altri avevano rifiutato. Si recò là con sei consorelle, per gestire un ospedale a Oahu e successivamente fondare l’ospedale Malulani a Maui ed aprire una casa per ragazze i cui genitori erano lebbrosi. Dopo cinque anni, accettò l’invito ad aprire una casa per donne e ragazze nella stessa isola di Molokai, coraggiosamente andandovi lei stessa ed in pratica terminando il proprio contatto con il mondo esterno. Là si prese cura di padre Damiano, già famoso per la sua eroica attività fra i lebbrosi, curandolo sino alla morte e prendendone il posto fra i lebbrosi maschi. Quando ancora si poteva fare poco per quanti soffrivano di questa terribile malattia, Marianne Cope dimostrò l’amore, il coraggio e l’entusiasmo più alti. Ella è un luminoso e forte esempio della migliore tradizione cattolica nell’accudire alle sorelle e dello spirito del suo amato san Francesco.

Kateri Tekakwitha nacque nell’odierno stato di New York nel 1656 da padre Mohawk e da madre cristiana algonchina, che le trasmise il senso del Dio vivente. Fu battezzata all’età di vent’anni e, per fuggire dalle persecuzioni, si rifugiò nella missione di san Francesco Saverio vicino a Montreal. Là lavorò, fedele alle tradizioni del suo popolo - anche se rinunciò alle convinzioni religiose della sua gente - sino alla morte all’età di 24 anni. Vivendo un’esistenza semplice, Kateri rimase fedele al suo amore per Gesù, alla preghiera e alla Messa quotidiana. Il suo più grande desiderio era conoscere Dio e fare ciò che a Lui piace.

Kateri ci impressiona per l’azione della grazia nella sua vita in assenza di sostegni esterni, e per il coraggio nella vocazione tanto particolare nella sua cultura. In lei, fede e cultura si arricchiscono a vicenda! Il suo esempio ci aiuti a vivere là dove siamo, senza rinnegare ciò che siamo, amando Gesù! Santa Kateri, patrona del Canada e prima santa amerinda, noi ti affidiamo il rinnovamento della fede nelle prime nazioni e in tutta l’America del Nord! Dio benedica le prime nazioni!

Anna Schäffer di Mindelstetten, da giovane, voleva entrare a far parte di un Ordine religioso missionario. Essendo di modesta provenienza, cercò di guadagnare come domestica la dote necessaria per essere accolta in convento. In questo lavoro ebbe un grave incidente con ustioni inguaribili alle gambe, che la costrinsero al letto per tutta la vita. Così, il letto di dolore diventò per lei cella conventuale e la sofferenza costituì il suo servizio missionario. Inizialmente si lamentava della propria sorte, ma poi giunse a interpretare la sua situazione come una chiamata amorevole del Crocifisso a seguirLo. Confortata dalla Comunione quotidiana, ella diventò un’instancabile strumento di intercessione nella preghiera e un riflesso dell’amore di Dio per molte persone che cercavano il suo consiglio. Possa il suo apostolato di preghiera e di sofferenza, di sacrificio e di espiazione costituire un esempio luminoso per i fedeli nella sua Patria, e la sua intercessione rafforzi il movimento cristiano di hospice [centri di cure palliative per malati terminali] nel loro benefico servizio.

Cari fratelli e sorelle! Questi nuovi Santi, diversi per origine, lingua, nazione e condizione sociale, sono uniti con l’intero Popolo di Dio nel mistero di salvezza di Cristo, il Redentore. Insieme a loro, anche noi qui riuniti con i Padri sinodali venuti da ogni parte del mondo, con le parole del Salmo proclamiamo al Signore che «egli è nostro aiuto e nostro scudo», e lo invochiamo: «Su di noi sia il tuo amore, Signore, come da te noi speriamo» (Sal 32,20-22). Possa la testimonianza dei nuovi Santi, della loro vita generosamente offerta per amore di Cristo, parlare oggi a tutta la Chiesa, e la loro intercessione possa rafforzarla e sostenerla nella sua missione di annunciare il Vangelo al mondo intero.

[01359-01.01] [Testo originale: Plurilingue]

TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE  

Le Fils de l’homme est venu pour servir et donner sa vie en rançon pour une multitude (cf. Mc 10,45)

Vénérés frères,

Chers frères et sœurs !

Aujourd’hui l’Église écoute une nouvelle fois ces paroles de Jésus prononcées sur la route de Jérusalem, où devait s’accomplir son mystère de passion de mort et de résurrection. Ce sont des paroles qui contiennent le sens de la mission du Christ sur la terre, marquée par son immolation, par sa donation totale. En ce troisième dimanche d’octobre, où l’on célèbre la Journée Missionnaire Mondiale, l’Église les écoute avec une particulière attention et ravive sa conscience d’être tout entière dans un indéfectible état de service de l’homme et de l’Évangile, comme Celui qui s’est offert lui-même jusqu’au sacrifice de sa vie.

J’adresse mon cordial salut à vous tous qui remplissez la Place Saint Pierre, en particulier aux délégations officielles et aux pèlerins venus pour fêter les sept nouveaux saints. Je salue affectueusement les Cardinaux et les Évêques qui participent ces jours-ci à l’Assemblée synodale sur la Nouvelle Évangélisation. La coïncidence entre cette Assise et la Journée Missionnaire est heureuse ; et la Parole de Dieu que nous avons écouté se révèle éclairante pour les deux. Celle-ci montre le style de l’évangélisateur, appelé à témoigner et annoncer le message chrétien en se conformant à Jésus-Christ et en suivant sa vie. Ceci vaut aussi bien pour la mission ad gentes, que pour la nouvelle évangélisation dans les régions de vieille chrétienté.

Le Fils de l’homme est venu pour servir et donner sa vie en rançon pour une multitude (cf. Mc 10,45)

Ces paroles ont constitué le programme de vie des sept Bienheureux, que l’Église inscrit solennellement aujourd’hui au rang glorieux des Saints. Avec un courage héroïque, ceux-ci ont dépensé leur existence dans une totale consécration à Dieu et dans un généreux service à leurs frères. Ce sont des fils et des filles de l’Église, qui ont choisi la vie du service en suivant le Seigneur. La sainteté dans l’Église a toujours sa source dans le mystère de la Rédemption, qui est préfiguré par le prophète Isaïe dans la première lecture : le Serviteur du Seigneur est le Juste qui « justifiera les multitudes en s’accablant lui-même de leurs fautes » (Is 53, 11). Ce Serviteur est Jésus-Christ, crucifié, ressuscité et vivant dans la gloire. La canonisation d’aujourd’hui représente une confirmation éloquente de cette mystérieuse réalité salvifique. La tenace profession de foi de ces sept généreux disciples du Christ, leur conformation au Fils de l’Homme resplendit aujourd’hui dans toute l’Église.

Jacques Berthieu, né en 1838, en France, fut très tôt passionné de Jésus-Christ. Durant son ministère de paroisse, il eut le désir ardent de sauver les âmes. Devenu jésuite, il voulait parcourir le monde pour la gloire de Dieu. Pasteur infatigable dans l’île Sainte Marie puis à Madagascar, il lutta contre l’injustice, tout en soulageant les pauvres et les malades. Les Malgaches le considéraient comme un prêtre venu du ciel, disant : Vous êtes notre «  père et mère ! » Il se fit tout à tous, puisant dans la prière et dans l’amour du Cœur de Jésus la force humaine et sacerdotale d’aller jusqu’au martyre en 1896. Il mourut en disant : « Je préfère mourir plutôt que renoncer à ma foi ». Chers amis, que la vie de cet évangélisateur soit un encouragement et un modèle pour les prêtres, afin qu’ils soient des hommes de Dieu comme lui ! Que son exemple aide les nombreux chrétiens persécutés aujourd’hui à cause de leur foi ! Puisse en cette Année de la foi, son intercession porter des fruits pour Madagascar et le continent africain ! Que Dieu bénisse le peuple malgache !

Pedro Calungsod est né vers l’année 1654, dans l’archipel des Visayas aux Philippines. Son amour pour le Christ l’a poussé à se former comme catéchiste auprès des jésuites missionnaires qui y vivaient. En 1668, avec d’autres jeunes catéchistes, il accompagna le Père Diego Luis de San Vitores aux Îles Mariannes pour évangéliser le peuple Chamorro. La vie y était dure et les missionnaires devaient faire face aux persécutions provoquées par des jalousies et des calomnies. Pedro, cependant, faisait preuve d’une grande foi et charité et il continuait à catéchiser ses nombreux convertis, témoignant du Christ par une vie authentique, dédiée à l’Évangile. Son plus grand désir était de gagner des âmes au Christ, ce qui renforça sa détermination d’accepter le martyr. Il mourut le 2 avril 1672. Des témoignages rapportent que Pedro aurait pu fuir pour sa sécurité mais qu’il choisit de rester aux côtés du Père Diego. Le prêtre put donner l’absolution à Pedro avant d’être lui-même tué. Que cet exemple et ce témoignage courageux de Pedro Calungsod inspire le cher peuple des Philippines à annoncer avec courage le Royaume et à gagner des âmes à Dieu !

Jean-Baptiste Piamarta, prêtre du diocèse de Brescia, fut un grand apôtre de la charité et de la jeunesse. Il percevait l’exigence d’une présence culturelle et sociale du catholicisme dans le monde moderne, c’est pourquoi il se consacra à l’élévation chrétienne, morale et professionnelle des nouvelles générations, illuminé par une vigueur pleine d’humanité et de bonté. Animé d’une confiance inébranlable en la Providence divine et par un profond esprit de sacrifice, il affronta des difficultés et souffrances pour donner vie à plusieurs œuvres apostoliques, parmi lesquelles : l’institut des Artigianelli, la maison d’édition Queriniana, la congrégation masculine de la Sainte Famille de Nazareth et la congrégation des Humbles Servantes du Seigneur. Le secret de sa vie intense et active réside dans les longues heures qu’il consacrait à la prière. Quand il était surchargé de travail, il augmentait son temps de rencontre cœur à cœur avec le Seigneur. Il préférait les haltes devant le Saint Sacrement, méditant la passion, la mort et la résurrection du Christ pour y puiser la force spirituelle et repartir à la conquête du cœur des personnes, surtout des jeunes, pour les reconduire aux sources de la vie à travers des initiatives pastorales toujours nouvelles.

« Seigneur, que ton amour soit sur nous, comme notre espoir est en toi ». Avec ces paroles, la liturgie nous invite à faire nôtre cet hymne au Dieu créateur et provident, en acceptant son dessein sur nos vies. Ainsi l’a fait María del Carmelo Sallés y Barangueras, religieuse née en 1848 à Vic en Espagne. Voyant son espérance comblée après de nombreuses épreuves, et devant le progrès de la Congrégation des Religieuses Conceptionnistes Missionnaires de l’Enseignement, qu’elle a fondée en 1892, elle a pu chanter avec la Mère de Dieu : « Son amour s’étend d’âge en âge sur ceux qui le craignent ». Confiée à la Vierge Immaculée, son œuvre éducatrice se poursuivit en donnant des fruits abondants pour la jeunesse, grâce au don généreux de ses filles, qui, comme elle, se confient à Dieu qui peut tout.

J’en viens maintenant à Marianne Cope, né en 1838, à Heppenheim, en Allemagne. Elle avait un an seulement, quand elle fut emmenée aux États-Unis. En 1862, elle entra dans le Tiers Ordre Régulier de Saint-François à Syracuse, New-York. Plus tard, devenue Supérieure Générale de sa congrégation, Mère Marianne, suivit volontiers l’appel à soigner les lépreux d’Hawaï après le refus de nombreuses autres personnes. Avec six de ses sœurs, elle alla diriger elle-même l’hôpital à Oahu, fondant ensuite l’hôpital Malulani à Maui et ouvrant une maison pour les jeunes filles dont les parents étaient lépreux. Cinq ans après, elle accepta l’invitation à ouvrir une maison pour femmes et jeunes filles sur l’île même de Molokai, s’y rendant courageusement elle-même et mettant ainsi effectivement fin à ses contacts avec le monde extérieur. Elle s’y occupa du Père Damien, déjà connu pour son travail héroïque auprès des lépreux, le soignant jusqu’à sa mort et elle prit la direction de son œuvre auprès des hommes lépreux. À une époque où l’on pouvait faire bien peu pour soulager les souffrances de cette terrible maladie, Marianne Cope fit preuve de l’amour le plus élevé, de courage et d’enthousiasme. Elle est un exemple lumineux et énergique de la fine fleur de la tradition des sœurs infirmières catholiques et de l’esprit de son bien-aimé saint François.

Kateri Tekakwitha est née en 1656 dans l’actuel État de New-York, d’un père mohawk et d’une mère algonquine chrétienne qui lui donna le sens de Dieu. Baptisée à l’âge de 20 ans, et pour échapper à la persécution, elle se réfugia à la Mission Saint François Xavier, près de Montréal. Là, elle travailla, partageant les coutumes des siens, mais en ne renonçant jamais à ses convictions religieuses jusqu’à sa mort, à l’âge de 24 ans. Dans une vie tout ordinaire, Kateri resta fidèle à l’amour de Jésus, à la prière et à l’Eucharistie quotidienne. Son but était de connaître et de faire ce qui est agréable à Dieu. Kateri nous impressionne par l’action de la grâce dans sa vie en l’absence de soutiens extérieurs, et par son courage dans sa vocation si particulière dans sa culture. En elle, foi et culture s’enrichissent mutuellement ! Que son exemple nous aide à vivre là où nous sommes, sans renier qui nous sommes, en aimant Jésus ! Sainte Kateri, protectrice du Canada et première sainte amérindienne, nous te confions le renouveau de la foi dans les Premières Nations et dans toute l’Amérique du Nord ! Que Dieu bénisse les Premières Nations !

Jeune, Anna Schäffer, de Mindelstetten, voulait entrer dans une congrégation missionnaire. Née dans d’humbles conditions, elle chercha comme domestique à gagner la dot nécessaire pour pouvoir entrer au couvent. Dans cet emploi, elle eut un accident grave avec des brulures inguérissables aux pieds, qui la cloueront au lit pour le reste de ses jours. C’est ainsi que la chambre de malade se transforma en cellule conventuelle, et la souffrance en service missionnaire. Tout d’abord elle se révolta contre son destin, mais ensuite, elle comprit que sa situation était comme un appel plein d’amour du Crucifié à le suivre. Fortifiée par la communion quotidienne elle devint un intercesseur infatigable par la prière, et un miroir de l’amour de Dieu pour les nombreuses personnes en recherche de conseil. Que son apostolat de la prière et de la souffrance, de l’offrande et de l’expiation soit pour les croyants de sa terre un exemple lumineux ! Puisse son intercession fortifier l’apostolat chrétien hospitalier dans son agir plein de bénédictions !

Chers frères et sœurs ! Ces nouveaux Saints, divers par leur origine, leur langue, leur nation et leur condition sociale, sont unis les uns aux autres et avec l’ensemble du Peuple de Dieu dans le mystère de salut du Christ, le Rédempteur. Avec eux, nous aussi réunis ici avec les Pères synodaux venus de toutes les parties du monde, avec les paroles du Psalmiste, proclamons au Seigneur que « notre secours et bouclier, c’est lui », et invoquons-le : « Sur nous soit ton amour, Seigneur, comme notre espoir est en toi » (Ps 32, 20 ; 22). Que le témoignage des nouveaux Saints, de leur vie généreusement offerte par amour du Christ, parle aujourd’hui à toute l’Église, et que leur intercession la consolide et la soutienne dans sa mission d’annoncer l’Évangile au monde entier.

[01359-03.01] [Texte original: Plurilingue]

TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE  

The Son of Man came to serve, and to give his life as a ransom for many (cf. Mk 10:45)

Dear Brother Bishops,

Dear brothers and sisters!

Today the Church listens again to these words of Jesus, spoken by the Lord during his journey to Jerusalem, where he was to accomplish the mystery of his passion, death and resurrection. They are words which enshrine the meaning of Christ’s mission on earth, marked by his sacrifice, by his total self-giving. On this third Sunday of October, on which we celebrate World Mission Sunday, the Church listens to them with special attention and renews her conviction that she should always be fully dedicated to serve mankind and the Gospel, after the example of the One who gave himself up even to the sacrifice of his life.

I extend warm greetings to all of you who fill Saint Peter’s Square, especially the official delegations and the pilgrims who have come to celebrate the seven new saints. I greet with affection the Cardinals and Bishops who, during these days, are taking part in the Synodal Assembly on the New Evangelization. The coincidence between this ecclesiastical meeting and World Mission Sunday is a happy one; and the word of God that we have listened to sheds light on both subjects. It shows how to be evangelizers, called to bear witness and to proclaim the Christian message, configuring ourselves to Christ and following his same way of life. This is true both for the mission ad Gentes and for the new evangelization in places with ancient Christian roots.

The Son of Man came to serve, and to give his life as a ransom for many (cf. Mk 10:45)

These words were the blueprint for living of the seven Blessed men and women that the Church solemnly enrols this morning in the glorious ranks of the saints. With heroic courage they spent their lives in total consecration to the Lord and in the generous service of their brethren. They are sons and daughters of the Church who chose a life of service following the Lord. Holiness always rises up in the Church from the well-spring of the mystery of redemption, as foretold by the prophet Isaiah in the first reading: the Servant of the Lord is the righteous one who "shall make many to be accounted as righteous; and he shall bear their iniquities" (Is 53:11); this Servant is Jesus Christ, crucified, risen and living in glory. Today’s canonization is an eloquent confirmation of this mysterious saving reality. The tenacious profession of faith of these seven generous disciples of Christ, their configuration to the Son of Man shines out brightly today in the whole Church.

[in French] Jacques Berthieu, born in 1838 in France, was passionate about Jesus Christ at an early age. During his parish ministry, he had the burning desire to save souls. Becoming a Jesuit, he wished to journey through the world for the glory of God. A tireless pastor on the island of Sainte Marie, then in Madagascar, he struggled against injustice while bringing succour to the poor and sick. The Malagasies thought of him as a priest come down from heaven, saying, You are our "father and mother!" He made himself all things to all men, drawing from prayer and his love of the sacred heart of Jesus the human and priestly force to face martyrdom in 1896. He died, saying "I prefer to die rather than renounce my faith". Dear friends, may the life of this evangelizer be an encouragement and a model for priests that, like him, they will be men of God! May his example aid the many Christians of today persecuted for their faith! In this Year of Faith, may his intercession bring forth many fruits for Madagascar and the African Continent! May God bless the Malagasy people!

[in English] Pedro Calungsod was born around the year sixteen fifty-four, in the Visayas region of the Philippines. His love for Christ inspired him to train as a catechist with the Jesuit missionaries there. In sixteen sixty-eight, along with other young catechists, he accompanied Father Diego Luís de San Vitores to the Marianas Islands in order to evangelize the Chamorro people. Life there was hard and the missionaries also faced persecution arising from envy and slander. Pedro, however, displayed deep faith and charity and continued to catechize his many converts, giving witness to Christ by a life of purity and dedication to the Gospel. Uppermost was his desire to win souls for Christ, and this made him resolute in accepting martyrdom. He died on the second of April, sixteen seventy-two. Witnesses record that Pedro could have fled for safety but chose to stay at Father Diego’s side. The priest was able to give Pedro absolution before he himself was killed. May the example and courageous witness of Pedro Calungsod inspire the dear people of the Philippines to announce the Kingdom bravely and to win souls for God!

[in Italian] Giovanni Battista Piamarta, priest of the Diocese of Brescia, was a great apostle of charity and of young people. He raised awareness of the need for a cultural and social presence of Catholicism in the modern world, and so he dedicated himself to the Christian, moral and professional growth of the younger generations with an enlightened input of humanity and goodness. Animated by unshakable faith in divine providence and by a profound spirit of sacrifice, he faced difficulties and fatigue to breathe life into various apostolic works, including the Artigianelli Institute, Queriniana Publishers, the Congregation of the Holy Family of Nazareth for men, and for women the Congregation of the Humble Sister Servants of the Lord. The secret of his intense and busy life is found in the long hours he gave to prayer. When he was overburdened with work, he increased the length of his encounter, heart to heart, with the Lord. He preferred to pause before the Blessed Sacrament, meditating upon the passion, death and resurrection of Christ, to gain spiritual fortitude and return to gaining people’s hearts, especially the young, to bring them back to the sources of life with fresh pastoral initiatives.

[in Spanish] "May your love be upon us, O Lord, as we place all our hope in you" (Ps 32:22). With these words, the liturgy invites us to make our own this hymn to God, creator and provider, accepting his plan into our lives. María Carmelo Sallés y Barangueras, a religious born in Vic in Spain in 1848, did just so. Filled with hope in spite of many trials, she, on seeing the progress of the Congregation of the Conceptionist Missionary Sisters of Teaching, which she founded in 1892, was able to sing with the Mother of God, "His mercy is on those who fear him from generation to generation" (Lk 1:50). Her educational work, entrusted to the Immaculate Virgin Mary, continues to bear abundant fruit among young people through the generous dedication of her daughters who, like her, entrust themselves to God for whom all is possible. [in English] I now turn to Marianne Cope, born in eighteen thirty-eight in Heppenheim, Germany. Only one year old when taken to the United States, in eighteen sixty-two she entered the Third Order Regular of Saint Francis at Syracuse, New York. Later, as Superior General of her congregation, Mother Marianne willingly embraced a call to care for the lepers of Hawaii after many others had refused. She personally went, with six of her fellow sisters, to manage a hospital on Oahu, later founding Malulani Hospital on Maui and opening a home for girls whose parents were lepers. Five years after that she accepted the invitation to open a home for women and girls on the island of Molokai itself, bravely going there herself and effectively ending her contact with the outside world. There she looked after Father Damien, already famous for his heroic work among the lepers, nursed him as he died and took over his work among male lepers. At a time when little could be done for those suffering from this terrible disease, Marianne Cope showed the highest love, courage and enthusiasm. She is a shining and energetic example of the best of the tradition of Catholic nursing sisters and of the spirit of her beloved Saint Francis.

[in English] Kateri Tekakwitha was born in today’s New York state in sixteen fifty-six to a Mohawk father and a Christian Algonquin mother who gave to her a sense of the living God. She was baptized at twenty years of age and, to escape persecution, she took refuge in Saint Francis Xavier Mission near Montreal. There she worked, faithful to the traditions of her people, although renouncing their religious convictions until her death at the age of twenty-four. Leading a simple life, Kateri remained faithful to her love for Jesus, to prayer and to daily Mass. Her greatest wish was to know and to do what pleased God. She lived a life radiant with faith and purity.

[in French] Kateri impresses us by the action of grace in her life in spite of the absence of external help and by the courage of her vocation, so unusual in her culture. In her, faith and culture enrich each other! May her example help us to live where we are, loving Jesus without denying who we are. Saint Kateri, Protectress of Canada and the first native American saint, we entrust to you the renewal of the faith in the first nations and in all of North America! May God bless the first nations!

[in German] Anna Schaeffer, from Mindelstetten, as a young woman wished to enter a missionary order. She came from a poor background so, in order to earn the dowry needed for acceptance into the cloister, she worked as a maid. One day she suffered a terrible accident and received incurable burns on her legs which forced her to be bed-ridden for the rest of her life. So her sick-bed became her cloister cell and her suffering a missionary service. She struggled for a time to accept her fate, but then understood her situation as a loving call from the crucified One to follow him. Strengthened by daily communion, she became an untiring intercessor in prayer and a mirror of God’s love for the many who sought her counsel. May her apostolate of prayer and suffering, of sacrifice and expiation, be a shining example for believers in her homeland, and may her intercession strengthen the Christian hospice movement in its beneficial activity.

Dear brothers and sisters, these new saints, different in origin, language, nationality and social condition, are united among themselves and with the whole People of God in the mystery of salvation of Christ the Redeemer. With them, we too, together with the Synod Fathers from all parts of the world, proclaim to the Lord in the words of the psalm that he "is our help and our shield" and we invoke him saying, "may your love be upon us, O Lord, as we place all our hope in you" (Ps 32:20.22). May the witness of these new saints, and their lives generously spent for love of Christ, speak today to the whole Church, and may their intercession strengthen and sustain her in her mission to proclaim the Gospel to the whole world.

[01359-02.01] [Original text: Plurilingual]

TRADUZIONE IN LINGUA TEDESCA  

Der Menschensohn ist gekommen, um zu dienen und sein Leben hinzugeben als Lösegeld für viele (vgl. Mk 10,45).

Verehrte Mitbrüder,

liebe Brüder und Schwestern!

Heute hört die Kirche noch einmal diese Worte Jesu, die er auf dem Weg nach Jerusalem sprach, wo sich das Geheimnis seines Leidens und Sterbens und seiner Auferstehung erfüllen sollte. Es sind Worte, welche den Sinn der Sendung Christi auf Erden beinhalten – einer Sendung, die durch sein Opfer, durch seine Ganzhingabe gekennzeichnet ist. An diesem dritten Sonntag im Oktober, an dem der Weltmissionstag gefeiert wird, hört die Kirche diese Worte mit besonderem Nachdruck und ruft sich neu ins Bewußtsein, daß sie als Ganze ständig im Dienst am Menschen und am Evangelium steht wie Er, der sich selber hingegeben hat bis zum Opfer seines Lebens.

Ich richte meinen herzlichen Gruß an euch alle, die ihr den Petersplatz füllt, besonders an die offiziellen Delegationen und an die Pilger, die gekommen sind, um die sieben neuen Heiligen zu feiern. Von Herzen begrüße ich die Kardinäle und die Bischöfe, die in diesen Tagen an der Synodenversammlung über die neue Evangelisierung teilnehmen. Das Zusammentreffen dieser Versammlung und des Missionstages ist eine glückliche Fügung; und das Wort Gottes, das wir gehört haben, erweist sich für beides als erhellend. Es zeigt den Stil des Glaubensboten, der berufen ist, die christliche Botschaft zu bezeugen und zu verkünden, indem er Jesus Christus ähnlich wird und seinem Leben folgt. Das gilt sowohl für die Mission ad gentes als auch für die neue Evangelisierung in den Gebieten, in denen das Christentum schon seit langem besteht.

Der Menschensohn ist gekommen, um zu dienen und sein Leben hinzugeben als Lösegeld für viele (vgl. Mk 10,45).

Diese Worte waren das Lebensprogramm der sieben Seligen, die die Kirche heute feierlich in die glorreiche Schar der Heiligen einreiht. Mit heroischem Mut haben sie ein Leben geführt, das ganz Gott geweiht und dem großherzigen Dienst an den Mitmenschen gewidmet war. Sie sind Söhne und Töchter der Kirche, die in der Nachfolge des Herrn das Leben des Dienens gewählt haben. Die Quelle der Heiligkeit in der Kirche liegt immer im Geheimnis der Erlösung, auf das der Prophet Jesaja in der ersten Lesung vorausweist: Der Gottesknecht ist der Gerechte, der „die vielen gerecht macht; der ihre Schuld auf sich lädt" (vgl. Jes 53,11); dieser Knecht ist der gekreuzigte, auferstandene und in der Herrlichkeit lebende Christus. Die heutige Heiligsprechung ist eine beredte Bestätigung dieser geheimnisvollen Heilswirklichkeit. Das beharrliche Bekenntnis des Glaubens dieser sieben großherzigen Jünger Christi, ihre Gleichgestaltung mit dem Menschensohn leuchtet heute in der ganzen Kirche.

Jacques Berthieu, 1838 in Frankreich geboren, war schon sehr früh von Jesus Christus begeistert. Schon während seines Dienstes als Diözesanpriester hatte er den sehnlichen Wunsch, die Seelen zu retten. Er trat in den Jesuitenorden ein und wollte zur Ehre Gottes die Welt durchreisen. Als unermüdlicher Hirt auf der Insel Sainte Marie und dann in Madagaskar kämpfte er gegen die Ungerechtigkeit, wobei er die Armen und Kranken unterstützte. Die Madagassen betrachteten ihn wie einen Priester, der vom Himmel gekommen war und sagten: Sie sind uns „Vater und Mutter"! Er ist allen alles geworden und schöpfte aus dem Gebet und aus der Liebe zum Herzen Jesu die menschliche und priesterliche Kraft, bis zum Martyrium im Jahre 1896 zu gehen. Er starb mit den Worten: „Ich will lieber sterben, als  meinen Glauben abzuschwören". Liebe Freunde, möge das Leben dieses Missionars eine Ermutigung und ein Vorbild für die Priester sein, damit sie wie er Männer Gottes sind! Möge sein Beispiel den zahlreichen Christen helfen, die heute aufgrund ihres Glaubens verfolgt werden! Möge in diesem Jahr des Glaubens seine Fürsprache Frucht bringen für Madagaskar und den afrikanischen Kontinent! Gott segne das madagassische Volk!

Pedro Calungsod wurde um das Jahr 1654 in der Region Visayas auf den Philippinen geboren. Seine Liebe zu Christus spornte ihn dazu an, sich bei den dortigen Jesuiten-Missionaren zum Katechisten ausbilden zu lassen. 1668 begleitete er gemeinsam mit anderen jungen Katechisten Pater Diego Luis de San Vitores auf die Inselgruppe der Marianen, um dem Volk der Chamorro das Evangelium zu verkünden. Das Leben dort war hart, und aufgrund von Neid und Verleumdung waren die Missionare der Verfolgung ausgesetzt. Doch Pedro bewies einen tiefen Glauben und eine große Nächstenliebe. Er setzte die Katechese für seine vielen Konvertiten fort und legte durch sein Leben in Lauterkeit und Hingabe an das Evangelium Zeugnis für Christus ab. Es war ihm vor allem daran gelegen, Seelen für Christus zu gewinnen, und das schenkte ihm die Entschlossenheit, das Martyrium auf sich zu nehmen. Er starb am 2. April 1672. Zeugen erinnern sich, daß er sich in Sicherheit hätte bringen können, doch er entschied sich, an der Seite Pater Diegos zu bleiben. Der Priester konnte Pedro noch die Absolution erteilen, bevor er selber getötet wurde. Möge das Beispiel und das mutige Zeugnis von Pedro Calungsod das geschätzte Volk der Philippinen anspornen, mutig das Reich Gottes zu verkünden und Seelen für Gott zu gewinnen!

Giovanni Battista Piamarta, ein Priester der Diözese Brescia, war ein großer Apostel der Nächstenliebe und der Jugend. Er empfand die Notwendigkeit einer kulturellen und sozialen Präsenz des Katholizismus in der modernen Welt und widmete sich deshalb mit seiner leuchtenden Menschlichkeit und Güte der Anhebung des christlichen, moralischen und professionellen Niveaus der Jugend. Beseelt von einem unerschütterlichen Vertrauen in die göttliche Vorsehung und von einer tiefen Opferbereitschaft, nahm er Schwierigkeiten und Mühen auf sich, um verschiedene apostolische Werke ins Leben zu rufen, darunter das Institut der „Artigianelli", den Verlag Queriniana, die Männerkongregation der „Heiligen Familie von Nazareth" und die Kongregation der „Demütigen Mägde des Herrn". Das Geheimnis seines intensiven und arbeitsamen Lebens liegt in den ausgedehnten Zeiten, die er dem Gebet widmete. Wenn er mit Arbeit überlastet war, verlängerte er die Zeit der innigen Begegnung mit dem Herrn. Er bevorzugte das Verweilen vor dem Allerheiligsten Sakrament in der Betrachtung von Christi Leiden, Sterben und Auferstehung, um geistliche Kraft zu schöpfen und erneut aufzubrechen, die Herzen der Menschen, besonders der Jugendlichen, zu gewinnen und sie mit immer neuen pastoralen Initiativen zu den Quellen des Lebens zurückzuführen.

„Laß deine Güte über uns walten, o Herr, denn wir schauen aus nach dir". Mit diesen Worten lädt die Liturgie uns ein, uns diesen Hymnus an Gott, den Schöpfer und vorausschauenden Lenker, zu eigen zu machen, indem wir seinen Plan in unserem Leben annehmen. So tat es Maria del Carmelo Sallés y Barangueras, eine 1848 in Vic in Spanien geborene Ordensfrau. Als sie nach vielen Widrigkeiten ihre Hoffnung erfüllt sah, konnte sie im Blick auf die Entwicklung der von ihr 1892 gegründeten Kongregation der Religiosas Concepcionistas Misioneras de la Enseñanza gemeinsam mit der Gottesmutter singen: „Er erbarmt sich von Geschlecht zu Geschlecht über alle, die ihn fürchten". Ihr Erziehungswerk, das der Unbefleckten Jungfrau anvertraut ist, bringt unter den Jugendlichen weiter reiche Frucht durch den großherzigen Einsatz ihrer Töchter, die sich wie sie den Händen Gottes überlassen, der alles vermag.

Und jetzt komme ich zu Marianne Cope, die 1838 in Heppenheim in Deutschland geboren ist. Sie war erst ein Jahr alt, als sie in die Vereinigten Staaten gebracht wurde. 1862 trat sie bei den Regulierten Terziarinnen des heiligen Franziskus in Syracus, New York, ein. Als Generaloberin ihrer Kongregation nahm Mutter Marianne später freiwillig einen Ruf an, sich um die Leprakranken auf Hawai zu kümmern, nachdem viele andere dies abgelehnt hatten. Gemeinsam mit sechs ihrer Mitschwestern machte sie sich persönlich auf, um ein Krankenhaus auf Oahu zu leiten; später gründete sie das Malulani Hospital auf Maui und eröffnete ein Heim für Mädchen, deren Eltern leprakrank waren. Fünf Jahre danach nahm sie die Einladung an, ein Heim für Frauen und Mädchen auf der Insel Molokai zu eröffnen; tapfer ging sie selbst dorthin und brach damit ihren Kontakt zur Außenwelt für immer ab. Sie kümmerte sich dort um Pater Damian, der bereits berühmt war für seine heroische Arbeit unter den Leprakranken, pflegte ihn, als er starb, und führte seine Arbeit unter den männlichen Leprakranken fort. Zu einer Zeit, als für die unter dieser schrecklichen Krankheit Leidenden nur wenig getan werden konnte, zeigte Marianne Cope größte Liebe, Mut und Begeisterung. In ihrer Tatkraft ist sie ein leuchtendes Beispiel für das Beste der Tradition katholischer Krankenschwestern und für den Geist ihres geliebten heiligen Franziskus.

Kateri Tekakwitha wurde 1656 als Kind eines Vaters aus dem Stamm der Mohawk und einer christlichen Mutter aus dem Stamm der Algonquin im heutigen Staat New York geboren. Ihre Mutter vermittelte ihr ein Gespür für den lebendigen Gott. Im Alter von zwanzig Jahren wurde sie getauft; um der Verfolgung zu entkommen, nahm sie Zuflucht in der Mission des heiligen Franz Xaver bei Montreal. Dort arbeitete sie in Treue zu den Traditionen ihres Volkes, auch wenn sie dessen religiöse Überzeugungen verwarf, bis zu ihrem Tod im Alter von 24 Jahren. Sie führte ein einfaches Leben und blieb ihrer Liebe zu Jesus, zum Gebet und zur täglichen heiligen Messe treu. Ihr größter Wunsch war es, zu erkennen und zu tun, was Gott gefällt.

Kateri beeindruckt uns durch das Wirken der Gnade in ihrem Leben ohne jede äußere Unterstützung und durch ihren Mut zu der in ihrer Kultur so einzigartigen Berufung. In ihr bereichern sich Glaube und Kultur gegenseitig! Möge ihr Beispiel uns helfen, dort, wo wir sind, in der Liebe zu Jesus zu leben, ohne zu verleugnen, was wir sind! Heilige Kateri, Patronin von Kanada und erste indianische Heilige, wir vertrauen dir die Erneuerung des Glaubens in den Ersten Nationen und in ganz Nordamerika an! Gott segne die indigenen Völker!

Anna Schäffer aus Mindelstetten wollte als Jugendliche in einen Missionsorden eintreten. Da sie aus einfachen Verhältnissen stammte, versuchte sie die nötige Aussteuer für die Aufnahme ins Kloster als Dienstmagd zu verdienen. In dieser Stellung erlitt sie einen schweren Unfall mit unheilbaren Verbrennungen an den Beinen, der sie für ihr ganzes weiteres Leben ans Bett fesselte. So wurde ihr das Krankenlager zur Klosterzelle und das Leiden zum Missionsdienst. Sie haderte zunächst mit ihrem Schicksal, verstand ihre Situation dann aber als einen liebevollen Ruf des Gekreuzigten in seine Nachfolge. Gestärkt durch die tägliche Kommunion wurde sie zu einer unermüdlichen Fürsprecherin im Gebet und zu einem Spiegel der Liebe Gottes für viele Ratsuchende. Ihr Apostolat des Betens und des Leidens, des Opferns und des Sühnens sei den Gläubigen in ihrer Heimat ein leuchtendes Vorbild, ihre Fürbitte stärke die christliche Hospizbewegung in ihrem segensreichen Wirken.

Liebe Brüder und Schwestern! Diese neuen Heiligen unterschiedlicher Herkunft, Sprache, Nation und aus verschiedenen Gesellschaftsschichten sind mit dem ganzen Volk Gottes im Heilsgeheimnis Christi, des Erlösers, vereint. Gemeinsam mit ihnen rufen auch wir, die wir hier mit den Synodenvätern aus aller Welt versammelt sind, dem Herrn mit den Psalmworten zu, daß er „für uns Schild und Hilfe" ist, und bitten ihn: „Laß deine Güte über uns walten, o Herr, denn wir schauen aus nach dir" (Ps 33,20.22). Möge das Zeugnis der neuen Heiligen, das Zeugnis ihres aus Liebe zu Christus großherzig hingegebenen Lebens heute zur ganzen Kirche sprechen, und möge ihre Fürbitte die Kirche stärken und unterstützen in ihrer Sendung, der ganzen Welt das Evangelium zu verkünden.

[01359-05.01] [Originalsprache: Mehrsprachig]

TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA

El hijo del hombre ha venido a servir y dar su vida en rescate por la multitud (cf. Mc 10,45).

Venerados Hermanos,

queridos hermanos y hermanas.

Hoy la Iglesia escucha una vez más estas palabras de Jesús, pronunciadas durante el camino hacia Jerusalén, donde tenía que cumplirse su misterio de pasión, muerte y resurrección. Son palabras que manifiestan el sentido de la misión de Cristo en la tierra, caracterizada por su inmolación, por su donación total. En este tercer domingo de octubre, en el que se celebra la Jornada Mundial de las Misiones, la Iglesia las escucha con particular intensidad y reaviva la conciencia de vivir completamente en perenne actitud de servicio al hombre y al Evangelio, como Aquel que se ofreció a sí mismo hasta el sacrificio de la vida.

Saludo cordialmente a todos vosotros, que llenáis la Plaza de San Pedro, en particular a las delegaciones oficiales y a los peregrinos venidos para festejar a los siete nuevos santos. Saludo con afecto a los cardenales y obispos que en estos días están participando en la Asamblea sinodal sobre la Nueva Evangelización. Se da una feliz coincidencia entre la celebración de esta Asamblea y la Jornada Misionera; y la Palabra de Dios que hemos escuchado resulta iluminadora para ambas. Ella nos muestra el estilo del evangelizador, llamado a dar testimonio y a anunciar el mensaje cristiano conformándose a Jesucristo, llevando su misma vida. Esto vale tanto para la misión ad gentes como para la nueva evangelización en las regiones de antigua tradición cristiana.

El hijo del hombre ha venido a servir y dar su vida en rescate por la multitud (cf. Mc 10,45).

Estas palabras han constituido el programa de vida de los siete beatos que hoy la Iglesia inscribe solemnemente en el glorioso coro de los santos. Con valentía heroica gastaron su existencia en una total consagración a Dios y en un generoso servicio a los hermanos. Son hijos e hijas de la Iglesia, que escogieron una vida de servicio siguiendo al Señor. La santidad en la Iglesia tiene siempre su fuente en el misterio de la Redención, que ya el profeta Isaías prefigura en la primera lectura: el Siervo del Señor es el Justo que «justificará a muchos, porque cargó con los crímenes de ellos» (53,11); este siervo es Jesucristo, crucificado, resucitado y vivo en la gloria. La canonización que estamos celebrando constituye una elocuente confirmación de esta misteriosa realidad salvadora. La tenaz profesión de fe de estos siete generosos discípulos de Cristo, su configuración al Hijo del hombre, resplandece hoy en toda la Iglesia.

Jacques Berthieu, nacido en 1838 en Francia, fue desde muy temprano un enamorado de Jesucristo. Durante su ministerio parroquial, deseó ardientemente salvar a las almas. Al profesar como jesuita, quería recorrer el mundo para la gloria de Dios. Pastor infatigable en la isla de Santa María y después en Madagascar, luchó contra la injusticia, aliviando a los pobres y los enfermos. Los malgaches lo consideraban como un sacerdote venido del cielo, y decían: tú eres nuestro padre y madre. Él se hizo todo para todos, sacando de la oración y el amor al Corazón de Jesús la fuerza humana y sacerdotal para llegar hasta el martirio, en 1896. Murió diciendo: Prefiero morir antes que renunciar a mi fe. Queridos amigos, que la vida de este evangelizador sea un acicate y un modelo para los sacerdotes, para que sean hombres de Dios como él. Que su ejemplo ayude a los numerosos cristianos que hoy en día son perseguidos a causa de su fe. Que su intercesión, en este Año de la fe, sea fructuosa para Madagascar y el continente africano. Que Dios bendiga al pueblo malgache.

Pedro Calungsod nació alrededor del año 1654, en la región de Bisayas en Filipinas. Su amor a Cristo lo impulsó a prepararse como catequista con los misioneros jesuitas. En el año 1668, junto con otros jóvenes catequistas, acompañó al Padre Diego Luis de San Vítores a las Islas Marianas, para evangelizar al pueblo Chamorro. La vida allí era dura y los misioneros sufrieron la persecución a causa de la envidia y las calumnias. Pedro, sin embargo, mostró una gran fe y caridad y continuó catequizando a sus numerosos convertidos, dando testimonio de Cristo mediante una vida de pureza y dedicación al Evangelio. Por encima de todo estaba su deseo de salvar almas para Cristo, y esto le llevó a aceptar con resolución el martirio. Murió el 2 de abril de 1672. Algunos testigos cuentan que Pedro pudo haber escapado para ponerse a salvo, pero eligió permanecer al lado del Padre Diego. El sacerdote le dio a Pedro la absolución antes de que él mismo fuera asesinado. Que el ejemplo y el testimonio valeroso de Pedro Calungsod inspire al querido pueblo filipino para anunciar con ardor el Reino y ganar almas para Dios.

Giovanni Battista Piamarta, sacerdote de la diócesis de Brescia, fue un gran apóstol de la caridad y de la juventud. Percibía la exigencia de una presencia cultural y social del catolicismo en el mundo moderno, por eso se dedicó a hacer progresar cristiana, moral y profesionalmente a las nuevas generaciones con claras dosis de humanidad y bondad. Animado por una confianza inquebrantable en la Divina Providencia y por un profundo espíritu de sacrificio, afrontó dificultades y fatigas para poner en práctica varias obras apostólicas, entre las cuales: el Instituto de los artesanillos, la Editorial Queriniana, la Congregación masculina de la Sagrada Familia de Nazaret y la Congregación de las Humildes Siervas del Señor. El secreto de su intensa y laboriosa vida estaba en las largas horas que dedicaba a la oración. Cuando estaba abrumado por el trabajo, aumentaba el tiempo para el encuentro, de corazón a corazón, con el Señor. Prefería permanecer junto al Santísimo Sacramento, meditando la pasión, muerte y resurrección de Cristo, para retomar fuerzas espirituales y volver a lanzarse a la conquista del corazón de la gente, especialmente de los jóvenes, para llevarlos otra vez a las fuentes de la vida con nuevas iniciativas pastorales.

«Que tu misericordia, Señor, venga sobre nosotros como lo esperamos de ti». Con estas palabras, la liturgia nos invita a hacer nuestro este himno al Dios creador y providente, aceptando su plan en nuestras vidas. Así lo hizo Santa María del Carmelo Sallés y Barangueras, religiosa nacida en Vic, España, en 1848. Ella, viendo colmada su esperanza, después de muchos avatares, al contemplar el progreso de la Congregación de Religiosas Concepcionistas Misioneras de la Enseñanza, que había fundado en 1892, pudo cantar junto a la Madre de Dios: «Su misericordia llega a sus fieles de generación en generación». Su obra educativa, confiada a la Virgen Inmaculada, sigue dando abundantes frutos entre la juventud a través de la entrega generosa de sus hijas, que como ella se encomiendan al Dios que todo lo puede.

Paso hablar ahora de Mariana Cope, nacida en 1838 en Heppenheim, Alemania. Con apenas un año de edad fue llevada a los Estados Unidos y en 1862 entró en la Tercera Orden Regular de san Francisco, en Siracusa, Nueva York. Más tarde, y como superiora general de su congregación, Madre Mariana acogió gustosamente la llamada a cuidar a los leprosos de Hawai, después de que muchos se hubieran negado a ello. Con seis de sus hermanas de congregación, fue personalmente a dirigir el hospital en Oahu, fundando más tarde el hospital de Malulani en Maui y abriendo una casa para niñas de padres leprosos. Cinco años después aceptó la invitación a abrir una casa para mujeres y niñas en la isla de Molokai, encaminándose allí con valor y poniendo fin de hecho a su contacto con el mundo exterior. Allí cuidó al Padre Damián, entonces ya famoso por su heroico trabajo entre los leprosos, atendiéndolo mientras moría y continuando su trabajo entre los leprosos. En un tiempo en el que poco se podía hacer por aquellos que sufrían esta terrible enfermedad, Mariana Cope mostró un amor, valor y entusiasmo inmenso. Ella es un ejemplo luminoso y valioso de la mejor tradición de las hermanas enfermeras católicas y del espíritu de su amado san Francisco.

Kateri Tekakwitha nació en el actual Estado de Nueva York, en 1656, de padre mohawk y madre algonquina cristiana, quien le trasmitió la experiencia del Dios vivo. Fue bautizada a la edad de 20 años y, para escapar de la persecución, se refugió en la misión de san Francisco Javier, cerca de Montreal. Allí trabajó hasta que murió a los 24 años de edad, fiel a las tradiciones de su pueblo, pero renunciando a las convicciones religiosas del mismo. Llevando una vida sencilla, Kateri permaneció fiel a su amor a Jesús, a su oración y a su Misa diaria. Su deseo más alto era conocer y hacer lo que agradaba a Dios.

Kateri impresiona por la acción de la gracia en su vida, carente de apoyos externos, y por la firmeza de una vocación tan particular para su cultura. En ella, fe y cultura se enriquecen recíprocamente. Que su ejemplo nos ayude a vivir allá donde nos encontremos, sin renegar de lo que somos, amando a Jesús. Santa Kateri, protectora de Canadá y primera santa amerindia, te confiamos la renovación de la fe en los pueblos originarios y en toda América del Norte. Que Dios bendiga a los pueblos originarios.

La joven Anna Schäffer, de Mindelstetten, quería entrar en una congregación misionera. Nacida en una familia humilde, trabajó como criada buscando ganar la dote necesaria y poder entrar así en el convento. En este trabajo, tuvo un grave accidente, sufriendo quemaduras incurables en los pies que la postraron en un lecho para el resto de sus días. Así, la habitación de la enferma se transformó en una celda conventual, y el sufrimiento en servicio misionero. Al principio se rebeló contra su destino, pero enseguida, comprendió que su situación fue una llamada amorosa del Crucificado para que le siguiera. Fortificada por la comunión cotidiana se convirtió en una intercesora infatigable en la oración, y un espejo del amor de Dios para muchas personas en búsqueda de consejo. Que su apostolado de oración y de sufrimiento, de ofrenda y de expiación sea para los creyentes de su tierra un ejemplo luminoso. Que su intercesión intensifique la pastoral de los enfermos en cuidados paliativos, en su benéfico trabajo.

Queridos hermanos y hermanas, estos nuevos santos, diferentes por origen, lengua, nación y condición social, están unidos con todo el Pueblo de Dios en el misterio de la salvación de Cristo, el Redentor. Junto a ellos, también nosotros reunidos aquí con los Padres sinodales, procedentes de todas las partes del mundo, proclamamos con las palabras del salmo que el Señor «es nuestro auxilio y nuestro escudo», y le pedimos: «Que tu misericordia, Señor, venga sobre nosotros, como lo esperamos de ti» (Sal 32,20-22). Que el testimonio de los nuevos santos, de su vida generosamente ofrecida por amor de Cristo, hable hoy a toda la Iglesia, y su intercesión la fortalezca y la sostenga en su misión de anunciar el Evangelio al mundo entero.

[01359-04.01] [Texto original: Plurilingüe]

TRADUZIONE IN LINGUA PORTOGHESE  

O Filho do homem veio para servir e dar a sua vida como resgate para muitos (cf. Mc 10,45)

Venerados irmãos,

Queridos irmãos e irmãs!

Hoje a Igreja escuta mais uma vez estas palavras de Jesus, pronunciadas durante o caminho rumo a Jerusalém, onde devia cumprir-se o seu mistério de paixão, morte e ressurreição. São palavras que manifestam o sentido da missão de Cristo na terra, marcada pela sua imolação, pela sua doação total. Neste terceiro domingo de outubro, no qual se celebrar o Dia Mundial das Missões, a Igreja as escuta com uma intensidade particular e reaviva a consciência de viver totalmente em um perene estado de serviço ao homem e ao Evangelho, como Aquele que se ofereceu a si mesmo até o sacrifício da vida.

Dirijo a minha cordial saudação a todos vós, que encheis a Praça de São Pedro, nomeadamente as Delegações oficiais e os peregrinos vindos para festejar os novos sete Santos. Saúdo com afeto os Cardeais e Bispos que nestes dias estão participando da Assembléia sinodal sobre a Nova Evangelização. É providencial a coincidência entre esta Assembléia e o Dia das Missões; e a Palavra de Deus que acabamos de escutar se mostra iluminadora para ambas. Esta nos mostra o estilo do evangelizador, chamado a testemunhar e anunciar a mensagem cristã conformando-se a Jesus Cristo, seguindo a Sua mesma vida.

O Filho do homem veio para servir e dar a sua vida como resgate para muitos (cf. Mc 10,45)

Estas palavras constituíram o programa de vida dos sete beatos que a Igreja hoje inscreve solenemente na gloriosa fileira dos Santos. Com coragem heróica eles consumiram a sua existência na consagração total a Deus e no serviço generoso aos irmãos. São filhos e filhas da Igreja, que escolheram a vida do serviço seguindo o Senhor. A santidade na Igreja teve sempre a sua fonte no mistério da Redenção, que já prefigurava o profeta Isaias na primeira Leitura: o Servo do Senhor, o justo que «fará justos inúmeros homens, carregando sobre si suas culpas» (Is 53,11); este Servo é Jesus Cristo, crucificado, ressuscitado e vivo na glória. A celebração hodierna constitui uma confirmação eloquente dessa misteriosa realidade salvífica. A tenaz profissão de fé destes sete discípulos generosos de Cristo, a sua conformação ao Filho do Homem resplandece hoje em toda a Igreja.

Jacques Berthie, nascido em 1838, na França, foi desde muito cedo um enamorado de Jesus Cristo. Durante o seu ministério paroquial, desejou ardentemente salvar as almas. Ao fazer-se jesuíta, queria percorrer o mundo para a glória de Deus. Pastor incansável na Ilha de Santa Maria e depois em Madagascar, lutou contra a injustiça, levando alívio para os pobres e enfermos. Os malgaxes o consideravam um sacerdote vindo do céu, e diziam: Tu és o nosso "pai e mãe"! Ele se fez tudo para todos, haurindo na oração e no amor do Coração de Jesus a força humana e sacerdotal para enfrentar o martírio, em 1896. Morreu dizendo: «Prefiro antes morrer que renunciar à minha fé». Queridos amigos, que a vida deste evangelizador seja um encorajamento e um modelo para os sacerdotes, para que sejam homens de Deus como ele o foi! Que o seu exemplo ajude os numerosos cristãos que são perseguidos por causa da sua fé nos dias de hoje! Que a sua intercessão, durante este ano da fé, produza frutos em Madagascar e no Continente africano! Que Deus abençoe o povo malgaxe!

Pedro Calungsod nasceu aproximadamente no ano 1654, na região de Visayas, nas Filipinas. Seu amor a Cristo o inspirou a preparar-se como catequista com os missionários jesuítas da região. Em 1668, junto com outros dois jovens catequistas, acompanhou o Padre Diego Luiz de San Vitores para as Ilhas Marianas com o fim de evangelizar o povo Chamorro. Nesse lugar, a vida era difícil e os missionários enfrentaram a perseguição nascida da inveja e de calunias. Pedro, contudo, demonstrou uma grande fé e caridade, e continuou catequizando os seus muitos convertidos, dando testemunho de Cristo através de uma vida de pureza e dedicação ao Evangelho. O seu desejo de ganhar almas para Cristo se sobrepunha a tudo, e isso o levou a aceitar decididamente o martírio. Morreu no dia 2 de abril de 1672. Algumas testemunhas contaram que Pedro poderia ter fugido para um lugar seguro, mas escolheu permanecer ao lado do Padre Diego. O sacerdote, antes de ser morto, pôde dar a absolvição a Pedro. Que o exemplo e o testemunho corajoso de Pedro Calungsod inspire o dileto povo das Filipinas a anunciar corajosamente o Reino e ganhar almas para Deus!

Giovanni Battista Piamarta, sacerdote da Diocese de Brescia, foi um grande apóstolo da caridade e da juventude. Percebia a necessidade de uma presença cultural e social do catolicismo no mundo moderno, por isso se dedicou ao progresso cristão, moral e profissional das novas gerações, com a sua esplêndida humanidade e bondade. Animado por uma confiança inabalável na Providência Divina e de um profundo espírito de sacrifício, enfrentou dificuldades e fatigas para dar vida a diversas obras apostólicas, entre as quais: o Instituto dos pequenos artesãos, a Editora Queriniana, a Congregação masculina da Sagrada Família de Nazaré e a Congregação das Humildes Servas do Senhor. O segredo da sua vida, intensa e ativa, residia nas longas horas que ele dedicava à oração. Quando estava sobrecarregado pelo trabalho, aumentava o tempo do encontro, de coração a coração, com o Senhor. Demorava-se de muito bom grado junto do Santíssimo Sacramento, meditando a paixão, morte e ressurreição de Cristo, para alcançar a força espiritual e voltar a lançar-se, sempre com novas iniciativas pastorais, à conquista do coração das pessoas, sobretudo dos jovens, para levá-los de volta para as fontes da vida.

«Sobre nós venha, Senhor, a vossa graça, pois, em vós, nós esperamos!» Com essas palavras, a liturgia nos convida a fazer nosso este hino a Deus criador e providente, aceitando o seu plano nas nossas vidas. Assim o fez Santa Maria del Carmelo Salles y Barangueras, religiosa nascida em Vic, Espanha, em 1848. Vendo a sua esperança preenchida, após muitas dificuldades, ao contemplar o progresso da Congregação das Religiosas Concepcionistas Missionárias do Ensino, pôde cantar junto com a Mãe de Deus: «Seu amor de geração em geração, chega a todos que o respeitam». A sua obra educativa, confiada à Virgem Imaculada, continua a dar frutos abundantes entre os jovens e através da entrega generosa das suas filhas que, como ela, se confiam ao Deus que pode tudo.

Passo agora para Marianne Cope, nascida em 1838 em Heppenheim, na Alemanha. Com apenas um ano de vida, foi levada para os Estados Unidos, e em 1862 entrou na Ordem Terceira Regular de São Francisco, em Siracusa, Nova Iorque. Mais tarde, como Superiora geral da sua congregação, Madre Marianne abraçou voluntariamente a chamada para ir cuidar dos leprosos no Havaí, depois da recusa de muitos. Ela partiu, junto com seis irmãs da sua congregação, para administrar pessoalmente um hospital em Oahu, fundando em seguida o Hospital Mamulani, em Maui, e abrindo uma casa para meninas de pais leprosos. Cinco anos depois, aceitou o convite para abrir uma casa para mulheres e meninas na Ilha de Molokai, partindo com coragem e, encerrando assim seu contato com o mundo exterior. Ali, cuidou do Padre Damião, então já famoso pelo seu trabalho heróico com os leprosos, assistindo-o até a sua morte e assumindo o seu trabalho com os leprosos. Em uma época em que pouco se podia fazer por aqueles que sofriam dessa terrível doença, Marianne Cope demonstrou um imenso amor, coragem e entusiasmo. Ela é um exemplo luminoso e valioso da melhor tradição de religiosas católicas dedicadas à enfermagem e do espírito do seu amado São Francisco de Assis.

Kateri Tekakwitha nasceu no que hoje é o Estado de Nova Iorque, em 1656, filha de pai Mohawk e de mãe Algoquin cristã, que lhe transmitiu a fé no Deus vivo. Foi batizada aos 20 anos de idade, para escapar da perseguição, se refugiou na Missão São Francisco Xavier, perto de Montreal. Ali ela trabalhou, fiel às tradições culturais do seu povo, embora renunciando as convicções religiosas deste, até a sua morte com 24 anos. Levando uma vida simples, Kateri permaneceu fiel ao seu amor por Jesus, à oração e à Missa diária. O seu maior desejo era saber e fazer aquilo que agradava a Deus.

Kateri impressiona-nos pela ação da graça na sua vida, carente de apoios externos, e pela firmeza na sua vocação tão particular na sua cultura. Nela, fé e cultura se enriqueceram mutuamente! Possa o seu exemplo nos ajudar a viver lá onde nos encontremos, sem renunciar àquilo que somos, amando a Jesus! Santa Kateri, protetora do Canadá e primeira santa ameríndia, nós te confiamos a renovação da fé entre os povos nativos e em toda a América do Norte! Que Deus abençoe os povos nativos!

A jovem Anna Schäffer, de Mindelstetten, quis entrar em uma congregação missionária. Nascida em uma família humilde, ela conseguiu, trabalhando como doméstica, acumular o dote necessário para poder entrar no convento. Neste emprego, sofreu um grave acidente com queimaduras incuráveis nos seus pés, que a prenderam em um leito pelo resto da vida. Foi assim que o seu quarto de enferma se transformou em uma cela conventual, e o seu sofrimento, em serviço missionário. Inicialmente se revoltou contra o seu destino, mas em seguida, compreendeu que a sua situação era uma chamada amorosa do Crucificado para O seguisse. Fortalecida pela comunhão diária, tornou-se uma intercessora incansável através da oração e um espelho do amor de Deus para as numerosas pessoas que procuravam conselho. Que o seu apostolado de oração e de sofrimento, de oferta e de expiação seja para os crentes de sua terra um exemplo luminoso e que a sua intercessão fortaleça a atuação abençoada dos centros cristãos de curas paliativas para doentes terminais.

Queridos irmãos e irmãs! Estes novos Santos, diferentes pela sua origem, língua, nação e condição social, estão unidos com todo o Povo de Deus no mistério de Salvação de Cristo, o Redentor. Junto a eles, também nós aqui reunidos com os Padres sinodais, provenientes de todas as partes do mundo, proclamamos, com as palavras do salmo, que Senhor é «o nosso auxílio e proteção», e pedimos: «sobre nós venha, Senhor, a vossa graça, da mesma forma que em vós nós esperamos» (Sal 32, 20-22). Que o testemunho dos novos Santos, a sua vida oferecida generosamente por amor a Cristo, possa falar hoje a toda a Igreja, e a sua intercessão possa reforçá-la e sustentá-la na sua missão de anunciar o Evangelho no mundo inteiro.

[01359-06.01] [Texto original: Plurilíngue]

TRADUZIONE IN LINGUA POLACCA  

Syn Człowieczy przyszedł, żeby służyć i dać swoje życie na okup za wielu (por. Mk 10,45).

Czcigodni Bracia,

Drodzy Bracia i Siostry!

Dzisiaj Kościół po raz kolejny słyszy te słowa Jezusa, wypowiedziane podczas drogi do Jerozolimy, gdzie miała się dokonać tajemnica Jego męki, śmierci i zmartwychwstania. Słowa te zawierają sens misji Chrystusa na ziemi, naznaczonej złożeniem siebie w ofierze, Jego całkowitym darem z siebie. W trzecią niedzielę października, w którą obchodzimy Światowy Dzień Misyjny, Kościół słucha tych słów szczególnie intensywnie i ożywia świadomość, że cały trwa w nieustannej służbie człowiekowi i Ewangelii, jak Ten, który dał samego siebie, aż po ofiarę życia.

Serdeczne pozdrowienia kieruję do was wszystkich, którzy wypełniacie plac św. Piotra, zwłaszcza do delegacji oficjalnych i pielgrzymów, przybyłych, aby uczcić siedmioro nowych świętych. Serdecznie pozdrawiam kardynałów i biskupów, którzy w tych dniach uczestniczą w zgromadzeniu synodalnym na temat nowej ewangelizacji. Szczęśliwie się składa, że Synod zbiega się ze Światowym Dniem Misyjnym, a wysłuchane przez nas Słowo Boże, jak się okazuje, rzuca światło na obydwa te wydarzenia. Ukazuje ono styl ewangelizatora, wezwanego do świadczenia i głoszenia orędzia chrześcijańskiego, na wzór Jezusa Chrystusa,  żjjąc Jego życiem. Dotyczy to zarówno misji ad gentes, jak i nowej ewangelizacji w regionach o dawnej tradycji chrześcijańskiej.

Syn Człowieczy przyszedł, żeby służyć i dać swoje życie na okup za wielu (por. Mk 10,45).

Słowa te stanowiły program życia siedmiorga błogosławionych, których dzisiaj Kościół uroczyście wpisuje do chwalebnej rzeszy świętych. Z heroicznym męstwem dali oni swe życie, poświęcając się całkowicie Bogu i wielkodusznie służąc braciom. Są synami i córkami Kościoła, którzy wybrali  życie służby, naśladując Pana. Świętość w Kościele ma zawsze swe źródło w tajemnicy Odkupienia, zapowiedzianej przez proroka Izajasza w pierwszym czytaniu: Sługą Pańskim jest Sprawiedliwy, który „usprawiedliwi wielu, ich nieprawości On sam dźwigać będzie" (Iz 53,11); tym Sługą jest Jezus Chrystus, ukrzyżowany, zmartwychwstały i żyjący w chwale. Dzisiejsza kanonizacja stanowi wymowne potwierdzenie tej tajemniczej rzeczywistości zbawczej. W całym Kościele jaśnieje dzisiaj wytrwałe wyznanie wiary tych siedmiorga wielkodusznych uczniów Chrystusa, ich upodobnienie się do Syna Człowieczego.

Jakub Berthieu, urodzony w 1838 roku we Francji, bardzo wcześnie umiłował Jezusa Chrystusa. Posługując w parafii poczuł gorące pragnienie, by ratować dusze. Gdy został jezuitą, chciał przemierzać świat dla chwały Bożej. Niestrudzony duszpasterz najpierw na wyspie Nosy Boraha, a następnie na Madagaskarze, walczył z niesprawiedliwością, łagodząc los ubogich i chorych. Malgasze uważali go za kapłana, który przybył z nieba, mówiąc: „Jesteś naszym ojcem i matką!". Stał się on wszystkim dla wszystkich, czerpiąc z modlitwy i umiłowania Serca Jezusowego siły ludzkie i kapłańskie, by dojść aż do męczeństwa w 1896 roku. Umierając mówił: „Wolę raczej umrzeć niż wyrzec się wiary". Drodzy przyjaciele, niech życie tego ewangelizatora będzie zachętą i wzorem dla kapłanów, aby tak jak on byli ludźmi Bożymi! Niech jego przykład pomoże wielu chrześcijanom prześladowanym dziś z powodu swej wiary! Oby w tym Roku wiary jego wstawiennictwo przynosiło owoce dla Madagaskaru i kontynentu afrykańskiego! Niech Bóg błogosławi naród malgaski!

Piotr Calungsod urodził się około roku 1654 w regionie Visayas na Filipinach. Jego miłość do Chrystusa pobudziła go, by nabierać doświadczenia jako katecheta, współpracując tam z jezuitami. W 1668 r., wraz z innymi młodymi katechetami towarzyszył ojcu Diego Luisowi de San Vitores na Wyspy Mariany i ewangelizował lud Chamorro. Życie było tam trudne, a misjonarze stanęli w obliczu prześladowań spowodowanych zawiścią i oszczerstwami. Piotr przejawiał jednak głęboką wiarę i miłosierdzie i nadal katechizował wiele nawróconych osób, dając świadectwo o Chrystusie życiem w czystości i oddaniem Ewangelii. Jego największym pragnieniem było zdobywanie dusz dla Chrystusa, i to sprawiło, że gotów był przyjąć męczeństwo. Zmarł 2 kwietnia 1672 r. Świadkowie zapisali, że Piotr mógł uciec i ocalić życie, ale postanowił pozostać przy ojcu Diego. Kapłan zdążył udzielić Piotrowi rozgrzeszenia, zanim sam został zamordowany. Niech przykład i mężne świadectwo Piotra Calungsoda będą natchnieniem dla umiłowanego narodu filipińskiego do odważnego głoszenia Królestwa Bożego i zdobywania dusz dla Boga!

Jan Chrzciciel Piamarta, kapłan diecezji Brescia, był wielkim apostołem miłosierdzia i młodzieży. Dostrzegał potrzebę obecności kulturowej i społecznej katolicyzmu w świecie współczesnym i dlatego z całym swym intelektualnie podbudowanym bogactwem humanizmu i dobroci poświęcił się chrześcijańskiemu, moralnemu i zawodowemu wychowaniu nowych pokoleń. Ożywiany niezachwianą ufnością do Bożej Opatrzności i głębokim duchem ofiarności stawił czoło przeszkodom i trudom, aby powoływać różne dzieła apostolskie, w tym: Instytut Robotniczy, Wydawnictwo Queriniana, zgromadzenie męskie Najświętszej Rodziny z Nazaretu i zgromadzenie Pokornych Służebnic Pana. Tajemnica jego aktywnego i pracowitego życia tkwiła w długich godzinach spędzanych na modlitwie. Gdy był przepracowany, poświęcał więcej czasu na osobiste spotkanie z Panem. Przedkładał nade wszystko przebywanie przed Najświętszym Sakramentem, rozważając mękę, śmierć i zmartwychwstanie Chrystusa, aby czerpać siłę duchową i ponownie wyruszać na zdobywanie ludzkich serc, zwłaszcza ludzi młodych, aby ich doprowadzić do źródła życia, dzięki coraz to nowym inicjatywom duszpasterskim.

„Okaż swą łaskę ufającym Tobie". Tymi słowami liturgia zachęca nas do wyśpiewywania tego hymnu troszczącemu się o nas Bogu Stwórcy, przyjmując Jego plan w naszym życiu. Tak głosiła go Maria Carmen Sallés y Barangueras, zakonnica urodzona w Vic w Hiszpanii w 1848 r. Żyjąc nadzieją, po wielu kolejach losu, widząc rozwój Zgromadzenia Sióstr Misjonarek Nauczania od Niepokalanego Poczęcia, które założyła w 1892 r., mogła zaśpiewać razem z Matką Bożą: „Jego miłosierdzie z pokolenia na pokolenie". Jej dzieło edukacyjne, powierzone Niepokalanej Dziewicy, nadal wydaje obfite owoce wśród młodzieży dzięki wielkodusznemu darowi jej córek, które – podobnie jak ona – powierzają się Bogu, który wszystko może.

Przechodzę teraz do Marianny Cope, urodzonej w 1838 r. w Heppenheim w Niemczech. Miała tylko rok, gdy wyjechała do Stanów Zjednoczonych. W 1862 wstąpiła do III Zakonu Regularnego św. Franciszka w Syracuse w stanie Nowy Jork. Później, jako przełożona generalna swego zgromadzenia, kiedy wiele innych sióstr odmówiło, Matka Marianna chętnie przyjęła wezwanie, aby zatroszczyć się o trędowatych na Hawajach. Udała się osobiście wraz z sześcioma swoimi współsiostrami, aby prowadzić szpital w Oahu, później założyła szpital Malulani na Maui i otworzyła dom dla dziewcząt, których rodzice byli trędowaci. W pięć lat po przyjęciu zaproszenia, by otworzyć dom dla kobiet i dziewcząt na Molokai, mężnie pojechała tam sama i całkowicie odcięła się od świata zewnętrznego. Zaopiekowała się tam ojcem Damianem, znanym już z heroicznej pracy wśród trędowatych, pielęgnowała go, gdy umierał i podjęła jego dzieło wśród trędowatych mężczyzn. W czasach, kiedy niewiele można było zrobić dla cierpiących z powodu tej strasznej choroby, Marianna Cope okazała najwyższą miłość, odwagę i entuzjazm. Jest ona jaśniejącym i dynamicznym przykładem tego, co najlepsze w tradycji katolickich sióstr-pielęgniarek i ducha jej umiłowanego świętego Franciszka.

Katarzyna (Kateri) Tekakwitha urodziła się w dzisiejszym stanie Nowy Jork, w 1656 r. z ojca Mohawka i matki chrześcijanki, należącej do plemienia Algonkinów, która przekazała jej poczucie Boga żywego. Została ochrzczona w dwudziestym roku życia, i aby uniknąć prześladowań, schroniła się w misji św. Franciszka Ksawerego w pobliżu Montrealu. Tam pracowała aż do śmierci w wieku dwudziestu czterech lat, dochowując wierności tradycji swego ludu, chociaż odrzuciła jego przekonania religijne. Prowadząc proste życie, Kateri pozostała wierna swojej miłości do Jezusa, modlitwie i codziennej Mszy św. Jej największym marzeniem było wiedzieć i robić to, co podobało się Bogu.

Katarzyna wywiera na nas wrażenie, przez działanie łaski w jej życiu, pozbawionym wsparcia zewnętrznego i jej odwagę w powołaniu, tak szczególnym w jej kulturze. Wiara i kultura wzajemnie się w niej wzbogacają! Niech jej przykład pomoże nam żyć miłością do Jezusa tam, gdzie jesteśmy, nie wypierając się tego, kim jesteśmy! Święta Katarzyno-Kateri, patronko Kanady i pierwsza święta amerykańska Indianko – Tobie zawierzamy odnowę wiary wśród pierwszych narodów i w całej Ameryce Północnej! Niech Bóg błogosławi pierwsze narody!

Anna Schäffer z Mindelstetten chciała jako młoda dziewczyna wstąpić do zakonu misyjnego. Ta pochodząca z prostego środowiska dziewczyna próbowała zarobić jako służąca na posag wymagany do przyjęcia do klasztoru. W miejscu pracy uległa ciężkiemu wypadkowi, nie dającemu się uleczyć poparzeniu nóg, które na całe dalsze życie przykuło ją do łóżka. I tak oto łoże boleści stało się dla niej klasztorną celą a cierpienie posługą misjonarską. Początkowo skarżyła się na swój los, później jednak zrozumiała swoją sytuację jako pełne miłości wezwanie Ukrzyżowanego, by pójść za Nim. Umacniana przez codzienną Komunię św. stała się niestrudzoną przewodniczką w modlitwie i obrazem miłości Boga dla wielu szukających rady. Niech jej apostolat modlitwy i cierpienia, ofiary i pokuty będzie dla wiernych w jej ojczyźnie świetlanym wzorem, a jej wstawiennictwo niech umacnia chrześcijański ruch hospicyjny w jego błogosławionym działaniu.

Drodzy bracia i siostry! Ci nowi święci, różni ze względu na swe pochodzenie, język, naród i status społeczny, są zjednoczeni z całym Ludem Bożym w tajemnicy zbawienia Chrystusa Odkupiciela. Wraz z nimi także my, tutaj zgromadzeni z ojcami synodalnymi, przybyłymi z całego świata, słowami Psalmu głosimy, że Pan „jest naszą pomocą i tarczą", i przyzywamy Go: „Panie, niech nas ogarnie Twoja łaska, według nadziei, którą pokładamy w Tobie" (Ps 32, 20-22). Niech świadectwo nowych świętych, ich życia wielkodusznie ofiarowanego ze względu na umiłowanie Chrystusa, przemawia dziś do całego Kościoła, a ich wstawiennictwo niech go umacnia i wspiera w jego misji głoszenia Ewangelii całemu światu.

[01359-09.01] [Testo originale: Plurilingue]

[B0597-XX.01]