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L’UDIENZA GENERALE, 19.10.2011


L’UDIENZA GENERALE

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE  

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE  

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana, continuando il ciclo di catechesi sulla preghiera, il Papa ha incentrato la sua meditazione sul Salmo 136, il "Grande Hallel".
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

oggi vorrei meditare con voi un Salmo che riassume tutta la storia della salvezza di cui l’Antico Testamento ci dà testimonianza. Si tratta di un grande inno di lode che celebra il Signore nelle molteplici, ripetute manifestazioni della sua bontà lungo la storia degli uomini; è il Salmo 136 – o 135 secondo la tradizione greco-latina.

Solenne preghiera di rendimento di grazie, conosciuto come il "Grande Hallel", questo Salmo è tradizionalmente cantato alla fine della cena pasquale ebraica ed è stato probabilmente pregato anche da Gesù nell’ultima Pasqua celebrata con i discepoli; ad esso sembra infatti alludere l’annotazione degli Evangelisti: «Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi» (cfr Mt 26,30; Mc 14,26). L’orizzonte della lode illumina così la difficile strada del Golgota. Tutto il Salmo 136 si snoda in forma litanica, scandito dalla ripetizione antifonale «perché il suo amore è per sempre». Lungo il componimento, vengono enumerati i molti prodigi di Dio nella storia degli uomini e i suoi continui interventi in favore del suo popolo; e ad ogni proclamazione dell’azione salvifica del Signore risponde l’antifona con la motivazione fondamentale della lode: l’amore eterno di Dio, un amore che, secondo il termine ebraico utilizzato, implica fedeltà, misericordia, bontà, grazia, tenerezza. È questo il motivo unificante di tutto il Salmo, ripetuto in forma sempre uguale, mentre cambiano le sue manifestazioni puntuali e paradigmatiche: la creazione, la liberazione dell’esodo, il dono della terra, l’aiuto provvidente e costante del Signore nei confronti del suo popolo e di ogni creatura.

Dopo un triplice invito al rendimento di grazie al Dio sovrano (vv. 1-3), si celebra il Signore come Colui che compie «grandi meraviglie» (v. 4), la prima delle quali è la creazione: il cielo, la terra, gli astri (vv. 5-9). Il mondo creato non è un semplice scenario su cui si inserisce l’agire salvifico di Dio, ma è l’inizio stesso di quell’agire meraviglioso. Con la creazione, il Signore si manifesta in tutta la sua bontà e bellezza, si compromette con la vita, rivelando una volontà di bene da cui scaturisce ogni altro agire di salvezza. E nel nostro Salmo, riecheggiando il primo capitolo della Genesi, il mondo creato è sintetizzato nei suoi elementi principali, insistendo in particolare sugli astri, il sole, la luna, le stelle, creature magnifiche che governano il giorno e la notte. Non si parla qui della creazione dell’essere umano, ma egli è sempre presente; il sole e la luna sono per lui - per l'uomo - per scandire il tempo dell’uomo, mettendolo in relazione con il Creatore soprattutto attraverso l’indicazione dei tempi liturgici.

Ed è proprio la festa di Pasqua che viene evocata subito dopo, quando, passando al manifestarsi di Dio nella storia, si inizia con il grande evento della liberazione dalla schiavitù egiziana, dell’esodo, tracciato nei suoi elementi più significativi: la liberazione dall'Egitto con la piaga dei primogeniti egiziani, l’uscita dall’Egitto, il passaggio del Mar Rosso, il cammino nel deserto fino all’entrata nella terra promessa (vv. 10-20). Siamo nel momento originario della storia di Israele. Dio è intervenuto potentemente per portare il suo popolo alla libertà; attraverso Mosè, suo inviato, si è imposto al faraone rivelandosi in tutta la sua grandezza ed, infine, ha piegato la resistenza degli Egiziani con il terribile flagello della morte dei primogeniti. Così Israele può lasciare il Paese della schiavitù, con l’oro dei suoi oppressori (cfr Es 12,35-36), «a mano alzata» (Es 14,8), nel segno esultante della vittoria. Anche al Mar Rosso il Signore agisce con misericordiosa potenza. Davanti ad un Israele spaventato alla vista degli Egiziani che lo inseguono, tanto da rimpiangere di aver lasciato l’Egitto (cfr Es 14,10-12), Dio, come dice il nostro Salmo, «divise il Mar Rosso in due parti […] in mezzo fece passare Israele […] vi travolse il faraone e il suo esercito» (vv. 13-15). L’immagine del Mar Rosso "diviso" in due, sembra evocare l’idea del mare come un grande mostro che viene tagliato in due pezzi e così reso inoffensivo. La potenza del Signore vince la pericolosità delle forze della natura e di quelle militari messe in campo dagli uomini: il mare, che sembrava sbarrare la strada al popolo di Dio, lascia passare Israele all’asciutto e poi si richiude sugli Egiziani travolgendoli. «La mano potente e il braccio teso» del Signore (cfr Deut 5,15; 7,19; 26,8) si mostrano così in tutta la loro forza salvifica: l’ingiusto oppressore è stato vinto, inghiottito dalle acque, mentre il popolo di Dio "passa in mezzo" per continuare il suo cammino verso la libertà.

A questo cammino fa ora riferimento il nostro Salmo ricordando con una frase brevissima il lungo peregrinare di Israele verso la terra promessa: «Guidò il suo popolo nel deserto, perché il suo amore è per sempre» (v. 16). Queste poche parole racchiudono un’esperienza di quarant’anni, un tempo decisivo per Israele che lasciandosi guidare dal Signore impara a vivere di fede, nell’obbedienza e nella docilità alla legge di Dio. Sono anni difficili, segnati dalla durezza della vita nel deserto, ma anche anni felici, di confidenza nel Signore, di fiducia filiale; è il tempo della "giovinezza", come lo definisce il profeta Geremia parlando a Israele, a nome del Signore, con espressioni piene di tenerezza e di nostalgia: «Mi ricordo di te, dell’affetto della tua giovinezza, dell’amore al tempo del tuo fidanzamento, quando mi seguivi nel deserto, in terra non seminata» (Ger 2,2). Il Signore, come il pastore del Salmo 23 che abbiamo contemplato in una catechesi, per quarant’anni ha guidato il suo popolo, lo ha educato e amato, conducendolo fino alla terra promessa, vincendo anche le resistenze e l’ostilità di popoli nemici che volevano ostacolarne il cammino di salvezza (cfr vv. 17-20).

Nello snodarsi delle «grandi meraviglie» che il nostro Salmo enumera, si giunge così al momento del dono conclusivo, nel compiersi della promessa divina fatta ai Padri: «Diede in eredità la loro terra, perché il suo amore è per sempre; in eredità a Israele suo servo, perché il suo amore è per sempre» (vv. 21-22). Nella celebrazione dell’amore eterno del Signore, si fa ora memoria del dono della terra, un dono che il popolo deve ricevere senza mai impossessarsene, vivendo continuamente in un atteggiamento di accoglienza riconoscente e grata. Israele riceve il territorio in cui abitare come "eredità", un termine che designa in modo generico il possesso di un bene ricevuto da un altro, un diritto di proprietà che, in modo specifico, fa riferimento al patrimonio paterno. Una delle prerogative di Dio è di "donare"; e ora, alla fine del cammino dell’esodo, Israele, destinatario del dono, come un figlio, entra nel Paese della promessa realizzata. È finito il tempo del vagabondaggio, sotto le tende, in una vita segnata dalla precarietà. Ora è iniziato il tempo felice della stabilità, della gioia di costruire le case, di piantare le vigne, di vivere nella sicurezza (cfr Dt 8,7-13). Ma è anche il tempo della tentazione idolatrica, della contaminazione con i pagani, dell’autosufficienza che fa dimenticare l’Origine del dono. Perciò il Salmista menziona l’umiliazione e i nemici, una realtà di morte in cui il Signore, ancora una volta, si rivela come Salvatore: «Nella nostra umiliazione si è ricordato di noi, perché il suo amore è per sempre; ci ha liberati dai nostri avversari, perché il suo amore è per sempre» (vv. 23-24).

A questo punto nasce la domanda: come possiamo fare di questo Salmo una preghiera nostra, come possiamo appropriarci, per la nostra preghiera, di questo Salmo? Importante è la cornice del Salmo, all’inizio e alla fine: è la creazione. Ritorneremo su questo punto: la creazione come il grande dono di Dio del quale viviamo, nel quale Lui si rivela nella sua bontà e grandezza. Quindi, tener presente la creazione come dono di Dio è un punto comune per noi tutti. Poi segue la storia della salvezza. Naturalmente noi possiamo dire: questa liberazione dall'Egitto, il tempo del deserto, l’entrata nella Terra Santa e poi gli altri problemi, sono molto lontani da noi, non sono la nostra storia. Ma dobbiamo stare attenti alla struttura fondamentale di questa preghiera. La struttura fondamentale è che Israele si ricorda della bontà del Signore. In questa storia ci sono tante valli oscure, ci sono tanti passaggi di difficoltà e di morte, ma Israele si ricorda che Dio era buono e può sopravvivere in questa valle oscura, in questa valle della morte, perché si ricorda. Ha la memoria della bontà del Signore, della sua potenza; la sua misericordia vale in eterno. E questo è importante anche per noi: avere una memoria della bontà del Signore. La memoria diventa forza della speranza. La memoria ci dice: Dio c'è, Dio è buono, eterna è la sua misericordia. E così la memoria apre, anche nell'oscurità di un giorno, di un tempo, la strada verso il futuro: è luce e stella che ci guida. Anche noi abbiamo una memoria del bene, dell'amore misericordioso, eterno di Dio. La storia di Israele è già una memoria anche per noi, come Dio si è mostrato, si è creato un suo popolo. Poi Dio si è fatto uomo, uno di noi: è vissuto con noi, ha sofferto con noi, è morto per noi. Rimane con noi nel Sacramento e nella Parola. E' una storia, una memoria della bontà di Dio che ci assicura la sua bontà: il suo amore è eterno. E poi anche in questi duemila anni della storia della Chiesa c'è sempre, di nuovo, la bontà del Signore. Dopo il periodo oscuro della persecuzione nazista e comunista, Dio ci ha liberati, ha mostrato che è buono, che ha forza, che la sua misericordia vale per sempre. E, come nella storia comune, collettiva, è presente questa memoria della bontà di Dio, ci aiuta, ci diventa stella della speranza, così anche ognuno ha la sua storia personale di salvezza, e dobbiamo realmente far tesoro di questa storia, avere sempre presente la memoria delle grandi cose che ha fatto anche nella mia vita, per avere fiducia: la sua misericordia è eterna. E se oggi sono nella notte oscura, domani Egli mi libera perché la sua misericordia è eterna.

Ritorniamo al Salmo, perché, alla fine, ritorna alla creazione. Il Signore – così dice - «dà il cibo a ogni vivente, perché il suo amore è per sempre» (v. 25). La preghiera del Salmo si conclude con un invito alla lode: «Rendete grazie al Dio del cielo, perché il suo amore è per sempre». Il Signore è Padre buono e provvidente, che dà l’eredità ai propri figli ed elargisce a tutti il cibo per vivere. Il Dio che ha creato i cieli e la terra e le grandi luci celesti, che entra nella storia degli uomini per portare alla salvezza tutti i suoi figli è il Dio che colma l’universo con la sua presenza di bene prendendosi cura della vita e donando pane. L’invisibile potenza del Creatore e Signore cantata nel Salmo si rivela nella piccola visibilità del pane che ci dà, con il quale ci fa vivere. E così questo pane quotidiano simboleggia e sintetizza l’amore di Dio come Padre, e ci apre al compimento neotestamentario, a quel "pane di vita", l’Eucaristia, che ci accompagna nella nostra esistenza di credenti, anticipando la gioia definitiva del banchetto messianico nel Cielo.

Fratelli e sorelle, la lode benedicente del Salmo 136 ci ha fatto ripercorrere le tappe più importanti della storia della salvezza, fino a giungere al mistero pasquale, in cui l’azione salvifica di Dio arriva al suo culmine. Con gioia riconoscente celebriamo dunque il Creatore, Salvatore e Padre fedele, che «ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16). Nella pienezza dei tempi, il Figlio di Dio si fa uomo per dare la vita, per la salvezza di ciascuno di noi, e si dona come pane nel mistero eucaristico per farci entrare nella sua alleanza che ci rende figli. A tanto giunge la bontà misericordiosa di Dio e la sublimità del suo "amore per sempre".

Voglio perciò concludere questa catechesi facendo mie le parole che San Giovanni scrive nella sua Prima Lettera e che dovremmo sempre tenere presenti nella nostra preghiera: «Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente» (1Gv 3,1). Grazie.

[01444-01.01] [Testo originale: Italiano]

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE  

Sintesi della catechesi in lingua francese

Sintesi della catechesi in lingua inglese  

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Sintesi della catechesi in lingua spagnola  

Sintesi della catechesi in lingua portoghese  

Sintesi della catechesi in lingua francese  

Chers frères et sœurs, le Psaume 136 appelé le ‘Grand Hallel’, reprend toute l’histoire du Salut dont l’Ancien Testament témoigne. Cet hymne de louanges célèbre le Seigneur à travers les nombreuses manifestions de sa bonté au cours de l’histoire des hommes. Traditionnellement chanté lors de la Cène pascale hébraïque, il a été probablement prié par Jésus lors de la dernière Pâque célébrée avec les disciples. Cette litanie est scandée par « Eternel est son amour », refrain qui répond à chaque intervention de Dieu en faveur de son peuple. Le motif fondamental de la louange est l’amour éternel de Dieu. Dès la Création, Dieu se révèle comme voulant le bien et donnant la vie. Après la libération d’Égypte, est décrit le long et éprouvant chemin vers la liberté, dans le désert où Israël apprend à vivre de foi et à obéir aux lois de Dieu. En bon pasteur plein de tendresse, le Seigneur conduit son peuple vers la Terre promise. Cet « héritage » est un don, qu’il doit recevoir sans jamais s’en emparer, l’accueillant comme un fils, avec gratitude et reconnaissance. Chers amis, le salut d’Israël et de l’humanité est lié à la fidélité de Dieu qui se souvient. Tandis que l’homme oublie facilement Dieu, Lui reste fidèle. Louons et célébrons avec une joie profonde le Créateur, Sauveur et Père qui nous a donné son Fils unique pour que celui qui croit ne se perde pas, mais ait la vie éternelle.

Je salue les pèlerins francophones, particulièrement les groupes de pèlerins venus de France, de Suisse, du Canada, ainsi que les jeunes des collèges Saint Joseph du Parchamp, Sainte Geneviève, Notre Dame de Bourbourg, et les lycéens de Sète et du Lot-et-Garonne. Par la foi, devenons chaque jour plus conscient de la présence de Dieu dans notre vie. Demandez-lui d’éclairer vos choix et de fortifier votre amour. Bon pèlerinage à tous !

[01445-03.01] [Texte original: Français]

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

In our continuing catechesis on Christian prayer, we now turn to Psalm 136. Known as the Great Hallel, this Psalm is a great hymn of praise which was traditionally sung at the conclusion of the Passover meal. As such, it was probably sung by Jesus and his disciples at the Last Supper (cf. Mt 26:30). The Psalm takes the form of a litany praising God’s mighty deeds in the creation of the world and in the history of Israel; each reference to God’s saving work is followed by the refrain: "For his steadfast love endures for ever". It is God’s faithful love, in fact, which is revealed in the ordered beauty of the universe and in the great events of Israel’s liberation from slavery and the pilgrimage of the Chosen People to the land of promise. As we sing this great litany of God’s mighty works, we give thanks that the depth of his steadfast and merciful love was fully revealed in the coming of his only-begotten Son. In Christ, we see clearly "what love the Father has given us, that we should be called children of God, for that is what we are" (1 Jn 3:1).

I offer cordial greetings to all the English-speaking pilgrims and visitors present at today’s Audience, especially those from England, Norway, Nigeria, Australia, Indonesia and the United States. My greeting also goes to the members of Legatus visiting Rome on pilgrimage and to the group of Lutheran pilgrims from Iceland. I also welcome the group of Anglican seminarians taking part in a month of study in Rome. Upon all of you I invoke God’s blessings of joy and peace!

[01446-02.01] [Original text: English]

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

In der heutigen Katechese möchte ich Psalm 136 betrachten, der ein großes Danklied an Gott für sein gütiges Wirken in der Geschichte des Volkes Israel ist. Mit einem dreifachen Jubelruf – Hallel – richtet der Beter gleich zu Beginn seinen Dank an Jahwe für dessen Liebe, die seine Schöpfung und sein Volk nie verläßt. Durch die ständige, litaneiartige Wiederholung des Verses: „und seine Huld währt ewig" vergewissert sich der Beter gleichsam der Unaufhörlichkeit und Treue des göttlichen Erbarmens. Gott wird als der besungen, der große Wunder tut. In einem Augenblick leuchtet der Schöpfungsvorgang auf: der Himmel, die Erde über den Wassern, die großen Leuchten Sonne und Mond sowie die Sterne. In ihrer Schönheit ist die Schöpfung Ausdruck der Güte des Herrn. Wunderbar ist auch Gottes Wirken in der Geschichte. Er führt das Volk Israel aus der Knechtschaft durch das Rote Meer in das Gelobte Land. Auch hier werden nur einzelne Momente des Geschehens erwähnt: der Tod der Erstgeburt Ägyptens, der erhobene Arm Gottes, die Teilung des Schilfmeers, das Hindurchgehen Israels zwischen den Wassern und das Versinken der Truppen des Pharaos, weiter der Zug durch die Wüste und der Sieg über die Könige Kanaans. Schließlich schenkt Gott dem Volk das Land als Erbteil. Der Psalm weist das Volk Israel und auch uns darauf hin, daß alles, was ist, letztlich Geschenk Gottes ist und daß wir ihm als dem Schöpfer, Erlöser und guten Vater unser Sein verdanken. Psalm 136, das „große Hallel", bildet den Abschluß des jüdischen Passahmahls, und auch Jesus hat dieses Lied mit seinen Jüngern gesungen, selbst beim letzten Passahmahl, bevor er den Weg seines Leidens ging. Sein Kreuzesopfer und sein Sieg über den Tod offenbart in höchster Weise, daß Gottes Huld und Treue ewig währt.

Mit Freude grüße ich alle Pilger und Besucher deutscher Sprache, heute besonders das Domkapitel der Diözese Graz-Seckau, das anläßlich seines 225jährigen Bestehens den Aposteln Petrus und Paulus die Ehre erweist. Wir wollen uns die Psalmen immer neu als Gebet zu eigen machen und uns hineinnehmen lassen in das Vertrauen des Volkes Israel auf die Liebe und Güte des Herrn, die nie endet. Der Heilige Geist geleite euch bei all eurem Tun.

[01447-05.01] [Originalsprache: Deutsch]

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

Meditamos hoy el Salmo 135 [136], llamado el «Gran Hallel», el himno de alabanza a Dios que se cantaba tras la cena de Pascua y que probablemente recitó también Jesús en la Última Cena. En él se proclaman las maravillas que Dios ha hecho a lo largo de la historia de salvación, respondiendo a modo de letanía con el motivo de la alabanza: «Porque es eterna su misericordia». Este motivo unifica el salmo: un amor que implica fidelidad, bondad, gracia. Se enumeran las grandes manifestaciones de este amor: la creación, el comienzo de su maravillosa obra que dará al hombre la posibilidad de reconocer a su Hacedor; la liberación de Israel de Egipto, la intervención poderosa del Señor para dar la libertad a su pueblo, dando origen a la historia de Israel; la entrega de la tierra prometida. La tierra es heredad de Dios, que ha entrado en la historia, sigue actuando en su pueblo y da «da alimento a todo viviente» (v. 25). Este poder creador y providente se abre al cumplimiento neotestamentario en el «pan cotidiano», el «pan de vida», la Eucaristía, en la que Cristo mismo se nos da en persona, haciéndonos entrar en una alianza que nos convierte en hijos.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos venidos de España, México, Panamá y otros países latinoamericanos. Invito a todos a cantar con gozo la alabanza al Señor por el amor eterno que nos tiene.

[01448-04.01] [Texto original: Español]

Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs,

Hoje queria meditar convosco o salmo 136, um solene hino de louvor que celebra as inúmeras manifestações de bondade do Senhor para com os homens. Conhecido como o "Grande Hallel", este salmo é cantado tradicionalmente no final da Ceia pascal hebraica; isso mesmo deve ter feito o próprio Jesus na Última Ceia com seus discípulos. A antífona "eterno é o seu amor" acompanha a narração dos diversos prodígios de Deus na história. De fato, a motivação fundamental do louvor é o amor eterno de Deus: um amor manifestado já desde o início da criação e que vai se reafirmando nos prodígios do Êxodo, na longa travessia do deserto, na conquista da terra prometida, nos momentos de humilhação e desgraça. Por fim, o Salmo louva a bondade de Deus, "que a todo ser vivente alimenta". Assim, sintetiza o amor paternal de Deus por nós e abre-nos à promessa da Eucaristia, o alimento que acompanha a nossa caminhada de fé.

Amados peregrinos de língua portuguesa, sede bem-vindos! A todos saúdo com grande afeto e alegria, de modo especial a quantos vieram do Brasil com o desejo de encontrar o Sucessor de Pedro. "Vede que grande presente de amor o Pai nos deu: sermos chamados filhos de Deus! E nós o somos!" Possa Ele sempre vos abençoar a vós e as vossas famílias! Ide em paz!

[01449-06.01] [Texto original: Português]

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

Saluto in lingua polacca

Saluto in lingua croata

Saluto in lingua slovacca

Saluto in lingua ungherese

Saluto in lingua ceca

Saluto in lingua italiana

Saluto in lingua polacca  

Witam serdecznie pielgrzymów polskich. Szczególnie pozdrawiam uczestników Ogólnopolskiej Pielgrzymki Służby Zdrowia, którzy przybyli do Rzymu, by dziękować Bogu za beatyfikację Jana Pawła II i księdza Jerzego Popiełuszki oraz by upraszać potrzebne łaski dla chorych i tych, którzy im posługują. Za wstawiennictwem świętego Łukasza, patrona Służby Zdrowia, Bogu polecam wasze intencje i wszystkich obecnych tu pielgrzymów. Wam i waszym bliskim z serca błogosławię. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

[Do il mio cordiale benvenuto ai pellegrini polacchi. In modo particolare, saluto i partecipanti al pellegrinaggio pastorale del servizio di assistenza sanitaria nazionale, che vengono a Roma a ringraziare per la beatificazione di Giovanni Paolo II e di Padre Giorgio Popiełuszko e anche per chiedere le grazie per i malati e per coloro che li assistono. Attraverso l’intercessione di san Luca, patrono dei medici, affido a Dio le vostre intenzioni, l’assistenza sanitaria polacca e voi tutti pellegrini qui presenti. Vi benedico di cuore insieme ai vostri cari. Sia lodato Gesù Cristo.]

[01450-09.01] [Testo originale: Polacco]

Saluto in lingua croata

Upućujem srdačan pozdrav svim hrvatskim hodočasnicima, a osobito vjernicima iz Splita. Zadaća je kršćana sveto živjeti. Dok obilazite grobove apostola u gradu Rimu, sjetite se primjera njihovog života kojega su dali za vjernost Kristu. Hvaljen Isus i Marija!

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini Croati, in modo particolare ai fedeli di Spalato. Il compito del cristiano è vivere santamente. Mentre visitate le tombe degli Apostoli, che hanno dato la loro vita per la fedeltà a Cristo, imitate il loro esempio. Siano lodati Gesù e Maria!]

[01451-AA.01] [Testo originale: Croato]

Saluto in lingua slovacca

Zo srdca pozdravujem pútnikov zo Slovenska, osobitne z Bratislavy-Lamača, Novote, Kútov, Grinavy a Limbachu. Bratia a sestry, budúcu nedeľu budeme sláviť Svetový deň misií. Je to výzva na obnovu našej aktívnej spolupráce na misijných dielach Cirkvi. Buďte aj vy misionármi Kristovej Radostnej zvesti, najmä svojimi modlitbami. Všetkých vás žehnám. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Saluto di cuore i pellegrini provenienti dalla Slovacchia, particolarmente quelli da Bratislava-Lamač, Novoť, Kúty, Grinava e Limbach. Fratelli e sorelle, domenica prossima celebreremo la Giornata Missionaria Mondiale. Essa costituisce un invito a rinnovare la nostra attiva cooperazione alle opere missionarie della Chiesa. Siate anche voi missionari della Buona Novella di Cristo, specialmente con le vostre preghiere. A tutti la mia benedizione. Sia lodato Gesù Cristo!]

[01452-AA.01] [Testo originale: Slovacco]

Saluto in lingua ungherese

Nagy szeretettel köszöntöm a magyar zarándokokat, különösen is Bábel Balázs érsek urat, a Kalocsa–Kecskeméti Főegyházmegye főpásztorát és hívei csoportját, valamint azokat, akik Toronyból érkeztek. Zarándokutatok Rómába vezetett, ahol Szent Péter és Pál apostol vértanúságukkal kimutatták hűségüket az Úrhoz. Az ő példájuk nyomán becsüljétek meg a hit adományát és szeressétek Krisztus Egyházát. Az ő közbenjárásukat kérve szívesen adom rátok Apostoli Áldásomat. Dicsértessék a Jézus Krisztus!

[Con affetto saluto i pellegrini ungheresi, specialmente Mons. Balázs Bábel, Arcivescovo di Kalocsa-Kecskemét e i fedeli del suo gruppo, inoltre coloro che sono arrivati da Torony. La vostra visita a Roma, dove gli Apostoli Pietro e Paolo hanno testimoniato con il loro martirio la fedeltà a Dio, aiuti ad apprezzare il dono della fede e amare la Chiesa di Cristo. Chiedendo la loro intercessione imparto volentieri a voi la mia benedizione. Sia lodato Gesù Cristo!]

[01453-AA.01] [Testo originale: Ungherese]

Saluto in lingua ceca

Srdečně zdravím české poutníky, zvláště věřící z diecéze České Budějovice, biskupa Mons. Jiřího Paďoura, delegaci Jihočeského kraje a skupinu z Nikolčic a Šitbořic. Drazí přátelé, modlím se za vás a vaše rodiny a všem vám žehnám. Chvála Kristu!

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini cechi, in particolare ai fedeli della diocesi di Ceské Budejovice, accompagnati dal Vescovo Mons. Jiri Padour, alla delegazione della Regione della Boemia Meridionale, come pure ai gruppi provenienti da Nikolčice e Šitbořice. Cari amici, assicuro un ricordo nella preghiera per voi e per le vostre famiglie e tutti vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!]

[01454-AA.01] [Testo originale: Ceco]

Saluto in lingua italiana

Cari fratelli e sorelle, rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Rivolgo in particolare un saluto i fedeli di Firenze, accompagnati dal loro Pastore Mons. Giuseppe Betori e qui convenuti in occasione del 25° anniversario di beatificazione di Suor Teresa Maria della Croce; auspico che, sull’esempio di così fedele discepola di Cristo, ciascuno possa testimoniare con rinnovato fervore il Vangelo della carità. Saluto i fedeli di Rogliano e li incoraggio a proseguire sempre più generosamente nel cammino di fedeltà alla Chiesa.

Saluto infine gli ammalati, gli sposi novelli e i giovani, in particolare i cresimati della Diocesi di Faenza-Modigliana, guidati dal Vescovo Mons. Claudio Stagni. Ieri abbiamo celebrato la festa di san Luca evangelista. Il suo amore per Cristo sostenga voi, ammalati, ad accettare la sofferenza in unione al divino Maestro; incoraggi voi, cari sposi novelli, a vivere in pienezza il Sacramento del matrimonio; e favorisca in voi, giovani e ragazzi, un’adesione sempre più convinta alla Parola di salvezza per testimoniarla con gioia ai vostri coetanei. Grazie.

[01455-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0615-XX.01]