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L’UDIENZA GENERALE, 09.05.2012


L’UDIENZA GENERALE

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE  

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana il Papa, continuando la Sua catechesi sulla preghiera negli Atti degli Apostoli, ha incentrato la sua meditazione sull’episodio della liberazione miracolosa di san Pietro dalla prigionia (cfr At 12, 1-17).

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA  

Cari fratelli e sorelle,

oggi vorrei soffermarmi sull’ultimo episodio della vita di san Pietro raccontato negli Atti degli Apostoli: la sua carcerazione per volere di Erode Agrippa e la sua liberazione per l’intervento prodigioso dell’Angelo del Signore, alla vigilia del suo processo a Gerusalemme (cfr At 12,1-17).

Il racconto è ancora una volta segnato dalla preghiera della Chiesa. San Luca, infatti, scrive: «Mentre Pietro dunque era tenuto in carcere, dalla Chiesa saliva incessantemente a Dio una preghiera per lui» (At 12,5). E, dopo aver miracolosamente lasciato il carcere, in occasione della sua visita alla casa di Maria, la madre di Giovanni detto Marco, si afferma che «molti erano riuniti e pregavano» (At 12,12). Fra queste due annotazioni importanti che illustrano l’atteggiamento della comunità cristiana di fronte al pericolo e alla persecuzione, viene narrata la detenzione e la liberazione di Pietro, che comprende tutta la notte. La forza della preghiera incessante della Chiesa sale a Dio e il Signore ascolta e compie una liberazione impensabile e insperata, inviando il suo Angelo.

Il racconto richiama i grandi elementi della liberazione d’Israele dalla schiavitù dell’Egitto, la Pasqua ebraica. Come avvenne in quell’evento fondamentale, anche qui l’azione principale è compiuta dall’Angelo del Signore che libera Pietro. E le stesse azioni dell’Apostolo - al quale viene chiesto di alzarsi in fretta, di mettersi la cintura e di legarsi i fianchi – ricalcano quelle del popolo eletto nella notte della liberazione per intervento di Dio, quando venne invitato a mangiare in fretta l’agnello con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano, pronto per uscire dal Paese (cfr Es 12,11). Così Pietro può esclamare: «Ora so veramente che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode» (At 12,11). Ma l’Angelo richiama non solo quello della liberazione di Israele dall’Egitto, ma anche quello della Risurrezione di Cristo. Narrano, infatti, gli Atti degli Apostoli: «Ed ecco, gli si presentò un angelo del Signore e una luce sfolgorò nella cella. Egli toccò il fianco di Pietro e lo destò» (At 12,7). La luce che riempie la stanza della prigione, l’azione stessa di destare l’Apostolo, rimandano alla luce liberante della Pasqua del Signore che vince le tenebre della notte e del male. L’invito, infine: «Metti il mantello e seguimi» (At 12,8), fa risuonare nel cuore le parole della chiamata iniziale di Gesù (cfr Mc 1,17), ripetuta dopo la Risurrezione sul lago di Tiberiade, dove il Signore dice per ben due volte a Pietro: «Seguimi» (Gv 21,19.22). E’ un invito pressante alla sequela: solo uscendo da se stessi per mettersi in cammino con il Signore e fare la sua volontà, si vive la vera libertà.

Vorrei sottolineare anche un altro aspetto dell’atteggiamento di Pietro in carcere; notiamo, infatti, che, mentre la comunità cristiana prega con insistenza per lui, Pietro «stava dormendo» (At 12,6). In una situazione così critica e di serio pericolo, è un atteggiamento che può sembrare strano, ma che invece denota tranquillità e fiducia; egli si fida di Dio, sa di essere circondato dalla solidarietà e dalla preghiera dei suoi e si abbandona totalmente nelle mani del Signore. Così deve essere la nostra preghiera: assidua, solidale con gli altri, pienamente fiduciosa verso Dio che ci conosce nell’intimo e si prende cura di noi al punto che – dice Gesù – «perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura…» (Mt 10, 30-31). Pietro vive la notte della prigionia e della liberazione dal carcere come un momento della sua sequela del Signore, che vince le tenebre della notte e libera dalla schiavitù delle catene e dal pericolo di morte. La sua è una liberazione prodigiosa, segnata da vari passaggi descritti accuratamente: guidato dall’Angelo, nonostante la sorveglianza delle guardie, attraversa il primo e il secondo posto di guardia, sino alla porta di ferro che immette in città: e la porta si apre da sola davanti a loro (cfr At 12,10). Pietro e l’Angelo del Signore compiono insieme un tratto di strada finché, rientrato in se stesso, l’Apostolo si rende conto che il Signore lo ha realmente liberato e, dopo aver riflettuto, si reca in casa di Maria, la madre di Marco, dove molti dei discepoli sono riuniti in preghiera; ancora una volta la risposta della comunità alla difficoltà e al pericolo è affidarsi a Dio, intensificare il rapporto con Lui.

Qui mi pare utile richiamare un’altra situazione non facile che ha vissuto la comunità cristiana delle origini. Ce ne parla san Giacomo nella sua Lettera. E’ una comunità in crisi, in difficoltà, non tanto per le persecuzioni, ma perché al suo interno sono presenti gelosie e contese (cfr Gc 3,14-16). E l’Apostolo si chiede il perché di questa situazione. Egli trova due motivi principali: il primo è il lasciarsi dominare dalle passioni, dalla dittatura delle proprie voglie, dall’egoismo (cfr Gc 4,1-2a); il secondo è la mancanza di preghiera – «non chiedete» (Gc 4,2b) – o la presenza di una preghiera che non si può definire come tale – «chiedete e non ottenete, perché chiedete male, per soddisfare le vostre passioni» (Gc 4,3). Questa situazione cambierebbe, secondo san Giacomo, se la comunità parlasse tutta insieme con Dio, pregasse realmente in modo assiduo e unanime. Anche il discorso su Dio, infatti, rischia di perdere la sua forza interiore e la testimonianza inaridisce se non sono animati, sorretti e accompagnati dalla preghiera, dalla continuità di un dialogo vivente con il Signore. Un richiamo importante anche per noi e le nostre comunità, sia quelle piccole come la famiglia, sia quelle più vaste come la parrocchia, la diocesi, la Chiesa intera. E mi fa pensare che hanno pregato in questa comunità di san Giacomo, ma hanno pregato male, solo per le proprie passioni. Dobbiamo sempre di nuovo imparare a pregare bene, pregare realmente, orientarsi verso Dio e non verso il bene proprio.

La comunità, invece, che accompagna la prigionia di Pietro è una comunità che prega veramente, per tutta la notte, unita. Ed è una gioia incontenibile quella che invade il cuore di tutti quando l’Apostolo bussa inaspettatamente alla porta. Sono la gioia e lo stupore di fronte all’azione di Dio che ascolta. Così dalla Chiesa sale la preghiera per Pietro e nella Chiesa egli torna per raccontare «come il Signore lo aveva tratto fuori dal carcere» (At 12,17). In quella Chiesa dove egli è posto come roccia (cfr Mt 16,18), Pietro racconta la sua «Pasqua» di liberazione: egli sperimenta che nel seguire Gesù sta la vera libertà, si è avvolti dalla luce sfolgorante della Risurrezione e per questo può testimoniare sino al martirio che il Signore è il Risorto e «veramente ha mandato il suo angelo e lo ha strappato dalle mani di Erode» (At 12,11). Il martirio che subirà poi a Roma lo unirà definitivamente a Cristo, che gli aveva detto: quando sarai vecchio un altro ti porterà dove tu non vuoi, per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio (cfr Gv 21,18-19).

Cari fratelli e sorelle, l’episodio della liberazione di Pietro raccontato da Luca ci dice che la Chiesa, ciascuno di noi, attraversa la notte della prova, ma è la vigilanza incessante della preghiera che ci sostiene. Anche io, fin dal primo momento della mia elezione a Successore di san Pietro, mi sono sempre sentito sorretto dalla preghiera di voi, dalla preghiera della Chiesa, soprattutto nei momenti più difficili. Ringrazio di cuore. Con la preghiera costante e fiduciosa il Signore ci libera dalle catene, ci guida per attraversare qualsiasi notte di prigionia che può attanagliare il nostro cuore, ci dona la serenità del cuore per affrontare le difficoltà della vita, anche il rifiuto, l’opposizione, la persecuzione. L’episodio di Pietro mostra questa forza della preghiera. E l’Apostolo, anche se in catene, si sente tranquillo, nella certezza di non essere mai solo: la comunità sta pregando per lui, il Signore gli è vicino; anzi egli sa che «la forza di Cristo si manifesta pienamente nella debolezza» (2Cor 12,9). La preghiera costante e unanime è un prezioso strumento anche per superare le prove che possono sorgere nel cammino della vita, perché è l’essere profondamente uniti a Dio che ci permette di essere anche profondamente uniti agli altri. Grazie.

[00609-01.01] [Testo originale: Italiano]

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE  

Sintesi della catechesi in lingua francese

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Sintesi della catechesi in lingua tedesca  

Sintesi della catechesi in lingua spagnola  

Sintesi della catechesi in lingua portoghese  

Sintesi della catechesi in lingua francese  

Chers frères et sœurs,

l’épisode de la vie de saint Pierre, mis en prison puis libéré miraculeusement, manifeste l’importance de la prière de l’Église. Cette nuit-là, l’Ange du Seigneur agit en tout, comme lors de la libération d’Israël de l’esclavage en Égypte. Il demande à Pierre de se lever et de se ceindre les reins, rappelant ainsi la Pâque des Hébreux. Environné d’une lumière fulgurante qui éclaire l’obscurité de la prison, il est aussi l’Ange de la résurrection du Christ ! Les paroles : Suis-moi, résonnent pour Pierre en écho au premier appel de Jésus, l’invitant à sortir de lui-même pour marcher avec le Seigneur et faire sa volonté. Là est la vraie liberté ! Une attitude de Pierre est étonnante : alors que la communauté chrétienne prie intensément pour lui, il n’est pas inquiet, il dort même ! Il se sait entouré par la prière des siens et il s’abandonne totalement entre les mains du Seigneur. Chers amis, notre prière doit être assidue et solidaire avec les autres, confiante en Dieu qui nous connaît et prend soin de nous. Et dans les situations de crise, la prière commune est nécessaire pour ne pas se laisser dominer par les passions et pour garder la force intérieure et la sérénité pour témoigner. Prier aide à surmonter les épreuves de la vie car être uni à Dieu permet d’être aussi profondément uni aux autres.

Je salue les pèlerins francophones, particulièrement le groupe de l’Ile de la Réunion, les paroissiens de Les Pennes Mirabeau, de Cholet, du Puy-en-Velay ainsi que les jeunes de Châteauneuf-de-Galaure et de Toulon. Je vous invite à prier souvent et à découvrir le soutien de la prière des autres. Ainsi peut grandir notre confiance en Dieu qui nous aime. Bon pèlerinage !

[00610-03.01] [Texte original: Français]

Sintesi della catechesi in lingua inglese  

Dear Brothers and Sisters,

In our catechesis on Christian prayer, we now consider Saint Peter’s miraculous liberation from imprisonment on the eve of his trial in Jerusalem. Saint Luke tells us that as "the Church prayed fervently to God for him" (Acts 12:5), Peter was led forth from the prison by an Angel of light. The account of Peter’s rescue recalls both Israel’s hasty exodus from bondage in Egypt and the glory of Christ’s resurrection. Peter was sleeping, a sign of his surrender to the Lord and his trust in the prayers of the Christian community. The fulfillment of this prayer is accompanied by immense joy, as Peter rejoins the community and bears witness to the Risen Lord’s saving power. Peter’s liberation reminds us that, especially at moments of trial, our perseverance in prayer, and the prayerful solidarity of all our brothers and sisters in Christ, sustains us in faith. As Peter’s Successor, I thank all of you for the support of your prayers and I pray that, united in constant prayer, we will all draw ever closer to the Lord and to one another.

I offer a warm welcome to the participants in the Conference on Combatting Human Trafficking hosted by the the Pontifical Council for Justice and Peace. My greeting also goes to the Italy-America Chamber of Commerce from New York. Upon all the English-speaking pilgrims present at today’s Audience, including those from England, Scotland, Denmark, Sweden, India, Indonesia, the Philippines and the United States, I cordially invoke God’s abundant blessings.

[00611-02.01] [Original text: English]

Sintesi della catechesi in lingua tedesca  

Liebe Brüder und Schwestern!

Heute möchte ich über das Gebet der Urgemeinde zu Jerusalem sprechen, die für den Apostel Petrus inständig betete, als er auf Anordnung des Königs Herodes im Gefängnis war und seinem Prozeß entgegenblickte (vgl. Apg 12,6-19a). Diese Begebenheit ist ein Beispiel dafür, wie die Gemeinschaft der ersten Christen den Schwierigkeiten, die ihre Existenz bedrohten, zu begegnen wußte – den äußeren Verfolgungen, aber auch den inneren Auseinandersetzungen, wie Neid und Streit, von denen zum Beispiel der Apostel Jakobus berichtet (Jak 3,14-16). Die Urgemeinde findet sich angesichts dieser Bedrängnisse zum gemeinsamen und inständigen Gebet zusammen. Sie wird eins dadurch, daß sie zu Gott hinschaut. Der Bericht des heiligen Lukas zeigt uns aber auch, wie nah, ja gegenwärtig Gott dem Beten der Kirche ist. Der Herr sendet dem gefangenen Petrus seinen Engel in den Kerker, um ihn zu befreien. Die Ketten fallen von seinen Händen ab, das eiserne Tor öffnet sich, und er geht in die Stadt. Erst dann wird er sich bewußt, daß es nicht ein Traum, nicht eine Schauung war, sondern daß er wirklich im Freien ist. Der Herr bringt uns ins Freie. Das entscheidende Wort des Engels ist dabei: »Folge mir nach!«, »Geh hinter mir her!« (vgl. Apg 12,8). Es ist das Wort, das der Herr selbst am See von Gennesaret zu Beginn der Berufung und dann nach Ostern wieder zu ihm gesagt hatte. Schließlich erwähnt der heilige Lukas eigens, daß Petrus im Gefängnis geschlafen hat, sogar fest geschlafen hat, weil der Engel ihm einen Stoß geben mußte (vgl. Apg 12,6f). Obwohl er wußte, am Morgen beginnt der Prozeß, wußte er sich in den Händen Gottes geborgen; er war nicht aufgeregt, sondern hat in Ruhe geschlafen, wissend, daß er in den Händen des gütigen Gottes ist. Er ruht im Vertrauen auf Gott und weiß sich getragen von dem beständigen Gebet der Kirche. Und da möchte ich ein persönliches Wort einfügen: Ich weiß, daß auch ich in meinen Dienst immer vom Gebet der Kirche, von eurem Gebet getragen bin, und dafür danke ich von Herzen.

Sehr herzlich grüße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher. Der Marienmonat Mai ist, wie wir wissen, in besonderer Weise der Verehrung der Muttergottes gewidmet. Gott hat das Ja Marias angenommen, um seinen geliebten Sohn der Welt zu schenken. So lädt uns der Maimonat ein, daß wir uns ihrer mütterlichen Fürsprache anvertrauen: »Mutter der Gnaden, reich uns die Hand, auf all unsern Wegen, durchs irdische Land.« Danke.

[00612-05.01] [Originalsprache: Deutsch]

Sintesi della catechesi in lingua spagnola  

Queridos hermanos y hermanas:

Deseo hablar hoy sobre la oración incesante que la Iglesia dirige en favor de Pedro, encarcelado por decisión de Herodes y liberado posteriormente por la intervención prodigiosa del ángel del Señor. La comunidad congregada ora ante el peligro y la persecución. El Apóstol, encadenado, se halla tranquilo y confiado, con la certeza de no estar solo: la Iglesia reza por él; el Señor le acompaña; y sabe que la fuerza de Cristo se realiza en la debilidad. Experimenta que en el seguimiento de Jesús se encuentra la verdadera libertad, y por ello dará testimonio hasta el martirio, confirmando que el Señor es el Resucitado y lo ha salvado. Este hecho, narrado por Lucas, nos advierte que la Iglesia, cada uno de nosotros, cuando atraviesa la noche de la prueba se ve confortado por la oración vigilante, perseverante y confiada en el Señor, que sostiene y libera de las cadenas, concede serenidad y ayuda para afrontar las dificultades, aun ante el rechazo, la oposición y la persecución.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España, Costa Rica, Perú, Chile, Argentina, México y otros países latinoamericanos. Invito a todos a experimentar cómo la oración constante y de la comunidad unida es un precioso instrumento para superar las dificultades que surgen en el camino de la vida, porque cuando estamos profundamente unidos a Dios, estamos también unidos a los hermanos. Muchas gracias.

[00613-04.01] [Texto original: Español]

Sintesi della catechesi in lingua portoghese  

Queridos irmãos e irmãs,

O último episódio da vida de São Pedro narrado nos Atos dos Apóstolos trata da sua prisão em Jerusalém, da qual foi liberto por uma intervenção prodigiosa de um anjo do Senhor. Apesar da dificuldade da situação, diz o texto que Pedro dormia, estava tranqüilo. Essa calma era fruto da sua confiança em Deus, em cujas mãos se abandonara, e da certeza que estava sendo acompanhado pela oração dos irmãos. Com o anjo, Pedro vive uma experiência semelhante àquela que fizera o povo de Israel, quando foi libertado da escravidão do Egito. Ele experimenta que a verdadeira liberdade é poder seguir a Jesus. Por outro lado, a passagem mostra como a comunidade de Jerusalém sabia que, no momento da prova, é a oração que dá sustento e força. O texto diz que, enquanto Pedro era mantido na prisão, a Igreja orava continuamente a Deus por ele. Também nós, por meio de uma oração constante e confiada, experimentamos como o Senhor nos liberta das cadeias e nos guia no meio das noites que atormentam o nosso coração, dando-nos a serenidade para enfrentar as dificuldades da vida.

Saúdo os grupos nomeados de Portugal e do Brasil e todos os peregrinos lusófonos presentes nesta Audiência, particularmente os sacerdotes da Diocese de Zé Doca, acompanhados de seu Bispo, Dom Carlo Ellena. Assim como a oração da primeira comunidade sustentou a Pedro na dificuldade, hoje também o seu Sucessor sabe que pode contar com as vossas orações. Que Deus vos abençoe! Obrigado!

[00614-06.01] [Texto original: Português]

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE  

Saluto in lingua polacca

Saluto in lingua croata

Saluto in lingua slovacca

Saluto in lingua ungherese

Saluto in lingua russa

Saluto in lingua lettone

Saluto in lingua italiana

Saluto in lingua polacca  

Witam polskich pielgrzymów. Wczoraj Kościół w Polsce obchodził uroczystość św. Stanisława, Biskupa i Męczennika, patrona narodu polskiego. Jego wstawiennictwu zawierzam was wszystkich, wasze rodziny i cały Kraj. Niech wyprasza łaskę pokoju, jedności i społecznej solidarności w budowaniu wspólnego dobra. Niech Bóg wam błogosławi!

[Do il benvenuto ai pellegrini polacchi. La Chiesa in Polonia ha celebrato ieri la solennità di San Stanislao, Vescovo e Martire, patrono della nazione polacca. Alla sua intercessione affido tutti voi, le vostre famiglie e l’intero Paese. Impetri la grazia della pace, dell’unità e della solidarietà sociale nella realizzazione del bene comune. Dio vi benedica!]

[00615-09.01] [Testo originale: Polacco]

Saluto in lingua croata  

Upućujem iskren pozdrav svim hrvatskim hodočasnicima, a osobito vjernicima iz župe Krista Kralja iz Zagreba. Dragi prijatelji, Uskrsli Gospodin vam bio oslonac na životnom putu na kojem neka vas i sve koji su vam pri srcu prati Njegov blagoslov. Hvaljen Isus i Marija!

[Rivolgo un sincero saluto a tutti i pellegrini croati, particolarmente ai fedeli della parrocchia di Cristo Re a Zagabria. Cari amici, il Signore Risorto vi sia di sostegno nel cammino della vita e la Sua benedizione accompagni voi e quanti vi stanno a cuore. Siano lodati Gesù e Maria!]

[00616-AA.01] [Testo originale: Croato]

Saluto in lingua slovacca  

Zo srdca vítam slovenských pútnikov, osobitne z Bijacoviec, Bratislavy, Kysuckého Nového Mesta, Michaloviec, Kežmarku a Svitu ako aj Gymnázium svätého Vincenta de Paul z Topoľčian a skupinu kňazov Košickej arcidiecézy, ktorí slávia desiate výročie ich kňazskej vysviacky. Bratia a sestry, milí mladí, prajem vám požehnaný pobyt v Ríme a s láskou žehnam vás i vašich drahých vo vlasti. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Di cuore do il benvenuto ai pellegrini slovacchi, particolarmente a quelli provenienti da Bijacovce, Bratislava, Kysucké Nové Mesto, Michalovce, Kežmarok e Svit come pure al Ginnasio San Vincenzo de Paul di Topoľčany e ad un gruppo di sacerdoti dell’Arcidiocesi di Košice, che celebrano il decimo anniversario della loro Ordinazione sacerdotale. Fratelli e sorelle, cari giovani, auguro a tutti voi un proficuo soggiorno a Roma e con affetto benedico voi ed i vostri cari in Patria. Sia lodato Gesù Cristo!]

[00617-AA.01] [Testo originale: Slovacco]

Saluto in lingua ungherese  

Isten hozta a magyar zarándokokat, különösen is azokat, akik Budapestről és Kálról érkeztek. Kedves Testvéreim, Mária, az Egyház Anyja, legyen családjaitokkal és hazátokkal. Imáimban kísérlek benneteket és szívből adom kedves mindannyiotokra apostoli áldásomat. Dicsértessék a Jézus Krisztus!

[Un cordiale saluto ai pellegrini di lingua ungherese, specialmente ai membri dei gruppi arrivati da Budapest e da Kál. Cari fratelli e sorelle, Maria, la Madre di Cristo, protegga le vostre famiglie e la vostra Patria. Accompagnandovi con la preghiera vi imparto volentieri la mia Benedizione. Sia lodato Gesù Cristo!]

[00618-AA.01] [Testo originale: Ungherese]

Saluto in lingua russa  

Сердечно поздравляю паломников из Российской Федерации, особенно из Москвы и из Пионерска! Да благословит Вас щедро Господь в этом месяце мае, когда мы ещё интенсивнeе обращяемся к Пречистой Деве Марии, нашей Заступнице!

[Saluto di cuore i fedeli venuti dalla Federazione Russa, in particolare i pellegrini di Mosca e di Pioniersk. Che il Signore vi benedica abbondantemente in questo mese di maggio, nel corso del quale ci rivolgiamo ancora più intensamente alla Purissima Vergine Maria che intercede per noi!]

[00619-AA.01] [Testo originale: Russo]

Saluto in lingua lettone  

Sirsnīgi sveicu ticīgos no Jelgavas un Liepājas diecēzēm Latvijā. Lai Jaunava Marija šajā viņai veltītajā mēnesī pievērš jūsu sirdis kristīgās dzīves pilnībai. Lai Kungs jūs bagātīgi svētī! Slavēts Jēzus Kristus!

[Saluto di cuore i fedeli venuti dalle Diocesi di Jelgava e di Liepaja in Lettonia. Che la Vergine Maria, in questo mese a Lei dedicato, ogni giorno attragga i vostri cuori alla pienezza della vita cristiana. Il Signore vi benedica abbondantemente! Sia lodato Gesù Cristo!]

[00620-AA.01] [Testo originale: Lettone]

Saluto in lingua italiana  

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Saluto le consacrate, i seminaristi e i frati Francescani dell’Immacolata ai quali auguro di nutrirsi della Parola di Dio e del Pane eucaristico per sentire cum Ecclesia. Un saluto ai volontari della protezione civile della Provincia di Roma e ai Medici con l’Africa CUAMM, accompagnati dal Vescovo Mons. Mattiazzo, riuniti per il Convegno sull’accesso gratuito alle cure per le mamme e i bambini tra le popolazioni più bisognose dell’Africa sub-Sahariana. Incoraggio questa importante associazione missionaria laicale che da oltre 60 anni svolge una preziosa attività per il diritto alla salute e la difesa del valore della vita umana.

Un pensiero infine per i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli. Il mese di maggio richiama la nostra devozione alla Madre di Dio: cari giovani, non disdegnate di recitare il Rosario, preghiera semplice ma efficace; cari ammalati, la Vergine sia sostegno al vostro soffrire e modello nell’offerta al Signore; e voi, cari sposi novelli, sappiate guardare alla Madonna come madre e come sposa mentre iniziate a costruire la vostra vita in comune.

[00621-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0260-XX.01]