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L’UDIENZA GENERALE, 02.05.2012


L’UDIENZA GENERALE

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana il Papa, continuando la Sua catechesi sulla preghiera negli Atti degli Apostoli, ha incentrato la sua meditazione sulla preghiera di santo Stefano, il primo martire cristiano (cfr At 7,53-60).
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

nelle ultime Catechesi abbiamo visto come, nella preghiera personale e comunitaria, la lettura e la meditazione della Sacra Scrittura aprano all’ascolto di Dio che ci parla e infondano luce per capire il presente. Oggi vorrei parlare della testimonianza e della preghiera del primo martire della Chiesa, santo Stefano, uno dei sette scelti per il servizio della carità verso i bisognosi. Nel momento del suo martirio, narrato dagli Atti degli Apostoli, si manifesta, ancora una volta, il fecondo rapporto tra la Parola di Dio e la preghiera.

Stefano viene condotto in tribunale, davanti al Sinedrio, dove viene accusato di avere dichiarato che «Gesù …distruggerà questo luogo, [il tempio], e sovvertirà le usanze che Mosè ci ha tramandato» (At 6,14). Durante la sua vita pubblica, Gesù aveva effettivamente preannunciato la distruzione del tempio di Gerusalemme: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere» (Gv 2,19). Tuttavia, come annota l’evangelista Giovanni, «egli parlava del tempio del suo corpo. Quando, poi, fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù» (Gv 2,21-22).

Il discorso di Stefano davanti al tribunale, il più lungo degli Atti degli Apostoli, si sviluppa proprio su questa profezia di Gesù, il quale è il nuovo tempio, inaugura il nuovo culto, e sostituisce, con l’offerta che fa di se stesso sulla croce, i sacrifici antichi. Stefano vuole dimostrare come sia infondata l’accusa che gli viene rivolta di sovvertire la legge di Mosè e illustra la sua visione della storia della salvezza, dell’alleanza tra Dio e l’uomo. Egli rilegge così tutta la narrazione biblica, itinerario contenuto nella Sacra Scrittura, per mostrare che esso conduce al «luogo» della presenza definitiva di Dio, che è Gesù Cristo, in particolare la sua Passione, Morte e Risurrezione. In questa prospettiva Stefano legge anche il suo essere discepolo di Gesù, seguendolo fino al martirio. La meditazione sulla Sacra Scrittura gli permette così di comprendere la sua missione, la sua vita, il suo presente. In questo egli è guidato dalla luce dello Spirito Santo, dal suo rapporto intimo con il Signore, tanto che i membri del Sinedrio videro il suo volto «come quello di un angelo» (At 6,15). Tale segno di assistenza divina, richiama il volto raggiante di Mosè disceso dal Monte Sinai dopo aver incontrato Dio (cfr Es 34,29-35; 2 Cor 3,7-8).

Nel suo discorso, Stefano parte dalla chiamata di Abramo, pellegrino verso la terra indicata da Dio e che ebbe in possesso solo a livello di promessa; passa poi a Giuseppe, venduto dai fratelli, ma assistito e liberato da Dio, per giungere a Mosè, che diventa strumento di Dio per liberare il suo popolo, ma incontra anche e più volte il rifiuto della sua stessa gente. In questi eventi narrati dalla Sacra Scrittura, della quale Stefano mostra di essere in religioso ascolto, emerge sempre Dio, che non si stanca di andare incontro all’uomo nonostante trovi spesso un’ostinata opposizione. E questo nel passato, nel presente e nel futuro. Quindi in tutto l’Antico Testamento egli vede la prefigurazione della vicenda di Gesù stesso, il Figlio di Dio fattosi carne, che – come gli antichi Padri – incontra ostacoli, rifiuto, morte. Stefano si riferisce quindi a Giosuè, a Davide e a Salomone, messi in rapporto con la costruzione del tempio di Gerusalemme, e conclude con le parole del profeta Isaia (66,1-2): «Il cielo è il mio trono e la terra sgabello dei miei piedi. Quale casa potrete costruirmi, dice il Signore, e quale sarà il luogo del mio riposo? Non è forse la mia mano che ha creato tutte queste cose?» (At 7,49-50). Nella sua meditazione sull’agire di Dio nella storia della salvezza, evidenziando la perenne tentazione di rifiutare Dio e la sua azione, egli afferma che Gesù è il Giusto annunciato dai profeti; in Lui Dio stesso si è reso presente in modo unico e definitivo: Gesù è il «luogo» del vero culto. Stefano non nega l’importanza del tempio per un certo tempo, ma sottolinea che «Dio non abita in costruzioni fatte da mano d’uomo» (At 7,48). Il nuovo vero tempio in cui Dio abita è il suo Figlio, che ha assunto la carne umana, è l’umanità di Cristo, il Risorto che raccoglie i popoli e li unisce nel Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue. L’espressione circa il tempio «non costruito da mani d’uomo», si trova anche nella teologia di san Paolo e della Lettera agli Ebrei: il corpo di Gesù, che Egli ha assunto per offrire se stesso come vittima sacrificale per espiare i peccati, è il nuovo tempio di Dio, il luogo della presenza del Dio vivente; in Lui Dio e uomo, Dio e il mondo sono realmente in contatto: Gesù prende su di sé tutto il peccato dell’umanità per portarlo nell’amore di Dio e per «bruciarlo» in questo amore. Accostarsi alla Croce, entrare in comunione con Cristo, vuol dire entrare in questa trasformazione. E questo è entrare in contatto con Dio, entrare nel vero tempio.

La vita e il discorso di Stefano improvvisamente si interrompono con la lapidazione, ma proprio il suo martirio è il compimento della sua vita e del suo messaggio: egli diventa una cosa sola con Cristo. Così la sua meditazione sull’agire di Dio nella storia, sulla Parola divina che in Gesù ha trovato il suo pieno compimento, diventa una partecipazione alla stessa preghiera della Croce. Prima di morire, infatti esclama: «Signore Gesù, accogli il mio spirito» (At 7,59), appropriandosi delle parole del Salmo 31 v. 6) e ricalcando l’ultima espressione di Gesù sul Calvario: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» (Lc 23,46); e, infine, come Gesù, grida a gran voce davanti a coloro che lo stavano lapidando: «Signore, non imputare loro questo peccato» (At 7,60). Notiamo che, se da un lato la preghiera di Stefano riprende quella di Gesù, diverso è il destinatario, perché l’invocazione è rivolta allo stesso Signore, cioè a Gesù che egli contempla glorificato alla destra del Padre: «Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio» (v. 55).

Cari fratelli e sorelle, la testimonianza di santo Stefano ci offre alcune indicazioni per la nostra preghiera e la nostra vita. Ci possiamo chiedere: da dove questo primo martire cristiano ha tratto la forza per affrontare i suoi persecutori e giungere fino al dono di se stesso? La risposta è semplice: dal suo rapporto con Dio, dalla sua comunione con Cristo, dalla meditazione sulla storia della salvezza, dal vedere l’agire di Dio, che in Gesù Cristo è giunto al vertice. Anche la nostra preghiera dev’essere nutrita dall’ascolto della Parola di Dio, nella comunione con Gesù e la sua Chiesa.

Un secondo elemento: santo Stefano vede preannunciata, nella storia del rapporto di amore tra Dio e l’uomo, la figura e la missione di Gesù. Egli - il Figlio di Dio – è il tempio «non fatto da mano d’uomo» in cui la presenza di Dio Padre si è fatta così vicina da entrare nella nostra carne umana per portarci a Dio, per aprirci le porte del Cielo. La nostra preghiera, allora, deve essere contemplazione di Gesù alla destra di Dio, di Gesù come Signore della nostra, della mia esistenza quotidiana. In Lui, sotto la guida dello Spirito Santo, possiamo anche noi rivolgerci a Dio, prendere contatto reale con Dio con la fiducia e l’abbandono dei figli che si rivolgono ad un Padre che li ama in modo infinito. Grazie.

[00564-01.01] [Testo originale: Italiano]

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

Sintesi della catechesi in lingua francese

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Sintesi della catechesi in lingua francese

Chers frères et sœurs, en parlant du témoignage de saint Etienne, premier martyr de l’Église, je voudrai souligner le rapport fécond entre la Parole de Dieu et la prière. Dans son discours devant le tribunal, Etienne explique que l’annonce de Jésus qu’il serait le nouveau temple s’est réalisée par son offrande sur la croix, qui remplace les sacrifices anciens. Pour Etienne, être disciple de Jésus, c’est donc le suivre jusqu’au martyre. Il comprend le présent en priant et en méditant l’Écriture à la lumière de l’Esprit Saint. À travers les évènements de l’Histoire Sainte, émerge toujours Dieu qui va sans cesse à la rencontre de l’homme, même si celui-ci le refuse. Jésus rencontrera lui-même l’opposition jusqu’à la mort. Et, depuis, le Corps du Christ est le seul lieu de la présence définitive de Dieu. En lui, Dieu et l’homme, Dieu et le monde sont en contact. Jésus a pris sur lui tout le péché de l’humanité, pour le porter dans l’amour de Dieu, et le brûler dans cet amour. Ainsi, s’approcher de la Croix, entrer en communion avec le Christ, c’est entrer dans cette transformation. Mais on peut se demander : où Etienne a-t-il puisé la force d’affronter ses persécuteurs et d’aller jusqu’au bout du don de lui-même ? Dans sa relation à Dieu, dans sa méditation de l’histoire du Salut. Comme lui, notre prière doit se nourrir de la Parole de Dieu.

Je salue les pèlerins francophones, particulièrement les groupes diocésains accompagnés de leur évêque ainsi que les prêtres et les séminaristes, les fidèles de différentes paroisses et les jeunes. Je vous invite à prier chaque jour afin que Jésus soit le Maître de votre existence. En lui et par lui, nous pouvons nous adresser en toute confiance à Dieu, notre Père ! Avec ma bénédiction !

[00565-03.01] [Texte original: Français]

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

In our catechesis on Christian prayer, we now consider the speech which Saint Stephen, the first martyr, delivered before his death. Stephen’s words are clearly grounded in a prayerful re-reading of the Christ event in the light of God’s word. Accused of saying that Jesus would destroy the Temple and the customs handed down by Moses, Stephen responds by presenting Jesus as the Righteous One proclaimed by the prophets, in whom God has become present to humanity in a unique and definitive way. As the Son of God made man, Jesus is himself the true temple of God in the world; by his death for our sins and his rising to new life, he has now become the definitive "place" where true worship is offered to God. Stephen’s witness to Christ, nourished by prayer, culminates in his martyrdom. By his intercession and example may we learn daily to unite prayer, contemplation of Christ and reflection on God’s word. In this way we will appreciate more deeply God’s saving plan, and make Christ truly the Lord of our lives.

I greet all the English-speaking pilgrims and visitors present at today’s Audience, including those from England, Ireland, Norway, Sweden, Nigeria, Australia, India, Indonesia, the Philippines, Canada and the United States. I offer a cordial welcome to the delegation from the Christian Council of Norway and to the ecumenical groups from Sweden. I also thank the traditional choir from Indonesia for their song. Upon you and your families I cordially invoke God’s abundant blessings.

[00566-02.01] [Original text: English]

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Heute möchte ich am Beispiel des heiligen Stephanus, des ersten Märtyrers der Kirche, unsere Überlegungen zur Beziehung von Gebet und Lesung der Heiligen Schrift weiterführen. Die Apostelgeschichte berichtet uns, daß Stephanus beschuldigt wurde, gegen den Tempel und das Gesetz des Mose zu sprechen. Er selber legt dann in seiner Rede vor dem Hohen Rat dar, wie die ganze Heilige Schrift auf Jesus zugeht. Er ist der von den Propheten verheißene Gerechte und in ihm ist Gott auf einzigartige Weise gegenwärtig: Er konnte nicht in einem Tempel aus Stein endgültig wohnen; er, der lebendige Sohn, ist der wahre Tempel, der »Ort« des wahren Gottesdienstes, denn »der Höchste wohnt nicht in dem, was von Menschenhand gemacht ist« (Apg 7,48). Der Tempel, in dem Gott wohnt, ist also der eingeborene Sohn, ist die Menschheit Christi. Und das Kreuzesopfer, seine Hingabe für uns ist der neue Gottesdienst, der an die Stelle der alten Opfer tritt. In Jesus Christus, der Gott und Mensch ist, stehen Gott und die Welt in Verbindung, berühren sich, gehen gleichsam ineinander über. Christus nimmt alle Sünde der Menschheit auf sich, um sie in die Liebe Gottes hineinzutragen und dort gleichsam zu verbrennen. Schließlich sehen wir, wie Stephanus selbst als Jünger des Herrn in dieses Opfer mithineingenommen wird. Seine Rede, seine Verkündigung kommt nicht zum Abschluß, sie »vollendet« sich im Martyrium, dadurch daß er eins wird mit Christus bis ins Beten des Gekreuzigten hinein. Er greift das Gebet Jesu am Kreuz auf und betet für seine Verfolger, und dann richtet er sich an Jesus selbst, den er zur Rechten Gottes sieht: »Herr Jesus, nimm meinen Geist auf« (Apg 7,59).

Von Herzen grüße ich alle Pilger und Besucher deutscher Sprache und aus den Niederlanden. Das Beispiel des heiligen Stephanus möge uns helfen, aus der Beziehung zu Gott Kraft für unser Leben zu schöpfen und unseren Weg recht zu erkennen. Unser Beten – damit es selber richtig ist und Gott nahe kommt, ihn in uns hereinbringt, uns zu Gott bringt – muß sich aus dem Wort Gottes nähren und auf Christus hinschauen. In ihm können wir uns durch den Heiligen Geist dann in kindlichem Vertrauen an Gott wenden, weil wir wissen, er ist der Vater und er liebt uns. Von Herzen segne ich euch alle.

[00567-05.01] [Originalsprache: Deutsch]

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

En la catequesis de hoy volvemos a contemplar cómo en la oración, la lectura y meditación de la Sagrada Escritura nos conducen a la escucha de Dios que nos habla, dándonos luz para entender el presente. Así, al reflexionar sobre el ejemplo de oración de San Esteban, podemos ver cómo el primer mártir, delante del tribunal que le condena, hace esa lectura y meditación, explicando la historia de la salvación, narrada en la Biblia, desde la luz de Cristo, para demostrar que en Él se cumplen las profecías antiguas y se inaugura un nuevo culto, que sustituye a los antiguos sacrificios por el ofrecimiento de sí mismo en la cruz. Al ser llevado al suplicio, Esteban se hace uno con el Señor, y su reflexión sobre la Escritura se convierte en participación con la oración de Jesús en su agonía, de modo que, movido por el Espíritu Santo, puede hacer suyas las palabras que Cristo pronunció desde la cruz, dirigiéndolas ahora al Señor Resucitado, que se le presenta glorificado a la derecha del Padre. En nuestra oración estamos llamados también a descubrir la acción de Dios en la historia, que tiene su culmen en Cristo y a confesarlo como Señor de nuestras vidas.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España, México, Venezuela, Perú, Argentina, Chile y otros países latinoamericanos. Invito a todos a dirigir nuestra plegaria confiada a Dios Padre que nos ha revelado su amor infinito en Jesús. Muchas gracias.

[00568-04.01] [Texto original: Español]

Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs,

Do testemunho de Santo Estêvão – o primeiro mártir cristão –, podemos tirar algumas lições para a nossa oração e para a nossa vida. Por exemplo, aonde foi ele buscar força para enfrentar os seus adversários até ao martírio? Foi à sua relação com Deus, à meditação da história da salvação, à contemplação do agir de Deus que atingiu o seu ponto culminante em Jesus Cristo. De facto, retomando a oração de Jesus na cruz, Estêvão pede perdão para os seus algozes e reza: «Senhor Jesus, recebe o meu espírito». Embora seja retomada de Cristo, esta oração é dirigida ao próprio Jesus, que ele contempla glorificado à direita do Pai. Também a nossa oração deve ser contemplação de Jesus como Senhor da nossa vida diária, sentado à direita do Pai. Em Jesus, sob a guia do Espírito Santo, podemos também nós dirigir-nos a Deus com confiança de filhos que se dirigem a um Pai que os ama infinitamente.

Nesta comunhão com Cristo, dou as boas-vindas aos peregrinos de língua portuguesa, em particular aos grupos brasileiros de Fortaleza e Salgueiro. A todos saúdo e exorto a conhecer melhor e seguir o exemplo de Nossa Senhora neste mês de Maio, que Lhe é especialmente dedicado. Procurai vivê-lo com uma oração diária mais intensa e fiel, em particular pela reza do terço, conforme recomendação da Santa Igreja e desejo repetidamente expresso pela Virgem Maria. A esta exortação, junto os meus votos de todo o bem para vós e vossas famílias, com uma propiciadora Bênção Apostólica.

[00569-06.01] [Texto original: Português]

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

Saluto in lingua polacca

Saluto in lingua croata

Saluto in lingua slovena

Saluto in lingua ceca

Saluto in lingua slovacca

Saluto in lingua ungherese

Saluto in lingua rumena

Saluto in lingua lituana

Saluto in lingua italiana

Saluto in lingua polacca

Serdecznie pozdrawiam pielgrzymów polskich. Cieszę się z waszej, tak licznej obecności w Rzymie z okazji pierwszej rocznicy beatyfikacji Jana Pawła II. Niech świadectwo jego życia, nauczanie i umiłowanie Ojczyzny będą waszym szczególnym dziedzictwem. Umocnieni jego wstawiennictwem z nieba pozostańcie wierni Bogu, Krzyżowi i Ewangelii. Z serca wam błogosławię. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Mi rallegro per la vostra, cosi numerosa presenza a Roma in occasione del primo l’anniversario della beatificazione di Giovanni Paolo II. La testimonianza della sua vita, l’insegnamento e l’amore per la patria rimangano la vostra particolare eredità. Rafforzati della sua celeste l’intercessione, siate fedeli a Dio, alla Croce e al santo Vangelo. Vi benedico di cuore. Sia lodato Gesù Cristo.]

[00570-09.01] [Testo originale: Polacco]

Saluto in lingua croata

Radosno pozdravljam i blagoslivljam sve hrvatske hodočasnike, a osobito mlade iz Dubrovnika te vjernike iz župa Svih Svetih iz Sesveta, Svetog Marka iz Selnice i Svetog Antuna Pustinjaka iz Kršana. Dragi prijatelji, započeli smo mjesec posvećen Blaženoj Djevici Mariji! Molite svakodnevno kako bi vas Njezin zagovor pratio na životnom putu. Hvaljen Isus i Marija!

[Con gioia saluto e benedico tutti i pellegrini croati, particolarmente i giovani di Dubrovnik ed i fedeli delle parrocchie di Tutti i Santi a Sesvete, di San Marco a Selnica e di Sant’Antonio abate a Kršan. Cari amici, abbiamo iniziato il mese dedicato alla Beata Vergine Maria! Pregate quotidianamente affinché la Sua intercessione vi accompagni sulla via della vita. Siano lodati Gesù e Maria!]

[00571-AA.01] [Testo originale: Croato]

Saluto in lingua slovena

Lepo pozdravljam vernike iz Škofje Loke in iz Kostanjevice na Krki ter vse druge slovenske romarje! Na sveto veliko noč se je pokazala premoč vstalega Kristusa. Bodite vedno tesno povezani z Njim, da boste tudi sami deležni Njegove zmage nad grehom. Naj bo z vami moj blagoslov!

[Rivolgo un cordiale saluto ai fedeli provenienti da Škofja Loka e da Kostanjevica na Krki, nonché a tutti gli altri pellegrini sloveni. Il giorno della Pasqua ha rivelato la potenza suprema del Cristo Risorto. Siate sempre intimamente uniti a Lui, affinché siate anche voi resi partecipi della Sua vittoria sul peccato. Vi accompagni la mia Benedizione!]

[00572-AA.01] [Testo originale: Sloveno]

Saluto in lingua ceca

Srdečně zdravím poutníky z České republiky, zejména z farností Lidečko a Hovězí. Ať vaše pouť k hrobům apoštolů v této radostné velikonoční době odejme všechny obavy. Kéž vám dodá odvahu radostně hlásat a svědčit, že Kristus vstal z mrtvých. Ať setkání s tradicí Věčného Města posílí vaši víru a podnítí duchovního růst. Všem vám žehnám.

[Saluto cordialmente i pellegrini della Repubblica Ceca, in particolare i fedeli delle parrocchie di Lidecko e Hovezi. Il vostro pellegrinaggio alle Tombe degli Apostoli, in questo tempo gioioso della Pasqua, vi liberi da ogni timore e vi infonda il coraggio di essere gioiosi annunciatori e testimoni della Resurrezione di Cristo. e l’incontro con la tradizione della Città Eterna rafforzino la vostra fede e diventino fonte di crescita spirituale. A tutti voi la mia benedizione!]

[00573-AA.01] [Testo originale: Ceco]

Saluto in lingua slovacca

Srdečne pozdravujem slovenských pútnikov, osobitne z Nitry a okolia, z Kysúc a Považia, ako aj študentov a učiteľov Strednej zdravotníckej školy Márie Terézie Schererovej v Ružomberku. Bratia a sestry, včera sme začali mariánsky mesiac máj. Pozývam vás do školy Matky Božej, od nej sa učte milovať Pána a blížneho. S láskou vás žehnám. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Saluto cordialmente i pellegrini slovacchi, particolarmente quelli provenienti da Nitra e dintorni, da Kysuce e Považie, come pure gli studenti e i docenti della Scuola media infermieristica Mária Terézia Schererová di Ružomberok. Fratelli e sorelle, ieri abbiamo iniziato il mese mariano di maggio. Vi invito a mettervi alla scuola della Madre di Dio per imparare da Lei ad amare il Signore e il prossimo. Con affetto vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!]

[00574-AA.01] [Testo originale: Slovacco]

Saluto in lingua ungherese

Nagy szeretettel köszöntöm a magyar híveket, különösen is azokat, akik Budapestről és Munkácsról érkeztek. Kedves Testvéreim, május hónapban a Szűzanyának, az Egyhá anyjának ajánllak fel titeket. Legyen ő veletek az igazi lelki béke keresése során. Szívből adom rátok és családjaitokra apostoli áldásomat. Dicsértessék a Jézus Krisztus!

[Un saluto affettuoso ai fedeli di lingua ungherese, specialmente ai membri dei gruppi arrivati da Budapest e da Mukachevo. Fratelli e sorelle, in questo mese mariano di maggio voglio affidarvi alla Madonna - Madre della Chiesa. Ella Vi accompagni nella ricerca della vera pace. Con questo desiderio benedico voi e le vostre famiglie. Sia lodato Gesù Cristo!]

[00575.AA.01] [Testo originale: Ungherese]

Saluto in lingua rumena

Salut cordial pelerinii din România, în special tinerii preoţi din dieceza de Iaşi. Pelerinajul vostru la Mormintele Apostolilor şi întâlnirea cu tradiţia Cetăţii Eterne, să fie izvor de creştere spirituală pentru preoţia voastră şi să întărească curajul credinţei în Învierea lui Cristos. Vă împart tuturor, binecuvântarea mea! Cristos a înviat!

[Saluto cordialmente i pellegrini della Romania, in particolare i giovani sacerdoti della diocesi di Iaşi. Il vostro pellegrinaggio alle Tombe degli Apostoli e l’incontro con la tradizione della Città Eterna, siano fonte di arricchimento spirituale per il vostro sacerdozio e rafforzino il coraggio della fede nella Resurrezione di Cristo. A tutti voi la mia benedizione! Cristo è risorto!]

[00576-AA.01] [Testo originale: Rumeno]

Saluto in lingua lituana

Nuoširdžiai sveikinu tikinčiuosius iš Lietuvos, ypatingai Vilniaus kunigų seminarijos auklėtinius ir piligrimus iš Telšių. Gerasis Ganytojas, prisikėlęs dėl mūsų visų, tegul kasdien patraukia jūsų širdis į gyvenimo pilnatvę. Viešpats jus gausiai telaimina! Garbė Jėzui Kristui!

[Saluto di cuore i fedeli venuti dalla Lituania, soprattutto gli alunni del Seminario diocesano di Vilnius e i pellegrini da Telšiai. Che il Buon Pastore, risorto per tutti noi, ogni giorno attragga i vostri cuori alla pienezza della vita. Il Signore vi benedica abbondantemente! Sia lodato Gesù Cristo!]

[00577-AA.01] [Testo originale: Lituano]

Saluto in lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Saluto le scolaresche e i gruppi parrocchiali, in particolare i fedeli di Oliveto Citra venuti per la benedizione del busto d’argento del Santo Patrono; saluto i partecipanti al Convegno del Pontificio Consiglio degli Operatori Sanitari sulle persone non vedenti e i seminaristi di Reggio Calabria e San Marco Argentano-Scalea, ai quali auguro di proseguire nel loro itinerario formativo rinvigorendo l’amore a Cristo e il sensus Ecclesiæ.

Un pensiero infine per i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli. La gioia della Pasqua continui ad allietare la nostra vita: cari giovani, non spegnete l’aspirazione alla felicità della vostra età, sapendo trovare la gioia vera, che solo il Risorto può donare; cari ammalati, affrontate coraggiosamente la prova della vostra sofferenza sapendo che la vita va sempre vissuta come dono di Dio; e voi, cari sposi novelli, sappiate trarre dagli insegnamenti del Vangelo quanto è necessario per costruire un’autentica comunità di amore.

[00578-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0245-XX.01]