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L’UDIENZA GENERALE, 30.11.2011


L’UDIENZA GENERALE

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di fedeli e pellegrini provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana, nell’ambito del ciclo di catechesi sulla preghiera iniziato lo scorso 4 maggio, il Santo Padre Benedetto XVI ha incentrato oggi la Sua meditazione sulla preghiera nella vita di Gesù.
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

nelle ultime catechesi abbiamo riflettuto su alcuni esempi di preghiera nell’Antico Testamento, oggi vorrei iniziare a guardare a Gesù, alla sua preghiera, che attraversa tutta la sua vita, come un canale segreto che irriga l’esistenza, le relazioni, i gesti e che lo guida, con progressiva fermezza, al dono totale di sé, secondo il progetto di amore di Dio Padre. Gesù è il maestro anche delle nostre preghiere, anzi Egli è il sostegno attivo e fraterno di ogni nostro rivolgerci al Padre. Davvero, come sintetizza un titolo del Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, «la preghiera è pienamente rivelata ed attuata in Gesù» (541-547). A Lui vogliamo guardare nelle prossime catechesi.

Un momento particolarmente significativo di questo suo cammino è la preghiera che segue il battesimo a cui si sottopone nel fiume Giordano. L'Evangelista Luca annota che Gesù, dopo aver ricevuto, insieme a tutto il popolo, il battesimo per mano di Giovanni il Battista, entra in una preghiera personalissima e prolungata: «Mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo» (Lc 3,21-22). Proprio questo «stare in preghiera», in dialogo con il Padre illumina l'azione che ha compiuto insieme a tanti del suo popolo, accorsi alla riva del Giordano. Pregando, Egli dona a questo suo gesto, del battesimo, un tratto esclusivo e personale.

Il Battista aveva rivolto un forte appello a vivere veramente come «figli di Abramo», convertendosi al bene e compiendo frutti degni di tale cambiamento (cfr Lc 3,7-9). E un gran numero di Israeliti si era mosso, come ricorda l’Evangelista Marco, che scrive: «Accorrevano… [a Giovanni] tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati» (Mc 1,5). Il Battista portava qualcosa di realmente nuovo: sottoporsi al battesimo doveva segnare una svolta determinante, lasciare una condotta legata al peccato ed iniziare una vita nuova. Anche Gesù accoglie questo invito, entra nella grigia moltitudine dei peccatori che attendono sulla riva del Giordano. Ma, come ai primi cristiani, anche in noi sorge la domanda: perché Gesù si sottopone volontariamente a questo battesimo di penitenza e di conversione? Non ha da confessare peccati, non aveva peccati, quindi anche non aveva bisogno di convertirsi. Perché allora questo gesto? L’Evangelista Matteo riporta lo stupore del Battista che afferma: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?» (Mt 3,14) e la risposta di Gesù: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia» (v. 15). Il senso della parola «giustizia» nel mondo biblico è accettare pienamente la volontà di Dio. Gesù mostra la sua vicinanza a quella parte del suo popolo che, seguendo il Battista, riconosce insufficiente il semplice considerarsi figli di Abramo, ma vuole compiere la volontà di Dio, vuole impegnarsi perché il proprio comportamento sia una risposta fedele all’alleanza offerta da Dio in Abramo. Discendendo allora nel fiume Giordano, Gesù, senza peccato, rende visibile la sua solidarietà con coloro che riconoscono i propri peccati, scelgono di pentirsi e di cambiare vita; fa comprendere che essere parte del popolo di Dio vuol dire entrare in un’ottica di novità di vita, di vita secondo Dio.

In questo gesto Gesù anticipa la croce, dà inizio alla sua attività prendendo il posto dei peccatori, assumendo sulle sue spalle il peso della colpa dell’intera umanità, adempiendo la volontà del Padre. Raccogliendosi in preghiera, Gesù mostra l’intimo legame con il Padre che è nei Cieli, sperimenta la sua paternità, coglie la bellezza esigente del suo amore, e nel colloquio con il Padre riceve la conferma della sua missione. Nelle parole che risuonano dal Cielo (cfr Lc 3,22) vi è il rimando anticipato al mistero pasquale, alla croce e alla risurrezione. La voce divina lo definisce «Il Figlio mio, l’amato», richiamando Isacco, l'amatissimo figlio che il padre Abramo era disposto a sacrificare, secondo il comando di Dio (cfr Gen 22,1-14). Gesù non è solo il Figlio di Davide discendente messianico regale, o il Servo di cui Dio si compiace, ma è anche il Figlio unigenito, l’amato, simile a Isacco, che Dio Padre dona per la salvezza del mondo. Nel momento in cui, attraverso la preghiera, Gesù vive in profondità la propria figliolanza e l’esperienza della paternità di Dio (cfr Lc 3,22b), discende lo Spirito Santo (cfr Lc 3,22a), che lo guida nella sua missione e che Egli effonderà dopo essere stato innalzato sulla croce (cfr Gv 1,32-34; 7,37-39), perché illumini l’opera della Chiesa. Nella preghiera, Gesù vive un ininterrotto contatto con il Padre per realizzare fino in fondo il progetto di amore per gli uomini.

Sullo sfondo di questa straordinaria preghiera sta l’intera esistenza di Gesù vissuta in una famiglia profondamente legata alla tradizione religiosa del popolo di Israele. Lo mostrano i riferimenti che troviamo nei Vangeli: la sua circoncisione (cfr Lc 2,21) e la sua presentazione al tempio (cfr Lc 2,22-24), come pure l’educazione e la formazione a Nazaret, nella santa casa (cfr Lc 2,39-40 e 2,51-52). Si tratta di «circa trent’anni» (Lc 3,23), un tempo lungo di vita nascosta e feriale, anche se con esperienze di partecipazione a momenti di espressione religiosa comunitaria, come i pellegrinaggi a Gerusalemme (cfr Lc 2,41). Narrandoci l'episodio di Gesù dodicenne nel tempio, seduto in mezzo ai maestri (cfr Lc 2,42-52), l'evangelista Luca lascia intravedere come Gesù, che prega dopo il battesimo al Giordano, ha una lunga abitudine di orazione intima con Dio Padre, radicata nelle tradizioni, nello stile della sua famiglia, nelle esperienze decisive in essa vissute. La risposta del dodicenne a Maria e Giuseppe indica già quella filiazione divina, che la voce celeste manifesta dopo il battesimo: «Perché mi cercavate? Non sapete che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?» (Lc 2,49). Uscito dalle acque del Giordano, Gesù non inaugura la sua preghiera, ma continua il suo rapporto costante, abituale con il Padre; ed è in questa unione intima con Lui che compie il passaggio dalla vita nascosta di Nazaret al suo ministero pubblico.

L’insegnamento di Gesù sulla preghiera viene certo dal suo modo di pregare acquisito in famiglia, ma ha la sua origine profonda ed essenziale nel suo essere il Figlio di Dio, nel suo rapporto unico con Dio Padre. Il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica risponde alla domanda: Da chi Gesù ha imparato a pregare?, così: «Gesù, secondo il suo cuore di uomo, ha imparato a pregare da sua Madre e dalla tradizione ebraica. Ma la sua preghiera sgorga da una sorgente più segreta, poiché è il Figlio eterno di Dio che, nella sua santa umanità, rivolge a suo Padre la preghiera filiale perfetta» (541).

Nella narrazione evangelica, le ambientazioni della preghiera di Gesù si collocano sempre all'incrocio tra l’inserimento nella tradizione del suo popolo e la novità di una relazione personale unica con Dio. «Il luogo deserto» (cfr Mc 1,35; Lc 5,16) in cui spesso si ritira, «il monte» dove sale a pregare (cfr Lc 6,12; 9,28), «la notte» che gli permette la solitudine (cfr Mc 1,35; 6,46-47; Lc 6,12) richiamano momenti del cammino della rivelazione di Dio nell’Antico Testamento, indicando la continuità del suo progetto salvifico. Ma al tempo stesso, segnano momenti di particolare importanza per Gesù, che consapevolmente si inserisce in questo piano, fedele pienamente alla volontà del Padre.

Anche nella nostra preghiera noi dobbiamo imparare, sempre di più, ad entrare in questa storia di salvezza di cui Gesù è il vertice, rinnovare davanti a Dio la nostra decisione personale di aprirci alla sua volontà, chiedere a Lui la forza di conformare la nostra volontà alla sua, in tutta la nostra vita, in obbedienza al suo progetto di amore per noi.

La preghiera di Gesù tocca tutte le fasi del suo ministero e tutte le sue giornate. Le fatiche non la bloccano. I Vangeli, anzi, lasciano trasparire una consuetudine di Gesù a trascorrere in preghiera parte della notte. L'Evangelista Marco racconta una di queste notti, dopo la pesante giornata della moltiplicazione dei pani e scrive: «E subito costrinse i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, a Betsàida, finché non avesse congedato la folla. Quando li ebbe congedati, andò sul monte a pregare. Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli, da solo, a terra» (Mc 6,45-47). Quando le decisioni si fanno urgenti e complesse, la sua preghiera diventa più prolungata e intensa. Nell’imminenza della scelta dei Dodici Apostoli, ad esempio, Luca sottolinea la durata notturna della preghiera preparatoria di Gesù: «In quei giorni egli se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli» (Lc 6,12-13).

Guardando alla preghiera di Gesù, deve sorgere in noi una domanda: come prego io? come preghiamo noi? Quale tempo dedico al rapporto con Dio? Si fa oggi una sufficiente educazione e formazione alla preghiera? E chi può esserne maestro? Nell’Esortazione apostolica Verbum Domini ho parlato dell’importanza della lettura orante della Sacra Scrittura. Raccogliendo quanto emerso nell’Assemblea del Sinodo dei Vescovi, ho posto un accento particolare sulla forma specifica della lectio divina. Ascoltare, meditare, tacere davanti al Signore che parla è un'arte, che si impara praticandola con costanza. Certamente la preghiera è un dono, che chiede, tuttavia, di essere accolto; è opera di Dio, ma esige impegno e continuità da parte nostra; soprattutto, la continuità e la costanza sono importanti. Proprio l’esperienza esemplare di Gesù mostra che la sua preghiera, animata dalla paternità di Dio e dalla comunione dello Spirito, si è approfondita in un prolungato e fedele esercizio, fino al Giardino degli Ulivi e alla Croce. Oggi i cristiani sono chiamati a essere testimoni di preghiera, proprio perché il nostro mondo è spesso chiuso all'orizzonte divino e alla speranza che porta l’incontro con Dio. Nell’amicizia profonda con Gesù e vivendo in Lui e con Lui la relazione filiale con il Padre, attraverso la nostra preghiera fedele e costante, possiamo aprire finestre verso il Cielo di Dio. Anzi, nel percorrere la via della preghiera, senza riguardo umano, possiamo aiutare altri a percorrerla: anche per la preghiera cristiana è vero che, camminando, si aprono cammini.

Cari fratelli e sorelle, educhiamoci ad un rapporto con Dio intenso, ad una preghiera che non sia saltuaria, ma costante, piena di fiducia, capace di illuminare la nostra vita, come ci insegna Gesù. E chiediamo a Lui di poter comunicare alle persone che ci stanno vicino, a coloro che incontriamo sulla nostra strada, la gioia dell’incontro con il Signore, luce per la nostra l’esistenza. Grazie.

[01709-01.01] [Testo originale: Italiano]

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

Sintesi della catechesi in lingua francese

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Sintesi della catechesi in lingua francese

Chers frères et sœurs, après quelques exemples de prière dans l’Ancien Testament, nous allons regarder ce que fut celle de Jésus. Les Évangiles montrent qu’elle a traversé toute sa vie, en l’irriguant secrètement jusqu’au don total de lui-même. Dans la prière, Jésus vit un contact ininterrompu avec son Père afin de réaliser son projet d’amour pour l’humanité. N’oublions pas qu’il a grandi dans une famille profondément liée à la tradition religieuse du peuple d’Israël ! La réponse qu’il fait à Marie et à Joseph qui le découvrent dans le Temple au milieu des docteurs indique déjà sa filiation divine. Après avoir reçu le baptême de Jean au Jourdain, Jésus ‘se tenait en prière’, nous dit l’Évangéliste Luc. Cette attitude éclaire ce qu’il vient de faire et lui donne un sceau particulier. Il manifeste sa solidarité avec son peuple et il l’invite à vivre d’une façon nouvelle, selon Dieu. Il passe ainsi de la vie cachée à son ministère public en demeurant uni à son Père. Sa prière dans la solitude du désert ou de la nuit lui permet d’être pleinement fidèle à la volonté divine. Et nous, chers amis, comment prions-nous ? En prenons-nous le temps ? Prier est un art qui s’apprend. Pratiquons-le avec constance et confiance, comme nous l’enseigne Jésus.

Chers pèlerins francophones, je suis heureux de vous accueillir et de saluer le séminaire pontifical français de Rome, ainsi que la délégation du diocèse de Belley-Ars accompagnée de l’Évêque, Mgr Guy Bagnard, venue offrir à la Basilique vaticane un portrait du saint curé d’Ars, en commémoration de l’Année sacerdotale. À la suite de saint Jean-Marie Vianney, réapprenons l’importance de la prière dans nos vies ! En priant régulièrement, nous entrerons avec Jésus dans le projet d’amour de Dieu sur nous et nous trouverons la force et la joie d’y répondre généreusement.

[01710-03.01] [Texte original: Français]

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

In our catechesis on prayer, we now turn to Jesus, who by his own example most fully reveals the mystery of Christian prayer. A significant moment in this regard is Jesus’ prayer following his Baptism, which expresses his both his deepest identity as the Son of God and his solidarity with the sinful humanity whom he came to save. Jesus’ prayer reflects his complete, filial obedience to the Father’s will, an obedience which would lead him to death on the Cross for the redemption of our sins. With his human heart, Jesus learned to pray from his Mother and from the Jewish tradition, yet the source of his prayer is his eternal communion with the Father; as the incarnate Son, he shows us perfectly how to pray as children of the heavenly Father. Jesus’ example of fidelity to prayer challenges us to examine the time and effort we devote to our own prayer. While prayer is a gift of God, it is also an art learned through constant practice. Jesus teaches us to pray constantly, but also to bear witness before others of the beauty of prayer, self-surrender and complete openness to God.

I greet the distinguished delegations from various countries taking part in the meeting promoted by the Community of Sant’Egidio on the theme: No Justice without Life. I express my hope that your deliberations will encourage the political and legislative initiatives being promoted in a growing number of countries to eliminate the death penalty and to continue the substantive progress made in conforming penal law both to the human dignity of prisoners and the effective maintenance of public order. Upon all the English-speaking pilgrims present, including those from the United States, I invoke God’s blessings of joy and peace!

[01711-02.01] [Original text: English]

  Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

In den vergangenen Katechesen haben wir über Psalmen meditiert, um von dort beten zu lernen. Mit der heutigen Katechese möchte ich beginnen, über das Gebet im Leben Jesu zu sprechen, und von ihm selbst her zu erlernen, was beten heißt. Der Evangelist Lukas erzählt uns, daß Jesus bereits als Zwölfjähriger im Tempel von Jerusalem zurückblieb und seinen Eltern erklärte, daß er in dem sein muß, was seinem Vater gehört (vgl. 2,49). Lukas erwähnt das Beten Jesu auch bei der Taufe im Jordan und schreibt: »Zusammen mit dem ganzen Volk ließ auch Jesus sich taufen. Und während er betete, öffnete sich der Himmel […] und eine Stimme aus dem Himmel sprach: Du bist mein geliebter Sohn« (3,21–22). Beide Stellen zeigen uns die tiefe Verbundenheit zwischen Jesus und dem himmlischen Vater. Auch wenn Jesus die konkreten Formen des Betens von seiner Mutter und in der jüdischen Tradition gelernt hat, so entspringt sein Beten doch einer tieferen verborgenen Quelle, seinem Sohn-Sein, der ewigen Sohnschaft: »Er ist«, so sagt der Katechismus, »der ewige Sohn Gottes, der in seiner heiligen Menschheit das vollkommene kindliche Gebet an den Vater richtet« (Kompendium des KKK, 541). In seiner Sohnschaft, in dieser besonderen Liebe pflegt Christus eine ganz persönliche Beziehung zum Vater, wenn er sich zum Gebet in die Wüste oder auf einen Berg zurückzieht, wenn er die ganze Nacht im Gebet zubringt, um beim Vater zu sein. Von dieser innerlichen Gemeinschaft zum Vater ist sein ganzes Wirken, Heilen, Lehren und Trösten erfüllt. Aber er fragt auch uns an: Was bedeutet Gebet eigentlich in meinem Leben? Bete ich? Wie lerne ich beten? Wie öffne ich mich im Beten auf ihn hin? Wie füge ich mein Beten ein in das große Beten der Kirche und sein Beten selber, um als betender Mensch dazu beizutragen, daß immer wieder der Himmel sich öffnet und hereinschaut in die Welt. Beten ist einerseits ein Geschenk von Gott her, aber auch eine Kunst, die man lernen muß. Wir wollen auch in den folgenden Wochen uns darum mühen, sie tiefer zu erlernen, um damit der Welt wieder den Himmel näher zu bringen.

Mit Freude grüße ich die deutschsprachigen Pilger und Besucher. Auch wir sind als Kinder Gottes gerufen, durch das Gebet in die vertrauensvolle Beziehung zu Gott, unserem Vater zu treten. Seine Liebe schenkt uns die wahre Freude, die wir unseren Mitmenschen weitergeben dürfen. Euch allen wünsche ich eine gesegnete Adventszeit.

[01712-05.01] [Originalsprache: Deutsch]

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

Después de haber reflexionado sobre algunos ejemplos de oración en el Antiguo Testamento, quiero hoy hablar sobre la oración en la vida de Jesús. Ésta, como un canal secreto, irriga su vida, su existencia, sus relaciones, sus gestos y lo guía según el proyecto del amor del Padre. Jesús solía orar habitual e íntimamente. Su enseñanza sobre la oración proviene del modo de orar aprendido en familia y de la experiencia vivida allí, pero sobre todo de su convicción profunda y esencial de ser el Hijo de Dios, y de su relación única con el Padre. A ejemplo de Jesús, estamos llamados a renovar nuestra decisión personal para abrirnos a la voluntad del Señor, suplicando la fuerza de conformar nuestra voluntad a la suya, en obediencia a su proyecto de amor sobre cada uno de nosotros. Contemplando la oración de Jesús, surge la pregunta: ¿Cómo oramos? ¿Cuánto tiempo dedicamos a la relación con Dios? ¿Se educa y se forma suficiente a la oración? La oración es un don y es obra de Dios, pero exige empeño y continuidad.

Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España, Argentina, Bolivia, Chile, Guatemala, México y otros países latinoamericanos. Invito a todos a una relación intensa con Dios, cultivando una oración constante, llena de confianza, capaz de iluminar la vida, para así comunicar a todos la alegría del encuentro con el Señor. Muchas gracias.

[01713-04.01] [Texto original: Español]

Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs,

Depois de ter tratado alguns exemplos de oração no Antigo Testamento, convido-vos hoje a olhar para a oração de Jesus. Esta atravessa todos os momentos da sua vida, guiando-o até ao dom total de Si mesmo, segundo os desígnios de Deus Pai. Jesus é o nosso mestre de oração. Mas, quem O ensinou a rezar? O seu coração de homem aprendeu a rezar com a sua Mãe e a tradição judaica. Mas a sua oração brota duma fonte secreta, porque Ele é o Filho eterno de Deus, que, na sua santa humanidade, dirige a seu Pai a oração filial perfeita. Assim, olhando para a oração de Jesus, devemos nos perguntar: Como é a nossa oração? Quanto tempo dedicamos à nossa relação com Deus? Hoje, num mundo frequentemente fechado ao horizonte divino, os cristãos estão chamados a ser testemunhas de oração. E é através da nossa oração fiel e constante, na amizade profunda com Jesus, vivendo n'Ele e com Ele a relação filial com o Pai, que poderemos abrir, no mundo, as janelas para o Céu.

Saúdo os peregrinos de língua portuguesa, particularmente os brasileiros vindos de Lorena e de Curitiba, a quem desejo uma prática de oração constante e cheia de confiança para poderdes comunicar a todos quantos vivem ao vosso redor a alegria do encontro com o Senhor, luz para as nossas vidas! E que Ele vos abençoe a vós e às vossas famílias!

[01714-06.01] [Texto original: Português]

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

Saluto in lingua polacca

Saluto in lingua croata

Saluto in lingua slovacca

Saluto in lingua italiana

Saluto in lingua polacca

Serdecznie witam polskich pielgrzymów. Słowa pozdrowienia i duchowej bliskości kieruję do sióstr mistrzyń ze Zgromadzenia Elżbietanek. Na początku adwentu zachęcam wszystkich do czuwania na modlitwie i przygotowania serc na spotkanie z przychodzącym Panem przez dzieła miłosierdzia wobec braci. Niech Bóg wam błogosławi!

[Do un cordiale benvenuto ai pellegrini polacchi. In particolare rivolgo una parola di saluto e di spirituale vicinanza alle suore maestre della Congregazione delle Elisabettane. All’inizio dell’Avvento incoraggio tutti voi a vigilare nella preghiera e a preparare i cuori – attraverso le opere di misericordia verso i fratelli – all’incontro con il Signore che viene. Dio vi benedica!]

[01715-09.01] [Testo originale: Polacco]

Saluto in lingua croata

Najsrdačnije pozdravljam sve hrvatske hodočasnike, a osobito časne sestre Kćeri Božje Ljubavi, praćene Gospodinom Kardinalom Vinkom Puljićem. Vaše hodočašće je zahvala za nedavnu beatifikaciju u Sarajevu vaših pet sestara koje su podnijele mučeništvo za vrijeme Drugog svjetskog rata. Dok zahvaljujemo na njihovom svjedočanstvu, molimo Boga da nam podari hrabrost i ustrajnost u našem služenju. Hvaljen Isus i Marija!

[Saluto di cuore i pellegrini Croati, in modo particolare le Suore della Congregazione delle Figlie della Divina Carità, accompagnate dal Signor Cardinale Vinko Puljić. Il vostro pellegrinaggio è occasione di ringraziamento per la recente beatificazione a Sarajevo delle cinque vostre consorelle che hanno subito il martirio durante la II Guerra mondiale. Mentre siamo grati per la loro testimonianza, preghiamo Dio che ci doni il coraggio e la perseveranza nel nostro servizio. Siano lodati Gesù e Maria!]

[01716-AA.01] [Testo originale: Croato]

Saluto in lingua slovacca

S láskou vítam pútnikov zo Slovenska: osobitne z Farnosti Modra. Bratia a sestry, v tomto milostivom čase Adventu prosme Ducha Svätého aby nás pretvoril na svedkov Božej lásky a na nositeľov pokoja. Zo srdca žehnám vás i vaše rodiny. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Con affetto do il benvenuto ai pellegrini provenienti dalla Slovacchia: particolarmente a quelli dalla Parrocchia di Modra. Fratelli e sorelle, in questo tempo di grazia dell’Avvento chiediamo allo Spirito Santo che ci trasformi in testimoni dell’amore di Dio e portatori di pace. Cordialmente benedico voi e le vostre famiglie. Sia lodato Gesù Cristo!]

[01717-AA.01] [Testo originale: Slovacco]

Saluto in lingua italiana

Cari fratelli e sorelle,

rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i rappresentanti della «Federazione Italiana Panificatori e Pasticceri» ed esprimo loro viva riconoscenza per il gradito dono dei panettoni destinati alle opere di carità del Papa. Saluto i volontari della «Croce Rossa della Puglia» e li esorto a proseguire nella loro attività in favore dei fratelli più bisognosi. Saluto la Delegazione del Comune di Cervia, ringraziando per il tradizionale omaggio di un prodotto tipico della loro terra.

Rivolgo infine un pensiero affettuoso ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Cari giovani, vi invito a riscoprire, nel clima spirituale dell'Avvento, l'intimità con Cristo, ponendovi alla scuola della Vergine Maria. Raccomando a voi, cari ammalati, di trascorrere questo periodo di attesa e di preghiera più intensa offrendo al Signore che viene le vostre sofferenze per la salvezza del mondo. Esorto infine voi, cari sposi novelli, ad essere costruttori di famiglie cristiane autentiche, ispirandovi al modello della Santa Famiglia di Nazaret, a cui guardiamo particolarmente in questo tempo di preparazione al Natale.

[01718-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0715-XX.01]