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CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL CONVEGNO INTERNAZIONALE "VIRGO DIGNA COELO. CATERINA E LA SUA EREDITÀ. NEL 550° ANNIVERSARIO DELLA CANONIZZAZIONE DI SANTA CATERINA DA SIENA" (ROMA-SIENA, 27-29 OTTOBRE 2011), 21.10.2011


CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL CONVEGNO INTERNAZIONALE "VIRGO DIGNA COELO. CATERINA E LA SUA EREDITÀ. NEL 550° ANNIVERSARIO DELLA CANONIZZAZIONE DI SANTA CATERINA DA SIENA" (ROMA-SIENA, 27-29 OTTOBRE 2011)

INTERVENTO DEL REV.MO P. BERNARD ARDURA, O. PRAEM.

INTERVENTO DEL DOTT. UMBERTO UTRO

INTERVENTO DEL REV.DO FRA BERNARDINO PRELLA, O.P.

Alle ore 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, ha luogo una Conferenza Stampa di presentazione del Convegno Internazionale di studi "Virgo digna coelo. Caterina e la sua eredità. Nel 550° anniversario della canonizzazione di Santa Caterina da Siena" (Roma-Siena, 27-29 ottobre 2011).
Intervengono: il Rev.mo P. Bernard Ardura, O. Praem., Presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche; il Dr. Umberto Utro, Curatore del Reparto di Antichità Cristiane dei Musei Vaticani; il Rev.do Fra Bernardino Prella, O.P., Socio per l’Italia e Malta del Maestro dell’Ordine dei Frati Predicatori.
Ne pubblichiamo di seguito gli interventi:

INTERVENTO DEL REV.MO P. BERNARD ARDURA, O. PRAEM.

Il Convegno dedicato a Santa Caterina da Siena e alla sua eredità è organizzato dal Pontificio Comitato di Scienze Storiche, in collaborazione con l’Ordine domenicano, l’Arcidiocesi di Siena e il centro internazionale di Studi cateriniani.

Questo evento segna un momento importante della ricerca storica sulla patrona d’Italia, vent’anni dopo un grande convegno svoltosi a Roma nel 1980.

Quale è l’originalità di questo Convegno? L’impostazione generale del Convegno e delle singole relazioni tende a superare lo stretto quadro trecentesco in cui visse la Santa senese, per indagare la sua complessa eredità, grazie ad una indagine pluridisciplinare che permetterà di vedere la figura di Santa Caterina analizzata nelle sue rielaborazioni tra il Medioevo e l’Età moderna, ai vari livelli: agiografico, teologico, letterario ed iconografico.

D’altronde, abbiamo scelto di organizzare un tale Convegno nel 550° anniversario della canonizzazione di Santa Caterina, avvenuta il 29 giugno 1461, ad opera di Papa Pio II Piccolomini. Questi intendeva con la canonizzazione dare un solenne riconoscimento al servizio reso da Caterina alla Sede Apostolica – non aveva riportato il Papa da Avignone a Roma? – e rispondere alle attese sia dei Senesi sia dei Domenicani.

Dopo la prolusione del Cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il Convegno si articolerà in quattro sessioni che permetteranno di approfondire la vita della Santa e il suo influsso, tenendo conto che era semianalfabeta e che pertanto i suoi scritti sono in maggioranza dettati. Infatti, ella ha avuto un grande riconoscimento anche sul piano della teologia, a tal punto che Papa Paolo VI la dichiarò Dottore della Chiesa, il 4 ottobre 1970, per la sua alta teologia e il suo influsso sul rinnovamento di questa scienza.

La seconda sessione sarà dedicata al processo di canonizzazione, che permetterà di rivisitare i modelli di santità femminile fra ‘300 e ‘400. e la documentazione processuale, dalla Legenda maior di Raimondo da Capua, al processo castellano e alla stesura dell’Ufficio liturgico della Santa.

La terza sessione sarà interamente dedicata ai rapporti tra Santa Caterina e le varie osservanze religiose del tempo, a Siena ma anche in tutta l’Italia centrale. Ma l’influsso di Caterina non si limita all’attività della Santa durante la sua vita terrena; esso si diffonde anche dopo la sua morte grazie ai sermoni dei Domenicani per celebrare la sua memoria. Lo studio permette di individuare un fitto intreccio di rapporti tra la Santa senese, gli eremiti e il movimento femminile domenicano del ‘400.

Nella quarta sessione, vedremo che possiamo studiare e celebrare Santa Caterina oggi, perché la sua memoria è sempre rimasta viva nel popolo cristiano e il suo influsso non è mai cessato di arricchire la Chiesa principalmente attraverso l’agiografia, e la cultura letteraria grazie in particolare al suo magnifico epistolario.

L’ultimo giorno si svolgerà a Siena, con l’inaugurazione della mostra documentaria "Caterina da Siena e il processo di canonizzazione", e la tenuta dell’ultima sessione del Convegno, dedicata a "Caterina nell’arte", perché la figura di Caterina supera ampiamente la sua esistenza terrena e assume un forte valore simbolico, che, alla vigilia dell’Anno della Fede, ci rammenta la fede incrollabile di cui ella fu portatrice e che la rese madre spirituale di tanti cristiani.

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INTERVENTO DEL DOTT. UMBERTO UTRO

Il convegno cateriniano di Roma e Siena che viene oggi presentato prevede anche un’importante sessione iconografica, che intende indagare l’eredità della Mistica senese anche in quanto protagonista dell’arte cristiana a partire dalla fine del Medioevo.

La sessione su Caterina nell’arte avrà sede nella Sala capitolare del Convento di San Domenico a Siena, il 29 ottobre alle ore 15, e sarà presieduta dal Prof. Paolo Nardi, docente di Storia del Diritto all’Università degli Studi di Siena, che è anche Priore Generale dell’Associazione Internazionale dei Caterinati, nonché membro del Pontificio Comitato di Scienze Storiche. Al Prof. Nardi si deve la curatela scientifica della Mostra documentaria su Caterina da Siena e il processo di canonizzazione, che sarà inaugurata la mattina dello stesso 29 ottobre prossimo nell’Archivio di Stato di Siena, nell’ambito del Convegno e delle celebrazioni del 550° anniversario della canonizzazione di Caterina.

Si avvicenderanno nel ruolo di relatori in questa sessione del Convegno alcuni noti esperti e studiosi di Storia dell’Arte, che approfondiranno gli elementi fondamentali dell’Iconografia cateriniana.

In particolare, aprirà la sessione l’intervento della Prof.ssa Diega Giunta, Presidente del Centro Internazionale di Studi Cateriniani, su Iconografia cateriniana: committenza e aree di diffusione, tipologia. La Professoressa Giunta è la più autorevole specialista dell’immagine di Caterina nell’arte ed è autrice, insieme a Lidia Bianchi, della monumentale Iconografia di Santa Caterina da Siena pubblicata per i tipi di Città Nuova, che è tuttora il principale studio iconografico sulla Santa senese.

Il suo intervento è continuato idealmente dall’altro della Prof.ssa Martine Boiteux, dell’École des Hautes Études en Sciences Sociales (Paris, Roma) su L’immagine di Caterina nell’iconografia moderna. La Professoressa Boiteux, eminente studiosa di storia dell’arte e antropologia culturale, evidenzierà per il tramite delle immagini – secondo una caratteristica del suo metodo d’indagine – la rilevanza storica di Caterina e della sua eredità spirituale, sociale e politica nell’Italia e nell’Europa in età moderna.

Tra i due interventi si colloca la relazione del Prof. Raffaele Argenziano, docente di Storia dell’Arte Medievale all’Università di Siena, che approfondirà un "caso" particolare e significativo dell’iconografia cateriniana (Suor Domenica da Paradiso: l’eredità figurativa cateriniana nell’iconografia di una mistica di primo Cinquecento).

Terminerà la sessione – prima delle Conclusioni del Convegno stesso, affidate alla Prof.ssa Anna Benvenuti, docente di Storia Medievale all’Università di Firenze e tra le più note studiose di agiografia femminile medievale – l’intervento del Prof. Vitaliano Tiberia, Presidente della Pontificia Insigne Accademia dei Virtuosi al Pantheon, su La basilica di Santa Maria sopra Minerva e la tomba di Santa Caterina, il cenotafio quattrocentesco racchiuso oggi nell’altar maggiore della basilica domenicana romana che ne custodisce con vanto (pur senza il capo, in San Domenico a Siena) le venerate spoglie.

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 INTERVENTO DEL REV.DO FRA BERNARDINO PRELLA, O.P.

Il legame più significativo e più profondo che unisce l’Ordine alla sua grande Santa, Caterina da Siena, Dottore della Chiesa e Co-Patrona d’Italia e d’Europa, è quanto viene espresso nello stesso motto dell’Ordine dei Predicatori: Veritas, la Verità.

La Verità è Gesù Cristo (cf Vangelo secondo Giovanni: "Io sono la via, la verità e la vita", 14,6).

Gesù infatti è la verità di Dio per gli uomini e le donne di tutti i tempi, perché in Lui, Figlio Unigenito incarnato, morto, risorto e glorificato, si realizza e si manifesta la misericordia e la giustizia del Padre, principio della giustificazione (Lettera ai Romani 3,21) offerta gratuitamente a tutti coloro che credono alla salvezza operata dal Padre nel sangue di Gesù (Ibidem, 3,25) e della loro stessa glorificazione (cf Vangelo secondo Giovanni, 17,22).

Nei suoi scritti, da lei dettati, soprattutto nel Dialogo della divina Provvidenza e nelle numerose Lettere (in tutto, 383), Caterina utilizza espressioni ed immagini vive ed audaci per comunicare questa Verità, rivolgendosi con somma libertà a tutti, ai semplici ed ai grandi della Terra e della Chiesa, sapendo denunciare con fermezza i peccati dei laici ed ancor più quelli dei frati, del clero e dei prelati, ma sempre offrendo a tutti la speranza della infinita misericordia divina.

Alcuni esempi:

1. Già nella vita sociale, anche all’interno della Chiesa – scrive Caterina a papa Urbano VI (Lettera, 291) –, la giustizia deve essere "condita di misericordia", "ché, se giustizia senza misericordia fusse, sarebbe con la tenebra della crudeltà"

2. Ma il cuore di Dio poi è più assetato di misericordia che di giustizia, dato che è per la sua misericordia che vuole la soddisfazione della colpa, e non viceversa, come spesso vien detto ed anche insegnato (cf Lettera, 76 e 349)

3. Quindi, il peccato più grave che possa essere commesso dall’uomo consiste nel ritenere che il proprio peccato e la propria miseria siano più grandi della misericordia di Dio (Dialogo, XXXVII, 311-312)

4. E Giuda dispiacque più a Dio ed offese maggiormente Gesù con la sua disperazione che non con il suo tradimento (Dialogo, XXXVII, 316-318)

5. Dio infatti non teme che la sua misericordia sia strumentalizzata, quando presuntuosamente le persone continuano a peccare confidando appunto nella misericordia divina, ma piuttosto ne teme il disprezzo (Dialogo, XXXVII, 314-315)

6. Questo "tollerare" l’abuso della sua misericordia è da parte di Dio una specie di "dolce inganno" (Dialogo, CXXXII, 2840), con il quale Egli permette ai peccatori di abituarsi comunque ad affidarsi alla sua misericordia, anche se in un modo riprovevole, per conservali sempre nella speranza della misericordia: "Questo fa la mia misericordia, di farlo’ sperare nella vita loro nella misericordia, ben che Io non lo ‘l do perché essi offendano con la misericordia, ma perché si dilatino in carità e in considerazione della bontà mia. Ma essi l’usano tutta in contrario, però che con la speranza che essi ànno presa della mia misericordia m’offendono. E nondimeno Io gli pure conservo nella speranza della misericordia, perché ne l’ultimo della morte essi abbino a che ataccarsi e al tutto non vengano meno nella reprensione e non giongano a disperazione. Però che molto più è spiacevole a me, e danno a loro, questo ultimo peccato del disperarsi, che tutti gli altri mali che egli à commessi" (Dialogo, CXXXII, 2798-2810)

7. Ed il Padre riconosce che è costretto a ciò solamente dal suo amore e dalla preghiera dei suoi servi fedeli: "l’amore mi costrigne, perché v’amai prima che voi fuste. Senza essere amato da voi, Io v’amai ineffabilemente. Esso mi costrigne a farlo, e l’orazioni dei servi miei…" (Dialogo, CXLIII, 927-930)

8. Anche nel giudizio il volto di Cristo rimarrà sempre lo stesso, il volto dell’Amore misericordioso, "la mutazione della faccia non sarà in lui quando verrà a giudicare con la maiestà mia, ma in coloro che saranno giudicati da lui". Avverrà cioè una specie di proiezione del proprio cuore sul volto di Cristo e ognuno di noi vedrà, sul volto dell’Amore, se stesso nella Verità.

La Verità dell’uomo è vivere da risorgenti, perché partecipi della risurrezione di Gesù, in un mondo di morituri e questo modo di vivere diventa possibile, per Caterina, se ci si avvicina sempre di più al mistero della caverna del costato di Cristo (Dialogo, CXXIV, 1527).

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