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L’UDIENZA GENERALE, 28.12.2011


L’UDIENZA GENERALE

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di fedeli e pellegrini provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana, il Papa ha incentrato la sua riflessione sull’importanza della preghiera nella vita della Santa Famiglia di Nazareth.
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

l’odierno incontro si svolge nel clima natalizio, pervaso di intima gioia per la nascita del Salvatore. Abbiamo appena celebrato questo mistero, la cui eco si espande nella liturgia di tutti questi giorni. È un mistero di luce che gli uomini di ogni epoca possono rivivere nella fede e nella preghiera. Proprio attraverso la preghiera noi diventiamo capaci di accostarci a Dio con intimità e profondità. Perciò, tenendo presente il tema della preghiera che sto sviluppando in questo periodo nelle catechesi, oggi vorrei invitarvi a riflettere su come la preghiera faccia parte della vita della Santa Famiglia di Nazaret. La casa di Nazaret, infatti, è una scuola di preghiera, dove si impara ad ascoltare, a meditare, a penetrare il significato profondo della manifestazione del Figlio di Dio, traendo esempio da Maria, Giuseppe e Gesù.

Rimane memorabile il discorso del Servo di Dio Paolo VI nella sua visita a Nazaret. Il Papa disse che alla scuola della Santa Famiglia noi «comprendiamo perché dobbiamo tenere una disciplina spirituale, se vogliamo seguire la dottrina del Vangelo e diventare discepoli del Cristo». E aggiunse: «In primo luogo essa ci insegna il silenzio. Oh! se rinascesse in noi la stima del silenzio, atmosfera ammirabile ed indispensabile dello spirito: mentre siamo storditi da tanti frastuoni, rumori e voci clamorose nella esagitata e tumultuosa vita del nostro tempo. Oh! silenzio di Nazaret, insegnaci ad essere fermi nei buoni pensieri, intenti alla vita interiore, pronti a ben sentire le segrete ispirazioni di Dio e le esortazioni dei veri maestri» (Discorso a Nazaret, 5 gennaio 1964).

Possiamo ricavare alcuni spunti sulla preghiera, sul rapporto con Dio, della Santa Famiglia dai racconti evangelici dell’infanzia di Gesù. Possiamo partire dall’episodio della presentazione di Gesù al tempio. San Luca narra che Maria e Giuseppe, «quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme, per presentarlo al Signore» (2,22). Come ogni famiglia ebrea osservante della legge, i genitori di Gesù si recano al tempio per consacrare a Dio il primogenito e per offrire il sacrificio. Mossi dalla fedeltà alle prescrizioni, partono da Betlemme e si recano a Gerusalemme con Gesù che ha appena quaranta giorni; invece di un agnello di un anno presentano l’offerta delle famiglie semplici, cioè due colombi. Quello della Santa Famiglia è il pellegrinaggio della fede, dell’offerta dei doni, simbolo della preghiera, e dell’incontro con il Signore, che Maria e Giuseppe già vedono nel figlio Gesù.

La contemplazione di Cristo ha in Maria il suo modello insuperabile. Il volto del Figlio le appartiene a titolo speciale, poiché è nel suo grembo che si è formato, prendendo da lei anche un’umana somiglianza. Alla contemplazione di Gesù nessuno si è dedicato con altrettanta assiduità di Maria. Lo sguardo del suo cuore si concentra su di Lui già al momento dell’Annunciazione, quando Lo concepisce per opera dello Spirito Santo; nei mesi successivi ne avverte a poco a poco la presenza, fino al giorno della nascita, quando i suoi occhi possono fissare con tenerezza materna il volto del figlio, mentre lo avvolge in fasce e lo depone nella mangiatoia. I ricordi di Gesù, fissati nella sua mente e nel suo cuore, hanno segnato ogni istante dell’esistenza di Maria. Ella vive con gli occhi su Cristo e fa tesoro di ogni sua parola. San Luca dice: «Da parte sua [Maria] custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2, 19), e così descrive l’atteggiamento di Maria davanti al Mistero dell’Incarnazione, atteggiamento che si prolungherà in tutta la sua esistenza: custodire le cose meditandole nel cuore. Luca è l’evangelista che ci fa conoscere il cuore di Maria, la sua fede (cfr 1,45), la sua speranza e obbedienza (cfr 1,38), soprattutto la sua interiorità e preghiera (cfr 1,46-56), la sua libera adesione a Cristo (cfr 1,55). E tutto questo procede dal dono dello Spirito Santo che scende su di lei (cfr 1,35), come scenderà sugli Apostoli secondo la promessa di Cristo (cfr At 1,8). Questa immagine di Maria che ci dona san Luca presenta la Madonna come modello di ogni credente che conserva e confronta le parole e le azioni di Gesù, un confronto che è sempre un progredire nella conoscenza di Gesù. Sulla scia del beato Papa Giovanni Paolo II (cfr Lett. ap. Rosarium Virginis Mariae) possiamo dire che la preghiera del Rosario trae il suo modello proprio da Maria, poiché consiste nel contemplare i misteri di Cristo in unione spirituale con la Madre del Signore. La capacità di Maria di vivere dello sguardo di Dio è, per così dire, contagiosa. Il primo a farne l’esperienza è stato san Giuseppe. Il suo amore umile e sincero per la sua promessa sposa e la decisione di unire la sua vita a quella di Maria ha attirato e introdotto anche lui, che già era un «uomo giusto» (Mt 1,19), in una singolare intimità con Dio. Infatti, con Maria e poi, soprattutto, con Gesù, egli incomincia un nuovo modo di relazionarsi a Dio, di accoglierlo nella propria vita, di entrare nel suo progetto di salvezza, compiendo la sua volontà. Dopo aver seguito con fiducia l’indicazione dell’Angelo - «non temere di prendere con te Maria, tua sposa» (Mt 1,20) - egli ha preso con sé Maria e ha condiviso la sua vita con lei; ha veramente donato tutto se stesso a Maria e a Gesù, e questo l’ha condotto verso la perfezione della risposta alla vocazione ricevuta. Il Vangelo, come sappiamo, non ha conservato alcuna parola di Giuseppe: la sua è una presenza silenziosa, ma fedele, costante, operosa. Possiamo immaginare che anche lui, come la sua sposa e in intima consonanza con lei, abbia vissuto gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza di Gesù gustando, per così dire, la sua presenza nella loro famiglia. Giuseppe ha compiuto pienamente il suo ruolo paterno, sotto ogni aspetto. Sicuramente ha educato Gesù alla preghiera, insieme con Maria. Lui, in particolare, lo avrà portato con sé alla sinagoga, nei riti del sabato, come pure a Gerusalemme, per le grandi feste del popolo d’Israele. Giuseppe, secondo la tradizione ebraica, avrà guidato la preghiera domestica sia nella quotidianità – al mattino, alla sera, ai pasti -, sia nelle principali ricorrenze religiose. Così, nel ritmo delle giornate trascorse a Nazaret, tra la semplice casa e il laboratorio di Giuseppe, Gesù ha imparato ad alternare preghiera e lavoro, e ad offrire a Dio anche la fatica per guadagnare il pane necessario alla famiglia.

E infine, un altro episodio che vede la Santa Famiglia di Nazaret raccolta insieme in un evento di preghiera. Gesù, l'abbiamo sentito, a dodici anni si reca con i suoi al tempio di Gerusalemme. Questo episodio si colloca nel contesto del pellegrinaggio, come sottolinea san Luca: «I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa» (2,41-42). Il pellegrinaggio è un’espressione religiosa che si nutre di preghiera e, al tempo stesso, la alimenta. Qui si tratta di quello pasquale, e l’Evangelista ci fa osservare che la famiglia di Gesù lo vive ogni anno, per partecipare ai riti nella Città santa. La famiglia ebrea, come quella cristiana, prega nell’intimità domestica, ma prega anche insieme alla comunità, riconoscendosi parte del Popolo di Dio in cammino e il pellegrinaggio esprime proprio questo essere in cammino del Popolo di Dio. La Pasqua è il centro e il culmine di tutto questo, e coinvolge la dimensione familiare e quella del culto liturgico e pubblico.

Nell’episodio di Gesù dodicenne, sono registrate anche le prime parole di Gesù: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo essere in ciò che è del Padre mio?» (2,49). Dopo tre giorni di ricerche, i suoi genitori lo ritrovarono nel tempio seduto tra i maestri mentre li ascoltava ed interrogava (cfr 2,46). Alla domanda perché ha fatto questo al padre e alla madre, Egli risponde che ha fatto soltanto quanto deve fare il Figlio, cioè essere presso il Padre. Così Egli indica chi è il vero Padre, chi è la vera casa, che Egli non fatto niente di strano, di disobbediente. E' rimasto dove deve essere il Figlio, cioè presso il Padre, e ha sottolineato chi è il suo Padre. La parola «Padre» sovrasta quindi l'accento di questa risposta e appare tutto il mistero cristologico. Questa parola apre quindi il mistero, è la chiave al mistero di Cristo, che è il Figlio, e apre anche la chiave al mistero nostro di cristiani, che siamo figli nel Figlio. Nello stesso tempo, Gesù ci insegna come essere figli, proprio nell'essere col Padre nella preghiera. Il mistero cristologico, il mistero dell'esistenza cristiana è intimamente collegato, fondato sulla preghiera. Gesù insegnerà un giorno ai suoi discepoli a pregare, dicendo loro: quando pregate dite «Padre». E, naturalmente, non ditelo solo con una parola, ditelo con la vostra esistenza, imparate sempre più a dire con la vostra esistenza: «Padre»; e così sarete veri figli nel Figlio, veri cristiani.

Qui, quando Gesù è ancora pienamente inserito nella vita della Famiglia di Nazaret, è importante notare la risonanza che può aver avuto nei cuori di Maria e Giuseppe sentire dalla bocca di Gesù quella parola «Padre», e rivelare, sottolineare chi è il Padre, e sentire dalla sua bocca questa parola con la consapevolezza del Figlio Unigenito, che proprio per questo ha voluto rimanere per tre giorni nel tempio, che è la «casa del Padre». Da allora, possiamo immaginare, la vita nella Santa Famiglia fu ancora più ricolma di preghiera, perché dal cuore di Gesù fanciullo – e poi adolescente e giovane – non cesserà più di diffondersi e di riflettersi nei cuori di Maria e di Giuseppe questo senso profondo della relazione con Dio Padre. Questo episodio ci mostra la vera situazione, l'atmosfera dell'essere col Padre. Così la Famiglia di Nazaret è il primo modello della Chiesa in cui, intorno alla presenza di Gesù e grazie alla sua mediazione, si vive tutti la relazione filiale con Dio Padre, che trasforma anche le relazioni interpersonali, umane.

Cari amici, per questi diversi aspetti che, alla luce del Vangelo, ho brevemente tratteggiato, la Santa Famiglia è icona della Chiesa domestica, chiamata a pregare insieme. La famiglia è Chiesa domestica e deve essere la prima scuola di preghiera. Nella famiglia i bambini, fin dalla più tenera età, possono imparare a percepire il senso di Dio, grazie all’insegnamento e all’esempio dei genitori: vivere in un'atmosfera segnata dalla presenza di Dio. Un’educazione autenticamente cristiana non può prescindere dall’esperienza della preghiera. Se non si impara a pregare in famiglia, sarà poi difficile riuscire a colmare questo vuoto. E, pertanto, vorrei rivolgere a voi l’invito a riscoprire la bellezza di pregare assieme come famiglia alla scuola della Santa Famiglia di Nazaret. E così divenire realmente un cuor solo e un'anima sola, una vera famiglia. Grazie

[01857-01.01] [Testo originale: Italiano]

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

Sintesi della catechesi in lingua francese

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Sintesi della catechesi in lingua francese

Chers frères et sœurs, dans la lumière du mystère de Noël, je vous invite à découvrir la place de la prière dans la vie de la Sainte Famille. En effet, la maison de Nazareth est une école de prière où l’on apprend à écouter, à méditer, à pénétrer le sens profond de la manifestation du Fils de Dieu. Marie est le modèle indépassable de la contemplation du Christ. Depuis l’Annonciation jusqu’au jour de sa naissance, le regard de son cœur s’est concentré sur lui. ‘Elle conservait avec soin toutes ces choses, les méditant en son cœur’, telle est l’attitude de Marie devant le mystère de l’Incarnation. Luc est l’évangéliste qui nous fait connaître le cœur de Marie, sa foi, son espérance, son obéissance, sa vie intérieure et sa prière, sa libre adhésion au Christ. La manière dont elle vit sous le regard de Dieu est contagieuse ; elle entraîne Joseph à vivre dans l’intimité de Dieu et à répondre parfaitement à sa vocation, remplissant son rôle de père dans tous ses aspects. À Nazareth, dans l’atelier de Joseph, Jésus a appris à prier, à travailler, à offrir à Dieu sa fatigue pour gagner le pain nécessaire à la famille. Chers amis, la famille est la première école de la prière, où les enfants peuvent apprendre à percevoir le sens de Dieu, grâce à l’enseignement et à l’exemple des parents. Qu’elle soit aussi le lieu de la redécouverte de la beauté de la prière en commun !

Je salue cordialement les pèlerins francophones, particulièrement les prêtres congolais, les membres des Communautés catholiques africaines francophones d’Italie et les anciens élèves de l’Institution Saint-Jean de Douai. Que ce temps de Noël soit pour tous l’occasion de rendre plus intime et plus vraie votre relation avec le Fils de Dieu fait homme. Bonne et heureuse année nouvelle à tous !

[01858-03.01] [Texte original: Français]

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

Our continuing catechesis on prayer leads us, during this Christmas season, to reflect on the place of prayer in the life of the Holy Family of Nazareth. In the home of Jesus, Mary and Joseph, we learn to contemplate the mystery of God’s presence and to grow as faithful disciples of Christ. The Gospels present Mary as the supreme model of prayerful medition on the mysteries of Christ’s life; in praying the Rosary, in fact, we unite ourselves to her contemplation of those mysteries in faith and hope. Saint Joseph fulfilled his vocation as the father of the Holy Family by teaching Jesus the importance of quiet fidelity to work, prayer and observance of the precepts of the Law. Jesus’ unique relationship with his heavenly Father was reflected in the prayer life of the Holy Family and stands at the heart of all Christian prayer. May the example of the Holy Family inspire all Christian families to be schools of prayer, where parents and children alike come to know that closeness to God which we joyfully celebrate in these days of Christmas.

I offer a warm welcome to the students and teachers from the Oak International Academies. Upon all the English-speaking visitors present, including the pilgrimage groups from Ireland, and the United States, I cordially invoke an abundance of joy and peace in Christ our Newborn Saviour!

[01859-02.01] [Original text: English]

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Den Sonntag in der Weihnachtsoktav widmet die Kirche der Verehrung der Heiligen Familie. In diesem Jahr heuer fällt kein Sonntag in die Oktav, so wird das Fest der Heiligen Familie am 30. Dezember gefeiert. Dies gibt mir einen Anlaß, heute einmal über die Heilige Familie nachzudenken. Da gibt es ein sehr schönes Wort von Papst Paul VI., der am 5. Januar 1964 in Nazaret war und dort gesagt hat: »Das Haus von Nazaret ist eine Schule, in der man beginnt, Christi Leben zu verstehen.« Es ist eine Schule des Gebets, wo man das Geheimnis der Menschwerdung Gottes betrachten kann, wo man mit Maria und Josef das Offenbarwerden des Sohnes Gottes immer tiefer sehen lernt. Das Lukasevangelium berichtet eingehend über die Kindheit Jesu und die Aufnahme dieses Geschehens seitens der Mutter. Lukas sagt: »Maria bewahrte alles, was geschehen war, in ihrem Herzen und dachte darüber nach« (Lk 2,19). Er sagt das an zwei Stellen, um zu zeigen, daß Maria eine meditative Frau war, die die Dinge nicht nur äußerlich an sich vorbeiziehen ließ, sondern sie innerlich gesammelt, innerlich gleichsam „verdaut" und sich zu eigen gemacht hat. Damit ist Maria im Glauben ein Vorbild: sie hört zu, sie betrachtet den Zusammenhang der Worte und des Handelns ihres Sohnes und lernt auf diese Weise ihn und Gott selbst immer besser kennen. Maria wird durch dieses meditative Sein fähig, von der Sichtweise Gottes her zu leben. Und diese Haltung überträgt sich auch auf den heiligen Josef, der im Evangelium als eine schweigende, aber beständige und tätige Person dargestellt wird. Josef ist derjenige, der annimmt, was Gott von ihm will, und der in der väterlichen Aufgabe Erfüllung findet, auch wenn sie nur der Spiegel ist für die wahre Vaterschaft Gottes, da Jesus, der Knabe, ja, wie er den Eltern erklärt, »in dem sein muß, was seines Vaters ist« (vgl. Lk 2,49), und damit darauf verweist, wer sein wirklicher Vater ist.

Von Herzen grüße ich die deutschsprachigen Pilger und Besucher. Die Heilige Familie ist ein Vorbild für jede christliche Familie, in der das Gebet einen ganz wichtigen Platz hat, damit wir den Zusammenhalt mit Gott lernen, der uns auch den Zusammenhalt untereinander schenkt. So lernen in der Familie die Kinder das Beten, das Herz wird wach für Gott! – Euch allen wünsche ich ein gesegnetes neues Jahr.

[01860-05.02] [Originalsprache: Deutsch]

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

Las celebraciones de la Navidad, transidas de gozo interior por el nacimiento de Jesucristo, el Salvador, son propicias para avivar la fe y la oración. Este ambiente navideño me da pie para volver nuevamente al tema de la plegaria y cómo esta formaba parte de la vida cotidiana de la Sagrada Familia de Nazaret. Aquella casa, en efecto, es una escuela de oración, donde se aprende a escuchar y a descubrir el significado profundo de la manifestación del Hijo de Dios, a ejemplo de Jesús, José y María. La Sagrada Familia es icono de la Iglesia doméstica y una invitación a rezar juntos. Es en el seno del hogar donde los hijos se inician en la oración gracias a las enseñanzas de sus padres. Por consiguiente, una educación auténticamente cristiana no puede prescindir de la experiencia de la plegaria. Si la oración no se aprende en casa, es difícil después llenar este vacío.

Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a los fieles procedentes de la Diócesis de Girona, acompañados por su Obispo, Monseñor Francesc Pardo, así como a los demás grupos venidos de España, México y otros países latinoamericanos. Invito a todos a descubrir la belleza de rezar en el seno del hogar, asiduamente y en espíritu de comunión, siguiendo así el ejemplo de la Sagrada Familia de Nazaret. A la protección de Jesús, José y María encomiendo a los padres y a las madres de familia, para que inculquen en sus hijos el amor a la oración, invocando junto a ellos el Santo Nombre de Dios. Os deseo un feliz año nuevo y que el Señor os bendiga copiosamente en estas fiestas y llene vuestro corazón de alegría y paz. Muchas gracias.

[01861-04.01] [Texto original: Español]

Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs,

No clima natalício que nos envolve, convido-vos a reflectir sobre a oração na vida da Sagrada Família de Nazaré, tomando por modelo Jesus, Maria e José. Como toda a família judia, os pais de Jesus – tinha ele quarenta dias - sobem ao templo para consagrar a Deus o filho primogénito. Maria ouve lá, do velho Simeão, palavras que lhe anunciam glórias e tribulações. Ela «guardava todas estas coisas no seu coração». Esta capacidade de Maria era contagiosa, sendo o seu primeiro beneficiário José. De facto ele, com Maria e sobretudo depois com Jesus, aprende a relacionar-se de modo novo com Deus, colaborando no seu projecto de salvação. Como era tradição, José presidia à oração doméstica no dia a dia: de manhã, à noite e nas refeições. Assim Jesus aprendeu a alternar oração e trabalho, e a oferecer a Deus o suor e cansaço para ganhar o pão de cada dia. Se uma criança não aprende a rezar em família, este vazio será difícil de preencher depois. Possam todos descobrir, na escola de Nazaré, a beleza de rezarem juntos como família.

Amados peregrinos de língua portuguesa, a minha saudação amiga, vendo a vossa presença como a ocasião propícia para confiar ao Pai do Céu as vossas famílias e os sonhos de bem que abrigam no coração. Recebei, como penhor de paz e consolação, a minha Bênção Apostólica.

[01862-06.01] [Texto original: Português]

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

Saluto in lingua polacca

Saluto in lingua italiana

Saluto in lingua polacca

Pozdrawiam obecnych tu Polaków. W atmosferze świąt Bożego Narodzenia i bliskiego już Nowego Roku życzę wszystkim wielu łask, a zwłaszcza daru pokoju, radości i codziennego szczęścia. Niech wam Bóg błogosławi!

[Saluto i polacchi qui presenti. Nell’atmosfera del Natale e dell’anno nuovo ormai vicino, auguro a tutti un’abbondanza di grazie, e in particolare il dono della pace, della gioia e della quotidiana felicità. Dio vi benedica!]

[01863-09.01] [Testo originale: Polacco]

Saluto in lingua italiana

Rivolgo un cordiale augurio natalizio ai pellegrini di lingua italiana. Auguri a tutti voi! Saluto le Missionarie Figlie del Calvario che celebrano in questi giorni il XVII Capitolo Generale, come pure i Figli e le Figlie della Madonna del Divino Amore nel 50° anniversario dell’approvazione pontificia ed erezione canonica. Dò un caloroso benvenuto ai numerosi gruppi parrocchiali e alle associazioni, in particolare agli amici e volontari della Fraterna Domus di Sacrofano, con l’augurio che la luce di Cristo, che ha brillato sull’umanità nella Notte di Natale, splenda in ciascuno di voi e vi accompagni nel quotidiano impegno di testimoniare Gesù nostro Salvatore.

Rivolgo infine un pensiero affettuoso ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. La festa della Santa Famiglia che celebreremo tra poco è occasione propizia per ripensare le nostre relazioni e i nostri affetti. Cari giovani, guardate alla Santa Famiglia e imitatela, lasciandovi plasmare dall’amore di Dio modello dell’amore umano. Cari ammalati, con l'aiuto di Maria fidatevi sempre del Signore, il quale conosce le vostre sofferenze e, unendole alle sue, le offre per la salvezza del mondo. E voi, cari sposi novelli, che volete edificare la vostra dimora sulla roccia della Parola di Dio, rendete la vostra casa, ad imitazione di quella di Nazareth, un luogo accogliente, pieno di amore, di comprensione e di perdono.

Auguri a tutti!

[01864-01.02] [Testo originale: Italiano]

[B0773-XX.01]