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CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL MUSEO MISSIONARIO DI PROPAGANDA FIDE PRESSO LA CONGREGAZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI, 09.12.2010


CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL MUSEO MISSIONARIO DI PROPAGANDA FIDE PRESSO LA CONGREGAZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI

INTERVENTO DEL REV.DO P. MASSIMO CENCI, P.I.M.E.

INTERVENTO DEL PROF. FRANCESCO BURANELLI

INTERVENTO DELL’AMBASCIATORE LUDOVICO ORTONA

Alle ore 11 di questa mattina, presso la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, via di Propaganda 1c, ha luogo la Conferenza Stampa di presentazione del Museo Missionario di Propaganda Fide.
Intervengono: il Rev.do Padre Massimo Cenci, P.I.M.E., Sotto-Segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli; il Prof. Francesco Buranelli, Coordinatore del Comitato Scientifico del Museo Missionario di Propaganda Fide; l’Ambasciatore Ludovico Ortona, Presidente della società Arcus.
Ne pubblichiamo di seguito gli interventi:

INTERVENTO DEL REV.DO P. MASSIMO CENCI, P.I.M.E.

Dopo un lavoro impegnativo e prolungato, reso possibile dall’apporto di numerose professionalità e di maestranze altamente qualificate, presentiamo oggi il Museo Missionario di Propaganda Fide.

Nel rivolgere a tutti i presenti gli indirizzi di saluto e di benvenuto, manifesto anzitutto, a nome di questa Congregazione, un’espressione di sentito ringraziamento all’Ambasciatore Ludovico Ortona, Presidente della società Arcus, società che ha svolto un ruolo importante nella realizzazione di questa iniziativa. Ringrazio di cuore anche tutti membri del Comitato Scientifico, coordinati dal Prof. Francesco Buranelli, che in questi anni con competenza e gratuità hanno messo a disposizione la loro professionalità per la realizzazione di questo Museo Missionario.

Saluto e ringrazio, inoltre, tutti quanti sono oggi qui intervenuti per partecipare a questo evento dotato di straordinaria rilevanza culturale e destinato a rendere un contributo importantissimo al panorama artistico della città di Roma.

Al prof. Francesco Buranelli spetterà il compito di illustrare in maniera ampia ed esaustiva tutti gli aspetti della rilevanza storica, artistica ed architettonica del contesto urbanistico di riferimento, del palazzo e del museo. È già stato notato, infatti, che il palazzo affaccia su una delle piazze più belle ed importanti della città di Roma. Si tratta di un edificio, dunque, che, al di là della propria singolare bellezza, costituisce un ineliminabile momento di definizione dell’area urbana nella quale è inserito ed è un connotato essenziale dell’identità culturale della città di Roma.

In questo contesto, il Museo Missionario di Propaganda Fide esprime e qualifica la presenza e l’identità della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, che in esso ha stabilito la propria sede per volere di Papa Urbano VIII all’incirca nella metà del secolo XVII. Da questo punto di vista, ritengo indispensabile porre l’accento sulla considerazione che l’itinerario museale che oggi presentiamo, oltre all’importanza e al valore artistico delle opere che saranno oggetto di esposizione, è veramente rappresentativo del valore, dell’identità e del significato della Congregazione. Di più: il nuovo itinerario museale, per il luogo in cui è stato realizzato e per i contenuti delle opere che vi si trovano esposte, certamente offre un contributo importante verso l’obiettivo di una più ampia divulgazione dell’attività della Congregazione e, quindi, verso un più efficace assolvimento delle sue finalità istituzionali.

La Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli è un’istituzione vitale per la Santa Sede e per l’intera Chiesa cattolica, cui, sin dal momento della fondazione, è stato affidato il compito di dirigere e coordinare in tutto il mondo l’opera dell’evangelizzazione e la cooperazione missionaria. A questi fini, la Congregazione dirige e mantiene una vasta serie di strutture a servizio della formazione e distribuisce annualmente importanti aiuti per progetti in favore della costruzione di nuove chiese, istituzioni pastorali, opere di alfabetizzazione, strutture ospedaliere e sanitarie (in particolare a favore dell’infanzia), spesso in regioni che sono tra le più povere della terra. Insomma, la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli è, in seno alla Chiesa cattolica, quella che direttamente risponde al comandamento di Gesù: «andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo» (Mc, 16, 15).

Ebbene, l’itinerario museale realizzato nel palazzo in cui la Congregazione da circa tre secoli ha la propria sede comprende una sala detta "sala mappamondo" e una sala multimediale destinate appunto a divulgare al pubblico le opere concretamente svolte dalla Congregazione verso l’assolvimento di propri fini istituzionali. Per non parlare della biblioteca lignea del Borromini, della Cappella dedicata al Beato Newman e della Cappella dei Magi. Si tratta perciò di un itinerario museale completo, che non ha soltanto una valenza artistica, ma che è stato concepito e realizzato anche e soprattutto in funzione di una valenza propriamente pastorale.

In questi termini e in questa prospettiva, dunque, non posso che esprimere pieno compiacimento e rinnovare il sincero ringraziamento a quanti hanno partecipato a vario titolo per la realizzazione di un’iniziativa tanto importante quanto impegnativa; un’iniziativa portata a compimento a vantaggio della città e della missione evangelizzatrice della Chiesa.

[01760-01.01] [Testo originale: Italiano]

INTERVENTO DEL PROF. FRANCESCO BURANELLI

Il progetto del Museo

Nasce oggi a Roma - nel palazzo che dal 1627 ospita la Sacra Congregazione "de Propaganda Fide" - il "Museo Missionario di Propaganda Fide". Un nuovo Museo nel cuore della città, con un mandato ed un nome importante.

Proprio dal nome, dalle quattro impegnative parole che lo compongono, possiamo partire per entrare nel progetto che presentiamo.

Abbiamo ereditato la parola museo dal greco museion "tempio o residenza delle Muse", ma fu a Roma, che a partire dal Rinascimento, prese forma e in larga parte si sviluppò l’idea stessa del museo "moderno": una avventura della conoscenza fatta di conservazione del patrimonio, di trasmissione della cultura, di invito all’apprendimento, di elaborazione di nuove idee per la comprensione dell’uomo e del mondo.

La parola "missione", poi, ha un profondo significato nel mondo delle Chiesa cattolica, venuto a diversificarsi nel corso dei secoli, partendo dalla parola greca "apostolo", dai compagni stessi inviati da Gesù a diffondere i Vangeli, fino alla definizione nella regola di sant’Ignazio di Lodola, come in tanti altri Ordini religiosi.

Tuttavia, alcuni decenni or sono, in un tentativo, spesso maldestro, di applicare formule di economia aziendale ai Musei, mutuando termini e concetti dall’aggressivo mondo del marketing americano, si cominciò a parlare per i musei della necessità di individuare la "mission". Con questo temine inglese - si pretendeva di aver scoperto qualcosa che a Sisto IV, Paolo III, Gregorio XVI, Paolo VI era ben chiaro, cioè che ogni museo ha una vocazione univoca, un progetto educativo, un suo mondo da rappresentare e un suo stile per comunicare.

Missione del museo e missione della Congregazione si fondono in questo luogo, nel solco profondo della cultura umanistica e della vocazione originaria di Propaganda Fide: nella "missione" spirituale, educativa, solidale di questo secolare istituto si colloca, dunque, il progetto culturale del "Museo Missionario di Propaganda Fide" secondo l’insegnamento di Cristo agli Apostoli: "euntes docete omnes gentes…." (Mt 28,19).

Progettare ed inaugurare un nuovo Museo a Roma non è cosa di poco conto per la gran quantità e soprattutto per la qualità unica ed irripetibile delle proposte museali della città eterna. Fortunatamente l’azione evangelizzatrice che la Congregazione di Propaganda Fide ha condotto in quasi quattrocento anni di ininterrotta attività ha fatto sì che venisse raccolta una tale massa di informazioni, di documenti, di opere d’arte da facilitare il compito a progettare l’idea di un museo nello storico palazzo della Congregazione Propaganda Fide.

Lo sforzo affrontato dalla Congregazione, sotto l’attenta guida dell’eminentissimo Prefetto il sig. Cardinale Ivan Dias, ha il preciso obiettivo di recuperare un bagaglio culturale e storico di grande rilevanza documentaria ed artistica capace di testimoniare lo spirito di missione che ha sospinto tanti sacerdoti, religiosi e religiose, nel corso dei secoli, a testimoniare i valori cristiani nei più reconditi angoli della terra. Un museo moderno, infatti, altro non è che luogo della memoria e luogo formativo di incontro di culture, di popoli e di idee che attraverso un linguaggio semplice ed accattivante sappia raccontare la storia, l’arte e la vita. Quale migliore occasione, allora, della definizione del progetto espositivo del nuovo museo dedicato a Propaganda Fide, la cui azione evangelizzatrice favorì l’incontro di culture molto diverse e lontane avvenuta in tempi che non conoscevano ancora il fenomeno della globalizzazione, ma che ben sapevano del valore dell’incontro e dell’arricchimento reciproco.

I capolavori della pittura italiana presenti nella collezione del Dicastero, le opere provenienti da lontane culture venute a contatto con il cristianesimo, le foto storiche, i volumi della biblioteca ed i documenti di un imponente archivio "ripopolano" da oggi il cuore di Palazzo di Propaganda, ospitati nei suoi spazi più rappresentativi: la biblioteca Barberini, la cappella dei Re Magi e il piano nobile dalle raffinate architetture borrominiane, una volta sede del Collegio Urbaniano, per una superficie complessiva di circa 1250 metri quadrati, per la prima volta liberamente visitabili e aperti al pubblico in maniera permanente.

La congregazione ed il Palazzo di Propaganda Fide

Fu Gregorio XV (Alessandro Ludovisi, 1621-1623) con la "Inscrutabili Divinae" a costituire, nel 1622, la Sacra Congregazione "de Propaganda Fide", come esigenza della Chiesa Cattolica - anche in risposta all’espansione missionaria delle Chiese sorte dalla riforma protestante ed a seguito dell’intensificarsi delle relazioni commerciali con l’Estremo oriente - di inviare sacerdoti preparati nelle terre che si andavano via via scoprendo.

La Curia Romana doveva creare un nuovo organismo per promuovere e coordinare tutta l’attività di evangelizzazione dei territori non cristiani, secondo gli indirizzi esplicitati negli atti fondativi, primo tra tutti, il rispetto e la valorizzazione delle culture dei popoli. Ai missionari era richiesto di "… non rigettare niente di quanto di buono, puro e santo c’è nelle culture e religioni dei popoli.." e di formare un clero locale capace di diffondere il Vangelo in termini comprensibili nonché di favorire la formazione di nuove Diocesi e di chiese locali con clero e vescovi indigeni.

Tutte le opere missionarie dipesero da questo momento da Propaganda Fide, con una competenza, un patrimonio ed una autonomia tanto vasti che il Prefetto venne presto soprannominato il "Papa rosso".

I primi passi di Propaganda Fide furono anche intimamente collegati alla storia artistica e alle vicende urbanistiche di una delle zone più centrali e rilevanti di Roma: la platea Trinitatis, oggi conosciuta come Piazza di Spagna.

Si deve a mons. Giovanni Battista Vives l’acquisto, nel 1624, del cinquecentesco Palazzo Ferratini, un edificio a tre piani costruito da mons. Bartolomeo Ferratini di Amelia all’estremità meridionale del vasto spazio aperto. Il Vives lo comprò per 14.500 scudi e subito ne fece dono a Urbano VIII, destinandolo a sede del giovane dicastero.

Nel 1627 Urbano VIII (Maffeo Barberini, 1623 – 1644) fondò il seminario di Propaganda noto, dal nome del Pontefice, come Collegio Urbano seguito, tra il 1637 ed il 1639, dalla creazione di venticinque alunnati voluti dal Cardinale Antonio Barberini, fratello di papa Urbano VIII e prefetto della Congregazione. La generosità del Cardinale nei confronti di Propaganda Fide, si concluse nel 1646 con il lascito testamentario di tutti i suoi beni, che il Cardinale volle fosse ricordato ai posteri con una iscrizione marmorea oggi collocata all’ingresso della Galleria del Museo.

L’incremento delle attività rese necessaria un’opera di ampliamento dell’ormai insufficiente Palazzo Ferratini: la nuova ala orientale venne iniziata nel 1637 su progetto dell’architetto Gaspare De Vecchi, al quale nel 1643 subentrò Gian Lorenzo Bernini nel restauro della facciata del Palazzo Ferratini, che accusava cedimenti strutturali, e nella progettazione e costruzione della Cappella per l’Adorazione di Gesù bambino da parte dei Re Magi.

Gian Lorenzo Bernini conferì, grazie ad un rigoroso apparato architettonico-decorativo, una severa eleganza "istituzionale" alla facciata, che si è conservata sostanzialmente intatta a chiudere la piazza.

La Cappella dei Re Magi

Negli stessi anni, Bernini progetta e costruisce l’oratorio dei Re Magi, di cui conosciamo l’aspetto solo grazie a due disegni del Borromini. L’edificio, sormontato dal tiburio con lanternino (un’idea ripresa e sviluppata dal Bernini in sant’Andrea al Quirinale, anni più tardi), era a pianta ovale, con asse di fruizione perpendicolare all’ingresso sulla via Paolina (oggi via di Propaganda) e due altari laterali. La dedica della chiesa a Gesù Bambino adorato dai Re Magi fu voluta dal cardinale Antonio Barberini: i Magi rappresentano simbolicamente i re dei popoli pagani, mossi per primi incontro a Cristo - guidati dalla stella cometa - e pervenuti così alla fede. Il tema dell’Epifania è, dunque, quanto mai opportuno, per una cappella destinata ad accogliere gli alunni di Propaganda, destinati a portare l’annunzio.

A partire dal 1647, Innocenzo X (Giovanni Battista Pamphilj, 1644-1655) incaricò Francesco Borromini della direzione della nuova fabbrica. L’architetto ticinese completò le ali del Collegio su via della Mercede e via di Propaganda, seguendo in parte l’idea del De Vecchi, ma con il proposito di trattare la facciata su via di Propaganda con un parato architettonico originale, differenziato rispetto al resto dell’edificio.

Borromini organizzò la facciata intorno a potenti pilastri di ordine gigante, tra i quali la finestre delle ali laterali sono concave, mentre quella centrale convessa; le paraste angolari, concave, fanno sporgere la facciata dai muri laterali, invadendo visivamente lo spazio della via sulla quale si "aprono" le cornici delle porte di finte botteghe. Edicole doriche inquadrano le finestre, sormontate da elaborati timpani decorati dalle palme di martiri e dall’alloro della gloria.

Nel 1661 venne deliberata la demolizione della cappella del Bernini: il Borromini, dopo un tentativo di ampliamento dell’ovale della chiesa berniniana, optò per un’aula rettangolare, con asse privilegiato parallelo alla strada, abbandonando l’idea di distinguere i due corpi di fabbrica, con la creazione di un prospetto articolato che riunisce i lati esterni della chiesa (da cui è eliminato l’accesso su strada) e le prime campate del Collegio.

L’episodio della demolizione della chiesa berniniana, assodata la fiera rivalità tra Bernini e Borromini, costituì forse per quest’ultimo una plateale rivincita nei confronti dello scultore che, abitando proprio di fronte a Propaganda Fide, dovette assistere impotente alla scomparsa di una delle sue opere giovanili.

La cappella dei Re Magi è completata nel febbraio del 1664; tre anni prima della tragica morte del Borromini. La sua ultima architettura è il punto d’arrivo dell’ appassionata ricerca sul tema degli spazi a matrice rettangolare con angoli obliqui, da lui avviata in san Carlino, nell’Oratorio dei Filippini, in Santa Maria dei Sette Dolori e nella navata di S. Giovanni in Laterano.

Anche lo straordinario interno della chiesa è parte del percorso museale: si presenta come un spazio rettangolare, intervallato da quattro cappelle laterali, comunicanti tra loro con stretti passaggi. Qui Borromini ha impresso il marchio indelebile del suo genio: gli angoli arrotondati, gli effetti spaziali derivanti dallo sviluppo in altezza, con ordine monumentale di lesene e pilastri, la copertura a volta inserita quale conclusione degli elementi delle pareti, con giochi di fasce e lunette di rara finezza, ne fanno uno dei capolavori della sua maturità. Completa la cappella la pala dell’Adorazione dei Magi, di Ludovico Gimignani (1634), posta sopra l’altare maggiore e sormontata dall’Euntes docete di Lazzaro Baldi.

Il percorso museale

Il progetto museale, ha preso le mosse dall’impegnativo restauro di uno dei più importanti e "segreti" Palazzi romani, nel quale si esplicò il genio dei grandi dell’architettura barocca, tenendo sempre presente l’obiettivo della valorizzazione dell’intero patrimonio della Congregazione e dell’apertura al pubblico del complesso.

Nella prima sala un video proiettato su un grande globo terrestre, racconta le origini, la storia e l’attività missionaria della Congregazione; si prosegue la visita in una sala multimediale dove è possibile consultare, per la prima volta, l’inedito fondo fotografico dell’Agenzia Fides, consistente in più di diecimila fotografie scattate nei lunghi e perigliosi viaggi compiuti nelle terre di missione dai membri del dicastero sin dall’inizio del Novecento.

Documentazione di altissimo valore etno-antropologico e storico a testimonianza dell’imponente giacimento culturale di documenti, fotografie, disegni, rapporti di viaggio, lettere, stampe, carte geografiche e anche filmati che nell’ultimo secolo e mezzo andò a sommarsi al più antico e prezioso nucleo di oggetti e reperti del Museo Borgiano di Propaganda Fide.

Si tratta della Collezione, raccolta in piazza di Spagna e nel palazzo di Velletri, dal cardinale Stefano Borgia (1731-1804), uomo di vastissima cultura, Segretario e Prefetto della Congregazione. Essa era notissima a livello europeo già nel ‘700, dopo che Goethe, meravigliato da tanti tesori, nel suo famoso "Viaggio in Italia" ne celebrò la bellezza.

Il sogno del Cardinale, intellettuale di grande valore e uomo nuovo dell’Illuminismo cristiano, fu quello di ricostruire nelle sue residenze una stupefacente panoramica e una mai udita prima polifonia, che mostrasse vicine l’una all’altra, nello stesso luogo, le "quattro voci del mondo"; ovvero i quattro continenti, della Terra, a cui, dopo le esplorazioni di Cook, si era aggiunta la "neonata" Oceania. Le rarità raccolte avevano tutte forte significato religioso e presentavano oggetti come un tamburo sciamanico lappone, o le magnifiche, mai viste prima in Occidente, cosmogonie tibetane.

Ricomporre oggi lo straordinario Museo Borgiano - forse la più singolare collezione dell’intero Settecento europeo - è una missione impossibile poiché esso è stato smembrato tra i Musei Vaticani, la Biblioteca Apostolica, il Museo Luigi Pigorini ed il museo Capodimonte a Napoli: se ne offre alla sensibilità dei visitatori una sintesi con alcuni dipinti attraverso la sala Borgia.

Se la cappella dei Magi costituiva il luogo della fede, il luogo della riflessione intellettuale era la Biblioteca Barberini con la sua enorme raccolta di volumi; oggi completamente restaurata per l’occasione a partire dal bellissimo soffitto a travi lignee, decorato a chiaroscuro e impreziosito dalle api di casa Barberini in forte rilievo. La monumentale scaffalatura della biblioteca, di grande fascino estetico, riporta nella sua struttura classica al genio del Bernini.

Luogo dello studio e quindi anche della memoria, nel ballatoio a mezza altezza della biblioteca si possono osservare - come ricordo ed esempio per i seminaristi - i ritratti di alcuni alunni illustri del Collegio.

Nella sala Missionaria si conservano, invece, i lasciti di Monsignor Carlos Cuarteròn, protagonista alla metà dell’’800 di un avventuroso viaggio nelle Isole Filippine a seguito del quale il prelato spagnolo donò a Propaganda Fide alcuni dipinti per descrivere i luoghi da lui esplorati e i nativi illustri, sultani e raja, incontrati nell’occasione.

Sulla parete opposta sono esposti i dipinti dell’artista giapponese di Teresa Kimiko Koseki realizzati nel 1930 per rappresentano scene di vita familiare e quotidiana e descrivere, con grande cura dei particolari gli ambienti, gli oggetti, i vestiti usati tradizionalmente nel Giappone dell’epoca.

Sul fondo della sala, infine, domina il monumento alla memoria dei 22 martiri ugandesi donato a Papa Paolo VI in occasione del suo viaggio pastorale in Africa (1969)

La successiva sala è dedicata alla storia ed all’architettura del Palazzo, che ripercorriamo attraverso il plastico dell’edificio, illustrato da un video, e dai disegni del Borromini.

Chiude il Museo l’esposizione della prestigiosa quadreria, frutto di molteplici donazioni susseguitesi nel tempo, in gran parte inedita e finalmente ordinata nella grande galleria del piano nobile, dove sono collocati importanti dipinti del Sei e Settecento, e nella saletta del coro della Cappella dei Magi, con le opere di piccolo formato.

Si è voluto ricostruire qui l'effetto delle grandi quadrerie dei palazzi romani, disponendo sulle pareti le tele più grandi, e sulle sopraporte i dipinti " di genere", come battaglie e nature morte.

L’impegnativo lavoro di restauro e di studio che ha interessato i dipinti, consentendo alcune interessanti ed inaspettate attribuzioni, verrà presto pubblicato nel catalogo del Museo in corso preparazione. Tra i capolavori, per la maggior parte inediti, presenti nelle sale del Museo possiamo ricordare uno straordinario Diluvio Universale di Salvator Rosa, due splendide vedute della Campagna romana di Jan Frans Von Bloemen, detto l’Orizzonte, un importante Romolo e Remo di Marco Tullio Montagna, una splendida Annunciazione attribuita al fiammingo Denys Calvaert, la spettacolare Pentecoste di Corrado Giaquinto, un san Giorgio del Guercino e ritratti firmati e datati da Anton von Maron e Antonio Canova.

Infine entriamo in uno dei gioielli architettonici del palazzo: la Cappella Newman, inserita in un raffinato spazio borrominiano e dedicata al religioso inglese che, dopo la conversione al cattolicesimo visse e studiò nel Collegio e qui celebrò la sua prima messa. John Henry Newman è stato di recente beatificato da SS. Benedetto XVI durante la sua visita in Inghilterra.

[01756-01.01]

INTERVENTO DELL’AMBASCIATORE LUDOVICO ORTONA 

Ringrazio tutti per essere intervenuti a questa conferenza stampa, nel corso della quale presentiamo l’apertura al pubblico di un nuovo itinerario museale, il Museo Missionario di Propaganda Fide, che va ad aggiungere un tassello a suo modo unico alla già formidabile offerta culturale ed artistica della città di Roma. Ringrazio in particolare Sua Eminenza, il Cardinale Ivan Dias, che ci ospita oggi nella splendida cornice del palazzo di Propaganda Fide.

È per me motivo di particolare piacere che questa presentazione sia tra le mie prime uscite pubbliche come nuovo presidente di Arcus, ruolo che come sapete ricopro dallo scorso luglio. E’ un impegno certamente gravoso, che ho però accettato volentieri, perché riguarda il vasto patrimonio culturale del nostro Paese, un impegno che trova in giornate come questa motivi di grande soddisfazione, con la presentazione e la messa a disposizione del pubblico dei risultati del nostro lavoro e del nostro impegno. Continuerò a lavorare per mandare avanti progetti che, come questo, permettano di realizzare e mettere in pratica la missione e gli obiettivi di Arcus, garantendo al tempo stesso la massima collaborazione con le istituzioni e la più grande trasparenza, insieme alla necessaria indipendenza e imparzialità di giudizio.

Vorrei anche ricordare come Arcus operi nei suoi progetti con l’obiettivo di agire da moltiplicatore di investimenti, attraendo e affiancando altri investitori. A nostro giudizio questo è un modello vincente, perché in un periodo di dolorosi, e spesso contestati, tagli alla cultura, il coinvolgimento di risorse private nella salvaguardia e nella promozione del patrimonio storico-artistico-culturale del nostro paese è probabilmente l’unica strada seriamente perseguibile per avere i risultati consoni ai tesori che il nostro Paese può vantare.

Oggi, come detto, presentiamo il nuovo Museo Missionario di Propaganda Fide. Non voglio entrare nel dettaglio del valore artistico e culturale dell’edificio, né dell’articolata composizione del percorso museale, su cui altri interverranno a breve, e sono grato in particolare al prof. Buranelli per il prezioso lavoro da lui svolto. Voglio però sottolineare che si tratta di un intervento di grande importanza, perché ha permesso di dare nuovo lustro a un palazzo che affaccia su una delle più belle e più famose piazze di Roma. E perché consentirà l’apertura al pubblico di un museo che esporrà testimonianze dell’arte italiana, senza dimenticare le testimonianze dell’opera missionaria e di evangelizzazione svolta nei secoli dalla Congregazione, che mai fino ad ora erano state fruibili dal pubblico: capolavori che fino ad oggi erano stati riservati a pochi e fortunati studiosi saranno oggi, grazie anche all’intervento di Arcus, visibili ai cittadini romani e ai milioni di turisti che ogni anno visitano la nostra città.

Vorrei ancora dire, con poche parole, per quali motivi questo progetto sia per Arcus tanto importante, perché riassume il modo di agire ed operare della società.

Tutti i nostri progetti, e il nuovo Museo di propaganda Fide è in questo senso un esempio perfetto, mirano sempre ad avere una funzione di volano per il territorio, per l’indotto economico e occupazionale. Se consideriamo il contesto turistico romano, e in particolare la collocazione in una delle zone più famose e visitate della città, è facile avere la dimensione di quanto potrà incidere il Museo Missionario, con effetti benefici di grande rilievo nel centro di Roma.

In ultimo, ma non certo per ordine di importanza, questo progetto permette non solo di dare nuovo lustro a un edificio che è un rilevantissimo esempio del barocco romano, ma soprattutto consente di offrire al pubblico la possibilità di fruire di opere che fino ad oggi non erano a disposizione del pubblico. Dunque, non solo conservare, recuperare e restaurare i beni artistici e culturali, ma offrire nuove possibilità, mettere a disposizione di tutti quei capolavori nascosti, a volte addirittura negati, che danno la misura della grandezza della storia culturale e artistica italiana.

[01761-01.01]

[B0766-XX.02]