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L’UDIENZA GENERALE, 16.11.2011


L’UDIENZA GENERALE

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza S. Pietro dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di fedeli e pellegrini provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana, concludendo il ciclo di catechesi dedicato alla preghiera nel Libro dei Salmi, il Papa ha incentrato la sua meditazione sul Salmo 110 (109), sul Re Messia.
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

vorrei oggi terminare le mie catechesi sulla preghiera del Salterio meditando uno dei più famosi "Salmi regali", un Salmo che Gesù stesso ha citato e che gli autori del Nuovo Testamento hanno ampiamente ripreso e letto in riferimento al Messia, a Cristo. Si tratta del Salmo 110 secondo la tradizione ebraica, 109 secondo quella greco-latina; un Salmo molto amato dalla Chiesa antica e dai credenti di ogni tempo. Questa preghiera era forse inizialmente collegata all’intronizzazione di un re davidico; tuttavia il suo senso va oltre la specifica contingenza del fatto storico aprendosi a dimensioni più ampie e diventando così celebrazione del Messia vittorioso, glorificato alla destra di Dio.

Il Salmo inizia con una dichiarazione solenne:
Oracolo del Signore al mio signore: «Siedi alla mia destra
finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi» (v. 1).

Dio stesso intronizza il re nella gloria, facendolo sedere alla sua destra, un segno di grandissimo onore e di assoluto privilegio. Il re è ammesso in tal modo a partecipare alla signoria divina, di cui è mediatore presso il popolo. Tale signoria del re si concretizza anche nella vittoria sugli avversari, che vengono posti ai suoi piedi da Dio stesso; la vittoria sui nemici è del Signore, ma il re ne è fatto partecipe e il suo trionfo diventa testimonianza e segno del potere divino.

La glorificazione regale espressa in questo inizio del Salmo è stata assunta dal Nuovo Testamento come profezia messianica; perciò il versetto è tra i più usati dagli autori neotestamentari, o come citazione esplicita o come allusione. Gesù stesso ha menzionato questo versetto a proposito del Messia per mostrare che il Messia è più che Davide, è il Signore di Davide (cfr Mt 22,41-45; Mc 12,35-37; Lc 20,41-44). E Pietro lo riprende nel suo discorso a Pentecoste, annunciando che nella risurrezione di Cristo si realizza questa intronizzazione del re e che da adesso Cristo sta alla destra del Padre, partecipa alla Signoria di Dio sul mondo (cfr Atti 2,29-35). È il Cristo, infatti, il Signore intronizzato, il Figlio dell’uomo seduto alla destra di Dio che viene sulle nubi del cielo, come Gesù stesso si definisce durante il processo davanti al Sinedrio (cfr Mt 26,63-64; Mc 14,61-62; cfr anche Lc 22,66-69). È Lui il vero re che con la risurrezione è entrato nella gloria alla destra del Padre (cfr Rom 8,34; Ef 2,5; Col 3,1; Ebr 8,1; 12,2), fatto superiore agli angeli, seduto nei cieli al di sopra di ogni potenza e con ogni avversario ai suoi piedi, fino a che l’ultima nemica, la morte, sia da Lui definitivamente sconfitta (cfr 1 Cor 15,24-26; Ef 1,20-23; Ebr 1,3-4.13; 2,5-8; 10,12-13; 1 Pt 3,22). E si capisce subito che questo re che è alla destra di Dio e partecipa della sua Signoria, non è uno di questi uomini successori di Davide, ma solo il nuovo Davide, il Figlio di Dio che ha vinto la morte e partecipa realmente alla gloria di Dio. È il nostre re, che ci dà anche la vita eterna.

Tra il re celebrato dal nostro Salmo e Dio esiste quindi una relazione inscindibile; i due governano insieme un unico governo, al punto che il Salmista può affermare che è Dio stesso a stendere lo scettro del sovrano dandogli il compito di dominare sui suoi avversari, come recita il versetto 2:

Lo scettro del tuo potere stende il Signore da Sion:
domina in mezzo ai tuoi nemici!

L’esercizio del potere è un incarico che il re riceve direttamente dal Signore, una responsabilità che deve vivere nella dipendenza e nell’obbedienza, diventando così segno, all’interno del popolo, della presenza potente e provvidente di Dio. Il dominio sui nemici, la gloria e la vittoria sono doni ricevuti, che fanno del sovrano un mediatore del trionfo divino sul male. Egli domina sui nemici trasformandoli, li vince con il suo amore.

Perciò, nel versetto seguente, si celebra la grandezza del re. Il versetto 3, in realtà, presenta alcune difficoltà di interpretazione. Nel testo originale ebraico si fa riferimento alla convocazione dell’esercito a cui il popolo risponde generosamente stringendosi attorno al suo sovrano nel giorno della sua incoronazione. La traduzione greca dei LXX, che risale al III-II secolo prima di Cristo, fa riferimento invece alla filiazione divina del re, alla sua nascita o generazione da parte del Signore, ed è questa la scelta interpretativa di tutta la tradizione della Chiesa, per cui il versetto suona nel modo seguente:

A te il principato nel giorno della tua potenza
tra santi splendori;
dal seno dell’aurora, come rugiada, io ti ho generato.

Questo oracolo divino sul re affermerebbe dunque una generazione divina soffusa di splendore e di mistero, un’origine segreta e imperscrutabile, legata alla bellezza arcana dell’aurora e alla meraviglia della rugiada che nella luce del primo mattino brilla sui campi e li rende fecondi. Si delinea così, indissolubilmente legata alla realtà celeste, la figura del re che viene realmente da Dio, del Messia che porta al popolo la vita divina ed è mediatore di santità e di salvezza. Anche qui vediamo che tutto questo non è realizzato dalla figura di un re davidico, ma dal Signore Gesù Cristo, che realmente viene da Dio; Egli è la luce che porta la vita divina al mondo.

Con questa immagine suggestiva ed enigmatica termina la prima strofa del Salmo, a cui fa seguito un altro oracolo, che apre una nuova prospettiva, nella linea di una dimensione sacerdotale connessa alla regalità. Recita il versetto 4:

Il Signore ha giurato e non si pente:
«Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchìsedek».

Melchìsedek era il sacerdote re di Salem che aveva benedetto Abramo e offerto pane e vino dopo la vittoriosa campagna militare condotta dal patriarca per salvare il nipote Lot dalle mani dei nemici che lo avevano catturato (cfr Gen 14). Nella figura di Melchìsedek, potere regale e sacerdotale convergono e ora vengono proclamati dal Signore in una dichiarazione che promette eternità: il re celebrato dal Salmo sarà sacerdote per sempre, mediatore della presenza divina in mezzo al suo popolo, tramite della benedizione che viene da Dio e che nell’azione liturgica si incontra con la risposta benedicente dell’uomo.

La Lettera agli Ebrei fa esplicito riferimento a questo versetto (cfr. 5,5-6.10; 6,19-20) e su di esso incentra tutto il capitolo 7, elaborando la sua riflessione sul sacerdozio di Cristo. Gesù, così ci dice la Lettera agli Ebrei nella luce del salmo 110 (109), Gesù è il vero e definitivo sacerdote, che porta a compimento i tratti del sacerdozio di Melchìsedek rendendoli perfetti.

Melchìsedek, come dice la Lettera agli Ebrei, era «senza padre, senza madre, senza genealogia» (7,3a), sacerdote dunque non secondo le regole dinastiche del sacerdozio levitico. Egli perciò «rimane sacerdote per sempre» (7,3c), prefigurazione di Cristo, sommo sacerdote perfetto che «non è diventato tale secondo una legge prescritta dagli uomini, ma per la potenza di una vita indistruttibile» (7,16). Nel Signore Gesù risorto e asceso al cielo, dove siede alla destra del Padre, si attua la profezia del nostro Salmo e il sacerdozio di Melchìsedek è portato a compimento, perché reso assoluto ed eterno, divenuto una realtà che non conosce tramonto (cfr 7,24). E l’offerta del pane e del vino, compiuta da Melchìsedek ai tempi di Abramo, trova il suo adempimento nel gesto eucaristico di Gesù, che nel pane e nel vino offre se stesso e, vinta la morte, porta alla vita tutti i credenti. Sacerdote perenne, «santo, innocente, senza macchia» (7,26), egli, come ancora dice la Lettera agli Ebrei, «può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio; egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore» (7,25).

Dopo questo oracolo divino del versetto 4, col suo solenne giuramento, la scena del Salmo cambia e il poeta, rivolgendosi direttamente al re, proclama: «Il Signore è alla tua destra!» (v. 5a). Se nel versetto 1 era il re a sedersi alla destra di Dio in segno di sommo prestigio e di onore, ora è il Signore a collocarsi alla destra del sovrano per proteggerlo con lo scudo nella battaglia e salvarlo da ogni pericolo. Il re è al sicuro, Dio è il suo difensore e insieme combattono e vincono ogni male.

Si aprono così i versetti finali del Salmo con la visione del sovrano trionfante che, appoggiato dal Signore, avendo ricevuto da Lui potere e gloria (cfr v. 2), si oppone ai nemici sbaragliando gli avversari e giudicando le nazioni. La scena è dipinta con tinte forti, a significare la drammaticità del combattimento e la pienezza della vittoria regale. Il sovrano, protetto dal Signore, abbatte ogni ostacolo e procede sicuro verso la vittoria. Ci dice: sì, nel mondo c'è tanto male, c'è una battaglia permanente tra il bene e il male, e sembra che il male sia più forte. No, più forte è il Signore, il nostro vero re e sacerdote Cristo, perché combatte con tutta la forza di Dio e, nonostante tutte le cose che ci fanno dubitare sull'esito positivo della storia, vince Cristo e vince il bene, vince l'amore e non l'odio.

È qui che si inserisce la suggestiva immagine con cui si conclude il nostro Salmo, che è anche una parola enigmatica.

lungo il cammino si disseta al torrente,
perciò solleva alta la testa (v. 7).

Nel mezzo della descrizione della battaglia, si staglia la figura del re che, in un momento di tregua e di riposo, si disseta ad un torrente d’acqua, trovando in esso ristoro e nuovo vigore, così da poter riprendere il suo cammino trionfante, a testa alta, in segno di definitiva vittoria. E' ovvio che questa parola molto enigmatica era una sfida per i Padri della Chiesa per le diverse interpretazioni che si potevano dare. Così, per esempio, sant'Agostino dice: questo torrente è l'essere umano, l'umanità, e Cristo ha bevuto da questo torrente facendosi uomo, e così, entrando nell'umanità dell'essere umano, ha sollevato il suo capo e adesso è il capo del Corpo mistico, è il nostro capo, è il vincitore definitivo (cfr Enarratio in Psalmum CIX, 20: PL 36, 1462).

Cari amici, seguendo la linea interpretativa del Nuovo Testamento, la tradizione della Chiesa ha tenuto in grande considerazione questo Salmo come uno dei più significativi testi messianici. E, in modo eminente, i Padri vi hanno fatto continuo riferimento in chiave cristologica: il re cantato dal Salmista è, in definitiva, Cristo, il Messia che instaura il Regno di Dio e vince le potenze del mondo, è il Verbo generato dal Padre prima di ogni creatura, prima dell'aurora, il Figlio incarnato morto e risorto e assiso nei cieli, il sacerdote eterno che, nel mistero del pane e del vino, dona la remissione dei peccati e la riconciliazione con Dio, il re che solleva la testa trionfando sulla morte con la sua risurrezione. Basterebbe ricordare un passo ancora una volta del commento di sant’Agostino a questo Salmo dove scrive: «Era necessario conoscere l’unico Figlio di Dio, che stava per venire tra gli uomini, per assumere l’uomo e per divenire uomo attraverso la natura assunta: egli è morto, risorto, asceso al cielo, si è assiso alla destra del Padre ed ha adempiuto tra le genti quanto aveva promesso … Tutto questo, dunque, doveva essere profetizzato, doveva essere preannunciato, doveva essere segnalato come destinato a venire, perché, sopravvenendo improvviso, non facesse spavento, ma fosse preannunciato, piuttosto accettato con fede, gioia ed atteso. Nell’ambito di queste promesse rientra codesto Salmo, il quale profetizza, in termini tanto sicuri ed espliciti, il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, che noi non possiamo minimamente dubitare che in esso sia realmente annunciato il Cristo» (cfr Enarratio in Psalmum CIX, 3: PL 36, 1447)

L’evento pasquale di Cristo diventa così la realtà a cui ci invita a guardare il Salmo, guardare a Cristo per comprendere il senso della vera regalità, da vivere nel servizio e nel dono di sé, in un cammino di obbedienza e di amore portato "fino alla fine" (cfr. Gv 13,1 e 19,30). Pregando con questo Salmo, chiediamo dunque al Signore di poter procedere anche noi sulle sue vie, nella sequela di Cristo, il re Messia, disposti a salire con Lui sul monte della croce per giungere con Lui nella gloria, e contemplarlo assiso alla destra del Padre, re vittorioso e sacerdote misericordioso che dona perdono e salvezza a tutti gli uomini. E anche noi, resi, per grazia di Dio, «stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa» (cfr 1 Pt 2,9), potremo attingere con gioia alle sorgenti della salvezza (cfr Is 12,3) e proclamare a tutto il mondo le meraviglie di Colui che ci ha «chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa» (cfr 1 Pt 2,9).

Cari amici, in queste ultime Catechesi ho voluto presentarvi alcuni Salmi, preziose preghiere che troviamo nella Bibbia e che riflettono le varie situazioni della vita e i vari stati d’animo che possiamo avere verso Dio. Vorrei allora rinnovare a tutti l’invito a pregare con i Salmi, magari abituandosi a utilizzare la Liturgia delle Ore della Chiesa, le Lodi al mattino, i Vespri alla sera, la Compieta prima di addormentarsi. Il nostro rapporto con Dio non potrà che essere arricchito nel quotidiano cammino verso di Lui e realizzato con maggior gioia e fiducia. Grazie.

[01601-01.01] [Testo originale: Italiano]

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

Sintesi della catechesi in lingua francese

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Sintesi della catechesi in lingua francese

Chers frères et sœurs, le Psaume 109 est l’un des plus célèbres Psaumes royaux. Souvent repris par les auteurs du Nouveau Testament en référence au Messie, il a été écrit pour l’intronisation d’un roi davidique. Mais il dépasse le fait historique et célèbre le Messie glorifié, victorieux de tous ses ennemis, qui siège à la droite de Dieu. Jésus dira de lui-même devant le Sanhédrin qu’Il est le Fils de l’homme qui vient sur les nuées du ciel. Il est le vrai roi, qui vainc définitivement la mort par sa résurrection. Jésus reçoit ce pouvoir de son Père dans la dépendance et l’obéissance, devenant ainsi sur la terre le médiateur du triomphe divin sur le Mal. Engendré dès l’aurore, le Messie naît prince, « éblouissant de sainteté », apportant au peuple la vie divine et le Salut. En Melchisédech, prêtre et roi de Salem, s’unit le pouvoir royal et sacerdotal que Jésus accomplira en le rendant parfait et éternel. Le Christ est le Grand Prêtre toujours vivant qui intercède en faveur de ceux qui s’approchent de Dieu. Il nous montre que la vraie royauté, c’est vivre dans le service et le don de soi, dans l’obéissance et l’amour jusqu’à la fin. Nous aussi, devenus par la grâce de Dieu « race élue, sacerdoce royal, nation sainte », nous pourrons atteindre dans la joie les sources du Salut et proclamer au monde les merveilles de Celui qui nous « a appelés des ténèbres à son admirable lumière ! »

Chers pèlerins francophones présents ce matin, je vous invite à prier davantage les Psaumes. Ils reflètent les situations concrètes de notre vie et de notre relation à Dieu, et ils nourrissent notre prière et celle de l’Église dans la Liturgie des Heures, facilitant notre marche à la suite du Christ. Après demain, je vais visiter le continent africain. Ne l’oubliez pas dans votre prière et dans votre générosité ! Que Dieu vous bénisse !

[01602-03.01] [Texte original: Français]

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

In our catechesis on Christian prayer, we now turn to Psalm 110, one of the famous "royal psalms", originally linked to the enthronement of a Davidic monarch. The Church reads this Psalm as a prophecy of Christ, the messianic king and eternal priest, risen from the dead and seated at the right hand of the Father. Saint Peter, in his speech on the day of Pentecost (Acts 2:32-36), applies its words to the Lord’s victory over death and his exaltation in glory. From ancient times, the mysterious third verse of the Psalm has been interpreted as a reference to the king’s divine sonship, while the fourth verse speaks of him as "a priest for ever, according to the order of Melchizedek". The Letter to the Hebrews specifically applies this imagery to Christ, the Son of God and our perfect high priest, who lives eternally to make intercession for all those who, through him, approach the Father (cf. Heb 7:25). The final verses of the Psalm present the triumphant King as executing judgment over the nations. As we pray this Psalm, we acclaim the victory of our risen Lord and King, while striving to live ever more fully the royal and priestly dignity which is ours as members of his Body through Baptism.

I offer a cordial greeting the many student groups present at today’s Audience. My welcome also goes to the delegation of the American Israel Affairs Committee. Upon all the English-speaking pilgrims present, especially those from Great Britain, Denmark, Norway, Japan, Canada and the United States, I invoke God’s blessings of joy and peace!

[01603-02.01] [Original text: English]

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Mit der Betrachtung des Psalms 110 (oder nach anderer Zählung 109) möchte ich heute die Katechesen über das Psalmengebet schließen. Dieser Königspsalm wurde von der Kirche stets sehr geliebt. Die feierlichen Anfangsworte: »So spricht der Herr zu meinem Herrn: Setze dich mir zur Rechten, und ich lege dir deine Feinde als Schemel unter die Füße« (V. 1), wurden schon im Neuen Testament als messianische Prophetie aufgefaßt und auf Christus bezogen. Er, der Herr, sitzt zur Rechten des Vaters, das heißt, er hat Teil an Gottes Allgegenwart und Herrlichkeit und ist durch die Auferstehung in seine Herrlichkeit mit eingegangen. Durch ihn werden alle Feinde – das Böse, der Tod – besiegt. Die griechische Übersetzung des Alten Testaments, die Septuaginta, die im dritten bis zweiten Jahrhundert vor Christus entstanden ist, fährt fort: »Ich habe dich gezeugt noch vor dem Morgenstern, wie den Tau in der Frühe« (V. 3). Diese Worte ließen notwendigerweise die Christen an die göttliche Herkunft denken, die diesem König zukommt, an die göttliche Herkunft Jesu Christi, die schön, unergründlich und geheimnisvoll ist. Der König, von dem der Psalm redet, kommt von Gott. Er ist der Messias, der den Menschen das göttliche Leben bringt und Mittler von Heiligkeit und Erlösung ist. Dann erwähnt der Psalm den Priester und König Melchisedek und macht ihn zum Vorausbild eines neuen Priestertums, das nicht aus der Zugehörigkeit zu einem bestimmten Stamm herrührt. Er ist ohne Anfang und Ende (vgl. Hebr 7,3) und nimmt im Opfer von Brot und Wein jene Gaben voraus, in denen sich Christus in der Eucharistie darbietet und Leben schenkt. Dieser Priester, dieses Priestertum rettet und tritt für die Menschen vor Gott ein (vgl. Hebr 7,25). Wenn wir Psalm 110 beten, sehen wir wie durch die Heilsgeschichte die große Erwartung, die geheimnisvolle Hoffnung hindurchgeht nach einem König, der Mensch und doch Gott ist, in dem Mensch und Gott beieinander sind; und wir sehen, wie diese Erwartung Gestalt annimmt und unerwartet Wirklichkeit wird in Jesus Christus. Wenn wir den Psalm beten, beten wir mit den Jahrtausenden und beten zugleich mitten in der Gegenwart des Leibes Christi. Wir bitten den Herrn, der zur Rechten Gottes sitzt und der doch einer der Unsrigen ist, einer wie wir ist, daß er uns hinaufhebe in das Licht Gottes und daß er die Mächte des Bösen und den Tod besiege und uns das wahre Leben schenke.

Von Herzen grüße ich alle deutschsprachigen Pilger und Gäste, die zur heutigen Audienz gekommen sind. In den Katechesen der vergangenen Wochen hatte ich einige Psalmen als Beispiele biblischen Betens ausgelegt, und mit der heutigen Katechese schließe ich diese Reihe ab. Ich wollte damit einladen, und es heute noch einmal tun, selber sich mit den Psalmen vertraut zu machen, von ihnen beten zu lernen und durch sie mit der ganzen Kirche, mit Christus selbst zu beten, und so in die innere Beziehung zum lebendigen Gott hineinzuwachsen, der uns die Worte vorgibt und der uns zugleich darin alle menschlichen Dinge ins Göttliche hinüberzieht. Wir wollen den Herrn bitten, daß er uns hilft, immer mehr diese Worte zu verstehen und von ihm selbst, von seinem inspirierten Wort beten zu lernen. Der Herr schenke euch allen seinen Segen.

[01604-05.02] [Originalsprache: Deutsch]

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

Dedicamos la última catequesis sobre la oración del Salterio al salmo 110, uno de los más famosos salmos sobre la realeza. La tradición de la Iglesia, siguiendo el uso y la interpretación que de él hizo el Nuevo Testamento, lo ha considerado siempre como uno de los textos mesiánicos más significativos. El rey que canta el Salmista es Cristo, el Mesías que instaura el Reino de Dios y vence a las potencias del mundo. Él es el verdadero rey que con su resurrección ha entrado en la gloria y está sentado a la derecha del Padre. Él es también el verdadero y definitivo sacerdote que lleva a su cumplimiento definitivo el sacerdocio de Melquisedec y que, en el misterio del pan y del vino, dona la remisión de los pecados y la reconciliación con Dios. Así, este salmo nos invita a mirar a Cristo, su misterio pascual, para comprender el sentido de la verdadera realeza, vivida en el servicio y en el don de sí. Rezando con este salmo pedimos al Señor que nos ayude a caminar siguiendo a Cristo, el Rey Mesías, dispuestos a subir con Él al monte de la cruz para llegar con Él a la gloria.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los fieles de la Diócesis de San Cristóbal, Venezuela, acompañados por su Obispo, Monseñor Mario Moronta, a las religiosas Hijas de María Inmaculada, así como a los grupos provenientes de España, México, Chile, Colombia, El Salvador y otros países latinoamericanos. Invito a todos a enriquecer vuestra relación con Dios con el rezo piadoso de los salmos, especialmente en la liturgia de las horas. Muchas gracias por vuestra visita.

[01605-04.01] [Texto original: Español]

Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs,

Hoje concluímos as nossas catequeses sobre a oração do Saltério, meditando o Salmo 110. Trata-se de uma oração, inicialmente relacionada com a entronização de um rei da linhagem de Davi, que foi assumindo uma dimensão cada vez mais ampla, até se tornar numa celebração do Messias vitorioso, glorificado à direita de Deus. Por isso mesmo, este salmo está entre os mais citados no Novo Testamento: Jesus mesmo menciona este texto, ao referir-se à identidade do Messias. E a tradição da Igreja interpretou o nosso salmo em chave cristológica: Cristo é o rei celebrado pelo Salmista, o Messias que instaura o Reino de Deus e vence as potências do mundo; Ele é o Verbo gerado pelo Pai, antes da aurora; Com a sua ressurreição, triunfa sobre a morte e torna-se o sacerdote eterno que, no mistério do pão e do vinho, nos alcança a remissão dos pecados e a reconciliação com Deus. Rezando com este Salmo, pedimos ao Senhor que nos conceda continuar no seguimento de Cristo, o Rei Messias, dispostos a subir com Ele até ao monte da Cruz para chegar à glória da Ressurreição.

Queridos peregrinos de língua portuguesa, sede bem-vindos! Saúdo todos os fiéis brasileiros, particularmente, os grupos de São Paulo e Brasília. Ao concluir este ciclo de catequeses sobre a oração no Saltério, convido-vos a rezar sempre mais com os salmos, para assim enriquecerdes a vossa relação diária com Deus. E que as suas bênçãos desçam sobre vós e vossas famílias!

[01606-06.01] [Texto original: Português]

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

Saluto in lingua polacca

Saluto in lingua croata

Saluto in lingua slovacca

Saluto in lingua italiana

Saluto in lingua polacca

Witam serdecznie pielgrzymów polskich. Szczególnie pozdrawiam Kolegium Rektorów Uczelni Wrocławia, Opola, Częstochowy i Zielonej Góry. Dziękuję za nadany mi przez to Gremium honorowy Laur Akademicki. W tym wyróżnieniu dostrzegam wyraz uznania dla Kościoła za promocję edukacji i kultury. Ich Magnificencjom, Rektorom Uczelni, ich wspólnotom akademickim, wam wszystkim tu obecnym i waszym bliskim, z serca błogosławię.

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. In modo particolare saluto il Collegio dei Rettori Magnifici degli Atenei di Wrocław, Opole, Częstochowa e Zielona Góra. Esprimo la mia gratitudine per l’onorifico "Alloro" Accademico conferitomi da questo illustre Corpo. In questo riconoscimento vedo l’apprezzamento per l’impegno della Chiesa nel campo educativo e culturale. Benedico di cuore i Rettori Magnifici, le loro comunità accademiche, voi tutti qui presenti e i vostri cari.]

[01607-09.01] [Testo originale: Polacco]

Saluto in lingua croata

Upućujem srdačan pozdrav svim hrvatskim hodočasnicima, a osobito bračnim parovima iz Splita te vjernicima iz Čerina i Ljubuškog. Dragi prijatelji, Isus voli obitelj! Crkva treba obitelji! Dok upravljam molitve Bogu da blagoslovi vas i vaše najmilije, potičem vas da tu istinu hrabro svjedočite svojim kršćanskim životom. Hvaljen Isus i Marija!

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini Croati, in modo particolare alle coppie di coniugi, come pure ai fedeli di Čerin e di Ljubuški. Cari amici, Gesù ama la famiglia! La Chiesa ha bisogno delle famiglie! Mentre supplico Dio di benedire voi e i vostri cari, vi esorto a testimoniare coraggiosamente con la vostra vita cristiana la centralità della famiglia. Siano lodati Gesù e Maria!]

[01608-AA.01] [Testo originale: Croato]

Saluto in lingua slovacca

Zo srdca pozdravujem slovenských pútnikov, osobitne z Bratislavy a Žiliny. Bratia a sestry, pozajtra sa v rímskych bazilikách svätých apoštolov Petra a Pavla bude sláviť Výročie ich posviacky. Nech návšteva týchto posvätných miest zveľadí vašu lásku k Cirkvi, ktorá je postavená na svedectve apoštolov. Všetkých vás žehnám. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Saluto di cuore i pellegrini slovacchi, particolarmente quelli provenienti da Bratislava e Žilina. Fratelli e sorelle, dopodomani nelle Basiliche Romane dei Santi Apostoli Pietro e Paolo si celebrerà la festa della Dedicazione. La visita di questi luoghi sacri approfondisca il vostro amore per la Chiesa, fondata sulla testimonianza degli Apostoli. A tutti la mia benedizione. Sia lodato Gesù Cristo!]

[01609-AA.01] [Testo originale: Slovacco]

Saluto in lingua italiana

Cari fratelli e sorelle,

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto voi, Suore Oblate del Divino Amore, che state celebrando il Capitolo Generale ed assicuro la mia preghiera affinché lo Spirito Santo infonda nei vostri cuori i suoi doni. Saluto i pellegrini di Perugia-Città della Pieve, qui convenuti numerosissimi con il loro Arcivescovo Mons. Gualtiero Bassetti. Cari amici, vi incoraggio a rafforzare la vostra adesione al Vangelo per essere sempre disponibili e pronti a compiere la volontà del Signore, diventando in ogni ambiente strumenti del suo amore misericordioso. E saluto voi, fedeli della Diocesi di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia, accompagnati dal vostro Pastore Mons. Claudio Giuliodori ed auspico che il ricordo del vostro concittadino Papa Pio VIII, di cui ricorre quest’anno il 250° anniversario della nascita, ravvivi in ciascuno il desiderio di approfondire sempre più la vita di fede. Saluto voi, fedeli della parrocchia di S. Margherita in Bultei, e vi auguro di essere messaggeri di gioia e di condivisione fraterna.

Saluto infine i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli. Ieri abbiamo ricordato S. Alberto Magno, dottore della Chiesa e oggi facciamo memoria di S. Margherita di Scozia, operatrice di misericordia e di S. Gertrude, monaca cistercense. Il loro esempio e la loro intercessione incoraggino voi, cari giovani, a rimanere sempre fedeli al Signore; aiutino voi, cari ammalati, a saper accogliere con sereno abbandono quanto il Signore dona in ogni situazione della vita; sostengano voi, cari sposi novelli, nel formare una famiglia veramente cristiana.

[01610-01.02] [Testo originale: Italiano]

[B0674-XX.01]