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VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN MESSICO E NELLA REPUBBLICA DI CUBA (23 - 29 MARZO 2012) (VIII), 25.03.2012


Alle ore 19.30 locali (le 03.30, ora di Roma), al termine dei Vespri celebrati nella Cattedrale di León, il Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone, presiede nel patio della Cattedrale una cena in onore dei Vescovi messicani e dei Vescovi ospiti, con la partecipazione del Seguito papale. È presente il Presidente Federale del Messico, S.E. il Sig. Felipe de Jesús Calderón Hinojosa.
Riportiamo di seguito il discorso che l’Em.mo Card. Tarcisio Bertone pronuncia nel corso dell’incontro conviviale:

 DISCORSO DEL CARD. TARCISIO BERTONE

Señor Presidente,
Distinguidas Autoridades,
Señores Cardenales,
Señor Arzobispo de León,
Señor Arzobispo de Tlalnepantla y Presidente de la Conferencia del Episcopado Mexicano y del Consejo Episcopal Latinoamericano,
Queridos Hermanos en el Episcopado,

Doy gracias a Dios que nos ha reunido en torno a esta mesa, para compartir en la cena un momento de amistad. Agradezco vivamente a quienes lo han hecho posible, así como los nobles sentimientos que lo han motivado.

La visita de Su Santidad Benedicto XVI a México es una ocasión de profunda alegría al ver cómo esta querida Nación ha abierto una vez más de par en par sus puertas al Sucesor de Pedro, manifestando así la grandeza de espíritu de sus hijos, su fina hospitalidad y la recia fe católica arraigada en ellos.

Al conmemorarse este año el vigésimo aniversario del establecimiento de Relaciones diplomáticas entre México y la Santa Sede, la presencia de las distinguidas Autoridades que nos honran con su grata compañía pone de relieve que tanto la Iglesia como el Estado tienen la común tarea, cada uno desde su misión específica, de salvaguardar y tutelar los derechos fundamentales de las personas. Entre ellos, destaca la libertad del hombre para buscar la verdad y profesar las propias convicciones religiosas, tanto en privado como en público, lo cual ha de ser reconocido y garantizado por el ordenamiento jurídico. Y es de desear que en México este derecho fundamental se afiance cada vez más, conscientes de que este derecho va mucho más allá de la mera libertad de culto. En efecto, impregna todas las dimensiones de la persona humana, llamada a dar razón de su propia fe, y anunciarla y compartirla con otros, sin imponerla, como el don más preciado recibido de Dios.

También las funciones diplomáticas deben radicarse en la promoción de esa gran causa común, a la que el cristianismo puede ofrecer una contribución válida, porque es "una religión de libertad y de paz, y está al servicio del auténtico bien de la humanidad" (Benedicto XVI, Discurso al Cuerpo Diplomático ante la Santa Sede, 8 enero 2009). Por ello, la Iglesia no cesa de exhortar a todos, para que la actividad política sea una labor encomiable y abnegada en favor de los ciudadanos y no se convierta en una lucha de poder o una imposición de sistemas ideológicos rígidos, que tantas veces dan como resultado la radicalización de amplios sectores de la población.

En este sentido, los Obispos aquí presentes son exponentes del compromiso de la Iglesia católica en la hermosa labor de trabajar por el hombre, por quien Jesucristo dio la vida. En cada generación, ella ha escrito una página de esta historia de servicio a la humanidad. Unas líneas son obra de los santos, otras de los mártires. No han faltado en esta historia pastores audaces, religiosos ejemplares, jóvenes de voz profética, valerosos testigos de la caridad y fieles laicos que, a veces con gran sencillez, han tendido la mano y abierto su casa al hermano en necesidad. A través de múltiples expresiones, se ha querido desplegar la belleza del cristianismo para abrazar a todo hombre o mujer, sin mirar raza, lengua o clase social. A ello ha concurrido tanto la dimensión de fe hondamente profesada y celebrada, como se percibe en México y en toda Latinoamérica, como los más variados proyectos de solidaridad que han alentado a tantos a salir del egoísmo para ayudar en las necesidades sociales más básicas y urgentes. No podemos olvidar las iniciativas dirigidas a la promoción de los derechos de cada hombre y cada pueblo, la defensa de su libertad y el cultivo del arte y la cultura.

Si en esta misión ha habido alguna sombra, eso no empaña el esplendor del evangelio, siempre presente para purificar y alumbrar nuestro camino, que hoy pasa por esa revitalización de la fe a la que Su Santidad Benedicto XVI no se cansa de invitar.

Con estos deseos, alzo mi copa, y los invito a ustedes a hacer lo mismo, para brindar por el Santo Padre, a quien Dios conserve y proteja siempre. Brindo asimismo por México, tierra bendecida por Nuestra Señora de Guadalupe, y por sus hijos e hijas, que han sabido ganarse el afecto de Benedicto XVI. Brindo por todos los queridos países hermanos de América Latina y el Caribe. Reitero mi gratitud por las continuas y delicadas atenciones recibidas en estos días y expreso a todos ustedes mi cercanía y reconocimiento por esta espléndida velada.

Muchas gracias.

[00415-04.01] [Texto original: Español]

 TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA

Signor Presidente,
Distinte Autorità,
Signori Cardinali,
Arcivescovo di Leon,
Arcivescovo di Tlalnepantla e Presidente della Conferenza dell'Episcopato Messicano e del Consiglio Episcopale Latinoamericano,
Cari Fratelli nell'Episcopato,

Rendo grazie a Dio che ci ha riuniti intorno a questa mensa, per condividere nella cena un momento di amicizia. Ringrazio vivamente coloro che l'hanno reso possibile, come pure per i nobili sentimenti che l'hanno motivato.

La visita di Sua Santità Benedetto XVI in Messico è un'occasione di profonda gioia al vedere come questa cara Nazione abbia ancora una volta spalancato le sue porte al Successore di Pietro, manifestando così la grandezza di spirito dei suoi figli, la loro squisita ospitalità e la vigorosa fede cattolica radicata in essi.

Commemorandosi quest’anno il ventesimo anniversario dello stabilimento di Relazioni diplomatiche tra il Messico e la Santa Sede, la presenza delle distinte Autorità che ci onorano con la loro gradita compagnia mette in rilievo che sia la Chiesa, sia lo Stato hanno un compito comune, ognuno nella propria missione specifica, di salvaguardare e tutelare i diritti fondamentali delle persone. Tra essi, in particolare la libertà dell'uomo per cercare la verità e professare le proprie convinzioni religiose, tanto in privato come in pubblico, il che deve essere riconosciuto e garantito dall'ordinamento giuridico. Ed è auspicabile che in Messico questo diritto fondamentale si consolidi sempre di più, nella consapevolezza che questo diritto va molto al di là della semplice libertà di culto. In effetti, pervade tutte le dimensioni della persona umana, chiamata a dare ragione della propria fede e ad annunciarla e condividerla con altri - senza imporla - come il dono più prezioso ricevuto da Dio.

Anche le funzioni diplomatiche devono radicarsi nella promozione di questa grande causa comune, alla quale il cristianesimo può offrire un valido contributo, perché è "una religione di libertà e di pace, e sta al servizio dell'autentico bene dell'umanità" (Discorso al Corpo Diplomatico presso la Santa Sede, 8 gennaio 2009). Perciò, la Chiesa non cessa di esortare tutti, affinché l'attività politica sia un lavoro lodevole e con dedizione totale in favore dei cittadini, e non si trasformi in una lotta di potere o in una imposizione di sistemi ideologici rigidi, che tante volte danno come risultato posizioni radicali in ampi settori della popolazione.

In questo senso, i Vescovi qui presenti sono esponenti dell’impegno della Chiesa cattolica nella preziosa opera di lavorare per l'uomo, per il quale Gesù Cristo ha dato la vita. In ogni generazione, essa ha scritto una pagina di questa storia di servizio all'umanità. Alcune righe sono opera dei santi, altre dei martiri. Non sono mancati in questa storia Pastori audaci, religiosi esemplari, giovani dalla voce profetica, valorosi testimoni della carità e fedeli laici che, a volte con grande semplicità, hanno teso la mano ed aperto la loro casa al fratello bisognoso. In molteplici modi, si è voluto spiegare la bellezza del Cristianesimo nell’abbracciare ogni uomo o donna, senza guardare alla razza, alla lingua o alla classe sociale. A ciò hanno concorso sia la dimensione di fede professata e celebrata in modo profondo, come si percepisce in Messico ed in tutta l'America Latina, sia i più svariati progetti di solidarietà che hanno incoraggiato tanti ad uscire dall'egoismo per prestare il loro aiuto nelle necessità sociali più basilari ed urgenti. Non possiamo dimenticare le iniziative dirette alla promozione dei diritti di ogni uomo e di ogni popolo, alla difesa della loro libertà e alla cura dell'arte e della cultura.

Se in questa missione vi sono state delle ombre, ciò non oscura lo splendore del Vangelo, sempre presente per purificare ed illuminare il nostro cammino, che oggi passa per questa rivitalizzazione della fede alla quale Sua Santità Benedetto XVI non si stanca di invitare.

Con questi auspici, alzo il mio bicchiere, e vi invito a fare lo stesso, per brindare al Santo Padre: che Dio lo conservi e protegga sempre! Brindo anche al Messico, terra benedetta da Nostra Signora di Guadalupe, e ai suoi figli e figlie che hanno saputo guadagnarsi l'affetto di Benedetto XVI. Brindo a tutti i cari Paesi fratelli dell'America Latina e dei Caraibi. Rinnovo la mia gratitudine per le continue e delicate attenzioni ricevute in questi giorni ed esprimo a tutti voi la mia vicinanza e la riconoscenza per questa splendida serata. Molte grazie.

[00415-01.01] [Testo originale: Spagnolo]

 TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE

Monsieur le Président,
Autorités présentes,
Messieurs les Cardinaux,
Monseigneur l’Archevêque de León,
Monseigneur l’Archevêque de Tlalnepantla, Président de la Conférence épiscopale du Mexique et du Conseil épiscopal Latino-américain,
Chers frères dans l’Épiscopat,

Je rends grâce à Dieu qui nous a réunis autour de cette table, pour partager un dîner d’amitié. Je remercie vivement ceux qui l’ont rendu possible ainsi que pour les nobles sentiments qui l’ont motivé.

La visite de Sa Sainteté Benoît XVI au Mexique est une occasion de profonde joie de voir comment cette chère nation a ouvert tout grand une nouvelle fois ses portes au Successeur de Pierre, manifestant ainsi la grandeur d’esprit de ses fils, sa délicate hospitalité et la foi catholique vigoureuse enracinée en eux.

Commémorant cette année le 20ème anniversaire de l’établissement des Relations diplomatiques entre le Mexique et le Saint-Siège, la présence des distinguées Autorités qui nous honorent par leur agréable compagnie met en relief qu’aussi bien l’Église que l’État ont une tâche commune, chacun selon sa mission spécifique, celle de sauvegarder et de protéger les droits fondamentaux des personnes. Parmi ceux-ci se détache la liberté de l’homme pour chercher la vérité et professer ses propres convictions religieuses, tant en privé qu’en public, droit qui doit être reconnu et garanti par la législation. Il est à souhaiter qu’au Mexique ce droit se raffermisse toujours plus, conscients que ce même droit va au-delà de la simple liberté de culte. En effet, elle imprègne toutes les dimensions de la personne humaine, appelle à donner raison de sa propre foi, à l’annoncer et à la partager avec les autres, sans l’imposer, comme le don le plus précieux reçu de Dieu.

Les tâches diplomatiques doivent également s’enraciner dans la promotion de cette grande cause commune, à laquelle le christianisme peut offrir une contribution valable, parce que « c’est une religion de liberté et de paix, au service du vrai bien de l’humanité » (Discours au Corps diplomatique, 8 janvier 2009). Pour cela l’Église ne cesse d’exhorter chacun afin que l’activité politique soit une tâche recommandable et désintéressée en faveur des citoyens et qu’elle ne se convertisse pas en lutte pour le pouvoir ou en une imposition de systèmes idéologiques rigides qui, tant de fois, ont pour résultat la radicalisation d’amples secteurs de la population.

En ce sens, les Évêques ici présents sont les représentants de l’engagement de l’Église catholique dans l’heureuse tâche de travailler pour l’homme, pour qui Jésus-Christ a donné sa vie. Dans chaque génération, elle a écrit une page de cette histoire du service de l’humanité. Certaines lignes sont l’œuvre des saints, d’autres celles des martyrs. N’ont pas manqué dans cette histoire des pasteurs audacieux, des religieux exemplaires, des jeunes à la voix prophétique, des témoins valeureux de la charité et des fidèles laïcs qui, quelquefois avec grande simplicité, ont tendu la main et ouvert leur maison au frère dans le besoin. De multiples façons, on a désiré déployer la beauté du christianisme pour toucher tout homme ou toute femme, sans regarder la race, la langue ou la classe sociale. À cela, ont contribué aussi bien la dimension de la foi professée et célébrée profondément, comme cela se voit au Mexique et dans toute l’Amérique latine, que les projets les plus variés de solidarité qui ont encouragé de nombreuses personnes à sortir de l’égoïsme pour aider dans les nécessités sociales de base et urgentes. Nous ne pouvons pas oublier les initiatives pour la promotion des droits de chaque homme et de chaque peuple, pour la défense de leur liberté et le développement de l’art et de la culture.

S’il y a eu dans cette mission quelque ombre, elle ne ternit pas la splendeur de l’Évangile, toujours présente pour purifier et illuminer notre chemin, qui passe aujourd’hui par cette revitalisation de la foi à laquelle Sa Sainteté le Pape Benoît XVI ne cesse d’inviter.

Avec ces vœux, je lève ma coupe et je vous invite à faire de même pour porter un toast au Saint-Père, afin que Dieu le conserve et le protège toujours. Je porte un toast également au Mexique, terre bénie par Notre Dame de Guadalupe, et pour ses fils et filles qui ont su gagner l’affection de Benoît XVI. Je porte un toast pour tous les chers pays frères d’Amérique latine et des Caraïbes. Je réitère ma gratitude pour les attentions continuelles et délicates reçues en ces jours, et j’exprime à vous tous ma proximité et ma reconnaissance pour cette merveilleuse soirée. Merci beaucoup.

[00415-03.01] [Texte original: Espagnol]

 TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE

Mr. President,
Distinguished Authorities,
Your Eminences,
Your Excellency the Archbishop of León,
Your Excellency the Archbishop of Tlalnepantla and President of the Episcopal Conference of Mexico and President of the Latin-American Episcopal Council,
Dear Brother Bishops,

I give thanks to God who has gathered us together around this table, to share a moment of friendship in this meal. I offer a special word of thanks to those who have made this encounter possible, and for the noble sentiments which have motivated their work.

The visit of His Holiness Pope Benedict XVI to Mexico is an occasion of profound happiness, seeing how this beloved nation has once again opened wide its doors to the Successor of Peter, manifesting in this way the greatness of spirit of her children, their exquisite hospitality and the robust Catholic faith rooted among them.

Recalling in this year the twentieth anniversary of the establishment of diplomatic relations between Mexico and the Holy See, the presence of distinguished civil Authorities, whose attendance honours us, highlights how much both the Church and the State share a common duty, each according to its specific mission, in protecting and promoting the fundamental rights of each person. Of special note among them is the freedom of man to search for the truth and to profess his own religious convictions, in public as well as in private, which has been recognized and guaranteed by civil law. And it is to be hoped that in Mexico this fundamental right will continue to be strengthened, conscious that this right goes much further than mere freedom of worship. It penetrates every dimension of the human person, called to express his or her faith, to proclaim it and share it with others, without imposing it, as the most precious gift from God.

Moreover, diplomatic efforts must be rooted in the promotion of this great common cause, to which Christianity can offer a valid contribution, because it is "a religion of freedom and of peace, and it is at the service of the authentic good of humanity" (Benedict XVI, Discourse to the Diplomatic Corps accredited to the Holy See, 8 January 2009). The Church never ceases to call on everyone to let political activity be a praiseworthy and ceaseless endeavour in support of citizens, not a struggle for power or an imposition of rigid ideological systems, which so often result in the radicalization of wide sectors of the population.

In this sense, the Bishops here present represent the Catholic Church’s engagement in its wonderful work for the benefit of the human family for whom Jesus Christ gave his life. In each generation, she has written a page of this history of service to humanity. Some lines of it are the work of saints, others of the martyrs. This history has not been lacking in daring pastors, in exemplary religious men and women, in young people with prophetic voices, in valiant witnesses to charity and in faithful lay people who, often with great simplicity, have offered a hand and an open door to their brothers and sisters in need. The admirable capacity of Christianity to embrace each man or woman, without regard for race, language or social class, has been revealed in many different ways. This is due both to the dimension of faith, so deeply professed and celebrated, as is seen in Mexico and throughout Latin America, and to the many charitable projects which have inspired so many to overcome selfishness and to help with the most basic and urgent social needs. Nor should we forget initiatives for the promotion of the right of every person and all peoples, the defence of their liberty and the cultivation of art and culture.

If this mission has been tainted in some way, that does not tarnish the splendour of the Gospel, which is always present to purify and illuminate our path, which today is seen in the revitalization of the faith to which His Holiness Pope Benedict XVI continues to invite us.

With these sentiments, I raise my glass, and I invite you to do the same, to toast our beloved Holy Father: may God strengthen and protect him always. I also toast Mexico, this land blessed by Our Lady of Guadalupe, and its sons and daughters, who have gained the affection of Benedict XVI. I toast the beloved countries of Latin America and the Caribbean. I reiterate my gratitude for the continuing and sincere attention received in these days and I express to all of you my recognition and appreciation for this splendid evening. Thank you very much.

[00415-02.01] [Original text: Spanish]

 TRADUZIONE IN LINGUA TEDESCA

Herr Präsident!
Sehr geehrte Vertreter des öffentlichen Lebens!
Meine Herren Kardinäle!
Herr Erzbischof von León!
Herr Erzbischof von Tlalnepantla und Präsident der Mexikanischen Bischofskonferenz und des Lateinamerikanischen Bischofsrats!
Liebe Brüder im Bischofsamt!

Ich danke Gott, der uns um diesen Tisch versammelt hat, um beim Abendessen eine gemeinsame Zeit der Freundschaft zu teilen. Herzlich danke ich allen, die dies möglich gemacht haben, wie auch für die großmütige Gesinnung, die dahinter steht.

Der Besuch Seiner Heiligkeit Papst Benedikt XVI. in Mexiko ist ein Anlaß zu tiefer Freude, wenn man sieht, wie diese werte Nation dem Nachfolger Petri einmal mehr ihre Tore weit geöffnet hat und so die Größe des Geistes ihres Volkes zum Ausdruck bringt, seine vortreffliche Gastfreundschaft und den kraftvollen katholischen Glauben, der in ihm verwurzelt ist.

In diesem Jahr gedenken wir des 25. Jahrestages der Aufnahme diplomatischer Beziehungen zwischen Mexiko und dem Heiligen Stuhl. So unterstreicht die Teilnahme der Vertreter des öffentlichen Lebens, die uns mit ihrer werten Anwesenheit beehren, daß Kirche und Staat – in ihrer jeweiligen spezifischen Sendung – die gemeinsame Aufgabe haben, die Grundrechte der Menschen zu wahren und zu schützen. Zu ihnen gehört vor allem die Freiheit des Menschen, die Wahrheit zu suchen und seine religiösen Überzeugungen sowohl privat wie auch öffentlich zu bekennen, was von der Rechtsordnung anerkannt und garantiert werden muß. Und es ist wünschenswert, daß sich in Mexiko dieses Grundrecht immer mehr festigt im Bewußtsein, daß dieses Recht weit über die bloße Freiheit der Religionsausübung hinausgeht. In der Tat durchdringt es alle Dimensionen des Menschen, der gerufen ist, über seinen Glauben Rede und Antwort zu stehen, ihn zu verkünden und anderen – ohne ihn jedoch aufzuzwingen – als die kostbarste Gabe weiterzugeben, die er von Gott empfangen hat.

Auch die Rolle der Diplomatie ist es, dieses große gemeinsame Anliegen zu fördern, zu dem das Christentum einen wertvollen Beitrag leisten kann, weil es „eine Religion der Freiheit und des Friedens ist und im Dienst am wahren Wohl der Menschheit steht" (Ansprache an das beim Heiligen Stuhl akkreditierte Diplomatische Korps, 8. Januar 2009). Daher hört die Kirche nicht auf, alle zu ermahnen, damit die politische Tätigkeit eine lobenswerte und hingebungsvolle Arbeit zugunsten der Bürger sei und nicht zu einem Kampf um Macht oder eine Auferlegung starrer ideologischer Systeme werde, die oft die Radikalisierung weiter Teile der Bevölkerung zur Folge haben.

In diesem Sinne sind die hier anwesenden Bischöfe Exponenten des Einsatzes der katholischen Kirche für diesen wertvollen Auftrag, für den Menschen zu arbeiten, für den Jesus Christus sein Leben hingegeben hat. In jeder Generation hat sie eine Seite dieser Geschichte des Dienstes an der Menschheit geschrieben. Einige Zeilen sind das Werk von Heiligen, andere von Märtyrern. In dieser Geschichte hat es nicht gefehlt an wagemutigen Hirten, vorbildlichen Ordensleuten, Jugendlichen mit prophetischer Stimme, mutigen Zeugen der Nächstenliebe und gläubigen Laien, die manchmal mit großer Einfachheit dem bedürftigen Bruder die Hand gereicht und ihr Haus geöffnet haben. Auf vielfältige Weise hat sich die Schönheit des Christentums entfaltet und jeden Mann und jede Frau umfaßt, ohne auf Herkunft, Sprache oder gesellschaftliche Stellung zu schauen. Dazu haben sowohl der innig bekannte und gefeierte Glaube beigetragen, wie man ihn in Mexiko und ganz Lateinamerika antrifft, als auch die unterschiedlichsten Solidaritätsprojekte, die viele ermutigt haben, den Egoismus hinter sich zu lassen, um in den ganz grundlegenden und dringlichen sozialen Nöten Hilfe zu leisten. Wir dürfen die Initiativen nicht vergessen, die auf die Förderung der Rechte jedes Menschen und jeden Volkes, auf die Verteidigung ihrer Freiheit und auf die Pflege von Kunst und Kultur ausgerichtet sind.

Auch wenn es in dieser Sendung Schatten gegeben hat, so verdunkelt dies doch nicht den Glanz des Evangeliums, der immer da ist, um unseren Weg zu reinigen und zu erleuchten, der heute in der Neubelebung des Glaubens besteht, zu der Papst Benedikt XVI. unermüdlich einlädt.

Mit diesen Wünschen erhebe ich mein Glas und lade Sie ein, dasselbe zu tun, um auf das Wohl des Heiligen Vaters anzustoßen: Gott erhalte und beschütze ihn immer! Ebenso stoße ich auf Mexiko an, das von Unserer Lieben Frau von Guadalupe gesegnete Land, und auf seine Menschen, die Papst Benedikts XVI. Zuneigung gewinnen konnten. Ich stoße auf die geschätzten Länder Lateinamerikas und der Karibik an. Noch einmal danke ich für die vielfältigen freundlichen Aufmerksamkeiten in diesen Tagen und versichere Sie alle meiner Verbundenheit und meiner Dankbarkeit für diesen gelungenen Abend. Vielen Dank.

[00415-05.01] [Originalsprache: Spanisch]

 TRADUZIONE IN LINGUA PORTOGHESE

Senhor Presidente,
Distintas Autoridades,
Senhores Cardeais,
Senhor Arcebispo de León,
Senhor Arcebispo de Tlalnepantla e Presidente da Conferência Episcopal Mexicana e do Conselho Episcopal Latino-Americano,
Amados Irmãos no Episcopado!

Dou graças a Deus que nos reuniu à volta desta mesa, para compartilharmos na ceia um momento de amizade. Agradeço vivamente a quem o tornou possível, bem como os nobres sentimentos que o motivaram.

A visita de Sua Santidade Bento XVI ao México é ocasião de profunda alegria, por ver como esta amada nação uma vez mais abriu de par em par as suas portas ao Sucessor de Pedro, manifestando assim a grandeza de espírito dos seus filhos, a sua esmerada hospitalidade e a vigorosa fé católica arraigada neles.

Comemorando-se neste ano o vigésimo aniversário do estabelecimento de Relações diplomáticas entre o México e a Santa Sé, a presença das distintas Autoridades que nos honram com a sua grata companhia ressalta que tanto a Igreja como o Estado têm em comum – cada qual segundo a sua missão específica – a tarefa de salvaguardar e tutelar os direitos fundamentais das pessoas. Entre eles, sobressai a liberdade do homem para procurar a verdade e professar as próprias convicções religiosas, tanto em privado como em público; este direito deve ser reconhecido e garantido pelo ordenamento jurídico. E é desejável que, no México, este direito fundamental se consolide cada vez mais, na certeza de que este direito vai muito para além da mera liberdade de culto. Na realidade, engloba todas as dimensões da pessoa humana, chamada a dar razão da sua própria fé e a anunciá-la e partilhá-la com outros – sem a impor – como o dom mais precioso recebido de Deus.

Também as funções diplomáticas se devem radicar na promoção desta grande causa comum, à qual o cristianismo pode oferecer um válido contributo, porque é «uma religião de liberdade e de paz e está ao serviço do verdadeiro bem da humanidade» (Bento XVI, Discurso ao Corpo Diplomático acreditado junto da Santa Sé, 8 de Janeiro de 2009). Por isso, a Igreja não cessa de exortar a todos para que a actividade política seja um serviço prestimoso e totalmente dedicado aos cidadãos e não se transforme numa luta de poder ou numa imposição de sistemas ideológicos rígidos, que tantas vezes têm como resultado posições radicais em amplos sectores da população.

Neste sentido, os Bispos aqui presentes são expoentes do compromisso da Igreja Católica na valiosa tarefa de trabalhar pelo homem, por quem Jesus Cristo deu a vida. Em cada geração, a Igreja escreveu uma página desta história de serviço à humanidade. Algumas linhas são obra dos santos, outras dos mártires. Nesta história, não faltaram Pastores corajosos, religiosos exemplares, jovens de voz profética, testemunhas valorosas da caridade e fiéis leigos que, às vezes com grande simplicidade, estenderam a mão e abriram a sua casa ao irmão necessitado. Quis-se, através de muitas e variadas expressões, descrever a beleza do cristianismo quando abraça todo o homem ou mulher, sem olhar à sua raça, língua ou classe social. Para isso concorreram quer a dimensão duma fé profundamente professada e celebrada como se constata no México e em toda a América Latina, quer os mais variados projectos de solidariedade que animaram tantos a sair do egoísmo para ajudar nas necessidades sociais mais basilares e urgentes. Não podemos esquecer as iniciativas que visam a promoção dos direitos de cada homem e de cada povo, a defesa da sua liberdade e o cultivo da arte e da cultura.

Se, nesta missão, houve alguma sombra, isso não ofusca o esplendor do Evangelho, sempre presente para purificar e iluminar o nosso caminho, que hoje passa por esta revitalização da fé a que Sua Santidade Bento XVI não se cansa de nos convidar.

Com estes votos, levanto a minha taça, e convido-vos a fazer o mesmo, para brindar pelo Santo Padre: Que Deus O conserve e proteja sempre! Brindo também pelo México, terra abençoada por Nossa Senhora de Guadalupe, e pelos seus filhos e filhas que souberam conquistar o afecto de Bento XVI. Brindo por todos os queridos países irmãos da América Latina e do Caribe. Renovo a minha gratidão pelas contínuas e delicadas atenções recebidas nestes dias e exprimo a todos vós a minha amizade e reconhecimento por este esplêndido serão. Muito obrigado!

[00415-06.01] [Texto original: Espanhol]

[B0176-XX.02]